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Autore: ballerina 89    06/12/2019    2 recensioni
Sequel delle due storie fin'ora create: "il miracolo di Natale" e caccia alle uova.
La famiglia Jones è finalmente tornata su efp per raccontarvi un'altra "indimenticabile avventura. Cosa dire di più? Beh... forse questa volta il vissero felici e contenti non.....
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV Regina

Ne susseguirono giorni difficili, Henry faceva sul serio, non scherzava minimamente con le parole dette al suo patrigno. Era deluso... si era arreso anche lui e questo non poteva assolutamente accettarlo. Al diavolo il fatto che Emma si sarebbe arrabbiata, secondo Henry Killian doveva prendere in mano le redini della  situazione e agire per tempo in modo da garantirgli ancora una madre. Non lo biasimo di certo, sarà anche cresciuto ma è pur sempre un ragazzo e ha ancora bisogno di sua madre, ma non biasimo neanche Killian: nessuno al posto suo avrebbe il coraggio di andare contro gli ultimi desideri del proprio amato sapendo che questo costerebbe la vita ad altre persone. Era una situazione davvero molto delicata quella in cui eravamo immersi ma nessuno di noi poteva far nulla per alleviarla. Entrambi avevano punti di vista differenti e motivazioni valide, non c’era nessuno che avesse torto o ragione, entrambi stavano combattendo una battaglia interiore in cui nessuno aveva il diritto di immischiarsi. Fecero solo un errore: non riuscirono a nascondere la loro tensione davanti ai bambini. Per quelle due piccole creature la situazione era già di per se difficile da gestire, vedere anche Henry che si alzava da tavola o usciva dalla stanza borbottando ogni qual volta che Killian faceva il suo ingresso non era di certo un incentivo a restare tranquilli. Era chiaro come il sole ormai che non scorresse più buon sangue tra i due e questo ben presto si ripercuose sullo stato d’animo del piccolo Dave il quale già da se non se la stava passando affatto bene. Erano giorni che lo vedevo diverso, cupo... non è mai stato un bambino che manifesta le sue emozioni così apertamente, cerca sempre di nasconderle se può, ma ultimamente ci stava riuscendo ben poco. Si alzava sempre prima del suono della sveglia, sembrava sempre impaurito per qualcosa, non voleva più andare a scuola e come se non bastasse perse anche l’entusiasmo di andare al parco giochi con i suoi amici. Da quando Emma era stata ricoverata lì portavo spesso lì a svagarsi, sembrava piacergli da matti ma proprio qualche giorno prima  lo stesso Dave mise su una sceneggiata surreale, fatta di pianti e isterismi, pur di non andarci. Non riuscii a capire il motivo di tale disperazione, non credevo che avesse litigato con qualcuno, Dave è un bambino dolcissimo, non litiga mai con nessuno... molto probabilmente la mancanza di Emma iniziava a farsi sentire in maniera più intensa del solito. Cercai di pressarlo il meno possibile nella speranza di vederlo nuovamente sorridere ma su una cosa proprio non potei lasciar correre: la scuola. Frequentava ancora all’asilo è vero, perdere qualche lezione non gli avrebbe di certo causato grossi problemi, ma questo non significava nulla: andare a scuola era segno di responsabilità e Emma e Killian ci tenevano particolarmente che i loro figli lo fossero. Piangeva ogni mattina al solo guardare il grembiulino, mi si spezzava il cuore ogni volta credetemi ma dovevo farmi forza. “ vedrai che ti divertirai” gli dicevo in macchina, durante il tragitto, per rincuorarlo, “imparerai tantissime cose nuove, ne sono sicura”. Le mie parole però  non lo rincuoravano mai, continuava a piangere imperterrito sperando in qualche modo di impietosirmi. Ci riusciva ogni volta, ma al costo di piangere io stessa in separata sede, considerandomi una zia insensibile, non cedevo mai davanti a lui: mi fermavo davanti la sua scuola, aspettavo che si asciugasse il viso con le manine dopodiché lo accompagnavo personalmente in classe promettendogli di andarlo a prendere molto presto. Amavo i miei nipoti, amavo passare con loro ogni singolo momento ma questa parte della giornata stava diventando decisamente una vera e propria tortura. 

Gli concedemmo un giorno di ferie solo quando arrivò la notizia che sarebbero arrivati degli operai in casa Jones  a montare le loro nuove camerette. Aspettava quel giorno da mesi, parlava della sua cameretta pirata un giorno sì e l’altro pure, credevo che sarebbe stato entusiasta all’idea ma sbagliavo, quasi quasi sembrava  più felice quando doveva andare a scuola. 

  • Dave tesoro, è tutto ok? - provai a sondare il terreno, quel faccino privo di espressioni non prometteva nulla di buono. Non mi rispose a voce, si limitò ad annuire e la cosa mi insospettì ancora di più.  - si?!?! No perché non mi sembri tanto in te oggi. Ma hai capito che questa mattina monteranno la tua nuova cameretta? - annuì ancora una volta - E non sei contento? finalmente avrai la cameretta che hai sempre desiderato. - sorrisi sperando di contagiarlo con il mio entusiasmo.
  • Lo so, sono molto contento zia! - abbozzò un sorriso
  • E perché allora non mi sembri tanto felice? Dave... dimmi la verità: c’è qualche problema? A zia puoi dire tutto lo sai. 
  • Io... io ho fatto un brutto sogno. - confessò. Ma perché non c’ero arrivata prima? Quando ero andata a svegliarlo era già sveglio in effetti e per giunta era anche tutto sudato... era spaventato da un incubo avuto povero piccolo, era normale che non sprizzasse gioia se era ancora un pochino spaventato. 
  • Mi dispiace amore, perché non sei venuto a svegliarmi è? Ti avrei fatto compagnia fin quando non ti saresti addormentato... - scrollò le spalle come se non fosse importante - Vuoi raccontarmelo? Magari ti sembrerà meno spaventoso in questo modo. 
  • No... non voglio. - non insistetti, non volevo peggiorare la situazione. Gli misi la colazione a tavola e lo invitai a sedersi. Non toccò cibo, si limitò semplicemente a mettere il latte nei cereali e a girarli in malo modo nella tazza. Non mi faceva star tranquilla quel suo modo di comportarsi, non era da lui saltare la colazione, ma prima ancora che potessi fare qualsiasi cosa suo fratello maggiore intervenne prendendo il comando della situazione.
  • Campione guarda che se non bevi in fretta il latte si fredderà! - gli disse scompigliandogli i capelli.
  • No buono latte freddo! È schifo! - diede il suo aiuto anche la piccola Hope che era a cavalluccio sulle spalle del fratellone. Da quando aveva discusso con Killian, Henry non faceva altro che dedicarsi ai suoi fratellini, cercava di sopperire ad ogni loro mancanza ma non era per nulla semplice. A quelle creature mancava Emma e per quanto potessero amare il loro adorato fratello maggiore questo non bastava.
  • Non ho fame... - rispose Dave guardando suo fratello che nel mentre aveva sistemato Hope nel suo seggiolone per permettere anche a lei di mangiare. 
  • Qualcosa dovrai pur mangiare non credi? I pirati mangiano tanto lo sai?!? E mangiano ancora di più quelli che stanno per ricevere una “camera pirata” nuova. - Non funzionò, la tazza con i cereali rimase lì, esattamente come un paio di secondi prima. - non ti va il latte con i cereali?!? 
  • No...
  • E se andassimo, solo tu ed io, a farci una bella passeggiata? Potremmo fare due chiacchiere da uomini e poi magari, se dovesse venirci fame, potremmo provare quel bar che fa i cornetti giganti con la nutella. Che ne dici??? Ti va? 
  • Adesso?!? Non lo so... è  che la mia cameretta.... 
  • tranquillo, raggiungeremo il tuo papà in tempo per poter assistere alla costruzione della tua nuova cameretta. Allora, che si fa capitano? Andiamo? 
  • Solo tu e io? - chiese per conferma. L’idea sembrava piacergli. 
  • No... io anche. Io anche mangiare connetto con la nutella con voi.  - e ti pareva che Hope non doveva mettersi in mezzo? quella scimmietta basta sente pronunciare la parola nutella o cioccolata che eccola pronta a fare qualunque cosa. Mi venne da sorridere ma Dave non sembrò essere altrettanto felice della proposta di sua sorella e declinò l’invito dicendo che non gli andava poi tanto di uscire. Era palesemente una bugia quella, la  verità è  che avrebbe accettato volentieri se Hope non si fosse intromessa. A quanto pare sentiva la necessità di stare un po’ di tempo da solo con Henry e questo voleva dire solamente una cosa: aveva bisogno di confidarsi con lui. 
  • Amore tu devi restare con me, dobbiamo farci belle per la nuova cameretta da principessa non ricordi? - cercai di intervenire trattenendo la piccola - Non vuoi più truccarti e farti le trecce? 
  • Si ma voglio prima connetto alla nutella! Andiamo Henny? - allungò tutta felice le manine verso di lui per farsi prendere in braccio. 
  • Bambolina facciamo un altro giorno va bene? Ti prometto che...
  • No no nooooo!!!! Oggi! Io voglio connetto oggi. - insistette cercando di averla vinta come al suo solito. 
  • Ascoltami attentamente principessa.. Ho promesso a Dave che saremmo andati solo noi maschietti oggi, magari la prossima volta potremmo andare solo tu ed io, ti piacerebbe? - era solo una bambina di appena due anni, credeva di riuscire a convincerla facilmente con quelle parole ma la realtà dei fatti fu ben diversa: l’unico risultato che ottenne fu quello di farla piangere. - no no no no amore non fare così ok?!? - disse prendendola immediatamente tra le braccia per poi riempirla di baci. - shhhhh è tutto ok, non è  successo nulla, calmati...
  • Io... io... io venile con voi! - provò a impietosirlo e devo dire che ci riuscì alla grande, stava davvero per cedere ma non potè fare o dire nulla che fu Dave a prendere la parola al suo posto. 
  • Non fa niente Henry, portaci lei... a me non va più di venire. - non avrei voluto essere nei panni di mio figlio, si trovava a dover gestire una situazione davvero scomoda: o rendeva felice Hope, dando una piccola delusione a Dave, o rispettava i patti originali presi con il suo fratellino e lasciava piangere disperata Hope. Da qualunque punto di vista si guardava la cosa non era affatto piacevole, sopratutto visto il periodo per loro già buio, ma accontentarli entrambi era comunque impossibile. Vidi Henry pensare velocemente ad una possibile soluzione ed ecco che improvvisamente ebbe un lampo di genio. 
  • Hope andremo domani io e te, te lo prometto tesoro, per oggi l’ho già promesso a Dave. Non è carino dare una parola e non mantenerla non trovi? - credete che alla piccola importasse qualcosa della parola data da Henry? Ma assolutamente no e infatti ecco che il suo pianto si fece ancora più insistente. 
  • Cattivo Henny! cattivo anche Dj. No più bene io. - portò le braccia al petto in segno di protesta.
  • Ah... non mi vuoi più bene quindi? - scosse la testa - che peccato... e io che avevo quasi quasi pensato all’idea di portarti un giocattolo al mio ritorno per farmi perdonare. - esclamò convinto di centrare il bersaglio e infatti alla parola giocattolo eccola sgranare gli occhi e smettere immediatamente di piangere.
  • Giochino a me?!?! - domandò per essere sicura di aver capito bene. 
  • Già, volevo comprarti un giochino visto che non posso portarti con me ma non credo sia più necessario visto che non mi vuoi bene.... Andiamo Dave, vai a mettere la giacca. 
  • Henny aspetta! - lo fermò - vieni qui, devo dirti una cosa impottante. - trattenni una risata non so come... sapevamo tutti in quella stanza cosa stesse per fare Hope. Anche Henry lo sapeva ma fece finta di nulla, si avvicinò alla sua sorellina e lei, prendendogli il viso con le sue minuscole manine, gli diede un bacino e guardandolo negli occhi esclamò... - Henny ti boglio tanto tanto bene. 
  • Adesso mi vuoi bene è?!?!? - rispose Henry prendendola tra le braccia e facendole fare l’areoplanino  - piccola ruffiana del mio cuore, ma cosa devo fare io con te è?
  • Giochino! - rispose da gran sfacciata quale è - Se tu giochino a me io no piango più. 
  • E farai anche la brava bambina? 
  • Io sempre brava bimba.  - ehm... avevo qualche dubbio su questo.
  • D’accordo allora, cosa ti piacerebbe che ti riportassi? - ci pensò su parecchio.
  • La casa delle babby! - una cosetta da “niente” proprio. 
  • Una casa Hope? Non ti sembra un po’ eccessivo come regalino? La casa delle barbie è un giocattolo molto molto grande, non stai chiedendo un po’ troppo a tuo fratello? 
  • Ma no zia!!!! No una casa grande, una casetta piccola! - mi spiegò come se sul mercato esistessero varie dimensioni di casa delle Barbie. 
  • Hope amore della zia non...
  • Mamma non preoccuparti, va bene così, se è questo che vuole...
  • No Henry....
  • Ho detto che va bene mamma, non insistere per favore... Vuole la casa delle Barbie? E la casa delle Barbie avrà. Ora andiamo Dave o faremo tardi e non riusciremo a rincasare per tempo. 

