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Autore: Teo5Astor    14/01/2020    14 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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48 – I diciott’anni di C18
 
 
Lazuli non smette di baciarmi e di premermi contro la balaustra dello scivolo. Sento il suo seno contro il petto, una mano che mi accarezza i capelli e l’altra la spalla. Sento il suo bacino contro il mio, soprattutto.
Si stringe a me e, quando sente la mia eccitazione, si stringe di più. Si addossa di più. Muove il bacino lentamente. Sto per impazzire. E per esplodere.
Con una mano non smetto di esplorarle i capelli e la schiena, mentre con l’altra scendo fino al suo sedere. Lo afferro con desiderio. Lo stringo. Me lo godo. Ripenso per un istante a quanto mi aveva fatto impazzire quel pomeriggio in biblioteca, fasciato solo in quel costume da coniglietta che lasciava ben poco spazio all’immaginazione e decorato con quel bel pompom bianco che danzava ritmicamente insieme ai suoi fianchi sinuosi. È come una visione abbagliante, un lampo impetuoso. La stringo a me con foga. L’eccitazione sale ancora, il desiderio cresce.
«Ok, basta così» dichiara all’improvviso Lazuli. Mi spinge con entrambe le mani e si allontana da me. Indietreggia di un passo e mi osserva. Sorride maliziosa, mentre si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si sofferma sull’evidente gonfiore tra i miei pantaloni.
La guardo, stranito e confuso. Devo avere gli occhi sgranati e ancora lucidi di desiderio, oltre che la bocca semiaperta. Temo di sembrare un coglione in questo preciso momento, tra la mia espressione e la prepotente eccitazione che non posso nascondere.
Mi osserva divertita e soddisfatta, prima di fissarmi negli occhi. Deglutisco il nulla. Riprendo fiato.
«M-ma…» farfuglio. O forse mi esce solo un rantolo. Sono confuso.
«Ecco, resterai così per un po’. E vedi di starmi alla larga, anche questo fa parte della tua punizione» ghigna, sadica.
«Sei… sei cattiva…» accenno un sorriso, ansimando ancora di eccitazione e stupore. Mi sta prendendo in giro. Vuole vedermi ridotto in questo stato per il suo diletto. Ma lei può farlo. La amo anche quando fa così.
«Certo che lo sono. E questo è niente» ribatte, gelida e distaccata.
«Ah, lo so bene… mi trema ancora la faccia per la tua sberla di prima» ridacchio, stando al suo gioco.
«Beh, qualcosa in contrario?!» mi incenerisce con lo sguardo.
«No, mia regina e mia dea!» mi metto sull’attenti, coi pantaloni ancora tesi all’altezza del cavallo.
«Ecco, così va meglio… sei un bravo maiale, Rad» risponde, sforzandosi di restare seria. Prima di guardarmi di nuovo per qualche secondo e scoppiare a ridere.
Rido anch’io, e mi rendo conto una volta di più di quanto è bello quando ridiamo insieme. Quanto è straordinario poterlo fare ancora dopo tante lacrime e tanto dolore.
 
«Spero che vorrai aprire i regali che ti ho preso anche se è passata la mezzanotte» dico a Lazuli, tirando fuori dalla tasca i due pacchetti che ho portato con me.
«Se proprio insisti…» scherza lei, sorridendo. «Quale apro per primo?»
«Quello piccolo».
«Uhm… l’hai impacchettato tu?» mi domanda sospettosa, rigirandoselo tra le mani.
«Ehm… mi sono fatto aiutare da Lunch e Mai al lavoro» rispondo ridacchiando. Lazuli solleva un sopracciglio, passando in rassegna prima me, poi il pacchetto che ho ancora in mano io e poi quello che ha già preso lei.
«Sempre in mezzo quelle maledette primine…» sbuffa. «Più tardi vedrò se potrai passarla liscia o dovrò punirti anche per questo».
«Oh sì, puniscimi mia regina» ribatto roco, avvicinandomi a lei.
«Taci» sibila, mettendomi una mano sulla bocca e spingendomi indietro. «Stammi alla larga. E lasciami aprire il regalo».
«Miss Eighteen che compie diciott’anni mentre sta impersonando C18, non trovi sia una figata?!»
«Un altro gioco di parole come questo e ti mollo» ribatte, gelida, mentre sfila il nastro dal piccolo pacchetto azzurro. «Cosa ti ho appena detto?»
«Di stare zitto…» sbuffo.
