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Autore: T612    29/11/2019    2 recensioni
James vorrebbe solo che Parigi assumesse le sembianze di un punto fermo, un luogo dove gli incubi possono venire dimenticati, lasciando spazio al sole caldo ed ai violini che suonano ad ogni ora del giorno… ma sa che non è possibile, perché i demoni non riposano mai e si annidano nell’ombra, soprattutto se hai insegnato loro come nascondersi.
Natasha vorrebbe solo riuscire a chiamare Parigi “casa”, dimenticando i mostri sepolti sotto la distesa bianca di Mosca per il bene di entrambi, ma ancora esita a voltare completamente pagina e non sa spiegarsi di preciso perchè… forse perchè dai propri demoni non si può scappare troppo a lungo, specialmente se sono l’incarnazione dei misfatti compiuti in Siberia.
Entrambi non possono far altro che procedere per tentativi sperando per il meglio, ma presto o tardi l’inverno arriva anche a Parigi… e la neve è destinata a posarsi inesorabile sui capi di innocenti e vittime, senza discriminazioni e soprattutto senza fare sconti a nessuno.
[WinterWidow! // What if? // >> Yelena Belova]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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EPILOGO


 

Meglio essere protagonisti della propria tragedia che spettatori della propria vita.
- Oscar Wilde



 

21 ottobre 2018, Resistenza sicura Barnes-Romanoff, Montmartre, Parigi

 

Okay ha deciso, ora o mai più… sono solo passati sessantadue anni dall’ultima volta.

James controlla per l’ennesima volta che Natasha sia ancora stesa sul divano, soffermandosi ad osservare la sua espressione concentrata mentre sfoglia l’ultimo giallo comprato in libreria con Liho acciambellato sullo stomaco a farle le fusa.

-Cos’hai da fissare? -lo interpella a tradimento spiandolo da sopra il dorsetto del libro, assottigliando lo sguardo mentre James deglutisce a vuoto preso in contropiede.

-Non ti stavo fissando. -si giustifica con il sorriso sulle labbra, ottenendo un mugugno accondiscendente in risposta. -Hai già capito chi è l’assassino?

-Ho solo letto le prime cinquanta pagine… anche se ho un sospetto fondato. -ride divertita, scacciandolo con un cenno della mano. -Se continui a fissarmi non riesco a concentrarmi, trovati qualcosa da fare e sparisci in un'altra stanza per favore.

-Agli ordini. -replica allo scherzo defilandosi nel corridoio d’entrata, tranquillizzandosi nell’avere il via libera sapendola impegnata.

Apre il cassetto di sinistra del bancone aspettandosi di vedere la scatolina di velluto in bella vista, restando interdetto quando non la trova da nessuna parte nonostante fosse convinto di averla abbandonata lì, iniziando a rovistare nel cassetto con ansia crescente… perchè non può averlo perso, Rebecca lo ammazzerebbe, prefigurandosi il fantasma della sorella a perseguitarlo negli anni futuri.

-Amore, che cerchi? -la voce di Natasha giunge tempestiva dal salotto, rendendosi conto che nella foga di rovistare tra le cianfrusaglie, aveva iniziato ad imprecare a mezza voce facendo una confusione allucinante, spazzando via i suoi buoni propositi di coglierla di sorpresa.

-Le sigarette. -risponde d’impulso non sapendo inventare di meglio, ritrovandosi il pacchetto ancora sigillato tra le mani.

-Cassetto di sinistra, in fondo… impossibile sbagliare. -interviene Natasha efficiente con tono annoiato, voltando la pagina del libro con un leggerissimo stropiccio di carta, tentennando un paio di secondi prima di concludere l’affermazione lasciata in sospeso con la voce colorata dal dubbio. -Dovresti saperlo, sei tu quello che fuma tra i due.

-Si, lo so… -lascia cadere la risposta nel silenzio stringendo il pacchetto tra le dita, il cervello ridotto ad un disco rotto con la puntina inceppata nel pensiero assillante di aver perso l’anello di sua madre… e Liho lo distrae inopportuno, infilandosi in mezzo alle sue gambe miagolando a gran voce, reclamando le coccole.

-Liho, non è il momento… -afferma scocciato sovrappensiero, realizzando con un secondo di ritardo che se il gatto l’aveva raggiunto a dargli il tormento, ciò significava che Natasha si era alzata dal divano e lo stava raggiungendo.

-Tu hai una seria dipendenza da nicotina. -annuncia con voce sempre più vicina, riuscendo stranamente a percepire il rumore dei suoi passi in avvicinamento, oppure quella era solo suggestione data dal panico del momento.

-La nicotina e al secondo posto, prima ci sei tu. -glissa riavviando il suo sistema operativo, pescando dal cassetto un pacchetto di fiammiferi per consolidare l’alibi, insultandosi da solo perchè non aveva davvero idea di come gli fosse uscita una risposta del genere con dei livelli di diabete fuori misura ed imbarazzanti soprattutto per lui.

-Aww… sei così dolce che mi fai venire il voltastomaco. -Natasha non gli risparmia la frecciatina, affacciandosi alla soglia e puntellandosi sullo stipite della porta, simulando un’espressione inorridita stemperando la sua ultima affermazione che vantava picchi iperglicemici preoccupanti, lasciando cadere lo sguardo sul pacchetto di Marlboro che teneva tra le mani. -Perchè ti sei messo a cercarle se ce n’è ancora uno mezzo pieno sopra il tavolino del salotto?

Stupido. Stupido, stupido, stupido.

