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Autore: Menade Danzante    08/12/2019    4 recensioni
[Established Relationship | Post-Apoca-nope | Post-"Una settimana e un giorno" | Può essere letta anche senza conoscere le altre storie della serie]
Dal testo:
"Sentì Crowley sbuffare sonoramente – teatralmente. «Contento tu»
«Potresti aiutare, lo sai?» tentò, trascinando la scala per avere spazio sufficiente per passare agilmente tra le scatole delle decorazioni e i libri pericolosamente accatastati negli angoli più improbabili della libreria. «Potremmo uscire molto prima se venissi qui a darmi una mano»
«Oh no: voglio vedere quanto resisti prima di risolvere tutto con il solo pensiero» [...]
Crowley si umettò le labbra prima di rivelare: «Mi dovresti ringraziare per il Natale»
Fu difficile trattenere una risata. «Credo di non seguirti»"
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'How to cope with Apoca-nope and be happy'
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lights

Christmas Lights







Aziraphale si arrampicò sull'ultimo gradino della scala, vincendo la spiacevole sensazione che gli corse lungo la schiena quando sentì il suo appoggio traballare sotto di sé per l'ennesima volta. Qualcosa non andava in quella vecchia scala di legno, ne era perfettamente consapevole – i tarli, aveva suggerito Crowley –, ma quello era stato il meglio che era riuscito a tirar fuori dal suo retrobottega e non v'era stato tempo per fare di più.

«Sul serio?» aveva detto il demone allibito. «Aziraphale, sei un fottuto angelo. Uno stramaledettissimo angelo. Creane un'altra!»

«Ma non sarebbe ugualmente divertente, mio caro»

Crowley aveva alzato un sopracciglio. «Ma certo, prego: divertiamoci! Sappi che non ti accompagnerò ai Piani Alti quando dovrai richiedere un nuovo corpo perché questo sarà senza vita sul pavimento della tua preziosa libreria»

Aziraphale doveva ammettere di aver riso a quell'avvertimento, ma lì, in piedi sul gradino più alto e più instabile di tutta la struttura, sperò seriamente di non dover sbrigare le pratiche per ottenere un nuovo involucro umano. Attese qualche secondo prima di issarsi in posizione eretta e portare a compimento la sua personalissima missione: attaccare il festone sullo scaffale più elevato. L'obiettivo, nello specifico, era posizionarlo in modo tale che formasse un'onda piacevole alla vista, ma che allo stesso tempo non gli impedisse di prendere i libri stipati in quel ripiano: addobbare era bello, ma non al punto da intralciare sé stesso nella sua attività preferita.

Quando fu soddisfatto del risultato, l'angelo si azzardò a tirare la schiena indietro per ammirare l'opera da una certa distanza e per verificare la centratura della curva e la totale assenza di imperfezioni: tutto sembrava perfetto.

«Ecco fatto» disse con orgoglio di fronte all'impeccabile lavoro prima di iniziare la prudente discesa dalla scala. Quando finalmente toccò terra, si accorse di avere il fiato corto.

«Hai intenzione di decorare manualmente tutta la libreria?»

Aziraphale non si curò di alzare lo sguardo per incontrare quello del demone: sapeva che Crowley aveva osservato tutto il processo seduto su una pila di libri e conosceva perfettamente il tipo di occhiata che gli stava riservando in quel momento: disperata, ma comunque intrisa di rispetto. Aziraphale aveva imparato a capire che quello era il suo modo di esprimere un'opinione contraria alla sua senza dare per forza battaglia, senza imporsi su di lui. L'angelo era conscio del fatto che di lì a poco Crowley avrebbe smesso di tormentarlo e avrebbe semplicemente accettato quel suo nuovo passatempo senza più fiatare. Era solo questione di momenti.