Come promesso quella piccola peste non fece nessun capriccio nel vedere i suoi fratelli andare via senza di lei, approfittai quindi che fosse tranquilla per sistemare la cucina e parte della casa dopodiché la preparai, vestendola da principessa come mi aveva chiesto e insieme ci dirigemmo verso casa Jones dove a breve sarebbero arrivati gli operai. Rientrare in quella casa mi fece uno strano effetto, erano mesi che non vi mettevo piede e subito dopo aver varcato la soglia  una strana sensazione mi invase: non sembrava minimamente come la ricordavo, era più... fredda! Si... fredda era decisamente termine più adatto.  Mancava il calore familiare che si respirava ogni volta che vi si metteva piede lì dentro, mancavano le urla gioiose dei miei nipotini ma sopratutto mancavano i soliti battibecchi dei due piccioncini di casa. Pensando a questo una lacrima rigò il mio viso ma prontamente l’asciugai, volevo evitare a tutti i costi che  la piccola di casa, o lo stesso Killian se ne accorgessero. Ero qui per dare loro una mano non per rendergli la giornata ancora più pesante. A differenza mia Hope non sembrò notare alcuna differenza nella sua casa e dopo aver esclamato a gran voce “casaaaaa”, tentò di raggiungere la scalinata per salire al piano superiore. 