-Ah, davvero? -replica reprimendo l’impulso di schiaffeggiarsi da solo con la mano sinistra frantumandosi il setto nasale, dipingendosi un sorriso da ebete in faccia nella speranza che Natasha lasci cadere il discorso, reprimendo un sospiro sollevato quando la vede roteare gli occhi e discostarsi dallo stipite facendo ritorno ai cuscini del divano. 

La segue evitando di renderle noto il suo umore da cane bastonato, arrovvellandosi il cervello nel mentre vagliando tutte le opzioni sul dove diavolo poteva aver gettato l’anello, continuando ad insultarsi silenziosamente perchè era sicuro di averlo chiuso in quel maledetto cassetto, raggiungendo il tavolino del salotto afferrando il pacchetto aperto abbandonato lì sopra nella speranza di placare il picco di nervi. Natasha gli rivolge uno sguardo sfuggevole ed indecifrabile prima di stendersi nuovamente sul divano riprendendo la lettura da dove l’aveva interrotta, lasciandosela alle spalle attraversando la porta-finestra venendo prontamente seguito a ruota dal gatto, che gli balza sullo stomaco appena si accaparra la sedia posta sul terrazzo, allungandosi con le zampine nere a giocare con i rimasugli dei mozziconi abbandonati sul posacenere. 

James sa che ormai avrebbe dovuto farci l’abitudine al passo felpato di Natasha, ma solleva lo stesso lo sguardo sorpreso su di lei quando nota la sua ombra, insospettendosi davanti al suo sorriso che virava dal trasognante all’ironico.

-Credo tu stessi cercando questo, prima. -commenta piazzandogli la scatolina di velluto aperta sul tavolo. -Finalmente ti sei deciso a chiedermelo?

Appena James la vede e la riconosce spegne la sigaretta contro il posacenere d’impulso, scattando in piedi sull’attenti come se una scossa ad alto voltaggio gli avesse appena attraversato la schiena, facendo cadere il gatto sul pavimento ricevendo un soffio adirato in risposta, spostando frenetico lo sguardo dall’anello a Natasha e viceversa senza riuscire a connettere le sinapsi per collegare le due cose.

-Lo sapevi? -riesce a formulare confuso, ripercorrendo mentalmente gli ultimi mesi cercando la falla che aveva tradito i suoi intenti.

-L’ho scoperto per sbaglio la prima volta che mi hai riportata qui, poi quando me ne sono ricordata l’ho preso e l’ho nascosto. -ammette la donna con una scrollata di spalle, reprimendo un sorriso nell’aver rovinato a monte un momento che avrebbe dovuto essere estremamente romantico.

-Perchè l’avresti fatto? -indaga curioso, vagliando le ipotesi ritrovandosi ad incurvare le labbra in un sorriso mozzafiato.

 -Per avere l’ultima parola anche su questo presumo… ora pensi di inginocchiarti ai miei piedi o aspetti un evento mistico?

James ride davanti alla sua impazienza, come se non vedesse l’ora di ammirare il suo anulare con indosso un diamante sfavillante, ma allo stesso tempo la situazione la mettesse in imbarazzo e volesse togliersi dall’impiccio prima di subito, non essendo in grado di gestire l’intera situazione a livello emotivo tradendosi con lo sguardo lucido ed un sorriso smagliante, sfilando il solitario dal fodero inginocchiandosi ai suoi piedi.

-Natalia Alianov-...

-Saltiamo questa parte? La risposta già la sai. -lo interrompe con una scrollata di spalle.

-Con te non si può mai sapere. -la provoca trasformando il sorriso in un ghigno, beccandosi un’occhiataccia fintamente risentita, mentre la donna gli porge la mano e le infila l’anello al dito senza aspettare una qualche risposta.

-Idiota. -sbotta di fronte a quella istigazione diretta, baciando il pavimento con le ginocchia, gettandogli le braccia al collo ed incollando le labbra alle sue.

-Il tuo idiota… -la interrompe afferrandole le guance, sorridendo euforico. -Giusto per essere chiari, è un si?

-Sono ancora qui dopo sessantadue anni, amore. -afferma ricambiando lo sguardo di lucida euforia. -Era un sì ancora ai tempi del Cremlino.

A James non serve sentire altro, tornando a baciarla famelico senza nessun pensiero al mondo, con l’unica consapevolezza di essere felice da far schifo.





 

Note:

Se siete arrivati fin qui vorrei ringraziarvi di cuore, per aver recensito o per aver semplicemente inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite!
Inizialmente, quando ho creato l’M.T.U. questo sarebbe dovuto essere il punto definitivo, ma di recente mi è capitato di reperire qualche numero di “Tales of Suspence” e non potevo non scrivere sull’argomento… la cosa si è tradotta in un ultimo “progetto mastodontico” di cui ignoro la data di pubblicazione, ma se siete curiosi di scoprire come se la cavino quei due qui sopra citati nella vita matrimoniale, volete capire che fine ha fatto Yelena Belova o scoprire dove siano finite le bambine e chi diavolo sia l’Alleato… beh, la partita a scacchi è ancora in corso ;)
In ogni caso, per chi non si è ancora stufato dei deliri mentali della sottoscritta, prima di imbarcarmi in un qualsiasi altro progetto, voglio portare a termine la cronistoria dei sette anni di matrimonio tra Natalia Romanova ed Alexei Shostakov, quindi vi invito a darci un’occhiata qualora fosse interessati (“We always live in the castle”).
Con affetto,
_T :*

   
 
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