«Non voglio esagerare» precisò, dunque, sistemandosi il panciotto con mani sapienti. «Voglio solo mettere qualche tocco di colore qui e là. Non sarà troppo faticoso, credimi»

Sentì Crowley sbuffare sonoramente – teatralmente. «Contento tu»

«Potresti aiutare, lo sai?» tentò, trascinando la scala per avere spazio sufficiente per passare agilmente tra le scatole delle decorazioni e i libri pericolosamente accatastati negli angoli più improbabili della libreria. «Potremmo uscire molto prima se venissi qui a darmi una mano»

«Oh no: voglio vedere quanto resisti prima di risolvere tutto con il solo pensiero»

Aziraphale si concesse di guardarlo prima di sorridere più amabilmente di prima: «Mio caro, almeno dimmi cosa preferisci tra le stelline con i glitter e quelle opache». Sollevò un esemplare di entrambe e attese che l'ostentata indifferenza con cui Crowley si stava sforzando di studiare la situazione lasciasse il posto a una decisione chiara e precisa.

«Meglio i glitter»

L'angelo annuì prima di afferrare la scatola ricolma delle decorazioni più appariscenti. «Parole sante» disse, godendosi l'espressione accigliata di Crowley: non avrebbe parlato per la prossima mezz'ora.



Tre ore più tardi la libreria era quasi del tutto pronta: tutti gli scaffali avevano ricevuto la loro dose di festoni e palline colorate e persino il piano superiore era stato considerato quasi alla stregua di quello inferiore, anche se ai clienti era proibito andare fin lassù. Aziraphale, però, era stato categorico sulla necessità di addobbare anche quello: gli avventori della libreria avrebbero potuto anche ignorare la presenza di quella sezione, ma Aziraphale avrebbe sempre saputo della sua esistenza e l'idea di lasciare qualcosa di incompleto, di imperfetto non lo aveva sfiorato nemmeno per un secondo.

Mancava solo l'albero. Alla pianta in sé aveva pensato Crowley qualche giorno prima, quando, dopo un'attenta visita a ogni vivaio di Londra, era ritornato in libreria con un elegante bonsai di abete, profumatissimo e perfetto in ogni suo ago, farneticando una serie di informazioni utili alla sua conservazione, alla potatura, ai sali minerali e alla quantità di luce necessaria perché stesse bene. Aziraphale lo aveva ascoltato con estrema attenzione più per il piacere di vederlo così interessato alla cura della pianta che per la reale esigenza di comprendere come muoversi in un terreno che per lui non era così familiare: era certo che ad occuparsene sarebbe stato lo stesso Crowley, ma era stato felice di essere stato incluso in quel suo hobby. Dopo un attento esame, l'avevano posizionato vicino al vecchio computer, l'unico punto in tutto il negozio a non essere stato ancora preso d'assalto dai volumi disordinati.

Ora dovevano solo decorarlo. O meglio: l'angelo doveva decorarlo.

Aziraphale cominciò a sentirsi sotto pressione per lo sguardo di Crowley non appena fece per prendere le lucine dorate: era sicurissimo che adesso stesse propriamente controllando ogni suo movimento in nome della salute della pianta. Il segreto, continuava a ripetersi il Principato nella sua mente, era rimanere calmi: aveva completato l'operazione in tutto il resto della libreria, non aveva alcuna ragione di credere che avrebbe fatto un disastro proprio adesso.

Si mise di fronte al bonsai e ne studiò la disposizione dei rami, cercando di capire quale fosse il punto migliore per iniziare e come collocare al meglio le luci perché il filo nero non risultasse troppo ingombrante. Quando pensò di aver trovato una soluzione a quell'increscioso problema, l'angelo si mosse per mettersi definitivamente all'opera.

«Sai cosa?» disse di punto in bianco il demone, facendolo sobbalzare. Come se quello non fosse stato sufficientemente evidente, Aziraphale ruotò anche il capo per dargli segno di averlo sentito, ma la sua mente continuò ad essere tremendamente occupata dal gravoso compito di non distruggere il bonsai con la catena di lucine. Avvertì distintamente la voce di Crowley continuare ad emettere suoni, ma non capì nemmeno una parola: fu costretto a fermarsi.

«Perdonami, caro: dicevi?»