  • Non si può andare in cameretta signorina, ci sono gli operai che stanno lavorando per renderla una vera  stanza da principessa. - provai a spiegarle credendo che fosse diretta proprio nella sua stanza purtroppo però le sue intenzioni non erano quelle che immaginavo. 
  • No andare in cameretta io, andare a svegliare mamy, voglio giocare con lei! -  i suoi occhi emanavano gioia da tutti i pori al solo pensiero di poter nuovamente giocare con Emma e questo suo entusiasmo mi gelò il sangue: credeva che sua madre fosse finalmente tornata a casa... come avrei fatto a spiegarle che le cose non erano per nulla cambiate? Sembrava così felice,  non volevo darle una delusione ma al tempo stesso non potevo neanche mentirle... mi avvicinai a lei, la presi in braccio e andandoci a sedere sul divano provai, con parole adatte ad un bimbo della sua età, a spiegarle che per quel giorno non avremmo visto Emma. Ci rimase un po’ male ma si riprese subito quando vide i suoi fratelli rientrare: oltre alla casa delle Barbie che aveva chiesto, della quale rimase molto entusiasta anche se inizialmente si lamentò che fosse rotta non capendo che in realtà era solo da montare, i due le riportarono anche un grande cornetto alla nutella che inutile dire mangiò subito sporcandosi completamente dalla testa ai piedi. 
  • Hanno già iniziato con la sua stanza? - chiese Henry indicandomi Dave che forse aveva un entusiasmo addirittura peggiore di poche ore prima.
  • Ancora no, hanno iniziato con la principessina. 
  • Meno male! - lo vidi tirare un sospiro di sollievo - visto Dave?!? Siamo ancora in tempo, forza! andiamo di sopra. - gli disse per poi dargli una pacca sulla spalla e prendere la direzione delle scale.
  • Dove state andando? Stanno lavorando di sopra. 
  • In camera mia mamma, non devono fare i lavori nella mia camera. 
  • Appettate! Appettateeeeeee! Anche io cameretta Henny! - strillò Hope raggiungendo i suoi fratelli. - voglio venire pule io con voi. 
  • E la tua nuova casa delle bambole la lasci qui? - le chiese Henry
  • Non posso giocacci adesso! È ancora rotta. Zia cottruisci casa, io vado a giocare con Henny e Dj. - questa volta la portarono con loro, sapevano entrambi che in caso contrario l’avrebbero sentita strillare per tutta casa... meglio non rischiare di farsi venire il mal di testa. Non li vidi e non li sentii per tutta la mattinata e parte del primo pomeriggio, eccetto l’ora di pranzo erano rimasti chiusi per tutto il tempo in camera di Henry e la cosa mi puzzava un po’! Non li sentivo ne ridere, ne litigare... era strano, almeno una volta al giorno Hope corre piangendo che qualcuno le aveva fatto i dispetti. Quel silenzio nascondeva qualcosa di misterioso, qualcosa di cui forse dovevo iniziare a preoccuparmi. Fui tentata molte volte di andare al piano di sopra a controllarli con la scusa di vedere come procedessero i lavori nella stanza accanto ma ogni volta mi ripetevo a mente “finiscila Regina, non stanno facendo nulla di male, sono con Henry” e prontamente tornavo alle mie cose. Presi atto di quello che in realtà avevano combinato per tutto il tempo solamente quando Killian mi chiese una mano “magica” per imballare, come fatto in precedenza per la camera di Hope,  i mobili della vecchia stanza di Dave. Con la situazione di Emma non aveva minimamente pensato a farlo prima. Salii con lui al piano di sopra e proprio davanti la camera del piccolo trovammo una sorpresa. Sulla porta della camera vi era un enorme cartellone con sopra disegnato un divieto d’accesso mentre davanti ad essa vi era un Dave seduto a gambe incrociate con in mano un secondo cartellone “ la mia camera non si tocca”. Pensate fosse tutto? Certo che no, a completare l’opera vi era una piccola bimbetta bionda che correva in cerchio, intorno a suo fratello, tenendo in mano un piccolo striscione con su scritto “SCIOPERO”. 
  • Non si passa qui!!!!! - strilló la piccolina - quetto è ciopero! - disse facendo sorridere sia me che Killian, ma come gli era venuto in mente a quei due di fare un gioco del genere? 
  • State facendo uno sciopero??? - chiesi stando nella parte e facendo finta di essere interessata
  • Si ciopero! Cioperoooooo! - Hope era entusiasta di aver imparato, per modo di dire, una parolina nuova. 
  • Ah si? e come mai? Per cosa state protestando giovani umani? 
  • Per... per.... io... Dj pecchè cioperiamo? Non mi ricordo più. 
  • Per i miei principi! - rispose lui esasperato dalla memoria a breve termine di sua sorella. 
  • Wow! Davvero un’ottima motivazione non è vero Killian? 
  • Certo ma Dave, per favore tu e tua sorella potreste andare a scioperare qualche metro più in là? Gli operai sono scesi a prendere le cose che servono per la tua cameretta, a momenti saranno qui, non possono trovare tutto questo, devono passare... e in verità dovremmo farlo anche noi. 
  • No, non si passa qui! È uno sciopero papà! - insistette. 
  • Dave non è il momento di giocare tesoro, prendete la vostra roba e portatela da qualche altra parte. - rispose lui con calma, andavamo molto di fretta è vero ma loro non potevano di certo  saperlo. 
  • Non sto giocando papà! Questo è un vero sciopero, non potete passare! 
  • Ti andate via! Ciopero ciopero cioperooooo! 
  • Non mi ripeterò un’altra volta bambini, andate a giocare da un’altra par...
  • NO! HO DETTO NO! QUESTA È CAMERA MIA E NON VOGLIO CHE NESSUNO CI ENTRI!  - non mi aspettavo una cosa del genere, stava giocando fino a due minuti prima... o forse no? Vidi Killian prepararsi a rispondergli per le rime ma fortunatamente riuscii a bloccarlo per tempo intervenendo prima di lui. 
  • Dave tesoro, fai... fai sul serio? Stai davvero scioperando? 
  • Si! Ho deciso che voglio scioperare per ottenere ciò che voglio e non ho intenzione di arrendermi fin quando non avrò ottenuto il mio scopo. 
  • E sentiamo signorino... - intervenne a quel punto Killian - quale sarebbe questo tuo scopo? Cosa speri di ottenere con tutta questa pagliacciata? Avanti, sgombra il campo se vuoi la cameretta nuova entro questa sera. 
  • IO NON LA VOGLIO LA CAMERETTA NUOVA! VOGLIO LA MIA CAMERA DI SEMPRE E TU NON PUOI COSTRINGERMI A CAMBIARLA! - era la prima volta in assoluto che si rivolgeva a Killian in quel modo, Dave non aveva mai alzato la voce con nessuno di noi fino a quel giorno, aveva sempre avuto paura che Emma o Killian avessero potuto rimandarlo in istituto se si fosse comportato male, quindi rimanemmo entrambi sbigottiti da quel suo nuovo modo di porsi.
  • Dave tesoro... - provai a dire
  • E NON STATE SEMPRE APPICCICATI VOI DUE! TU NON SEI MIA MAMMA, NON DEVI STARE SEMPRE VICINO AL MIO PAPÀ. - il mio cuore perse un battito, cosa aveva appena detto? 
  • Dave... devi forse dirmi qualcosa tesoro?- intervenne Killian cercando di non rimproverarlo, lo aveva capito anche lui che c’era qualcosa che non tornava.
  • NO!!! 
  • A me non sembra sai? Già solo per la questione cameretta dovremmo parlare non trovi? E poi per...
  • non voglio ascoltarti! 
  • Se stai facendo sciopero dovresti ascoltare la controparte invece lo sai? - scosse la testa rassegnato - ma chi ti ha messo in testa questa cosa dello sciopero è? Chi ti ha preparato tutti questi cartelli da esibire? - non ci avevo pensato... in effetti Dave non sapeva scrivere ancora, non poteva essere stato di certo lui l’artefice di tutto quel materiale... tze Henry, era stato senza ombra di dubbio suo fratello.
  • Sono stato io! - infatti... come avevo immaginato... - gli ho dato una mano io! 
  • Avrei dovuto immaginarlo che fosse una tua idea. Sarai contento adesso! 
  • Non ho fatto nulla di male! 
  • Non arrabbiarti con Henry papà! Sono stato io a chiedergli di aiutarmi!  - corse in soccorso del fratello Dave seguito a ruota dalla loro sorellina.
  • No dare colpa a Henny mio. Noi ciopero da soli. 
  • E sentiamo mio dolce tesoro: tuo fratello sciopera perché a quanto pare non vuole più la cameretta nuova, tu perché lo fai? - le domandò curioso della risposta che gli avrebbe dato quella furfante.
  • Se Dj no cameretta io no cameretta! Se Dj ciopera io ciopero. 
  • Neanche tu vuoi la tua cameretta? Che peccato.... il tuo bel castello era già pronto per giocarci... pazienza, vorrà dire che lo farò togliere per rimettere il tuo solito lettino. - sgranò gli occhi impaurita che suo padre potesse sul serio fare una cosa del genere. Pensò una decina di secondi su cosa fare, o meglio, su cosa le convenisse fare dopodiché abbandonò il suo compagno di avventura per salvare il suo nuovo “regno” 
  • Mio castello pronto???? - Killian annuì - Dj batta! Io no ciopero più, ciao! - e senza dare modo a nessuno di replicare eccola sparire di corsa nella sua nuova stanza. Bene, una era rinsavita, ora toccava far ragionare l’altro. 
  • Tua sorella ti ha abbandonato, sei rimasto da solo... allora, hai intenzione di continuare? 
  • Si! - rispose deciso - io non voglio una nuova cameretta. 
  • Ma perché?!?! Eri così entusiasta di averla, l’hai progettata insieme a tua madre per giorni e giorni e ora? - il bimbo abbassò la testa e non parlò. Evidentemente Killian in quelle parole aveva centrato parte del suo disagio. Alzò lo sguardo solamente per guardare suo fratello il quale gli fece segno di dire qualcosa. 
  • Tu lo sai non è vero? Tu lo sai perché si sta comportando così? - chiesi io ad Henry sperando potesse aiutarci in qualche modo.
  • Si ma non spetta a me esporre i fatti. Ho deciso di aiutarlo perché si sta battendo per una giusta causa... - distolse lo sguardo da me per poter guardare negli occhi il suo patrigno - almeno una persona in questa famiglia ha ancora sani principi. - quelle parole centrarono dritte il bersaglio e sia io che Killian capimmo immediatamente  che il nucleo principale di tutta quella situazione era ancora una volta Emma. Improvvisamente ogni tono di rimprovero per quel comportamento poco adeguato cessò ed ecco che Killian tornò il solito papà comprensivo e amorevole. 
  • Dave amore di papà, se c’è qualcosa che non va devi dirmelo ok? Possiamo affrontarlo insieme. - niente da fare, non si decideva a parlare. - se non vuoi la cameretta nuova non fa niente, la manderemo indietro, ma almeno spiegami il motivo.
  • Non mi piace più! - si limitò a dire. Era una grossa balla, davvero una grossissima balla. 
  • Ma dai?!?! Sul serio?!?!? Dave Dave Dave... ma cosa devo fare io con te è? Fino ad una settimana fa non facevi altro che chiedere di questa cameretta, di quanto ti sarebbe piaciuto giocarci e adesso mi vieni a dire che non ti piace più? - abbassò la testa - Ascoltami attentamente, ho perso il conto di quante volte io ti abbia già detto questo ma è vero: non c’è nulla che tu non possa dirmi figliolo, qualsiasi problema, qualsiasi paura, tutto si può affrontare e superare se me ne parli. Non sei solo Dave, non lo sei più.. insieme possiamo scalare anche l’ostacolo più insormontabile ma devi volerlo anche tu. Non avere timore di dirmi nulla, io non ti giudico... non lo farò mai... voglio solo vederti felice. - parole semplici e sincere, parole dette dal cuore.. ecco cosa serviva a quel piccoletto per prendere coraggio e aprirsi. 
  • Io non voglio più la cameretta nuova perché... perché... 
  • Va tutto bene, puoi dirmelo! - gli sorrise e nel mentre gli prese una manina che strinse prontamente nella sua come a volergli dare forza. 
  • Non voglio avere una cameretta nuova se non c’è la mia mamma a casa... 
  • Ma tesoro la mamma tornerà prestissimo, non sarebbe carino fargliela trovare già tutta pronta e arredata per quando sarà qui? - Henry tossì di proposito più e più volte per far comprendere a Killian il suo dissenso per quelle parole ma fortunatamente Dave non ci fece caso.
  • E se non tornerà più??? - nessuno di noi si aspettava quella domanda e rimanemmo per qualche secondo imbambolati a fissarlo incapaci di dire altro. Non avevamo mai dato modo loro di preoccuparsi, da dove veniva fuori quella paura? Per un primo momento Killian guardò in malo modo Henry convinto che si fosse fatto scappare qualcosa di troppo ma il ragazzo mimò un no con la testa discolpandosi dall’accusa. 
  • Ma certo che tornerà Dave... hai la mia parola campione.
  • Ma se  invece non tornerà più? - vederlo così spaventato mi stava uccidendo - io ho molti ricordi della mamma nella cameretta di adesso mentre in quella nuova non ne ho neanche uno... io non voglio avere una camera nuova senza ricordi con lei... ho.... ho paura di... di... di dimenticarla. - non riuscì più a resistere e correndo ad abbracciare il suo papà scoppiò in un grande pianto liberatorio. Lottai con tutta me stessa per non mettermi a piangere anche io ma fu una battaglia davvero molto dura da sostenere, rimanere impassibili a tutto quello strazio era davvero impossibile. Calmare Dave non fu affatto semplice ma collaborando tutti e tre insieme, io, Killian e Henry, riuscimmo quantomeno a farlo smettere di piangere. 
  • La... la cameretta? Devo per forza cambiarla papà?  - chiese asciugandosi le lacrime.
  • No, certo che no. La farò mettere momentaneamente in cantina, appena sarai pronto la monteremo insieme ok? - annuì 
  • Grazie papà!
  • Di nulla campione ma perché adesso non vai a prendere i giocattoli che abbiamo messo nel ripostiglio e non inizi a rimetterli a posto? Lì abbiamo tolti per sistemarli nella cameretta nuova ma visto che abbiamo rimandato i lavori sarebbe carino riportarli nel loro habitat naturale non trovi? Avanti, comincia ad andare, io ti raggiungerò prestissimo. - si strinse ancora qualche secondo a suo padre dopodiché da bravo bambino obbedì allontanandosi e lasciandoci soli. 
  • È andata bene no? - dissi guardando Killian 
  • Odio mentirgli... - rispose lui per poi notare lo sguardo severo di Henry - È inutile che mi fulmini con lo sguardo, non potevo dirgli la verità! 
  • Illuderlo non è stato di certo un buon piano però... cosa gli racconterai quando.... tze... ma che te lo dico a fare, te neanche ci sarai più quando tutto questo succederà! 
  • Henry... per quanto altro ancora ce l’avrai con me è? Ti ho già detto che...
  • Non voglio ascoltarti Hook! 
  • Ah si?  E perché sei ancora qui? - sentendosi attaccato rispose con la stessa moneta.
  • Per mio fratello non certo per un cret...
  • Oooook,ok ok... basta così che ne dite? Non è momento questo di litigare, di la c’è un bambino che sta soffrendo terribilmente per la mancanza della sua mamma, non ha bisogno di assistere anche a questo. - gli zittii entrambi... quando volevano sapevano essere anche peggio dei bambini. - Henry... siete usciti questa mattina, ti ha raccontato qualcosa per caso? C’è dell’altro oltre alla storia della cameretta? Ha detto una frase prima che mi ha lasciata alquanto interdetta. - mi riferivo all’allusione di me sempre attaccata a Killian. 
  • Mi ha detto esattamente quello che ha detto a voi, ha fatto qualche domanda strana sul perché state sempre insieme nonostante non siate sposati ma per il resto abbiamo parlato solo della cameretta.
  • Deve esserci qualcosa sotto!
  • Già, sospetto anche io che ci sia dell’altro sotto... è troppo teso e ho notato che, ogni qual volta gli viene fatta una domanda,  impiega sempre qualche secondo in più del solito prima di rispondere. Ha paura di sbilanciarsi e questo rafforza la mia teoria che non ci ha detto ancora tutto. 
  • Gli parlerò quanto prima allora... - disse Killian parlando direttamente a Henry - Grazie... grazie per avergli dedicato del tempo. 
  • Non l’ho fatto per cortesia, l’ho fatto perché mi andava e perché in parte è anche mio dovere... io non vengo meno alle mie responsabilità Hook, ricordatelo questo! - niente da fare, ormai eravamo arrivati ad un punto di non ritorno... non si sarebbero più  riappacificati quei due. Troncai la loro discussione chiedendo a Henry di aiutare suo fratello a sistemare la stanza mentre io e Killian, dopo aver parlato con gli operai del cambiamento di programma, pensammo ad un momento adatto per provare a parlare con Il piccolo di casa. Lo so... Sarebbe stato meglio far affrontare l’argomento solamente a Killian ma Dave mi aveva tirata in ballo e di conseguenza volevo saperne di più. Concordammo entrambi sul non far passare troppo tempo prima di affrontare la situazione e di parlargli quanto prima ma per quella sera purtroppo non sarebbe stato possibile fare nulla: Killian aveva il turno di notte. Lo avremmo fatto in settimana, magari il mercoledì sera dopo averlo accompagnato, come di consueto, a trovare la sua mamma. Promisi quindi a Killian di non fare nulla in sua assenza se non strettamente necessario e una volta recatosi a lavoro presi i bambini e li riportai a casa mia. Hope era arrabbiatissima per essere stata interrotta mentre giocava alle principesse nella sua nuova cameretta e si mise a piangere per protesta, Dave anche se non piangeva invece era  ancora alquanto demotivato. odiavo vederli in quello stato e pur di far tornare loro il sorriso chiesi a Robin la gentilezza di passare in videoteca, di ritorno da lavoro, e noleggiare un cartone animato per i bambini. Diedi lui la lista di quelli che avevano già visionato in modo tale da non prendere un dvd già visto e nel mentre che tornasse mi misi a preparare una cena speciale, mai preparata a casa Mills forse, fatta di Hamburger e patatine fritte. Inutile dire che a Hope svanì ogni malumore nel vedere uno dei suoi piatti preferiti e senza aspettare che tutti fossimo a tavola si fiondò sulle patatine come se non ci fosse un domani. Dave non fu entusiasta quanto la sorella ma comunque mangiò tutto senza fare storie e fece anche il bis. Mi tranquillizzai subito nel vederlo mangiare, “sta già meglio” pensai, ma la giornata non era ancora terminata  e presto mi resi conto di aver parlato troppo presto. Robin approfittò del fatto che stessi sistemando la cucina per portare i bambini in soggiorno e dopo aver messo loro il cartone animato tornò da me con la scusa di ricevere un po’ di coccole. Da quando Emma era stata ricoverata e i bambini erano in casa con noi i nostri momenti di intimità erano diminuiti drasticamente, non c’era nulla che ci impedisse di passare le serate come un tempo eppure io, sarà stata tutta quella situazione che si era venuta a creare, non riuscivo a lasciarmi andare... mi sembrava una mancanza di rispetto verso Emma, Killian e anche i bambini.. stavano passando un momento infernale, perché io avrei dovuto essere felice? Era un ragionamento sbagliatissimo il mio, lo so... mettere la propria vita in pausa non avrebbe di sicuro sistemato le cose ma non riuscivo proprio a lasciare andare i cattivi pensieri. Mi mancava il mio Robin, sarei ipocrita se dicessi il contrario, ma riuscivo comunque ad andare avanti; chi doveva farne le spese era proprio lui invece che poveretto, nonostante facesse finta che andasse tutto bene pur di non farmi pesare la cosa, stava soffrendo terribilmente la mia lontananza e quella sera, a suon di abbracci e baci, cercò di dimostrarmelo. 
  • Robin non... non è il momento - dissi nell’esatto momento in cui le sue mani da dietro la mia schiena si posarono sotto la mia maglia - Ci sono i bambini di la... 
  • i bambini saranno impegnati come minimo per un’oretta, non si accorgeranno di nulla... - cercò di convincermi andando a lasciare una lunga scia di baci dalla clavicola fino al lobo dell’orecchio. Era una tortura estremamente piacevole e ben presto, nonostante cercai in ogni modo possibile di restare lucida, cedetti al suo tocco e mi lasciai trasportare. Forse me ne sarei pentita subito dopo, o forse no... non credo lo saprò mai e sapete perché? Perché  proprio quando decisi di lasciarmi andare sul serio accadde l’inaspettato. Una piccola esplosione e un rumore assordante proveniente dalla stanza accanto ruppe la nostra bolla di sapone riportandoci immediatamente  alla realtà.
  • Che accidenti è  stato?!?! - chiese Robin con il cuore in gola per lo spavento. 
  • Non lo.... io...ODDIO I BAMBINIIIII! - solo in quel momento mi resi conto che Dave e Hope erano molto probabilmente nella stanza da cui era provenuto il rumore e senza neanche preoccuparmi in che condizioni fossi, fortunatamente ero ancora vestita, piombai a grande velocità da loro per vedere se stessero bene e che non fossero in pericolo. Quello che mi ritrovai davanti mi lasciò senza parole. Il televisore nuovo, comprato da meno di un mese, era a terra e versava in condizioni pietose. Lo schermo era completamente in frantumi e dalla presa uscivano ancora delle piccole scintille, molto probabilmente dovute all’esplosione che avevo sentito poco prima. Ma come aveva fatto quel televisore a cadere? Guardai i miei nipotini per assicurarmi che non si fossero feriti e per farmi raccontare cosa fosse effettivamente successo ma mi resi conto che in stanza c’era solamente Hope. 
  • La tibù ha fatto bum!!! - esclamò alzando le braccia come per dire “e adesso???” Si era spaventata, potevo vederlo dai suoi occhioni ma non pianse.
  • Tranquilla amore non è successo nulla - la pesi in braccio - Ti sei spaventata vero? - annuì - Mannaggia... ma non ti sei fatta male vero? - chiesi nel mentre la scrutavo attentamente per verificare con i miei stessi occhi che effettivamente stesse bene. 
  • Io no bua ma tavo vedendo cattone io.... - mise il broncio... se c’è una cosa che Hope non sopporta è essere interrotta mentre vede i suoi adorati cartoni animati. 
  • lo finiremo di guardare nella mia stanza e nel lettone va bene? Ora dimmi però: dov’è tuo fratello?
  • Dj cattivo... il leone piccolo boleva svegliare il leone grande ma lui no ti svegliava.... Dj ha buttato giù la tibù ed è scappato via...  - il leone non si svegliava? aveva buttato a terra lui stesso il televisore? I miei occhi si posarono sul tavolinetto del salotto dove ancora vi era la custodia del dvd noleggiato... non potevo crederci, di tanti cartoni esistenti sulla faccia della terra Robin aveva affittato il più inadatto... il re leone. Improvvisamente il gesto di Dave divenne, anche se un tantino esagerato,  più o meno comprensibile e senza esitare ancora provai a capire dove fosse finito. 
  • Dave???? Dave dove sei? - dissi a voce sostenuta per farmi sentire dovunque fosse ma a quel tono di voce lui sobbalzò: si era nascosto dietro l’appendi abiti e credendo che lo stessi rimproverando apri la porta principale è correndo a gran velocitá uscì in strada. Corsi per raggiungerlo ma quando arrivai alla porta lui era già al centro della strada intenzionato a raggiungere il via letto adiacente. Non so descrivervi cosa provai di preciso, ho ricordi abbastanza confusi di quello momento.  Vidi un  furgoncino  viaggiare a velocità sostenuta verso di lui... ricordo di essermi spaventata a morte ma fortunatamente grazie alla magia riuscii a catapultarlo dall’altra parte della strada impedendogli di essere investito. Corsi verso di lui e la prima cosa che feci fu inveirgli contro, aveva fatto una cosa gravissima, aveva rischiato seriamente di morire e a me stava per prendere un infarto.
  • MA CHE ACCIDENTI PENSAVI DI FARE È?!?!? - lo presi per un braccio facendolo voltare nella mia direzione - VOLEVI FORSE FARTI AMMAZZARE?!?!? ERA QUESTO CHE VOLEVI? RISPONDIMIIII DAVID! - nessuno di noi lo aveva più chiamato così dal giorno in cui Emma e Killian lo portarono a casa e questo la diceva lunga su quanto fossi arrabbiata e sconvolta. - ALLORA???? ESIGO UNA SPIEGAZIONE!
  • Vo... vo.... voglio la mia mammaaaaaaa... -  singhiozzò per poi scoppiare a piangere. - VOGLIO ANDARE DALLA MIA MAMMAAAAAA..... PORTAMI DA LEIIIIIII.... - iniziò a dire cominciando a sferrarmi dei pugni, innocui, per sfogare la sua rabbia repressa. credetemi, mi sentii uno schifo per averlo portato ad avere quella reazione così esagerata ma non ero riuscita a restare calma dopo lo spavento subito. Cercai di calmarlo ma fu tutto inutile, qualsiasi cosa dicevo non faceva altro che incrementare la sua sofferenza. Chiamai Robin per farmi dare una mano, forse con lui sarebbe riuscito a calmarsi, ma anche in quel modo la cosa non cambiò… continuava imperterrito a supplicarci di portarlo da Emma e fargliela vedere. Non diceva altro.. la parola mamma è l’unica che usciva dalla sua bocca. Avevo combinato un macello, o almeno così credevo ma quando Robin, per calmarlo, gli chiese se voleva tornare dentro a finire di guardare il cartone animato con la sua sorellina ecco che il pianto e le suppliche di vedere Emma si fecero ancora più insistenti tanto da procurargli un attacco di panico in piena regola. Non ero stata io a portarlo ad avere quella crisi allora, forse solo un pochino ma per il resto era quel cartone animato che lo aveva turbato. Mi affrettai a prenderlo in braccio nonostante pensassi che non avrebbe voluto e disegnandogli, con la mano, dei cerchi immaginari sulla schiena e sussurrandogli parole di incoraggiamento riuscii in parte a farlo tornare a respirare normalmente. 
  • Vogliamo chiamare papà? - domandai per farlo distrarre un po’.
  • Mamma... 
  • non possiamo chiamare la mamma adesso, starà dormendo... è tardi!
  • La mamma.... la mamma non è andata via per sempre vero? 
  • Ma no Dave, non è andata via la tua mamma... non lo farebbe mai! Lo sai dove sta e mercoledì la vedrai. 
  • Non succederà come il cartone che mi lascerà da solo vero? - fulminai Robin con lo sguardo. Ci mancavano solo i cartoni animati a mettere in crisi la nostra famiglia - Mufasa è... lui....
  • Shhhhh.... no tesoro, non pensarlo neanche, la tua mamma non ti lascerà mai da solo e anche adesso che non è materialmente presente vive qui... - gli misi la mano sul petto - nel tuo cuoricino. So che sei spaventato per questa situazione ma andrà tutto bene, fidati di me.  - non sembrò credermi ma annuì comunque come a volermi fare contenta. 
  • Mi.. mi dispiace per la televisione... e mi dispiace anche per essere scappato... scusa.
  • Ascolta... non devi scusarti di nulla ok?  non so cosa ti stia succedendo di preciso  tesoro ma l’ho capito che c’è qualcosa che non va. Mi piacerebbe aiutarti... e anche al tuo papà piacerebbe sai? Che ne dici? Vogliamo chiamarlo e farlo tornare A casa? - eravamo rimasti che avremmo aspettato mercoledì ma con gli sviluppi della serata forse sarebbe stato meglio intervenire nell’immediato. Chiamai Killian al cellulare spiegandogli in grandi righe cosa fosse successo e nel giro di qualche minuto fu a casa. Dave si ancorò a suo padre non appena lo vide entrare  e non sembrava minimamente intenzionato a lasciarlo andare. Riprese a piangere ancora una volta e nonostante provammo a fargli delle domande per capire a cosa fosse dovuta tutta quella sofferenza non riuscimmo ad ottenere risposta. Aveva innalzato un muro e per il momento era inespugnabile. A suon di coccole e abbracci Killian riuscì a metterlo a letto e a farlo addormentare ma il senso di impotenza, nonostante sembrasse dormire sereno, non ci abbandonò: Dave aveva un problema e noi a quanto pare non eravamo in grado di aiutarlo. 
  • Vedrai che domani andrà meglio - tentai di dirgli per rincuorarlo un pochino nonostante io stessa non ero per nulla tranquilla. - di sicuro quel cartone animato l’ha spaventato più del dovuto. Con una bella dormita magari... 
  • Parliamoci chiaro Regina, tutto questo non è dovuto ad uno stupido cartone animato... ok, forse ha accentuato un pochino le sue paure, ma stava così già da prima... è colpa mia! Se sta così è solo colpa mia...
  • Andiamo Killian... ma cosa dici! Non è assolutamente colpa tua e lo sai bene anche tu questo... stiamo vivendo un periodo particolarmente stressante e buio, non mi stupisco che anche i più piccoli ne risentano. - pensavo davvero quello che gli stavo dicendo, ma come lui mi ricordò subito dopo, anche io avevo delle domande in testa di cui non conoscevo ancora risposta.
  • Ok il periodo stressante ma il resto? Non dovrebbe temere per sua mamma, non dovrebbe fare tutte quelle domande su di lei... ha chiesto se mai ritornerà a casa... ci rendiamo conto della cosa vero? Come fa a sapere certe cose se noi stessi, volontariamente, non gliene abbiamo mai parlato? Te lo dico io.. mi avrà sentito parlarne con Henry... era in casa quando io e lui abbiamo avuto quell’accesa discussione.... deve essere andata così!
  • Killian ti stai colpevolizzando per cose che non esistono.. 
  • No... è come dico io e non è l’unica cosa che ho sbagliato con lui... con loro! Li ho affidati a te quando in realtà avrei dovuto io stesso occuparmi di loro, sono i miei figli, non i tuoi... spettava a me rincuorarli le prime sere quando iniziavano a notare l’assenza di Emma, era mio compito passare più tempo del solito con loro cercando di colmare almeno un pochino l’assenza della loro mamma, non avrei dovuto fargli cambiare casa.... non ho fatto nulla per loro Regina! Mi sono chiuso nel mio dolore e ho pensato solo ed esclusivamente a me. Capisci adesso perché non posso restare in zona una volta che tutto questo incubo si sarà concluso? Non sono in grado di fargli da padre senza di lei, è evidente questo...
  • Un’altra parola Killian.... una sola altra parola e ti giuro che ti prenderò seriamente a calci nel sedere. È vero, sei stato assente agli inizi con loro ma è anche vero che nelle condizioni in cui versavi non saresti stato comunque in grado di fargli da padre. Stai facendo del tuo meglio adesso e questo a loro basta. Andiamo... chiedono sempre di te durante la giornata e gli si illuminano gli occhi ogni volta che torni da lavoro, ad entrambi... questo vorrà pur dir qualcosa non trovi? Non infliggerti colpe che non sono tue. Non sei tu la causa del comportamento strano di Dave. 
  • Non puoi saperlo....
  • Vero, ma forse so chi può aiutarci. Ho chiesto aiuto ad Hopper per quanto riguarda Hope e da allora sono riuscita a cavarmela benissimo con lei. So che non ti va molto a genio il grillo e che sei una persona alquanto riservata, ma forse potremmo chiedere un consulto a lui anche per la situazione di Dave, o perché no... Potremmo farlo parlare direttamente con lui. Una chiacchierata con il grillo non gli farebbe di certo male e a dire la verità non farebbe male neanche a te. 
  • Io non ne ho alcun bisogno... per quanto riguarda Dave invece....  - lo vidi pensarci su - Non lo so...
  • Non devi prendere una decisione adesso, pensaci con calma e magari ne riparleremo tra qualche giorno. Chissà... magari aiutandolo riuscirà anche a toglierti dalla testa che è tutta colpa tua e che non meriti di stare con loro. 

