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Autore: Lady Koyuki    19/11/2019    1 recensioni
Questa storia parte e si basa principalmente sull'episodio 5x12, ossia l'episodio 100.
E se l'eccezione di Puck non fosse Quinn ma bensì Rachel?
Cosa succederebbe se Puck decidesse di rischiare basandosi sugli stessi consigli dati al suo fratellastro, semplicemente troppi anni più tardi?
So che ormai questo fandom non è popolare come prima e so anche che questa ship non sembra popolare come prima, ma io sono davvero insoddisfatta del finale di questi due personaggi che davvero, secondo me, dopo la scomparsa di Finn, avrebbero meritato di stare assieme, senza nulla togliere al personaggio di Quinn.
Spero possa piacere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jake Puckerman, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Puck/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Legami Indissolubili



 

Ormai era assodato che i vecchi diplomandi avrebbero tutti o quasi, passato quella settimana lì, per cercare di salvare il Glee.
Nonostante questo e per quanto lì dentro si volessero bene e si considerassero quasi tutti amici inseparabili, all’interno del Glee potevano ancora disputarsi faide quasi mortali come “Diva contro Diva”.
Infatti, a quanto pareva, Rachel e Mercedes, assieme all’immancabile Kurt con cui era partita questa specie di gara, avevano deciso di esibirsi e determinare chi era la “Vera Diva” citando le loro stesse parole; anche se Puck non aspirava a partecipare a quelle battaglie canore e sinceramente gli interessasse poco chi avrebbe vinto, raggiunse comunque l’aula canto pronto a sentire i compagni cantare. O forse qualcuno in particolare.
Non fu il primo ad arrivare, c’erano già Santana e Brittany, assieme ad alcuni membri del nuovo anno e il suo fratellastro, il quale aveva un’espressione pensosa; salutandoli si mise accanto a lui, intenzionato a chiedere cosa turbasse il ragazzo, ma prima che potesse farlo, arrivarono gli altri e Schuester che diede inizio alla gara. Chissà per quale motivo, in queste gare “Diva contro Diva”, la canzone da cantare era sempre la stessa: “Defying Gravity”; Puck ci pensò un attimo, decretando che fosse probabilmente per la difficoltà della canzone stessa.
Il primo a cantare fu Kurt, che come notarono tutti, stavolta non “steccò” sul finale; la storia che lo aveva fatto apposta qualche anno prima doveva essere vera. Successivamente toccò a Mercedes, che come il precedente fece un’esibizione fantastica, benché Puck ci prestasse poca attenzione.
Infine toccò a Rachel; in cuor suo, Puck sapeva di essere venuto ad assistere alla gara solo per la sua di esibizione. La voce di Rachel era un portento, il suo talento era strepitoso e ogni volta che cantava ci metteva un’immensa passione; tutto questo assieme dava una strana sensazione al ragazzo, uno strano calore e un’emozione tale da rimanere ipnotizzato, almeno da quando aveva avuto quella specie di relazione con lei. Ricordava bene come era iniziata, fu tutto a causa di quello stupido sogno. Puck lo decretò come un segno del destino, come se il “buon dio volesse che andasse a letto con lei”. Allora però non sapeva che quella piccola cantante lo avrebbe stregato talmente tanto da rimanergli impressa per anni nella mente; è vero che la loro relazione era durata solo poco tempo, una settimana neanche, ma doveva ammettere che durante quella breve storia, le era rimasto fedele ed era stato totalmente sincero con lei, anche dopo, come non aveva mai fatto con nessun’altra ragazza. Rammentava benissimo anche il loro duetto, quello per far ingelosire Finn; non sapeva nemmeno perché aveva accettato, ma non dimenticò mai la sensazione del duettare con lei. Era fantastico.
Appena l’ultima nota della canzone si disperse nell’aria, tutti fecero i complimenti ai tre ragazzi, applaudendo, lui compreso, mentre i concorrenti si preparavano al loro giudizio; il professore però, rimandò tutta la votazione a qualche giorno dopo e chi voleva, tra gli altri neo diplomati, poteva tranquillamente esibirsi più tardi.
Puck si fermò un attimo a pensare, mentre osservava Rachel uscire dalla classe allegra e contenta della sua esibizione; forse aveva trovato la canzone adatta da riproporre al Glee, ammise a sé stesso sorridendo, non staccando lo sguardo dalla ragazza.