«Ecco, allora fallo…» sospira rassegnata, scartando il regalo. «No…» aggiunge, stringendo tra le mani la scatoletta azzurra che ha trovato all’interno.
Solleva lo sguardo. Mi sorride. Le sorrido. Torna a guardare la scatoletta e la apre freneticamente.
«Ma sei matto?!» esclama, correndo ad abbracciarmi. Mi stritola, mi riempie di baci. Non smette di sorridere, soprattutto.
«Io… ci tenevo a regalartelo, ecco…» le spiego.
«Sei… sei stato fantastico…» sorride ancora, tirando fuori dalla scatoletta un anello d’argento a forma di cuore. Lo solleva leggermente verso la luna, come a volerlo guardare meglio. O come se volesse farlo brillare più di quanto brillino i suoi occhi di ghiaccio in questo momento. Ma è impossibile, nemmeno questo anello di Tiffany può brillare più di loro. «Era… era quello che mi piaceva! Ma non dovevi! Non dovevi, scemo…» sussurra, gettandomi di nuovo le braccia al collo.
Le accarezzo i capelli, la stringo a me. Non sento neanche più il freddo, ormai. Credo che mi piacerebbe restare così per sempre, se solo fosse possibile. Con lei stretta a me e con questo calore nel cuore.
«Spero che la misura sia giusta… sai, un giorno ho provato uno dei tuoi anelli e ho visto che mi entrava nel mignolo, quindi ho usato quello come riferimento».
«Certo che mi va bene… guarda!» esclama, liberandosi dalla mia presa e infilandosi l’anello al dito. Le sta d’incanto. Sono felice di essere riuscito a comprarglielo. Di essere qui, di averglielo potuto dare. Di vederla felice.
«A me interessa solo vederti felice, quindi… beh, ecco… è bello vederti così» le dico un po’ goffamente. «Ci tenevo a regalarti un anello visto che stiamo insieme…».
«Guarda che anch’io voglio che tu sia felice» ribatte lei, prima di baciarmi e stringersi a me. «Ficcatelo bene in testa, chiaro?!»
Annuisco. Appoggio la fronte alla sua. Sorrido. E penso che mi sento fottutamente bene.
«Guarda che se hai speso così tanto anche per l’altro regalo mi arrabbio…» mi minaccia, sorridendo a sua volta.
Le porgo il secondo pacchetto, un po’ più grande di quello di prima.
«Aprilo e basta» le dico. Sono davvero curioso di vedere la sua reazione, non vedevo l’ora di darglielo da un bel po’ di tempo e il suo compleanno mi sembrava l’occasione giusta. Un momento speciale da ricordare.
Lo scarta con foga, spinta dalla curiosità. Ne estrae un libro, un po’ “vissuto”, per non dire rovinato. Un libretto illustrato per bambini, più che un libro vero e proprio.
La sua espressione cambia. I suoi occhi si riempiono di lacrime.
«Rad, tu hai… questo…» farfuglia commossa, abbracciandomi di nuovo e stringendomi forte.
«Sì, è il libro del Jian, l’uccello che condivide le ali. È il mio di quando ero piccolo, sono riuscito a recuperarlo da casa mia» le spiego, con il cuore che sembra esplodermi nel petto da quanto sono contento della sua reazione. «Mi avevi detto che amavi tanto questa storia e che tua mamma ti aveva buttato il tuo. Sarei felice se lo tenessi tu, questo».
«I-io… io non posso, è il tuo!»
«A me basta avere te, Là. Quel libro starà meglio insieme a te, sono più felice così. Davvero».
«Rad… io… ne avevamo parlato solo una volta e te ne sei ricordato…» sussurra, sorridendo prima di baciarmi ancora e lasciarmi nuovamente senza fiato.
«Come avrei potuto dimenticarlo? Ne abbiamo parlato il giorno in cui ci siamo messi insieme ufficialmente dopo tutti quei loop temporali» le sorrido, accarezzandole una guancia. «Era stato troppo bello scoprire che anche tu amavi quella storia. Io non sarei niente senza di te… non saprei volare, non vorrei nemmeno farlo».
«Sai, io… beh, i-io da quando ti conosco ho capito che il cielo è fantastico… che puoi guardare tutto dall’alto. Ho capito che mi piace volare solo se ci sei tu insieme a me» risponde. Il suo tono è di una dolcezza e di una purezza che mi sciolgono il cuore. «Rad… promettimi che ci sarai sempre per me. Per favore».
«Te lo giuro, Là. Te lo giuro… per sempre» la rassicuro, prima di baciarla ancora.