Con quella mia ultima frase mettemmo la parola fine all’argomento e ognuno tornò alle sue cose: io finii di sistemare la cucina che era ancora un gran caos, lui andò a controllare i bambini nonostante stessero già dormendo. Gli era passata per la mente l’idea di tornare al porto ma sapevo che non avrebbe concluso nulla, visto i pensieri che aveva in testa, così lo dissuasi e lo convinsi a tornare lì direttamente il mattino successivo così con la scusa avrebbe accompagnato anche Dave a scuola rendendo quel piccoletto un po’ più felice. Adorava essere accompagnato a scuola dal suo papà e quando succedeva era sempre di ottimo umore. Sperai che anche quel giorno le cose potessero prendere quella piega ma ahimè... dovevo smetterla di sperare misá. Fece i suoi ormai consueti capricci nonostante la notizia che lo avrebbe accompagnato il suo papà e forse ne fece anche più del solito. Non voleva proprio saperne di andare a scuola quella mattina ma fummo costretti, nonostante il mio cuore si stava letteralmente lacerando nel sentirlo supplicarci, a mandarlo ugualmente in quanto entrambi avevamo del lavoro da gestire. Hope sarebbe stata con Granny quella mattina, ma dubito fortemente che la dolce nonnina avrebbe resistito una giornata con entrambi e di conseguenza non potremmo fare altrimenti se non mandarlo a scuola. Le urla di Dave mi risuonarono nel cervello per gran parte della mattinata nonostante Killian mi disse che alla fine si era tranquillizzato ed era entrato senza capricci; mi sentivo uno schifo per averlo costretto a fare qualcosa che non si sentiva di fare ma quello non fu nulla in confronto a come mi sentii qualche minuto dopo. Ero nel bel mezzo del lavoro quando improvvisamente ricevetti una chiama. 

- Pronto?!?! 

- emh.. si pronto parlo con la signora Mills? - disse la voce dall'altro capo del telefono.

- Si sono io, con chi ho il piacere di parlare? - risposi educatamente sperando mentalmente che non fosse l'ennesima chiamata di lavoro. 

- Buongiorno signora sindaco, sono il signor Williams, il direttore della scuola d'infazia di Storybrooke. La sto contattando per una questione delicata riguardante suo nipote: David Jones. - al sentire quelle parole il mio cuore si fermò. Che fosse successo qualcosa al mio piccolino?

- Mi... mi dica, è successo qualcosa? Dave sta bene?

- Ho appena convocato suo nipote nel mio ufficio e avrei bisogno gentilmente di parlare anche con lei. Mi dispiace averla disturbata, ho provato a contattare il signor Jones prima di lei ma non sembra essere raggiungibile al momento e lei e lei risulta essere il numero di emergenza di riserva. 

- Non mi ha disturbato si figuri ma mi dica... mio nipote sta bene?

-  Signora forne non è il caso di parlarne per telegono... mi raggiunga quanto prima, le spiegherò tutto non appena ci incontreremo.  - Quelle parole così misteriose mi preoccuparono e parecchio così, senza pensare al lavoro, corsi fuori dall'ufficio e senza dare spiegazioni alla mia segretaria mi affrettai a raggiungere la mia auto e a velocità sostenuta raggiunsi la scuola di Dave. 

Venni fatta accomodare in sala d'attesa ma dopo neanche cinque minuti ero gia dentro l'ufficio del preside. Non eravamo soli, oltre a Dave, il qule sapevo già fosse li, vi era un altro bambino e un adulto, molto probabilmente il genitore di quest'ultimo. 