 

Come si era ripromesso, appena uscito dall’aula canto, Puck andò a cercare il fratello minore; appena entrato, quella mattina, aveva visto che c’era qualcosa che non andava. Sicuramente era successo qualcosa e per quanto erano mesi che non parlavano di cose serie, avrebbe voluto aiutarlo in qualsiasi modo; si, erano parenti solo da parte di padre, ma lo considerava come un fratello di sangue.
Oltretutto, visto che era quasi la sua copia in fatto di carattere, poteva almeno evitargli i suoi stessi errori.
Dopo aver girato i corridoi per qualche minuto, trovò Jake intento a trafficare con il suo armadietto; si avvicinò a grandi passi per poi appoggiarsi agli armadietti sorridendogli.
Allora, fratellino, come va? - disse, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla.

Lui ricambiò il sorriso, benchè nei suoi occhi sembrava aleggiare una vena di tristezza.
Bene direi, per quanto riguarda scuola e salute. - rispose nervosamente.

Puck lo guardò storto, curioso.
Problemi con la ragazza? Pensavo la tua relazione andasse a gonfie vele. - ribadì il maggiore.

L’altro sbuffò, lasciando stare per un attimo i suoi libri e girandosi verso il fratello.
Si, era così; ho seguito il tuo consiglio e alla fine mi sono messo con Marley e grazie a te Kitty non mi ha più infastidito. - ammise, ricevendo un sorriso malizioso e un gesto ammirevole da Puck, come a complimentarsi - Ma qualche settimana fa non ho resistito. - confessò colpevole.

Puck lo guardò non troppo sorpreso, ma dispiaciuto.
Che hai fatto? - chiese, incrociando le braccia al petto.
L’ho tradita. - rispose Jake, visibilmente pentito. - E ho capito l’errore ma lei non vuole quasi nemmeno rivolgermi parola. - concluse, sospirando.

Il maggiore gli mise una mano sulla spalla, con fare consolatorio.
Ti capisco benissimo. Avrei fatto lo stesso anche io. - ammise, ricevendo un’occhiata sorpresa.
Ma hai detto… - intervenne Jake, prima che Puck lo interrompesse.
Si, so cosa ti ho detto. E l’ho detto perchè è stato il mio stesso errore. -  confessò, senza remore - Preferivo più notti di sesso con ragazze diverse che una storia seria con una ragazza che mi piaceva molto. - continuò, e mentre parlava, in fondo al corridoio apparve una figura esile familiare, con lunghi capelli castani e due occhi da cerbiatta. Rachel. Lui non smise di fissarla mentre parlava al fratello - Ho perso forse l’occasione migliore con lei. Ho sprecato momenti che non potranno mai tornare indietro. Momenti che probabilmente a ricordarli mi renderebbero nuovamente felice come se li vivessi oggi. E’ vero, sono ancora giovane e figo, - disse, ammiccando alle spalle di Jake, dove la castana stava girando un angolo osservandolo sorridente, prima di sparire dalla sua vista - e ho mille altri momenti di cui posso approfittare, - proseguì deciso, mentre il fratello si girava per vedere a chi avesse ammiccato - ma certe cose sono ormai… perse. - aggiunse, tornando a guardare il fratello - E per quanto abbia un’esperienza sessuale davvero enorme, non posso dire di avere altrettanti momenti intensi da ricordare con quella ragazza. Almeno, non al liceo. - concluse, soddisfatto del suo discorso.

Jake lo guardò stupito; non credeva che quelle parole fossero uscite davvero dalla bocca del fratello.
Eri innamorato di lei? - chiese senza pensarci, osservando attentamente ogni movimento di Puck.