 
«C’è un ultima cosa che ci tenevo a chiarire… non per giustificarmi, anche perché mi imbarazza un po’».
Restiamo abbracciati, anche se Lazuli sposta la testa dalla mia spalla per potermi guardare negl’occhi. Il suo sguardo è di nuovo serio, ma sereno. Non avrei voluto interrompere questo momento magico, ma penso sia giusto chiudere una volta per tutte la questione e non pensarci più.
«Non devi imbarazzarti di niente con me. Se dici ancora una cosa così stupida sarò costretta a picchiarti» ribatte acida, pestandomi al contempo il piede. «Questo è solo un assaggio».
«O-ok…» impreco a denti stretti, cercando però di mantenermi serio. Sì, perché devo dirle una cosa seria e che mi mette decisamente a disagio. Una cosa che mi sta facendo diventare pazzo. «Ecco… parlando con Bulma a proposito di Videl Satan, è saltato fuori che lei crede sia sempre e solo stata frutto della mia immaginazione. Un effetto della Sindrome della Pubertà, una sorta di predizione del futuro e di trasferimento di desideri inconsci. Non so nemmeno io cos’ha detto, ma alla fine ci ho pensato e mi ha convinto. Penso di aver scritto io quel biglietto che hai visto e la lettera di quest’estate, solo che non ricordo nulla…» butto fuori tutto d’un fiato, sentendomi improvvisamente sgravato di un peso che cominciava ad opprimermi. Lazuli non batte ciglio, non mi stacca gli occhi di dosso. Non tradisce emozioni. «Nessuno l’ha mai vista a parte me e non si è mai iscritta alla nostra scuola, in effetti. Pensi… pensi che sono pazzo?»
«Io l’ho vista» sospira Lazuli, dopo qualche secondo di silenzio. Distoglie lo sguardo dal mio. Si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre osserva il panorama e le luci della città sotto di noi.
«Eh?! C-cosa?!» mi scappa un grido. Sgrano gli occhi, sento i battiti accelerare.
«Beh, ti dà fastidio la cosa?!» sbotta, fulminandomi con lo sguardo, prima di volgersi di nuovo verso Kanazawa coperta di neve.
«N-no… cioè, allora vuol dire che non ho le visioni!»
«Non hai le visioni. E, in ogni caso, non ti avrei considerato pazzo… tu sei già un pazzo per fin troppi motivi. Sei fuori di testa».
«Già…» sorrido, confuso. Ha davvero visto Videl? O lo sta dicendo solo perché non vuole farmi credere di aver avuto le allucinazioni?
«Ieri sera, in stazione a Fujisawa» interrompe i miei pensieri Lazuli, come a voler dare risposta ai dubbi che ha letto nella mia mente. «Ne avrei fatto a meno, ma me la sono trovata davanti».
Eh?! Si sono viste in stazione subito dopo che Lazuli è andata via da casa mia?!
«Vi siete parlate?»
«Sì, anche se non ero dell’umore giusto per farlo. Abbiamo parlato per poco, poi per fortuna è arrivato lo shinkansen che lei stava aspettando. Era diretto in Hokkaido» mi spiega Lazuli con naturalezza, mentre la fisso a bocca aperta. «Avevo voglia di stare da sola. E, soprattutto, non avevo voglia di avere proprio lei tra i piedi».
«Come… come vi siete riconosciute?!»
«È lei che si è avvicinata quando le sono passata davanti, ha detto di avermi riconosciuta perché sono famosa. A quel punto ho capito anch’io chi fosse, del resto è davvero uguale a quella Videl-chan che veniva a casa tua per i gatti».
«Vive in Hokkaido?!»
«Credo di sì, io le ho solo chiesto perché era riapparsa dopo più di due anni. Dice che ha un’amica di Fujisawa che ha fatto le medie al Minegahara e che due anni fa è stata a casa sua per più di una settimana perché suo padre era via per lavoro».
Ripenso a quando l’avevo conosciuta ai tempi del mio ricovero in ospedale. Perché indossava la divisa della scuola Minegahara se non la frequentava? Se era addirittura di un’altra regione?
«Le ho chiesto del perché indossasse la divisa del Minegahara, se è questo ciò a cui stai pensando…» sibila Lazuli, voltandosi in mia direzione e scrutando i miei occhi sorpresi. «Gliel’ho domandato solo perché è l’unica cosa buona che ha fatto, altrimenti tu non saresti venuto lì a scuola e non ci saremmo conosciuti».
