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Autore: dinyrd    02/01/2020    6 recensioni
A Tobio piace pensare di essere un adulto calmo e posato, ormai, ben lontano dai suoi giorni da teen dove tutto era un susseguirsi di drammi. Ovviamente si sbaglia. Complice l'idiozia condivisa e il disagio dilagante, si trova a mettere in piedi il più classico dei cliché da commedia. Le cose prendono però una piega inaspettata quando un paio d'inimmaginabili impiccioni mettono il naso negli affari che non li riguardano.
[KageHina, fake/pretend relationship, side!Iwaoi]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Aoba Johsai, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: seconda ed ultima parte di questa epopea di disagio. Non forse la cosa migliore che io abbia mai scritto, ma va bene uguale. Buon Anno! 








Un'ora più tardi, Hajime costringe sia Kageyama ché Kindaichi a uscire per prendere una boccata d'aria. Si trascinano fino ad una panchina a pochi passi dall'ingresso del locale e si lasciano entrambi cadere seduti. Tobio si sente leggero come una piuma, ha le membra molli e la testa che non riesce a stare dritta. Kindaichi gli ha detto che sono amici, no? La cosa lo fa ridere molto e probabilmente il giorno dopo quello si rimangerà tutto, ma inconsciamente è forse l'amicizia di Kindaichi che brama fin dalle medie. Dopotutto non può negare che sia stato proprio il suo rifiuto ad aver costituito gran parte delle sue pare adolescenziali – che detta così, potrebbe quasi pensarsi che lui avesse una cotta per l'altro, ma no. Davvero, questa volta, no. Si accascia quindi sulla spalla di Yutaro, sospira sconsolato una nuvoletta di condensa e aspetta che l'altro dica qualcosa. Ma forse tocca a lui parlare, si sente la lingua incredibilmente sciolta e forse è per quello che tartaglia un poco, o forse dipende solo dal fatto che non è abituato a parlare dei suoi sentimenti – nemmeno con se stesso, figurarsi con Yutaro Non-Schiaccio-Le-Tue-Alzate Kindaichi.

“Mi piace davvero tanto, Shoyo” borbotta, ha in bocca la sciarpa dell'amico e la sputacchia fuori.

“Ci credo, è il tuo fidanzato. Sarebbe strano il contrario” certo, il suo fidanzato. Tobio si morde le labbra, gli viene un poco da piangere. È la sensazione di quando vuoi qualcosa e non puoi permettertelo; avere Shoyo come finto fidanzato è come avere il conto corrente in rosso durante il black friday.

“Siete disgustosi, cazzo”, continua intanto Kindaichi imperterrito, “sono anni che non facevate altro che mangiarvi con gli occhi. Avrei giurato che aveste fatto un passo avanti quando eravano all'ultimo anno, le cose sembravano un po' meno tese. Io credevo che aveste scopato, Akira che invece vi foste dichiarati amici del cuore. Avevo ragione!” è quasi comico quanto suoni trionfante. Tobio sente un capogiro, chiude gli occhi e un singhiozzo gli sfugge dalle labbra.

“Aveva ragione Kunimi” dice senza pensarci, non è possibile che le sue parole abbiano delle ripercussioni sulla sua bugia di adesso, no? Kindaichi scambia il suo singhiozzo per il verso di un ubriaco e sussulta un verso di vittoria che lo fa sobbalzare a sua volta.

“Si cazzo, lo sapevo! Ma aspetta...” il silenzio scende tra di loro, Tobio resta con gli occhi chiusi. Sente la salivazione aumentare, lo stomaco gli fa davvero male e si costringe a inspirare profondamente ed espirare con lentezza, nel disperato e stranamente razionale tentativo di non vomitarsi addosso. Passano tre respiri prima che il senso di nausea diventi più blando, un sottofondo costante a tutte le sensazioni che prova in quel momento. Tobio si stringe un po' di più nella sua giacca di jeans e si pente un po' di aver messo una camicia per uscire e non una felpa. In quel momento Kindaichi sembra risorgere dalla sua morte cerebrale, si gira di scatto verso di lui e Tobio è costretto a reggersi con una mano sulla panchina per non cadere di faccia sul cazzo dell'altro – e grazie tante, ma no? Sono appena diventati amici, non ci tiene particolarmente ad avere anche determinati benefici (non li vuole e poi è sicuro che Kunimi lo disintegrerebbe all'istante e ancora ci tiene alla sua vita).

“Che ti prende” si lamenta, la nausea che gli scuote lo stomaco, nuovamente vispa e attiva.

“Non state insieme, vero?” che ha da urlare, Tobio non lo sa. Allunga una mano verso di lui e gliela sbatte contro la bocca, voleva solo azzittirlo, fargli capire almeno di abbassare la voce – dopotutto non possono sapere quando Hajime e gli altri verrano a controllare che non si siano azzannati al collo in un impeto di rabbia – ma probabilmente gli fa solo male, perché Kindaichi gli afferra il polso e gli sposta di malagrazia tutto il suo braccio, per poi toccarsi la bocca con le sopracciglia aggrottate – forse in nome del loro rapporto nuovo di zecca, dovrebbe regalargli una crema all'acido ialuronico per il compleanno, Yachi una volta gli ha detto che previene le rughe – mugugna qualcosa riguardo l'essersi morso la lingua e lo maledice. Ma si riprende subito da questo suo trauma.

