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Autore: MusicAddicted    09/01/2020    20 recensioni
Jessica ha un piano e per Kevin si preannuncia un Natale davvero indimenticabile.
Sequel di 'Stupid Mistletoe!'
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“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp”
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tutta la storia in generale: Prompt 22 Contro Natale: X decide di rovinare a tutti i costi il Natale a Y
Capitolo I: Prompt 1 Pro Natale: Canti Natalizi
Capitolo II: Prompt 3 Pro Natale; Decorare l'albero
Capitolo III: Prompt 16 Pro Natale: Mettere una ghirlanda a mo' di sciarpa intorno al collo di un'altra persona
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ATTENZIONE: QUESTA STORIA FA PARTE DI UNA MINI-SERIE CRONOLOGICA, è LA SECONDA DI TRE, QUINDI NON LEGGERLA SENZA PRIMA AVER LETTO LA PRECEDENTE ('Stupid Mistletoe!') GRAZIE!!!
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave, Malcolm Ducasse, Trish Walker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stupid Christmas Time!'
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Heylà,
grazie mille per il sostegno, a chi si avventura a leggere, ancor di più a recensire e … qualcuno l’ha messa nei preferiti? OMGOMD davvero? awwwwwww mille e mille grazie <3
eccoci alla fine ;)

“Questa storia partecipa a Xmas Song indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp” Prompt 16 Pro Natale: Mettere una ghirlanda a mo' di sciarpa intorno al collo di un'altra persona

stupid-traditions


Capitolo III: AKA Santa’s improbable helper

”Se hai finito di denigrare la mia cucina…” sbuffa stizzita Jessica, cominciando a sparecchiare.
“Non credo che finirò mai di denigrare la tua cucina!” la interrompe Kevin, sprezzante, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza, che gli toglie via il piatto in malo modo, facendo solo finta di rovesciarglielo addosso.
“Attento a come parli, potresti anche denigrare le mie doti da cameriera!” ottiene l’ultima parola lei, in quella piccola diatriba.

Kevin si alza da tavola, forse per sfuggire ad altri possibili tiri mancini di Jessica, forse per provare ad aiutarla a sparecchiare.
Infatti lei è sorpresa quando lo vede portare una ciotola al lavello.
“No, lascia pure, qui faccio io… prometto che non farò saltare in aria la tua lavastoviglie!” scherza lei.
“Non lo so, sei troppo gentile…” si insospettisce lui. “Tu pianifichi qualcosa!”
“Oh ci puoi scommettere, ti concedo giusto un’oretta di riposo e poi ti darai un gran da fare!” gli preannuncia lei, prima che lui si congedi, divorato dalla curiosità … e dall’ansia, conoscendola.

- In che cosa mi sono cacciato?-
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“NO! No, no, no, no e ancora no!” protesta vivamente Kevin non appena Jessica estrae da uno scatolone un inconfondibile costume rosso, una parrucca bianca e una barba bianca finta che ben si abbinano ai morbidi e caldi bordi delle maniche, della giacca, dei pantaloni e del cappello.
“Non fare il bambino!” ignora le sue lamentele Jessica, tirandogli addosso quel costume che tanto lo disgusta. “Ho provato a cercarne uno viola, ma non ce l’avevano e non c’era tempo per provare a tingerlo!”
“Non è questione di viola!” puntualizza lui, ancora profondamente schifato, “È questione che… insomma, ho una dignità!”
“Non oggi!” controbatte perentoria lei. “E poi, se ci pensi, sono buona.  Avrei potuto portarti al Rockefeller Center, tra miriadi di persone; invece resterà tutto confinato a un parchetto che c’è vicino casa mia, che nel pomeriggio sarà sicuramente pieno di famiglie coi loro bambini.”