- Prego si accomodi... - Esordì il preside indicandmi la sedia vuota difronte la sua scrivania. - Vede signora, l'ho fatta chiamare perchè oggi è successa una cosa abbastanza grave che gradirei non si ripetesse più: il giovane David questa mattina ha picchiato il suo compagno di classe Lucas per motivi a noi del tutto sconosciuti. - disse indicandomi il bambino presente in studio con noi. Cosa? Dave aveva picchiato qualcuno? Non potevo credere alle mie orecchie.

- Dave ha picchiato qualcuno??? - ripetei cadendo completamente dalle nuvole. - Dave, amore... è... è vero quello che sta dicendo il presede? - chiesi guardandolo negli occhi per saperne di più. Lo vedi provare ad evitare il mio sguardo ma quando non potè far a meno di guardarmi eccolo scoppiare in lacrime. 

- Io... io non ci volevo venire a scuola oggi!!!! Io non voglio più andare a scuola ziaaaaaaaa!!!!! - disse tra i singhiozzi venendomi subito ad abbracciare.

- ehi amore, ma che ti prende è? Ti piace l'asilo, ti è sempre piaciuto. Come mai non vuoi più tornarci? E' forse successo qualocosa? - ero convinta che ci fosse qualcosa sotto, non era certamente da Dave comportarsi così. Era un bambino dolcissimo e per nulla violento, non si sarebbe mai permesso di picchiare un suo compagno così dal nulla. - Se mi dici cos'è successo e cosa ti ha spinto ad avere questo comportamento magari posso aiutarti. - lo spronai. 

- Io non volevo però... però....  - non riusciva a parlare.

- Però cosa? Dimmelo Dave, lo possiamo affrontare insieme.

- Mi... mi prendono in giro ziaaaaaaa! I miei compagni mi prendono in girooooo... Non voglio più venirci a scuola. Sono cattivi... sono tutti cattiviiiiiii! - sembrava inconsolabile.

- Non piangere tesoro, non serve! - gli sorrisi provando ad ascigargli inutilmente il viso - Adesso, da bravo, prendi un bel respiro e racconta a me e ai signori qui presenti quello che è successo ok? - annui. Ci miese un po' a calmarsi e a trovare il coraggio di parlare ma alla fine ci riuscì.

- Lui e... e un altro nostro compagno di classe mi... mi dicono sempre che io sono uno sfigato perchè non... perchè non ho più una mamma  e... e sono giorni che quando esco da scuola loro mi prendono in giro e si mettono a ridere perchè... perche....

- Avanti continua... 

- Perchè sono l'unico bambino che non ha la mamma fuori scuola ad aspettarlo. O... Oggi lui non ha fatto altro che chiamarmi orfanello sfigato e così io mi sono arrabbiato e... e gli ho dato un pizzicotto sul fianco. - ora capivo tutto... ecco perchè erano giorni che se ne stava sempre in disparte con quel visetto triste, povero piccolo mio... come accidenti ho fatto a non capire che il suo disaggio riguardava proprio la scuola? 

- Gi hai dato solo un pizzicotto David? - lo rimproverò la sua maestra, anche lei presente a quel colloquio. - Perchè non racconti a tua zia anche il resto della storia? 

- E' stato lui che ha iniziato però!!!! - indicò l'altro bambino presente. - Lucas mi ha graffiato sul viso zia.  - ecco spiegati anche  i segni che aveva sulla sua guancia destra - E io allora gli ho dato un pugno forte forte sul naso e l'ho fatto sanguinare. - concluse a sguardo basso. - Mi sono solo difeso. 

- Ooooh Dave, lo sai bene che la violenza non va mai usata. - gli dissi 

- Ma ha iniziato lui!!!!!

- Non importa chi ha iniziato, alzare le mani è sempre sbagliato. Saresti dovuto correre a parlare con me o con la maestra, ti avremmo saputo aiutare.  - Aveva agito così perhè arrabbiato, quel bimbo aveva esagerato sul serio, ma non potevo di certo giustificare i suoi comportamenti violenti, Emma non avrebbe voluto.

 - Ma ziaaaa.... Io ce l'ho una mamma, perchè devono dire che non è così? - piagnucolò. 

- Perchè sei un bugiardo Dave! Non ce l'hai la mamma o altrimenti starebbe qui adesso non trovi? - rispose l'altro bambino con cattiveria. 

- IO CE L'HOOOOOOOOOOOOOOOO- strillò Dave.

- Prima forse! La tua mamma adesso non c'è più ecco perchè sei costretto a vivere da tua zia. Poveretto...  - non so chi avesse detto a quel bambino che Emma fosse morta, o che lui vivesse con noi, so solo che Dave a quelle parole si buttò a terra in ginocchio e pianse talmente forte che per poco non rimase senza respiro. 

- Z... zia non... non... lui...

- Shhhhhh amore mio non fare così - lo presi in braccio e cercai di tranquillizzarlo, se non intervenivo si sarebbe di sicuro sentito male.  - Non è vero che la mamma non c'è più, tu sai dov'è, l'hai vista pochi giorni fa. - Sembrava non volersi calmare - Dave ascoltami ok? Zia ti vuole bene, non ti direbbe mai una bugia. Mamma sta poco bene e ha bisogno di prendere delle medicine, è per questo che è in ospedale ed è per questo che non può venirti a prendere a scuola in questo periodo. Lo so che ti manca tanto e so anche che non deve essere facile vedere tutte le mamme all'uscita della scuola tranne la tua ma non preoccuparti, la tua mamma guarirà presto e non appena lo farà correrà dal suo ometto preferito che le manca tanto tanto. - Pur di calmarlo feci l'unica cosa che non avrei dovuto fare: mentirgli."

- E torneremo a vivere a casa nostra nostra come prima tutti e quattro? Io, mamma, papà e Hope? - mi sembrava di stare vivendo un incubo... 

- Certo Dave ma che domande sono è? 

- Ma lui... lui dice che tu sei... che tu sei la nuova fidanzata di papà e che presto sarai la mia.. la mia matrigna. - ne avevo sentite di stupidaggini nella mia vita ma questa le batteva tutte. Quel bambino non poteva essersi di certo inventato queste cose da solo, di sicuro gli adulti della sua famiglia, con chiacchiricci inutili e superflui, lo aveva influenzato. - Tu sei zia, non voglio che diventi la mia matrigna.... le matrigne sono cattive e comunque io voglio la mia mamma. Tu e papà non dovete stare insieme... io non voglio...

- Io e il tuo papà non siamo fidanzati tesoro, è una notizia sbagliata quella che hanno dato al tuo amichetto. - lanciai un'occhiataccia alla madre di quest'ultimo. -  Papà è sposato con la tua mamma, vuole stare con lei e io... beh lo sai... vivo con lo zio Robin. 

- E allora perchè...

Il tuo papà e io siamo solamente ottimi amici e se stiamo sempre insieme ultimamente è per non fare mancare nulla ne a te ne a tua sorella. Anche papà come te è molto triste perchè la mamma è in ospedale e da solo purtroppo non riesce a fare tutto. Ha bisogno di un piccolo aiuto e io glielo sto semplicemente dando, lo capisci? - annuì. - molto bene. - gli scompigliai i capelli per poi rivolgermi al preside. - Avrà una nota disciplinare per il suo comportamento suppogo...  - aveva sbagliato, quello era poco ma sicuro, con la violenza non si risolve nulla, ma al tempo stesso ero contraria al fatto che ricevesse una nota disciplinare. Si era comportato male è vero ma aveva agito così solo per difendersi. 

- Da prassi sarebbe così, non tollero questo genere di atteggiamenti nel mio istituto, ma capisco la situazione delicata che sta vivendo il piccolo e immagino che non sia facile per un bambino di cinque anni gestirla pertanto, se chiederà scusa al suo compagno di classe in modo sincero, potrei, ma solo per questa volta, chiudere un occhio. - e le scuse a mio nipote? quel bambino l'avrebbe passata liscia? Stavo per replicare ma il preside mi anticipò rispondendo alle mie silenziose domande. - Dave ha agito ad una provocazione in maniera del tutto sbagliata e anche se era lui, agli inizi, a stare dalla parte della ragione, così facendo è passato automaticamente dalla parte del torto. - mmh... avrei voluto controbattere ma alla fine il preside non aveva poi tutti i torti: era Dave che aveva alzato le mani per primo e di conseguenza questo fatto rendeva il suo compagno di classe la vera vittima. 

- Hai sentito Dave?

- Io non voglio chiedere scusa. Lucas ha parlato male della mia mamma e del mio papà e io sono molto arrabbiato. Papà dice che la famiglia non si tocca e lui invece lo ha fatto. 

- Ok sei arrabbiato, lo capisco, ma anche tu hai sbagliato picchiandolo. Volevi difendere la tua famiglia ma lo sai bene che non si mettono le mani addosso agli altri.  - abbassò la testa colpevole. - Dai, chiedi scusa e fate la pace ok? Sicuramente ora anche il tuo amico sa che le cose che ti ha detto non sono vere.

- Lui non è mio amico. Non più! 

- Amico o no devi chiedergli scusa.

- Solo se mi porti dalla mamma. - disse serio. Cos'era... una minaccia forse?

- Andiamo tesoro non farla tanto lunga... è solo una parolina quella che devi dire, non è così difficile.

- Ma tu mi ci porti da mamma se lo faccio? - avrebbe accettato un no come risposta? Considerando il suo comportamento in questo ultimo periodo direi proprio di no. Forse non era il caso di cedere così, gli avrei lanciato un messaggio sbagliato, ma quello era lunico modo a quanto pare per uscire da quella stanza e mettere fine a tutta quell'assurda situazione.

- D'accordo. ma prima si va a lezione di scherma. E' martedì oggi ricordi? Andiamo a lezione e poi, se non farai capricci, andremo dalla mamma ok? Non le diremo nulla che abbiamo intenzione di andare a trovarla, le faremo una sorpresa sei d’accordo? - sorrisi per poi abbracciarlo ancora una volta. 

