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Autore: Sonrisa_    13/01/2020    2 recensioni
«Mi è venuta voglia di ballare il valzer.» mentì Reina, stringendosi appena nelle spalle.
«Con me?» fece lui, inarcando un sopracciglio mentre sollevava il braccio per farle fare una giravolta.
«Beh, sì. Perché fai quella faccia?» domandò lei, assecondando la guida dolce del ragazzo.
«Mi hai semplicemente colto di sorpresa.» borbottò lui «E non mi piace molto questo genere di balli, non credo di esserci portato.»
«Non te la stai cavando male, sai?»

[Hiroto Kiyama = Tatsuya Kiyama]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Isabelle/Reina, Jordan/Ryuuji, Kira Hiroto, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensavo che non ce l’avrei più fatta (forse anche voi, eh?), ma eccomi qui!
Sì, sono giusto un po’ in ritardo, ma voi fate un bel respiro e tornate con la mente ad una settimana fa,
quando eravamo tutti ancora in vacanza che bella questa parola.
Fatto? Bene, allora buona lettura! ♥
 
 
 
31 dicembre, -3 ore alla fine dell’anno.
 
 
 
Era bastato distrarsi un attimo a seguire l’alternanza delle lucine che si illuminavano attorno alle ghirlande poste lungo i bordi delle grandi vetrate di casa Kira per perderlo di vista. Midorikawa si guardò attorno spaesato, ricercando con gli occhi scuri la chioma rossa di Tatsuya; un attimo prima lui si trovava poco lontano, introdotto dal padre adottivo in una conversazione con degli sconosciuti -con ogni probabilità il motivo di quella sfarzosa festa-, l’attimo dopo di lui nessuna traccia. Costeggiando le pareti dell’immenso salone si spostò lentamente, scandagliando tutti gli ospiti che gli si paravano davanti alla ricerca dell’unico che volesse davvero vedere. Un brivido di freddo lo colse quando, senza accorgersene, passò davanti all’ingresso socchiuso del terrazzo che dava sul giardino e, lanciata un’ultima veloce occhiata alla sala, decise di uscire. Se ne pentì già al primo attimo passato all’esterno, lontano dal piacevole tepore del salone, ma volle lo stesso proseguire per potersi affacciare ed assicurarsi che Kiyama non fosse lì. I suoi occhi scuri osservarono ogni metro disponibile del giardino senza trovare nessuno e Ryuuji schioccò la lingua contro il palato, borbottando fra sé per il freddo e la frustrazione.
«Sei solo? Tatsuya?»
Il ragazzo sussultò quando Reina fece la sua comparsa sul terrazzo guardandosi attorno circospetta.
«Non so dove sia.» sbuffò il ragazzo, incrociando le braccia al petto e dando un’altra veloce occhiata al giardino «Lo cercavi per un motivo particolare?»
«In verità no, ma vedendoti ho pensato che potesse essere nelle vicinanze.» ammise, portandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggita al semi raccolto, in un movimento fluido che fece tintinnare i bracciali che portava al polso
«Perché davi per scontato che io fossi con lui?»
«Non occorre che io ti risponda davvero, giusto?» fece, trattenendo un sorriso che sarebbe sembrato sospetto mentre gli si avvicinava baldanzosa, facendo ondeggiare la gonna dell’abito scuro che indossava. Midorikawa si stupì di essere affiancato da lei e la guardò senza malizia, facendo scivolare lo sguardo sul corpo della ragazza e soffermandosi sulle braccia coperte appena da una stola di tulle.
«...ti presto la mia giacca? Non hai freddo?»
«Non si intona col vestito e coprirebbe la scollatura.» gli fece notare, facendo mezzo giro su se stessa per mostrare a Midorikawa l’intera schiena studiatamente coperta solo da ricami in pizzo.
«Però ti salverebbe dall’iniziare l’anno nuovo con l’influenza.» ribatté il ragazzo.
«Noi ragazze abbiamo anticorpi speciali.» replicò lei facendogli l’occhiolino per poi prenderlo a braccetto «Ma apprezzo il pensiero.»
 
 
 
