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Autore: _Trixie_    25/12/2019    7 recensioni
E anche per il 2019 proviamo il Calendario dell'Avvento Swanqueen!
Siamo a Storybrooke, qualche anno dopo la fine dello show. Emma, che si è trasferita a Boston con la piccola Hope, decide di tornare a casa per le vacanze di Natale e, ovviamente, la soluzione più comoda è che Regina le ospiti al numero 108 di Mifflin Street. Cosa potrebbe andare storto?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XV
 
 
 

How can it be that we can
Say so much without words?
 
 
 
 
«Non è che te lo sei appena inventato, Emma, solo per avere un bacio da me?» domandò Regina alla signorina Swan.
Emma sorrise, fece un passo verso Regina. Intrecciò le dita con quelle del sindaco, mentre con l’altra mano accarezzò la guancia di Regina.
«Non l’ho inventato» bisbigliò Emma. «Ma ci sono ben poche cose che non farei solo per un tuo bacio» aggiunse.
Regina sorrise, fece un passo verso Emma. La mano libera di Regina accarezzò il fianco della signorina Swan, poi risalì, leggera, fino a posarsi alla base del collo di Emma.
Le fronti una contro l’altra, entrambe le donne chiusero gli occhi, le punte dei loro nasi che si sfioravano.
A Regina sembrava di trovarsi sulla soglia. Di cosa, non l’avrebbe saputo dire nemmeno lei. Ma era qualcosa di grande, qualcosa di magnifico, qualcosa che centinaia e centinaia di poeti e pittori e scultori e danzatori e artisti avevano provato a raccontare e rappresentare e scolpire e mostrare e raggiungere senza mai riuscirci, per quanti tanti e diversi tentativi avessero fatto, per quanti continuassero a farne. Vi era l’ignoto, in esso. Per quanto riconoscerlo fosse facile – e mai sarebbe stato possibile sbagliarsi, l’unica possibilità di farne esperienza era viverlo. E per quanto universale fosse, aveva infinite forme, ciascuna declinata secondo le inclinazioni dell’anima di ognuno, con il risultato di avere infiniti nomi.
Per Regina, aveva il nome di Emma.
Per Emma, aveva il nome di Regina.
Ed era la scelta giusta, su questo Emma non ebbe il minimo dubbio. Su Regina non aveva il minimo dubbio. Credeva di aver imparato, Emma, nel corso della vita, che giusto e sbagliato non esistono, non in modo assoluto. Perché il mondo non è in bianco e nero e di certo non lo sono le persone. Perciò, tra due colori potevi sempre trovarne un terzo, un po’ più scuro dell’uno, un po’ più chiaro dell’altro. E di un intero potevi trovare due metà e di ciascuna di queste metà, potevi farne altre metà e così via, fino all’infinito. A riguardo, filosofi, matematici, giuristi e scienziati si erano torturati per millenni. Per Emma, invece, giusto e sbagliato erano la stessa cosa, una gamma di colori infinita, una giustizia che sta sempre nel mezzo senza un mezzo definito. Ma non Regina. Regina era giusta. Perché Regina era la chiave di volta in grado di sostenere l’intera cattedrale dell’essere di Emma.
Perciò, nessuna delle due ebbe bisogno di aggiungere altre parole – e ne avevano dette tante, ormai, in tutti quegli anni e ancor di più ne avevano taciute, prima che le labbra di Emma sfiorassero quelle di Regina.
Si baciarono sotto un ramo di vischio dalle bacche lucenti, in una notte di Natale, quando il resto del mondo era addormentato, i battiti dei loro cuori finalmente all’unisono.