  • No, non ci voglio andare a lezione... voglio andare da mamma adesso! 
  • Ma adesso non si può, dobbiamo aspettare l’orario delle visite per poter andare da lei e comunque a lezione devi andarci lo sai... lo sport è importante proprio come la scuola e poi il tuo maestro vuole incontrarci per parlarci di una cosa importante, mi ha chiamata questa mattina - era la verità, non possiamo non andare.
  • Non ci voglio andare, non ci voglio andare, non ci voglio andare!!!!!!  - oh oh... se iniziava a fare capricci anche per una delle sue attività preferite la cosa era assai grave. Che ci fosse qualcosa sotto anche lì? Ormai non sapevo più cosa pensare.
  • Dave, amore della zia, rispondimi sinceramente.... è successo qualcosa anche a scherma? Hai litigato con qualche tuo compagno di squadra? È forse questo che deve dirci il tuo allenatore? - aveva fatto a botte in classe, non mi sarei stupita di certo se fosse capitato qualcosa di simile anche lì. 
  • Non ho fatto nulla, non lo so perché il maestro ti vuole parlare ... - rispose quasi offeso per aver ipotizzato una cosa del genere.
  • allora andiamo a scoprirlo, non sei curioso? Forza! Saluta il preside, la maestra, chiedi scusa al bimbo per il tuo comportamento poco corretto e andiamo.
  • Non chiedo scusa! Lui mi ha preso in giro... lui deve chiedere scusa a me. - oddio... di nuovo?
  • Forse, ma come ti ho già detto poco fa tu alzando le mani hai sbagliato tanto quanto lui, lo sai che non va fatto perciò adesso scusati. 
  • No! - pignolo come suo padre non c’è che dire.
  • Guarda che se non chiedi scusa il preside potrebbe anche sospenderti lo sai si? - naturalmente non era vero ma era l’unico modo per spingerlo a scusarsi. - E lo sai che succede se mamma verrebbe a sapere una cosa del genere vero? - al solo pensiero che Emma fosse messa al corrente del suo comportamento Dave cambiò subito atteggiamento. 
  • Ma se... se chiedo scusa non... non lo dite a mamma vero? - guardò tutti i presenti e non solo me. 
  • Se chiedi scusa e andrai a lezione da bravo bambino quale in teoria sei  allora no, non glielo dirò. 
  • E va bene allora... scusami ok? - anche l’altro bambino chiese scusa a sua volta per i suoi modi e sua madre fece lo stesso con me invitandomi ad estendere le scuse, per il comportamento poco consono del figlio, a tutta la nostra famiglia. Un problema era dunque stato risolto... ora bisognava solamente capire cosa fosse successo a scherma. Entrai nell’ufficio dell’allenatore di Dave con un po’ di agitazione devo essere onesta ma mi tranquillizzai subito non appena iniziò a parlare. Dave non aveva combinato nulla questa volta, anzi... a lezione era un allievo modello e nonostante la sua giovane età stava diventando davvero molto molto bravo tanto che l’uomo  era intenzionato a passarlo di corso per farlo allenare con i bambini più grandi. 
  • Non è  tutto signora... sono venuto a conoscenza che tra due giorni ci sarà un incontro per i bambini dai nove ai dieci anni dove, come presidente di giuria, ci sarà nientepopodimeno che l’allenatore della squadra olimpionica. Gli ho parlato di Dave e mi ha detto, nonostante sia davvero ancora troppo piccolo, di volerlo esaminare ugualmente  per una possibile borsa di studio presso la sua federazione. - se ci fosse stato nonno David lì in quel momento gli sarebbe uscito molto probabilmente il cuore dal petto dall’emozione, finalmente dopo mesi bui eccoci davanti ad una notizia meravigliosa. - è un’occasione più unica che rara a questa età, di sicuro comporta grandi sacrifici in quanto sarebbe costretto a trasferirsi con qualcuno della famiglia per tutto il periodo della borsa di studio ma vi consiglio, se questo accadrà, di valutare attentamente la cosa. - spiegò per poi rivolgersi a Dave - Ora perché non vai a prepararti per la lezione? Io arrivo subito. - esitò qualche secondo, non voleva andare ma poi, sicuramente ripensando al nostro piccolo accordo, si alzò dalla poltroncina dove era seduto, prese il suo borsone e si incamminò verso gli spogliatoi. Durante tutta la conversazione con l’allenatore era stato assente... distratto, di sicuro non aveva capito poi molto di tutto quel discorso, ma l’allenatore volle comunque farlo allontanare per poter continuare a parlare con me in privato. - So la situazione familiare che state vivendo e credetemi... mi dispiace terribilmente che questa opportunità sia arrivata proprio in concomitanza con tutto questo. Se non fosse stato importante per Dave non ve lo avrei neanche proposto ma questa è una carta che può davvero aprirgli molte porte in futuro. Non so se segue la scherma signora ma vede...   con una borsa di studio presso la federazione l’entrata in nazionale quando sarà più grandicello è quasi assicurata, vale la pena tentare non trova? 
  • Assolutamente, ma non essendo io a prendere decisioni per lui non posso autorizzare o meno la cosa. Dovrei parlare con suo padre prima ma non credo ci siano grossi problemi per quanto riguarda il farlo partecipare alla competizione, un membro della famiglia lo accompagnerà di sicuro mentre per quanto riguarda la borsa di studio... beh forse in quella circostanza sarebbe un pochino più complicato organizzarci visto la nostra situazione famigliare ma nel caso dovesse vincere sul serio questa borsa di studio vedremo come poter fare per non fargli perdere questa opportunità. - sarebbe stato complicato, se non addirittura impossibile, organizzarci ma per Dave avremmo trovato di sicuro un modo... chissà, magari un’esperienza del genere lo avrebbe anche aiutato a superare la prematura scomparsa di Emma. 
  • Ne parli a casa allora e non appena sa qualcosa me lo faccia sapere cosicché posso mobilitarmi per iscriverlo alla competizione. 
  • Entro stasera avrà già una risposta - risposi alzandomi e andando a stringergli la mano. - è stato un piacere parlare con lei, non sa che gioia mi ha trasmesso nel dirmi che Dave non ha alcun tipo di problema qui da voi. Sia a scuola che a casa stiamo passando dei problemini con lui. 
  • Posso immaginare... si dice che lo sport aiuta molto in questi casi, evidentemente sta incanalando le sue paure e la sua rabbia nella disciplina.... sono felice che abbia deciso di non mollare, ho visto bambini mollare anche per cose di gran lunga più superflue.
  • Dave è un osso duro in fondo. - sorrisi pensando al mio nipotino. - vada da lui adesso, se inizierà la lezione con ritardo se la prenderà con me. Abbiamo un appuntamento importante subito dopo lezione - capì subito a chi mi stessi riferendo - non mi perdonerebbe mai se per parlare con lei gli facessi fare tardi. A presto. 

Con quelle ultime parole mi congedai e andai ad attenderlo, insieme alle mamme degli altri bambini, nella sala d’attesa. Sfogliai qualche rivista, lessi sul mio cellulare gli ultimi documenti di lavoro appena arrivati dopodiché, vista l’ora, andai negli spogliatoi a preparare Dave per il suo appuntamento speciale. A differenza di quando lo avevo lasciato sembrava felice, era sorridente... tutto merito di Emma e del fatto che stavamo andando da lei suppongo. Si vestì senza perdersi in chiacchiere e in men che non si dica fummo subito in macchina in direzione dell’ospedale. Quando arrivammo e varcammo la soglia del grande edificio iniziò a correre e senza darmi modo di richiamarlo raggiunse la stanza della sua mamma. Aveva imparato a memoria sia il piano che il numero della stanza. 

Non si vedevano da una settimana eppure dal modo in cui si stringevano l’un l’altra sembrava essere passata una vita. Fu una scena struggente ma al tempo stesso molto bella, vederli insieme era davvero meraviglioso. Trattenni le lacrime, stessa cosa fecero Killian e Robin , che erano già li, ma lo stesso non potei dire di David e Snow. Anche Emma li vide in quello stato ma fece finta di nulla e si concentrò solamente sul suo ometto chiedendogli come stesse andando a scuola e se avesse delle novità da dirgli. Dave abbassò lo sguardo colpevole, non voleva dire a sua mamma una bugia ma al tempo stesso non voleva dirgli di aver preso a pugni un suo compagno di classe, non sarebbe stata per nulla contenta. Divagò un po’ ma poi, vedendolo seriamente in difficoltà, decisi di intervenire io.

  • A scuola va bene, non ha lo stesso entusiasmo di sempre ma non va per nulla male, bisticcia con i suoi compagni ogni tanto ma nulla di che. - gli feci l'occhiolino per tranquillizzarlo. Gli avevo promesso che non avrei raccontato l’episodio di quella mattina a sua madre e per quel giorno, anche se non era corretto nei confronti di Emma, avrei mantenuto il segreto. Naturalmente la mia amica si accorse, con quel mio gesto verso Dave, che sotto nascondevo qualcosa ma prima che potesse dire anche solo una parola introdussi l’argomento del giorno rendendo partecipi tutti. - se a scuola va bene devo dire che a scherma va ancora meglio. - sorrisi - vuoi dirlo tu Dave? - scosse la testa e con la manina mi indicó come a voler dire “fallo tu” - Questo ometto sembra essere davvero molto portato e oltre a passare di corso il suo insegnante vorrebbe portarlo in gara tra qualche giorno. Sarà una gara davvero molto particolare sapete? Gareggerebbe con i bambini più grandi e non meno importante ci sarà una persona, il presidente della nazionale di scherma, che lo guarderà per una potenziale borsa di studio presso la sua federazione. 
  • Stai... stai scherzando? - disse Emma completamente senza parole. - È... è una notizia fantastica!!! Dave amore di mamma.... - lo abbraccio riempiendolo di baci - sono orgogliosissima di te. - tutti si complimentarono con il piccoletto, nonno David fu il primo subito dopo Emma, ma la faccia del bimbo non lasciava intuite nulla di buono. 
  • Campione, non sei contento? Disse suo nonno vedendolo non gioire quanto lui. Dave scosse la testa e corse a rifugiarsi tra le braccia di Emma. - no? E perché amore di nonno? È una cosa bellissima sai? - rispose allo stesso modo - Non ti va di far vedere a tutti quanti sei bravo? A nonno piacerebbe tanto vederti combattere come un cavaliere sai? Non vuoi farmi contento? - fu sull’orlo di mettersi a piangere ma Emma, capendolo per tempo lo stato emotivo di suo figlio, prese la parola cercando di evitargli le lacrime. 
  • Papà lascialo in pace per favore, se non vuole partecipare alla competizione nessuno di noi lo costringerà! - disse per poi rivolgersi direttamente al suo ometto. - Stai tranquillo Dave, nessuno vuole farti fare qualcosa che non ti va però, almeno per quanto mi riguarda, mi farebbe piacere  sapere  perché non ti piacerebbe vivere questa esperienza... ti va di dirmelo? - i loro occhi si incrociarono e rimasero a fissarsi per qualche istante, - Alla mamma puoi dire tutto lo sai.  Hai paura di sbagliare? Ti vergogni per caso? - scosse la testa, a quanto pare anche sua madre era fuori strada. - Cosa c’è allora che non va? Ti piace la scherma, ti è sempre piaciuta...
  • Non... non... io non voglio fare la gara se non c’è nessuno a vedermi... - confessò - Gli altri bambini hanno i genitori che li accompagnano dappertutto... io... io non voglio fare la gara se sono da solo.  - non sono per quanto altro avrebbe resistito il mio cuore. Era un’intera giornata che ascoltavo queste sue paure... non credo avrei resistito ancora per molto. 
  • Non ti lasceremo da solo Dave ma cosa dici è? Papà sarà più che felice di accompagnarti, non è vero Killian? 
  • Certo che sì ometto. 
  • E verrò anche io insieme alla nonna e alla tua sorellina. - continuò David. 
  • E naturalmente ci saremo anche io con zio Robin e Henry - conclusi.  
  • Visto? Che ti dicevo? Non sarai solo, verranno tutti a vederti.  - non sembrò cambiare umore. 
  • E tu? - chiese con voce bassissima temendo già la risposta negativa della sua mamma. - Tu verrai? 
  • Non sai quanto mi piacerebbe poterti venire a vedere tesoro ma non sono ancora guarita e di conseguenza dovrò restare qui ancora per un po.
  • Allora io non faccio la gara! - esclamò a gran voce arrabbiato e  incrociando le braccia al petto. 
  • Non essere sciocco, ci saranno tantissime altre gare a cui potrò partecipare una volta fuori da qui, - “Emma non promettere cose che non manterrai” pensai tra me e me, possibile che non capisse che così facendo gli faceva solo più male? Lo avrebbe consolato nell’immediato ma tutte quelle bugie sarebbero ricadute a capofitto su di lui non appena la tragedia si sarebbe consumata rendendolo insicuro e deluso da lei.  - Se per una volta non sarò presente non succederà nulla! Farò il tifo da qui e aspetterò con ansia il tuo racconto. Che ne dici? Ti piace come compromesso?
  • NOOO! Ho detto no! Io non faccio la gara se non ci sei anche tu a vedermi. -  Vidi Emma scrutare tutti nella speranza di trovare una possibile soluzione ma non era per nulla semplice trovare una via d’uscita. Bisognava inventarsi qualcosa e al più presto, Dave non avrebbe ceduto facilmente e di sicuro Emma non si sarebbe arresa fin quando suo figlio non avesse cambiato idea. Fortunatamente, anche se Dave non era per nulla intenzionato a lasciare la stanza, suo nonno riuscì a portarlo fuori con la scusa di un gelato e noi potemmo finalmente mettere in atto un possibile piano. 
  • Potrei teletrasportarmi li giusto il tempo necessario per il suo incontro... - disse come se fosse una cosa fattibile e sopratutto senza alcun rischio.
  • Cosaaa???? - rispose Killian completamente contrariato dalle parole di sua moglie - Non  se ne parla minimamente! Sono mesi che sei confinata in questo letto, non ti reggi dritta... dove accidenti pensi di andare è? 
  • Forse con qualche incantesimo potrei...  
  • Ho detto di no e non voglio ripetermi. Ho ceduto a troppe volte alle tue malsane idee in questo periodo, non lo farò di nuovo: non uscirai da qui per nessuna ragione al mondo. Non so per quanto altro tempo ancora potrò... si beh... non so per quanto ancora noi.... - non riusciva a portare a termine la frase. - Non ti permetterò di rubarmi altri momenti preziosi con te. 
  • Killian cosa accidenti stai dicendo si può sapere? - ok era stato un po’ vago ma non potevo credere che sul serio non avesse capito il suo discorso... che accidenti le stava succedendo? Non la riconoscevo più.
  • Se venissi alla partita potresti aggravarti e.... NO! Ho deciso, non verrai con noi! 
  • È anche mio figlio Killian, non puoi decidere per...
  • Ah... adesso è anche tuo fig....
  • Basta ragazzi per favore, non iniziate... non è il momento. Dave sta soffrendo per tutta questa situazione e va aiutato. Emma, sono d’accordo con Killian, non stai bene e peggioreresti solo le cose in questo modo.
  • Allora usa tu la magia! - io? E in che modo avrei dovuto usarla? -  utilizza qualche pozione mutaforma e prendi le mie sembianze... non potrò vedere sul serio il suo incontro ma lui crederà che io sia lì. 
  • Dovremmo imbrogliarlo quindi? - chiesi per nulla convinta che quello fosse un buon piano. 
  • È l’unico modo per renderlo felice.. e poi guarda il lato positivo della cosa: se funzionerà allora magari in futuro  potresti di tanto in tanto...
  • Non se ne parla Emma! Posso farlo per l’incontro se proprio ci tieni ma non puoi chiedermi questo, non puoi chiedermi di imbrogliare i tuoi figli facendogli credere che tu... - ma che accidenti si era fumata? Dovevo seriamente parlare con Whale... i medicinali che stava prendendo iniziavano a dargli alla testa.

