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Autore: Lady I H V E Byron    22/12/2019    2 recensioni
"Shredder, Stockman, Hun, i Dragoni Purpurei, gli Utron, i Triceraton, Savanti Romero, Karai, Bishop, Sh'Okanabo, Viral, Khan… tutti nomi che ormai appartenevano al passato."
Sono passati quattro anni dalla battaglia finale contro lo Shredder virtuale, ma non è ancora finita, per le Tartarughe Ninja. Presto si troveranno coinvolti in una nuova avventura, che riguarderà una coppa di fattura umile, Cavalieri Templari, Dimensioni Mistiche, visioni di un passato lontano, un nuovo nemico e un nuovo alleato.
Quale destino attende le Tartarughe Ninja?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Note dell'autrice: scusate se non mi sono dilungata sui singoli combattimenti; altrimenti sarebbe stato un capitolo LUNGHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIISSIMO.

 
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-Ehi, Maestro Splinter…- riprese Michelangelo –Com’è che conosci quel crociato? David, hai detto?-
-Templare, Michelangelo, non crociato.- corresse Splinter –E’ stato nel primo Nexus al quale ho partecipato, ventuno anni fa, quando eravate ancora piccoli. Passai il primo turno ed ero tra i partecipanti della seconda fase del torneo. Dopo due combattimenti, mi trovai faccia a faccia con un giovane dall’abbigliamento particolare, completamente corazzato, un elmo sulla testa, e combatteva in un modo che non avevo mai visto. Era un’arte marziale molto particolare, incentrata sulla forza e sulla resistenza, non come noi ninja o come i samurai. Ero stupito quanto voi, figlioli. Il mio stupore, però, si rivoltò contro. Mi fece abbassare la guardia, facendomi perdere l’incontro. Se fossi rimasto concentrato e avessi mantenuto il controllo, forse lo avrei battuto. Mi sentii umiliato, avevo permesso alle mie emozioni di prevalere. Quando lo vidi in infermeria, al turno successivo, pensavo mi avrebbe ignorato. Invece, si avvicinò a me, si tolse l’elmo e mi porse la mano, complimentandosi con me. “E’ stata una bella battaglia e tu sei stato un degno avversario.” mi disse, prima di presentarsi come David. Quella frase non la scorderò mai. A quei tempi, David era un neofita, entrato da poco nell’ordine templare, ma il suo sogno era divenire Gran Maestro. Eravamo stati entrambi eliminati, quindi uscimmo dal torneo per fare due passi al mercato. Io ero rimasto stupito dal suo modo di combattere, come lui lo era del mio. Chiacchierammo a lungo, spiegando l’un l’altro i nostri stili di combattimento, ci raccontammo delle nostre vite, gli parlai persino di voi e lui mi parlò di suo figlio Federico, nato non da molto tempo. Entrambi avevamo realizzato che non era facile essere padri, ma è, nello stesso momento, una grande gioia e un grande onore. Da quel torneo, David e io diventammo amici. E per qualche anno, mantenemmo la nostra amicizia scrivendoci lettere.-
-Mondo Pizza, che storia…- commentò Michelangelo, affascinato.
-Non ti nascondo che il loro modo di combattere ha affascinato molto anche me, Sensei…- aggiunse Leonardo –Ma, esattamente, che arte marziale è la loro?-
Splinter si mise in posa riflessiva, serio, cercando di ricordare.
-David ha tenuto a precisare che la sua non è proprio un’arte marziale.- spiegò –La loro è scherma medievale, come combattevano gli italiani e gli europei ai tempi del loro medioevo.-
-Forte.- commentò nuovamente Michelangelo, sempre più affascinato. Anche i fratelli sembravano interessati a questo particolare modo di combattere.
-Maestro Splinter, perché non ci hai mai parlato di David?- domandò Leonardo; si ricordò, infatti, che, quando erano piccoli, Splinter era solito scrivere molte lettere e riceverne altrettante; lui si era semplicemente limitato a rivelare che era un amico di penna del Giappone; ma mentiva –E da come vi siete parlati, sembra che non vi vediate o scriviate da un sacco di tempo. E’ successo qualcosa?-
-Eravate ancora troppo giovani ed indaffarati nei vostri primi passi nel mondo del ninjutsu per venire a conoscenza di un nuovo modo di combattere.- rispose il topo, secco –E per quanto riguarda il tempo trascorso dal nostro ultimo incontro… è meglio per voi se non dico nulla, figlioli. Dovete rimanere concentrati per il torneo.-
Leonardo accettò quella risposta. Ma la curiosità non lo abbandonò. Nemmeno per un istante.
-Pater Noster, qui es in caelis…- stavano recitando i cinque templari.
Si erano ritirati nella Sala degli Eroi, ove erano presenti le statue dei vincitori di tutti i Nexus Battle. Erano riuniti sotto la statua di David, vincitore del Nexus Battle di quindici anni fa.
Posa fiera, elmo sotto il braccio e spada al cielo.
Conclusa la preghiera, si alzarono in piedi.
Lo sguardo di David era serio.