Tatsuya si allontanò dall’orchestra, a favore di un posto tranquillo per poter cercare Midorikawa. Si era sentito in colpa nel lasciarlo da solo per seguire il padre in una conversazione non particolarmente interessante con dei nuovi importanti investitori, ma non aveva potuto opporsi e aveva confidato di continuare a trascorrere la serata in compagnia di Ryuuji subito dopo. Purtroppo le cose si erano svolte in modo diverso.
«La prossima volta lo convinco a far suonare me.» mormorò Hiroto comparendo alle sue spalle all’improvviso.
«Ti vedrei bene con un’arpa.» scherzò l’altro senza scomporsi, posando per pochi secondi lo sguardo acquamarina sui musicisti.
«Certo, non ti avevo mai detto che intraprendere una carriera d’arpista fosse il mio sogno?» replicò Kira, suscitando un sorriso divertito sul volto dell’altro prima che su di esso tornasse un’espressione concentrata «Certo che non riesci proprio a stargli lontano, eh.» commentò ancora il figlio del padrone di casa.
Tatsuya si voltò verso di lui: «Da chi?»
«Dal tuo fidanzatino, ovvio.»
«Midorikawa non è il mio fidanzato.»
«Non ancora
«Hiroto.»
«Tatsuya, almeno con me potresti evitare di mentire.» disse schietto, sollevando allusivo un angolo della bocca in un sorrisetto sghembo «O almeno potresti cercare di essere più convincente mentre fingi che non ti interessi. Sai che non ci crede più nessuno, no? Forse proprio il tuo fidanzatino è l’unico ignaro di tutto.»
«Smettila di chiamarlo così.» sibilò il capitano.
«Dopo il vostro abbraccio durante la semifinale[1] dell’anno scorso non riesco a chiamarlo in altri modi.» sghignazzò.
«Perché finisci sempre per tirare fuori questa storia?»
«Forse perché è stato palese? O forse semplicemente perché vederti negare l’evidenza è divertente?» lo canzonò «Ringrazia piuttosto che io non ne faccia menzione davanti a lui, ancora
«Mi ha solo aiutato a rialzarmi.»
«Povero capitano, chi l’avrebbe mai detto che saresti stato in grado di giocare dopo aver avuto il bisogno di tutto quel sostegno per reggerti in piedi?» ghignò.
«Ti piace così tanto interessarti alla mia vita sentimentale?» sbuffò il ragazzo dai capelli rossi, infilandosi le mani nelle tasche del pantalone elegante «Perché non vai un po’ da Reina così da lasciarmi in pace?»
«È una lunga storia.» mormorò Hiroto, prendendo due calici offerti da un cameriere e passandone uno all’unica persona da lui considerata come un vero fratello «Se riesco a non portarvi al luna park potrei anche decidere di raccontartela, sai?»
 
 
 
 
Reina barcollò pericolosamente mentre varcava di nuovo la soglia del salone, ma Midorikawa riuscì a tenerla stretta a sé evitandole una rovinosa caduta.
«Secondo me sono degli strumenti di tortura pericolosi.» disse, alludendo alle scarpe di lei.
«Non sono scomode.» ribatté la ragazza, poi all’occhiata dell’altro ammise con riluttanza: «Non troppo almeno.»
«Non ti bastava morire di freddo?»
«Non infierire.» protestò la giovane, staccandosi da Midorikawa con un evidente broncio.
Il ragazzo la riprese a braccetto prima che, nell’indietreggiare, Yagami sbattesse contro una coppietta. Sarebbe stato troppo imbarazzante dirle che, a suo modesto parere, lei non aveva bisogno di troppi accorgimenti per apparire carina? Probabilmente sì, quindi Ryuuji tacque. Il loro rapporto fraterno non aveva raggiunto un tale grado di confidenza e quelle parole, se pronunciate, avrebbero imbarazzato entrambi.
«Che ne dici se ti aiuto a cercare Tatsuya?»
«Davvero passeresti l’ultima sera dell’anno con me alla sua ricerca, piuttosto che stare con Hiroto?»
«Perché dovrei voler stare con Hiroto?»
Ryuuji la guardò allusivo, convinto che quel look sapientemente studiato nei minimi dettagli non fosse dovuto solo all’importanza della serata, ma anche per la presenza di qualcuno.
«Non guardarmi così!» protestò lei «Non è che ti ha detto qualcosa?» domandò inarcando un sopracciglio, visibilmente sospettosa.
«Io ed Hiroto che parliamo? Sul serio, ti sembra una scena plausibile?»
«...hai ragione
Midorikawa ridacchiò: «Se davvero non hai di meglio da fare, per me va bene. Cerchiamolo insieme.»
Reina diede una veloce occhiata alle persone attorno a sé e, schiena dritta, iniziò a camminare riprendendo a braccetto il ragazzo: «Andiamo, allora.»
 
 
 