“Non state insieme, vero? Ho ragione?” stavolta sta attento a non urlare. Lo guarda come una decenne guarderebbe la propria amica del cuore alle elementari, decisamente fuori luogo, fuori target e sbagliato in ogni modo.

“Ma che dici! Stiamo insieme da sei mesi” ribatte Tobio, ben intenzionato a tenere in piedi la bugia che è stata messa in atto sopratutto a causa di Kindaichi e della sua stupida lingua lunga da comare.

“Non mi tornano i conti” borbotta l'altro, i conti di cosa, Kageyama non lo sa. Il telefono gli vibra nella tasca dei jeans e quello che l'altro sta borbottando perde sempre più di senso.

“Smettila” impone alla fine Tobio, per quanto strascicare la parola possa essere imperativo. L'altro comunque smette di fare congetture e si limita ad osservare Kageyama che si contorce per sfilare il telefono dalla tasca dei pantaloni troppo stretti.

Questa volta la foto arriva a lui da parte di Shoyo. La apre senza pensarci due volte e quasi ci rimane secco. In primissimo piano, Hinata ha ancora sul naso gli occhiali finti di Oikawa, e ride. Kageyama, che l'ha sentito talmente tante volte ridere da sapere benissimo quale suono abbia – e che (onestamente parlando, a cuore aperto, sarà colpa dell'alcol probabilmente oppure è solo cotto a puntino) vorrebbe sentire per tutto il resto della sua vita, ecco – un po' s'imbroncia: Shoyo sembra si sta divertendo tantissimo, mentre lui è diventato l'amichetta del cuore di quel disagiato di Kindaichi. Gli occhi gli cadono su quello che l'altro regge in mano e che probabilmente è il soggetto principale della foto, sopratutto perché il messggio ubriaco e sgrammaticato che gli manda dopo – Sto mprwndo aajajajajaj1!1 – si può riferire soltanto a quella cosa che stringe in mano. Al boquet pene che, Kageyama non vuole neanche saperlo davvero, forse ha afferrato, nelle prove generali per il lancio del vero boquet –che di certo non ha forma fallica.

'Tooru dive che stsnotte garemo ub saccccoo du srsso', proclama il messaggio dopo. Kageyama vorrebbe gettarsi dalla panchina e morire all'istante. Invece l'unica cosa che Dio – o chi per lui, insomma. Non è particolarmente religioso – gli concede è l'ennesima risata di quella comare di Kindaichi che, come ogni giorno della sua vita (che Tobio provvederà a rendere breve, brevissima, un altro paio di minuti al massimo, se non la smette di mettere il naso nei suoi affari) non si fa i cazzi suoi.

“Mandagli una foto anche tu!” ulula divertito direttamente dentro il suo orecchio, visto che ancora sta appollaiato sulla sua spalla come un condor.

“Non ce l'ho un... boche... boteq, questo coso!” cede in fine, la lingua pesante che inciampa sulle parole e la gola seccata da quel messaggio che è una presa in giro e niente più. “Iwaizumi senpai è sicuramente più sobrio di Oikawa” asserisce l'ovvio in fine. Yutaro, che a quanto pare non si sta riprendendo per niente dalla sbronza, gli propone quella che sembra essere a metà tra l'idea del secolo e l'idiozia più grande che un essere umano possa mai fare.

“Mandagli una foto del cazzo!” il modo in cui lo dice è così entusiasta che Tobio, che si sente anche un po' stanco e assonnato, ci pensa su davvero. Non è convinto, ma è come se il suo stupido corpo rallentato facesse tutto da solo, e sta già annuendo e si sta portando una mano ai pantaloni per staccare il bottone. Kindaichi sta per svenire dal ridere, è probabile che non stia respirando più. Ad interrompere l'inevitabile, a dimostrazione che esiste un qualche essere superiore, arriva Hajime. Guarda interrogativo entrambi prima che i suoi occhi raggiungano le mani di Tobio, anche allora, invece di ridere di lui, si limita a sfilargli il telefono e a metterselo in tasca.

“Abbiamo finito, torniamo in hotel” li avverte alla fine. Sbiascica un poco anche lui ma sembra sereno ed in pace con il mondo. Tobio ne è davvero contento. È anche contento di tornare in hotel, o almeno lo è fino a quando non è costretto a far fermare il taxi per correre in strada a vomitare.

Tornato in camera, Hinata ancora non è tornato. Si chiede distrattamente cosa stia facendo, vorrebbe vederlo, ne ha davvero voglia, s'infila il pigiama per inerzia e afferra il cellualre, ben intenzionato a mandargli un messaggio solo che crolla addormentato appena s'infila sotto le lenzuola.

*

La mattina del dday, anche conosciuto come il matrimonio, Tobio si sveglia strano. Strano con lo stomaco sottosopra, strano con un cerchio alla testa che lo sta uccidendo, strano con un petto poco famigliare appiccicato alla schiena, strano con un qualcosa di decisamente duro che gli spinge sul retro della coscia. Quel tipo di strano, ecco.

