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Autore: Kim WinterNight    23/11/2019    2 recensioni
[Queen + The Police]
È un momento catartico quello che Stewart Copeland trascorre sotto la doccia dopo ogni concerto, perciò è inconcepibile che venga interrotto.
Infatti quando qualcuno di inaspettato e completamente ubriaco irrompe nel bagno in cui si trova, il batterista va su tutte le furie; sta per cacciare l’intruso in malo modo, ma all’improvviso una splendida e brillante idea si fa strada nella sua mente (quale?), cambiando per sempre il corso degli eventi.
Ma ancora non sa (non è vero, lo sa perfettamente) che le sue scelte riaccenderanno la rivalità che da sempre serpeggia tra i Queen e i Police.
- SETTIMA CLASSIFICATA al contest "Generi a catena" indetto da Dark Sider sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Batterista degenere e vuoti di memoria

 
 
 
 
 
 
[Sting]
 
Come al solito, Stewart mi ha fatto incazzare. Ogni volta gli dico che deve essere un poco più delicato con la batteria, a me dà fastidio quando pesta come un dannato sui tamburi! Ancora peggio sui piatti!
Ma lui è cocciuto, non mi dà ascolto, vuole sempre fare di testa sua e alla fine i nostri concerti sono sempre deplorevoli.
Possibile che non capisca proprio niente? I batteristi sono sempre esseri bizzarri e ottusi, dovrebbero aprire la loro mente e accettare i consigli di chi ne capisce qualcosa in più di loro.
Io sono un cantante e un bassista di tutto rispetto, so di cosa parlo, infatti Andy mi dà retta e si comporta come gli dico. È intelligente, non ha mai voglia di litigare e di andarmi contro su questioni che la sua scarna mente non è in grado di afferrare.
Mi aggiro furioso per i corridoi, mentre un’altra band suona sul palco prima dei Queen. Altro motivo per cui sono arrabbiato è il fatto di aver aperto per questi esseri: non sopporto che la mia band sia stata una delle tante comparse in apertura del concerto di Freddie Mercury e compagni. Io quello proprio non lo sopporto, è incredibile quanto riesca a farmi saltare i nervi.
È snob, montato e insolente, crede di sapere tutto e si atteggia a grande artista, mentre invece dovrebbe abbassare la cresta.
Ho decisamente voglia di trovare quel coglione di Stewart Copeland è spaccargli la faccia. Ha suonato di merda e mi ha fatto fare una figuraccia di fronte a Mercury, chissà quanto starà ridendo alle mie spalle adesso!
Faccio irruzione nella zona dei nostri camerini, per poi dirigermi nuovamente in corridoio. Quell’idiota dev’essere ancora in bagno, quanto cazzo ci mette a fare la doccia? È uno strazio, ci rimane almeno un’ora ogni volta!
Raggiungo i bagni e ne apro uno a caso, trovandolo vuoto. Passo al successivo e sto per abbassare la maniglia, quando un suono raggiunge le mie orecchie.
Sembrano delle grida, o meglio, dei mugolii strozzati come quelli di un animale ferito. Aggrotto la fronte e aguzzo l’udito: c’è un sottofondo di acqua corrente, un susseguirsi di colpi secchi e regolari e un basso ringhio che compare ogni tanto.
Non so cosa stia succedendo, ma decido di volerlo scoprire. Almeno posso distrarmi e non pensare al batterista degenere che milita nella mia band.
Raggiungo il bagno da cui proviene tutto quel fracasso e abbasso la maniglia, trovando la porta magicamente aperta. La scosto piano e sbircio all’interno.
Il vapore acqueo invade ogni angolo dell’enorme stanza, ma i miei occhi riescono comunque a scandagliarne l’interno, fermandosi sul maestoso box doccia che staziona proprio di fronte a me: pareti in vetro temperato color corallo, pavimento nero, piastrelle in marmo leopardato e luci viola che piano diventano rosse.
La porta scorrevole è aperta e lascia intravedere ciò che sta avvenendo all’interno.
Mentre l’acqua scorre indisturbata, Brian May dei Queen è appoggiato con i palmi contro la parete e tiene gli occhi serrati, mentre i capelli fradici sono appiccicati alla fronte e alle spalle. Compie un oscillante e ostinato movimento avanti e indietro, mentre il batterista degenere che milita nella mia band se lo scopa con vigore.
La faccia paonazza e distorta di Brian May rischia più volte di andare a sbattere contro le piastrelle, mentre le sue labbra emettono lamenti osceni che mi fanno rabbrividire di ribrezzo, il tutto accompagnato dalle spinte forti e secche di Stewart e dal suo scombinato ringhiare.
Non riesco più a guardare, così sbatto la porta e me ne vado di tutta fretta, tentando di cancellare immediatamente dalla mia memoria quell’immagine raccapricciante.
Sono completamente sotto shock, il che non è certo da me. Sono un essere integerrimo che non si lascia scalfire da niente e da nessuno, ma in questo momento potrei esplodere se non lo dicessi a qualcuno.
Il disgusto serpeggia dirompente all’interno del mio corpo, così torno a fiondarmi nei camerini della mia band e per fortuna trovo Andy Summers all’interno della sala comune, mentre mangiucchia delle caramelle gommose da un sacchetto bianco a righe fucsia.
«Andy!» esclamo, forse con troppo impeto. Mi ricompongo e mi piazzo di fronte a lui, che se ne sta seduto composto sul divanetto in velluto color vinaccio.
Lui mi rivolge un’occhiata stralunata, forse non si aspettava che potessi rivolgergli la parola in un contesto informale come questo, ma a me non interessa. Devo dirglielo.
«Il batterista degenere che milita nella nostra band si sta scopando Brian May dei Queen nella doccia da almeno un’ora» dico con calma, mantenendo un tono di voce basso e un modo di fare misurato. «Questo lo rende ancora più stronzo e indegno di far parte di questo progetto.»
Mi rendo conto che ho appena chiamato i Police la nostra band, ma per il momento preferisco illudere il chitarrista di esserne parte integrante, ho bisogno che mi aiuti a cacciare Copeland. Questa volta ha superato il limite, si è mischiato con il nemico!
Andy mi fissa confuso, poi pesca un’altra caramella a forma di delfino dal sacchetto e se la infila in bocca, prendendo a succhiarla piano. «Mmh» bofonchia.
«Ascoltami bene! Dobbiamo cacciarlo dalla band, questo è un oltraggio!» replicò con veemenza, strappando il sacchetto delle mani del chitarrista e gettandolo alle mie spalle.
Il contenuto si sparpaglia sul pavimento e negli occhi di Andy passa una scintilla di rabbia. Il chitarrista si mette in piedi e mi fronteggia con fare impettito, poi si lascia sfuggire un sorrisetto e scuote il capo. «Vuoi un consiglio, Gordon?»
Detesto quando mi chiama con il mio nome di battesimo, ma non ribatto e aspetto che prosegua.
«Fatti i cazzi tuoi e lascia perdere Stewart» dice, per poi chinarsi a raccogliere, a una a una, tutte le caramelle che ho lanciato poco prima.
Poi esce dalla stanza e mi lascia solo con la mia rabbia.
Devo pensare bene a come comportarmi e a come agire, ma adesso sono troppo incazzato per riflettere lucidamente.
Mi prendo la testa tra le mani e sbuffo dal naso, lasciandomi cadere sul divano.
Oggi è veramente una giornata di merda.
 