-Questo torneo è molto importante per la nostra missione.- disse, osservando i cavalieri uno per uno -Mi aspetto il massimo, da tutti voi.-
-David- tagliò corto Giacomo –Cosa ci dici di quelle tartarughe e di quel topo? Se è vero quello che ci hai riferito, che hanno sconfitto Shredder, tra le altre cose, non sono da prendere sottogamba. Dobbiamo preoccuparci?-
-Io sarei più preoccupato del fatto che un cavaliere con le tue capacità sia intimorito di cinque miseri avversari.- fu la risposta, secca -Non sono diversi dai nostri nemici. E come tali, non è niente che non possiate gestire con le vostre abilità. Il nostro obiettivo è chiaro e conciso. Non dovete avere esitazioni o dubbi, in questo torneo, quale sia il vostro avversario, mi sono spiegato?-
Tutti annuirono. Non osarono contraddire.
Da quel torneo dipendeva la sorte dell’ordine templare.
-Uniamo le spade.- ordinò, infine, David; si disposero tutti a cerchio, sguainando le spade; le cinque lame si incrociarono.
-Quod Deus nostros gladios contra inimicos benedicat. Deus vult.-
-Deus vult.-
Alzarono le lame, come saluto e come buon auspicio. Poi, indossarono di nuovo gli elmi, stringendo bene le cinghie.
Tornarono nell’arena, in mezzo al resto dei concorrenti.
Il Daimyo si alzò in piedi, alzando lo scettro al cielo.
-Che il torneo inizi!- annunciò.
Come in tutti i Nexus Battle, delle mura si alzarono tra i concorrenti, lasciando ognuno di loro contro il proprio avversario.
Erano tutti pronti.
Pronti e con le armi sguainate. I templari girarono la cinghia che avevano al petto, nascondendo i propri petti dallo scudo nero e bianco con la grande croce rossa in mezzo.
Uno di loro ebbe come avversario Traximus, il triceraton.
A questi scappò una lieve risata, notando le dimensioni e l’altezza del suo avversario, con il pensiero prepotente di riuscire a sconfiggerlo in breve tempo, forse senza nemmeno fare uso della sua ascia. Il templare non reagì: si limitò a sguainare la sua spada e scontrarla più volte sul suo scudo, dopo aver eseguito un inchino di saluto.
Il torneo iniziò.
Tutti erano determinati. Tutti erano decisi a vincere.
Nessuno dei concorrenti sapeva cosa accadeva al resto delle piccole arene di combattimento. Non potevano lasciarsi distrarre. Non potevano avere timore su chi sarebbe stato il loro prossimo avversario, se avessero passato quel turno.
Michelangelo sperò con tutto il cuore di non incrociare di nuovo le armi con Kluh. Non l’aveva visto tra i partecipanti.
Primo turno, primi sconfitti.
I muri si abbassarono: per la prima volta, Donatello non era stato eliminato. Il suo avversario era Gen. Si permise un saluto di scherno ai fratelli ed al padre, come per dire “Stavolta ce l’ho fatta, pivelli!”. Anche i templari erano ancora nell’arena.
Secondo round, altri muri eretti. Altri sfidanti.
Un templare venne sconfitto e mandato in infermeria: Federico. Il suo avversario era stato Usagi. Più volte il coniglio samurai lo aveva messo in difficoltà: inizialmente, cercò di parare i suoi colpi, ma erano sempre più veloci e lui, a causa della sua stazza, non riusciva a parare in tempo. Raramente contrattaccava. Era bastato un colpo sulla pettiera per mandarlo in infermeria.
E Donatello fu di nuovo la prima tartaruga a raggiungere l’infermeria. Al terzo round.
“Beh, almeno, non sono stato eliminato al primo round.” pensò, ottimista: ma dentro di lui sapeva che gli sarebbe spettata un’altra settimana di burle o prese in giro da parte dei fratelli.
Sospirò, simulando un pianto.
Fu lì che notò uno dei templari, il giovane Federico, che guardava l’arena con aria seria, e l’ultima creatura che si aspettava di vedere in infermeria.
-Traximus?!-
Il triceraton era seduto da una parte. Guardava in basso, deluso. Alzò lievemente la testa, udendo la voce di Donatello.
-Ehi, amico…- mormorò, quasi senza muovere la bocca.
La tartaruga si avvicinò a lui, quasi ridendo.
-Tu che ci fai qui? Quando sei stato sconfitto?-
-Dal primo round.-
Quella rivelazione sconvolse Donatello.
-Dal primo?!- esclamò, sorpreso; i presenti si voltarono, per il tono di voce, non per la notizia; poi ripresero ciò che avevano appena interrotto –Chi è stato il tuo avversario?-
-Uno dei damerini in bianco con il simbolo rosso sul petto.- spiegò, deluso; Federico, interessato, girò lievemente la testa verso i due rettili –Non molto alto e nemmeno molto robusto. Ma con buoni riflessi. E’ riuscito a schivare e deviare ogni mio attacco con il suo scudo. E ogni volta contrattaccava. Mi ha disarmato colpendo la mia mano con il suo scudo. E poi mi sono ritrovato qui.-
Infatti, aveva la mano fasciata. Riusciva a malapena a muoverla.
Donatello era sempre più affascinato dai cavalieri templari: uno di loro era riuscito persino a sconfiggere un triceraton. Prima di allora, solo la Federazione e le Tartarughe stesse erano gli unici in grado di tenere loro testa. Mai credeva che ci sarebbero stati altri esseri che potessero competere contro i potenti triceraton. Specie un guerriero come Traximus.