In un primo momento, con le meningi che gli battono a tempo con l'emicrania che gli balla il tip tap dietro agli occhi, reliazza soltanto che quello che gli sta russando nelle orecchie è Shoyo. Che è sua la mano placidamente appoggiata sui suoi fianchi. Poi pensa, con un poco di stizza, che è lui la parte piccola del cucchiaio, quindi. Che è così che funziona? Che in un modo o in un altro è sempre Shoyo a predominare? Poi, ah... cazzo.

Beh, si. Presumibilmente, è proprio quella determinata parte anatomica che gli sta molestando la coscia. Improvvisamente sveglio e vigile, Tobio sente il rossore irradiarglisi dal naso fino alle orecchie. Cerca di essere razionale – perché non sarebbe normale lanciare il proprio fidanzato fuori dalla finestra, neanche se ti sta indirettamente molestando – prende un respiro profondo, profondissimo, non è che può svenire e riinvenire direttamente al momento della cerimonia, in modo da lasciare l'imbarazzo all'altro e fare finta di niente? Ovviamente no. Trascorsi un paio di minuti d'imbarazzante stallo mentale e fisico, decide che sono grandi e le cose vanno affrontate di petto, allunga quindi una mano all'indietro alla ceca e quasi non salta via dal letto scaravendosi lui stesso dalla finestra, possibilmente per morire sul colpo, non c'è altro modo che possa superare quel momento: sotto il palmo della sua mano c'è solo pelle.

Con la testa dolorante e i pensieri ancora vagamente annebbiati, pensa che potrebbe essere un sogno. Un incubo? Qualcosa nel mezzo, probabilmente. Si pizzica l'avambraccio e sussulta dal dolore, cazzo. Non sta dormeno.

“Shoyo” lo chiama a voce un po' più alta. Quello mugola qualcosa e, cosa che non credeva essere possibile, gli si stringe ancora di più addosso. La mano adesso gli si è artgliata al gianco, una gamba gli s'insinua tra le sue e la presenza diventa troppo da sopportare persino per lui. Già di malumore, in una giornata che potrebbe solo peggiorare, Tobio decide che non gl'importa se Hinata si sveglia. Non gli importa perché è nudo. Non gl'importa più di niente. Vuole solo che quella giornata finisca il prima possibile.

Si alza quindi senza grazia dal letto, l'altro viene un po' trascinato dall'impeto di Kageyama – complice anche il fatto che metà dei suoi arti siano attaccati al corpo del moro – e si sveglia giusto in tempo per vedere Tobio sbattersi la porta del bagno dietro le spalle.

In doccia a Tobio viene un poco da piangere. Si concede qualche lacrima sotto al soffione della doccia – perché può far finta che non siano lacrime vere, lo sanno tutti che se piangi in doccia non vale come pianto vero e proprio – e si sente davvero un coglione, non sa neanche perché stia piangendo. Si sente solo incredibilmente triste, spossato, ha mal di testa, gli fa male lo stomaco, vuole davvero tanto tornare tra le quattro confortanti mura del suo puzzolente dormitorio (lontano da almeno due fermate di metro dall'appartamento di Hinata), sprofondare nel materasso bitorsoluto del suo letto per almeno due giorni interi e smettere di esistere. Ma non può, con un gesto arrabbiato della mano si asciuga il viso, è un gesto inutile perché il getto d'acqua glielo ribagna all'istante, ma la sensazione di aver portato via le lacrime lo fa sentire già un po' meglio. Stira le spalle, finisce di sciacquarsi e esce. Hinata intanto ha iniziato a bussare alla porta in modo piuttosto insistente. Tobio ne rimane un po' sorpreso, la porta non è chiusa a chiave. E di solito l'altro non si fa nessun problema a fare i suoi porci comodi mentre anche lui è nel bagno – un po' sorride se pensa a quella prima volta, alle superiori, in cui Hinata si era fermato a dormire a casa sua e aveva deciso d'irrompere in bagno mentre lui si lavava i denti per fare la cacca Kageyama, funzioni corporee di base. Hai presente? – che forse gli sia rimasto un po' di pudore? Un briciolo di vergogna? Si sarà rivestito? Non gli interessa, quanto urgente sia il bisogno dell'altro. È arrabbiato e si asciugherà con tutta calma. Qual è la velocità minima del phon?

 

La location della cerimonia è molto bella. Tobio, impachettato nel suo completo più bello – che gli fa delle gambe chilometriche e un culo da paura, per non parlare di come la giacca gli stringe le spalle, Hinata ci ha lasciato gli occhi sopra (anche se Tobio non lo sa) – non ha bisogno di competenze di design per rendersi conto che tutto è stato architettato con la massima cura. I ciliegi sono belli, come è ovvio che siano, e il rosa fa un bel contrasto con l'arco di fiori gialli sotto cui si svolgerà la cerimonia. Le sedute sono normali, il che è strano visto chi si sposa, ma lungi da lui lamentarsene. Finisce seduto in seconda fila, da un lato Shoyo chiacchiera con Kunimi come se fossero amici da una vita (Kageyama ammette che è bellissimo nel suo completo, che gli piace il tono serio che da a quella figura ancora così fanciullesca, che sembra adulto e uomo) e quella pettegola di Kindaichi – che fortunatamente non ha ancora avuto modo di abbordarlo – seduto vicino ad Akira lo guarda scuotendo la testa e accennando a Shoyo, gli ammicca, che cazzo vuoi cerca di comunicargli Tobio con lo sgurdo, ma quello non capisce niente – come suo solito – e annuisce. A cosa, è dato saperlo soltanto a Dio o a chi per lui.

