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Autore: aurora giacomini    05/12/2019    3 recensioni
Autobiografico.
Dal testo: Troverò le chiavi delle mie catene o affonderò con esse.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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05/12/2019

 

 

 

 

Le Mie Catene

 

 

Mi è più facile prendere qualcosa dal mio quotidiano e farne una storia; può essere anche solo una frase, nulla di speciale, magari ascoltata per caso fuori da un bar o cose così, insomma. Non succede sempre, ma quando avviene, ecco la magia. Il mio cervello s'aggrappa a quella frase, parola o immagine, e la mia fantasia comincia a galoppare, inarrestabile. Mi porta lontano, a volte dissociandosi completamente dalla base di partenza, a lei -la mia mente- non importa nulla.

E' così che nasce la storia che sto per raccontarti, uno spaccato di vita che contiene alcune delle mie riflessioni su ciò che sono, e ciò che sono stata.

 

E' difficile essere liberi in un mondo di catene. Ad ogni passo, no, ad ogni movimento per quanto impercettibile, riesco ad udire il famigliare suono metallico. “L'uomo nasce libero, ma ovunque è in catene”: così recita una grande massima; le prime cento volte in cui udii questa frase, beh, non aveva molto senso, anzi, la consideravo stupida e detta tanto per dire, poi è successo qualcosa, qualcosa che avrebbe cambiato tutto, per sempre: sono diventata adulta.

Ricordo che già verso i dieci/undici anni, la sera prima di dormire, mi abbandonavo spesso ad un pianto silenzioso, piangevo perché avevo paura d'invecchiare... lo so: “che stupidata!” penserai. Eppure il mio pianto veniva estinto solo nel momento in cui Morfeo mi accoglieva fra le sue braccia.
Nel concreto non di dirti cosa mi spaventasse tanto, non riesco a visualizzare alcun scenario che, all'epoca dei miei pianti, potesse spaventarmi. A volte cerco di ricordare e comparare la me attuale dalla me bambina, e mi piace riuscire a ricordare le sensazioni che un determinato momento o luogo mi trasmettevano, mi commuove... come mi terrorizza il pensiero di perdere quest'abilità e cancellare tutto ciò che fui. Perché ovviamente devo sforzarmi di pensare come pensavo dieci/quindici anni fa, la cosa non mi piace, ma è giusto che sia così. Per esempio, ricordo che mio padre mi portava spesso nel bosco con sé. Dopo qualche ora di cammino, ci fermavamo a riposare, no, meglio: lui si fermava a riposare, io volevo esplorare ogni sassolino, ogni particella di muschio ed ogni cavità di un qualunque albero lì attorno; proprio non capivo il suo starsene lì seduto, con la schiena appoggiata contro un tronco o masso, magari a fumarsi pacificamente una delle sue MS bionde, e guardarsi pigramente intorno. Oggi ci sono io seduta sotto un albero a fumarmi del tabacco; davanti a me non c'è nessuna bambina curiosa, e al mio fianco non c'è seduto mio padre. Mi fa male, vorrei dirgli: “Ehi, ti ricordi quando ero bambina e andavamo nel bosco insieme? Sai, proprio non ti capivo, papà, ma ora sì. Ora capisco il starsene tranquillamente seduti in silenzio. Capisco la ricerca di un attimo di pace, di stacco da tutto e tutti; un momento in cui il mondo, aldilà di questi alberi, si è dimenticato di noi e ci lascia in pace. Scusa se ti tormentavo, chiedendoti di andare avanti, o tempestandoti di domande di qualunque sorta... non capivo. E mi chiedo se tu capissi me, se riuscivi a ricordare il te bambino, o se il tempo e le catene, che hai scoperto intralciare il tuo cammino, l'avessero già ucciso.”

Soldi, documenti, tempo, e burocrazia in generale, sono loro i killer della nostra innocenza, di ciò ch'eravamo. Se cado oggi, sulle mie ginocchia non vedrò più comparire i consueti graffi, di cui porto ancora le cicatrici; non ci sarà una bocca amorevole a darmi il bacino per farmi passare la bua, no; se oggi cado, qualcun'altro potrebbe cadere con me, cadere in un baratro da cui sarebbe davvero troppo difficile risalire, troppo, considerando il peso che sento gravare sulle mie spalle: responsabilità.
A volte mi chiedo se, quella bambina di undici anni, avesse già capito tutto, se una parte, ancora velata ed indecifrabile del mondo, mi fosse già chiara, ma rifiutassi di vederla.
Non lo so.
So solo che ho paura e rimpiango il mostro sotto al letto; poiché oggi, i miei mostri sono reali.

Come tutti i bambini, avevo paura che i miei genitori potessero morire; ogni volta che li vedevo partire in macchina, pensavo: “ecco, ora non li rivedrò mai più...”
Se ne sono andati, ma non in un incidente d'auto. Mi padre è mancato nel 2009, scendendo in un torrente per riparare la nostra turbina (non avevamo un allaccio alla rete elettrica, abitavamo in un posto isolato) avevo quindici anni. Penso spesso che, quella Domenica mattina, avrei dovuto essere con lui, ma il giorno prima non ero andata a scuola, così non mi svegliò. Mia madre è andata via lo scorso Dicembre, fra due giorni sarà un anno. Lo so che la morte prende tutti, -se hai vissuto, certamente morirai-, lo so... ma avrei voluto un po' più di tempo, non ero ancora pronta a farmi carico di tutto, non lo sono ancora.
Vorrei sentire ancora il calore dei loro corpi e il loro odore, solo per sentire meno freddo, solo per non sentirmi così piccola e smarrita. Vorrei che ci fosse un modo per richiudere la voragine che sento nel petto, qualcosa che neppure il caldo abbraccio dell'alcol può colmare, non per sempre.
Non c'è un petto su cui appoggiare la testa e dimenticare il significato di “paura”, come non ci sono mani ad accarezzare i miei capelli, non più.

Ovunque volga lo sguardo, non vedo altro che catene, pronte e farmi inciampare o catturarmi...
Ma chi voglio prendere in giro...? semplicemente rifiuto ancora di abbassare lo sguardo, e vedere cosa gela le mie caviglie. 
Non siamo persone: siamo numeri, tempo, produttività o gravosità di un sistema talmente imperfetto da illuderci di essere la perfezione.
Voglio illudermi di essere libera di scegliere chi essere e non cosa; voglio pensare che la fine di questo (per citare Mauro Corona) Mondo Storto, arriverà presto, e torneremo ad essere persone e non automi, numeri o tempo.
Troverò le chiavi delle mie catene o affonderò con esse.

 

  
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