 
***
 
 
Quando Emma entrò in cucina, la mattina di Natale, vi trovò molte più persone di quante si fosse aspettata, al punto che riuscì a malapena ad oltrepassare la porta. Aveva dormito sul divano, dopo avervi trascorso qualche ora con Regina tra le braccia, a sussurrarsi speranze per il futuro e a ridere di tutto il tempo perso. Ma lo avevano fatto senza parole, perché entrambe sembravano intenzionate a recuperare in quella notte soltanto tutti quei baci andati mancati in passato. Alla fine, Regina era salita al piano superiore e, anche se entrambe avrebbero preferito non separarsi, Emma era rimasta sul divano, per non sollevare sospetti e domande nel resto della famiglia.
Ci sarebbe stato tempo, per quello.
In cucina, venne accolta da una serie di auguri di Buon Natale corredati da diversi epiteti quali: Emma, tesoro, mamma, nonna, sfigata, signorina Swan e cognata.
«Buon Natale, Zelena» rispose Emma, le cui guance divennero tanto rosse che Zelena fece cadere la tazza di tè che aveva in mano e in cui stava inzuppando i biscotti alla cannella preparati da Snow.
Gli occhi di tutti i presenti si fissarono su Zelena, che indicava Emma e poi Regina alternativamente, con dito tremante, la bocca e gli occhi spalancati.
«Tu… E tu…. La mia sorellina... Io… Voi…»
Ma non terminò la frase, perché uscì dalla cucina prima che qualcuno potesse notare gli occhi che si erano velati di lacrime. Era tutta colpa del Natale, ecco quanto.
Sua figlia la sera prima e ora la sua sorellina.
Tutta colpa del Natale, che la faceva commuovere tanto.
Dannazione.
 
 
***
 
 
«Sul serio, signorina Swan?» fece Regina, dopo aver scartato il proprio regalo da parte di Emma, che si strinse nelle spalle.
«Ti serviva o no?»
«Sì, ma-»
«E poi un regalo è un regalo» sentenziò Emma.
Regina le sorrise, scosse la testa.
Già.
E lei quel Natale aveva avuto il più bel regalo che avrebbe mai potuto desiderare, no? La promessa di un futuro accanto a Emma.
«Lo monti tu, però» sentenziò infine Regina, osservando il suo forno nuovo, ancora inscatolato.
E Emma sospirò, rassegnata.
 
 
***
 
 
«Non lo so, credi che dovremmo dirlo oggi?» bisbigliò Emma a Regina, mentre prendevano i piatti buoni dalla vetrinetta del salotto.  
«Forse è meglio aspettare qualche giorno?» suggerì il sindaco.
«Dire cosa?» domandò Neal, entrando in quel momento nel soggiorno, masticando un bastoncino di zucchero.
Emma per poco non fece cadere la pila di piatti che aveva tra le mani, guadagnandosi una prima occhiataccia da parte di Regina. La seconda arrivò quando la signorina Swan esalò un niente in risposta al fratello di cui nessuno avrebbe mai potuto credere la sincerità.
Neal strinse gli occhi a due fessure, osservò la sorella per qualche secondo.
«Oh» fece infine.
«No» dissero Emma e Regina all’unisono.
«Doppia negazione, un’affermazione» fece Neal, tronfio. «Quindi è proprio vero che a Natale puoi fare quello che non puoi fare mai».
«No, Neal, scemo di un fratello che mi ritrovo» fece Emma, mettendo i piatti in mano a Regina di malagrazia, che le lanciò una terza occhiata di traverso, prima che la signorina Swan si mettesse a rincorrere Neal.  
«Solo un bacio!» urlò la signorina Swan.
«Uno?» fece Neal, incredulo, sfuggendo alle grinfie della sorella.
«D’accordo, più di uno, ma nulla più» concesse Emma, inseguendo Neal al piano superiore.
 
 
***
 
 
Attirata dal trambusto, Robyn entrò nel salotto, dove trovò zia Regina con le braccia cariche di piatti e si affrettò ad alleggerirla del peso.
«Facciamo io e Alice, non ti preoccupare» disse la ragazza. «Ma… Ho sentito bene?»
«Cosa?» domandò Regina, dopo aver dato un bacio alla guancia della nipote per ringraziarla.
«Solo un bacio?» fece Robyn, citando la signorina Swan.
Regina arrossì violentemente, non rispose. Robyn ridacchiò.
«Buon Natale, zia Regina».
«Buon Natale, Robyn».
 