Iwaizumi quasi mozza il fiato in gola a metà dei presenti quando arriva davanti al podio dove probabilmente consacrerà la sua vita alla santità. Tobio ammette candidamente che da uno come Iwaizumi Hajime si farebbe piegare, ecco. Sopratutto in quel momento. Non che comunque qualcuno lo debba sapere. Tanto meno Oikawa. E Kindaichi, che non la pensa neanche tanto diversamente da lui, ne è sicuro. Hajime sembra un po' nervoso, si passa una mano sul retro del collo e continua a guardare l'orologio da polso ogni venti secondi, con una cadenza talmente regolare che Tobio conta addirittura tre minuti prima che Issei gli si avvicini a grandi passi per rassicurarlo su qualcosa. Kageyama si chiede se sia nervoso perché crede che Oikawa possa avere dei ripensamenti. E quasi non si trova a ridere al pensiero che qualcuno possa volere davvero tanto bene – che qualcuno lo possa amare – a quel tormento umano che è Tooru. Un po' però gli si scalda anche il cuore, è bello che sappiano che ci saranno sempre l'uno per l'altro, che ci sono sempre stati, un po' li invidia – un po' no, perché si parla sempre di Oikawa, e lui di certo non ci vorrebbe vivere a contatto ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Non ne regge neanche tre di ore. Hajime è sicuramente alieno.

Alla fine, con un ritardo di dieci minuti, si presenta anche quell'egocentrico dell'altro senpai. Bello e altezzoso come un modello che sta sfilando con addosso l'ultima collezione Gucci alla fashion week, perde di credibilità appena raggiunge il suo quasi marito e lo abbraccia come se non lo vedesse da trent'anni – passati tutti sull'altopiano tibetano in compagnia di caprette selvatiche, dato che sta anche per piangere – alla scena, Tobio sente già qualcuno tirare su con il naso.

La cerimonia risulta essere piacevole. Non piacciono molto i matrimoni, a Kageyama, e dalla brevità del rito probabilmente neanche a Iwaizumi. Allo scambio dei voti, a Tobio sale un po' di commozione, Shoyo non smette di sorridere e giura di averlo visto asciugarsi una lacrima. Meno discrete sono le famiglie degli sposi: la nonna di Oikawa – una signora deliziosa che Tobio conosce dalle medie e che lo ha riconosciuto all'istante, asserendo che Tobio mio, come sei sciupato, anche il mio Hajime è così magro! Deve essere l'aria di Tokyo! – ha iniziato a piangere commossa appena suo nipote ha messo piede nel luogo della cerimonia. La madre di Hajime è un po' più discreta, stringe la mano del marito e si asciuga le lacrime con mani tremanti. La sorella di Oikawa sembra impassibile, più concentrata a tenere a bada suo figlio ormai adolescente – e ovviamente annoiato a morte da quelle stronzate per adulti sentimentali – ché a piangere perché suo fratello si sta sposando. D'altrocanto ci pensano i suoi genitori a far scendere qualche lacrima e a far brillare qualche sorriso anche per lei.

Il posto dove si consumerà la cena è dall'altra parte del parco dell'hotel, sotto ad un gazebo immerso tra i ciliegi. Il sole sta calando intorno a loro e tinge tutto di arancio mentre finiscono di scattare le ultime foto di rito. Tobio ha fame. Tantissima. Quindi appena il fotografo si dice soddisfatto, cerca con lo sguardo un tavolo libero, solo per scoprire che non può scegliere dove sedersi, perché ovviamente i posti sono assegnati e se sognava di stare in un angolo con Shoyo – che ha parlato ben poco con lui da quella mattina, deve essersela presa un po' per il bagno – e magari passare inosservato il tempo giusto per ingozzarsi, bere un paio di bicchieri, sgattaiolare in camera, fare le valigie e contare le ore fino al loro rientro a casa, invece, per l'ennesima volta in quei tre giorni infernali, si ritrova circondato da tutta la vecchia Seijou. La giornata, che è già iniziata male, peggiora soltanto.

Il cibo è buono, normale. Incredibilmente. Oikawa, che adesso è Oikawa-Iwaizumi, Tobio-chan, ci credi? (no, non ci crede che Hajime lo abbia fatto davvero), gli piomba addosso a metà del secondo primo, letteralmente addosso. Gli si spalma sulla schiena e lo schiaccia addosso al tavolo, quasi non gli finisce la faccia nel piatto.

“Tobiooo” urla, probabilmene lo hanno sentito anche su Plutone. I suoi timpani implodono su loro stessi e la sua carriera da pallavolista è finita, non sentirà mai più il fischio dell'arbitro. Tooru ha probabilmente già bevuto in un modo allarmante per essere solo le sette e mezza di sera e perché sia il proprio matrimonio. Il tavolo rugisce un applauso quando anche l'altro sposo approda da loro, visibilmente più sobrio e meno esagitato del marito (che è un po' la normalità conoscendoli).