Lui si agitò leggermente, come se la domanda lo avesse reso nervoso. 
Allora, credo di no. O che non lo sapessi. - ammise sinceramente, cercando di sembrare tranquillo, anche se in realtà odiava parlare di quelle cose - Però mi sono accorto dell’errore che ho fatto lasciandola non molto tempo dopo quando era già di un altro. - disse, facendo spallucce. - Ormai è andata così, il passato non si può cambiare, ma cerca di non rovinare il tuo futuro dopo queste mie perle di saggezza. - concluse, sorridendogli sornione.

Jake ricambiò con una leggera risata, ringraziandolo mentalmente per quel discorso; benchè non aveva posto una soluzione materiale al suo problema, ora almeno aveva trovato nuovo vigore per farsi perdonare. Doveva riuscirci assolutamente.
- Grazie Puck! - disse, prima di chiudere l’armadietto - Mi spiace comunque per come ti è andata. - aggiunse, indirizzarsi a lezione.
Figurati fratellino! - rispose, dandogli un’altra pacca fraterna sulla spalla prima che si allontanasse -  Grazie a te di preoccuparti, ma sono sopravvissuto a cose peggiori. - concluse, pensoso.

Forse qualcosa comunque poteva farlo, si disse mentalmente, proprio a cominciare dalla canzone che voleva cantare quel giorno.

 

Il pomeriggio, come aveva deciso, quando tutti furono seduti nell’aula canto, si propose per la sua esibizione; purtroppo, prima ancora che potesse scendere i gradini che facevano da palco, qualche volta, venne interrotto da Santana.
Lei voleva esibirsi per prima, affermando di voler consolidare la tradizione di dirottare il Glee costringendo tutti ad assistere all’ennesimo messaggio privato. Facendo spallucce, Puck si risedette, assistendo alla performance della ragazza, mirata ovviamente a Brittany; non era male come canzone e apprezzava come la cosa fece stare meglio la bionda, ma non potè notare vari sguardi astiosi da parte di Rachel verso Santana.
C’era sotto qualcosa di certo.
Quando ebbero finito il loro numero, tutti applaudirono soddisfatti mentre il Signor Schuester si alzò, facendo i complimenti alle ragazze per poi rivolgersi a Puck.
Non vorrei dovermi esibire dopo di voi, ma se te la senti ancora Puck. -
Bè, - iniziò lui, nervosamente - vedete, per il mio numero vorrei che ci spostassimo in auditorium. - ammise, osservato curiosamente da tutti.

Il gruppo acconsentì senza problemi e si ritrovarono ben presto seduti su alcune sedie disposte in cerchio sul palco dell’auditorium; Puck si era portato dietro la sua immancabile chitarra e quando tutti ebbero preso posto iniziò a cantare.

Picture perfect memories scattered all around the floor
reaching for the phone “cause i can’t fight it anymore
and i wonder if i ever cross your mind
for me it happens all the time

Il gruppo sorrise, iniziando a muoversi al ritmo della musica e accompagnando ogni tanto il ragazzo; questi d’altro canto, all’inizio aveva volutamente fermato il suo sguardo su Rachel, per osservare la sua reazione. Appena eseguita la prima strofa, capì dal suo sguardo sorpreso che sapeva quando e con chi aveva cantato quella canzone; sembrava però l’unica a ricordarselo visto che gli altri membri del Glee si limitavano ad ascoltare e canticchiare, senza lanciare occhiate maliziose e sorprese come succedeva di solito quando qualcuno cantava una canzone particolare o dal significato particolare.
Per evitare ciò, comunque, preferì iniziare a far vagare lo sguardo anche sugli altri; era vero che quella canzone era per lei, ma faticava a rimanere lucido e tranquillo guardandola in quegli intensi occhi marroni che pian piano sembravano inumidirsi, come commossi, ma forse era una sua impressione.