Continuammo a parlare cercando di mettere in atto un buon piano e quando Dave tornò in stanza venne messo al corrente che sua madre, in via del tutto eccezionale, avrebbe presenziato all’evento. Come immaginavo i suoi occhi si riempirono di gioia allo stato puro, non lo vedevo così gioioso da mesi ormai e se da un lato ero commossa e felice  nel vederlo così dall’altro mi sentivo un vero e proprio schifo: lo stavamo pugnalando alle spalle e di sicuro, se il piano non sarebbe andato a buon fine, me ne sarei pentita per il resto dei miei giorni.

Quella notizia gli aveva cambiato la giornata e non solo...  finalmente il piccolo Dave tornò ad essere a tutti gli effetti il solito bambino vivace e spensierato di sempre. Forse Emma dopotutto aveva avuto una buona idea.... no, assolutamente no. Forze agli inizi poteva sembrare così, ma poi la cosa si rivelò un vero e proprio fiasco. Era il giorno prima della gara e d’accordo con Killian decisi di prendere le sembianze di Emma per andare a prendere il piccoletto a scuola. Una sorpresa del genere gli avrebbe dato di sicuro la giusta carica per affrontare l’incontro l’indomani e con la scusa avremmo  iniziato anche a  farlo abituare di nuovo alla presenza di Emma. Non la vedeva da mesi se escludiamo gli incontri sporadici in ospedale e di conseguenza se  mi fossi trasformata solamente il giorno del tanto atteso incontro di sicuro  avrebbe passato l’intero pomeriggio a fissare sua mamma distraendosi da tutto il resto del mondo. Il mio cuore batteva all’ impazzata al solo pensiero di trovarmi a faccia a faccia con lui e quando questo avvenne e lo vidi corrermi incontro per poi  abbracciarmi mi sciolsi completamente. Lo strinsi a mia volta con quanta più forza avessi in corpo cercando di regalargli un bel momento ma purtroppo successe qualcosa che mai mi sarei aspettata. L’abbraccio durò poco più di dieci secondi dopodiché si divincolò e guardandomi con aria delusa scoppiò a piangere. Non capii subito cosa stesse succedendo e neanche Killian che era lì vicino a me capì, ma poi Dave si lasciò sfuggire la frase “sei bugiarda, tu non sei la mia vera mamma” ed ecco che la situazione apparve abbastanza chiara anche ai nostri occhi: il piano non aveva funzionato. Provammo in tutti i modi a fargli credere che ero sul serio Emma ma Dave condivideva con sua mamma un legame speciale di cui in non facevo minimamente parte, anche un singolo abbraccio a quanto pare era parecchio differente dal mio pertanto alla fine, non riuscendo a calmarlo in nessun modo, fummo costretti a confessare la verità e per farlo lo portammo in ospedale da Emma in modo tale che se avessimo fallito almeno lei sarebbe riuscita quantomeno a tranquillizzarlo.

  • cattivi.. mi volevate prendere in giro! - disse non appena giungemmo in ospedale. - Mamma arrabbiati anche tu! - disse pensando fossimo stati noi ad avere l’idea. 
  • Amore... a dire il vero sono stata io a proporre questa cosa a papà e a zia. - confessò facendolo rimanere a bocca  aperta. - Non sopportavo l’idea di doverti vedere rinunciare a qualcosa che ti piace tanto e così ho chiesto alla zia di sostituirmi per un giorno. Volevo solo renderti felice.... non era assolutamente mia intenzione farti soffrire. 
  • Io sono felice se ci sei tu con me, no gli altri. Solo tu sei mamma Emma... - ma perché dovevo ritrovarmi ogni volta ad assistere a queste scene strappalacrime? Sarebbe stato da urlare a gran voce “Emma smetti di fare la cretina e ragiona, i tuoi figli hanno ancora bisogno di te!” ma l’unica cosa che feci fu quella di indietreggiare un pochino e tamponarmi, con fare vago, una lacrima che ribelle era sfuggita al mio controllo. 
  • mi dispiace cucciolo... puoi perdonarmi? - chiese a quel punto lei guardandolo dritto negli occhi. Dave era stato ferito parecchie volte nella sua vita ma mai da una persona di cui si fidava ciecamente. Emma questo lo sapeva ed è per questo che i suoi occhi trasmettevano paura...
  • Si, ma la gara non la faccio però! - affermò. - se non ci sei tu io non la voglio fare. 
  • Mah...
  • No no no e no! Ho detto no! Non potete costringermi! 
  • Non voglio assolutamente costringerti Dave ma vorrei farti comunque capire che...
  • Bla bla bla blaaaaaa!  Non ti sento, non ti sento!!! - iniziò a canticchiare a gran voce per non ascoltare le parole di sua mamma. Era Hope che aveva questi atteggiamenti, non di certo Dave, vederlo comportarsi in quel modo infantile era davvero una novità. 
  • E se... - provò ad intervenire Killian con scarsi risultati 
  • Bla bla blaaaaaa.... bla bla blaaaaa! 
  • Dave... 
  • Non ti sento, non ti sentoo.... 
  • la mamma verrà domani! - la voce di Killian fu talmente ferma e decisa nel pronunciare quella frase che anche facendo il buffone Dave riuscì a sentirlo. 
  • Bla bla bl... COSAAAAAA???? - finalmente qualcuno era riuscito ad ottenere la sua attenzione ma la domanda adesso era: cosa aveva in mente Killian? 
  • Forse la mamma potrà assistere per davvero al tuo incontro domani.
  • Davvero papà? Non mi stai prendendo in giro come prima?  
  • No tesoro, dico sul serio, ma devi ascoltarmi attentamente. - annuì correndo a sedersi sul letto accanto ad Emma la quale fissava Killian non capendo. - Come sai la mamma sta ancora poco bene e i medici non sono molto d’accordo a farla uscire dall’ospedale. Hanno paura che peggiori e noi non vogliamo che questo accada vero?
  • No ma se non può uscire allor....
  • Aspetta, lasciami finire. Non potrà essere fisicamente presente, ma potrà comunque esserci e tu potrai vederla. Come? Beh.. nello stesso modo in cui chiedi ad Henry di raccontarti le storie quando non è a casa con noi. - ok, un applauso a Killian. Devo riconoscerglielo, aveva avuto un’idea geniale... sperai solo che Dave fosse d’accordo. 
  • Con il pc? - chiese. 
  • Esattamente. Mamma qui al suo pc portatile e noi potremmo portare alla gara quello che è a casa. Non la vedrai fisicamente ma potrai vederla tramite lo schermo. Che dici, può andare bene come compromesso? - ci pensò un po’ su, guardò attentamente suo padre e sua madre cercando di scorgere una possibile bugia, dopodiché annuì accettando quel compromesso. L’indomani a quanto pare, fisicamente o non, saremmo tutti andati a vedere l’incontro del piccolo Dave e finalmente avremmo vissuto una giornata a tutti gli effetti normale e senza brutti pensieri. 

Ci svegliammo all’alba e tra il preparare la borsa al piccolo, farlo vestire nonostante l’evidente stato di  agitazione e preparare anche la piccola Hope arrivammo nel luogo in cui si sarebbe tenuta la gara con qualche minuto di ritardo rispetto a quello indicato dal suo maestro. Fummo io e Robin ad accompagnarlo, i Charming e Killian ci avrebbero raggiunti a breve. Entrambi avevano delle piccole cose lavorative da sistemare prima di poterci raggiungere. La competizione sarebbe iniziata solamente nel pomeriggio quindi Dave non si agitò per quella assenza, fui io a farlo qualche ora più tardi quando vidi arrivare solamente David e Snow con a seguito Henry. 

  • scusa il ritardo ma c’era un traffico infernale. - esordì David per poi guardarsi attorno. - dov’è il mio piccolo cavaliere? 
  • È con il suo maestro e i compagni di squadra, guarda... - gli indicai un punto preciso - è proprio lì. - lo salutò con un gesto della mano e il piccoletto che non faceva altro che fissare verso la nostra direzione, in attesa che arrivassero tutti, ricambiò con un gran sorriso. - Killian? Avete notizie di lui? Sapete se è già partito? Inizia ad essere tardino...
  • Ma veramente era proprio dietro di noi, dovrebbe essere già qui! 
  • Sarà stato imbottigliato nel traffico... - continuò Snow. 

Iniziammo a prendere posto scrivendo un sms a Killian per informalo di dove fossimo seduti e per avere sue notizie ma non sembrò leggerlo. Ormai mancava davvero poco e il piccolo Dave iniziava ad essere preoccupato per l’assenza del suo papá. Decisi di raggiungerlo per rincuorarlo e nel mentre chiesi a David la gentilezza di contattare telefonicamente Killian. 

  • Campione sei pronto? - annuì - agitato? 
  • No! Sono tutti più grandi e il maestro mi ha detto che anche se perdo l’incontro non fa nulla perché sono piccolino. 
  • E a ragione tesoro, non è importante vincere ma partecipare e essere consapevoli di averci messo tutto l’impegno possibile. - lo abbracciai. - Senti, sono venuta qui per dirti che papà è un po’ in ritardo ma sta arrivando. Non temere, arriverà prima che tu salga in pista.
  • Lo so zia! Papà mi ha promesso che sarebbe venuto e quindi lui manterrà la promessa, papà lo fa sempre. - in effetti forse ero io a preoccuparmi troppo, Killian era di sicuro in ritardo per via del traffico, non si sarebbe perso per nulla al mondo l’incontro di suo figlio.
  • Lo so, ma volevo comunque assicurarmi che lo sapessi. Dammi un bacino adesso, ci vediamo tra poco. 

Tornai dagli altri sperando che Killian fosse arrivato ma purtroppo di lui ancora nessuna traccia.

