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Rinascita
Un
anno umano era insignificante per un demone e Keros si stupiva ogni
giorno di
più. Quei bambini, costretti a vivere in un Mondo
completamente diverso da
quello in cui erano nati, si erano dimostrati un vulcano di idee ed
adattabilità. Il mezzodemone, abituato a disprezzare un
po’ l’umanità, ora ne
era meravigliato.
Sfruttando
quel che era rimasto di quella realtà distrutta, il principe
aveva insegnato loro
quel che sapeva e quel che gli umani avevano di utile da trasmettere.
Era riuscito
a salvare una certa quantità di libri, trovando un edificio
dove custodirli con
gelosia e riguardo, e con questi poteva aprire gli occhi dei piccoli su
realtà
e fantasia. Non provava giusto che si dimenticasse e cancellasse quel
che di bello
l’umanità aveva realizzato ma non voleva ricreare
quella vita, quegli uomini.
Per
nutrirsi c’era la caccia, l’allevamento e
l’agricoltura. Non facile per dei
bambini ma crescevano straordinariamente in fretta! Per vestirsi per
anni si
erano accontentati di quel che era rimasto in vari locali distrutti,
dato che
Keros ben poco sapeva di filati e cucito.
Era
frustrante rendersi conto che la vita da principe non aiutava molto in
quei frangenti.
Ma l’addestramento con Astaroth si era rivelato
provvidenziale! Cacciare,
difendersi e sopravvivere in un ambiente come l’Inferno
rendeva la Terra una
passeggiata. Poi aveva il vantaggio di evocare il fuoco.
I
compiti erano divisi, seguendo le capacità e le preferenze
dei bambini. Ogni giorno
però c’era sempre spazio per storie e lezioni per
tutti. E gli anni passavano…
Keros
parlò loro di storia, geografia, universo, scienza, lingue e
tradizioni. Non voleva
dimenticare le arti come la musica, il canto, la poesia, la
pittura… Era lì a
sostenerli nella crescita, con le sconfitte e le delusioni, le gioie e
le
scoperte. Li incoraggiava, li guidava e rispondeva ad ogni domanda.
L’unica parola
che non aveva mai pronunciato era “Dio”. Aveva
accennato ad angeli e demoni,
più che altro per descrivere se stesso e la differenza con
gli umani, ma non
sapeva come parlare di religione. I bambini sembravano non averne
bisogno, si
affidavano a lui e basta. Parlò loro di esistenza,
d’amore e di speranza. Li vedeva
crescere, innamorarsi e generare la vita. Era lì con loro
quando il primo
bambino nacque, e si scatenò una grande festa. Era
lì con mentre i piccoli
divenivano splendidi uomini e donne. Ed era lì quando la
vecchiaia sopraggiunse
e il primo di loro chiuse gli occhi, abbracciando la morte.
Versò lacrime
assieme agli altri, uniti in quel momento così atteso e
temuto. L’anima dell’uomo
si mostrò e Keros la prese per mano.
“Ora
cosa sarà di me?” domandò
quell’essenza.
Keros
non sapeva che rispondere. Con gli occhi lucidi, non capiva. Qual era
il posto
di quell’anima? Poi una luce avvolse il piccolo edificio dove
tutti si erano
riuniti per dare l’ultimo saluto. Aprendo la porta, non
poté che piangere
ancora una lacrima.
Un
gruppetto di angeli e demoni erano comparsi e si fissavano, perplessi.
“Siamo
sulla Terra?” si stupì Lucifero, guardando il
cielo e il tramonto.
“Ma
le porte erano chiuse” commentò Mihail
“Come è possibile?”.
“Papà…”
mormorò Keros, facendo girare il demone e
l’Arcangelo.
I
due osservarono colui che avevano di fronte. Era decisamente
più trasandato
rispetto a quando era principe e procacciatore di anime ma con lo
stesso
sguardo ambrato e pieno di speranza. Alle spalle del mezzodemone, un
gruppetto
di umani sbirciava quel che accadeva, senza capire del tutto.
“Keros…”
riuscì finalmente a dire Lucifero “Tu…
hai salvato l’umanità?”.
“Io…”.
“Tu
hai fatto riaprire le porte” si unì Mihail.
“Tu…
tu sei un miracolo” sussurrò il sovrano degli
Inferi, raggiungendolo per
abbracciarlo.
“Un’anima”
notò qualcuno.
L’essenza
era rimasta in piedi, fra angeli e demoni, senza sapere che fare.
Nessuno aveva
parlato più di tanto di Paradiso e Inferno in quella nuova
realtà.
“Dove
la portiamo? In Cielo?” chiese un angelo.
“Non
possiamo” rispose Mihail “Non conosce Dio, non ha
potuto scegliere fra le
divinità che l’Uomo conosce e fra le diverse
realtà di bene e male. Quest’anima
non appartiene alla nostra religione”.
“E
a chi appartiene allora?” domandò Keros, confuso.
“A
te, suppongo”.
“Cosa…?”.
“Tu
sei la cosa più vicina a un dio che questo nuovo Mondo abbia
visto. Tocca a te
scegliere come dovrà essere sistemata e dove”.
