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Autore: Elena 1990    04/01/2020    1 recensioni
La storia mai narrata del terribile imperatore dello spazio.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Il resto lo conoscete: mio padre che mi raccoglie, il mio corpo in frantumi, quel tale dal futuro.
E poi tanto, tanto tempo nell' aldilà.
Potevo arrendermi, pentirmi, e iniziare una nuova vita in un nuovo corpo e senza ricordi, ma non volevo. Non volevo lasciare tutto così.
Avevo un figlio disperso, un impero in frantumi e ricordi, tanti ricordi. Di giorni migliori, con Kuriza, con Neve, prima che accadesse.
Non li avrei mai avuti indietro. Non avrei mai avuto indietro tutto quel che avevo di bello.
E questo mi rese furente.
L' odio crebbe, nei confronti dei saiyan, di Vegeta, di Son Goku.
Laggiù capii che non me ne sarei andato, che non avrei iniziato un'altra esistenza, che il mio spirito non avrebbe avuto pace finchè anche l'ultima goccia del sangue saiyan non fosse scomparsa dalla faccia dell'universo.
Sorbet estrasse dall'Inferno uno spirito furioso, instabile e vendicativo. Goku era nei miei pensieri, insieme ai mille modi in cui avrei potuto farlo soffrire.
Sorbet mi raccontò quel che era successo in mia assenza: mio padre era morto, ucciso da quel ragazzo dai capelli viola dopo di me.
Non avevo la minima intenzione di riportarlo in vita.
Sapete, l'anima resta per un po' nei pressi del corpo durante la morte. E non mi è sfuggita la proposta di mio padre di prendere quel tale come figlio adottivo.
L'avrei considerata la mia piccola vendetta.
Rimasi in silenzio per diversi giorni sulla poltrona fluttuante, sorseggiando vino, quando seppi della morte di Cooler.
Il mio caro fratello era morto per mano del saiyan biondo, nel tentativo di vendicarmi.
Ah Cooler. Vorrei che non ci fossimo lasciati in quel modo.
Avrei pensato a mio fratello, dopo aver sistemato il saiyan.
Avevo intenzione di agire subito ma cambiai i miei piani, quando seppi che il saiyan aveva sconfitto l' entità ancestrale nota come Majin Bu.
Mi trattenni dall'affrontarlo per sei mesi, e ne hanno raccontate di cose in merito. La versione più accreditata è che abbia affrontato un allenamento speciale, che in quel breve tempo mi ha reso estremamente potente. E a maggior ragione, dato che l' ho messa in giro io stesso.
Ma a voi ho promesso, mio malgrado: tutta la verità e nient'altro che la verità.
Dunque che verità sia.

-- Sorbet, c'è una cosa che voglio sapere.
-- Ditemi, Grande Freezer.
Feci dondolare il bicchiere di vino, guardando le stelle -- Cosa ne è stato del mio pianeta, dopo la morte di mio padre? Non mentirmi, ho intenzione di controllare di persona.
-- Bene signore, dopo la morte di vostro padre e di vostro fratello, non c'erano eredi a guidare ciò che avevano costruito. Molti affrontarono l'Arena ed il Levyathan nel tentativo di ottenere il titolo di re, ma nessuno si dimostrò all'altezza.
Ci fu silenzio da parte mia, quindi Sorbet continuò, tormentandosi le mani -- Nel frattempo, i reggenti delle varie province hanno visto l'assenza dei regnanti come un'occasione per riconquistare l'indipendenza e hanno formato una coalizione per attaccare il vostro pianeta natale, visto come nucleo centrale dell'impero di vostro padre.
Esitò.
-- Continua.-- lo esortai.
L'alieno sospirò -- In un disperato tentativo di ottenere un leader, hanno provato a scongelare l'ultimo erede in vita, vostro figlio Ize.
Strinsi il calice.
-- Ma Lord Ize era..instabile. Ha chiesto di voi, di sua madre e non appena ha saputo della vostra dipartita ha abbandonato il pianeta in cerca del saiyan biondo.
Si bloccò, forse per aver visto la mia mano tremare. Vuotai il calice tutto d'un colpo.
-- Che ne è stato di lui?
-- Non è più tornato, signore.
Chiusi gli occhi. Ricordavo Ize, un bambino tranquillo, pacato e sensibile, con un grande senso della giustizia e della famiglia. Sarebbe stato un grande re, se la sua malattia non l'avesse fermato.