  • lo hai chiamato? Che ti ha detto? 
  • Ho provato due volte: la prima squillava a vuoto, la seconda ha risposto la segreteria. 
  • Continua a chiamare, io nel mentre mi collego su Skype e stabilisco la connessione con Emma: se Killian farà tardi almeno Dave vedrà quantomeno la sua mamma. - Non so cosa me lo fece fare, se già mi sentivo che qualcosa sarebbe andata storta o cosa, fatto sta che quella mattina decisi di portare anche il mio di pc portatile e quindi, senza aspettare ulteriormente, aprii l’app e tentai di mettermi in contatto con Emma. Fu un fiasco totale, la connessione non avvenne, dall’altra parte dello schermo nessuno accettò la chiamata. Controllai l’orologio, come orario eravamo puntualissimi, Emma sarebbe dovuta essere in attesa già da un bel po eppure questo non avvenne; qualcosa era andata storta e la situazione si complicò ulteriormente quando dagli altoparlanti venne annunciato l’inizio della gara. I primi due bambini iniziarono l’incontro aprendo ufficialmente la competizione, poi fu il turno dei secondi, dei terzi...dei quarti. Iniziai a sperare in un miracolo, era l’unica cosa che potevo fare in quel momento, Dave era nella quinta fascia, era il prossimo a salire in pista, se Killian non ci avesse raggiunti in meno di un minuto molto probabilmente Dave se la sarebbe legata al dito. Provai a pensare ad una soluzione alternativa per evitare che questo accadesse ma non mi venne nulla in mente se non provare un nuovo incantesimo mutaforma. il primo tentativo fatto il giorno prima aveva dato risultati pessimi, non era di sicuro il caso di replicare. Il mio cervello stava andando in fumo ma purtroppo senza alcun successo. il quarto incontro per mia sfortuna durò pochissimo e quindi non ebbi il tempo materiale per poter fare nulla che la quinta coppia venne invitata a salire in pista. Avevo il cuore che tremava all’ impazzata, sperai con tutto il cuore che Dave non guardasse nella nostra direzione e inizialmente fu davvero cosi: con fioretto e maschera alla mano si diresse verso la sua postazione senza mai staccare gli occhi dall’avversario. “Il mio piccolo ometto” pensai vedendolo atteggiarsi da grande ma poi quella commozione e emozione nel vederlo così sicuro di se si spezzò non appena si girò verso di noi e non trovò le due persone che più avrebbe voluto vedere  li. Rimase a fissarci deluso e al tempo stesso incredulo, non era da Killian non mantenere una promessa... sarei voluta scendere in pista e abbracciarlo credetemi  ma l’arbitro e il suo insegnante lo richiamarono all’ordine e fu costretto a prestare la sua attenzione su altro. Mise la maschera, impugnò il fioretto e si mise in posizione. L’arbitro diede inizio all’incontro ma se quello precedente avevo detto fosse stato un tantino breve, questo lo fu anche di più. Non appena venne dato il via Dave fece l’unica cosa che mai mi sarei aspettata facesse: lanciò il fioretto a terra dichiarando così la sua sconfitta a tavolino. Per un attimo fu come vivere un dejavu: rividi nel suo gesto l’impresa eroica\suicida di sua madre nella battaglia finale contro Gideon... anche lei lanciò la sua spada a terra in quel modo. Mi alzai dalla tribuna e affiancata da David, che era in piedi già da prima di me, corremmo da Dave che come se non bastasse stava ricevendo un rimprovero dal suo maestro. Avrei voluto interromperli, non era il caso di rimproverarlo, ma non lo feci, rimasi al mio posto e aspettai che il suo allenatore finisse. 
  • Andate via!!!! VIA HO DETTO! - strillò non appena ci vide avvicinarci. 
  • Tesoro...
  • ANDATE VIAAAAAAAAAAA!!!! - io rimasi al mio posto, David invece ignorò ogni sua parola e contro il volere del piccolo, il quale cercò di divincolarsi, lo prese in braccio e lo strinse a se. 
  • Va tutto bene amore di nonno, piangi se vuoi farlo, grida... non tenerti nulla dentro. - credevo che Dave avrebbe continuato imperterrito ad inveirci contro e invece, con mio gran stupore, non lo fece: le parole del suo omonimo avevano funzionato. Pianse tanto devo ammetterlo e nel contempo urlava parole di disprezzo verso suo padre: “È cattivo”, “ lo aveva promesso”, “se mi voleva bene per davvero sarebbe venuto a vedermi”... non sapevo casa dirgli in realtà, non avevo la minima idea di dove potesse essersi andato a cacciare suo padre, ma una cosa era certa: niente di buono faceva presagire quella sua assenza. 
  • È  come tutti gli altri, non gli importa niente di me!
  • Dave non dire così, lo sai anche tu che non è assolutamente vero.
  • E perché allora non è qui? Dove sta?- Guardai David come a chiedere aiuto a lui per una plausibile spiegazione ma l’espressione sul suo volto era pressoché uguale alla mia. 
  • Amore papá ha avuto da fare - inventò sul momento nella speranza servisse a qualcosa - Era davvero molto dispiaciuto cucciolo mio ma proprio non poteva fare altrimenti. 
  • Ma lui lo aveva promesso, le promesse vanno sempre mantenute... sempre! Me l’ha detto proprio lui. 
  • Lo so, il tuo papá è un uomo di parola e se dice una cosa, di solito, cascasse il mondo, la fa. Se non è venuto oggi al tuo incontro significa che c’è stato un contrattempo che gli ha impedito di farlo... tutto qua. Non l’ha fatto di proposito Dave, ci teneva tantissimo posso giurartelo questo. 
  • Ma io ci tenevo tanto... 
  • non mancheranno altre occasioni te lo prometto questo, ora andiamo a casa però: tua sorella si è addormentata più di un’ora fa e anche tu hai bisogno di riposare. 
  • Possiamo andare dalla mamma prima? Per favore... sicuramente è  dispiaciuta che papá non gli ha fatto vedere la gara. Voglio dire a lei  che siamo in due ad essere arrabbiati con papá. 
  • Hai visto ieri la mamma, andare in ospedale tutti i giorni non va bene per un bimbo piccolo come te Dave: potresti prenderti una malattia. - provai a spiegarli ma il risultato fu quello di farlo riprendere a piangere. Brava Regina... gran bel lavoro. In due non riuscimmo a calmarlo e alla fine fummo costretti, pur di riuscirci, a cedere. Cambiammo l’ordine delle macchine: Snow andò con Robin e Henry mentre io Hope e Dave con David. Il piccolo non voleva staccarsi da suo nonno e io non volevo lasciare quel teppistello da solo. Il viaggio verso casa, o meglio verso l’ospedale fu molto lungo e mentre i bambini dormivano sui sedili posteriori io e David provammo a capire cosa potesse aver spinto Killian a non presentarsi. Prendemmo ad esame tutto: dalla cosa più semplice ovvero che avesse bucato e che non aveva avuto modo di mettersi in contatto con noi, alle ipotesi più assurde come il fatto che avesse deciso volutamente di allontanarsi, non reggendo più lo stress, tenendo così fede alle parole di qualche tempo prima o, e questa era l’ipotesi più brutta,  che gli fosse successo qualcosa durante il tragitto.
  • Non può essergli successo qualcosa - mi disse David non appena arrivammo a Storybrooke - Abbiamo ripercorso  la stessa strada dell’andata, se avesse avuto un incidente o semplicemente avesse bucato lo avremmo visto. Deve esserci un’altra spiegazione a questa misteriosa scomparsa. 
  • E quale?!?!? - non aveva tutti i torti in effetti ma se non aveva avuto nessun inconveniente sulla strada per quale motivo non si era presentato? Non sapevo più  cosa pensare, l’unica cosa certa era che si era messo in viaggio per poter essere presente alla partita di suo figlio... da lì il nulla.  

Approfittammo che i bimbi stessero ancora dormendo e lasciandoli alle cure di Snow e Robin ci recammo verso la stanza di Emma. Il piano era quello di raccontargli bene o male cosa fosse successo alla gara senza farla allarmare, avremmo inventato che Killian ci avesse telefonato per dirci che non poteva essere dei nostri, ma non appena aprimmo la porta della sua stanza trovammo una spiacevole sorpresa. Emma stava dormendo ma il suo colorito non lasciava intendere nulla di buono. Aveva quattro flebo attaccate al braccio sinistro, cosa che il giorno prima non aveva e un paio di monitor a controllare i suoi valori vitali. 

  • Che accidenti le è successo??? - dissi ad alta voce mentre feci marcia indietro per andare a chiedere delucidazioni a qualche medico del piano. avevano i nostri recapiti telefonici, perché non ci avevano avvisato?  Ero furibonda, non ci voleva anche questo, ma poi proprio mentre ero in corridoio pronta ad inveire contro chiunque mi andasse a tiro, vidi l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere... Killian.
  • MA DOVE ACCIDENTI ERI FINITO È? TI ABBIAMO CERCATO, TI CHIAMATO NON SAI QUANTE VOLTE... PENSAVAMO TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA, PERCHÉ ACCIDENTI NON CI HAI RISPOSTO È? DAVE CI È RIMASTO MALISSIMO PER LA TUA ASSENZA, PER QUALE ASSURDO MOTI.... - David bloccó il mio fiume di parole mettendomi semplicemente una mano sulla spalla. Aveva capito tutto semplicemente guardandolo in viso mentre io.... beh io in quel momento ero troppo agitata per poter capire, o forse il mio cervello aveva capito ma stava trovando modo e maniera di non prendere atto della cosa. 

Killian non rispose alle mie domande, se ne stava lì, di fronte a noi, con un’espressione affranta e con  gli occhi rossi invasi dalle lacrime. 

  • Killian che... - provò a dire David ma le parole gli morirono di bocca al solo pensiero che qualcosa di brutto potesse essere effettivamente successo. - Emma sta bene vero? 
  • Sta bene David che domande sono... ci avrebbero chiamati altrimenti non trovi? - il mio cervello smise di proteggermi proprio in quel momento e improvvisamente mi fu tutto più chiaro. Killian era in macchina proprio dietro Snow e David quel pomeriggio ma improvvisamente era sparito non lasciando alcuna traccia. Perché lo avrebbe fatto se non per... - Killian che.... - le parole uscirono come un sussurro. Avevo paura a chiedere. 
  • Hanno chiamato me... mi hanno chiamato dicendomi che.... non avrei mai saltato l’incontro di Dave se non... io... io non potevo lasciarla sola. 
  • Che... che è successo? - avrei dovuto essere io la più forte tra i tre, uno era suo padre, l’altro suo marito... erano più coinvolti di me, eppure fu David a fare la domanda per ottenere informazioni più chiare. 
  • Ha avuto una crisi... ha rischiato di... hanno rischiato tutti e tre di.... non me lo sarei mai perdonato se non fossi arrivato in tempo. - talmente la frustrazione che diede un pugno contro il muro del corridoio ferendosi la mano buona. - MALEDIZIONE! STA ANDANDO TUTTO A PUTTANE!!!!!
  • Ei calmati, è tutto ok adesso…Stanno bene vero? - non era propriamente una domanda, David si stava auto convincendo che solo quella poteva essere la risposta. Non poteva essere altrimenti...
  • L’hanno ripresa per i capelli e i bambini anche adesso sembrano stare bene. I medici hanno temuto che uno dei due non sarebbe sopravvissuto ma a quanto pare sembra che ce l’abbia fatta. 
  • È una buona notizia no? Va tutto bene adesso quindi... vero? - Killian non rispose - vero???? - ripetè David cercando inutilmente di mantenere la calma ma senza ottenere nessuna risposta - DANNAZIONE KILLIAN RISPONDIMI! 
  • NO! NON VA TUTTO BENE OK?!?!? - gridò con quanta più forza avesse in corpo facendo immediatamente abbassare i toni a David. 
  • Che... - provò a dire l’uomo con il cuore in gola. 
  • Lasciatemi in pace... andatevene da qui. Voglio restare da solo. - ci diede le spalle e provò ad allontanarsi. 
  • È mia figlia Killian, mia figlia! Non puoi non dirmi che sta succedendo. 
  • Non abbiamo il tempo che ci eravamo prefissati... - rispose così.
  • che... che significa questo? Non è una risposta... Ti prego Killian non tenermi sulle spine, ho bisogno di sapere. 
  • Che vuoi che significhi David... si è aggravata! Abbiamo mento tempo del previsto per.... - si bloccò, ammettere quello che stava succedendo lo avrebbe reso reale ma al tempo stesso non poteva più continuare a far finta di nulla, anche noi meritavamo di sapere  - Sta... sta...sta perdendo la sua battaglia.
  • No.. non dirlo.... non è possibile, Emma... Emma non può... deve esserci un’altra spiegazione Killian, mi rifiuto di credere che...
  • VORREI ANCHE IO CHE CI FOSSE UN’ALTRA SPIEGAZIONE DAVID MA NON C’E!!! - urlò zittendolo. - Per quanto la gente pensi che io mi sia arreso alla sua stupida volontà - parlava di Henry naturalmente - Non è così. Ho fatto ricerche in queste mesi, parlato con i migliori medici e luminari esistenti sulla faccia della terra.... ho chiesto aiuto  anche alla magia oscura pur di salvarla e riaverla nuovamente con me ma niente sembra essere scaturito da queste ricerche. I medici la pensano tutti allo stesso modo e la magia oscura... beh... non solo lì divorerebbe rendendoli malvagi tutti e tre ma si prenderebbe in cambio altre vite pur di ristabilire un equilibrio. Non posso permettere che questo avvenga... pensavo di avere altro tempo per... mah...
  • Non dirlo, c’è ancora tempo Killian!!
  • No, purtroppo no... - ne susseguì un lungo silenzio - Emma ci sta lasciando. - e con quelle ultime parole si allontanò definitivamente da noi rifugiandosi nella stanza di sua moglie e lasciandoci, a causa di quella dura realtà, con il vuoto nel cuore. 
Note dell'autore: scusate se mi faccio viva solamente adesso ma è stato un periodo, lavoramente parlando, molto stressante e non sono riuscita a far conciliare entrambe le cose. Pensavate che avessi battuto la ritirata viste le "minacce", di venirmi a trovare sotto casa, ricevute vero? 😂😂😂😂 beh... non e così amici miei, ho intenzione di scrivere questa storia esattamente come l'avevo pensata nonostante voi vogliate picchiarmi  vero sweetnight87 e sweetpaperella? 😂😂😂😂😂 lo so che sotto sotto mi vole bene quindi posso scrivere ciò che voglio. 
Sperando che il capitolo sia di vostro gradimento auguro a tutti voi una piacevole lettura e un buon fine settimana. 💋
 
  
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