«Da quanto va avanti questa storia con il tuo fidanzatino?» chiese Hiroto che, allo sguardo stralunato dell’altro si affrettò a chiarire: «Non quella che tu vorresti avere con lui, ma quella in cui tu ti rendi conto di essere innamorato perso di quello che ti ostini a definire come il tuo migliore amico. Quando sono entrato in squadra era già piuttosto palese.»
Kiyama sospirò e Hiroto sghignazzò in modo più evidente. Se avesse scoperto prima il divertimento scaturito nel punzecchiare Tatsuya su un simile tema, non si sarebbe limitato a qualche battutina sussurrata negli spogliatoi una volta ogni tanto, ma lo avrebbe fraternamente colpito più volte.
«Da qualche mese prima della fondazione della squadra per il nostro primo Football Frontier.» ammise in un borbottio sommesso, passandosi una mano fra i capelli «Possiamo cambiare argomento ora?»
Hiroto lo studiò ed incrociò le braccia al petto.
«D’accordo.» disse, bloccando tra le labbra l’ennesima battutina per concedergli un po’ di tregua «Su, vieni.» lo esortò, andando verso il buffet.
Tatsuya lo seguì, approfittando di quello spostamento per osservare gli ospiti della sala da un’altra angolazione. Le persone erano talmente tante che ben presto Kiyama si rese conto di non riuscire a cercare Midorikawa e seguire Hiroto in contemporanea, quindi decise di tenere d’occhio quest’ultimo almeno fino al loro arrivo al tavolo del buffet.
«Il vecchio ti ha fatto parlare con i nuovi investitori?» chiese all’improvviso Kira fermandosi per permettere all’altro di affiancarlo di nuovo.
Tatsuya si irrigidì, quasi pentito di quel cambio di tema. Quando il padre veniva nominato nel discorso, Kiyama perdeva la propria spontaneità e si sentiva in difetto: aveva spesso il timore che Hiroto avesse ancora bisogno di essere costantemente rassicurato sull’affetto che Seijirou nutriva per il suo secondogenito, quindi temeva che ogni gesto del padre in favore del figlio adottivo potesse essere male interpretato, quasi come se tutte le attenzioni che Seijirou aveva nei suoi confronti fossero immeritate, come se il legame che univa i due ragazzi potesse essere inversamente proporzionale alle dimostrazioni di affetto dell’uomo. Per questo motivo si limitò ad annuire e, inaspettatamente per lui, l’altro assunse un’espressione felice, quasi soddisfatta.
«Era ora!» esclamò infatti Hiroto «Finalmente avrò la tua compagnia durante gli interminabili incontri d’affari durante l’anno.»
Tatsuya si rilassò, cogliendo assoluta sincerità in quelle parole: «Sono tanto terribili?»
«Anche di più, tranquillo.»
 
 
 
Reina, schiena dritta e mento in alto, scandagliava la sala alla ricerca di Tatsuya con maggiore zelo di Ryuuji che faceva saettare gli occhi ovunque, senza un criterio preciso. La ragazza, ben decisa a trovare Kiyama prima dell’altro per avere il tempo di evitarlo, cercava un modo per introdurre l’argomento senza risultare sospetta: temeva che un assalto diretto sarebbe stato controproducente perché avrebbe portato Midorikawa a chiudersi a riccio, ma anche eventuali giri di parole avrebbero comportato solo uno spreco di tempo.
Parlare con Tatsuya sarebbe stato decisamente più semplice, non perché non avesse confidenza con Ryuuji –durante il periodo del Football Frontier International, complice l’essere stati scartati per la nazionale, avevano legato più di quanto non avessero fatto negli anni precedenti–, ma con Kiyama aveva un rapporto particolare, un legame nato dopo appena pochi giorni dal suo arrivo in orfanotrofio e rafforzato sempre più negli anni fino a portarli ad essere davvero uniti, quasi inseparabili.
«Ma è successo qualcosa? Sei strana.»
Le parole di Midorikawa la colsero di sorpresa e lei, adocchiando con orrore a poca distanza Tatsuya di schiena intento a parlare con Hiroto, si irrigidì.
«Ho solo bisogno di un sostegno per un attimo.» inventò sul momento, appoggiandosi al ragazzo e tirandolo leggermente in modo tale che desse a sua volta le spalle a Kiyama.
«Vuoi riposarti? Ti accompagno a prendere qualcosa da mangiare?»
Il proprio stomaco sarebbe stato ben soddisfatto se lei avesse accettato la proposta del ragazzo, ma proseguire per quella direzione avrebbe sicuramente portato Midorikawa e Tatsuya a vedersi, vanificando tutti gli sforzi.
«Tranquillo, sto bene. Credevo solo di avere un problema alla scarpa, ma mi sbagliavo.» mentì, tirando leggermente la stoffa dell’abito elegante cosicché le sue decolleté potessero fare capolino oltre l’orlo del vestito.
Da lontano Hiroto, probabilmente attirato dal movimento, si accorse di lei e Reina lo guardò per pochissimi istanti prima di voltarsi, trascinando Midorikawa verso la pista da ballo, assecondando un’idea improvvisa dettata dal cambio musica. Il ragazzo colse l’intenzione della ragazza troppo tardi, quando Reina lo aveva già portato in mezzo alle coppie danzanti, e non ebbe il coraggio di abbandonarla lì.
 
 
 
