Film > Pirati dei caraibi
Segui la storia  |       
Autore: Tide    13/01/2020    0 recensioni
Mi sono fatta coraggio e ho deciso di pubblicare anche se la storia è incompiuta.
Come si conobbero Armando Salazar e il suo amore, Maria Ferrer.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armando Salazar, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo un paio di giorni Maria s’era ormai abituata a vedersi davanti i due ospiti durante i pasti. Quanto al resto della giornata, nessuna delle sue attività abituali aveva subito ingerenze.
Tra queste attività, Maria aveva inserito, da che sapeva leggere, l’intrusione nella biblioteca del padre per prendere qualche libro. Le piaceva pensare che fosse un gesto che doveva tenere segreto, benché Eduardo se ne fosse in realtà accorto in più occasioni e non avesse mai pensato di proibirle di leggere i libri della biblioteca.
Quel mattino la bambina aveva deciso di fare una i queste incursioni mentre il padre era intendo a discutere col suo amico.
Maria entrò nella stanza a passetti rapidi e circospetti e si arrestò davanti a uno scaffale, scorrendo i titoli sulle coste dei libri con aria concentrata. La attirò un libri sulla fauna marina, sul terzo ripiano. Allungò la mano, ma mancavano ancora almeno venti centimetri perché potesse raggiungere il libro. Provò a saltare, ma per quanto si impegnasse non riusciva a raggiungere il ripiano.
Stava per tentare un’altra volta, quando inaspettatamente una figura comparve al suo fianco e sentì la voce di Armando
“Aspetta …” le disse con calma.
Senza quasi dover allungare il braccio il ragazzo prese il libro e lo porse a Maria con un sorriso cortese
“Ecco, signorina.”
La bambina strinse il libro al petto e per un istante guardò Armando come si sarebbe guardata una creatura mitologica. Non era mai stata così vicino all’ospite e non le era mai sembrato tanto alto. Poi di colpo arrossì, mormorò un grazie e corse via.
Armando si chiese per un attimo se la cosa fosse più divertente o preoccupante, prima di tornare alla sua lettura.
 
Qualche minuto dopo Armando raggiunse il padre in salotto.
Ferrer aveva offerto ad Antonio di adoperare la stanza che lui stesso utilizzava come ufficio, ma il capitano non voleva recare troppo disturbo e aveva sistemato mappe, carte, documenti e lettere su uno scrittoio in un angolo del salotto. Stava rispondendo a una missiva quando suo figlio si avvicinò.
“Vorrei mostrare a Maria la Hermosa, se è possibile.” Disse il ragazzo
Antonio lo guardò sorpreso
“Non ci avevo pensato.” Chiarì subito l’uomo, cogliendo uno sguardo interrogativo da parte di Armando
“Se è possibile.” Ripetè il figlio
“Possibilissimo,  Eduardo permettendo. Dopo tutto sono il capitano.”
“Credi le potrebbe piacere?”
“Penso di sì. Ma perché ti viene questa idea?”
Armando corrugò appena la fronte.
“Temo che abbia paura di me.” Rispose.
   
 
Come era prevedibile, Eduardo Ferrer, una volta ascoltata la spiegazione scoppiò a ridere e acconsentì a portare la figlia giù al porto quel pomeriggio: Eduardo e Antonio avevano delle faccende da sbrigare nei paraggi e Armando e Maria sarebbero stati a bordo della nave fino al loro ritorno.
La bambina in un primo momento era sembrata un po’diffidente, ma la curiosità aveva prevalso in fretta. Appena fu sul ponte della Hermosa prese a trotterellare avanti e indietro sotto lo sguardo attento di Armando. Il ragazzo prese a spiegarle le funzioni dei vari attrezzi e come funzionavano le vele, le presentò alcuni degli ufficiali e dei marinai e le mostrò alcuni degli ambienti interni. Maria ascoltava con attenzione e dopo poco cominciò a chiedere chiarimenti sui termini nautici e sui i gradi della marina. Sembrava decisamente meno in soggezione.
La bambina cercò pure di arrampicarsi sulla balaustra, per vedere meglio l’orizzonte.
“Attenta.” La rimproverò subito Armando, impedendole di procedere “Potresti cadere e sbattere sul ponte o finire in acqua. È pericoloso.”
Maria annuì in fretta, intimorita dallo sguardo severo del ragazzo. Si allontanò di un passo dalla balaustra, si mise in punta di piedi e strinse gli occhi per guardare oltre, ma rinunciò con un sospiro.
Armado scosse la testa e si chinò
“Mi permetti, signorina …?” disse mentre sollevava la bambina e la prendeva in braccio.
Maria in un primo momento  fu troppo sorpresa per ringraziare o protestare, poi il suo sguardo si perse subito ad abbracciare tutto il golfo e dimenticò immediatamente qualsiasi diffidenza; schermandosi gli occhi con una mano e aggrappandosi al collo del ragazzo scrutò per qualche istante il vasto orizzonte con grande intento.
“Ora ti metto giù, signorina.” Annunciò Armando.
Proprio mentre i piedi della bambina tornavano a toccare il legno del ponte, un tenue cinguettio venne dalle vele dell’albero di mezzana. Subito seguì una risata sommessa, cigolante, vagamente maligna. Maria e Armando volsero lo sguardo.