“Bambini, hai detto?” ripete lui, con una smorfia di disapprovazione che contorce i suoi bei lineamenti.
“Oh sì, bambini che saranno molto felici di fare due chiacchiere con l’aiutante di Santa Claus e ringraziarlo per i doni ricevuti.” gli preannuncia irremovibile lei. “E non dimenticare che ho questo,” aggiunge, mostrandogli in un flash il taser che ha ancora nella tasca centrale del maglione. “Quindi, non provare a fare scherzi. Sai che sono determinata e molto veloce!” gli intima.
“Lo so, lo so…” si arrende lui, sbuffando, cominciando a sfilarsi la cintura e abbassare la zip dei pantaloni. “Però sei anche molto vogliosa se resti qui a goderti tutto il mio spogliarello!” lancia ghignante la sua frecciatina, senza mancare il suo bersaglio che arrossisce all’istante.
“Ti aspetto alla porta d’ingresso, e vedi di muoverti!” borbotta Jessica,  lasciando la sala a passi affrettati..

Giusto il tempo di una piacevole passeggiata e i due arrivano a Dewitt Clinton Park.  Varcano i cancelli che conducono al parco, passando sotto la struttura rossa ad arco e costeggiando la fontana con le rane colorate.
Tra i rami spogli degli alberi che si stagliano lungo tutto il sentiero, i raggi di sole che vi filtrano attraverso creano dei fantastici giochi di luce, riflettendosi anche su quell’asfalto un po’ ghiacciato.
Ovunque si guardi intorno, un Killgrave in vesti davvero insolite vede solo famiglie con i loro figlioletti appresso.
Le famiglie possono anche essere poche, non più di cinque o sei, ma in ognuna di essa è difficile trovare genitori con un figlio unico.
In definitiva, ci sono troppi bimbi che stanno correndo verso Kevin, incuranti di poter scivolare lungo la strada. E vestito com’è non è nemmeno difficile capire perché stia suscitando tanta attrattiva.

“Jessica, non mi piace qui… torniamo indietro…” borbotta lui a disagio, mentre prendono posto su una delle panchine.
“Non ho mai detto che ti sarebbe piaciuto.” ribatte irremovibile la detective.
“Ma questa non fa nemmeno parte delle stupide tradizioni!” protesta il persuasore.
“E credi che non lo sappia?” sogghigna lei, ancora più perfida, prima che il più intrepido fra i bambini si faccia avanti.

Un bimbo castano riccioluto, con vispi occhi nocciola, che non può avere più di sei anni.

“Ma… sei Babbo Natale!” esclama entusiasta, per poi scrutarlo meglio “No, non puoi essere lui, sei troppo magro!” rettifica subito dopo, deluso.
“Ma guarda che brillante detective!” brontola Killgrave, alzando gli occhi. “Jess, perché non lo arruoli nella tua agenzia?” le bisbiglia, prima di rivolgersi al suo piccolo ascoltatore. “Proprio così, non sono Babbo Natale, quindi perché mai dovresti perdere il tuo tempo con me?” gli dice, sforzandosi pure di non farlo passare per un comando.

Tuttavia, Jessica è pronta con la sua contromossa.

“Esatto, bambini, non è Babbo Natale, ma è uno dei suoi aiutanti, c’era anche lui stanotte sulla slitta che vi ha portato i regali; coraggio, venite a ringraziarlo, potete anche saltargli in braccio!” esorta la piccola folla lei.
Prima che si avventino su di lui, Kevin si volta truce verso Jessica, dicendole ‘Ti ucciderò’ con il solo labiale.

Lei si spinge verso il suo orecchio.

“Mi ami troppo per farlo!” sussurra, dandogli scacco matto.

- Quanto è vero, accidenti! – riconosce lui, prima di ritrovarsi seduto in grembo come pioniere proprio il primo bimbo che gli ha parlato.

Jessica è un fascio di nervi, lì in piedi sull’attenti, pronta a intervenire, ma non sembra esserci bisogno.

“Che vuoi, poppante?” si limita a chiedergli Killgrave, un po’ scorbutico.

Il bambino sfodera un sorrisone entusiasta.

“Mi hai portato l x box e proprio il videogioco che volevo, grazie, aiutante di Babbo Natale, sei in gamba!” si complimenta lui, dandogli una pacca sulla coscia, prima di scendere.

È il turno di un’ esile bambina sui quattro anni, dai boccoli d’oro, che leggiadra gli si siede in grembo.

“Ciao, aiutante di Babbo Natale, è bellissima la bambola che mi hai portato e anche l’album da colorare con quella scatola gigante di pennarelli… io però volevo un unicorno!” mormora lei, sgranando i suoi occhioni blu.

