Cristallo
Fu una lunga notte. Ricordo che Michael sembrava uno spirito dell'acqua. Mi chiesi se anch'io avessi un aspetto etereo come ce lo aveva lui, adesso che ero io quello immerso per metà. Ci eravamo spostati, eravamo sulla sponda scura e fangosa del mare. Il mare, una volta di tempo fa, era l'unica cosa sulla Terra.
"Luci, ti prego di smettere di stare lì a fare.. cosa stai facendo?"
Non stavo pensando a niente in particolare, mentre ero fermo di spalle, ma il mio subconscio doveva aver suggerito strane cose alla brezza, perché ciò che portò alla mente di Mike non sembrava essere nulla di buono. Quando mi voltai, vidi che la sua espressione era perplessa, negativamente.
"E tu smetti di fissarmi come fossi un pennuto curioso." Dissi, poi indietreggiai, le ali a mo' di remi; gli umani non potevano percepirne la presenza coi loro sensi limitati. L'acqua che si era spostata aveva raggiunto le caviglie di Michael. Sorrisi quando lui sorrise, sembrava così umano. Smise di guardarmi e si sedette in riva, per bagnarsi il viso con l'acqua fredda.
Capii che a Michael non dovevano piacere molto le temperature basse, mentre io mi ci sentivo in confidenza, col freddo. Risalii una roccia che sorgeva dall'acqua come una rupe e mi ci sedetti. Volsi lo sguardo verso l'alto. Era quasi scesa la notte.
Mi venne in mente il bagno bollente che aveva fatto Michael nella casa. Ora era casa nostra, perlomeno al momento.
Eravamo rimasti in silenzio quella notte. Ci piaceva fare così, lui in acqua a familiarizzare con la propria umanità, a fare il bagno, ed io vicino ad osservare con interesse quasi scientifico.
Avevamo fatto intrecciare le mani, con la consapevolezza che non sarebbe stato come toccare veramente l'altro. Qualcosa era scattato, però, in quella stanza blu, come un fulmine in campagna che cade sulla sabbia e diventa cristallo. Così come i fulmini sono effimeri e il cristallo fragile, così quel momento fu breve. Era un pezzo troppo debole dell'insieme.
Tirai un sospiro, meglio così. Sarebbe stato un motivo in più per non toccarlo mai più. Non avrei mai potuto, mi dissi.
"Il tempo è labile come le immagini, non trovi? E quante immagini ci toglie il battito delle ciglia?" Diedi voce a un pensiero sciocco e così umano, che forse Michael mi rispose per pura saggezza, ma senza voce perché di tanto in tanto era bello averlo nella mente, e lui viveva per accontentarmi.
Non ti fidare delle immagini. Sei su una spiaggia e vedi le stelle ma non guardi verso il cielo. Stai osservando la sabbia nera, il sale che luccica di luna sembra punteggiare quel mare di dune come uno specchio del firmamento. Ti chiedi se ci si possa fidare delle immagini e la risposta non ti piace. Ti direi fidati della fredda sensazione che l'erosione di rocce in miliardi di minuscole pietre ti può dare. Ed è frutto del tempo, perché aria ed acqua hanno impiegato del tempo per creare le spiagge su cui ora cammini e vedi stelle. Infondo cos'è una stella se non una roccia infuocata? Perché è tutto così semplice.
Sospirai, ma mio malgrado risposi.
Un'idea può essere possibile, una teoria può essere sbagliata, ma di fatto, quello che senti non lo è mai. È questo che cerchi di dirmi?
Semplicemente perché esiste e non lo si può negare. Fidati di quello che c'è dentro di te, fratello.
Disse. Mi sentii un po' meglio, ma la marea si stava alzando.