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Autore: Mav_7    27/11/2019    3 recensioni
Aziraphale si trova combattuto tra la paura di lasciarsi amare e di non essere all'altezza.
Crowley si trova di fronte all'ennesimo rifiuto e ciò lo porterà a commettere errori.
Zira imparerà a fidarsi e Crowley lo saprà perdonare?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate due settimane dall’ultima volta in cui Crowley e Aziraphale si erano visti.

Due intere settimane in cui entrambi non avevano messo il naso fuori dalla porta ma si erano sempre più chiusi in loro stessi.

Crowley, dopo aver visto svanire un Aziraphale che a stento riusciva a trattenere le lacrime, aveva letteralmente sbattuto fuori dalla porta le due ragazze con cui solo pochi attimi prima si stava dando da fare.

Non si era mai sentito cosi male in tutta la sua lunga esistenza: la vista era appannata, aveva i conati di vomito e sudava freddo. Il dolore che sentiva nel petto sembrava lacerargli ogni lembo di pelle.

Avrebbe voluto correre alla libreria e, senza aspettare il permesso, avrebbe voluto sfondare la porta per poter abbracciare l’angelo e chieder gli scusa.

Lui, il demone più malefico dell’inferno, avrebbe chiesto scusa ad un angelo e glielo avrebbe ripetuto finchè questi non l’avesse perdonato.

Invece si era sdraiato su letto, tirandosi le coperte fin sopra i capelli ed era rimasto rannicchiato in posizione fetale per giorni interi. Aveva addirittura pensato di addormentarsi per l’eternità: quello certamente sarebbe stato un buon modo per sfuggire una volta per tutte al dolore.

Ma, come spesso succede quando si è molto stanchi, non era riuscito a prendere sonno nemmeno per pochi minuti, tanti erano i pensieri che gli frullavano nella testa ed erano tutti rivolti verso il suo angelo.

 

Aziraphale dal canto suo era rimasto rintanato nella libreria, circondato dal profumo dei libri antichi. E proprio i libri erano stati la sua ancora di salvezza.

Si era aggrappato ai versi degli antichi poeti latini, aveva letto e riletto l’intera opera dell’ “Ars Amatoria” di Ovidio cercando calore in quei versi così distanti ma al contempo attuali.

Si era immerso negli studi per di scappare dalla realtà, cercava di tenere la mente occupata il più possibile ma non aveva avuto la forza di riaprire la libreria: non era ancora pronto ad affrontare il confronto con un’altra persona.

Eppure per quanto cercasse di sfuggire Crowley era sempre lì nella sua mente, tra una parola e l’altra. Ogni riga che leggeva lo riportava involontariamente a lui.

Non sapeva cosa fare, era bloccato: aveva cercato di andare incontro a Crowley ma si era trovato di fronte a un muro.

Lui non ne sapeva un’accidenti di nulla dell’amore, del sesso e delle relazioni in generale.

Voleva Crowley, voleva solo Crowley e il loro legame che si era formato negli anni e sarebbe stato disposto ad essere suo amico per l’eternità piuttosto che perderlo così come era successo e in pochi secondi.

Crowley, come si suol dire, aveva fatto il passo più lungo della gamba e Aziraphale, ancora una volta non era stato in grado di tenere il passo.

Dio quanto lo aveva desiderato quel bacio! Eppure aveva mandato tutto al diavolo, che idiota!

 

Crowley quella sera, come tutte le sere precedenti, vide il sole tramontare mentre guardava stancamente fuori dalla finestra del suo appartamento.

Sospirò. Il peso che aveva sul cuore non si era alleggerito nemmeno di poco.

“Ora basta!” disse mettendosi a sedere. Gli girò la testa.

Da quanto non si metteva in posizione verticale?

“Ora basta! Mi hai proprio stufato! Ma si può sapere cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Cupido augurati che le nostre strade non si incontrino mai!”

“E io che pensavo di aver già subito abbastanza con la caduta, che idiota cazzo!”

“Ora però basta, bisogna risolvere questa situazione”

Detto ciò con uno slancio di entusiasmo che non aveva da giorni uscì di corsa da casa e si fiondò nella Bentley.

“E va bene angelo, smaterializzati pure dall’altra parte del mondo se ti va ma io verrò a cercarti!”

 

Aziraphale vide dal vetro la sagoma famigliare della Bentley ma non ebbe nemmeno il tempo di formulare un qualsivoglia pensiero che Crowley aveva già aperto e richiuso con forza la porta della libreria, come se fosse casa sua.