«È vero… per fortuna ci siamo trovati, Là» le sorrido.
«Diciamo che non era necessario farselo suggerire da una sgualdrina smorfiosa come quella!» sbotta all’improvviso, pizzicandomi una guancia e tirandomi verso di lei. Uno scatto di gelosia degno di lei, mi era sembrata fin troppo calma finora. «Non faceva altro che sorridere ed essere gentile, avrei voluto strangolarla con quei suoi codini!» ringhia, prima di mollarmi la guancia e incrociare le braccia sotto il seno, distogliendo lo sguardo dal mio. «Ma non le ho dato la soddisfazione di provocarmi e mi sono fatta vedere gentile anch’io. Più o meno, sì».
«Io penso che sia gentile con tutti e che non voleva provocarti…» butto lì. Basta un’occhiataccia della mia ragazza per farmi capire di non aver avuto una buona idea.
«Beh, se vuoi chiederlo di persona alla tua amichetta vai pure in Hokkaido» sibila, offesa. «Se lei è più gentile di me, accomodati pure…».
«Non mi interessa che tu sia gentile, Là… mi basta e avanza che tu sia te stessa perché mi piaci così come sei» le sorrido. Il suo sguardo si addolcisce. «E io ti trovo adorabile, in ogni caso».
«Comunque ha detto che due anni fa aveva preso l’abitudine di andare in giro con una divisa scolastica della sua amica mentre lei era a scuola, tutto qui. Così, perché le andava di farlo. La faceva sentire una vera cittadina di Fujisawa… si può essere più frivole?!».
«E perché allora mi ha mentito? Perché mi ha detto che frequentava il Minegahara?» domando, massaggiandomi la guancia ancora dolorante dal pizzicotto.
«Perché in quel momento indossava l’uniforme e si stava fingendo una studentessa di Fujisawa. E non pensava che ti avrebbe rivisto, almeno inizialmente» ribatte, irritata. «Poi non ti ha voluto dire la verità perché credeva che te la saresti presa, che l’avresti considerata una bugiarda, e comunque non le sembrava un dettaglio importante. Che stupida…».
«Già…» sorrido, scuotendo la testa lentamente. «Che stupido anche io ad aver creduto di essermi immaginato tutto… ma l’hai vista veramente?! Cioè, mi sembra tutto ancora così assurdo…».
«Come ti permetti di mettere in dubbio le mie parole?!» ringhia, regalandomi un’altra occhiata di fuoco. «Comunque, il fatto che tu non le abbia chiesto niente su tutti i dubbi che avevi su di lei mi fa capire che eri davvero sconvolto. E mi spiace davvero, perché dovevo esserci io al tuo fianco e non… n-non quella lì…».
Lazuli si volta di nuovo verso la città innevata e si lascia cadere le braccia lungo i fianchi. Stringe i pugni.
«Sì, ero troppo sconvolto per parlare… troppo anche per capire che ti avrei ferita. Sono stato io a sbagliare, Là, non tu» le dico dolcemente, avvicinandomi e abbracciandola. La stringo a me, e lei si lascia avvolgere dalle mie braccia. «Mi basta sapere che tu ci sei per me. E che ci sarai sempre».
Lazuli appoggia la testa contro il mio petto e cerca il contatto di una mia mano con la sua. Le nostre dita si intrecciano.
«Certo che ci sarò, stupido. E vedrò anche di tenerti d’occhio… sono io la tua unica senpai, chiaro?!»
«Cristallino, Là» mi metto sull’attenti, facendola sorridere.
«Comunque le ho chiesto anche se era lei Videl-chan e se conoscesse la Sindrome della Pubertà».
«Era lei, dunque?»
«Mi ha risposto che non conosce nessuna sindrome e che al mondo ognuno di noi ha almeno un sosia. Ha aggiunto che sarebbe stata curiosa di vedere questa Videl-chan e di farsi una foto con lei» mi spiega Lazuli, abbastanza irritata nel ricordare le parole di Videl. «Ma ha detto tutto questo sorridendo in modo strano, ho avuto l’impressione che mi stesse prendendo in giro e la cosa mi ha dato non poco fastidio».
«Credo che questo resterà un mistero, ma in fondo non è importante… come non è importante sapere come faceva a conoscere il mio indirizzo quando mi ha scritto quella lettera» ribatto, accarezzandole i capelli.
