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Autore: Teo5Astor    20/11/2019    14 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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40 – Goku-kun vs Goku-san
 
 
19 novembre
 
«Goku ieri ha detto che vorrebbe provare a tornare a scuola» spiego a mio padre, seduti a un tavolo del “Kame House” poco prima che inizi il mio turno di lavoro.
Ho preferito parlargliene oggi con calma, invece che ieri mentre tornavamo a casa dall’ospedale e davanti a mio fratello. Mi sento stanco, provato. È stato un periodo complicato questo, e le parole di ieri di Goku non hanno fatto altro che riempirmi di inquietudine e dubbi, non solo di fierezza e orgoglio per il modo in cui sta cercando di lottare contro le sue paure. È difficile da spiegare: voglio che riesca ad affrontare e superare i suoi problemi, ma ho paura che possa star male mentre tenta di farlo. E ho un dannato terrore che perda di nuovo la memoria. Che possa di fatto “morire” Goku-kun.
«Davvero?!» esclama, sbigottito. Anche lui è provato, si vede. Ma i suoi occhi neri sembrano aver ritrovato la determinazione di un tempo.
«Vorrei fare il possibile per realizzare questo suo desiderio» gli dico, guardando quella faccia così simile a quella di mio fratello, se non fosse per quella profonda cicatrice che gli solca la guancia sinistra. Un regalino della Sindrome della Pubertà a quanto pare, da quanto mi ha detto mio padre qualche tempo fa.
«Va bene. Domani chiamerò la scuola per organizzare il suo rientro» sorride, prima di squadrarmi, tornando serio. «Radish, dimmi una cosa».
«Uhm?»
«Stai mangiando come si deve? Stai riposando quanto basta?»
«Sì» liquido la sua domanda, bevendo un sorso di spremuta d’arancia senza guardarlo in faccia. In effetti sono dimagrito un po’ e dormo male, ma è tutto sotto controllo. Credo.
«Sicuro?»
«Come sta la mamma? Potrà davvero tornare a casa?» gli chiedo a mia volta, cambiando argomento.
«La mamma migliora di giorno in giorno» accenna un sorriso mio padre, sospirando. «Da quando le ho detto che giocherai il campionato nazionale, si è messa in testa di voler venire a vedere una tua partita. I medici le hanno detto che se continua così potrà essere dimessa prima della fine di gennaio».
«D-davvero, lei vuole venire…» farfuglio, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
«Sì, quindi vedi di rimetterti a mangiare come si deve e a riposare. Non puoi strapazzarti sempre così e pensare a tutto e a tutti. Ci sei anche tu, Radish, e sei un essere umano. La mamma vorrà vederti in forma perfetta al campionato nazionale, ok?»
«S-sì…» accenno un sorriso, mentre mi asciugo con stizza una lacrima sfuggita al mio controllo.
«E rimettiti in sesto soprattutto per la tua ragazza» dice, alzandosi e infilandosi la giacca. «Se l’ho notato io che sono tuo padre, chissà quanto sarà preoccupata lei nel vederti così! Non farla soffrire».
«Non preoccuparti, farla star male è l’ultima cosa che voglio».
«Ecco, a proposito… magari quando le acque si saranno un po’ calmate dovresti farmela conoscere meglio» aggiunge, mentre tira fuori le chiavi della macchina dalla tasca. «Sai, in ospedale col casino della situazione di tuo fratello e tutto il resto non c’è stato modo di presentarmi come si deve e di ringraziarla, visto che si prende cura di te».
«Papà, guarda che non sono un moccioso…» sbuffo. «E la mia ragazza te la presento se e quando mi va» provo a scherzare, mentre lui mi saluta con un cenno della mano e si avvia verso l’uscita del locale.
«Oh, buonasera Lunch-chan! E c’è anche Mai-chan!» esclama mio padre, incrociando le mie colleghe.
«Buonasera signor Son!» rispondono all’unisono, accennando un inchino.
