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Autore: ONLYKORINE    07/01/2020    9 recensioni
Ma la Befana è sempre stata così? O lo è diventata?
Io la sua storia la conosco e ve la voglio raccontare.
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bana, la befana

 

Bana si svegliò di soprassalto: qualcuno era entrato in casa. Alzò la faccia dal cuscino del divano, un po’ sbavato e macchiato di trucco. Si passò una mano fra i biondi capelli e sospirò.

“Non stavo dormendo!” esclamò, mentendo spaesata, quando si trovò davanti un vecchio e un nano, comparsi improvvisamente nel suo salotto. Si mise seduta e si sistemò il vestito da sera ricoperto di paillettes; riconobbe il suo abbigliamento per la notte di capodanno. Cercò le scarpe con lo sguardo, ma ne vide solo una, girata con il tacco a spillo all’aria, vicino alla poltrona.

“Signora B…” iniziò il piccoletto, guardandola, e Bana strizzò gli occhi per metterlo a fuoco. Signora? Ma stava parlando con lei?

“Ehi, nanerottolo, signora ci chiami tua nonna” ribatté, stizzita alzandosi in piedi. Purtroppo l’equilibrio le mancò e si ritrovò seduta. Dannati Sprizt. O forse erano stati i Mojito… probabilmente neanche la vodka aveva aiutato.

“Bana, cara…” provò allora il vecchio. Bana riuscì ad alzarsi e riconobbe l’uomo: era il Mago Maggiore. Colui che Tutto Poteva.

“Grande Mago Maggiore” lo schernì lei, abbozzando una reverenza molto spartana.

“Vecchia ubriacona” mormorò sottovoce il nanerottolo. Bana lo osservò: era vestito di verde e aveva delle scarpe a punta.

“E tu, saresti, pidocchio?” Il nano si alzò in tutta la sua poca altezza. “Sono Pigo, un Elfo Aiutante Capo, il nuovo sottosegretario del Grande Mago Magg…” iniziò, ma Bana lo liquidò con una mano, dicendo: “Oh, una spia del vecchio babbioso”.

Pigo divenne tutto rosso e si arrabbiò: “Babbo Natale non è un vecchio babbioso!” La donna sbuffò e si girò di nuovo verso il Mago.

“A cosa devo l’onore della vostra visita?” La sua era una domanda ironica: il Grande Mago non andava mai a trovare nessuno, quindi non era qualcosa di buono di sicuro.

“Sai che giorno è oggi, Bana?” le chiese lui, mentre si sedeva sul divano e, con un colpo di mano magica, pulì il tessuto e riordinò la stanza; l’altra scarpa comparve da sotto il mobile e si affiancò ordinatamente accanto a quella vicino al divano.

Bana guardò il calendario:  tre di gennaio. Il tre di gennaio!! Miseriaccia non aveva fatto il giro delle calze dei bambini! Tutti sapevano che la notte fra il due e il tre di gennaio, lei sarebbe dovuta passare di casa in casa a lasciare dolci e piccoli doni.

Il piccolo Elfo Gratta Chiappe, sorrideva spocchioso, mentre la guardava. Leccapiedi pensò la donna. “Mi sa che ti sei scordata, Signora Bana” disse gongolando. Bana spalancò gli occhi: quel nanerottolo aveva i giorni contati! Ma riuscì a calmarsi prima di mettergli le mani al collo e sorrise al Mago.

“Non mi sono dimentica: ho fatto sciopero” proclamò.

“Sciopero?” esclamarono entrambi gli ospiti. Bana annuì. Poteva essere il momento buono per perorare la sua causa.

“Sì. Non mi piace il mio lavoro, così ho deciso di fare sciopero.”

“Di cosa non sei contenta, Bana?” le chiese dolcemente il Mago, facendole cenno di sedersi accanto a lui.

Bana sbuffò e non si sedette. “Non mi piacciono i bambini” iniziò. L’Elfo Gran Puzzolone spalancò gli occhi: per lui probabilmente era impossibile.

“Sono piccoli esseri mangia caccole, appiccicosi e fuori dalla realtà. Leggi qui, cosa mi ha chiesto un bambino l’anno scorso: il robot che fa i mestieri! E quest’altro? il cd di Lady Gaga! Ma chi è ‘sta Lady Gaga? E il cd, poi! Non sai quanto ci ho messo a far entrare il robot nella calza! Avevamo detto che avrei portato soltanto piccoli doni che stessero nelle calze! Sai quanto pesava il mio sacco l’anno scorso, Grande Mago?”

“Babbo Natale non si è mai lamentato…” L’Elfo girava per la stanza mentre mormorava frasi assurde.

“Il vecchio non si porta il sacco sulle spalle a piedi come me! Ha una cavolo di slitta trainata dai cani!”

“Veramente, sono renne.”