«Dice che ci ha visto rientrare a casa insieme, un giorno… e che quella volta non si è presentata all’appuntamento perché ha visto solo me in spiaggia e non le sembrava il caso» riprende Lazuli. «Ha pensato bene, almeno quella volta. Anche se poteva dirti direttamente quello che voleva quando ci ha visti… avremmo risparmiato tempo ed energie» sbuffa.
«In effetti… mi ha detto che voleva sapere come stavo e se avevo trovato il mio posto nel mondo. Ma che poi non mi ha più cercato perché ha capito che stavo bene con te e che avevo anche dei buoni amici» le spiego, riportando alla mente i vaghi e confusi ricordi dell’ultima volta che ho parlato con Videl.
«Sarà anche una persona gentile, come dici tu, e ti avrà… beh, sì, ti ha aiutato quando stavi male…» sibila Lazuli a denti stretti. «Però ti ha fatto anche soffrire sparendo senza dirti nulla per oltre due anni. Non mi va giù che ti ha fatto star male. Nonostante tutti i suoi sorrisini e le belle parole è stata una vera stronza…».
In effetti mi sono chiesto molte, troppe volte anch’io perché fosse sparita dopo avermi baciato. Se avevo sbagliato qualcosa. Se non ero abbastanza per lei. Mi ha dato degli ottimi consigli, è vero… consigli che ho cercato di mettere in pratica e di trasmettere ad altre persone. Ma mi ha anche lasciato un vuoto dentro, un vuoto che solo Lazuli è riuscita a colmare. Anzi, lei è riuscita a farlo strabordare, riempendolo con tanti di quei sentimenti ed emozioni che mai avrei creduto di essere capace di provare. O di avere la possibilità di vivere.
«Ho sempre… ho sempre pensato anch’io che non si sia comportata bene con me…» sospiro. «Però non porto rancore perché mi ha anche aiutato… e poi non mi importa, davvero, non mi interessa più. Ho dimenticato tutte le brutte sensazioni che ho provato in passato quel giorno in biblioteca, quando tu mi hai parlato per la prima volta. È strano, ma in quel preciso istante ho capito che il mio mondo era diventato il mondo di Lazuli Eighteen».
Lazuli arrossisce leggermente e distoglie lo sguardo dal mio. «Sarei ipocrita se dicessi che non le sono grata per essere sparita così a lungo dalla tua vita».
«Guarda che lo so che sei una persona sincera. E le sono grato anch’io per essersene andata, se tutto quanto è servito per farmi arrivare a te» la rassicuro. «Però… beh, io credo che noi due eravamo destinati a metterci comunque insieme. Videl o non Videl, io penso di averti amata da sempre… forse ti sembrerà una cosa stupida, ma è così…».
«Non è una cosa stupida, scemo. È una cosa bellissima» mi sorride, dandomi un bacio a fior di labbra che mi scalda il cuore. «E io non avrei avuto paura a sfidare Miss Codini, perché avrei vinto».
«E il trofeo in palio sarei stato io?» la provoco con voce roca, soffiandole sulle labbra.
«Non montarti troppo la testa, Son» ribatte, roca a sua volta, con un sorrisetto malizioso stampato sul suo volto angelico. Un volto angelico i cui occhi vengono improvvisamente attraversati da un lampo demoniaco, mentre con la mano mi stringe i testicoli in una morsa per un lungo istante, facendomi piegare in avanti senza fiato. «Chiaro?!»
«S-sì…» farfuglio, dolorante e preso alla sprovvista.
«Forse è meglio tornare alla tue classiche punizioni quando alzi troppo la cresta… così rischio di farti troppo male».
«M-mi piace… qualunque cosa mi fai…» sbiascico, sorridendole sghembo e facendola ridere.
«Sei un bravo maiale, Rad. Mi toccherà darti anche un contentino, magari…».
«Oh, non vedo l’ora» ribatto, ritrovando istantaneamente il mio vigore.
«Ma magari facevi finta, visto che ti sei già ripreso…».
«No, no… ti assicuro che faceva male…».
«Lo so» sorride soddisfatta.
«Senti, Là… vi siete detto anche altro?» domando, tornando serio.
«Ti interessa davvero?»
«Beh, sì… però poi non voglio più parlare di lei…».
Lazuli respira profondamente e guarda la luna alta nel cielo. Ha smesso di nuovo di nevicare. «Le ho chiesto cosa prova per te» sospira.
«Per me non è importante saperlo… io volevo solo te e voglio solo te» le sorrido.