 
***
 
 
«Ehi, Lucy!» esclamò Neal, annaspando, entrando nella stanza della ragazza, dove stava cercando un maglione. «Lo sai che Emma e Regina-»
Ma Neal non poté finire la frase, perché Emma gli si lanciò addosso e entrambi finirono, quasi a peso morto, sul vecchio letto di Henry.
«Nonna?!» esclamò Lucy.
Emma cercava in tutti i modi di tappare la bocca di Neal con le mani, ma questo le morse le dita, costringendola a liberarlo.
«Bacio!» urlò Neal, trionfante.
«Cosa?!» domandò Lucy, confusa, un vecchio maglione che aveva rubato al padre tra le mani. Le stava un po’ grande, per questo lo adorava tanto. E poi le teneva caldo.
«Questa sfigata-» disse Neal, che nel frattempo aveva bloccato i polsi di Emma, che cercava di divincolarsi in tutti i modi.
«La la la la la la la la» iniziò a fare Emma, con quanta voce avesse, per cercare di sovrastare le parole di Neal.
«In qualche modo-» urlò Neal.
«La la la la la la».
«Ha baciato Regina!»
«Che cosa?!» fece Lucy, mettendosi a gridare a sua volta e lasciando perdere il maglione per lanciarsi sul letto. «Nonna, davvero?! Racconta, racconta!».
Emma, che aveva smesso di urlare, gemette sconfortata e tuttavia arrossì, ricordando nella mente i baci scambiati la sera prima con Regina.
 
 
***
 
 
In cucina, Regina si imbatté in Chad che stava aiutando Ella a disporre alcuni antipasti su un grande piatto di cristallo ed entrambi le lanciarono un’occhiata allusiva, sorridendole.
Il sindaco strinse gli occhi a due fessure. «Vi serve qualcosa?» domandò.
Entrambi scossero la testa, senza dire una parola.
Ma a far sobbalzare violentemente Zelena fu sua sorella, che spuntò da dietro l’isola al centro della cucina, dove si era rannicchiata per cercare una ciotola abbastanza grande per prepararvi la sangria. Regina sapeva che sua sorella non l’avrebbe mai trovata, perché si era premurata di nasconde tutti i contenitori adatti proprio per impedire a sua sorella di preparare la bevanda alcolica e ripetere la disastrosa esperienza – Zelena alticcia – del Natale precedente. Sua sorella era esuberante di per sé, una goccia di alcol ed era come scoperchiare il vaso di Pandora.
«A me serve un resoconto, sorellina!» dichiarò Zelena. «E anche molto dettagliato! Chi ha iniziato? Dove eravate? Per quanto tempo? Solo un bacio o…?»
Regina fuggì dalla cucina prima che sua sorella potesse farle altre domande.
 
 
***
 
 
Henry si affacciò alla sua vecchia camera, trovando sua madre Emma che ancora cercava in qualche modo di strozzare Neal, il quale teneva le mani della sorella a distanza senza particolari sforzi, e Lucy che batteva le mani, entusiasta, per qualcosa.
Dietro le gambe del ragazzo spuntò Hope, che subito corse a unirsi alla confusione nel letto e saltò sulla pancia di Neal, credendo che stessero giocando.
«Cosa sta succedendo, qui?» domandò invece il ragazzino, dalla soglia. «La mamma ci ha spediti qui a chiedere ragione di tutto il trambusto».
«Niente!» disse Emma.
«Papà, non hai idea!»
«Tua madre è senza speranza» disse invece Neal, ridacchiando.
«Quale delle due?» chiese invece Henry, sedendosi sul bordo del letto.
Neal e Lucy puntarono il dito su Emma.
«Traditori» li accusò la donna, vagamente risentita.
«Allora?» li incalzò Henry, chiedendo spiegazioni ai presenti, ma nessuno sembrava intenzionato a parlare.
Alla fine, mugugnando tra sé e sé, Emma sospirò e si sedette accanto a Henry, prendendo Hope tra le braccia. In quel momento, Regina comparve sulla soglia, trafelata, con le guance arrossate.
«Odio mia sorella» annunciò, prima di rendersi conto che stava succedendo qualcosa. Scambiò un’occhiata con Emma, si capirono. Così, si schiarì la voce e si sedette accanto a Henry, prendendogli la mano.
«Allora» iniziò la signorina Swan. «Ragazzino. Ragazzina» disse, rivolgendosi ai suoi figli. «Dunque, prima di tutto vorrei dirvi, e credo che lo stesso valga per Regina, che nulla cambierà mai il bene che vi vogliamo, né-»
«Hai baciato la mamma» la interruppe Henry. E se stesse parlando a Emma o a Regina, nessuno avrebbe saputo dirlo. Entrambe le donne, tuttavia, annuirono, imbarazzate, ma sorridenti. Henry sogghignò.
Hope ci mise qualche secondo a mettere insieme i pezzi, ma alla fine anche lei batté le mani, entusiasta, e si sciolse dall’abbraccio di Emma. Fece per correre fuori dalla stanza, quando si fermò e tornò indietro, solo per dare un bacio prima sulla guancia di Emma e poi su quella di Regina.
Con un gran sorriso, prese poi a correre giù dalle scale.
«Nonna, nonna, indovina cosa è successo!»
«Hope, no!» gridarono all’unisono Emma e Regina, precipitandosi a rincorrere la bambina.
 
