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Autore: Tide    13/01/2020    0 recensioni
Mi sono fatta coraggio e ho deciso di pubblicare anche se la storia è incompiuta.
Come si conobbero Armando Salazar e il suo amore, Maria Ferrer.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armando Salazar, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Armando da quel momento si chiuse in un silenzio impenetrabile.
Maria lo spiava dalla porta socchiusa della biblioteca, senza osare avvicinarsi. Il ragazzo restava là per la maggior parte del tempo, sempre immobile, seduto di fronte alla finestra, il pugno premuto contro le labbra, il volto terribilmente cupo; si appoggiava allo schienale, forse per non sforzare il braccio ferito, eppure nulla nel suo corpo sembrava rilassato.; il suo sguardo non si distoglieva neanche un istante dalla finestra, ma chiaramente non stava osservando nulla che fosse là fuori. 
Eduardo invece si sforzava di far passare le giornate in maniera regolare, secondo l’abitudine, ripetendo a Maria che era la cosa migliore sia per sé, che per lei, che per Armando. Ma il ragazzo rifiutava ogni proposta con tale freddezza e fermezza che Ferrer ne era quasi atterrito. Eduardo non poteva che pregare di vederlo almeno piangere. (meglio?)
 
Servirono ancora diversi giorni perché Armando potesse lasciare sciogliere almeno un poco il suo dolore.
Per Maria era ormai un’abitudine socchiudere pianissimo la porta e sbirciare se nulla era cambiato. La sorprese sentire un sospiro tremante e poi vedere, dalla fessura che si era aperta, che effettivamente c’era qualcosa di diverso. Il ragazzo sedeva meno rigidamente e la sua espressione mostrava una sofferenza più tenera, la mano non era più serrata in un pugno, ma aperta e poggiata con più delicatezza sulla bocca e sul volto, gli occhi erano chiusi e la guance bagnate.
La compassione non permise a Maria di allontanarsi e il pudore le impedì di avvicinarsi.
Dopo alcuni minuti Armando si passò la mano sul volto, prese un profondo respiro e aprì gli occhi. Solo allora la bambina riuscì a farsi avanti
“Armando …?” mormorò
Il ragazzo voltò il capo di scatto
“Maria … “ rispose piano. Era molto sorpreso, ma non sembrava irritato. Maria continuò ad avvicinarsi cauta.
“Cosa ci fai qui, signorina?” le chiese lui, quasi con tenerezza
La bambina si strinse nelle spalle in maniera non del tutto convincente
“Ero preoccupata.” Disse
“Per me?”
Maria annuì
“Non devi, signorina.” Tentò di rassicurarla Armando “Sto bene.”
Lei lo guardò con aria un po’severa
“Tu non stai bene. Tu hai pianto.” Disse osservando gli occhi arrossati e le guance ancora umide del ragazzo. Curiosamente la disarmante semplicità dell’osservazione strappò un sorriso  ad Armando. Si asciugò il volto, scuotendo piano la testa
“No, signorina.” Disse nel modo più rassicurante che potè “Ora non piango. Non devi preoccuparti.”proseguì tentando di sorridere alla bambina “ Io starò bene. Ma tu devi tornare a giocare nel frattempo.”
Malgrado la buona volontà, nella voce del ragazzo permaneva una nota terribilmente triste e Maria non sembrò molto convinta.
“Ti prego.” Mormorò Armando
“Non vieni?” chiese lei
“Non ancora. Ma non devi stare in pensiero. Starò meglio, tra poco.”
Maria lo osservò seriamente ancora qualche istante, poi annuì e si diresse alla porta. Sulla soglia si voltò verso il ragazzo . Lui la salutò con un cenno e uno sguardo grato.
 
Quando fu Eduardo a far visita in biblioteca, Armando era in piedi davanti alla finestra. Sembrava meno teso, pur nel suo silenzio e nella sua compostezza, e i suoi occhi guardavano senza dubbio qualcosa di concreto oltre il vetro.
Eduardo si avvicinò quasi con timore, per poter vedere cosa attirasse l’attenzione del ragazzo.
Armando  si accorse del movimento e accennò all’aquilone che svolazzava in giardino e a Maria che  correva avanti e indietro per non fargli perdere quota.   
“Almeno vostra figlia è tornata a giocare, signor Ferrer.” Disse il ragazzo “Mi fa bene saperlo. Infondo giocare è il dovere dei bambini.”
La voce del ragazzo era stanca, ma ferma e molto seria.
Ferrer lo osservò qualche istante, mentre gli tornava alla mente la conversazione che poco tempo prima aveva avuto con Antonio. Non poté fare a meno di pensare che se Armando prima dimostrava qualche anno in più della sua età, ora gli sembrava in tutto un uomo. Non c’era più speranza che un pensiero infantile passasse dietro a quella fronte severa e impassibile, dentro quegli occhi vigili e ormai da tempo disincantati.
Eduardo non poté trattenere le lacrime.
Armando si voltò con un’espressione sorpresa, che subito si fece dolente. Ferrer lo raggiunse
“Ragazzo mio …!” singhiozzò abbracciandolo forte.    
 
Le azioni di Armando avevano sempre l’aria di un atto di volontà. Il suo silenzio e la sua immobilità non avevano mai avuto nulla dell’abbandono o dell’inerzia: sembrava trattarsi di una scelta precisa ed era soprattutto questo che aveva preoccupato Eduardo.
Lo stesso fu quando il ragazzo lasciò la biblioteca e annunciò che sarebbe partito da Veracruz al più presto per fare ritorno a Cadice.
Da quel momento Ferrer rimase sbalordito dall’efficienza che Armando dimostrava nell’organizzare il ritorno in Spagna.
Tuttavia l’attività del ragazzo non aveva nulla del graduale ritorno alla vita di sempre, man mano che  le ferite dello spirito cominciavano a cicatrizzare. Ancora una volta sembrava trattarsi di una decisione, un puro atto di volontà, infondo non troppo diverso da quello di restare severamente immobile e in silenzio.
Questo non sfuggì ad Eduardo.
“Non avere fretta, Armando.” Gli disse “Anche i soldati più forti aspettano che una ferita si rimargini prima di tornare in battaglia.”
“Non si rimarginerà.” Rispose quasi con durezza il ragazzo e Ferrer rimase attonito per quanto anche quell’affermazione suonasse come una decisione “Dovendo imparare a combattere con una ferita aperta,” concluse il ragazzo “è meglio cominciare da subito.”
 
Maria osservò i preparativi a debita distanza e con grande stupore, realizzando solo gradualmente che il loro ospite partiva per restare a Cadice. D’altra parte capiva bene che non avevano motivo di trattenerlo a Veracruz.
La cosa non le dispiaceva nel senso proprio del termine, solo si rendeva conto che nulla era andato secondo i piani e anche quella partenza le dava l’impressione d’essere prematura.
Al porto, quando fu il momento di salutare Armando, lei gli raccomandò a mezza voce, arrossendo, di non cercare di uccidere gli uccelli mentre era per mare e di stare lontano dai pirati. Lui le accarezzò i capelli, dicendole di non preoccuparsi. Poi Armando tese la mano ad Eduardo, il quale, invece di rispondere al gesto, lo abbracciò commosso.
Questa volta avevano accompagnato il ragazzo fin sotto alla nave.
Il ricordo più vivido che Maria, molti anni dopo, ancora aveva di Armando Salazar, fu quello del ragazzo che si affacciava dalla balaustra per salutare un’ultima volta, con quell’espressione seria e quel fare composto.
   
 
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