«Interessava a me saperlo, anche se conoscevo già la risposta» accenna un sorriso. «Una ragazza le capisce subito certe cose» aggiunge, prima di voltarsi all’improvviso. I suoi occhi vengono attraversati da un lampo di rabbia. «Ci puoi credere che si è permessa di dirmi che sono una persona molto diretta per essere una di poche parole?! E che sono diversa da come appaio in tv?!»
«Hai mantenuto il controllo, vero?!» le chiedo, allarmato dalla brutta fine che potrebbe aver fatto fare a Videl a quel punto.
«Ma ti pare?! Ovvio, so darmi un tono io…» sbuffa. «E comunque ha anche detto che le piaccio. Maledetta lecchina…» ringhia, prima di volgere di nuovo lo sguardo verso il cielo nero che ci avvolge in questa notte gelida eppure bollente, come il sangue che sento scorrermi nelle vene ora che va tutto bene con la mia ragazza.
«Comunque ha detto che ha capito troppo tardi quello che provava per te, ma che va bene così perché se l’è cercata sparendo dalla tua vita» soffia, come un felino quando sta per perdere la pazienza. «Ha precisato che quello che conta è che tu ora sia felice, che è contenta che ce l’hai fatta grazie alle tue forze, ai suoi “magnifici consigli” e, soprattutto, grazie alla mia presenza» aggiunge, calcando e quasi storpiando apposta le parole “magnifici consigli” per imitare Videl.
Sorrido divertito. Sia per la sua imitazione, sia per le parole di Videl. Tipico suo… lei e i suoi “magnifici consigli” da senpai.
«Hai mai sentito qualcuno definire “magnifici” i propri consigli?! Io non ho parole…» sbuffa ancora Lazuli, irritata.
«In effetti…» rido.
«E comunque, d’ora in poi avrai solo da me dei “magnifici consigli”! Sono io la tua unica senpai! Punto» sbotta, fissandomi coi suoi occhi di ghiaccio che sembrano incandescenti e imitando ancora la pronuncia di Videl.
«Non chiedo di meglio, Là. Tu sei la mia coniglietta senpai!»
«Ha anche detto che Goku-kun si riprenderà, io le ho risposto che lo sapevo già perché ci siamo noi e perché c’è quel suo quaderno» riprende Lazuli, volgendo lo sguardo verso la città addormentata e innevata.
«Hai detto bene. Quando tornerai a casa ti porterò da lui».
«Certo, Rad. Ne usciremo tutti insieme, vedrai» risponde dolcemente. «Sai, la tua amichetta ha anche detto che sono intelligente e determinata. Che ha capito conoscendomi perché tu hai voluto stare con me e che ora sa per davvero che non hai più bisogno di lei».
È bello sapere che anche Videl è riuscita a vedere dietro la corazza con cui si difende Lazuli, a capire al volo che è una bella persona. Una su cui si può contare sul serio.
«Mi ha chiesto di prendermi cura di te, ma io le ho detto che non avevo certo bisogno che fosse lei a dirmelo» riprende. «Poi per fortuna è salita sul suo treno. Ha detto che era stata felice di conoscermi e che toglieva il disturbo».
Già, “togliere il disturbo”… tipico di Videl Satan. La stessa cosa che ha scritto sul bigliettino che ho trovato a casa mia l’altro giorno quando mi sono svegliato.
Mi avvicino a Lazuli e appoggio delicatamente l’indice e il pollice sul suo mento. La faccio voltare verso di me e la bacio dolcemente e intensamente. Mi inebrio di nuovo del suo sapore. Me la godo fino in fondo. E mi sento terribilmente fortunato ad averla come fidanzata.
«Io ho bisogno solo di te per stare bene. Prenditi cura di me, Là, per favore» sussurro.
«Certo Rad, non preoccuparti… ci penso io» mi sorride, mentre mi accarezza una guancia.
«Lazuli-san! Sono già passati venti minuti, sono anche stata fin troppo buona perché è il tuo compleanno!»
Le grida di Piiza-san squarciano la quiete del parchetto in cui siamo immersi e l’atmosfera magica creata intorno a noi.
«Lazuli-san! Non venire a lamentarti da me se poi ti prendi il raffreddore, eh?!»
«Sarà meglio tornare da lei» mi fa l’occhiolino la mia ragazza, prendendomi per mano e trascinandomi giù dallo scivolo insieme a lei.
 
«Ce ne hai messo di tempo per arrivare. Cominciavo ad essere stufa di aspettarti» bisbiglia Lazuli, irritata, prendendomi per il colletto della maglietta e trascinandomi con uno strattone nella sua stanza d’albergo, dopo aver dato un’occhiata fugace a destra e sinistra nel corridoio deserto.