It’s a quarter after one, I’m all alone, and I need you now
And I said I wouldn’t call, but I’m a little drunk, and I need you now
And I don’t know how I can do without 
I just need you now
Oh, baby, I need you now

Solo verso l’ultima strofa, riprese il contatto visivo con lei, sorridendole quasi timidamente, cosa che a lui sembrava non addirsi; osservandola, pensò di vedere una minuscola lacrima scorrerle sulla guancia, ma si disse che forse era il riflesso delle luci, di certo non era per la sua esibizione. 
Finita la canzone, mise a terra lo strumento, prima di ricevere uno scroscio di applausi e complimenti; anche Rachel, dopo averlo guardato sorridendo malinconicamente qualche secondo, si alzò per fargli i complimenti.
In quel frangente, solo Jake si accorse di come il fratello, per quanto ringraziasse tutti, aveva lo sguardo indirizzato verso un’unica persona, che ricambiava commossa? Nemmeno lui seppe dirlo; sorrise comprensivo, prima di indirizzarsi all’esterno, pronto a fare una specie di stesso salto nel vuoto come aveva fatto Puck.



- Bella canzone - disse Rachel, avvicinandosi a un Puck pensieroso.
Dopo l’esibizione, il ragazzo si era diretto nel piazzale esterno della scuola per prendere una boccata d’aria; si ripeteva che aveva solo cantato una canzone e che nessuno si era accorto perchè aveva scelto quella o a chi era dedicata. Nessuno tranne lei.
E questo lo preoccupava.
Poteva apprezzare la cosa, ed era quello a cui mirava effettivamente, oppure poteva odiarlo considerandola una cosa “da liceali”; in fondo ormai erano cresciuti, parlare attraverso canzoni non era il massimo.
Rimuginando su questi pensieri e dubbioso sul fatto di aver fatto la cosa giusta, non si accorse della castana che si avvicinò.
Quando gli parlò, fece un piccolo sussulto sorpreso.
Ti ho trovato in un brutto momento, Noah? - chiese Rachel, accorgendosi di averlo fatto spaventare.
- No, tranquilla - disse lui, girandosi ad osservarla - Ero solo pensieroso. - 
Ricordo quando la cantammo insieme. - intervenne lei.
Oh, qualcuno allora lo ha notato. - disse sorridendo maliziosamente Puck, benchè fosse a dir poco nervoso.
Rachel gli sorrise, allegra, con uno sguardo interrogativo.
- Come mai proprio questa? - chiese lei, sinceramente curiosa.
Il ragazzo si irrigidì momentaneamente, dubbioso su cosa rispondere.
Mi piace particolarmente. - mentì dandosi immediatamente dello stupido.
Possibile che non riusciva a essere sincero? Bè, faceva fatica anche con se stesso quindi non c’era da stupirsi.
Lei lo guardò poco convinta, ma fece un segno affermativo. Si era domandata come mai Noah avesse scelto proprio quella canzone, e in un angolo recondito della mente forse aveva pensato che fosse dedicata a lei, ma subito quel pensiero sparì, sospettando che era solo il suo egocentrismo ad averlo partorito. Sicuramente Noah non avrebbe mai dedicato una canzone a lei, non dopo tutti quegli anni.
- Piace particolarmente anche me. E’ molto bella. - 
Puck sorrise; almeno le era piaciuta. 
Rachel iniziò allora un suo soliloquio sulle migliori canzoni del Glee, sul fatto che lei aveva interpretato quelle più belle e che molte avevano permesso loro di vincere provinciali, regionali e nazionali.
Mentre lei parlava, Puck si mise ad osservarla attentamente, ogni minuscolo particolare; non era cambiata tanto eccetto per il look. Aveva rinunciato ai suoi orrendi maglioni sostituendoli a vestiti attillati e, detestava ammetterlo, dannatamente sexy; non riusciva a staccargli gli occhi di dosso in quel momento. Per quanto riguardava il carattere, era sempre la solita Berry testarda, fastidiosa e logorroica, ma l’adorava anche per quello; sbattendo velocemente le palpebre, come destandosi dai suoi pensieri, si accorse di ciò che gli era passato per la mente, scuotendo la testa come per cacciarlo via. Ormai sapeva che teneva alla ragazza in un modo particolare, ma detestava rimuginarci su così tanto.