“Vi state divertendo?” chiede Hajime, gli occhi gli brillano di felicità e Tobio ne gioisce lui stesso, è un po' meno contento della zavorra che ancora non lo ha mollato.

“Se fossi stato più piccolo ti avrei voluto come pagetto, sei così cariiino. Ma anche Shoyo-chan, anzi lui è più cariino di te e più educato, vorrei adottarlo” gli piagnucola Tooru nelle orecchie, Tobio se lo scrolla di dosso definitivamente, quello incespica nei suoi stessi piedi, si tiene al bordo della sedia e poi passa a tormentare il tavolo successivo. Shoyo lo guarda per la prima volta negli occhi da tutta la giornata, sembra un poco in imbarazzo e Kageyama si chiede se sia a causa del matrimonio, di quello che è successo quella mattina o di Tooru. O forse delle occhiate insistenti di Yutaro, che continua ad ammiccargli ogni volta che per sbaglio i loro sguardi s'incrociano – magari potrebbe chiudere gli occhi e fare finta di essere cieco.

“Va tutto bene?” gli sussurra avvicinandoglisi all'orecchio. Hinata annuisce, sembra essere un po' a disagio e la mano di Kageyama fa quasi tutto da sola nell'appoggiarglisi sulla coscia e il pollice disegna quelli che vorrebbero essere rassicuranti segni circolari. Tobio un po' s'irrigidisce quando si rende conto di quello che sta facendo e si aspetta quasi che l'amico gli scacci la mano, ma quello non lo fa. La osserva brevemente senza dire niente. Sposta un po' la sedia più vicina a lui, e socchiude le labbra come se volesse dire qualcosa, ma quell'impiccione di Kindaichi – che vincerà un award come persona con il peggior tempismo mai incontrata nella vita di Tobio – si sporge verso di lui sopra al tavolo.

“Tobio, accompagnami in bagno!”

 

“Si può sapere cosa vuoi?” il tono di Kageyama è palesemente irritato. Kindaichi, che sta appoggiato a uno dei lavandini e che in bagno non ci doveva andare per niente, lo osserva con un sopracciglio inarcato. Come si permette! Glielo spaccherà entro fine giornata.

“Mi dispiace, stavate avendo un momento, non me ne ero accorto” Tobio lo vuole affogare nel gabinetto.

“Certo che stavamo avendo un momento, è il mio fidanzato. Saresti contento se ti rompessi le palle mentre hai da fare con Kunimi?” Kindaichi alza anche l'altro sopracciglio, Tobio digrigna i denti (lui non ci riesce, le sa solo corruciare).

“Dipende, insomma. E poi non eravate così indaffarati, volevo solo sapere se stanotte ti sei dato da fare” ammicca. Tobio non gli scoppia a ridere in faccia solo perché è sconvolto.

“Ma che t'importa!” l'urlo rimbomba tra le piastrelle.

“Te l'ho detto, amici! E poi non voglio sapere cosa avete fatto, solo se finalmente vi siete messi insieme sul serio!” asserisce serissimo.

“Tu sei pazzo”, Tobio è sconvolto. Kindaichi non stava scherzando la sera prima sulla questione amicizia e la cosa che lo irrita di più è che sotto – molto sotto, tipo nel nucleo della terra – lui ne è anche contento.

“Stiamo insieme” insiste, ma lo sguardo che gli ricambia l'altro non gli lascia una bella sensazione.

“Smettila, non è vero. Shoyo l'ha detto ad Akira ieri sera, che state facendo finta” lo rimbecca, quasi gongola alla faccia sconvolta di Kageyama. È troppo shoccato per dire qualsiasi cosa. Quindi Kindaichi rincara la dose.

“Va bene. Lo so che sono stato uno stronzo e che forse è tutta colpa mia, anche se te sei stato un cretino a dire una stronzata simile. Non dovevo dirlo a Oikawa. Possiamo fare finta di niente?” no che non possono, Tobio glielo vorrebbe dire. Urlare in faccia, anzi. E vorrebbe anche spaccarsi la testa contro il dispenser di fazzoletti vicino al lavandino. Invece non fa niente, rimane zitto. Si accascia contro la parete alle sue spalle e si sente stanco, svuotato e mai come in quel momento vuole andarsene senza guardare in faccia nessuno. Non Kindaichi e le sue dubbie buone intenzioni, non Akira che è un impiccione al pari del suo compare, né gli sposi e sopratutto Shoyo.

“So che sei arrabbiato,” inizia di nuovo Yutaro. E no, non lo sa, non è arrabiato. A questo punto è solo stanco, stanchissimo. “e mi dispiace davvero per essere stato una testa di cazzo tutti questi anni. So che ti piace Hinata, voglio solo aiutarvi a mettervi insieme per davvero, senza dirlo a nessuno, ovviamente” Tobio non ci sta, per quanto l'latro possa essere sincero, per quanta buona volontà possa mettere nelle sue parole. Tobio non le vuole più sentire. Non vuole nessun aiuto, nessuna intrusione. Le cose con Shoyo si erano assestate prima di quello sfortunato evento, andava tutto bene. Poteva fare addirittura finta che l'altro non gli fosse mai interessato, eppure adesso sembra tutto di nuovo incasinato come alle superiori. Shoyo non lo riesce a guardare negli occhi e non sa neanche il perché, lui vorrebbe solo baciarlo fino a togliergli il fiato e fino ad annegare se stesso nelle labbra dell'altro, ma non lo può fare perché è finto, tutto finto.