«È davvero fortunato mio figlio ad avere due colleghe carine e gentili come voi! Prendetevi cura di lui… e chiamatemi Bardack!» ribatte ridendo, uscendo dalla porta e lasciando le mie amiche paonazze.
«Peccato che non sappia che tu sei una serpe, quando vuoi» sussurro a Lunch per farla arrabbiare, passandole davanti e dirigendomi verso il magazzino per cambiarmi e prendere servizio. «Meno male che ci sei tu, Mai-chan! L’unica che mi dà soddisfazioni!» aggiungo, facendo diventare ancora più rossa la mia collega dai capelli neri.
«S-senpai, tu e tuo papà siete troppo buoni e…» farfuglia, imbarazzata.
«Troppo buoni un corno! Soprattutto il senpai!» la interrompe Lunch, furibonda, prendendomi per un orecchio e trascinandomi dentro il magazzino.
«Lunch-chan, forse non è il caso…» prova timidamente a difendermi Mai.
«E invece sì che lo è, mi prende sempre in giro!» sbotta, dandomi una pedata nel sedere, la specialità della casa.
«Ahia, cazzo…» impreco, prima di guardarla di nuovo nei suoi occhi nocciola, ghignando. «Dopo potremmo spostare tutti e tre insieme i barili di birra facendo la tua bellissima conta prima di sollevarli! Com’era? Un, due, tre, la peppina fa il caffè?!»
«Ahhh! Non ti sopporto quando fai così, senpaiii!» grida Lunch, praticamente fucisa per l’imbarazzo e la rabbia, con Mai che la afferra da dietro facendole passare le braccia sotto le ascelle e la tiene ferma mentre si dimena.
Scoppio a ridere nel vedere quella scena, finché non si mettono a ridere anche loro.
«Grazie ragazze, avevo proprio bisogno di ridere un po’. Siete delle amiche» dico loro, avvicinandomi e dando un bacio sulla guancia a entrambe, cogliendole di sorpresa e mettendole un po’ a disagio. «Ora se non vi dispiace dovrei cambiarmi… tornate di là o volete forse vedermi in boxer?»
«S-sei il solito pervertito, senpai!» sbotta Lunch, prendendo per mano Mai e portandola via, mentre continuo a ridere di gusto.
Ha ragione mio padre. Devo cercare di stare un po’ più tranquillo e vivere più serenamente questa situazione, anche se non è facile.
Devo farlo per Lazuli, per la mamma, per Goku, per tutti quanti. E devo farlo anche per me.
 
 
20 novembre
 
«Allora dureranno davvero due settimane le riprese a Kanazawa?» sospiro sconsolato, nonostante sappia benissimo già la risposta.
Piiza-san sta caricando in macchina i bagagli a pochi metri da noi, mentre io e Chichi stiamo salutando Lazuli, ormai in partenza, davanti alla portineria del suo palazzo.
Indossa una felpa oversize arancione con le maniche e il cappuccio azzurri, degli shorts neri e delle parigine che le salgono fino a metà coscia. Come cazzo fa ad essere sempre così bella?! All’altezza del seno, sulla felpa, noto una stampa bianca rettangolare con una scritta  al centro inequivocabile: “I love kill”, con un cuore rosso al posto della parola “love”. Mi sembra un perfetto slogan per la mia adorabile fidanzatina quando è in versione psycho Là.
«Già, la risposta non è cambiata rispetto a stanotte… purtroppo…» risponde la mia ragazza, facendomi tornare alla mente la meravigliosa e infuocata nottata che abbiamo passato a casa mia.
Abbiamo fatto e rifatto l’amore, come a dirci che sarebbe andato tutto bene anche stavolta. Non tanto per lenire in anticipo le ferite che ci avrebbe causato la lontananza, ma più come a volersi dare forza a vicenda. A volerci convincere che sarebbe stata una semplice trasferta di lavoro come ne abbiamo affrontate tante. Che nulla sarebbe cambiato. Tra noi, e intorno a noi.