 
***
 
 
Quando Emma e Regina arrivarono davanti a Snow e David, nel salotto riscaldato dal camino del numero 108 di Mifflin Street, Hope aveva già raccontato tutto. Snow si copriva la bocca con le mani, calde lacrime le rigavano il volto e sembrava sul punto di singhiozzare. Con una mano sulla spalla della moglie, David posò uno sguardo orgoglioso sulla figlia, che sorrise.
Regina e Emma intrecciarono le dita tra loro.  
«Quindi… Ora lo sapete anche voi» fece la signorina Swan.
«Oh, Emma!» esclamò Snow, «Regina!» aggiunse, mentre abbracciava entrambe, piangendo tra di loro. «Sono così felice! Ma cosa aspettavate a dirmelo! Volevate tenerlo segreto? Avrei tenuto il segreto! Quando è successo? Allora è vero che vi sposate?»
Da sopra la testa di sua madre, Emma guardò Regina, lanciandole un’occhiata tra il terrorizzato e il rassegnato. Regina le sorrise, fece un cenno come a dire di non farci caso, che presto a Snow sarebbe passata.
 
 
***
 
 
Mentre si accingevano per mettersi a tavola, litigando per chi dovesse sedersi dove – i posti più ambiti erano al centro del tavolo, dove sarebbe stato più facile raggiungere tutte le prelibatezze offerte a un capo e all’altro, Emma cinse i fianchi di Regina da dietro e appoggiò il mento sulla sua spalla.
Stavano un poco in disparte, vicino all’albero di Natale, con il cuore pieno di gioia.
«Che disastro di famiglia» notò la signorina Swan, sorridendo.
Il sindaco annuì e si strinse nelle spalle. «Forse. Ma è la nostra famiglia».
Poi, Regina presa Emma per mano e Emma intrecciò le proprie dita a quelle di Regina e entrambe si unirono al resto della famiglia per celebrare il primo di tanti caotici giorni di Natale che avrebbero festeggiato, insieme, per sempre felici e contente.
 
 
 
 
It must be love, love, love
Nothing more, nothing less
 
 
 
 
NdA
Buon Natale! <3
Prima di tutto, la canzone di oggi è It must be love. Non è una canzone natalizia (volutamente), ma è la canzone che dà il titolo all’intera FF. Devo anche confessare che conosco la canzone principalmente in una versione recente, quella registrata da alcuni attori britanni per l’album Get It Covered, a favore della BBC Children In Need.
 
Bene, a parte questo, spero che il nostro piccolo Calendario dell’Avvento vi sia piaciuto, ma soprattutto che passiate una meravigliosa giornata di Natale, come quella che, tutto sommato, hanno avuto Emma e Regina.
(E se non festeggiate il Natale, qualsiasi ricorrenza che preveda lo stare in famiglia per me è sì).
 
Grazie mille per tutte le parole gentili e il sostegno in questo mesetto <3 E, chissà, magari ci rivedremo il prossimo anno 😉
Per ora a presto,
T. <3
   
 
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