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Autore: Evola Who    07/01/2020    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22
Sassic.
 



“Sassic?” ripeté Denny a bassa voce.

“Significa luce in lingua Maya” tradusse subito Indy, dando prova della sua sconfinata conoscenza di qualsiasi lingua morta.

“Mi dispiace molto per le trappole e per l'accoglienza poco calorosa della mia gente. Ma noi siamo molto prudenti per la nostra sicurezza e, soprattutto, per la nostra casa” disse la sacerdotessa, indicando il tempio.

“Ma so che voi siete delle persone di cui possiamo fidarci. Quindi, che siate i benvenuti nel nostra villaggio.”

“E come può dire che siamo delle ‘brave persone’?” domandò il Dottore, scettico.

“Perché ce l’ha detto la luce.”

“La luce?” chiese Denny confusa.

“La nostra dea, la dea Sassic.”

“Giusto. La dea maya Sassic” approvò il Dottore, facendo finta di capire. “E, dunque, questa dea si mostra?”

La sacerdotessa non rispose, ma sorrise sicura, come a confermare la sua domanda.

I quattro furono confusi da quel silenzio inaspettato, finché non udirono un lungo suono, che si propagò molto forte nell'aria, ed uno dei membri della tribù indicò in indicò in alto, urlando a squarciagola: “LA DEA SASSIC!”

Tutti e quattro sollevarono lo guardo in alto, con gli occhi spalancati: sulla cima del tempio brillava una forte luce bluastra che lampeggiava a intermittenza.

La tribù si inginocchiò di fronte a quella luce e Haska si girò a contemplarla con le braccia alzate in modo teatrale, dicendo ad alta voce: “La grande dea Sassic sta parlando con noi! Ella dice che la profezia si sta per avverare! E, molto presto, saremo una grande civiltà tecnologica e moderna! E la gente avrà rispetto di noi, come la nostra tribù ha sempre meritato! Lunga vita alla dea Sassic!

Lunga vita a Sassic!” ripeté la gente in coro.

“Okay, ora questa cosa sta diventando veramente peggio di quanto pensassi!” brontolò Indy, guardandosi attorno, preoccupato da tutta quella follia. 

“Dottore, quella luce e quel suono sono quelli…” disse Denny, tesa per quella scena che ricordava la cerimonia di una qualche setta malvagia, avvicinandosi a lui.

“Sì, lo so” rispose il Signore del Tempo con tono fermo e con gli occhi sempre rivolti in alto.

“E temo che questa ‘profezia’ sia collegata a noi” aggiunse River.

“Collegata?” ripeté Jones, girandosi di scatto verso la donna confusa. “In che senso collegata?”

Quando il suono e la luce svanirono, tutti si alzarono e la sacerdotessa si girò verso il suo popolo, dicendo ad alta voce: “E la dea ha portato questi quattro stranieri coraggiosi per aiutarci a realizzare il nostro scopo, quindi sono degni di entrare nella casa della dea.”

Alla fine, il popolo iniziò ad applaudire e ad urlare acclamazioni rivolte al gruppo di “eroi”, che si avviò per entrare nl tempio, insieme alla sacerdotessa, questa volta senza guardie. Tutto questo era veramente inquinatane per i quattro compagni d'avventura.

Ma, giunti a questo punto, non potevano più tornare indietro, bensì dovevano andare avanti a qualunque costo.

“Dottore?” chiese Denny a bassa voce, sporgendosi verso di lui. “Sarò strana io, ma… avrei preferito molto di più imbattermi in una nave piena di Dalek assassini, piuttosto che in una strana setta di fanatici sbucata fuori dal nulla.”

“E lo sai qual è la cosa ancora più strana?”  mormorò lui, guardandola. “Lo preferirei anche io.”

Il suo volto era teso, preoccupato e cupo. E, da quel segnale, Denny capì che le cose, per loro, non si stavano mettendo affatto bene…
   
 
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