Hiroto si sforzò di distogliere lo sguardo dalla figura di Reina per riportarlo su Tatsuya che, ignaro di tutto, stava guardando senza particolare attenzione i vassoi imbanditi di cibo.
«Ci hai almeno provato?»
Tatsuya lo fissò confuso: «…a fare cosa?»
«A dichiararti.»
Kira vide l’altro irrigidirsi e cercare di minimizzare l’imbarazzo mettendo qualche tartina sul piatto che teneva fra le mani.
«...più o meno.»
«Definisci questo “più o meno”.»
«Beh, ci ho provato una volta, di ritorno dalla Russia...»
«E?» lo incalzò, un sopracciglio inarcato per sottolineare tutto lo scetticismo possibile sulla possibile conclusione della storia.
«...e niente. Siamo finiti per parlare della cucina russa.»
Hiroto mascherò una sonora risata con un colpo di tosse: «Bello.» commentò, senza preoccuparsi di celare il sarcasmo.
«Non infierire. E poi non accetto commenti da te su un simile argomento.»
«La tua è solo invidia del mio coraggio.»
«Avrei definito incosciente la tua prima dichiarazione a Reina, non coraggiosa.»
Hiroto rise e si massaggiò di riflesso la guancia sinistra.
«Schiaffo escluso, non andò tanto male, dai.» mormorò.
«Hai uno strano metodo di valutazione, tu. Reina non ti parlò per l’intera settimana successiva.» gli ricordò Kiyama.
Hiroto emise uno strano sbuffo dal naso: si era dichiarato in modo poco ortodosso, lo riconosceva da sé, qualche settimana dopo la loro sconfitta ai quarti di finale del Football Frontier[2]. Non era mai stato il tipo da grandi gesti eclatanti –romantici men che meno– ma, capito che l’interesse verso la centrocampista della squadra fosse molto più che una semplice attrazione superficiale, si era buttato.
«Sì, ma tu ti fissi sui dettagli, devi avere una visione di insieme della situazione. A distanza di meno di un anno, posso dire finalmente di avere avuto la meglio.» fece l’attaccante, sorridendo sghembo.
«Davvero? Uscirete insieme?» chiese Tatsuya, stupito di non aver appreso una simile notizia dalla sorella -ogni occasione era buona per parlare di lei ed Hiroto e poi si dimenticava di aggiornarlo su una simile novità?
Hiroto annuì, gonfiando il petto.
«E ha a che fare con la questione del luna park?»
«Anche.» gli concesse «Ma non posso dirti nulla o Reina mi ammazza.»
 
 
 
«Ma non dovevamo cercare Tatsuya?» chiese Midorikawa, i polpastrelli freddi che sfioravano impercettibilmente i ghirigori in pizzo sulla schiena di lei.
«Mi è venuta voglia di ballare il valzer.» mentì Reina, stringendosi appena nelle spalle.
«Con me?» fece lui, inarcando un sopracciglio mentre sollevava il braccio per farle fare una giravolta.
«Beh, sì. Perché fai quella faccia?» domandò lei, assecondando la guida dolce del ragazzo.
«Mi hai semplicemente colto di sorpresa.» borbottò lui «E non mi piace molto questo genere di balli, non credo di esserci portato.»
«Non te la stai cavando male, sai?» mormorò Reina «E poi ti conviene iniziare a fare pratica. Tatsuya apprezza questo genere di balli, sarebbe carino vedervi danzare al vostro matrimonio.»
Dalle labbra di Midorikawa uscì un verso strozzato e il ragazzo rimase talmente spiazzato da quella risposta da perdere il tempo e beccarsi il tacco a spillo di Reina sul piede.
«Sì, sono degli strumenti di tortura.» decretò tra i denti, cercando recuperare il passo per non creare scompiglio tra le coppie danzanti, nonostante l’impellente bisogno di fermarsi.
«Scusami!» esclamò Yagami dispiaciuta «Non pensavo di ottenere una simile reazione.»
«Tu tiri fuori certi argomenti e non pensi che io possa rimanerne spiazzato?!» sibilò, faticando a parlare e mantenere il ritmo.
«Stavo semplicemente esprimendo un innocente pensiero.»
«Sì, okay… ma anche no. N-non puoi… argh
Midorikawa si trovò incapace di finire il pensiero, l’immagine di lui e Tatsuya intenti a ballare il valzer al loro matrimonio stampata nella testa minava alla propria facoltà di formulare frasi di senso compiuto. Reina trovò tenero quel suo essere nel pallone e, prendendo di nascosto la guida del ballo, lo condusse danzando a bordo pista mentre la musica terminava.
«Non volevo metterti in imbarazzo.» chiarì mentre Ryuuji la tranquillizzava con un gesto della mano «Mi è venuto spontaneo dirlo, io e Fumiko certe volte ne parliamo. Facciamo il tifo per voi da un po’, sai?» aggiunse ancora la ragazza, facendo scivolare le proprie dita fra quelle dell’altro, così da assicurarsi che non fuggisse via.
«Risparmiami certi dettagli, altrimenti avrò sempre paura quando vi vedrò confabulare insieme.» borbottò Midorikawa, le guance ancora leggermente imporporate che manifestavano il suo disagio.
Reina accennò una debole risata, guardandolo con affetto, e decise di portarlo in un luogo più appartato: aveva tirato fuori l’argomento, lui non si era opposto più di tanto, quindi occorreva continuare in quella direzione.
 