Federico tornò a guardare in avanti, alla ricerca dei suoi confratelli.
“Giacomo… o Eli…” ipotizzò, basandosi sulla descrizione di Traximus.
Il torneo proseguì.
Successivamente, vi fu il quarto round. L’ultimo round ad eliminazione. I concorrenti erano sempre meno.
Caso del destino, Splinter si ritrovò faccia a faccia contro David.
-A quanto pare il tuo desiderio è stato esaudito, vecchio amico…- fece notare l’umano, sarcastico, facendo roteare la sua spada.
Splinter sorrise, accennando una risata.
-Erano anni che attendevo questo momento.- rivelò, mettendosi in posizione di combattimento –Spero non ti sia rammollito!-
-Stavo per chiederti la stessa cosa!-
Caricarono, entrambi pronti all’attacco…
Leonardo, nel frattempo, teneva testa ad ogni concorrente, ad ogni round: parava, schivava, contrattaccava. Lo stesso si poteva dire dei fratelli rimanenti.
Non demordevano: si battevano con tutte le loro forze e sfruttando ogni loro capacità.
Un altro templare, nel frattempo, raggiunse il confratello: Carmine. Era a gattoni.
Batté il pugno sinistro per terra, ringhiando, deluso. L’armatura era ammaccata e lo scudo distrutto.
-Carmine!-
Federico corse da lui, per soccorrerlo, ma i medici agirono prima di lui, aiutandolo a rialzarsi e togliersi l’elmo.
L’armatura era ammaccata in più punti. E la sua mano destra sanguinava.
Era sempre stato di struttura fragile. Non era la prima volta che capitava.
Il suo avversario era un mostro armato di un martello da guerra gigante. Per un po’ di tempo aveva cercato di schivare i colpi, ed attaccare di conseguenza. Ma, talvolta, i colpi dell’avversario erano così improvvisi che non riusciva a parare in tempo o, erroneamente, usava lo scudo. Ecco perché era distrutto. Ed ecco perché l’armatura era ammaccata, specialmente l’elmo. Ricevette persino un colpo sulla mano: non era riuscito a deviarlo con l’elsa della spada.
Anche Splinter venne teletrasportato in infermeria: cadde per terra, supino. E si toccava il petto.
-Che… potenza…- sussurrava, dolente; poi ridacchiò –Neanche stavolta sono riuscito a batterti…-
In quel momento, fu Donatello ad allarmarsi.
-Maestro Splinter!-
I medici lo sostennero per le braccia e per le gambe, portandolo su una brandina.
Quello contro David era stato un combattimento quasi all’ultimo sangue, se non fosse stato per il regolamento che prevedeva l’abbandono del combattente dell’arena, in caso di sconfitta.
Splinter, come al solito, era quello più agile e veloce, talvolta eseguiva attacchi dall’alto: ma David riusciva sempre a prevedere i suoi attacchi e bloccarlo di conseguenza. La sua resistenza non aveva limiti. Ed aveva degli ottimi riflessi. Notevole, per la sua stazza.
Splinter, allora, cercò di escogitare una nuova strategia: doveva trovare un modo per far leva sulla stazza di David, per farlo almeno sbilanciare, se non proprio farlo cadere.
Dovette ricorrere alla coda. Ma doveva distrarlo.
Corse di nuovo verso di lui, alzando il bastone, simulando un attacco. David mise lo scudo di fronte e la spada sopra lo scudo, pronto a respingere l’attacco.
Ma, invece di attaccare, Splinter scattò rapidamente di lato, schivando il mezzano di David.
Era il momento: la sua coda era vicina alla caviglia del suo avversario.
Non compì la sua strategia: lo scudo di David gli colpì il petto. Di nuovo, aveva anticipato il suo attacco.
L’impatto fu talmente violento che Splinter si sarebbe spezzato la schiena contro il muro, se non fosse stato teletrasportato in infermeria.
-Vi prego, fate piano!- si premurò Donatello, rivolto ai medici; era cosciente che sapessero la procedura, ma era pur sempre suo padre; la sua era semplice premura da figlio devoto, non diffidenza.
Si avvicinò al padre-maestro, prendendogli la mano.
-Maestro Splinter…- gli sussurrò, preoccupato –Stai bene? Puoi sentirmi?-
Il topo era semi-svenuto; forse aveva persino riportato una lieve frattura sullo sterno. O magari era solo dolore da impatto. Alla voce del figlio, mosse lievemente la bocca, stringendo a sua volta la mano.
-Donatello… sei tu?- disse, con tono fievole –Che bello sentire la tua voce…-
Donatello tirò un sospiro di sollievo. Ancora respirava, almeno.
-Sì, sono qui, maestro…- rispose. Non era il momento per una ramanzina sull’essere stato di nuovo la prima tartaruga ad essere sconfitta al Nexus. Forse al ritorno.
Federico si era voltato nuovamente verso la tartaruga, ma mantenendo lo sguardo verso Splinter.
Appariva serio, in volto.
Le mura si abbassarono di nuovo, nell’arena. Erano rimasti venti concorrenti.
Il Daimyo si alzò di nuovo.
-La seconda fase è conclusa!- annunciò -A breve si terranno le semifinali, e, di conseguenza, la finale. Il tempo ideale per i nostri guerrieri di riposare e riprendere le forze. A coloro che non hanno superato questa fase faccio comunque le mie congratulazioni per aver avuto modo di dimostrare il loro valore e la loro forza ed aver avuto l’onore di incrociare le armi contro avversari altrettanto onorevoli.-
Si inchinarono tutti a lui.