Il saperla così lontana fisicamente in un periodo così complicato, onestamente non aiuta i miei propositi di provare ad essere più forte. Ad affrontare con serenità quello che potrebbe succedere con Goku. A immaginare la reazione che potrei avere io. Il dolore che potrei provare io, che potrebbe provare lui e chi ci circonda.
Non le ho detto niente, ma sono certo che ogni volta che la stringevo a me lei lo capiva. Lei capisce sempre tutto in anticipo, sa scavarmi dentro. Sa farsi sentire vicina quando serve, sa esserci sempre per me. Sa darmi sicurezza.
E così ha fatto anche stanotte. E farà lo stesso anche con quattrocento chilometri a separarci, quando ci sentiremo. Ne sono certo. E io farò lo stesso con lei, perché non ho nessuna intenzione di farle pesare questa trasferta di lavoro. Questo film è la sua grande occasione e sono certo che la sfrutterà alla grande. È normale per entrambi provare malinconia per la lontananza perché ci amiamo da morire, ma questo non deve e non dovrà influire sul suo lavoro, come avevamo deciso fin dall’inizio. Io sono fiero di avere una ragazza così, una stella come Lazuli Eighteen. E sono certo che per lei sarà lo stesso quando a gennaio dovrò andare in ritiro a Tokyo con la squadra durante il campionato nazionale.
Non ci resta che essere forti. Dobbiamo esserlo.
«Mi mancherai un casino» le sorrido. Durante la sua permanenza a Kanazawa, tra l’altro, compirà anche diciotto anni. Non so se potremo vederci quel giorno, e anche questa è una cosa che ci fa soffrire. Ma cerchiamo di far finta di niente, non è colpa di nessuno se le riprese sono capitate proprio in questo periodo. Ad ogni modo il 2 dicembre è ancora lontano, vedrò se riuscirò a trovare una soluzione per quando sarà il momento, anche a seconda di come starà Goku.
«Lo so, è ovvio» prova a scherzare lei, allargando le braccia. «E, visto che so già che ti sentirai uno straccio senza di me, vedrò di chiamarti tutti i giorni. Anche più volte al giorno».
«Aspetterò trepidante ed eccitato davanti al telefono!» esclamo, mettendomi sull’attenti, mentre Chichi mi molla uno scappellotto sulla nuca.
«Pensa a studiare o fare qualcosa di utile. E vedi di non fare troppo il cretino in giro» sibila Lazuli, pestandomi un piede fino a farmi imprecare. «Tieni d’occhio questo maiale, ok?» aggiunge, rivolta verso Chichi.
«Puoi contare su di me, sorellona!»
«E tu, imbecille» riprende in tono autoritario, diretta a me. «Vedi di imprimerti bene quello che c’è scritto sulla mia felpa e di farne tesoro. Ti tengo d’occhio».
«Mi fai battere il cuore con quella felpa. È perfetta per te» le sorrido sghembo. «Ti trovo semplicemente adorabile, oltre che una gran figa» aggiungo, con Lazuli che accenna un sorriso soddisfatto. «Non sgarrerò, mia regina e mia dea. Puoi contarci!»
«Ciao Rad, fammi sapere se ci sono novità. Vedrai che andrà tutto bene» mi sorride lei, stavolta dolcemente, abbracciandomi e dandomi un lungo e intenso bacio che mi fa esplodere il cuore.
«Certo Là. Ti amo» le sorrido a mia volta, sistemandole una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
«Ti amo anch’io, scemo» risponde, prima di abbracciare sua sorella. «Fai la brava anche tu e dacci dentro col lavoro, ok? E fallo mangiare come si deve, deve arrivare in forma al campionato nazionale» aggiunge, lanciandomi un’occhiata che mi fa capire che, ovviamente, non le è sfuggito che ultimamente sono un po’ sciupato.