 
 
Tatsuya non credeva sarebbe stato così difficile ritrovare Midorikawa: i suoi occhi saettavano ovunque, ma il ragazzo dalla chioma color pistacchio pareva davvero essere sparito. Il salone per i ricevimenti era grande ma non immenso, perché non riusciva a vederlo?
«Il tuo fidanzatino è davvero bravo a nascondersi.» commentò Hiroto, dando una veloce occhiata alle persone più vicine: chissà dove Reina aveva portato Ryuuji…
«Continuerai a stare con me per tutta la serata?»
«So che preferiresti la compagnia di qualcun altro, ma non credo che stare con me sia così terribile.»
«Stare con te non è così terribile, lo è quando usi l’appellativo “fidanzatino” per quel qualcun altro
Hiroto ridacchiò e poggiò una mano sulla sua spalla: «Quando sarete fidanzati sarà anche peggio, ti avviso.»
Tatsuya levò gli occhi verso l’alto: «È il tuo unico pensiero stasera?»
Hiroto si strinse nelle spalle: «Ho scoperto che è un argomento divertente, sai?»
«Per te.» borbottò Kiyama «Per me è logorante.»
«Non lo sarebbe se tu decidessi di agire una volta per tutte.»
Tatsuya sbuffò sonoramente: «Non ci riesco. Okay?» sbottò stizzito «Ci ho provato, ma fallisco ogni volta perché ho l’enorme paura che, rivelando ciò che provo, lui si possa allontanare da me. Riesco a sopportare questa situazione di stallo perché, invece, perderlo sarebbe intollerabile.» ammise, abbassando lo sguardo per fissarsi la punta delle scarpe.
Hiroto lo guardò a lungo, un’espressione dura sul volto niveo. Se pensava di suscitare in lui qualsiasi forma di comprensione o compassione si sbagliava di grosso.
«Che grande stronzata.» fece infatti, schioccando la lingua contro il palato «Non so se sei più ridicolo o patetico quando fai così.» mormorò «Forse entrambi.» ragionò, seguendo con gli occhi il movimento del capo di Tatsuya che si era rivolto verso di lui per mostrargli un’espressione infastidita «Di sicuro diventi proprio stupido quando si parla di Midorikawa.» continuò imperterrito.
«Hiroto, non ne voglio più parlare.»
L’altro lo ignorò bellamente, facendosi più vicino affinché nessuno all’infuori di Tatsuya potesse sentirlo: «Sai qual è la cosa che mi fa ridere e incazzare allo stesso tempo? Il fatto che tu sia stato così abile da capire me, quando nessuno era stato capace di farlo, mentre ora quello stesso ragazzo così perspicace non si rende conto di essere ricambiato dalla persona che ama. Sei diventato proprio cieco. L’anno scorso sei stato capace di… oh, non importa.» si interruppe con stizza.
Tatsuya ebbe un fremito, ma non disse nulla e continuò a guardare l’altro che, passatosi una mano fra i capelli, sbottò: «Hai vinto tu, vado a cercare Reina. Buona serata.»
Il capitano dell’Ailea Gakuen lo osservò farsi strada tra i vari ospiti finché non fu più in grado di vederlo.
 
 
 
Reina lo aveva preso a braccetto e, dimostrando una conoscenza degli ambienti inaspettata per Midorikawa, lo aveva condotto a dei divanetti presenti in una zona appartata del corridoio che collegava il salone principale allo studio di Seijirou, prendendo come buon segno il fatto che il ragazzo non si fosse opposto al suo trascinarlo per mezza villa.
«Non mi aiuterai a trovare Tatsuya, giusto?»
Reina temporeggiò e si aggiustò la gonna del vestito prima di rispondere: «Lo farò dopo.»
Ryuuji sprofondò nello schienale del divanetto e accavallò le gambe: «Dopo cosa?»
«Dopo che avrai compreso la necessità di dichiararti a lui.»
«…scusa?»
«Hai capito benissimo.» disse lei serissima «Non mi sarei intromessa, ma è stancante aspettare che qualcuno di voi faccia il primo passo.»
«Mi dispiace che questa situazione che dovrebbe riguardare me e lui sia così difficile anche per te.» borbottò lui sarcastico.
Reina si indispettì ed incrociò le braccia sotto al seno: «Guarda che io lo dico per voi!»
Ryuuji si portò una mano al volto, prendendosi il setto nasale fra le dita e facendo un profondo respiro: «Ti ringrazio del pensiero, terrò in considerazione la tua opinione.»
«Non trattarmi con sufficienza! E io che credevo che parlarne con te avrebbe dato più soddisfazione!»
Il ragazzo si irrigidì e sgranò gli occhi scuri: «...ne parli anche con lui? Con Tatsuya?»
Spaventata dallo sguardo terrorizzato che le fu rivolto, Reina fece un gesto della mano, come per invitarlo a sorvolare la questione, ma Midorikawa si prese il volto fra le mani.
«Non credo che avrò il coraggio di guardarlo in faccia, d’ora in poi.» sentenziò.
«No! Non ci provare!» si inalberò lei, scoprendo il volto del ragazzo affinché si potessero guardare negli occhi «Se oggi scappi, domani avrai bisogno di ancora più coraggio. [3]» scandì con enfasi.
Lui sbatté le palpebre, sinceramente stupito da una simile frase del tutto inaspettata, poi abbozzò un piccolo sorriso: «I proverbi sono il mio campo.» le ricordò.
«Ma l’ho detto giusto, no?»
Il sorriso di Ryuuji si allargò e lui si lasciò scappare un accenno di risata: «Sì, tranquilla. Hai anche studiato prima di tendermi questo agguato?»
«Volevo avere una frase d’effetto in caso di bisogno.» ammise lei sincera, scrollando le spalle «Ora tu prendi un bel respiro, ti calmi ed insieme andiamo a cercare Tatsuya così che tu possa dichiararti. Semplice, no?»
Il giovane le rivolse una smorfia abbattuta: «Se avessi il carattere di Hiroto forse.»
Reina ridusse gli occhi a due fessure: «Basta paragoni con gli altri!» lo rimproverò, già a conoscenza della pessima abitudine del ragazzo «Tu sei tu, sei fantastico così e se fossi stato diverso probabilmente Tatsuya non si sarebbe innamorato di te.»
Lui scosse la testa con veemenza, sprofondando ancor di più nello schienale del divanetto.
«Midorikawa Ryuuji, fallo.» ordinò lei, allungandosi verso il ragazzo fino ad arrivargli ad una manciata di centimetri di distanza «Stiamo parlando del vero amore qui!»
Qualcuno alle loro spalle tossicchiò, palesando la propria presenza: «Disturbo?»
 