Aziraphale rimase allibito a guardarlo, come se avesse visto un fantasma. Dallo stupore si era persino scordato di togliere gli occhialetti rotondi che usava per leggere e che gli conferivano un’aria così buffa, o almeno questo era quello che pensava Crowley.

“C..Crowley!” squittì sussultando sulla poltrona dove per tutto quel tempo si era rifugiato proprio per scappare alla persona che ora gli si stagliava di fronte.

“Angelo ti prego sta zitto per una buona volta” ringhiò cercando di nascondere tutta la sua agitazione.

“Ma..” cercò di ribattere guardando prima Crowley e poi il libro che stringeva nervosamente tra le mani.

“Niente ma” disse muovendo un passo verso l’angelo, il quale sperò di essere risucchiato dalla poltrona.

Crowley se ne accorse: vide le dita dell’angelo stringersi convulsamente alle pagine, vide il suo sguardo intimorito e ancora, lo vide spingersi indietro.

Sospirò.

Era davvero lui la causa di tutto questo e soprattutto quando erano arrivati a quel punto? Che ne era stato dello sguardo ridente e pieno di gioia dell’angelo?

“Angelo” continuò inginocchiandosi davanti a lui a pochi centimetri di distanza.

“Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Ho rovinato tutto quella maledetta sera, non avrei mai voluto, non avrei mai pensato che avrei potuto farci così male. sono stato egoista, ho pensato che quel bacio lo volessi anche tu… e poi tu mi hai visto…io non volevo. D..Satana! mi dispiace!”.

Crowley era un fiume in piena, avrebbe voluto dire molte cose ma il nodo che aveva in gola gli permetteva soltanto di far uscire frasi spezzate e sconnesse.

“Crowley, caro” Aziraphale aveva sentito il cuore leggero, come non lo sentiva da settimane. Il solo fatto che Crowley fosse ancora lì lo rincorava. Insieme avrebbero potuto risolvere ogni cosa.

Si inginocchiò a sua volta di fronte al demone e gli prese le mani tra le sue.

“Davvero sei qua per me?” sapeva che quella era una domanda sciocca, di certo Crowley non era entrato nella libreria per leggere qualche libro. Ma quella domanda nascondeva tutte le paure e paranoie dell’angelo e Crowley lo percepì dal suo tono di voce tremante.

“Ma certo che sono qua per te angelo! Sempre che tu non vogli che me ne vada…” rispose con la voce carica d’ansia.

Aziraphale gli strinse più forte le mani e gli rivolse un sorriso appena accennato ma che basto a riscaldare il cuore del demone.

“Angelo credimi non volevo baciarti in quel modo ma ma è l’effetto che mi fai! Insegnami ad andare al tuo ritmo ti prego!”

Aziraphale scosse la testa sbuffando.

“Smettila Crowley, non c’è nulla che ti debba perdonare semmai sono io a dovermi scusare con te. Sono stato brutale a mandarti via ma ho avuto paura. Paura che tu capissi di star sbagliando, che tu scoprissi di non volermi davvero. Insomma guardami” disse con il panico che tornava a impossessarsi della sua voce e degli occhi.

“Ti guardo angelo e non c’è nulla, assolutamente nulla che non ami di te”

Aziraphale scosse la testa aprendosi finalmente in un sorriso sincero. Poggiò lo fronte sul petto del demone e inspirò a fondo il suo profumo.

Sentì il demone trattenere il respiro e il suo cuore aumentare il ritmo. Sollevò la testa e si protese verso le labbra del demone che non osava muoversi di un centimetro.

“Lo sai che puoi baciarmi caro”.

“Posso?” chiese ancora incredulo.

Aziraphale annullò le distanze e posò un lieve bacio sulle labbra di Crowley così che questi la smettesse di porgli stupide domande.

Si staccarono quasi subito ma Crowley rimase ancora pochi secondi con gli occhi chiusi, come se temesse che riaprendoli Aziraphale potesse svanire.

Per sviare ogni dubbio l’angelo ripetè il gesto e questa volta schiuse le labbra permettendo alle loro lingue di intrecciarsi.

“Non staremo correndo troppo angelo?” chiese Crowley ancora preoccupato.

“Anche io ti amo caro” rispose facendolo così ammutolire una volta per tutte.

   
 
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