Michelangelo si guardò intorno, senza alzare la testa. E poi ridacchiò.
-Fratelli, Donatello è stato di nuovo eliminato…- fece notare –Dobbiamo architettare la settimana della burla.-
-A tempo debito, Mick.- disse Raffaello, non nascondendo la sua approvazione per l’idea del fratello.
Anche Leonardo si voltò da una parte, non appena tornarono in posizione eretta.
-Ehi, guardate.- avvertì, indicando un punto -Anche Usagi è entrato nelle semifinali.-
-Già, così come tre di quei damerini crociati in bianco.- notò Raffaello, guardando da un’altra parte.
Li vide, in disparte, separati dal resto dei guerrieri.
-Ehm, “templari”, Raph.- corresse Michelangelo, con posa da professore, come Splinter aveva fatto con lui.
Rimasero dispiaciuti di non vedere il loro sensei tra loro. Pregarono che non gli fosse capitato nulla di grave.
Dalle tribune, Carmine si era unito a Federico, assistendo al resto degli incontri. Si era tolto la cotta di maglia, liberando i lunghi capelli marroni raccolti in un codino basso.
-I soliti tre sono ancora in gara…- mormorò, per niente sorpreso. Dava quasi l’impressione che sarebbe stato più sorpreso se tra i semifinalisti ci fosse stato lui.
Federico non disse nulla: rimaneva in silenzio. A fissare i confratelli ed il padre ancora in gara.
I guerrieri rimanenti avevano solo un’ora di tempo per riposarsi, rifocillarsi, e riprendere le forze.
-Leonardo-san. Raffaello-san. Michelangelo-san…- fece Usagi, inchinandosi di fronte alle tre tartarughe –Spero di aver modo di incrociare di nuovo la mia spada contro uno di voi.-
-Il sentimento è reciproco, Usagi.- rispose Leonardo, cortese.
-Sì, sì, va bene.- interruppe Michelangelo, bruscamente -Ma ora usciamo di qui? Mi è venuta leggermente fame…-
I tre presenti sospirarono, mettendosi una mano sul volto.
-Non cambi mai, Michelangelo-san…-
I templari semifinalisti, intanto, rientrarono nella Sala degli Eroi, per poi uscire in direzione del mercato, ove si ricongiunsero con Federico e Carmine, scesi dall’infermeria.
I loro volti erano scoperti, così come i loro capelli.
David osservò subito il figlio, con aria severa.
-Sei stato eliminato…- commentò, disgustato –Chissà perché non mi sorprende…-
Il ragazzo abbassò lo sguardo, cupo.
-E tu, Carmine…- notò la mano fasciata –Come al solito non hai resistito…-
Sospirò.
-Abbiamo un’ora di tempo, prima della semifinale.- spiegò, serio –Conoscete il piano, ma attendete il mio segnale. Intanto, fate pure un giro al mercato. Nessuno deve sospettare qualcosa. Ma tenetevi pronti, quando verrete chiamati. Giacomo, con me.-
Il pelato annuì, seguendo il Gran Maestro senza obiettare.
I tre ragazzi entrarono nel mercato, separandosi, comportandosi come turisti silenziosi, ancora con l’armatura indosso e con gli elmi sottobraccio. Si voltavano tutti verso di loro, studiando il loro bizzarro abbigliamento, specie il simbolo sul loro petto. Era come se il medioevo nipponico ed il medioevo europeo si fossero incontrati in un unico punto. Due mondi diversi, eppure così simili.
David e Giacomo rientrarono nella Sala degli Eroi. Si misero dietro la statua di David, il punto più nascosto.
Si assicurarono di non avere nessuno nei dintorni.
Solo loro.
Si tolsero i guanti di ferro, liberando le mani. Sul loro anulare destro vi era un anello argentato con la croce templare sulla sola parte superiore.
Con l’indice ed il medio della mano sinistra sfregarono sopra la croce, con gli occhi chiusi.
Le loro iridi e le loro pupille scomparvero. Rimase solo il bianco. I loro corpi erano immobili.
Era uno stato catalettico.
L’anello aveva condotti le loro anime in un luogo etereo, grigio, senza materia, né cielo, né terra. Niente.
Erano entrati in una sorta di “dimensione mistica”.
Di fronte a loro erano presenti Andrea e Luigi.
Il tetravirato templare riunito nella “dimensione mistica”.
-Aggiornamenti del torneo.- riferì Giacomo, serio e sicuro –Solo tre di noi sono riusciti a raggiungere le semifinali. E’ più che sufficiente per ottenere il Graal.-
-Cosa è accaduto agli altri due?- domandò Luigi, sospettoso.
-I nostri due figli non ce l’hanno fatta.- rispose David, serio anche lui; no, deluso -Federico lo sapevo che non ce l’avrebbe fatta. Era meglio se portavo Spettro al suo posto. Non sarà bravo nei combattimenti, ma almeno, per altre cose, è più utile di lui. E tuo figlio è troppo fragile per questi combattimenti.-
Anche Luigi sospirò, storcendo la bocca.