 
 
 
[Brian]
 
Sdraiato sul letto matrimoniale accanto a Roger, ripenso a ieri sera. Il concerto è stato grandioso, ma questa è una delle poche certezze che mi rimangono, dato che ho dei vuoti di memoria incredibili. Non so spiegarmi perché, ma suppongo di aver alzato un po’ il gomito.
Mi metto su un lato e sento un dolore diffuso ai muscoli delle gambe e delle braccia. Osservo Roger che sfoglia con estremo interesse una rivista di automobili ed emette grugniti d’approvazione quando vede qualche gioiellino di suo gusto.
«Rog?» lo chiamo, sfiorando con le dita il suo braccio nudo.
Lui si riscuote e distoglie lo sguardo dal giornale che stringe tra le mani, lanciandomi un’occhiataccia. «Che c’è?»
«Non ricordo niente di ieri sera» borbotto.
«Sai almeno che abbiamo suonato? Te la sei cavata bene, anche se eri stravolto!» commenta il biondo, mettendo su un sorrisetto enigmatico.
«Il concerto lo ricordo, ma per il resto…»
Il batterista getta la rivista sul comodino e si stiracchia sotto i miei occhi affamati, poi annuncia: «Nel dubbio, vado a fare una doccia».
Doccia.
Questa parola suona come uno strano campanello d’allarme nella mia mente, ma non riesco a capirne il motivo. «Perché mi fa male tutto? Non è che ieri ti sei approfittato di me perché ero ubriaco?» insisto, massaggiandomi distrattamente la coscia destra.
Roger mi scruta attentamente e sbuffa. «Non eri certo in condizioni di combinare qualcosa, Bri.» Si alza e si avvia con passo spedito verso il bagno.
Doccia. Roger sta andando a fare una doccia.
Sospiro pesantemente e mi massaggio le tempie, tentando di ricordare qualcosa. Forse ho esagerato con l’alcol ieri, non avrei dovuto bere così tanto.
«Sai una cosa?» grida Roger dall’altra stanza. «Ieri per caso Fred ha incrociato Sting. Dovevi vedere che occhiate di fuoco si sono scambiati!» racconta in tono divertito.
Sting. Altro campanello d’allarme.
Improvvisamente ricordo che in effetti i Police dovevano aprire per noi ieri, insieme ad altre band. Immagino che Freddie non sia stato assolutamente contento di vedere il suo rivale, anche se io ancora non ho capito perché quei due si detestino tanto. Sono entrambi molto bravi, carismatici e capaci di coinvolgere il pubblico. Certo, ammetto che Freddie secondo me è decisamente più riconoscibile e meno anonimo, ma anche Sting ha una voce molto particolare e  potente. E poi quei ragazzi suonano bene, niente da eccepire.
«Cosa si sono detti?» chiedo di rimando, sdraiandomi a pancia in su e intrecciando a fatica le braccia dietro la nuca. Sembra quasi che qualcuno mi abbia preso a colpi, è veramente stranissimo.
«Niente. Non si sono mai scambiati una sola parola, eppure si odiano!»
Roger si affaccia nuovamente in camera e mi lancia un bacio veloce, poi si chiude la porta a distanza e io rimango immobile per un po’.
C’è qualcosa che non quadra, devo capire di cosa si tratta.
Nella mia mente si fa strada un’immagine, irrompe prepotente e rende i miei ricordi un po’ più chiari. Scatto a sedere, ma subito mi sfugge un lamento per via dei muscoli che tirano neanche avessi corso una maratona di cinquanta chilometri.
Sbuffo e mi alzo con calma, con in mente delle piastrelle leopardate e il mio corpo avvolto da una luce strana, di un colore che è un misto tra viola e rosso.
Doccia.
È una doccia, ieri devo essermi fatto una doccia. Forse nel luogo del concerto il bagno aveva delle piastrelle simili e delle luci soffuse. Eppure… ma certo!
«Roggie!» Spalanco la porta del bagno e trovo Roger che sta entrando nella vasca, scavalcando cautamente il bordo. «C’eri anche tu ieri con me!»