“Stanne fuori, Kindaichi” si limita a dirgli quindi, sollevandosi dal muro. Raddrizza un po' le spalle, si sente davvero il morale sotto ai piedi ma è consapevole di non poter lasciare il matrimonio senza suscitare domande.

“Ma io-” inizia Yutaro testardo, “Davvero, basta. Va bene così. Mi piace, e quindi? Non credo che né tu né Kunimi abbiate il diritto di mettervi in mezzo. Non conoscete la situazione, non sapete se mi va bene essere solo suo amico. Non sapete quello che ho mandato giù per tutti questi anni, facendo finta di niente. Non voglio che vi mettiate in mezzo e roviniate tutto” sbotta Tobio interrompendolo. Kindaichi ammutolisce per un lungo istante, quando sembra che non abbia più niente da aggiungere Kageyama decide che è ora di tornare al tavolo. Magari qualche bicchiere di vino lo aiuterà a svuotare la mente.

“Mi dispiace davvero” è l'ultima cosa che si sente dire.

“Non fa niente.”

 

“Tutto bene Tobio?” la voce di Shoyo è un poco impastata dall'alcol, ma lui sembra ancora abbastanza lucido da rendersi conto che Kageyama ad un certo punto, dopo essere tornato dal bagno, è diventato più taciturno. Tobio annuisce alla domanda, lascia vagare lo sguardo sulla pista da ballo dove gli sposi hanno appena aperto le danze (è sicuro che Tooru abbia pianto un po' durante il loro primo ballo ed è anche sicuro che la presa di Hajime sui suoi fianchi snelli si sia stretta un po' di più. Disgustosamente belli: li detesta), prima di spostarli sulla sedia al suo fianco che si è appena mossa da sola. Sopra ci si siede Shoyo, appoggia il suo drink mezzo consumato sulla superficie del tavolo più vicino e gli si accosta un poco.

“è per qualcosa che ha detto Kindaichi?” domanda ancora, Tobio lo guarda senza parlare. Gli occhi gli scivolano sull'incavo della gola adesso messo a nudo dal bottone che l'altro ha aperto a un certo punto della serata.

“è per quello che ho detto ad Akira?” insiste.

“Perché cazzo lo hai fatto?” scatta quindi Tobio, che ha superato da un bel pezzo la soglia di sopportazione per quella sera e l'ultima cosa di cui gli va di parlare è del tradimento del suo fidanzato.

“Ero ubriaco!” prova a giustificarsi. Tobio non la trova una scusa accettabile, anche lui era ubriaco la sera prima. Eppure non ha fatto saltare tutto, non ha aperto la bocca per spifferare tutto a chi non lo doveva sapere, non si è svegliato nudo. La vergogna della situazione, sapere che Kindaichi e Kunimi sanno della loro menzogna, gli pesa sulle spalle come un macigno e ha di nuovo voglia di scappare via. Prova a calcolare mentalmente quanto gli potrebbe costare un volo di ritorno anticipato per Tokyo quella sera stessa, o se magari sarebbe meglio tornare direttamente a Miyagi per una settimana, potrebbe darsi malato con la squadra, con l'uni anche, evitare il suo compagno di dormitorio e sprofondare nel conforto della sua vera casa. Le lacrime gli fanno pizzicare il naso, chiude gli occhi perché ha paura che siano diventati lucidi e si sente un'idiota. Cosa spera di ottenere? La sua vita non è un film, anche se dovesse scappare, Hinata non correrebbe in aeroporto per lui, non lo bacerebbe come se fosse l'ultimo momento che potrebbero passare insieme per il resto della loro vita, come se fosse davvero importante. Non lo farebbe perché non c'è niente di vero in tutto quello che stanno avendo.

“Tobio...” attacca nuovamente Hinata, dato il suo prolungato silenzio. Kageyama vorrebbe solo che smettesse di pronunciare il suo nome come se provasse davvero qualcosa per lui, con quel tono dolce e preoccuato, realmente interessato a quello che sta succedendo dentro alla sua testa.

“Tobio-chan!” Kageyama spalanca gli occhi, non ne scende nessuna lacrima e se ne stupisce, visto il magone che sente pesargli sul petto. Ma la cosa che lo stupisce di più è che per la prima volta nella sua vita è contento di versi davanti Tooru.

“Vieni a ballare!” il sorriso che gli regala è così ampio che potrebbe fargli il giro del volto.