Il
mezzodemone rimase in silenzio. Poi guardò
l’anima, con un sorriso
rassicurante.
“Tu
che cosa vuoi?” gli disse, mentre i presenti brontolavano
ritenendolo non “ortodosso”.
“Voglio
restare accanto alla mia famiglia” ammise l’anima
“Vederla crescere e
sostenerla come posso”.
“E
così sia allora”.
Scese
il silenzio, mentre lo spirito si inchinava e raggiungeva il gruppo di
mortali.
“Che
strano modo di procacciare le anime…”
ghignò Lucifero.
Trascorsero
anni, secoli, forse millenni…. Keros non
abbandonò mai quell’umanità, ritenendo
necessario mantenere un certo controllo per evitare futuri conflitti. A
quanto
pare gli Uomini erano bravi a fare la guerra e il mezzodemone preferiva
impedirla. Le memorie dei primi giorni non vennero mai perse,
poiché il
principe era sempre pronto a raccontare ed accogliere chi covava dubbi
o
domande. Angeli e demoni camminarono su quella Terra da
quell’istante, da
quella prima anima. Liberi di agire come preferivano, alcuni scelsero
di vivere
fra i mortali e in quel Mondo che molti avevano sempre sognato.
Illuminati dal
sole e dalle stelle, nacquero molti amori e molti bambini.
Non
era più l’unica creatura di sangue misto fra
angelo e demone, Keros lo sapeva,
e osservava con orgoglio quei cuccioli con tratti angelici e demoniaci
che
giocavano assieme. Piccoli nati fra amori di diverse specie, fra cui i
discendenti
di Nasfer e Sophia. Ogni creatura, di Cielo e Inferno, aveva insegnato
qualcosa
a quell’umanità. Le anime dei defunti camminavano
fra i vivi, risplendendo lievemente
d’oro. Per mano ad Arikien, il mezzodemone osservava con
orgoglio la nuova
umanità che aveva aiutato a generare.
“E
Dio?” si chiese Mihail, seduto accanto a Lucifero.
“Ha
importanza?” rispose il demone, con un ghigno e la solita
sigaretta.
Osservavano
i bambini che giocavano, seduti al tavolo di un locale che si
affacciava sulla
piazza. Una piccola fontana zampillava e i piccoli si stavano
schizzando a
vicenda in quel giorno sereno.
“Dici
avesse previsto tutto questo?” incalzò
l’Arcangelo “Dici che, alla fine di
tutto, volesse questo?”.
“Sinceramente?
No, non credo. Se ci rifletti, questa realtà esiste grazie a
noi due”.
“Non
dire sciocchezze”.
“Tu
hai generato Keros, colui che ha reso possibile tutto questo. E io
l’ho
cresciuto. Questa è la realtà che ci siamo
costruiti, secolo dopo secolo. E ora
ci godiamo la pace. All’Inferno le anime bruciano, punite dai
demoni che
desiderano ancora farlo. In Paradiso sono tutti beati, per
l’eternità. E noi? Noi
siamo disoccupati. Diciamo pure in pensione. È finita,
Mihail. La nostra guerra
eterna è finita. Dici che Dio volesse questo? Non lo so, non
indagherò troppo.
Non mi interessa. Sono libero, e questo mi basta. E lo sei anche
tu”.
“Lo
siamo tutti”.
“Grazie
al frutto del tuo amore con quella signora laggiù”.
Lucifero
indicò una statua che si ergeva accanto alla fontana.
Raffigurava Carmilla, ricordata
come la madre di colui che aveva salvato gli Uomini. Mihail
osservò quella
statua con una punta di nostalgia.
“E
non ci vedi un disegno divino in tutto questo?”.
Lucifero
rifletté, ispirando lentamente il fumo della sigaretta.
“No”
rispose infine “Mi sembra solo un gran casino di
casualità che, alla fine hanno
portato a questo”.
“Il
caso non esiste”.
“Dio
non esiste. In questo Mondo, Dio non esiste. Esiste Keros, esistiamo
noi, non siamo
più re, soldati, generali… siamo due vecchi
fratelli che, dopo una vita di
litigi, se ne stan seduti al tavolino di un bar a spettegolare e
sorseggiare
vino. Vuoi forse altro?”.
“No”
ammise Mihail, sfoggiando uno splendido sorriso.
Più
di qualcuno giurò vedere il sole splendere con maggiore
intensità per qualche
istante, mentre l’Arcangelo continuava a dimostrare la
propria gioia a quella
realtà.
FINE
Questa
storia è iniziata nel 2016. Sono cambiate moltissime cose,
fra cui la nascita
della mia bimba. Sono cresciuta, Keros assieme a me, ed eccoci qua. Non
ci
credo ancora: sono arrivata a quella parola. Quella parola
“magica”, FINE.
Prima o poi doveva arrivare, giusto? Volevo ringraziare TUTTI, tutti
quelli che
seguono la storia fin dal principio, chi la seguirà in
seguito, chi l’ha amata
e chi no. Non volevo un finale tragico: ci vuole speranza, giusto?
Grazie
ancora. Da parte mia e di Keros.