Avevo perso un figlio, di nuovo, per mano di un saiyan. Ma avrei pensato anche a lui, una volta chiusa la questione.
E intendevo chiuderla.
C'era un solo modo per diventare più forti di Majin Bu e del Saiyan: sbloccare il potere nascosto dentro di me fin dalla mia nascita.
Sapete, la leggenda secondo cui siamo nati dalle stelle ha un fondo di verità. Nella nostra razza brucia un potere immenso, ma gran parte rimane sopito, essendo troppo per il fisico da sopportare.
Quando ero piccolo si narrava di un eroe che riuscì a sbloccare il potere delle stelle sopito nella nostra gente: in una Lunga Notte particolarmente dura, all'alba dei tempi, la nostra razza rischiò l'estinzione.
Quella Lunga Notte si protrasse per almeno il doppio del tempo usuale, ancora oggi non riusciamo a spiegarci il perchè, e alcuni credono sia solo un racconto popolare dei nostri antenati, che chiamavano quell'evento Grande Gelo.
Re Alcor radunò tutta la sua energia per illuminare la notte e scacciare il Grande Gelo, le sue urla riecheggiarono per tutto il pianeta, finchè ecco spiccare la sua figura nel buio, brillante come un astro e calda come il fuoco. Un attimo prima nulla, e un attimo dopo sprigionava un potere immenso.
Nessuno seppe mai come o cosa avesse fatto per sbloccare un simile potere, perchè quando il sole tornò ad illuminare il pianeta e lui riprese la sua vera forma, semplicemente il suo corpo non resse.
Nessuno di noi regnanti istruiti prendeva sul serio la leggenda di Alcor lo Splendente, ma fra i quartieri più poveri molti non avevano dubbi sulla sua autenticità. C'erano perfino vecchi che affermavano di averlo visto, dimenticando che la storia stessa lo vuole come il nipote dello stesso Polaris, e quindi più vecchio di tutti i nostri vecchi messi insieme.
Leggenda o verità che fosse, avevo un solo modo per accedere a quel potere.
-- Signore, stiamo atterrando.-- disse Sorbet.
-- Perfetto.

Il mio pianeta era come lo ricordavo, solo più freddo e più silenzioso.
Mi strinsi nel mantello e alzai il cappuccio.
-- Lord Freezer, la vostra scorta è-
-- Andrò da solo.
Sorbet si accigliò -- Ma
-- Niente discussioni.-- tagliai corto e mi gettai in mezzo alla tormenta di neve.
Sapevo dove andare. Non era lontano da dove li avevo fatti atterrare, ma era distante da qualsiasi segno di civiltà sul mio pianeta.
La mia gente non andava lì. Di solito raccontava ai propri piccoli degli eventi terribili che vi accadevano e della forza antica e maligna che la abitava.
Era lì che stavo andando. L' unico luogo in cui il sole non arriva, il luogo più freddo e inospitale del nostro pianeta.
La Tomba di Ghiaccio Nero.
Non era una tomba vera e propria ma una depressione, una conca naturale sempre, perennemente in ombra.
Lì il ghiaccio era di uno spesso strato blu scuro, che a causa della poca luce prendeva un colore quasi nero. Tutto ciò che finiva in quel luogo era destinato a congelare nel giro di poche ore a causa di un'incredibile sbalzo termico e non a caso era silenzioso come un cimitero, con lo scricchiolio del ghiaccio in movimento come unico rumore di sottofondo. Scricchiolava ad ogni mio passo, mentre camminavo verso il centro della conca.
Lì, in un punto ancora più basso, sorgevano dei pilastri di ghiaccio simili ai denti e agli artigli di un enorme mostro.
Scivolai lungo il pendio ed entrai nel cerchio di monoliti di ghiaccio lisci come specchi.
Ma ben presto scoprii che nessuno di essi rifletteva la mia immagine.
Ero nel posto giusto.
-- Ascolta il tuo re e mostrati-- urlai -- Dama dei Ghiacci!
La mia voce si perse ed il silenzio tornò a dominare quel luogo. In un primo momento mi diedi dello stupido e feci per fare dietro front, quando il pilastro di fronte a me si crepò senza una ragione apparente.
Mi sembrò di vedere un'ombra scura vagare tra i pilastri.
Tu che hai l' ardire di definirti mio re, chi sei? disse, nella mia testa.
-- Sono il Grande Freezer, Imperatore dello Spazio.
La sentii ridere.
