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Autore: Aristofane4ever    14/01/2020    0 recensioni
Il bagno non è il luogo migliore dove incontrare il proprio idolo, soprattutto se, dopo le prime frasi, si sfocia in una discussione sul coming out. Per fortuna esiste ancora il perdono.
Tra dubbi, indecisioni, amici pazzi, partite di calcio e lavatrici, la storia di un Harry e di un Louis.
________
"Harry" Louis si rivolse nuovamente al cantante "la tua voce è davvero fantastica."
"E i miei testi, non sono anche loro bellissimi?" si intromise timidamente il più giovane.
"Certo, magnifici! Molto personali e carichi di spunti di riflessione."
"E la musica?"
"Ovviamente. Tutto riguardo te, le tue canzoni e i tuoi ricci è incredibile!"
"Ehi, cosa c'entrano i miei ricci?"
*Estratto dal secondo capitolo*
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5. From top to bottom to top

♫Believe in you♫ 
Cimorelli

La macchina di Louis era molto più comoda di quella di Niall: aveva dei sedili davvero morbidi in cui poter sprofondare, l'ambiente era caldo e molto più confortevole. O, forse, era il nervosismo ad essere scivolato lontano dalla mente di Harry.

"Potresti ripetermi perché hai legato i capelli?" domandò Louis dopo qualche minuto di silenzio, in cui aveva acceso l'automobile, era uscito dal parcheggio e si era immesso nel traffico.
Il riccio spalancò gli occhi arrossendo. "Mi disturbavano: quando saltavo mi andavano davanti agli occhi impedendomi di vedere" sussurrò, stringendosi nelle spalle.

"E, se posso chiedere, perché saltavi?" tornò alla carica il liscio, impertinente. 
"Ero emozionato per ogni goal e... Non ho intenzione di rispondere a questa domanda!" Harry nascose il volto dietro le dita, scuotendo la testa sconsolato. 
Louis, pur tenendo gli occhi puntati sulla strada, gli scostò le mani, facendolo delicatamente girare verso di lui. "Non c'è nulla di cui vergognarsi se ti sei messo a fare la cheerleader!" esclamò "Sicuramente staresti bene con quel vestito e i pon pon" aggiunse con un sorriso impertinente, anche se aveva sempre paura di spingersi troppo oltre.

Harry sbuffò sconsolato, arrossendo, se possibile, ancora di più. "Non so se questo sia un complimento ma...grazie. Sono andato ad un paio di partite a cui giocavano Liam e Niall, e loro due mi hanno sempre detto che sarei una cheerleader perfetta. Non lo faccio di proposito: accade anche quando ballo che mi rilassi troppo e inizi a muovermi scoordinatamente, saltellare e fare strani movimenti con le braccia."

"Non posso perdermi questo spettacolo! Devo assolutamente vederti in questi momenti, sono sicuro che sono epici" ridacchiò Louis, strizzando gli occhi tanto che ai loro lati comparvero delle rughette d'espressione. "Dunque... ti è piaciuto?" 
"Molto. Ero convinto che avrebbe vinto la vostra squadra, e così è stato. I vostri passaggi erano molto fluidi, i tiri marcati ed era palpabile l'intesa che c'era tra voi, la quale è sicuramente lo specchio della bravura del loro capitano, che ha fatto due tiri in porta grandiosi!" affermò Harry, risoluto nella sua spiegazione.

"Ne sono davvero felice. Dimmi un po', com'è questo capitano?" 
"È una persona bellissima, compie tante opere di beneficienza ed è un asso con il pallone, sebbene, all'inizio, non vedendolo arrivare, mi fossi preoccupato che non avrebbe giocato." 
Louis sospirò, passandosi una mano tra i corti capelli caramello. "I miei manager hanno deciso che avrei dovuto registrare una canzone proprio questo pomeriggio, pur essendo benissimo a conoscenza del fatto che avevo la partita. Mi sono impegnato al massimo per cantare in modo decente il più velocemente possibile ed essere in campo in tempo."