«Non preoccuparti, sorellona. Ci penso io» le sorride Chichi, mentre Lazuli sale in macchina e Piiza-san mette in moto.
Osserviamo la macchina sparire in fondo alla via, in silenzio, uno accanto all’altra.
«Se mi preparerai davvero sempre tu da mangiare, temo che mi troverà più magro di adesso tra due settimane» butto lì dopo qualche secondo, senza smettere di guardare nella direzione in cui è appena sparita dalla nostra vista la mia ragazza.
«Puoi anche morire di fame per quel che mi riguarda» ribatte Chichi, anche se non è arrabbiata come al solito quando faccio così. Si vede che è triste.
«Ti ho mai detto che sei la mia cognatastra preferita?»
«E io ti ho mai detto che sei il ragazzo peggiore che potesse trovarsi la sorellona?»
Accenno una risata soffocata, come a non voler fare troppo rumore. Lei fa lo stesso. Sembriamo due scemi, probabilmente. Perché siamo tristi entrambi, in realtà. Tanto, anche.
«Dimmi una cosa, Rad» mi chiede Chichi dopo qualche istante di silenzio.
«Uhm?»
«Non hai paura?» domanda, serissima. La sua espressione è piena di preoccupazione. «Per Goku-kun, intendo».
«Certo che ho paura…» sospiro, mettendo le mani in tasca. «Potrei anche farmela addosso da un momento all’altro».
«Era una domanda seria…» sibila, stizzita.
«Anch’io sono serio» ribatto, guardandola dritta nei suoi occhi neri come la notte. «Ci sono cose che un fratello maggiore non può mostrare al proprio fratellino» aggiungo, volgendo lo sguardo verso il cielo azzurro sopra di noi. «La pipì, la cacca e… e le proprie debolezze…» sospiro, stringendo i pugni e abbassando la testa.
«Rad, io…» farfuglia Chichi, avvicinandosi a me.
«Sono suo fratello maggiore. Se ci fosse un modo per aiutarlo, non esiterei a farlo» la interrompo. «Ma non c’è nulla che io possa fare, adesso come adesso».
«Scusa…» sospira Chichi. «La sorellona se ne è appena andata e io ti ho già reso triste, invece che prendermi cura di te come mi ha chiesto».
«Non dire cazzate, Chì! Ci vuole ben altro a rendermi triste» provo a ridere, afferrandola per un polso e trascinandola verso la portineria di casa mia. Non voglio certo essere io a farla preoccupare, in compenso. Anche lei avrà paura quanto e più di me che mio fratello possa dimenticarla, è ovvio. «Dai, andiamo da Goku».
«Rad, ecco…» sussurra mentre mi segue. «Credo… credo che Goku-kun sia fortunato ad avere un fratellone come te. E che non sei il peggior fidanzato che potesse scegliersi la sorellona».
«Ti dirò una cosa anch’io, Chì, e credo che non te lo dirò più: in realtà mi piace quello che cucini. E sei davvero la mia cognatastra preferita».
 
22 novembre
 
«Sono Kusu, la psicologa della scuola» spiega attraverso il videocitofono una donna minuta sulla quarantina vestita di un tailleur celeste. Ha i capelli argentati legati in una treccia e un’espressione molto dolce.
Le apro, mentre mi volto verso Goku che sembra deglutire il nulla nervosamente, seduto sulla sedia in attesa di poter conoscere la psicologa della sua scuola. È stata mandata qui dopo che mio padre ha spiegato la situazione di mio fratello alla preside e la sua volontà di voler riprendere le lezioni.
«All’inizio puoi tranquillamente cominciare a percorrere la strada per andare a scuola poco alla volta» sorride Kusu, parlando con un timbro di voce rassicurante e allo stesso tempo rilassante, mentre mio fratello stringe i pugni con nervosismo e tiene la testa bassa. Indossa già la divisa scolastica, come me del resto, seduto al suo fianco. «Quando sarai arrivato, invece di andare subito in classe, puoi partire dall’infermeria».
