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Raggio di sole

A volte gli sembra ancora un sogno, così bello e perfetto che deve fare uno sforzo per ricordarsi che è tutto vero.

È ancora in dormiveglia quando i primi fasci di luce filtrano dalla loro stanza alla Waystation di Indianapolis. Gli occhi sono impastati dal sonno e una parte di lui lo prega perché si alzi e faccia ripiombare l’ambiente nel comfort dell’ombra, ma è troppo pigro per darle davvero ascolto.

Si gira su un fianco, aggrovigliandosi ulteriormente nelle lenzuola sfatte che gli lasciano scoperti i piedi.

Ed è lì che il suo cuore perde un battito e che Leo pensa di essere ancora addormentato; la visione che incontra le sue iridi deve essere di sicuro di un altro pianeta.

La sagoma assopita di Calipso ha un che di quasi magico, sembra una creatura ultraterrena. Il figlio di Efesto non può credere che sia realmente lì, accanto a lui nel suo letto, che la scorsa notte abbiano davvero fatto quello che hanno fatto.

I capelli color caramello della ninfa assumono una sfumatura particolare sotto quelle lame di luce; sono brillanti e chiarissimi, ma non saprebbe dire se più sul ramato o sul biondo.

Fa lo stesso, non ha poi così tanta importanza. Il semidio allunga una mano a sfiorare la guancia di lei, così liscia e morbida, e si bea della sensazione delicata.

Non gli importa se i raggi mattutini trasformano in meglio ogni cosa con il loro tocco leggero, in fondo lui ha avuto la fortuna di essere accarezzato dal raggio di sole più bello, ed steso proprio al suo fianco.