È così dolce che per un attimo Kevin è tentato di andare a prendere un cavallo qualsiasi, colorarlo con varie vernici variopinte e attaccargli sulla fronte la cialda di un cono gelato, pur di far avere a quell’adorabile bambina un unicorno.
Riesce a ravvedersi in tempo, sebbene ancora un po’ scombussolato.

“Magari il prossimo anno, Milady, eh?” borbotta impacciato lui, riempiendola di gioia, prima di prenderla e rimetterla a terra, il più delicatamente possibile.

A turno i bambini si alternano, così come quello che hanno da dire, e Killgrave bene o male sopporta tutte queste interazioni ben oltre la solita soglia di contatto umano a cui è abituato.

Non dice niente nemmeno quando è un bambino in evidente sovrappeso a sedersi su di lui, mettendo in difficoltà le sue gambe mingherline; cosa che a stento fa trattenere Jessica dal mettersi a ridere.

“Hey, piccolo, tu non vuoi dire niente a Babbo Natale?” esclama Jessica, rivolta a un bambino smilzo, girato di spalle tutto intento a calciare violentemente la corteccia secca di un albero.
Di certo non la più lodevole delle attività.
Il bambino, che ha all’incirca sette anni, si volta verso di loro, passandosi una mano fra i capelli castani, ora ancora più spettinati, e avvicinandosi con diffidenza a Killgrave, scrutandolo coi suoi grandi occhi scuri, indagatori e l’aria imbronciata.

“Che è un idiota, questo voglio dirgli!” ringhia, calciandogli uno stinco.
“Ouch!” sbotta Kevin, ma Jessica è a un tiro di schioppo da lui.

“Dico, tu e il tuo capo siete ciechi, non le sapete leggere le letterine? Non lo volevo lo schifosissimo trenino, io volevo la pista delle macchinine, è stato un Natale da schifo ed è colpa tua!” sfuria il bambino.

Killgrave lo fulmina con lo sguardo, tanto che il bambino sembra avvertire un’incombente minaccia.

“Quando sarai a casa giocherai con il dannato trenino perché non hai mai avuto un giocattolo più bello. E ora stattene buono in un angolo, zitto e fermo finché non vai a casa!” gli impone e, com’è facile prevedere, il bambino fa proprio come gli è stato detto.

“Guai a te se mi dici qualcosa! Sai che non ho fatto nulla di allarmante e quel moccioso pestifero era il maledetto re dei capricci!” si giustifica lui, rivolto a Jessica, che in effetti non interviene contro di lui in alcun modo.

“In fondo lo sei stato anche tu!” gli fa notare lei, mentre riprende il giro dei restanti bambini che lo vogliono avvicinare.
Nel giro di mezz’ora ogni bambino ha avuto il suo turno e Killgrave e Jessica si apprestano ad andare.

“Aspettate!” li ferma la voce di una donna, che poi corre verso di loro, facendoli voltare.
“Avete avuto un’idea deliziosa per far divertire i bambini, di solito per queste cose bisogna fare ore e ore di file nei negozi; così è stato tutto più bello e spontaneo!” si complimenta la signora, una delle mamme, evidentemente.

“Ci sembrava una cosa carina…” taglia corto Jessica, ma la donna ha occhi solo per quell’atipico Babbo Natale.
“Mi scusi, lei  è  disponibile anche come babysitter? David non è mai stato così tranquillo!” spiega la donna, indicando il figlioletto che si rivela essere il più pestifero fra i bambini, con la sua vitalità ora ridotta a quella di un’ameba.

Killgrave la fissa fra l’offeso, il sorpreso e lo sconcertato, ma è Jessica a parlare per lui.

“Mi creda, non le conviene, tanto domani a quest’ora suo figlio sarà tornato la solita peste!” le annuncia. “Senza, offesa, si intende!”
“Nessuna, offesa, anzi!” ridacchia la mamma. “Piuttosto… David sta bene, vero? È così strano, se ne sta là, immobile e non dice nemmeno una parola…” borbotta, preoccupata.
“Ma nooo, sta solo facendo il gioco del silenzio, Kevin è bravissimo a farlo fare!” lo giustifica Jessica, quando in realtà vorrebbe strangolarlo.
“Proprio così… appena gli dice che andate a casa vedrà che si riprende.” la rassicura anche Killgrave, certo di quello che afferma.