Appena rientrati in albergo, infatti, ho fatto una doccia bollente nella stanza che mi aveva prenotato Piiza-san e mi sono cambiato con dei vestiti che mi ha comprato lei in un konbini vicino al parchetto dove siamo stati prima io e Là. Dei pantaloni della tuta neri e una maglietta bianca, oltre a un paio di boxer aderenti che purtroppo non sono colorati come quelli che alterno di solito. Boxer bianchi, poca fantasia… pazienza.
Ho dovuto lasciar passare un po’ di tempo per far sì che tutti andassero a dormire, visto che Piiza-san si è raccomandata ancora di stare alla larga dalla stanza della mia ragazza perché aveva bisogno di riposare per le riprese di domani. Non a caso, immagino, la mia stanza si trova due piani sotto a quella di Lazuli.
Ma nulla mi ha fermato, e così, come un ninja silenzioso, sono riuscito a presentarmi alla porta di Là senza farmi scoprire da nessuno. L’orologio segna l’1:25.
«Scusa, c’era ancora troppo via vai in corridoio per uscire prima dalla mia camera» mi giustifico.
«Già, ti ha messo vicino a quelli della troupe…» sbuffa. «Dai, togliti la maglia che voglio vedere come stanno le tue cicatrici. Sdraiati sul letto, poi» mi ordina, prendendomi per mano e conducendomi all’interno della sua stanza, molto più grande ed elegante della mia. La sua mano è calda e vellutata, il suo corpo emana un dolce profumo di doccia schiuma al cioccolato. Indossa una maglia aderente rossa e dei leggings neri. Cammina a piedi nudi sulla moquette.
La guardo, e sento i miei battiti accelerare. Mi rendo conto una volta di più che mi fa impazzire. Cazzo, se mi fa impazzire.
«Allora?! Ti togli o no la maglietta?! Cosa fai lì imbambolato?!» sbuffa, afferrando i bordi della mia maglia e aiutandomi a sfilarmela. «Scommetto che Miss Codini non sarà stata capace di medicarti come si deve. Fa’ vedere» sibila, facendomi sdraiare con una spinta sulla spalla e concentrandosi sul mio petto.
«Ecco, lo sapevo… tante belle parole e pochi fatti, quella lì…» ringhia. «Ti disinfetto io quelle ferite e ti faccio una fasciatura come si deve» aggiunge, alzandosi per tornare dopo pochi secondi con una boccetta di disinfettante e dei batuffoli di cotone in mano.
La osservo estasiato, mentre versa il liquido sul cotone e si avvicina a me. È bello sapere di avere qualcuno che si prende cura di te. Ed è troppo bello sapere che sia lei a prendersi cura di me.
«Grazie» le sussurro.
«Stai fermo. Ora brucerà un po’» ribatte, concentrata su quello che sta facendo.
Appoggia il cotone sulla prima ferita e sento una leggera scossa attraversarmi il torace.
«Fa male?»
«No… sto bene. Grazie per quello che stai facendo».
«Mi prendo cura del mio ragazzo. È normale» sbotta, arrossendo leggermente. È imbarazzata. Ed è adorabile.
«Ecco, porta ancora un po’ di pazienza che abbiamo finito» mi dice dolcemente, mentre conclude la medicazione della terza e ultima cicatrice. Stringo i denti. Brucia, in effetti. «Sei stato bravo» mi sorride, guardandomi negl’occhi e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Adesso te le bendo. Solleva un po’ la schiena» aggiunge, prendendo in mano una benda arrotolata e cominciando a farla scorrere intorno al mio torace. Nel farlo mi abbraccia, mi fa sentire delicatamente le sue mani scorrere sulla mia pelle. Mi fa venire la pelle d’oca per il piacere che mi fa provare. Il profumo dei suoi capelli, così vicini alla mia faccia da sfiorarmela, mi inebria. Dovrei essere abituato alla sua vicinanza, al suo essere donna. Ma non mi abituo mai, mi fa sempre lo stesso effetto della prima volta. Mi emoziona, mi confonde, mi stordisce. Mi eccita, sì, anche quello.
Le afferro un polso. Lei mi guarda, i suoi occhi di ghiaccio non tradiscono emozioni. I nostri volti sono a pochi centimetri di distanza. Così pochi che posso sentire il suo respiro accarezzarmi le labbra.