"Mi dispiace: anche il mio management fa di tutto per guadagnare." Harry appoggiò la sua mano su quella dell'altro, che stringeva il volante. "Ti impediscono di fare anche determinate cose?" 
Louis girò il palmo, facendo incastrare le loro dita. "No, fortunatamente abbiamo firmato un accordo secondo cui, se adempio a tutti i miei impegni lavorativi come me li propongono, posso fare ciò che voglio, ovviamente nei limiti della legalità!" enunciò, con una punta di ironia. "Tu hai problemi con i piani alti?"

"In questo momento no, poiché sono in pausa, ma solitamente controllano ogni mio respiro." 
"Vorrei fare qualcosa per aiutarti, Haz" si dispiacque Louis, stringendo con più fermezza la mano dell'altro. "Un giorno saremo liberi da tutto questo, te lo prometto."

Harry sentì gli occhi diventare umidi, pensando a quanto fosse stato fortunato a incontrare una persona del genere. "Lou, non so neanche cosa dire, ci conosciamo da pochissimo tempo, ma ti sei da subito mostrato come fantastico. Grazie per la speranza che mi stai dando: a volte mi rassegno al fatto che dovrò essere per sempre manovrato da altri."

"Non lasciarti mai sopraffare da ciò: se ti capita chiamami, così ti riempio la testa di cose inutili e ti distrai!" propose.
"Non mancherò di farlo, perciò aspettati centomila telefonate al giorno" scherzò, stringendo maggiormente la mano dell'altro. "Ok, basta parlare di questo nostro triste destino, piuttosto, quanto manca per arrivare da te?"

"Sarai sorpreso, Harold, ma ci vuole ancora mezz'ora!" 
"Così tanto?" Harry abbandonò la stretta dell'altro, appiattendosi contro il sedile. 
"Ehi! Non essere affranto: c'è tantissimo con cui trascorrere il tempo: possiamo continuare a 
chiacchierare, oppure..." non fece in tempo a finire di parlare, poiché Harry si intromise urlando.

"Ascoltiamo un po' di musica!" esclamò risoluto "Hai qualche disco? Perché prima alla radio non ho trovato nulla di interessante." 
"Certo! Guarda pure nel vano davanti a te, e scegli il CD che più ti ispira." 
Harry fece come gli fu detto, abbassandosi lievemente, ed iniziando a cercare, come un ricercatore alla caccia del tesoro. Poi, si bloccò di scatto, ritornando seduto composto e con qualche quadrato in mano. "Non sapevo che ti piacessi così tanto da avere i miei dischi."

"Si imparano sempre cose nuove" ridacchiò Louis, arrossendo e concentrando tutta la propria attenzione sulla strada. "Se ti imbarazza, puoi anche prenderne un altro. So che ti piacciono molto i The Script, ce ne sono un po' loro." 
Harry si voltò di scatto verso il ragazzo dai capelli caramello, fissandolo oltraggiato e terrorizzato. 
"Mi spii! Fammi scendere subito, sei uno stalker!" 
"Vuoi davvero che mi fermi in mezzo alla superstrada, dove potresti anche essere investito?" domandò retorico, mantenendo un tono tranquillo.

Il riccio si spaventò oltremodo. Non aveva pensato che potesse succedere qualcosa di brutto. 
"Oddio, mi vuole uccidere!" pensò, agitandosi sul sedile e muovendosi in modo sconclusionato, facendo cadere tutti i dischi che aveva in mano. 
In quel momento, Louis imboccò l'uscita della sua città, per poi fermarsi nel parcheggio di un 
grande centro commerciale.

"Harry" si voltò verso di lui, slacciandosi la cintura e guardandolo negli occhi impauriti "tesoro, cosa è successo? Non volevo intendere nulla di male, era solamente una battuta!" scherzò, sentendo il cuore contrarsi nel petto e battere più forte. Era così felice del feeling che si era creato tra loro, così intimo che sembrava che stessero flirtando, e questo non gli dispiaceva per nulla, quindi era rimasto spiazzato dall'improvvisa reazione dell'altro, perché si aspettava una risata, non una specie di attacco di panico.

Lo sentì respirare pesantemente e abbassò il finestrino, per permettergli di avere più aria. "Vuoi scendere? Hai paura che ti possa fare qualcosa?" indagò, ansioso della risposta e impaziente di uscire da quella situazione che lo stava facendo preoccupare, poichè non sapeva come si sarebbe dovuto comportare.