Se lo sguardo di Bana avesse potuto uccidere, l’Elfo Verde Vestito avrebbe avuto vita breve. Ma lui non la guardò. Osservava invece delle ciotole con cioccolatini e caramelle. “Posso prenderne?” chiese, indicando le caramelle.

“Non sapevo che avessi problemi, Bana, davvero. Perché non mi hai informato?”

“Ho mandato tre missive solo quest’anno, Grande Mago.”

Il Mago si girò verso l’Elfo e chiese: “È vero?” Il piccolo rospetto annaspò e rispose che poteva essere, che c’era stato tanto lavoro da fare per il Natale e qualcosa poteva essere sfuggito. Ma lei fece una smorfia. Dannato Elfo!

Il Grande Mago tirò delicatamente la donna per un braccio e la fece sedere accanto a sé, battendole la mano con gesto rassicurante. “Possiamo rivedere i termini dell’accordo, se ti va” disse. “Alla fin fine è tanto tempo che lo fai e qualcosa si può cambiare”.

Bana annuì e poi sorrise. Disse all’Elfo che poteva servirsi di ciò che preferiva e tornò a parlare con il Mago.

“Voglio anch’io un mezzo di trasporto” dichiarò.

L’Elfo si buttò sulle ciotole di dolci e allungò le mani anche su quelle della frutta secca. Bana lo osservò e fece per parlare, quando lui disse con la bocca piena: “Potremmo darle un asino, come all’altra signora che porta i doni”.

Bana chiuse la bocca di scatto e si girò verso il Mago: “Niente animali. Non ci vado d’accordo. E puzzano”. L’Elfo sbuffò prima di mettere in bocca una mandorla. Bana lo guardò, ma, ancora, non disse niente.

“Ti potrebbe piacere l’idea di una scopa volante?” propose il Mago.

Bana sorrise spalancando gli occhi e le braccia. “Sarebbe magnifico!” Il vecchio annuì. “Però anche’io voglio portare il carbone ai bambini che non si sono comportati bene” disse ancora. Era vero: i bambini che non si meritavano niente erano quelli con le richieste più assurde e ridicole. Ma non voleva essere troppo simile  al vecchio babbioso, così aggiunse: “Anche l’aglio. Voglio portar loro anche l’aglio”.

“Che idea assurda!” esclamò l’Elfo masticando noccioline.

Bana lo ignorò. “Nient’altro?” chiese il Mago. La donna ci pensò: il due di gennaio era troppo presto. Lei aveva ancora in corpo i festeggiamenti per il capodanno, ci voleva un po’ di tempo per riposarsi.

“Voglio più tempo fra me e il vecchio ba… Babbo Natale. Potrei lavorare una notte di aprile.”

“Troppo vicino a pasqua” mormorò il nano, mordendo una mandorla.

“In estate?” provò a chiedere Bana.

Ma il Mago scosse la testa. “Troppa luce e troppa poca notte. Deve essere d’inverno. E sarebbe meglio che fosse ancora durante le vacanze” dichiarò, alla fine.

“Giusto, giusto. Allora vado stasera” disse, desiderosa di provare la sua scopa nuova e di lasciare carbone a chi volesse.

“Facciamo così: ti do tre giorni per riprenderti. Non mi sembri propriamente… stabile”. Il Mago la osservò e lo fece anche l’Elfo, anche se in modo diverso: il suo sguardo si posò sulle sue lunghe gambe e solo dopo un po’ tornò sul suo viso. Gli fece una smorfia e lui divenne verde intenso. “ Potrai passare dai bambini la notte fra il cinque e il sei di gennaio, cosa dici?” Bana fece un’altra smorfia, ma poi si riprese subito, pensando agli altri vantaggi.

“Con la mia nuova scopa volante.”

“Con la scopa volante”. Il Mago annuì ancora, mentre si alzavano.

“E porterò aglio e carbone ai bambini cattivi.”

“E porterai…” Il Mago non poté finire che Bana l’abbracciò. “Grazie! Grazie!”

Finalmente si sarebbe divertita anche lei.

“Ma guarda che razza di richieste! Esigente e vanitosa…” L’Elfo storse il naso, allungando una mano verso un’altra mandorla.

Bana questa volta rise e si rivolse direttamente a lui: “Ora basta mangiare tutti i miei confetti e i miei M&M”.

L’Elfo sgranò gli occhi: “Ma… sono solo mandorle e noccioline…”

Bana ghignò: “Sì, quelle che c’erano dentro ai confetti di cioccolato!” L’Elfo iniziò a tossire quando capì che Bana aveva succhiato tutti i confetti e le scodelline in cui aveva sistemato la frutta secca erano in verità dei posacenere da svuotare nell’immondizia e lei rise, rise forte. L’Elfo scappò in bagno.

“Come facciamo, Grande Mago, ormai questa notte è andata e tutti si aspettano i regali. Come possiamo salvare la situazione?” chiese il nanerottolo quando tornò dal bagno, pulendosi la bocca.