«Dicevo che dovresti proprio ringraziarmi, angelo»

Aziraphale si voltò del tutto, intenerito. «Oh, Crowley» disse, gustandosi il momentaneo disagio che attraversò le iridi serpentine del demone. In fondo sperava di non veder mai passare quelle reazioni nel corso degli anni. «Hai ragione. Questo abete è bellissimo ed è solo grazie a te che è qui»

Il demone annuì. «Ma io intendevo in senso più ampio»

Aziraphale attese di sentirlo continuare, ma evidentemente Crowley era in vena di giocare.

«In che senso, allora?» domandò, appoggiandosi con estrema cautela alla scrivania: l'unico oggetto davvero sacrificabile lì sopra era il computer.

Crowley si umettò le labbra prima di rivelare: «Mi dovresti ringraziare per il Natale»

Fu difficile trattenere una risata. «Credo di non seguirti»

«Ho inventato io il Natale» ribadì il demone, per un momento estremamente fiero di sé. Fece subito una smorfia: «Be', non in senso tecnico... A quello hanno pensato Sua Signoria dei Cieli e Costantino1, non io. Io ho inventato questo». Crowley allargò le braccia, indicando con lo sguardo e le dita le decorazioni che abbellivano la libreria, soffermandosi in particolar modo sul filo di luci che giaceva, intrecciato, tra le mani di Aziraphale.

All'angelo servirono degli attimi di silenzio e il prolungato sorriso da serpente del demone per comprendere pienamente il significato delle parole appena ascoltate. Si staccò dalla scrivania con un gesto stizzito e la bocca spalancata, dimentico della delicatezza del bonsai. «Questa è un'invenzione demoniaca?!» esclamò brandendo le lucine con accoramento tra i pugni chiusi.

«Ma è ovvio, angelo!» disse Crowley, deliziato. «Pensi che tutto questo sia in linea con i principi del Paradiso? Il consumismo, lo spreco, le feste?»

Sì!, avrebbe esclamato Aziraphale se solo il tono del demone non avesse reso abbastanza chiaro il pensiero del tutto contrario di Crowley. Scelse di giocare un'altra carta a sua disposizione.

«Non me l'hai mai detto!» gli rinfacciò con un'inclinazione vocale che persino alle sue orecchie giunse fastidiosa.

«Non me l'hai mai chiesto»

«Non fare il furbo con me. Sono decenni che mi vedi festeggiare il Natale in questo modo» sputò fuori, irritato, appena consapevole del guizzo nervoso che ebbero le sue labbra. «Non ti è mai venuto in mente che per me potesse essere importante saperlo?»

Crowley rise. «Andiamo, non prendertela sul personale! Non mi pare che l'Onnipotente abbia mai reclamato, no?»

Aziraphale serrò le labbra, reprimendo l'impulso di far notare al demone che l'Altissima non si era fatta sentire nemmeno in situazioni ben peggiori di qualche lucina intermittente. L'intervento divino non era un metro di giudizio affidabile per discernere Bene e Male sulla Terra, Crowley tra tutti doveva esserne al corrente - e dal sorriso con cui lo stava bonariamente canzonando doveva essere per forza così.

«Questo non cambia la sostanza» sentenziò l'angelo, più diplomatico. «È opera vostra»

«Mia, di grazia» sottolineò Crowley, come se quello risolvesse la questione. Aziraphale ne fu colpito, tanto da lasciare che la risposta piccata che gli era salita alle labbra morisse nel silenzio. In effetti... In effetti quello risolveva la questione. Non riusciva a ricordare nessuna tentazione davvero malvagia operata dal demone; per di più, gli umani erano sempre stati più bravi di lui a far danni e ad essere cattivi, questo glielo avevano dimostrato in moltissime occasioni.

Guardò meglio l'entità che aveva davanti: Crowley aveva l'aria di un bambino che metteva alla prova un adulto con una marachella, non di un diavolo in grado di assicurare anime all'Inferno con lo spirito natalizio. Si chiese se anche il demone fosse consapevole di apparire così, o almeno di apparire così ai suoi occhi, ma decise di tenere per sé il quesito. Piuttosto rilassò la postura e sentì la tensione sul viso sparire via.