Lui aggrotta la fronte e mi lancia un’occhiata stranita. «Vediamo un po’: suoniamo nella stessa band, condividiamo la camera da letto, siamo amanti… cosa c’è di strabiliante nel fatto che ieri fossi con te?»
Avanzo verso di lui e lo afferro per le spalle, scuotendolo con forza. «Appunto! Ho capito cosa è successo: mi sono ricordato di essere stato in una doccia con le piastrelle leopardate e…»
«Leopardate
Annuisco con forza. «E tu eri con me! Questo spiegherebbe anche i dolori ai muscoli, sicuramente ce la siamo spassata là dentro!» Sorrido speranzoso e lo fisso. «È andata così, vero?» chiedo infine.
Sulla sua faccia è dipinta un’espressione confusa. «Tu sei fuori di testa!» Si ritrae dalla mia presa e apre i rubinetti, lottando per regolare l’acqua alla temperatura giusta.
Indietreggio per non essere bagnato e scuoto il capo. «Dai, dimmi la verità! So che ti piace prendermi per il culo e farmi penare quando bevo troppo e non mi ricordo le cose, ma stavolta stai esagerando!»
Il biondo sbuffa sonoramente e si punta le mani sui fianchi stretti, sporgendosi un poco in avanti per potermi osservare meglio. «Senti, Brian, io e te ieri non abbiamo scopato e non abbiamo fatto la doccia insieme. Okay? Cazzo, queste sono le uniche certezze che ho, mi ricorderei se io e te avessimo fatto sesso!»
Indietreggio e mi porto una mano tra i capelli. «Ma io ricordo che ero in quella doccia con te…»
«Sei fuori strada! Te lo sei sognato!» taglia corto, per poi voltarmi le spalle e tirare la tenda per poter finalmente cominciare a fare la doccia.
Esco dal bagno a testa bassa, sconsolato. Insomma, com’è possibile che mi sia inventato tutto? Avrò anche la memoria annebbiata, ma sono sicuro di essere entrato in quella doccia con Roger!
Altrimenti non saprei come spiegare i dolori ai muscoli e le fugaci e sfocate immagini di noi due all’interno del box. Più ci penso e più i dettagli diventano chiari, ma forse è solo la mia mente che si sta convincendo di qualcosa che non è effettivamente successo.
A volte mi capita di sognare qualcosa e di confonderla con la realtà. Un giorno ho sognato che Freddie aveva tagliato i capelli a zero; quando l’ho visto in sala prove, sono rimasto scioccato e gli ho chiesto se avesse cambiato idea e da dove avesse pescato una parrucca tanto simile ai suoi veri capelli.
Ovviamente lui e Roger mi hanno preso in giro per almeno un mese, e ancora oggi ogni tanto riportano fuori questa cosa quando vogliono rompermi le scatole. Per fortuna nella band c’è John, lui che non si comporta da infame e non infierisce sulle difficoltà altrui.
Mi butto nuovamente sul letto e fisso il soffitto con la confusione ad attanagliarmi nuovamente i pensieri. Questa storia è preoccupante, devo seriamente darmi una regolata con l’alcol.
Non avere il controllo dei miei ricordi e delle mie azioni può essere anche divertente ogni tanto, ma stavolta mi sa che ho superato il limite.
Eppure ne sono certo: io e Roger eravamo in una doccia dalle piastrelle leopardate ieri sera. Sono sicuro che lui si sia messo d’accordo con Freddie per tenermi nascosta la verità, quei due si coalizzano sempre contro di me, trovano esilarante vedermi dare di matto quando qualcosa non è esattamente sotto il mio totale controllo.
Sospiro e mi metto su un fianco, chiudendo gli occhi. Forse se provo a dormire ancora un po’, i pensieri mi si schiariranno.
Doccia.
Sting.
Police.
Doccia.
Affondo la faccia sul cuscino e sospiro. Sono stanco morto, ho soltanto bisogno di riposare.
Al mio risveglio i ricordi saranno limpidi come un laghetto di montagna.
 
