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Autore: eli_mination    20/12/2019    1 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crow

Non poteva crederci. Per tutto quel tempo l’aveva cercata, sperando che fosse viva, ed era lì di fronte a lui. Avrebbe voluto abbracciarla, farle capire quanto le fosse mancata, raccontarle tutto quello che era successo e chiederle dove fosse stata. A proposito di quest’ultima cosa, riflettendoci bene il pensiero lo faceva innervosire. Perché mai se n’era andata di casa? Cosa l’aveva spinta ad allontanarsi per anni dalla sua famiglia? Forse non era il caso di pensarci, Beline (come gli piaceva chiamarla) era ferita e, a giudicare dal resto, non sembrava stare tanto bene.

“Beline, oh mio Dio…” disse con le mani davanti alla bocca in preda all’emozione. “No, non posso portarti in ospedale.”

Non era il caso di visitare un ospedale sia per la lontananza dal ponte sia per una serie di altri fattori soprattutto legali. Cosa le sarà capitato in quel periodo? Il Satellite non era un buon posto, pullulava di malintenzionati e di spacciatori. Come si sarà guadagnata da vivere?

“No, non voglio crederci…” pensò, scacciando via quel pensiero e aiutando la ragazza a sedersi meglio.

“Ora ti porto da Martha, di sicuro saprà come curarti. Non sembra che tu abbia nulla di rotto, dico bene?” continuò lui.

“Si… Credo...” disse debolmente.

Fece un sorriso per cercare di rassicurarla. Non le piaceva vederla in quello stato e, per quanto fosse arrabbiato con lei, era pur sempre un’amica.

Dopo aver effettuato gli ultimi preparativi, salì anche lui sulla sua moto, pregando Beline di reggersi forte, e partì quasi sgommando.

Crow si fermò di nuovo davanti alla casa di Martha, da cui uscì lo stesso ragazzino con la bandana di prima.

“Chiama subito Martha!” gli disse, mentre aiutava la ragazza a scendere e mise il suo braccio sulle spalle. Il ragazzino rimase perplesso per un istante, poi rientrò in casa e uscì nuovamente con Martha, che domandò al ragazzo dai capelli arancioni cosa fosse accaduto.

“È ferita, è caduta dalla moto. Ha bisogno di cure, non sta affatto bene.” rispose lui.

Martha condusse i due giovani in casa, facendo sedere la misteriosa ragazza sul divano e dirigendosi in una stanza. Crow le tolse il casco, scoprendo i suoi capelli fluenti e i suoi occhi viola che non volevano proprio stare aperti.

“Tranquilla, andrà tutto bene. Anche Yusei ebbe un incidente tempo fa e Martha lo ha fatto guarire. Farà lo stesso anche con te, te lo assicuro. Soprattutto quando capirà chi sei.”

Le parole di Crow diedero una svegliata alla ragazza, che sollevò lo sguardo, incontrandolo con quello del giovane.

“Mi sei… mancato…” disse con poco fiato in gola. Il ragazzo allora la abbracciò senza stringerla troppo forte, d’altronde potevano esserci altre ferite sul suo corpo.

“Anche tu mi sei mancata, Beline… Davvero tanto!”

Martha ritornò e per poco non fece cadere tutto l’occorrente per effettuare una medicazione per terra. Rimase scioccata alla vista di quella ragazza con i capelli viola che aveva cresciuto insieme a tutti gli altri.

“Belinda, tesoro!” esclamò sull’orlo delle lacrime, avvicinandosi a lei e prendendole le mani. “Oh, piccola, cosa ti è successo?”

Dopo averle bendato le ferite, la guidò verso il letto in una stanza molto semplice che aveva anche un comodino e una finestra incorniciata da tende bianche.

“Riposati qui, cara. Vedrai che starai meglio. Ti porto qui la cena.” le disse, con una mano che le accarezzava il viso.

Crow e Beline rimasero soli, con lei che, distesa, si sentiva più protetta e lui che la sorvegliava come un angelo custode seduto sull’angolo del letto. Per fortuna lei stava bene e questo bastò per rallegrargli la serata.

“Beline, vorrei poterti raccontare un sacco di cose, ma è meglio che tu riposi adesso. Credo che per stanotte mi assicurerò che tu non sparisca più… Non voglio perderti di nuovo…” sostenne lui. “Rimarrò qui, avviserò gli altri di questa situazione. Domani mi prometti che mi dirai perché te ne sei andata di casa?”

“Te lo prometto…” disse, più tranquilla di prima. “Vorrei dirti, però… che io non me ne sono mai voluta andare…”

“Cosa intendi dire?” le domandò sconcertato. “Allora perché sei sparita per tutto questo tempo?”

“Ecco… Non lo so, ma credo di essere stata… Come rapita…”

L’espressione del giovane del Satellite divenne interrogativa. Chi poteva essere stato?

“Scusami, Crow… Non ce la faccio…” sospirò Beline. “Mi sento troppo stanca, vorrei parlartene domani… Ti andrebbe?”

“Per me va benissimo, anzi, scusami se sono insistente…” rispose il giovane.

“Voglio solo dirti questo… Io non avrei mai desiderato di andarmene da qui… Stavo bene insieme a voi…”

“Ti credo, stai tranquilla!” le sorrise il ragazzo. “Ora riposati, domani è un altro giorno!”