 
 
Tatsuya era rimasto imbambolato per qualche minuto, guardandosi attorno spaesato e sentendo –lo ammise a se stesso a fatica- la mancanza di Hiroto. Davanti vi erano solo volti anonimi e la ricerca di qualcuno di conosciuto non sortì l’esito sperato. A partecipare alla festa erano stati solo pochi dei ragazzi del Sun Garden –principalmente i membri della squadra- e la grandezza del salone, per di più molto affollato, non era d’aiuto per il progetto che Kiyama si era prefissato di attuare.
Facendosi largo tra la folla e liquidando con gentilezza chiunque cercasse di trattenerlo per più di un minuto a chiacchierare, arrivò vicino alle ampie vetrate del salone. Si fermò sotto le ghirlande decorate e alzò lo sguardo sulle lucine dorate, ponderando l’idea di lasciare la villa. Aveva perso la voglia di festeggiare e poco gli importava che mancasse meno di mezz’ora alla mezzanotte che avrebbe dato inizio al nuovo anno. Era così preso dalle decorazioni che avvertì con un secondo di ritardo il braccio di Nagumo che gli aveva circondato le spalle.
«L’ho trovato! L’ho trovato!»
«Non urlare.»
Il lamento di Tatsuya –assordato dalla voce troppo vicina al proprio orecchio- risuonò contemporaneamente al rimprovero di Suzuno che, comparso proprio alle spalle dei due ragazzi, aveva pronunciato le stesse parole del capitano.
Haruya passò lo sguardo su entrambi, arricciando le labbra infastidito per quell’inaspettato richiamo su due fronti: «Perché trovate sempre il modo di sgridarmi?»
«Non siamo noi che troviamo il modo di sgridarti.» disse Fuusuke, anticipando la risposta meno dura di Kiyama «Sei tu che ce ne hai sempre offerto la possibilità, ora come quando avevi cinque anni.»
Nagumo si indispettì, gli occhi lucidi per qualche bicchiere di troppo, e si aggrappò al braccio di Tatsuya: «Perché mi sono innamorato di una persona così antipatica?» gli chiese, senza cercare davvero una risposta «Hai fatto la cosa migliore tu, Midorikawa è più simpatico.»
Il ragazzo si irrigidì, le guance lievemente più rosate del solito, e lasciò che dalle sue labbra uscisse una risata imbarazzata un po’ stentata. Cercò con gli occhi lo sguardo di Suzuno, ma l’albino gli risultò imperscrutabile mentre si avvicinava al duo e trascinava il fidanzato, gli occhi serrati e l’equilibrio assente, verso il proprio petto.
«Dovrei essere io a lamentarmi.» borbottò, tenendolo stretto a sé affinché non cadesse «Io mi sono innamorato di uno stupido.»
Da quelle parole traspariva una dolcezza inaspettata e Kiyama distese le labbra in un sorriso, chiedendosi se anche Nagumo se ne fosse accorto.
«…però sono simpatico.» obbiettò Haruya, la voce ovattata per via della bocca premuta contro il petto dell’altro «Sono simpatico, vero?» chiese poi dopo qualche secondo di silenzio, sollevando la testa per poter guardare in volto Fuusuke.
«Tantissimo.»
«Lo sapevo.» replicò l’altro, sorridendo senza rendersi conto del sarcasmo nella risposta del fidanzato che levò gli occhi verso l’alto affermando la necessità di portarlo a dormire.
«Ma ancora non ci sono stati i fuochi d’artificio! Io voglio vederli! E poi dobbiamo andare insieme al tempio! E cosa mi dici della prima alba?»
Per enfatizzare la sua protesta, Haruya si divincolò dalla presa dell’albino e gonfiò le guance indispettito. Fuusuke inarcò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto, fermando con un gesto della mano Tatsuya che si stava avvicinando per assicurarsi che Nagumo, le gambe tremolanti, non cadesse.
«Ti aiuto a metterlo su uno dei divanetti?» chiese Kiyama facendo cenno ai pochi posti a sedere rimasti liberi ai lati del salone.
«Tu non preoccuparti per lui.» fece l’albino, strattonando il fidanzato così da costringerlo ad appoggiarsi sul suo petto per evitare di fare un incontro ravvicinato col pavimento «Direi che riesco a gestirlo. E poi tu hai una dichiarazione a cui pensare, no?»
Tatsuya strabuzzò gli occhi: «Ma come…»
«Hiroto e Reina non sono molto discreti.» liquidò la questione Fuusuke, poggiando il mento sulla testa di Haruya che, se fosse stato più padrone dei propri sensi, si sarebbe reso conto che il fidanzato gli stava involontariamente spettinando la capigliatura «Ma te l’avrei detto a prescindere, probabilmente. Ora vai da Midorikawa, digli cosa provi e rendi tutti felici. Aspettiamo l’inizio della vostra relazione più della vittoria del torneo.»
Si congedò con queste parole, trascinando con sé Nagumo e lasciando Kiyama solo a rimuginare su quelle parole. Al principe dell’Eisei sarebbe parso davvero assurdo che la squadra avesse tanto a cuore un possibile risvolto romantico del rapporto che lo univa a Midorikawa, se non fosse stato proprio Suzuno a pronunciare quelle parole. Fuusuke era molto riservato, ma anche sincero e di certo non era tipo da intromettersi in simili discorsi per il puro gusto di dire la sua. Il fatto che anche lui avesse espresso un pensiero terribilmente in linea con ciò che Reina gli ripeteva quasi ogni giorno da anni, gli fece riconsiderare tutto.
 