 
 
 
 
 
☺ ☺ ☺
 
Cari lettori, eccoci al secondo capitolo di questa cosa demente XD
Mi sono divertita a scrivere sia la parte di Sting che inorridisce di fronte alla scoperta di Brian e Stewart in atteggiamenti intimi, sia a descrivere il caro chitarrista dei Queen in preda alla confusione più totale!
E adesso cosa succederà?
Beh, che ve ne pare? Io sono profondamente divertita da tutto ciò! :P
Per caratterizzare Sting ho preso un po’ spunto da ciò che mi ha raccontato Soul nel leggere la biografia di Stewart Copeland e da altre notizie sparse che ho saputo su di lui; ho cercato di fare un lavoro molto ironico, come per tutti i personaggi, ma logicamente non conosco nessuno di loro e non so come siano in realtà! Ditemi solo se secondo voi sono credibili o meno :D
Anche per quanto riguarda Andy Summers ho cercato di attingere da ciò che so, per quanto sia poco, spero vi sia piaciuta la sua comparsa mentre mangiava le caramelle e Sting gli spiattellava ciò che aveva appena visto!
Per quanto riguarda i Queen, devo ringraziare infinitamente tutte le fantastiche autrici che scrivono su di loro nel fandom efpiano, perché altrimenti con Brian e Freddie specialmente non saprei dove mettere le mani, sono due personaggi abbastanza enigmatici per me! ^^”
Non mi resta che ringraziare chiunque mi stia seguendo e darvi appuntamento al prossimo capitolo ♥
  
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