“Posso lanciare una magia: tutti dormiranno fino al sei gennaio, neanche si accorgeranno che è passato il tempo. Poi tra tre giorni si sveglieranno e troveranno i loro doni. Farò in modo che penseranno che è sempre stato così.”

Il Grande Mago non si chiamava così per niente e lui poteva fare veramente qualsiasi magia, anche far credere a tutti di aver sempre fatto qualcosa anche se non era vero.

“Puoi darmi il nuovo contratto, Pigo? Così Bana lo può firmare” disse ancora il Mago, rivolgendosi al suo aiutante. Questi annuì e tirò fuori un lungo foglio arrotolato e una penna. Il Mago stese la mano e il foglio si srotolò, riempiendosi di scritte.

Mentre il Mago spiegava alla donna le ultime cose, l’Elfo scrisse qualcosa velocemente in mezzo alle righe del foglio, poi lo allungò a loro, insieme alla penna.

Il suo sorriso silenzioso accompagnò la firma dell’avvenente donna.

***

La notte fra il cinque e il sei di gennaio fu gelida. Bana batteva i denti e si sentiva sempre più infreddolita. Volare sulla scopa era fantastico, ma non aveva calcolato tutta l’aria fredda che le sferzava addosso. In più, quando entrava nelle case dove l’attendeva una calza da riempire si rannicchiava e camminava lentamente, come se avesse un peso sulle spalle e i suoi vestiti diventassero strani.

Arrivò davanti alla calza di un bambino a cui avrebbe voluto lasciare solo carbone, quando vide un piattino con un bicchiere di latte e un biglietto in cui diceva che era per lei e sorrise. Non ebbe il coraggio di lasciare al bambino solo il carbone e mise nella sua calza anche monete di cioccolato e un piccolo pupazzo a forma di animale: un leoncino coccoloso. Vuotò il bicchiere e riprese la sua strada.

Altre case e altre calze dopo, si sentiva stanchissima. Mentre stava venendo via dall’ultima casa, passò davanti a uno specchio e l’occhio le cadde sulla sua immagine: era vecchia!

Si avvicinò e si osservò: aveva rughe intorno agli occhi, al naso e alla bocca. Il naso era lungo e bitorzoluto e c’era quello che sembrava un bozzo sulla sua estremità. Si toccò il collo rugoso e notò i suoi vestiti: dove era finito il suo bellissimo vestito da sera? E il suo mantello elegante? Perché aveva una lunga gonna con le toppe? E quelle orribili scarpe! Bana urlò e scappò subito verso casa sua.

Quando entrò trovò il Mago e il suo Elfo Pulisci Mutande ad aspettarla. “Mi licenzio! Imbroglione! Non voglio più farlo!” gridò, quando li notò.

“Perché? Non ti è piaciuta questa notte? Portare doni, dolci, felicità e gioia?”

“Sì, che mi è piaciuto. È stata una magia fantastica, Mago…” disse, sincera.

Il Mago fece apparire un catino d’acqua e quando ci posò sopra la mano, si animò: immagini di bambini che si svegliavano e svuotavano le calze riempì l’acqua e tutti la ringraziavano. Bana aveva le lacrime agli occhi, le era piaciuto davvero, nonostante le difficoltà. E le piacevano anche i bambini. Voleva continuare a farlo. Però… “Perché mi chiamano ‘Befana’? Io sono Bana. Che vuol dire Befana?”

“Vuol dire vecchia e brutta strega con abiti cenciosi” la informò l’Elfo.

“Ecco!!! È per questo che sono vecchia e vesto così? Mi avete imbrogliato!”

“Come?” chiese il Mago, stranito. La donna si girò verso lo specchio che aveva in salotto e, nello stesso momento, lo indicò.

“Guardami!” Ma quando guardò lo specchio, vide se stessa: una donna nel pieno del suo splendore, con la pelle non più liscia ma neanche segnata dalle rughe della vecchiaia. Si avvicinò, toccandosi il naso: era tutto come al solito, al posto giusto e della sua forma abituale. Si osservò il vestito:  era quello che aveva messo per uscire di casa: un abito di lana verde smeraldo che le faceva risaltare i capelli biondi. Anche le sue scarpe erano tornate quelle di prima e non aveva più quegli orribili zoccoli.

“Ma come è possibile?” chiese, stranita.

Il Mago scosse la mano e poi si voltò verso l’Elfo: lui rise e tirò fuori il contratto, indicando una parte che sembrava essere stata aggiunta a mano e non magicamente:

 

“… tutti penseranno che sia sempre stato così e la vedranno come una vecchina rugosa e butterata, tenera, dolce e comprensiva, scriveranno filastrocche sui suoi abiti logori e la chiameranno…”

“Befana!!”

***Eccomi qui con un altro contest no contest, ma con traccia su richiesta e una scopa di cinque parole obbligatorie. :-)

   
 
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