Sotto l’albero sedeva un vecchio con un gatto bianco in braccio; le dita ossute accarezzavano pigramente l’animale, mentre  il volto rugoso era levato verso la coffa, dove stava appollaiato un uccellino, e si contraeva in quel singolare ghigno ogni volta che si udiva il cinguettio.  
Armando fece cenno col capo a Maria che era più opportuno allontanarsi, ma una voce stridente li chiamò
“Voi, ragazzini, voi … Volete sentirla una storia?” il vecchio aveva smesso di guardare per aria e faceva loro segno di avvicinarsi. Armando gli diede uno sguardo scostante, ma il marinaio si rivolse a Maria
“Tu bambina: lo sai cos’è quello?” le chiese additando l’uccellino sulla coffa. Maria si avvicinò di qualche passo per vedere meglio.
“è un passerotto.” Rispose.
“Ih! Un passerotto!” Ridacchiò il vecchio.
La bambina sembrò volersi avvicinare ancora un poco, ma la presa ferma della mano di Armando sulla spalla glielo impedì.
“E sai che sta facendo?” continuò il vecchio
“Canta.”
Il vecchio scosse energicamente la testa
Fischia.” La corresse, come se la cosa fosse molto diversa “Fischia, il piccolo impertinente! Chiama la tempesta.” Disse, per poi tornare a ridere malignamente, tra l’irritato e il divertito, mentre tornava a guardare il passerotto.
Maria diede uno sguardo interrogativo ad Armando. In quel momento non le dispiaceva che fosse tanto alto.
“Andiamo.” Le disse il ragazzo.
“Fermo lì, ragazzo!” ordinò il vecchio marinaio con un tono improvvisamente severo “Tu sei il figlio del capitano, vero? Ricorda una cosa, ragazzo: non uccidere mai un uccello su una nave
Armando rimase un attimo interdetto e il vecchio ne approfittò per continuare
“Voglio raccontarvi una storia, così mi crederete. Non racconto frottole: mai cercare di uccidere un uccello su una nave! Fu molti anni fa, molte navi fa. E c’era un uccello, una sula …”mosse la mano, come a imitare il volo dell’animale “E girava tra le vele, si appollaiava … Proprio come quel passerotto lì ... E quando starnazzava si sapeva che sarebbe arrivata la tempesta. Avvisava, capite? Doveva essere stato un buon uomo quando era in vita, un buon marinaio. Avvisava. Ma uno dell’equipaggio cominciò a dire che era la sula a portare tempesta. È un demonio del mare, diceva! E un giorno sparò all’uccello. E la sula cadde stecchita sul ponte. Da quel giorno non soffiò più un alito di vento! La sula marciva sul ponte e la nave non si spostava di un centimetro. Un giorno, due giorni, una settimana, due settimane … Presero le ossa della sula e ne fecero una collana. Presero l’uomo che l’aveva uccisa e gli misero al collo le ossa. E sapete che fine ha fatto? Lo buttarono a mare e lo lasciarono annegare con le ossa della sula al collo! Perché lui era il Giona! E quando fu annegato si levò il vento. Era lui il Giona!” Il vecchio sollevò imperioso l’indice, sgranando gli occhi vitrei “Mai cercare di uccidere un uccello in mare, figliolo! Questa è la storia che volevo raccontarvi.”   
Armando aveva conservato un’espressione di pietra.
“E perché ha voluto raccontarla a noi?” chiese con tagliente freddezza
Il vecchio marinaio sibilò la sua risata stridente e stringendo gli occhi in una fessura fissò il ragazzo
“Perché raccontarlo, dici? Semplice, ragazzo, molto semplice.” Ghignò protendendo il suo scarno busto e il collo rugoso “Perché i morti non parlano, figliolo.” Disse tra i denti.
Seguì un istante di silenzio. Armando abbassò lo sguardo su Maria, che si era stretta a lui, senza accorgersene. Le strinse appena la spalla, per rassicurarla.
“Andiamo.” Le disse ancora e questa volta il marinaio non li fermò. Mentre si allontanavano sentirono ancora il passerotto cinguettare e il vecchio sghignazzare in risposta.
Maria si voltò d’istinto a guardarlo, ma distolse subito gli occhi e sollevò lo sguardo smarrito al ragazzo che la conduceva.
“Ti ha spaventata?” le chiese lui, continuando a guardare avanti a sé.
Lei annuì piano
“Non fargli caso.” Aggiunse fermamente Armando “è un vecchio marinaio e come molti vecchi marinai è superstizioso.”  
La bambina rimase un secondo in silenzio poi disse in fretta:
“Sì, ma tu non devi cercare di uccidere un uccello in mare.”
Armando parve un poco sorpreso e la guardò corrugando appena la fronte
“Non c’è motivo di farlo.” La rassicurò.
Maria lo osservò in volto per un istante, piegando il collo in un angolazione scomoda, che le impediva di guardare dove metteva i piedi. Era così serio che la bambina sentì di potersi fidare tanto delle sue parole, quanto della mano che le teneva sulla spalla, suggerendole il percorso con una leggera pressione.
“Attenta, signorina.” La ammonì lui quando furono in prossimità della passerella che portava al molo.
“Aspetteremo a terra.” Le spiegò con fermezza.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Tide