 

Aki

Dopo la passeggiata con le amiche, Aki continuava a non darsi pace. Cercava in tutti i modi di non pensare a Yusei, ma perché le veniva così difficile? Doveva dirglielo? Forse stare con lui le avrebbe fatto bene, perciò si diresse nella residenza dei ragazzi per poter parlargli.

Bussò alla porta e ad aprirlo c’era Jack.

“Ciao, Jack! Yusei è in casa?” chiese Aki.

“Yusei! È arrivata la tua rosa!” esclamò Jack, imbarazzando sia la rossa che il moro. Notando la scena, si fece una risatina sotto i baffi, per poi prendere il suo telefono e allontanarsi. “Crow mi sta davvero dando sui nervi… Ma dove cavolo si sarà cacciato? Adesso mi sente!”

“Ehm… Perdonalo, sta impazzendo per colpa della fame.” si giustificò Yusei.  

“Oh, no, non preoccuparti!” lo rassicurò Aki mettendo le mani avanti. “Ormai so come è fatto!”

Yusei ridacchiò nervoso. “Entra, Aki!”

Si spostò per far entrare la ragazza nel piccolo scantinato in cui abitavano i tre ragazzi, il cui arredamento consisteva in poche cose sistemate in un angolo: due divani color panna sistemati ad angolo retto e posti davanti ad un tavolino basso di legno. Il resto dell’abitazione, invece, era una vera e propria officina in cui erano parcheggiate due moto: una rossa e una bianca. Erano rispettivamente quella di Yusei e Jack. Mancava, appunto, quella nera di Crow.

Aki si sedette sul divano. Era abituata a quell’ambiente che visitava spesso, soprattutto durante il Gran Prix Mondiale dei Duelli Turbo per collaudare la sua personale moto e apportare le dovute modifiche.

“Senti, Yusei… Avrei da dirti una cosa…” iniziò a dire, timorosa.

“Dimmi tutto!” disse il ragazzo moro. “È successo qualcosa di brutto?”

“Cosa?” chiese lei, scuotendo la testa successivamente. “Oh, no… Non ti preoccupare, non è così importante! Cioè, lo è per me… ma…”

Iniziò a sudare freddo. Cavolo, era veramente così difficile confessare i propri sentimenti a qualcuno? Forse non le veniva facile poiché non aveva mai provato nulla di così forte per qualcuno e non sapeva come comportarsi in quella circostanza.

“Maledizione! Avrei dovuto prepararmi un discorso, invece mi sono precipitata subito qui e ora sto facendo la figura del pesce lesso!” pensò. “Come glielo dico che mi sento innamorata di lui? E se lui non provasse lo stesso? Cavolo, non avevo proprio pensato a nulla! Sono una stupida!”

“Aki, tutto bene?” chiese Yusei, interrompendo il suo flusso di pensieri.

“Oh… Ehm, si…” disse lei, sorridendo nervosa. “Mi sono solo distratta un attimo!”

“Stai tranquilla, Aki. A me puoi dire tutto! Lo sai che sono tuo amico!” la rassicurò lui.

“Avrà capito cosa voglio dirgli?” si domandò lei. Le parole del giovane, anche se poche, riuscirono ad infonderle calma. Quindi proseguì.

“Ecco… Il fatto è che recentemente, con tutto quello che è successo, i giornalisti ci hanno intervistato… varie volte… Volevano sapere di tutto, tra cui-”

“COME?! Stai scherzando?!”

La voce di Jack sovrastò quella di Aki, che si voltò verso il biondo per capire cosa fosse successo. Lo vide al telefono, con una faccia sconvolta.

“Aspetta… Veniamo subito da te! ... Ah, capisco… Crow, ti giuro che se è uno scherzo ti ammazzo!... Va bene, come dici tu… Possiamo mangiare senza di te, allora?”

Anche Yusei si interessò a quello che stava dicendo Jack. Cosa doveva essere successo? Aki, per un attimo, si dimenticò che stava per fare una confessione al ragazzo e volse la sua attenzione al biondo.

“Va bene… Allora ci vediamo domani… Ciao!”

Jack chiuse la chiamata e si rivolse a Yusei.

“Ha trovato Belinda!”

“Cosa?! Sta bene?” domandò Yusei. Aki non capiva.

“Beh, non molto, è abbastanza malridotta…” rispose Jack. “Crow starà con lei stanotte, domani andiamo da Martha. Ha fatto un incidente, ma aldilà di quello sta abbastanza male.”

“Cavolo… Beh, almeno è viva. Crow si è dannato per un sacco di tempo, voleva ritrovarla a tutti i costi insieme a sua sorella…” commentò il moro.

“Scusate, ragazzi, chi è Belinda?” domandò, giustamente, Aki.

“Oh, tu non la conosci. Era una ragazza che è stata abbandonata dai suoi genitori e portata al Satellite. Sin da quando era piccola ha vissuto con noi.” le rispose Jack.

“Strano, non me ne hanno mai parlato…” pensò la ragazza.

“Finché a quattordici anni non è scappata, proprio il giorno dopo il suo compleanno. In realtà non sappiamo se è davvero fuggita via oppure le è capitato altro… Fatto sta che sono anni che non la vediamo…” continuò Yusei. “Beh, a questo punto lui non verrà, quindi possiamo finalmente mangiare! Aki, se vuoi puoi rimanere a cena!”

“Oh, si… Molto volentieri…” accettò lei, poco convinta.

Tutto il resto della serata si consumò con Aki che non faceva altro che pensare a quella ragazza, dimenticandosi totalmente di quello che doveva dire a Yusei.

  
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