«L-l’infermeria conta come essere andato a scuola?!» balbetta Goku, guardandola finalmente negl’occhi.
«Certamente!» esclama la psicologa.
«Ma non è così che funziona per tutti gli altri…» ribatte mestamente mio fratello, abbassando di nuovo la testa.
«Non hai tutti i torti. Ma ognuno di noi è fatto a modo suo, non credi?» gli spiega dolcemente Kusu. «Per esempio c’è chi è alto, chi è basso e chi è nella media. C’è chi corre veloce e chi è più lento. Ogni persona ha il proprio ritmo, Goku. Perciò, finché ce la metterai tutta, conterà come essere andato a scuola».
«A-allora pensa che Goku-kun potrà barrarlo anche se dovesse andare solo in infermeria?» domanda mio fratello, alzando di nuovo la testa.
«Barrarlo?»
«Questo. Sono gli obiettivi di Goku-kun!» spiega lui, mostrandole il quaderno in cui si era segnato tutte le cose che si era prefissato di fare entro la fine dell’anno, con le relative “x” poste accanto ad ogni obiettivo raggiunto.
«Direi di sì!» sorride raggiante la psicologa, dopo aver letto ciò che ha scritto Goku sul quaderno.
«Allora Goku-kun vuole andare assolutamente a scuola!» esclama mio fratello, determinato, raddrizzando la schiena.
«Ti aspetto a scuola quando sarai pronto, allora, Goku» dice Kusu, alzandosi e raccogliendo i suoi fogli. «Così mi farai vedere anche questo obiettivo barrato sul tuo quaderno».
 
 
23 novembre
 
Goku si ferma un istante e respira profondamente, fermandosi per qualche secondo sul marciapiede davanti all’uscita della portineria del nostro palazzo. Stringe forte al petto il suo zaino di scuola. Ha lo sguardo determinato e allo stesso tempo pieno di dubbi.
Oggi ha deciso di andare a scuola, ma si vede lontano un miglio che ha anche paura.
Cominciamo a camminare in silenzio, entrambi con addosso la divisa scolastica. Chichi non sa che stiamo facendo questo tentativo. Goku vuole che ci sia solo io ad aiutarlo in questa cosa. Ieri sera l’ho spiegato a Lazuli per telefono e anche lei si è detta d’accordo. Mio fratello deve riuscire a superare questo enorme ostacolo rappresentato dalla scuola seguendo i suoi ritmi, come ha giustamente detto la psicologa. La presenza di Chichi forse creerebbe troppa pressione in lui, perché di sicuro non vorrebbe deluderla. Tuttavia è ancora da vedere se è davvero pronto fisicamente e psicologicamente ad affrontare i suoi demoni, visto che tutti i suoi problemi sono nati proprio a scuola. Non sarebbe facile per nessuno gettarsi nella fossa dei leoni a mani nude, figuriamoci per un quindicenne che solo da un mese ha ripreso ad uscire di casa dopo due anni e mezzo e che non ricorda nulla o quasi dei suoi primi tredici anni di vita.
Un sussulto da parte di Goku mi distoglie dai miei pensieri, proprio quando ad un incrocio in prossimità della scuola incontriamo un gruppetto di tre studenti che ridono e scherzano tra loro dall’altro lato della strada.
Mio fratello si attacca al mio braccio, mentre si nasconde alle mie spalle. Sta tremando, mentre osserva ad occhi sgranati quei ragazzi vestiti con la divisa come la sua che si dirigono verso l’edificio scolastico senza degnarci di uno sguardo.
«Non stanno mica ridendo di te» provo a rassicurarlo.
«D-davvero?!» esclama, stupito. Il trauma è ancora forte in lui, anche se non si ricorda quello che gli è successo a scuola quando era stato preso di mira dai bulli.