Quando vide l'altro esalare un flebile "sì", sì sbrigò a spalancare la propria portiera, fiondandosi ad aprire anche quella a lato del passeggero, scostandosi immediatamente, per consentirgli di sentirsi più libero e avere più spazio di azione.

Straordinariamente ed inaspettatamente, Harry avvolse le braccia attorno al suo collo, stringendosi forte a lui. 
Dopo qualche secondo di turbamento, trovandosi, ancora una volta, in difficoltà, arpionò i suoi fianchi con le mani, imprimendo così la sua presenza. 
Con la punta delle dita di una mano gli accarezzò lievemente i ricci, attorcigliandoli e facendo finta di giocare con delle molle.

"Lou, scusami" bofonchiò il ragazzo contro il suo collo, facendogli il solletico. 
L'altro gli strofinò delicatamente la vita, cercando qualsiasi strategia per confortarlo. "Tranquillo, Haz" sussurrò "respira piano e seguimi: dentro" inspirò profondamente, sorridendo quando vide l'altro imitarlo "e fuori" soffiò forte, mentre con un sonoro sbuffo anche il riccio rilasciava tutta l'aria imprigionata nei polmoni. "Bravissimo!" lo lodò e, contemporaneamente, si inorgoglì, pensando di essersi comportato egregiamente anche in una situazione non particolarmente semplice. Gli lasciò un bacio sulla guancia, chiedendo ciò di cui non sapeva se volere una risposta. "Ne vuoi parlare?"

Harry scosse velocemente la testa, facendo rimbalzare i ricci dappertutto, i quali colpirono anche il naso di Louis, che disse: "Va bene, ma stai più attento al mio perfetto nasino alla francese, altrimenti ti taglio quella criniera!" Con un'espressione particolarmente indignata sul volto, stava ovviamente scherzando, sperando che il momento critico fosse passato, e che potessero tornare a parlare normalmente.

Il più giovane lo spintonò, molto serio. "Starò lontano dalla cosa che hai in faccia, ma tu non provare ad avvicinarti con un paio di forbici, altrimenti, con una mossa da vero ninja quale sono, te le strappo di mano e ti recedo direttamente quest'ultima. È successo che me lo facessero, e non è stata un'esperienza piacevole" concluse mogio, abbracciandosi come a proteggersi.

Louis, avendogli già visto fare questo movimento, gli afferrò delicatamente i polsi, appoggiandoli invece sul suo collo, in modo tale che si aggrappasse a lui e non a se stesso. Voleva che vedesse in lui una persona a cui appoggiarsi e a cui raccontare ogni cosa, perché diventasse più sicuro e a suo agio con tutto ciò che aveva da raccontare, e che, forse, aveva nascosto alle orecchie di tutti per molti anni.

"Dai, adesso me lo dici! Hai deciso di rimanere in silenzio sull'altro, ma non puoi scappare a tutto!Dunque, parla, oppure ti estorcerò tutto ciò che voglio sapere con la forza!" emise un verso indecifrabile, a metà tra una risata malefica e l'abbaiare di un cagnolino.

Harry rimase qualche secondo in silenzio, riflettendo sull'assurda situazione in cui si trovava: stava chiacchierando amabilmente con la sua prima crush in macchina, aveva avuto un attacco di panico per un proprio e lontano pensiero, la sua crush l'aveva abbracciato (come piaceva a lui), si era lamentato di forbici e capelli, rievocando alla memoria stupidi ricordi e si era trovato nuovamente tra le braccia della sua crush.

Stava bene, tra quelle braccia. Erano perfette, magre ma muscolose, forti ma delicate, e si adattavano nel migliore dei modi al suo corpo. Se fosse stato per lui, non si sarebbe mai spostato. 
Da quella posizione, oltretutto, con il volto spiaccicato contro il suo collo, poteva sentire il profumo dolciastro dell'altro, che gli ricordava le giornate al mare e le caramelle mou.

Può un odore condurre a situazioni così distanti e, forse, astratte? L'autrice non ha dubbi sulla risposta: ad Harry è appena successo, dunque è possibile.