«Dunque,» cominciò, più pacato, «hai suggerito tu a quel Johnson2 l'idea di usare le luci elettriche al posto delle candele?»

Crowley smise di sorridere in un lampo, ma Aziraphale sapeva di non averlo intristito. «Sì»

«Di tua iniziativa?»

Il demone non parlò: si limitò ad annuire.

L'angelo prese un bel respiro dal naso prima di far schioccare la lingua sul palato. «OK»

Crowley gesticolò insensatamente per qualche secondo prima di riuscire a parlare. «Sul serio? Hai quasi fatto una scenata prima e adesso OK?! Solo perché l'ho fatto io?»

Aziraphale fu felice di constatare che l'espressione del demone era mutata mentre parlava, mano a mano che la consapevolezza di quello che diceva si faceva strada dentro di lui. L'angelo adesso era sicuro che la sua conferma non fosse necessaria, ma volle comunque dirlo a voce alta. «Sì»

Crowley deglutì e fece una smorfia rassegnata. «Davvero? Solo perché l'ho fatto io?»

Il Principato sorrise più intensamente. «Che posso dire? Tentazione riuscita»

Il demone lo fissò senza fiatare per un momento che all'angelo parve non finire mai. Avrebbe venduto una delle sue preziosissime prime edizioni senza duplicarla pur di conoscere i pensieri dell'altro, ma si accorse ben presto di non aver bisogno di ricorrere a metodi così estremi: Crowley scosse la testa prima di alzarsi, raggiungerlo e cominciare a prendere la catena di luci dalle mani di Aziraphale. Questi rimase interdetto per un attimo, colpito dal fatto che Crowley non fosse ricorso a un miracolo, ma sentì un'ondata di calore avvolgerlo subito dopo: gli stava dimostrando rispetto.

«Faccio io, angelo» disse il demone, la voce più bassa del normale. «Non voglio vederlo spelacchiato prima ancora dell'inizio delle feste»

Aziraphale annuì comprensivo, emozionato. «Ma certo». Si portò le mani di Crowley alle labbra per depositarvi un fugace bacio sul dorso prima di farsi da parte. Il demone impiegò giusto un paio di momenti prima di riprendersi dalla confusione e cominciare ad allestire l'alberello, che, una volta terminato, venne acceso di comune accordo con un miracolo.



«E comunque non capisco che cosa tu abbia visto di demoniaco in questo»

Aziraphale se l'era chiesto già in libreria, mentre aveva osservato Crowely che sistemava le luce intorno all'abete, ma aveva trattenuto la domanda per non rovinare l'atmosfera di intima gioia che era venuta a crearsi nell'ambiente. Passeggiando per Londra, però, aveva trovato impossibile non riportare in auge l'argomento: la città era già in festa, già illuminata e già pronta per il Natale. Tutti tenevano il naso all'insù per ammirare le decorazioni e le luci. Lo stesso Aziraphale non finiva mai di sorprendersi, ogni anno, di fronte alla magnificenza dell'addobbo. Ed era tutto così bello e festoso da rendere quantomeno improbabile pensare di essere circondati dal Male.

«Sono veramente curioso: cosa c'è di malvagio nel Natale?» rimarcò quando finalmente Crowley tornò a camminare al suo fianco porgendogli una cioccolata calda da asporto.

Il demone ridacchiò, prendendo un sorso dalla sua tazza prima di rispondere. «Nel Natale in sé niente, angelo» disse con semplicità. «È il modo di festeggiarlo che è un tripudio di vizi». Fece una pausa prima di indicare discretamente la folla intorno a loro. «Mai sentito parlare di frenesia del Natale? La corsa ai regali? Hai una vaga idea di quanti soldi ogni anno vengano spesi per il Natale? E le interminabili cene?! Tutte queste persone saranno isteriche tra qualche giorno»

Aziraphale si guardò intorno con curiosità. Indubbiamente il demone aveva ragione, quelli erano tutti vizi belli e buoni, ma qualcosa continuava a non tornare nel ragionamento. «L'avevi previsto già più di cento anni fa?»