«Certo, parlavano dei fatti loro. Per quale motivo avrebbero dovuto ridere di te? Non hai fatto niente, stavi semplicemente camminando accanto a me» gli spiego.
«I-in effetti… forse non parlavano di Goku-kun…» sospira, senza staccarsi da me e continuando a seguire timoroso con lo sguardo il gruppetto di studenti di prima, ormai lontani.
«Ti sei impegnato abbastanza per oggi. Che ne dici se torniamo a casa e ci mangiamo un budino?» propongo, facendo dietrofront.
Non mi sembra il caso di insistere oltre per oggi. Un passo alla volta, come ha detto anche la psicologa. L’aveva messo in conto anche lei che sarebbe potuto succedere qualcosa di simile a ciò che è appena accaduto.
«O-ok, fratellone…» sospira mestamente Goku, a testa bassa. I suoi occhi neri sono pieni di lacrime di dolore e rabbia che cerca con tutto sé stesso di non lasciar scorrere sul suo volto.
 
 
26 novembre
 
«Goku-kun è determinato ad andare a scuola e vuole farlo oggi!» sbotta mio fratello, stringendo forte al petto il suo zaino e fissando dall’interno la portineria chiusa del nostro palazzo. «Ce la metterà tutta!»
«Non c’è bisogno di affrettare i tempi, davvero» provo a mettere le mani avanti.
«G-goku-kun non sta affrettando nulla» balbetta lui. Sta tremando.
«Anche Kusu-san ha detto di fare un passo alla volta. Sei stato bravo ad arrivare fin là».
«Così… così però non è abbastanza…» ribatte a denti stretti, mentre noto con orrore un ematoma espandersi a macchia d’olio dalla sua schiena e risalirgli sul collo, perdendosi tra i capelli che gli coprono la nuca.
«Goku, direi che per oggi è meglio fermarsi qui…».
«No!» grida, spalancando all’improvviso la porta e correndo sul marciapiede, cogliendomi di sorpresa.
«Goku!» urlo, correndogli dietro.
Cade rovinosamente a terra mentre lo inseguo. Lo zaino gli sfugge di mano, ma lo recupera rapidamente rialzandosi e riprendendo a correre.
«Goku! Fermati, cazzo!» grido ancora, afferrandogli un polso e strattonandolo. «Non devi chiedere troppo a te stesso in un momento come questo! Non devi spingerti troppo oltre tutto in una volta!»
«Goku-kun deve farlo per forza!» sbraita lui, liberandosi con uno strattone. I suoi occhi sono pieni di lacrime. «Non ha tempo per prendersela comoda!» aggiunge, provando di nuovo a scappare.
Lo inseguo e lo blocco di nuovo, imprecando mentalmente. Il suo ematoma è sempre più visibile, cazzo!
«Nessuno pensa che tu te la stia prendendo comoda! Kusu-san ha detto che ognuno ha i suoi ritmi, e tu stai cercando di forzare le cose per fare più in fretta!» provo a spiegargli.
«Kusu-san non sa che Goku-kun non ha più tempo…» sospira lui, stringendo i pugni e voltandosi verso di me.
«Non è vero che non hai più tempo».
«Non dire bugie, fratellone… Goku-kun ha capito benissimo che Goku-san sta per tornare» accenna un sorriso malinconico mio fratello, di nuovo con gli occhi lucidi.
Sento il cuore andarmi in frantumi. Vorrei urlare, vorrei piangere. Ma non posso farlo. Non ora. Non posso permettermelo. Che fratello maggiore sarei se cedessi?!
«Non devi dire così, nessuno può sapere cosa succederà» provo a spiegargli.
«Quando tornerà Goku-san, Goku-kun non esisterà più… vero?» mi domanda in un flebile sussurro.
«Goku-kun non smetterà mai di esistere perché è forte» ribatto, cercando di mostrarmi determinato. Anche se sono solo un ragazzo di diciassette anni che non sa più dove sbattere la testa, sinceramente. «Andiamo a scuola, dai».