"Va bene" esalò infine "visto che non ho voglia di essere torturato da te, ho intenzione di raccontarti cosa è successo, anche se non è bello: ci sono parti di me che nessuno conosce, ad esempio, di questo aneddoto, ho parlato solamente a Liam e a Niall, dunque ritieniti molto fortunato."

Louis appoggiò la schiena contro il lato della macchina, trascinando con sé il corpo di Harry, e concentrandosi sulla narrazione, e sperando di riuscire a capire tutto, poiché sembrava che il riccio non volesse assolutamente spostare la testa dal suo collo.

"Ero al primo anno di liceo, non ero molto bello e l'unica cosa che riuscivo a sopportare del mio corpo erano davvero i miei capelli. Propriamente, non mi facevano impazzire, ma era un mio tratto particolare, ciò che mi rendeva diverso, quindi li portavo lunghi con orgoglio." Si appoggiò maggiormente all'altro, facendosi pervadere dal suo calore. "Nella mia classe c'era questo tipo strano, altissimo e magrissimo, parlava sempre quando non era interpellato e, sfortunatamente, era l'unica persona che 'conoscevo' che prendeva il pullman con me. Per un po' di tempo è andato tutto bene, lui parlava ed io facevo finta di ascoltare, non realmente attratto da ciò che usciva dalla sua bocca, ma un giorno, quando l'autobus era completamente vuoto, si avvicinò a me e disse qualcosa del tipo 'vorrei avere i capelli come te' e io non vi prestai attenzione. In un battito di ciglia, o, meglio, in una sforbiciata, una ciocca riccia era sul pavimento, ed io non riuscivo più a parlare." Louis gli strinse la vita, schiacciandoselo addosso. "Quando scesi dal pullman me li tagliai completamente, ma i miei occhi erano pieni di lacrime, e mi vedevo come l'essere più brutto di sempre. Trovai un modo per non avere più contatti con quel ragazzo, ma ancora non mi spiego il gesto che ha compiuto."

Il maggiore sospirò, triste di avergli rammentato questo, da quel momento sarebbe dovuto stare attento anche al tipo di battute che avrebbe fatto. "A volte le persone fanno cose. Il che è normale, ma ogni azione è dettata da un impulso del cervello. C'è chi è in grado di fermare questo istinto e chi invece no, arrecando, talvolta, disturbi, dolori o disgrazie a qualcun altro. Sinceramente, secondo me, stavi benissimo anche con un'acconciatura più corta, e ciò che ha fatto quel ragazzo non è giustificabile, ma magari era davvero invidioso, e voleva solo essere simile a te, piccolo Hazzie!"

"Io non sono piccolo!" commentò il riccio, bofonchiando e mangiandosi qualche capello dell'altro. 
"Shh, sto parlando all'Harry di prima liceo."

Gli occhi dell'interpellato brillarono qualche secondo nell'oscurità del suo nuovo rifugio, e da essi cadde una lacrima che gli percorse l'intera guancia, per poi schiantarsi contro il tessuto della sua maglietta ed essere assorbita. Sarebbe stato davvero bello se davanti al suo 'io' di quell'anno fosse comparso Louis, che si stava immaginando vestito con un'armatura da perfetto cavaliere, e gli avesse rivelato nuovi segreti.

"Sei bellissimo, Haz; non lasciare che questi brutti ricordi influiscano sui miei fantastici scherzi!" 
Sentì il collo, il petto, e tutto il resto del corpo vibrare, contagiato dai singhiozzi che Harry stava emettendo. 
Gli prese il mento tra le mani, e lo fissò intensamente negli occhi, fotografando la sfumatura di verde più emozionante di sempre, così intensa. "Ma cosa fai?" chiese, notando che erano lucidi, nonostante il suo corpo fosse scosso da risa "Stai ridendo o stai piangendo?"

Il più alto non rispose, riaffondando la sua faccia contro il suo collo. 
Louis sospirò rassegnato, amando già tutto quello. 
Poi, volse lo sguardo alla volta celeste, sussultando accorgendosi del colore blu scuro che aveva assunto. Le stelle erano luminose, e poteva distinguerne facilmente alcune, che si univano, secondo forme inventate dall'uomo, in figure leggendarie e particolari. Un giorno, avrebbe portato Harry ad osservarle.