Ah, tu. Freezer il Folle. Colui che abbandonò il suo popolo, distruttore di pianeti e mercante di mondi. Grazie a te, questo pianeta è di nuovo mio, libero dalla tua razza usurpatrice.
-- Non sono qui per parlare di questo.
Allora cosa vuoi, Imperatore del Vuoto?
Strinsi i pugni -- Voglio l'energia degli astri.
L'ombra si fermò e la vidi, uno spettro dalle vesti lacere e i capelli fluttuanti, che non sembrava appartenere a nessuna razza conosciuta.
Curioso. Uno di voi mi fece la stessa richiesta, molto tempo fa.
Quella rivelazione mi spiazzò.
Alcor.
Ecco dunque la verità.
-- Allora non è una leggenda. Quel potere esiste davvero?
Lei rise ancora Certo che esiste! E io posso fare in modo che tu lo ottenga, al giusto prezzo.
Ed ecco la parte dolente. Sapevo di stare giocando un gioco pericoloso, ma ero determinato a chiudere i conti con il saiyan.
Dovevo riflettere.
-- Che prezzo aveva per Alcor?
Ho chiesto la sua vita.
Sgranai gli occhi. Alcor aveva sacrificato la propria vita perchè la nostra stirpe continuasse a vivere. Indubbiamente fu uno dei più grandi sovrani mai esistiti.
Io invece? Che tipo di sovrano ero?
Sei ciò che hai scelto di diventare.
-- Mi leggi nella testa ora?
Lei ridacchiò ed abbassai lo sguardo -- No, non l' ho scelto io. Se i saiyan non mi avessero strappato la mia adorata Neve, forse sarei diverso.
Ti piacerebbe saperlo?
Osservai l' immagine sul pilastro, confuso.
Io non prendo cimeli a caso, Grande Freezer. Io colleziono. E amo le cose rare e preziose. Vite, sentimenti, ricordi.
-- Allora cosa vuoi in cambio del potere degli astri?
Voglio il tuo ricordo di lei. Il sentimento che provi per lei. La prova che l' essere più crudele e meschino dell'universo un tempo ha amato ed è stato amato. Voglio il tuo cuore, Imperatore dello Spazio.
La mia convinzione vacillò. Per un momento pensai di andarmene davvero, di tornare alla nave e non rimettere mai più piede in quel luogo.
Ma poi ricordai Son Goku, i saiyan, lui e Vegeta rimasti impuniti, la mia vendetta incompleta. Eppure dubitai.
-- Se cedo i miei ricordi anche l'odio che provo sparirà, e avrò fatto tutta questa strada per nulla.
Oh no, quello resterà dov' è. Non mi serve. Vedi, semplicemente li odierai per un altro motivo, mio caro imperatore, se non per lei, per l' umiliazione che ti hanno inflitto. Su, su, ti sto facendo un favore. La dimenticherai, dimenticherai quel sentimento. Niente più sofferenza, niente più tormenti. Soltanto tu, il potere e la vendetta.
Mi costrinsi a riflettere, non volevo rispondere subito.
Trascinavo quel peso da troppo tempo. Da troppo tempo cercavo di sfuggire al dolore.
Ma non volevo perderla, non volevo lasciarla.
Crollai in ginocchio, poggiando i palmi sul ghiaccio che quasi bruciava.
Non l'avrei comunque rivista, né in questa vita né nell' altra. E anche se avessi avuto quella fortuna, lei mi avrebbe odiato, per ciò che ero diventato, per ciò che avevo fatto.
La visualizzai nella mia mente, cercando di ricordarne ogni dettaglio.
Poi asciugai gli occhi e guardai il fantasma imprigionato nel ghiaccio.
-- Accetto.
Non è facile descrivere quel che provai in quel momento.
Un' ombra mi attraversò la testa in un' istante. Qualcosa dentro di me si spezzò. Qualcosa in me divenne freddo, più del ghiaccio, come il vuoto fra le stelle. Un secondo dopo, il mio corpo ardeva. Sentii il potere ribollire, salire dalle profondità del mio essere verso la superficie. Non potevo trattenerlo. Non potevo fermarlo.
Urlai.
Poi, più nulla.
Sorbet mi disse, al mio risveglio, che avevano visto un enorme bagliore dorato ed una volta raggiunto il punto, la pattuglia aveva trovato me disteso, una forma dorata e fumante, in mezzo ad un cerchio di erba verde smeraldo.
  
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