 
Camminiamo in silenzio, finché arriviamo di nuovo all’incrocio dove mio fratello si è bloccato. Anche oggi sta passando dall’altro lato della strada un gruppetto di studenti. Anzi, di studentesse per la precisione, stavolta. Ridono e scherzano tra loro, mentre si dirigono verso l’edificio scolastico poco distante. Goku le osserva intimorito, stringendo nervosamente al petto lo zaino. Oggi sta provando a non nascondersi dietro di me, a quanto pare.
Una delle ragazze si volta distrattamente in nostra direzione e incrocia per un istante i suoi occhi con quelli di mio fratello, prima di raggiungere di nuovo le sue amiche e reimmergersi nei loro discorsi.
Goku si nasconde istintivamente dietro un grosso lampione. Sta tremando, mentre appoggia la fronte contro l’asta metallica. L’ematoma che ha sulla nuca si espande a vista d’occhio anche sulla parte anteriore del collo, risalendo quasi fino al mento davanti al mio sguardo impotente. Scoppia a piangere sommessamente.
Mio fratello sta piangendo contro un lampione perché ha incrociato lo sguardo con una studentessa sconosciuta che non ha nessun problema ad andare normalmente a scuola, a differenza sua.
Mio fratello sta soffrendo perché non riesce ad avvicinarsi più di così all’edificio scolastico e io sono qui che lo guardo senza sapere che cazzo fare.
«Perché… perché…» sussurra lui, tra un singhiozzo e l’altro, senza staccare la fronte dal lampione.
«Goku…» gli dico, appoggiandogli la mano sulla spalla.
«P-perché Goku-kun non ci riesce?! Perché si blocca nonostante abbia così tanta voglia di andare a scuola?! Goku-san era capace di andare a scuola! Perché non può andarci anche Goku-kun!»
«Goku, penso che ora dovremmo…».
«Goku-kun non torna a casa! Non torna a casa!» urla, interrompendomi, senza voltarsi e continuando a cercare riparo dietro il lampione. «Continuerà a esercitarsi finché non sarà arrivato a scuola!»
Continua a piangere disperatamente, e mi fa troppo male vederlo così. Così male che mi sembra di sentire una fitta al petto, all’altezza delle mie cicatrici. Come ai vecchi tempi del cazzo, merda! Ma ora non ho tempo per pensare a me! Sono il fratello maggiore, devo calmarmi e cercare di trovare una soluzione. Anche Lazuli dice sempre che sono bravo a trovare soluzioni quando capitano i casini agli altri.
Rifletti, Rad… rifletti!
«Goku-kun continuerà… continuerà ad esercitarsi…» farfuglia, senza smettere di piangere.
«Va bene» intervengo con fare risoluto. «Farò in modo che tu vada a scuola. Te lo giuro» aggiungo, raddrizzandomi sulla schiena e mostrandomi in tutta la mia spavalderia e sicurezza.
Goku si volta finalmente in mia direzione e sgrana gli occhi, smettendo di piangere.
Cerco di fare il supereroe. Mi viene più facile dare sicurezza agli altri, piuttosto che a me stesso. Ma va bene così.
So cosa fare. E so come. Non sto bluffando.
«Eh?! D-davvero?»
«Dico davvero. Ma prima di continuare ci prenderemo una piccola pausa» gli sorrido.
Già, il mio solito sorriso. Perché chi sorride è più forte, una lezione che mi ha dato Videl e che non ho mai dimenticato. Anche se non sempre è facile sorridere, soprattutto quando vorresti piangere. Ma adesso non ho altro da offrire a mio fratello oltre a un sorriso. Un sorriso e una piccola deviazione, in realtà, prima di andare a scuola. Faremo le cose a modo mio, adesso. Adesso ci pensa Rad, altro che infermeria e cazzate varie come diceva Kusu-san. Conosco meglio io mio fratello e ho capito cosa devo fare.