-In compenso, non indovinerai mai chi ho avuto l’onore di incontrare dopo tanti anni…- aggiunse il Gran Maestro, sorridendo –Anche se “onore” è una parola grossa. Splinter.-
Luigi si stupì. Anche Andrea.
-Splinter?! Il ratto di fogna che crede di essere un ninja?!- esclamò Luigi.
-Sì, e come se non bastasse, con lui ci sono anche quegli abomini dei suoi “figli”.-
-Riteniamo che possano essere un ostacolo per la nostra missione.- tagliò corto Giacomo. Nella sua fierezza, era percepibile la preoccupazione.
David gli rivolse un’occhiata severa. Aveva ricevuto l’ordine di non fare più parola dei suoi timori. E non li stava eseguendo.
-Quello che Giacomo intende dire, è che tra noi e il Graal ci sono altri diciassette avversari. E tra loro ci sono tre di quelle tartarughe.- chiarì David –Io ho già provveduto a togliere Splinter di mezzo. E quella con la bandana viola è già stata eliminata.-
-Ciò nonostante, non ti conviene sottovalutare quelle tartarughe.- avvertì Andrea, serio ed allarmato -Due di loro hanno vinto il Nexus, sono affiliati con la Justice Force, hanno sgominato i maggiori criminali di New York, e hanno persino sconfitto Shredder. Sono il pericolo maggiore che ci impedirà di adempiere alla nostra missione e noi non possiamo permetterlo. Tu sai cosa significa, vero?-
-Lo so.- rispose David, sorridendo, sicuro di sé -E’ giunto il momento, per questi pagani, scoprire che la Punizione arriva con il Flagello!-
Nel frattempo, al trio delle tartarughe, oltre ad Usagi, si erano uniti Gen, Traximus, e, ovviamente, Donatello, un po’ imbarazzato.
-Ah! Sei stato di nuovo il primo a essere eliminato!- aveva canzonato Michelangelo –Dovrò ideare una nuova settimana di burle, per te! Ah! Ah! Ah!-
Donatello sospirò: non osò nemmeno immaginare cosa gli sarebbe spettato, una volta tornati a casa.
Ma niente prese in giro per Traximus: solo stupore e spiegazioni. Ripeté le medesime cose riportate a Donatello.
Un triceraton battuto da un essere umano… non era comune. Il suo sfidante doveva essere molto forte o sapeva destreggiarsi bene in battaglia.
Sarebbe stato un avversario interessante, pensarono le tre tartarughe, soprattutto Raffaello.
-E Splinter?- domandò Leonardo, appena accortosi dell’assenza del sensei.
-E’ dovuto rimanere in infermeria.- spiegò Donatello, inquieto -I medici hanno detto che era meglio per lui restare a letto fino alla fine del torneo. Ha ricevuto una brutta contusione sullo sterno, ma almeno non è una frattura. Tuttavia, meglio non rischiare. Si sarebbe rotto la schiena, se non fosse stato teletrasportato. E’ stato fortunato. Altro non so. Mi dispiace.-
Il maestro Splinter ferito. Non era la prima volta che capitava, ma Leonardo si preoccupava sempre, come i fratelli. Ma Splinter era coriaceo. Sarebbe sopravvissuto ad una semplice contusione.
I suoi pensieri furono interrotti da un rutto: Michelangelo.
-Mondo Pizza, lo street food giapponese è il migliore!- commentò, leccandosi le labbra sporche di salsa. Si era abbuffato di takoyaki. Senza dividere con nessuno.
-Ineccepibile…- borbottò Raffaello, sospirando e scuotendo la testa.
-Passano gli anni, ma lui non cambia mai…- commentò, acido, Gen. Non sembrava così turbato dall’essere stato sconfitto da Donatello. O forse sì.
Fatto stava che quella notizia fece stupire i fratelli.
-Don ha sconfitto Gen!- annunciò Michelangelo, mettendogli un braccio intorno alle spalle –Questa me la appunto sul calendario! L’ultima volta non eri arrivato nemmeno al secondo round! Potevi batterti con me!-
-Sì, ma fatto sta che tu sei stato sconfitto poco prima delle semifinali, ricordi?- ribatté il fratello, con aria da furbo –E hai visto Leonardo prendersi il trofeo del Nexus, lo stesso che avevi vinto tu sei anni fa, ma che, ops, Karai ha distrutto quando ha distrutto la nostra casa, insieme ai tuoi fumetti, televisione e videogiochi. E anche la tua scorta segreta di snack e bibite. Che poi tanto segreta non era, visto che io e Raph approfittavamo di ogni tuo momento di distrazione per rubartene qualcuno.-
Raffaello sgranò gli occhi, poi rivolse a Donatello uno sguardo da omicida, come per dire “Doveva essere il nostro segreto, maledizione!”
Michelangelo rimase in silenzio, paralizzato, con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Come se avesse guardato il basilisco negli occhi e fosse stato pietrificato.
I tre amici si preoccuparono, ma, nello stesso tempo, erano divertiti da quella “paralisi”.
-Scusate, ma è normale che rimanga fermo così?- domandò Traximus, indeciso se ridere o preoccuparsi.
-E’ un effetto ritardato.- spiegò Raffaello –Dategli qualche secondo e poi arriva tutto insieme.-
Si sedette di nuovo sulle sue ginocchia e mise le mani sulla sua testa.