“Deve essere così, senza dubbio.” si rasserena la donna, per poi rivolgersi a Jessica. “‘Comunque suo marito è bravissimo, si vede che ci sa proprio fare con i bambini!”

“Oh no, non è affatto mio marito!” precisa subito Jessica, tra l’imbarazzato e lo stizzito.

“Non ancora.” sorride suadente Kevin, togliendosi la lunga barba finta approfittando del fatto che, a parte David, i bambini stanno giocando fra loro.

“Non se lo lasci scappare, Signorina, siete una così bella coppia!” sorride loro la donna.

“Mia cara signora, credo che lei ed io andremo molto d’accordo.” sfodera un sorriso a trentadue denti Kevin. “Se vuole ci vengo anche gratis a casa sua, a badare a suo figlio e rinchiuderlo in un arm… ehmm… voglio dire, insegnargli un po’ di disciplina!”
“Ma niente di tutto questo accadrà. Sarà meglio andare ora, abbiamo ancora un mucchio di cose da fare!” intervene Jessica, spintonandolo via con sé.
“Spiacente, Madame, la mia futura mogliettina non è d’accordo, sarà per un’altra volta!” si gira verso la giovane mamma un’ultima volta Kevin.
“Chiamami ancora ‘futura mogliettina’ e giuro che ti infilo il taser là dove non batte il sole!” ringhia Jessica, mentre si avviano all’uscita.
“Se provi a farmelo a letto potrebbe anche essere interessante!” la prende in contropiede lui, lanciandole uno sguardo conturbante.
“Oh, chiudi quel cazzo di becco!” alza gli occhi lei. “Piuttosto, cos’è questa storia che rinchiudi i bambini negli armadi?” si acciglia, sospettosa.
“Noo, niente, dicevo per dire…” fa il vago lui.

Lungo il tragitto verso casa, dalla vetrina di un bar nelle vicinanze, Jessica e Kevin incrociano due volti noti.
“Ma quelli non sono…?” incalza il secondo.
“Eh già, sono proprio loro. Quei maglioni non mentono.” appura la seconda.
“Con quale coraggio li indossano ancora?” osserva Kevin, disgustato.
“Credo che i loro maglioni siano l’ultima cosa a cui pensano…” ridacchia Jessica, che forse ha già capito come stanno le cose.


A riprova della sua tesi, sembra proprio che Trish e Malcolm siano così presi a parlare concitati, guardandosi negli occhi mentre stringono una cioccolata calda fra le mani, da ignorare tutto il resto del mondo, inclusi i due curiosi fuori in strada che li stanno spiando.

“Andiamo via, prima che ci vedano…” suggerisce Kevin. “Soprattutto prima che mi vedano, devo ricordarti come sono ancora conciato?”

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“E comunque, devo riconoscerlo, oggi sei stato davvero bravo… anche se con quel bambino ho temuto il peggio!” riepiloga Jessica, mentre si concede l’ultima fetta che le è stata generosamente ceduta.
Per cena, i due hanno ripiegato su una pizza a domicilio che effettuasse consegne anche quella particolare sera.

“È quello che ho cercato di dirti più volte. Se già mi avevi migliorato come persona, quando te ne sei andata, lasciandomi a morire o quasi dopo l’incidente con l’autobus… quella notte al porto è stata ancora più catartica.” spiega lui, tormentando l’ultimo bordo di pizza avanzato, prima di trovare il coraggio di guardarla negli occhi. “Se non ti prendi gioco dei miei sentimenti e credi sul serio in me, Jessica, io posso e voglio essere un uomo migliore.”

Lei lo ascolta con attenzione, ma preferisce non dire niente; anzi, trova quasi necessario spostare la conversazione su argomenti più frivoli.


“Sono le nove passate, che ne dici di concludere la giornata con un film? Però scelgo io!” propone lei, portandolo in salotto.
Dalla sua borsa estrae la custodia di un dvd, la cui cover è già tutto un programma.

“Guardiamo questo… chissà mai che ti entri un po’ di spirito Natalizio!” decide lei, inserendo il dvd nel player.