Bè, spero voterai per me alla gara, - intervenne lei risvegliandolo dai suoi pensieri - Io ora devo andare. - disse, sorridendogli, facendo come per girarsi e andarsene.
Prima che però potesse farlo, venne presa per un polso dal ragazzo che la girò nuovamente verso di lei.
Rachel lo guardò con uno sguardo sorpreso e interrogativo; lo stesso Puck si stupì di quel gesto, avendolo fatto istintivamente. Almeno ora era obbligato a dirle qualcosa. Possibilmente qualcosa di utile.
Tossì come per schiarirsi la voce, e la mente, avvicinandosi a lei.
Volevo chiederti, cosa fai stasera? -  domandò nervosamente, sperando che lei non se ne accorgesse.
Rachel lo guardò sorpresa, pensandoci un attimo.
Nulla in realtà, non ho programmato niente. - ammise, riprendendo a guardarlo curiosa.
Puck fece un leggero sospiro; o la va o la spacca si disse.
Che ne dici di andare fuori a cena noi due? - 
La ragazza era stranita per quella proposta; non che le dispiacesse la compagnia di Noah, ma non pensava che lui apprezzasse così tanto la sua di compagnia. Certo, come già detto, dopo la scelta di quella canzone qualche domanda se l’era fatta, ma l’aveva liquidata come cosa impossibile; con quei pensieri in mente, le venne da chiedere di istinto la domanda successiva...
Una sorta di uscita tra vecchi amici? - domandò, non notando però lo sguardo di Puck che si spense immediatamente - Ci sto. Al “Bel Grissino”? - chiese sorridente.
Il ragazzo ricambiò il sorriso a fatica; mai che gliene andasse bene una. Ma era comunque una cena tra loro due, anche se era stata fraintesa.No, un altro posto. Una sorpresa diciamo. - rispose, sorridendo maliziosamente - Ti passo a prendere io Berry, alle otto! - 
La ragazza annuì decisa e allegra, prima di salutarlo e allontanarsi; Puck d’altro canto la osservò, deluso. Gli sembrava di fare un passo avanti e due indietro con lei; che davvero fosse così ingenua da non aver inteso che volesse un appuntamento?
Sospirando, iniziò ad incamminarsi verso l’interno della scuola cercando di tranquillizzarsi.
Era comunque un cena tra loro due, da soli. Magari quella stessa sera sarebbe andata meglio; e poi sul serio, era Puck, nessuna ragazza gli resisteva.
Con una rinnovata speranza nel cuore, raggiunse nuovamente l’aula canto per l’ultima esibizione della giornata.

 

La serata stava trascorrendo magnificamente; alle otto, puntuale, Puck era arrivato a casa Berry e stranamente, la ragazza non era in ritardo, anzi, uscì appena vide l’auto del ragazzo.
Per quanto indossasse un semplice vestito nero, molto elegante, la sua vista non lascio imperturbato il ragazzo. Dire che stava bene era poco e Puck dovette fare un profondo respiro per controllare il nervosismo che lo dominava, e non solo quello; da quando lui era nervoso con una ragazza? Forse da quando il suo intento non era solo portarla a letto, si disse mentalmente; gli mancava un po’ il liceo.
Il viaggio in auto fu di breve durata e parlarono poco, per lo più ricordando i loro trascorsi; raggiunsero un piccolo ristorante fuori città, carino e appartato. Aveva diversi menù particolari, oltre a molte sale alcune provviste pure di paratie per chi avesse voluto un po’ di privacy.
Proprio dietro una di queste si trovò il loro tavolo; Rachel fu sorpresa delle sofisticatezza del luogo scelto da Puck e non riuscì a non fargli i complimenti.
Il “Bel grissino” non è l’unico locale buono e bello da queste parti. - rispose allegramente - Solo che nessuno questo lo conosce. - aggiunse, sorridendo.