-NOOOOOOOO…!!!- esclamò, da attore drammatico –Perché me lo hai ricordato?! Ci sono voluti tre mesi di terapia per farmi passare il trauma!-
-E, sia ben chiaro…- spiegò Donatello, sottovoce, ai tre amici -Per “terapia” intende barattoli di gelato a iosa, come una femminuccia.-
Essi non compresero il significato della parola “gelato”, ma, considerando la reazione della tartaruga, non era stata molto efficace, come cura.
Un altro urlo. Ma non da Michelangelo.
Proveniva da un altro punto del mercato, vicino alle porte del palazzo del Daimyo.
Erano tutti riuniti ad un ragazzo, uno dei templari, a giudicare dalla sua casacca, quello grasso e dagli occhi quasi gialli, chino su una figura femminile. Aveva il volto coperto da un velo, lo stesso i capelli, ma le sue vesti la identificarono come una delle concubine del Daimyo.
Stava piangendo e il templare la stava consolando.
Al gruppo di spettatori si unirono anche le quattro tartarughe, i due samurai ed il triceraton, allarmati da quei pianti. E con loro, anche i templari.
-Che è successo, Federico?!- domandò David, preoccupato.
-E’ una concubina del Daimyo!- rispose il ragazzo –Sembra sia stata aggredita.-
La notizia sconvolse i presenti. Le quattro tartarughe in particolare: non poteva essere stato di nuovo il figlio del Daimyo, era ancora un ragazzino e non aveva memoria di quando era un adulto ambizioso e scorretto. Forse erano stati di nuovo gli assassini che avevano cercato di eliminare Leonardo e Splinter prima di lui.
La concubina continuava a singhiozzare, tenendosi stretta al templare.
-Calmatevi.- rassicurò lui, con tono calmo e rassicurante –Ditemi cosa vi è accaduto.-
Tra i singhiozzi e asciugandosi le lacrime, senza togliersi il velo, la concubina diede una spiegazione. In fondo, voleva aiutarla.
-Mi stavo dirigendo dal Daimyo…- disse, con voce tremante; era una voce debole, acuta, stroncata dai singhiozzi –Ho visto… un’ombra… un’ombra che mi seguiva. Mi ha aggredita!-
Riprese a piangere, stringendo sempre di più il templare.
Le quattro tartarughe si incupirono sempre più.
-Non possono essere di nuovo gli assassini ombra!- ipotizzò Donatello –Loro si muovono solo se hanno un committente! Drako è stato eliminato e il figlio del Daimyo è tornato bambino…-
-Forse qualcuno sta cercando di nuovo di sabotare il torneo.- aggiunse Leonardo; si rivolse alla concubina –Dove lo hai visto?-
Lei si alzò, aiutata dal giovane templare.
-Non lo so.- rivelò, con tono ancora tremante; teneva lo sguardo basso –Forse mi starà ancora inseguendo. Potrebbe essere ancora nel palazzo! O peggio, potrebbe attaccare il Daimyo! Vi prego! Proteggete il Daimyo!-
Una tale richiesta non poteva essere ignorata.
Raffaello fu il primo a sguainare i sai, facendoli roteare.
-Io dico che qualche lestofante sta per ricevere una bella lezione!- disse, facendo intuire la sua intenzione -Chi è con me?-
I fratelli non ci pensarono due volte. Lo stesso fecero Usagi, Gen e Traximus. Con loro anche il resto dei combattenti del Nexus, anche loro riuniti intorno alla concubina ed al templare.
Dovevano proteggere il Daimyo e proseguire con il torneo. L’eliminazione di uno avrebbe determinato l’eliminazione dell’altro.
La concubina, sempre abbracciata a Federico, fece strada ai guerrieri, entrando nella hall; avevano tutti le armi sguainate, pronti per ogni evenienza.
Percorrevano le stanze principali. Poi entrarono, di nuovo, nella Sala degli Eroi.
-Per ora tutto tranquillo. Tutto troppo tranquillo…- mormorò Michelangelo, serio, guardandosi intorno; poi sorrise –Nei film dicono sempre così.-
Raffaello gli diede uno scappellotto, come rimprovero.
Improvvisamente, la porta posteriore si chiuse, da sola.
Si voltarono tutti, allarmati.
Poi, si chiuse anche quella che dava sull’arena.
-Che succede?!- esclamò David, allarmato. Aveva già l’elmo sulla testa.
La sala era nel buio totale. I guerrieri si disposero in cerchio, schiena contro schiena.
-Maledetti assassini!- ringhiò Raffaello.
Poi di nuovo un urlo.
-AHHHHH! AIUTO!- era la concubina.
-No!- esclamò Federico, sbilanciato in avanti, come se una forza misteriosa gliel’avesse strappata dalle mani. E così era stato.
-Restiamo uniti!- suggerì Usagi, con una delle sue katane in avanti.
Nessun rumore. Tutto era ancora silenzioso.
E buio. C’era solo una flebile luce che filtrava da delle finestre sopra la porta che dava sull’arena, finestre formate da spesse reti di legno che lasciavano solo piccoli fori.
Poi, un fruscio.
Proveniva dal muro. Ed era diretto verso i guerrieri, veloce come la luce.
Leonardo parò il colpo, deviandolo con le sue katana.
Era un pugnale.
E non fu l’unico. Qualcosa si stava muovendo, in quella stanza.