“Altro spirito Natalizio?” si lagna Kevin, pur mettendosi comodo sulla parte destra del divano.
“Non te ne inculcherò mai abbastanza!” ribatte lei, occupando la parte sinistra e premendo ‘play’.


Molte canzoncine, avventure un po’ surreali e ondate di buoni sentimenti dopo, il film giunge a conclusione.

“Quel compositore era così determinato, temuto, rispettato e aveva il controllo su tutto… non mi spiego proprio come possa aver vinto quel sempliciotto privo di ogni decoro ed eleganza…” scuote la testa con disapprovazione Kevin, spegnendo il televisore.

“Perché i cattivi non vincono mai, mettitelo bene in testa!” gli fa una linguaccia Jessica, recuperando il dvd. “Sono quasi le undici, sarà bene che ora vada…” mugugna, guardando l’orologio.

Kevin si alza, allontanandosi dalla stanza, solo per poi farvi ritorno con in mano un pacco rettangolare, avvolto in una raffinata carta dorata.

“Appunto, Natale non è ancora finito e tu non hai ancora ricevuto il mio regalo.” mormora lui, allungandole la scatola.

Un po’ sorpresa, Jessica la accetta, cominciando a scartarla.

“C’è una cosa che non ti ho detto, a Patsy quella mattina non ho chiesto solo di portarti lì.” le svela il bel persuasore.

“Ah, no?” si mette sulla difensiva lei.

- Era tutto troppo bello per essere vero, chissà cosa pianifica quel sadico bastardo; come minimo ora mi farà lottare contro la mia migliore amica e qui dentro c’è un’arma! – va nel panico lei, anche se non lo dà a vedere.

“Ricordi quando vi siete messe a provare qualsiasi cosa nei camerini? Beh, sono stato io a chiederle di coinvolgerti in quello che all’apparenza sembrava solo un gioco… e invece Patsy mi ha mandato le foto di qualsiasi cosa provassi… te le ha scattate di nascosto, senza che tu te ne accorgessi… “ continua a spiegarle lui.

- La sta prendendo un po’ troppo alla lunga per dirmi che devo battermi all’ultimo sangue con lei …- aggrotta le sopracciglia la bella detective, decidendo che forse le conviene aprire quel pacco una volta per tutte.


“A me interessava solo che tu provassi i vestiti da sera; ma ti saresti insospettita troppo, allora ho mischiato tutti i generi, così nessuno avrebbe spiccato e io intanto avrei ottenuto quello che volevo. Ce n’è uno che quando lo hai provato … wow, ho capito subito che era quello giusto.” conclude lui.

Jessica scoperchia la scatola, finalmente scartata, e dentro ci trova un abito che ricorda benissimo, con tanto di borsetta color oro coordinata. Durante quella prova abiti sconclusionata con Trish, quando aveva provato quello si era guardata allo specchio, fantasticando di camminare su un red carpet. Le stava in modo divino, ma il prezzo a quattro cifre era davvero proibitivo… e poi lo sapeva che stavano solo giocando.

E invece ora tiene fra le mani proprio quel vestito rosso, lungo, con un piccolo strascico, a maniche cortissime, appena sotto la spalla, con disegni di trasparenze lungo il decolté e la linea delle gambe che lo rendono sì audace, ma mai volgare.

“Kevin… ma…” rimane senza parole Jessica, vergognandosi per le cose pessime che ha precedentemente pensato.

- Beh… non c’è bisogno che lui lo sappia!- decide lei, continuando a stringere quell’abito a sé.

“È la reazione che volevo.” le sorride lui. “Lo proveresti, così lo posso vedere dal vero, non solo in foto?” si azzarda a chiederle, preparandosi a un rifiuto.

“Mi sembra il minimo…” mormora lei, dileguandosi con la scatola.

Da bravo perfezionista compulsivo, Kevin approfitta di quei minuti per salire sulla scala e sistemare l’albero nei punti che lo convincono di meno e per poco da quella scala non cade, quando lei fa ritorno.

Lui la chiama spesso ‘visione’ ma stavolta, in quell’abito così elegante e raffinato, lo è davvero.