“Non sono molto bravo” cerca di rifiutare, ma poi pensa che se non andasse a ballare con il suo senpai probabilmente scoppierebbe a piangere davanti a Shoyo. Quindi, nonostante le sue parole, si alza comunque dalla sedia e si aggrappa al braccio che il maggiore gli sta offrendo (neanche fossero ad un ballo dell'ottocento, come quelli che ha visto in quei film tratti da libri che lui non ha mai letto), sente lo sguardo di Hinata pesargli sulle spalle, le parole che non si sono dette aleggiano tra di loro e rendono l'aria pesante e velenosa. Ancora aggrappato al braccio di Tooru, nel primo vero contatto volontario anche da parte sua, scappa nel mezzo della pista da ballo.

 

“Che cosa succede con Shoyo?” la testa di Tobio sembra riaccendersi dallo stato di standby in cui l'aveva messa nel momento in cui si era ritrovato a ballare Despacito in un gruppo capeggiato dalla vivacissima nonna di Tooru (“Ha iniziato a fare zumba lo scorso anno, Tobio-chan! È bravissima!), in quel momento invece Oikawa gli ha messo le mani sulle spalle, e stanno dondolando un lento un po' impacciato – Tobio cerca con lo sguardo Hajime e lo trova a ballare con sua madre, un po' rosso in volto. Lei gli dice qualcosa all'oreccio e gli occhi di lui sembrano un po' lucidarsi.

“Niente” ed è forse la cosa più sincera che abbia mai detto da quando ha ricevuto l'invito per quell'evento. Tooru borbotta qualcosa, poi gli schiaccia il piede (Kageyama sente che l'ha fatto di proposito), e gli passa le mani dietro al collo avvicinandolo di più. Non crede di essergli mai stato tanto vicino in tutta la sua vita. Si sente a disagio.

“Non fare il coglione, Tobio. Per una volta, non rovinare tutto” gli sibila nell'orecchio. Il sorriso non gli lascia le labbra neanche per un secondo, dall'esterno potrebbe anche sembrare che gli stia dicendo qualcosa di amichevole, in realtà è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Tobio si sente colmo di rabbia, e triste e vuole solo che le persone si facciano i fatti propri. Lui non ha mai chiesto niente su Tooru e Hajime, non ha chiesto di essere invitato al matrimonio, non ha chiesto di diventare l'amichetta del cuore di quel pre-adolescente di Kindaichi, non ha chiesto niente di tutto questo, non ha mai voluto mettere il naso negli affari degli altri – figurarsi, non è in grado neanche di gestire i suoi di problemi – quindi perché tutti sembrano interessati a chi è nel suo cuore o nelle sue mutande?

“Non sto rovinando niente” decide quindi di rispondere dopo aver contato fino a dieci e poi a ritroso fino a zero (l'alternativa è picchiare uno degli sposi e rovinare la giornata a tutti). E poi è vero: neanche lui riuscirebbe a rovinare le cose che non esistono.

“Allora come me la spieghi la faccia del piccoletto?” insite. Gli danno davvero fastidio le persone inistenti, e poco importa che lui sia innamorato del più grande rompicoglioni del pianeta, che se si fissa su una cosa non lo molla neanche per sbaglio, perché Shoyo non conta, lui è un caso speciale.

“Non credo di dover spiegare niente, sono affari nostri.”

“Tobio, ieri sera era così ubriaco da non tenersi dritto. Non riusciva a smettere di straparlare, e sai chi continuava a mettere in mezzo in ogni discussione? Te, idiota! Un manzo da paura l'ha approcciato e lui l'ha chiamato Tobio e ogni volta che lo sentivo parlare stava dicendo quanto ti ama, e quanto sei bello e anche intelligente. Lo abbiamo preso tutti in giro, e lui non ha comunque smesso.

Ci ha solo detto che non ti conosciamo abbastanza, che se ti vedessimo con i suoi occhi, allora anche noi non potremmo fare a meno di amarti. Akira era sconvolto. Quello che intendo dire, è che sappiamo tutti che sei un'idiota e ti vogliamo bene. Ma quel ragazzo, Tobio, quel ragazzo conosce tutti i tuoi difetti, è forse la persona che ti conosce meglio al mondo, ed è incredibilmente innamorato di te. E tu sei così disgustosamente innamorato di lui da farmi venire il vomito ogni volta che ti vedo guardarlo, e oggi è tutto il giorno che le cose vanno male. Non credere che non abbia visto che non vi siete parlati quasi per niente. E sono preoccupato, perché so quanto sia bello stare con chi si ama e per quanto rancore io ti possa aver portato in passato e per quanto mi piaccia tormentarti ogni giorno della tua vita, voglio davvero che tu possa essere felice.” il monologo di Oikawa s'interrompe con la musica. Tobio è stordito. Ha ricevuto così tante informazioni in così poco tempo che potebbe scoppiargli la testa da un momento all'altro. Le mani di Tooru lasciano il suo collo, gli batte un paio di pacche sulle spalle, come se lo stesse rassettando e gli sorride un'ultima volta.

“Fai la cosa giusta Tobio. Io adesso vado da mio marito” lo saluta, gli spinge la fronte con le dita e fa per allontanarsi. Qualcosa monta dentro al petto di Tobio, gli scalda la pancia e gli apre il cuore e la mente. È il momento di rischiare, lo sa. Le parole di Oikawa gli rimbombano dentro le orecchie e si ripetono in loop.