Crowley rise. «Be', non sono così bravo, angelo» si schermì, infilando la mano libera nel cappotto. «Gli umani lo sono di più: devo riconoscere loro che hanno fatto un ottimo lavoro»

Aziraphale lo guardò divertito. «Perché dici questo?»

«Pensaci: dovrebbe essere la più grande festa del Paradiso, ma nessuno se lo ricorda più: sono tutti troppo tentati da... da questo per pensare alla nascita di Cristo. Cos'è Cristo che nasce quando puoi avere tutti i pacchi che vuoi sotto l'albero?»

L'angelo rimase in silenzio qualche minuto, gustandosi il sapore avvolgente della cioccolata. «Te lo concedo, non hai tutti i torti» disse infine, calmo. «Eppure...»

«I tuoi capi non fanno caso agli umani, Aziraphale» lo interruppe Crowley. «Dovresti saperlo, ormai. Non hanno idea di come funzionino. Per loro basta che ci sia la festa e fine del discorso»

Non era quello che avrebbe voluto dire il Principato, ma ne riconobbe comunque la verità intrinseca: quello spiegava perché nessuno dei suoi superiori gli avesse mai chiesto di intervenire in merito alla festività. A nessuno era venuto in mente, ad esempio, di lamentarsi di quanto fossero poco tradizionali tutti quegli addobbi: insomma, Aziraphale non aveva avuto occasione di assistere al Grande Evento, ma era piuttosto sicuro che luci elettriche, bonsai e Babbo Natale non fossero stati esattamente all'ordine del giorno. Il ragionamento del demone non faceva una piega e rimaneva da chiedersi soltanto perché Aziraphale non si fosse accorto da solo dell'influenza dell'Opposizione nella creazione di tutto quello sfarzo contemporaneo. Nell'intimità della sua coscienza, tuttavia, l'angelo sapeva darsi una risposta più che soddisfacente: i vizi del Natale non gli erano del tutto estranei. Se la frenesia non faceva per lui, di certo non poteva dire altrettanto per i dolci, per i menu tematici nei ristorantini sfiziosi, per i colori, per le storie di Natale... Tutte inutili banalità, lo riconosceva, che però avevano arricchito il periodo ogni anno e gli avevano regalato sorrisi e ricordi teneramente preziosi.

Non si accorse di aver addolcito l'espressione finché Crowley non sbuffò accanto a sé un allibito: «Che c'è adesso? Perché ridi?»

Aziraphale non perse tempo a negare l'evidenza. «Come mi spieghi la gioia, allora?» disse, invece. «Questa festa rende le persone felici. Tutti sorridono quando vedono un albero pieno di luci colorate. Questo deve essere positivo»

Crowley aggrottò la fronte. «Mi sembra più uno slogan che altro, angelo»

«Io sono felice a Natale». Nei suoi pensieri aveva contemplato il concetto con profonda convinzione, ma esprimerlo ad alta voce lo fece sentire un poco infantile e fu grato a Crowley per aver avuto la delicatezza di non ridere e di accennare solo un sorriso.

«Perché è Natale?» gli chiese, divertito.

«Perché è Natale»

Crowley scosse la testa esasperato prima di prendere un sorso di cioccolata. «Va bene, tu sei felice perché è Natale. Ma queste persone intorno a noi, con i loro piccoli grandi problemi umani, non sono davvero felici: recitano una parte perché si deve essere più felici e più buoni a Natale»

Aziraphale considerò la possibilità di ribattere con la logica e di far notare al demone come fosse impossibile da parte sua dimostrare che per tutti valesse lo stesso discorso, ma alla fine decise di cambiare tattica.

«E tu?» chiese, innocente.

«Cosa?»

«Sei felice a Natale?»