 
 
Quando Hiroto aveva fatto la sua comparsa, Reina aveva fatto un sussulto tale da rischiare di cadere sul pavimento.
«Cosa ci fai qui?!» sbottò, lasciando che Midorikawa l’aiutasse a rimettersi seduta per bene e fulminando, nel mentre, Hiroto con lo sguardo.
«Volevo semplicemente assicurarmi che vi foste accorti anche voi che mancano meno di venti minuti a mezzanotte.» mormorò lui, scrollando le spalle.
«È un bluff.» ribatté la ragazza, accavallando le gambe.
«…non credo, sono le undici e quarantatré.» si intromise Midorikawa guardando il proprio orologio da polso.
«Non può essere!» esclamò Reina, afferrando il ragazzo per un braccio così da controllare di persona l’orario.
Ryuuji fece un sorriso un po’ forzato e si sottrasse delicatamente alla presa della giovane: «Io torno in sala.» comunicò, alzandosi.
«Mid-»
Il richiamo di lei fu interrotto da Hiroto che, sedendosi al posto lasciato libero dall’altro ragazzo, la prese per la vita, costringendola a rimanere accanto a lui.
«Mezzanotte meno un quarto.» sentenziò, mostrandole il display del proprio cellulare «Il nostro ruolo da Cupidi è appena finito, ora possiamo goderci la serata insieme.» mormorò, posando la guancia sulla sua spalla.
«Non è giusto, mi hai interrotto prima della scadenza.» sibilò lei, incrociando le braccia al petto «Quando sei venuto avevo a disposizione altro tempo.»
«Due minuti, letteralmente.» le fece notare, inarcando un sopracciglio.
«Mi sarebbero bastati, ci mancava poco!»
«Tanto Tatsuya non farà nulla.» la zittì lui, un leggero bacio soffiato all’angolo della sua bocca.
Lei lo guardò stranita, Hiroto non capì se per il bacio mancato o per le parole appena pronunciate.
«È un caso perso.» sospirò.
 
 
 