E poi c’è qualcosa di diverso, che nella foto che gli ha mandato Patricia mancava.

“Ma… tu stai sorridendo.” mormora incredulo lui, scendendo dalla scala per andare verso di lei. “Non ti ho nemmeno chiesto di farlo, a parte che non mi ubbidiresti.”

“Sorrido, perché mi va di farlo.” lo rincuora lei, raggiante. “Kev, io non ti ho fatto nemmeno un vero regalo…” borbotta qualche secondo dopo, quasi provando rimorso, appoggiando la borsa nella scatola.

Tutto a un tratto lui le si avvicina ancora di più, prendendole le mani nelle sue e stranamente lei lo lascia fare.

“Hai ragione, mi hai scassinato una porta, mi hai tolto tutto il personale, mi hai fatto indossare cose orribili, mi hai umiliato in ogni modo possibile, mi hai fatto fare un pranzo atroce, mi hai messo nelle situazioni più imbarazzanti che io riesca a ricordare, mi hai fatto vivere situazioni da incubo… eppure questo è il Natale più bello della mia vita.” mormora lui, sorridendole nel modo più dolce di cui lei abbia memoria.

Jessica si scosta da lui, per andarsi a cambiare nuovamente.

Ritorna nel salotto con la scatola sottobraccio e di nuovo addosso quel maglione ingombrante, per lui così inguardabile.
Tuttavia, in fondo, lei gli piace anche così.

“Hai detto che ti ho fatto passare il più bel Natale di sempre, giusto?” domanda retorica lei, appoggiando momentaneamente la scatola a terra per andare in direzione dello scatolone delle ghirlande avanzate, estraendone una viola.

Cammina sinuosa verso Kevin, che la guarda come rapito.


“Vediamo se posso rendertelo ancora migliore!” ammicca lei, avvolgendogli la ghirlanda attorno al collo, come se fosse una sciarpa.

Lui non capisce bene cosa abbia in mente, ma comincia a farsi un’idea quando lei prendendolo per le estremità della ghirlanda lo tira a sè, sotto l’albero di Natale, dalla parte dove li sovrasta il vischio.

“Pensavo che lo odiassi!” la provoca Kevin.
“E lo odio ancora… ma, sai, stavolta mi tocca seguire tutte le stupide tradizioni!” ridacchia lei, prima di avvolgergli le braccia attorno al collo e baciarlo un po’ più a lungo di quanto richieda la tradizione.
“Ora sarà davvero il caso che vada.” annuncia lei, raccogliendo le sue cose e infilandosi il giubbotto.

“Jessica?” la chiama lui prima che esca.
“Sì?”
“Se ci pensi, ho le foto di tutto quello che hai indossato quella mattina, anche le cose più improponibili… ho materiale con cui ricattarti per anni.” sogghigna lui.
“Ho girato un intero video di te vestito da Babbo Natale con quei bambini… non cominciar una guerra che perderesti in partenza!” gli dà scacco matto lei, facendolo ridere, prima di uscire una volta per tutte.

Osservandola dalla finestra mentre si allontana, Kevin ha un solo obiettivo.

- Bene, Jess, ora troviamo l’occasione adatta per farti indossare quel vestito!-

--
FINE

Lo dico, non lo dico? Lo dico: la terza e ultima shot della trilogia (perché stavolta dovrebbe far la brava e rimanere una shottina) sarà ‘Stupid New Year!’ ;)

tornando a questa… capito perché c’era romantico fra i generi? Forse ho esagerato, me ne scuso, ma non ho proprio saputo resistere

Quanto al fluff, noo lì non mi scuso, mi dovreste conoscere ormai, lo sapete a cosa andate incontro se leggete le mie storie! XD

A proposito, non ho figli né tantomeno sono sposata, ma quella mamma che parla con loro per quanto li shippa potrebbe benissimo essere una mia self-inserted version, lol!

Kudos, cookie -o qualsiasi cosa bella ci sia da darvi- per voi se avete capito che film hanno visto ;)

Se vi va di farmi sapere che ne pensate … o tirarmi addosso gli avanzi di panettoni e pandori farciti con la crema.. fatevi sotto XD

Grazie per aver letto e subito i miei deliri.

‘Notte, che è tardino…
   
 
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