Crowley si fermò, costringendo anche Aziraphale ad imitarlo. L'espressione confusa sul suo volto era piuttosto eloquente e l'angelo temette che non avrebbe ricevuto alcuna risposta. Quando il demone parlò, tuttavia, non sembrò affatto arrabbiato.

«Secondo te?»

Aziraphale lo guardò dritto negli occhi e si prese qualche attimo per riflettere. «Penso di sì» azzardò, il petto tenuto fieramente in fuori e la cioccolata stretta tra le mani con fermezza. «Penso anche,» proseguì, cogliendo il lampo di divertito stupore di Crowley, «che tu abbia influenzato Johnson per omaggiare Cristo. Ricordarlo ti rende felice»

Il demone rimase in silenzio ad osservarlo, indecifrabile, e dopo qualche attimo si portò la cioccolata alle labbra. Aziraphale sospettò che l'avesse fatto per nascondere un sorriso.

«Ho ragione?» insistette.

Crowley prese un possente respiro. «Forse» concesse alla fine, un'occhiata al cielo a completare la reazione sconsolata.

L'angelo annuì, non potendo fare a meno di pensare di essere di fronte al peggior demone dell'Inferno. Si curò di non dirlo apertamente e preferì guardarsi intorno, improvvisamente colpito da una inaspettata consapevolezza: si erano fermati in mezzo al marciapiede e nessuno li aveva presi a male parole per aver interrotto così bruscamente il flusso di gente. Ora che guardava meglio, le persone sembravano evitarli come se nemmeno si accorgessero di loro: semplicemente, in prossimità dei loro corpi deviavano la loro corsa per poi riprenderla dopo averli oltrepassati esattamente nella stessa direzione. La cosa più incredibile, però, era un'altra: i passanti avevano addirittura smesso di fare rumore.

«Dovevi davvero, mio caro?» disse indicando il cerchio perfetto che era venuto a formarsi intorno a loro.

Crowley lanciò uno sguardo attorno a sé e parve riscuotersi all'improvviso. «Ho perso il controllo» si giustificò mentre tutto tornava alla normalità, la gente riprendeva a schiamazzare intorno a loro e un passante urtava l'angelo con malagrazia per reclamare il passaggio e costringerlo a riprendere il cammino.

Non erano passati che pochi secondi quando avvertì il braccio del demone circondargli le spalle con gentilezza e stringerlo a sé.

Aziraphale sorrise e non disse niente. Si limitò ad appoggiare la testa sulla spalla di Crowley e ad aggrapparsi al suo fianco con la mano per rimanere in equilibrio durante la passeggiata. Ebbe l'accortezza di tenere la bocca chiusa per un po', permettendo ad entrambi di godere dell'atmosfera e del calore di quell'abbraccio. Ma quando Crowley gli passò la sua cioccolata ancora calda, dandogli il silenzioso permesso di finirla al posto suo, Aziraphale capì di non potersi più trattenere.

«Oh, Crowley! Sei così adorabile!»

«Chiudi il becco» intimò l'altro, burbero, ma l'angelo poté distintamente sentire la sua voce increspata dal sorriso.






Note:

[1]: Nel 330 Costantino è il primo imperatore a rendere il 25 dicembre la data ufficiale della nascita di Cristo.
[2]: Edward Hibberd Johnson, collaboratore di Thomas Edison, fu il primo, nel 1882, a mettere un filo di lampadine elettriche sull'albero di Natale (il suo) al posto delle candele.




Angolino di Menade Danzante:

Salve a tutti!
Voglio precisare due cose: la prima è che il titolo non intende richiamare l'omonima canzone dei Coldplay, ma ve la linko lo stesso per diffondere il Verbo delle canzoni tematiche che in questo periodo ci porteranno allo sfinimento; in secondo luogo, segnalo che la parte finale della shot è parzialmente ispirata a questa fanart. Purtroppo non sono stata capace di risalire ad un autore, ma se foste in grado di dirmelo aggiungerei immediatamente i dovuti credits.
Spero che la OS vi sia piaciuta!
Un abbraccio!
Menade Danzante

   
 
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