«Sono un caso perso.»
Se lo disse guardando il proprio volto riflesso nella vetrata, mentre una risata stentata usciva dalle proprie labbra.
«Okay, lo faccio.» si disse, chiudendo gli occhi per qualche istante nel tentativo di racimolare il coraggio necessario per non rimangiarsi le parole appena pronunciate. Prese un bel respiro, si assicurò che i capelli fossero in ordine e si voltò verso la sala, sperando che Midorikawa comparisse dinanzi i propri occhi.
Credette di avere un’allucinazione quando se lo trovò a qualche metro di distanza.
Ryuuji gli restituì la stessa espressione che doveva essere presente sul suo volto: un misto di sollievo, sorpresa e imbarazzo.
«Eccoti!» se lo dissero all’unisono, bruciando in pochi secondi la distanza che li separava.
«Ti ho cercato ovunque.» non ebbe vergogna a comunicargli Midorikawa, non sapendo se ridere per l’averlo trovato proprio sotto le ghirlande illuminate, lì si erano persi qualche ora prima per ritrovarsi ad una manciata di minuti a mezzanotte.
«Anche io.» mormorò l’altro «Mi dispiace averti lasciato solo…»
«Tranquillo, sono stato con Reina.»
Le labbra di Tatsuya si arricciarono in una smorfia divertita seguendo la scia di un pensiero che si tramutò in certezza dopo pochi secondi: «Io con Hiroto.»
Ryuuji inclinò lievemente il viso di lato, poi la sua espressione si illuminò per la medesima consapevolezza.
Quasi come se li avessero evocati, i due comparvero ad una certa distanza da loro e Kiyama, accorgendosene, non seppe se ridere o innervosirsi per quella presenza molesta che li osservava. Probabilmente avrebbe riso, forse un po’ esasperato, per quella contorta dimostrazione d’affetto se Midorikawa non avesse parlato: «Sono qui? Ci stanno guardando?»
«A quanto pare… sembrano particolarmente presi, come se stessero guardando un film.» mormorò, accennando un sorriso per alleggerire l’atmosfera «…Reina ti ha detto qualcosa di particolare?» gli chiese, dopo un attimo di esitazione.
Midorikawa si inumidì le labbra, non aspettandosi una simile domanda: «Semplicemente quello che avrà ripetuto anche a te.» fece una pausa e, per via l’espressione un po’ titubante che gli fu rivolta, si affrettò a precisare nonostante il disagio: «Su di noi.»
Tatsuya disegnò una o perfetta con le labbra e Ryuuji si impose di non soffermarsi su quel dettaglio troppo a lungo. I due ragazzi si guardarono, cercando di cogliere negli occhi dell’altro la risposta ad una domanda che non voleva ancora essere pronunciata per la paura di svelarsi troppo.
«Io…»
Il conto alla rovescia li colse impreparati e, nel sussultare per la sorpresa, si resero conto di avere le dita intrecciate in una presa dolce e salda. Incapaci di dire chi avesse avuto l’ardire di fare quella prima piccola mossa, ignorarono il veloce scandire degli ultimi secondi dell’anno per posare lo sguardo sulle loro dita intrecciate, trovando che le loro diverse carnagioni fossero ancora più belle ad una tale vicinanza.
«Buon anno.» sussurrò Midorikawa, aumentando lievemente la presa sulla mano del maggiore ed arrischiandosi a fare un passo in avanti, arrivandogli vicinissimo.
«Buon anno.» gli fece eco l’altro, copiando anche il suo gesto «Fuori fa molto freddo?»
«Abbastanza.» mormorò Ryuuji, cercando di seguire il filo dei pensieri di Kiyama «E poi credo che sia troppo presto per aspettare il primo sole.»
«Sì, per quello che c’è tempo.» riconobbe «Ma vorrei baciarti senza destare troppo scalpore.»
Quella sincerità disarmò totalmente il minore e il suo volto si illuminò con uno splendido sorriso che sarebbe rimasto impresso per sempre nella mente di Tatsuya che, a sua volta, fece lo stesso. Il primo sorriso dell’anno a pochi secondi dalla mezzanotte, colmo d’amore per la persona di fronte che nutriva lo stesso sconfinato affetto. Un ottimo modo per dare il via a quel nuovo anno.
 
 
 
«No! No! No!» protestò Reina, facendo una mezza giravolta per guardare in viso Hiroto.
«Non capisco il problema. Hanno capito quello che avrebbero dovuto comprendere almeno mesi fa e hanno l’espressione di chi vorrebbe solo s-»
«Sarebbe bastato qualche minuto in più e l’avrebbero fatto prima della mezzanotte!» lo interruppe la ragazza «E noi avremmo avuto un vincitore.»
Hiroto si infilò le mani in tasca ed emise un sospiro divertito: «Tranquilla, ti porto lo stesso al luna park.»
Yagami lo guardò perplessa: «Come?»
«Solo te, sia chiaro. Se morirò sulle montagne russe o sulla ruota panoramica sarai l’unica a saperlo. Agli altri comunicherai una fine più dignitosa, mi raccomando.»
La ragazza ridacchiò e gli si fece ancora più vicina, poggiando la testa sul suo petto.
«È un sì?» chiese lui per conferma, gioendo interiormente quando la vide annuire «Se avessi saputo che sarebbe bastato portarti alle giostre, ti avrei proposto un’uscita del genere mesi fa. E io che pensavo di poterti corrompere in altri modi…»
«Sei proprio stupido certe volte.» sentenziò lei, lieta che i tacchi le facilitassero l’accesso alle labbra del ragazzo.
Hiroto sollevò le mani per poterle circondare il volto con le proprie dita e schiuse la bocca, ma proprio in quell’istante Reina si staccò da lui.
«Ops! Tutte queste decorazioni mi hanno confuso, credevo di aver visto del vischio sopra le nostre teste.» cinguettò, facendogli il verso, mentre si stringeva nelle spalle e, mal celando una risata divertita, si incamminava verso l’uscita della sala.
«REINA!» protestò lui, partendo al suo inseguimento.


 
 
 
[1] Ep 19, Inazuma Eleven Ares.
[2] Ep 20, Inazuma Eleven Ares. La vittoria meno meritata della fake Inakuni Raimon –sì è un qualcosa che continuo a non accettare minimamente. :3
[3] Proverbio giapponese.

 
  
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