Rachel ricambiò il sorriso.
Sei pieno di sorprese, Noah, e lo dico sinceramente. - disse lei, osservandolo con sguardo intenso - Sei cambiato tantissimo da qualche anno fa.

La ragazza si era già accorta con stupore che il ragazzo aveva rinunciato alla sua solita cresta alla moicana per lasciare crescere i capelli che ora gli incorniciavano il volto dandogli un aspetto molto più adulto; effettivamente Puck sentiva la mancanza della sua solita pettinatura del liceo, ma era cresciuto, ed inoltre non era ovviamente molto adatta per un soldato dell’aviazione. 
Rachel, però, lo trovava molto più bello così, anche se lui non lo seppe mai.
Puck fece leggermente spallucce.
Diciamo che l'aeronautica ha fatto il suo lavoro in fatto di disciplina, il tempo ha fatto il resto. - rispose, strappandole una piccola risata - Ma un po’ mi manca il vecchio Puck. - ammise.

La ragazza lo guardò curiosa.
Cosa ti manca esattamente? - 
Il non pensare alle conseguenze. - disse senza scrupoli, ma sorridendo scherzoso.

Rachel rise, annuendo.
Effettivamente al liceo non era così ardua, concordo. - ammise, allegra - Però c’è sempre qualcuno che cerca di metterti i bastoni tra le ruote, esattamente come al liceo. - aggiunse, pensierosa mentre prendeva il suo bicchiere.

Puck la guardò curioso, non resistendo più a quella domanda.
E’ successo qualcosa con Santana? - 

Rachel quasi si strozzò con l’acqua ma si riprese in fretta.
Si nota tanto? - chiese, sorridendo imbarazzata.
Abbastanza, e conosco Santana. -

Rachel fece un segno affermativo prima di raccontargli cosa stava succedendo a New York; Santana che era diventata la sua sostituta e cercava di toglierle il ruolo di Funny girl.
Questo è davvero un colpo basso! - disse il ragazzo, senza pensarci.

Rachel si sorprese a vederlo dalla sua parte.
Lo pensi davvero? - chiese.
Certo. Sappiamo tutti che è il tuo sogno, essendo tua amica almeno prima poteva parlartene! - intervenne, mentre si appoggiava allo schienale della sedia contrariato.
Non credevo che proprio tu saresti stato dalla mia parte. - rispose lei sorpresa.

Lui si avvicinò nuovamente al tavolo e a lei.
Come hai detto tu, sono cambiato. - ribadì, sorridendole maliziosamente.

Il resto della serata passò abbastanza tranquillo; si raccontarono aneddoti dell’ultimo anno, parlarono dei loro progetti futuri e degli altri membri del Glee. Entrambi furono felici di quella serata diversa dal solito che staccava la spina da tutti i problemi del mondo “reale”; il viaggio di ritorno fu meno silenzioso.
All’inizio continuarono a discutere delle loro vite, ma quando Rachel sentì una delle sue canzoni preferite alla radio, iniziò a cantare a squarciagola convincendo il ragazzo a fare lo stesso, benché con difficoltà.
Rassegnato al suo destino, Puck duettò con la castana fino all’arrivo a casa di Rachel.
E’ stata una serata fantastica. - disse sinceramente lei, scendendo dall’auto seguita dal ragazzo.
- Sono contento ti sia piaciuta. - ammise, raggiungendola e accompagnandola alla porta - Era il mio intento. - aggiunse, fermandosi proprio accanto all’entrata con lei in piedi davanti a lui.

Rachel gli sorrise curiosa.
Mi domando come mai hai chiesto proprio a me di uscire stasera, voglio dire, hai di certo un rapporto più stretto con Santana, o Quinn. - disse all’improvviso lei.