Oltre alle statue dei vincitori dei Nexus, la Sala degli Eroi era piena di armi.
Quelle armi avevano misteriosamente preso vita, guidate da una forza misteriosa. Ed erano tutte puntate contro i guerrieri.
Non si fecero prendere alla sprovvista.
Le armi, spade, bastoni, pugnali, lance, shuriken giganti, caricarono contro i guerrieri.
Usagi fu costretto a sguainare entrambe le katana, per avere maggior possibilità di salvezza.
Michelangelo deviava gli attacchi con i nunchaku: li roteava senza fermarsi.
Anche Leonardo eseguiva le medesime mosse con le katana. Come Donatello con il bastone.
Raffaello schivava e parava.
Si dovettero separare: più bersagli dispersi, solitamente, erano più difficili da attaccare.
Non cambiò nulla. Ma i guerrieri avevano più libertà di movimento, rispetto a quando erano uniti.
Inoltre, la visibilità era ridotta: per i quattro ninja non era complicato orientarsi nel buio, poiché faceva parte del loro addestramento.
Persino i templari paravano e deviavano senza problemi, sia con le spade che con gli scudi.
Alcuni, però, non erano abituati ad allenarsi al buio.
Infatti, non riuscivano a vedere da dove provenissero le armi, paravano goffamente e si guardavano inutilmente intorno. Alcune lame penetrarono la loro carne, soprattutto i tendini, impedendo loro di rialzarsi. Oppure si limitavano a ferite superficiali, ma di gran numero.
Traximus era tra questi: era già limitato dalla ferita alla mano destra. Non riusciva a maneggiare l’ascia come suo solito.
Persino chi riusciva a difendersi subiva qualche colpo e riportava lievi ferite.
-Non finiscono mai!- lamentò Raffaello, respingendo una katana con i sai. Lo infuriava combattere contro un nemico invisibile. Non era come i ninja invisibili di Stockman; almeno loro erano materiali. Ma la forza che guidava le armi di quella sala era eterea, trascendentale. Una mano senza un corpo.
Donatello ansimava.
-Non ce la faccio più!-
-Resisti, Donatello-san!- incitò Usagi, dopo aver parato una lancia. Era stato ferito ad una gamba, ma non cedeva.
Erano tutti stanchi. Le armi continuavano ad attaccare i guerrieri senza sosta.
Stavano combattendo da troppo tempo; quasi un’eternità. Contro un nemico invisibile. Non conoscevano la fonte.
E non l’avrebbero mai scoperta, restando in quella stanza. Non era possibile nemmeno raggiungere le porte: le armi non davano tregua.
Una lancia era puntata su Michelangelo. Sulla sua testa. Si diresse velocemente verso di essa.
-MICHELANGELO! ATTENTO!- esclamò Raffaello, notando il pericolo, nonostante fosse impegnato contro due asce.
Il fratello si voltò, impallidendo alla lama della lancia sempre più vicina a lui.
Era finita.
Chiuse gli occhi, attendendo la sua fine.
Non sentì nulla.
Nessun dolore.
Nessun freddo della lama trapassargli la testa.
Riaprì gli occhi, notando la lancia spezzata conficcata nel terreno, vicino a lui.
Leonardo, lesto, era saltato verso di essa, spezzando il legno con un calcio e deviando la traiettoria.
Aveva salvato il fratello. Di nuovo.
“E’ il tuo momento, vai.”
Nell’ombra, nel frattempo, una figura si mosse da dietro una statua.
Era illuminata da una strana aura. Un’aura intrisa di… rabbia. E gli occhi brillavano.
La flebile luce illuminò la lama del pugnale che brandiva.
Non era un ninja: i suoi passi erano percepibili. Ma era veloce.
-Ma, cosa…?- disse uno dei guerrieri, voltandosi da un lato.
Qualcosa di affilato gli squarciò la gola, un taglio netto orizzontale.
Un tonfo sospetto fece allarmare il resto dei guerrieri.
-Cosa c’è ancora?!- lamentò di nuovo Raffaello, roteando i suoi sai.
Altri due guerrieri caddero, a causa della figura misteriosa.
-Forse il tizio che ci ha attirati in questa trappola…- ipotizzò Leonardo, pronto per un nuovo attacco.
Non era definibile la sua sagoma, ma si poteva notare un mantello che ondeggiava alle sue spalle.
Saltava e sferrava attacchi potenti, guidati con… rabbia. Non emetteva suoni: era silenzioso. Era tutt’uno con il buio, con l’eccezione degli occhi luminosi. Ma il suo respiro era affannoso.
Attaccò persino le tartarughe. Quattro contro uno. Era difficile da prendere: era anche veloce.
Ma almeno Raffaello aveva finalmente un nemico materiale contro cui combattere.
Le armi non cessarono di attaccare. Era complicato affrontare due nemici, uno invisibile, l’altro inarrestabile.
Ma Raffaello riuscì comunque a prendere un polso, o quello che al tatto sembrava un polso. Poi abbassò la mano, raggiungendo il cavo popliteo, e scaraventò l’aggressore in un angolo.
Per la prima volta, udirono un suono. Che precedette una caduta.
-E’ tutto qui quello che sai fare?!- schernì la tartaruga dalla benda rossa, roteando di nuovo i suoi sai, vittorioso. Dovette voltarsi subito e schivare: altri pugnali sai lo avrebbero trafitto, se non si fosse mosso.