Ora è tutto chiaro.
«Una pausa? Goku-kun non ha tempo per le pause!»
«E invece me l’hai insegnato tu che le pause sono importanti. Te le eri anche annotate sul quaderno degli obiettivi nella parte dedicata all’uscire di casa per la prima volta che avevi scritto con Chichi, non te lo ricordi?»
«Hai ragione, fratellone…» accenna finalmente un sorriso, asciugandosi le lacrime. «Anche Chichi-chan diceva a Goku-kun che le pause sono importanti».
«Bene, allora vedrai che dopo questa pausa sarai in grado di andare a scuola, te lo giuro. Adesso facciamo le cose a modo nostro, ok? Siamo i fratelli Son e non ci ferma nessuno, cazzo!»
«Sì!» esulta mio fratello, lasciandosi trascinare dal mio entusiasmo. «Ma… ma come farà Goku-kun a riuscirci dopo questa pausa?»
«Non preoccuparti!» gli sorrido spavaldo. «Ti fidi di me?»
«Goku-kun si è sempre fidato del fratellone fin dal primo giorno!»
«Allora adesso andiamo in un posto veramente speciale!» gli scompiglio i capelli, cominciando a camminare sul marciapiede nella direzione opposta alla scuola. «Vedrai».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: dove staranno andando Rad e Goku? E in che senso dopo andranno a scuola? Cosa avrà in mente Rad?
Mi rendo conto che è stato un capitolo duro da digerire nella seconda parte, ma Goku-kun sta lottando con tutto sé stesso contro la sua paura più grande e credo abbia solo bisogno del sostegno da parte di tutti. Radish attraversa un momento difficile e anche Là e Bardack se ne rendono conto, però alla fine sembra pescare il jolly e avere l’idea giusta come spesso e volentieri è accaduto in questa storia.
Credo che chi ha fratelli o sorelle più piccoli possa capire quello che dice Rad a Chichi e magari condividerlo. Penso che il fratello maggiore si senta sempre in dovere di mostrarsi forte anche quando fatica ad esserlo verso i minori, sia per proteggerli che per orgoglio, ma anche perché sono gli stessi genitori a volte a chiedergli implicitamente di mostrarsi così, anche se in questo modo capita che lo considerino più grande o più pronto di quanto non sia realmente.
Abbiamo poi conosciuto Kusu, l’angioletta del Decimo Universo di DB Super, non so se ve l’aspettavate.
Spero vi sia piaciuto il momento tra Rad e Chì, perché a me piace molto descrivere questi momenti sia quando si punzecchiano che quando Rad decide di mostrare il suo lato più profondo, così come spero vi abbia divertito la scenetta con Lunch e Mai.
Lazuli è partita e l’evento misterioso che deve avvenire durante queste riprese è il suo compleanno. Andrà tutto bene ora che lei è lontana? Spero vi sia piaciuta anche la sua felpa, la trovo perfetta per lei e mi sono ispirato a una fan art trovata su internet per caso e per la quale ringrazio chi l’ha realizzata.
 
Un grazie va poi come sempre a chi continua a sostenermi e a farsi sentire vicino ogni settimana, a chi vuole bene a questi personaggi e riesce a immedesimarsi o trovare la forza per affrontare alcuni problemi come cercano di fare loro. Un grazie va poi anche a chi legge in silenzio, mi fa piacere sentirvi lì in attesa di un nuovo capitolo!
 
Bene, il prossimo capitolo sarà il proseguimento di questo e il titolo è “L’ultimo obiettivo di Goku-kun”. Ci sarà un colpo di scena finale, quindi non perdetevelo! ;-)
Vi lascio col dubbio su dove stiano andando Rad e Goku e se davvero andranno poi a scuola, mentre vi anticipo anche che ci sarà una lunga e bella telefonata tra Rad e Là per annullare i quattrocento chilometri che li separano.
Ci vediamo mercoledì!
Teo

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