Puck la guardò nervosamente; trovare le parole giuste senza mandare tutto all’aria per lui, che agiva e poi pensava, era dura. Santana e Quinn al momento potevano considerarsi ottime amiche, ma con Rachel, c’era sempre stato di più, per quanto il destino fino ad allora non era stato buono con loro e lui era stato stupido nel non capirlo al momento giusto.
- Mi piace di più la tua compagnia che la loro. - ammise dopo qualche secondo, avvicinandosi di più a lei mentre con una mano le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio - E sinceramente mi mancava parecchio. Mi mancava sentirti parlare all’infinito dei tuoi sogni, di Broadway e del tuo talento. - confessò, facendole nascere un sorriso timido.

Lentamente continuò ad avvicinarsi, incoraggiato dal fatto di non ricevere nessun rifiuto da parte della ragazza.
In sostanza, ammetto che mi mancavi tu. - disse, quasi azzerando la distanza tra le loro labbra.

Rachel sembrò intenzionata a ricambiare ma il rumore di una porta che si apriva li fece allontanare di scatto e girarsi all’unisono.
All’interno della casa della ragazza, sulla soglia, c’era uno dei due padri stupito.
Ah siete voi. - disse tranquillamente, come se non avesse visto nulla dell’attimo precedente - Buonasera Noah! - salutò.
Sera signor Berry. - disse lui, agitato, maledicendo mentalmente il tempismo dell’altro uomo.

Rachel di fronte a lui, sorrise nervosa, sistemandosi frettolosamente i capelli.
Spero di non aver interrotto nulla, solo che sentivo parlare qui fuori e pensavo ci fosse qualche ladro o chissà cosa. - disse lui, vaneggiando.

Di certo ora Puck sapeva dove Rachel aveva preso alcune delle sue manie e idee bizzare.
Poco male, vi lascio tranquilli e scusate ancora. - disse sparendo dietro la porta.
Ha un tempismo perfetto. - sussurrò il ragazzo, d’istinto.
Forse è meglio che vada. - mormorò la ragazza, ancora nervosa, indicando la porta - E’ tardi e domani abbiamo ancora lezione al Glee, ricordi? - disse lei, cercando di rallentare i suoi battiti e allontanandosi dal ragazzo ancora troppo vicino.

Puck la guardò leggermente deluso; sul serio, la sfortuna lo perseguitava quel giorno.
Hai ragione. - rispose lui, cercando di fare il sorriso più convincente possibile, sorpreso che la voce gli uscisse normale - Ci vediamo domani allora Berry. Buonanotte. -
- Buonanotte. - salutò lei sorridendo prima di entrare in casa.

Puck rimase un secondo ad osservare la porta chiusa, sbuffando. Forse invece di migliorare, quella sera le cose erano decisamente peggiorate; lo aveva palesemente rifiutato? Poteva considerarla così?
Scosse la testa, sconsolato; pensarci non portava a nulla, tanto valeva dormirci su e vedere l’indomani cosa sarebbe successo. Si indirizzò velocemente alla sua auto, prima di salire, dare un’ultima occhiata alla casa, precisamente alla finestra in alto a sinistra che si era appena illuminata, e poi girare le chiavi nel cruscotto.

 














 

NOTE DELL’AUTRICE
Eccomi di nuovo!
In teoria questo capitolo doveva essere pubblicato il giorno di Halloween (non so perchè, ma avevo deciso così >_<) però il computer ha deciso di non collaborare e si è rotto proprio qualche giorno prima; proprio fresco di riparazione, quindi, eccomi qui con il continuo di questa storia.
Onestamente non so se stia o quanto possa piacere, ma sono abbastanza soddisfatta di questa storia per non continuarla; spero davvero che qualcuno la apprezzi o la segui.
Ringrazio chiunque passi anche solo a leggerla, mi fa davvero piacere sapere che sia stata anche solo letta.
Detto questo vi saluto, e alla prossima!

Koyuki :3

 

 
 
   
 
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