Si fa largo fino a dove ha lasciato Hinata mezz'ora prima e non lo trova. Con un senso di panico crescente – dove è andato? È tornato in camera? Se ne è andato definitivamente? Ha perso l'ccasione? - si guarda in giro e lo vede sulla pista. Ha in faccia l'espressione più triste che gli abbia mai visto, e sta pestando i piedi di Akira mentre gli piagnucola qualcosa sulla spalla. Gli ochi di Tobio saettano subito sul perimetro della pista, li dove sono ammassate le sedie per chi vuole evitare di rendersi ridicolo. Trova subito chi gli interessa, appoggiato alla spalliera della sedia, Kindaichi sta riprendendo la scena del suo povero intollerante fidanzato costretto a ballare.

“Kindaichi” lo chiama avvicinandosi, quello alza gli occhi all'istante e quasi gli cade il telefono dalle mani quando gli strattona il braccio per farlo alzare.

“Che vuoi?”

“Non volevi aiutarmi, caro amico mio?” calca sulla parola amico in modo un po' ironico, Kindaichi storce le labbra infastidito dal tono, ma non dice niente. Si alza dalla sedia e sembra pronto a seguirlo in capo al mondo per permettergli di effettuare la propria conquista. Tobio un po' ne è grato, un po' pensa che Yutaro sia un coglione.

“Cosa devo fare?” lo dice con il tono serio di un soldato che deve andare in guerra. Tobio, a cui la siruazione sta sicuramente più a cuore di qualsiasi altra persona nell'universo, crede che sia un po' esagerato.

“Niente. Vieni a ballare con me e stai zitto. Nel momento giusto ti riprendi Kunimi, così io posso dire tutto a Shoyo” non è neanche un piano, e se dovesse esserlo farebbe acqua da tutte le parti. È sbagliato il momento, è sbagliato il modo. E se quello che ha detto Oikawa dovesse essere stato una bugia – o peggio, dovesse essere stato tutto dettato dall'alcol in corpo la sera precedente – sarebbe uno sfracello. Ma in quel momento non riesce a importarsene. Sente ancora il petto caldo di coraggio e preferisce non pensare ai se e ai ma. Vuole essere adulto finalmente e affrontare la questione di petto.

C'è un leggero bisticciare con Kindaichi su chi debba condurre, la scampa Yutaro e Tobio si ritrova a digrignare i denti irritato, poi approdati in pista dondolano il più vicini possibile alle loro metà e nel momento in cui il lento sfuma in un altro – ma quanti sono? – Kindaichi richiama l'attenzione di Akira. Gli dice qualcosa all'orecchio e Kunimi si scusa con Shoyo, gli sorride incoraggiante – che cosa inquietante – e praticamente si aggrappa al suo fidanzato mentre iniziano a ballare. Soli in pista, gli occhi di Tobio e di Shoyo s'incrociano. Con due falcate Tobio lo raggiugne, gli sorride e gli porge una mano.

“Me lo concedi questo ballo?” è imbarazzato lui stesso per come è uscita la richiesta, ma gli occhi d'Hinata brillano un po' mentre gli afferra la mano con la sua, quindi non riesce neanche a vergognarsene per bene. Stringe le mani attorno ai fianchi di Hinata e quando quello gli mette le mani dietro al collo per la prima volta in quella giornata si sente bene. Nel posto giusto.

“Va tutto bene?” gli chiede, perché nonostante tutto il viso del rosso sembra ancora un po' spento. Quello annuisce un poco, seppellisce il viso nell'incavo del collo di Tobio e per un attimo ha paura he possa sentire quanto gli sta battendo velocemente il cuore. Poi ci ripensa, e che lo senta pure. Che Hinata sia consapevole che gli fa venire la tachicardia.

“Devo dirti una cosa” sussurra sul suo collo, se non fosse così vicino Tobio non lo avrebbe neanche sentito.

“Anche io” asserisce serio. O la va o la spacca. Il momento è ginto.

“Vai prima tu” lo incoraggia. Tobio prende un respido profondo, spera che debbano dirsi la stessa cosa. Lo allontana un poco e lo guarda negli occhi. Deglutisce a vuoto e poi, con una serietà che non ha mai avuto nemmeno in campo, annuncia.

“Mi piaci. Tanto. Ma davvero, non per finta. E vorrei che uscissimo insieme e facessimo tutte quelle cose che fanno i fidanzati, perché anche se non mi piacciono con te sarebbero meglio. Rendi tutto migliore” è la dichiarazione più impacciata che abbia mai fatto – e anche l'unica, grazie – ma Hinata scoppia a piangere lo stesso. Gli abbraccia il collo quasi disperato e Tobio non capisce se va bene o se ha fottuto tutto.

“Anche io” ansima tra i singhiozzi Hinata.

“Anche io voglio tutto questo, con te, solo con te” riesce a dire alla fine, tirando un po' su con il naso. Tobio gli asciuga un paio di lacrime con il pollice e alla fine, finalmente, lo bacia.

Quando si scosta, davanti a lui Shoyo ha un sorriso felice, gli stringe il petto in un abbraccio che Tobio ricambia, mentre dietro alle spalle d'Hinata, Kindaichi alza i pollici in segno d'approvazione.

Che idiota, cazzo.

   
 
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