«Ok, adesso giochiamo al dottore. Sei la mia crocerossina preferita» le dico roco, tirandola verso di me e baciandola avidamente.
Lei ricambia, prima di spintonarmi con la schiena contro la testata del letto. «Guai a te se ti fai ancora curare da qualcuna che non sia io» sibila.
«Mi piace quando fai così» le sorrido, avvicinandomi di nuovo a lei e stringendola con un braccio intorno alla vita. «Buon compleanno» aggiungo, portandola verso di me e baciandola ancora. Provo a sfilarle la maglietta, ma lei mi blocca la mano.
«Sono io che decido se puoi o no. Magari sei ancora in punizione…» mi minaccia, sorridendo sadica e maliziosa.
«Uffa…» sbuffo, fingendomi corrucciato. I suoi occhi brillano mentre si incatenano ai miei, già colmi di desiderio.
«E va bene, ti avevo anche detto che ti meritavi un premio…» sussurra, provocante, mentre mi spinge indietro e mi fa sdraiare.
Si sfila la maglia e la getta a terra, mettendosi a cavalcioni su di me.
Sento l’eccitazione crescere insieme alla voglia che ho di lei, a maggior ragione dopo tutto quello che è successo.
Mi sorride soddisfatta. Si abbassa verso di me, fino a sfiorare il mio volto col suo. I suoi capelli mi incorniciano la faccia, sembrano isolarmi dall’esterno e permettermi di vivere in un mondo in cui c’è solo lei. Il mio mondo ideale, già.
«Adesso facciamo pace come si deve» soffia sulla mia bocca. «Questo è il compleanno più bello della mia vita. Grazie, Rad».
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: cosa dire di questo capitolo? Lazuli ha fatto delle rivelazioni talmente grosse su Videl che tutto il resto penso passerà in secondo piano, e credo sia un peccato. Quindi andiamo con ordine: vi sono piaciuti i regali che le fa Rad? Tiffany vi sembra una buona scelta? Vi ricordavate la storia dell’uccello che condivide le ali? Spero poi che vi sia piaciuta anche alla fine la scena di Lazuli in versione crocerossina che, inevitabilmente, sfocia in tutt’altro, essendoci di mezzo Rad. Dite che è meglio lei o Videl come dottoressa? ;-)
Ma, adesso, torniamo a noi: cosa dite, Lazuli ha detto la verità su Videl? L’ha incontrata davvero? Le parole che ha riportato dette da Videl vi sembrano credibili? E, soprattutto, Videl può essere sopravvissuta a un incontro con Lazuli? Sempre se le due si sono incontrate e parlate realmente, ovvio. ;-)
Magari lo sapete già, ma l’Hokkaido è la prefettura più a nord del Giappone, la cui città principale è Sapporo.
 
Ringrazio tantissimo chi mi sostiene sempre con una recensione e chi mi dimostra ogni settimana il suo entusiasmo, chi è tornato a commentare e chi continua a farlo dai capitoli più vecchi. Grazie a chi continua a leggere in silenzio, aspetto con piacere anche il vostro parere dopo un capitolo chiave come questo.
Ringrazio poi chi ha letto e commentato anche la mia ultima one shot dal titolo “Ultima Foto” dedicata a Crilin e Marion. Venerdì tornerò con una nuova storia breve autoconclusiva su Trunks e Mai in cui potrete ammirare un nuovo disegno di Sapphir Dream realizzato apposta per l’occasione. Varrà la pena aprire la storia anche solo per il disegno, perché è bellissimo. Ringrazio in anticipo Sapphir anche da queste righe.
Un grazie va poi agli autori delle bellissime fan art di oggi, strettamente legate agli avvenimenti di questo capitolo: una magnifica Lazuli in versione dottoressa, ancora Lazuli appena sveglia dopo aver dormito con Rad e, per concludere, un Radish molto fiero di sé per come si sono svolti i fatti in questo capitolo. Siete d’accordo con lui? :-)
 
Questo è stato un capitolo fondamentale, ma vi dico subito che anche quello di settimana prossima lo sarà ancora, per risolvere un’altra questione rimasta in sospeso. E sarà così anche tra due settimane, dove vedremo finalmente in scena un personaggio attesissimo da molti di voi. Ma adesso dobbiamo pensare al prossimo capitolo, che si intitola “Il bacio del vero amore”. A chi si riferiranno queste parole fiabesche? Io ve lo dico, sarà un capitolo molto bello, non solo importante. Ci vediamo lì, allora, mercoledì prossimo!
 
Teo
 
 
 

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