Improvvisamente, la porta che dava sul corridoio si aprì: il Daimyo era intervenuto appena in tempo, con lo scettro in aria. L’arbitro era con lui. Persino il figlio, attaccato alla veste del padre.
-Che sta succedendo qui?!- tuonò il Daimyo, osservando lo spettacolo che aveva di fronte –Che questa follia si concluda subito!-
Batté lo scettro per terra, scatenando un’onda d’urto verde.
Le armi caddero per terra.
Anche la porta che dava sull’arena si aprì di nuovo. La Sala degli Eroi era di nuovo luminosa.
I guerrieri si fermarono, finalmente, ansimando, esausti. Alcuni si sedettero, altri misero le mani sulle ginocchia. Michelangelo si permise di sdraiarsi sul pavimento.
-Grazie al cielo…- mormorò, mettendosi a croce –Per un po’ credevo di diventare spiedino di tartaruga…-
-Te lo farò io se osi pronunciare un’altra sillaba…- ringhiò Raffaello, riprendendo fiato.
Il Daimyo era sconvolto: armi sparse per terra, i guerrieri erano feriti, esausti. Tre deceduti.
-Per i miei antenati, cosa è successo qui?!-
Usagi trovò la forza di rialzarsi, sorreggendosi sulle katana: era stato ferito alle gambe.
-Daimyo-sama…- iniziò, con un inchino –Una delle vostre concubine è stata aggredita. Siamo accorsi per affrontare il suo aggressore, ma ci siamo imbattuti in un’imboscata. Saremmo morti se non foste intervenuto.-
Alcuni dei semifinalisti erano stati feriti gravemente, gli altri solo superficialmente, ma avevano ugualmente bisogno di cure mediche.
-E dov’è la concubina?- domandò, sospettoso, il Daimyo.
Non c’era alcuna traccia di lei.
Forse la forza misteriosa l’aveva rapita. O…
-Laggiù!-
Eliseo indicò un angolo, verso cui i templari, le tartarughe ed il Daimyo accorsero.
La concubina era distesa su un fianco, immobile.
Sotto di lei si estendeva una pozza rossa. Lo stesso colore cui era macchiato il vestito rosa.
Il Daimyo abbassò la testa. Suo figlio impallidì, alla vista del sangue.
-Povera creatura…- mormorò –Quale disgrazia. E con lei tre guerrieri… Come può essere accaduto…?-
Erano passati sei anni dall’evento che aveva quasi rischiato la distruzione del Nexus.
Sperava con tutto il cuore che non si ripetessero esperienze simili.
Dei medici entrarono nella Sala degli Eroi, con delle brandine. Per i morti e per i feriti gravi.
I morti vennero momentaneamente lasciati al centro della sala.
David, compatendo il Daimyo, gli toccò gentilmente un braccio.
-Onorevole Daimyo, tra i doveri di un buon cristiano è elencato “seppellire ed onorare i morti”. Permettete a me ed ai miei templari di onorare le anime dei caduti ed assistere alla loro sepoltura.-
Il Daimyo osservò il cadavere della concubina e de tre guerrieri caduti.
Fece un cenno della testa.
-Sarò onorato di assistere ad un rito cristiano.- decise.
-Cavalieri.- chiamò David; i cavalieri templari raggiunsero il Gran Maestro.
Si inchinarono, unendo le mani.
-Aeternam requiem dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis. Requiescant in pace. Amen.- recitarono, in coro.
Una preghiera in latino. Ma nessuno dei presenti comprese il significato.
Michelangelo, infatti, inclinò la testa da un lato, confuso.
-Ehm… che lingua era, quella?- domandò, sottovoce.
-E lo chiedi a me?- fece Donatello, sentendosi chiamato –E’ Leonardo l’esperto di queste cose.-
-Io? Pensavo fossi tu quello curioso.- si difese Leonardo –Ma secondo Splinter, questo dovrebbe essere latino.-
-Che lingua strana…- fu il solo commento della tartaruga dalla benda arancione.
Dopo la preghiera, il Daimyo si rivolse ai semifinalisti sopravvissuti all’attacco, quelli che avevano riportato solo ferite superficiali.
-Non potete tenere le semifinali in questo stato…- fece notare –Vi darò altro tempo a disposizione per farvi medicare e fasciare le ferite. E poi potrete di nuovo combattere.-
Si inchinarono tutti, come ringraziamento.
-Grazie, onorevole Daimyo.-
Egli svanì, tornando nella sua tribuna, annunciando agli spettatori dell’imprevisto che avrebbe fatto posticipare le semifinali.
I semifinalisti furono scortati in infermeria, dove avrebbero ricevuto le consuete cure.
-Ehi, Leo…- fece Michelangelo –Grazie, per avermi salvato da quella lancia. Sarei morto, senza di te.-
Leonardo sorrise.
-Dovere.-
I templari avevano mantenuto la promessa, aiutando a seppellire i corpi della concubina e dei guerrieri caduti, cantando per loro un canto funebre.
 
-Avremmo dovuto eliminarli tutti.-
-Almeno ne abbiamo messo fuori gioco la metà. Arrivare al Graal sarà più facile, ora.-
 
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Qual è il senso dell'imboscata? Perché questa imboscata?
Quale sarà il vero piano dei Templari?
   
 
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