Sentì i loro stomaci gorgogliare contemporaneamente, segno che era realmente giunto il momento di mettere qualcosa sotto ai denti. 
"Ehi, tesoro" i cuori di entrambi batterono più veloci nel petto, sincronizzandosi "ti va ancora di venire a casa mia, vero?" 
"Sì" Harry si raddrizzò, offrendo un sorriso  "e sono ancora dell'idea che cucinerò per te, così da fare provare sulla tua pelle le mie prodezze culinarie." 
"Sicuro sicuro?" domandò incerto "Non vuoi proprio prendere qualcosa d'asporto e sederti sul divano con un bel film alla TV?" 
Ancora, un accenno negativo del capo. "Possiamo farlo anche con prodotti freschi e cotti dal sottoscritto!"

"Fantastico, perché, in questo caso, dobbiamo anche fare la spesa" commentò ironico Louis, felice, però, che l'altro avesse riacquistato un po' di entusiasmo. "Fortunatamente sono previdente, e ho parcheggiato proprio davanti ad un supermercato aperto ventiquattr'ore su ventiquattro."

Percependo l'espressione esterrefatta dell'altro, gli fece fare un giro di centoottanta gradi, permettendogli di vedere alle sue spalle. Harry spalancò ancora di più la bocca, scoppiando a ridere fragorosamente. 
Confidando che a quell'ora nessuno invadesse i negozi, allacciò la sua mano a quella di Louis, iniziando a correre verso la sua meta. "Andiamo a caccia degli ingredienti!"

"Haz, vai piano, che io sono vecchio e non riesco a starti dietro!" ansimò Louis alle sue spalle, facendosi trascinare, ebbro di felicità. 
"Hai appena corso per novanta minuti, quindi sei in forma, hai 28 anni, dunque sei nel pieno della tua giovinezza, e sei con me, quindi non puoi nemmeno immaginare di essere stanco" argomentò il riccio elencando tutto ciò che gli passava per la mente. Poi, inciampò nei propri piedi e se non fosse stato per due forti braccia (quelle che amava tanto), sarebbe caduto. I loro occhi si incrociarono per un secondo, e iniziarono a ridere convulsamente.

"Non credo che ci facciano entrare" affermò convinto il ragazzo dai capelli color caramello "potrebbero scambiarci per ubriachi!" 
"Oddio, poi chiamerebbero la polizia e domani uscirebbe un articolo che dici più o meno questo: 'Ieri sera, i cantanti Harry Styles dei Many directions e Louis Tomlinson, sono stati arrestati in un supermercato per aver fatto la spesa fatti di risate' sarebbe fantastico, nessuno ci prenderebbe più sul serio se ci vedesse in questo momento!" cercò di ristabilizzarsi, e varcò la soglia del negozio, seguito da Louis immediatamente dietro.

"Avevi in mente di farmi assaggiare qualcosa di particolare?" indagò il più basso, dopo aver incastrato le loro dita, nascosti dagli scaffali e dalle corsie vuote. 
"Mhh" rifletté il riccio, mentre questo verso si andava a sommare al perpetuo ronzio delle celle frigorifere "in realtà sì, ma non so se ti piace, dunque devi dirmi se ogni ingrediente ti piace."

Louis fece dondolare il cestino che aveva afferrato all'ingresso in cui riporre gli oggetti e le loro mani unite, fino a che non venne colto da un'improvvisa idea, atta solamente a soddisfare la sua curiosità nello scoprire di che piatto si trattasse. "Ma se separati mi piacciono ed insieme no?" domandò innocente.

"Ti assicuro che è qualcosa che tutti apprezzano, e nessuno può odiare" lo rassicurò il riccio, mentre adagiava sul fondo del loro mini-carrello una confezione di spaghetti. "nel caso tu non lo volessi, comunque, potrei mangiarlo io" scherzò. 
"Sei un mostriciattolo!"

Harry fece finta di non aver udito il suo commento, scandagliando, invece, una mensola sulla quale erano disposti ordinatamente pacchetti di sale fino di marche diverse. "Piuttosto, sei davvero sicuro che casa tua non hai davvero nulla?!"

"È da alcuni mesi che non la utilizzo veramente, ci dormo, mi lavo ma non mi fermo mai più di una notte, perché passo tutto il mio tempo in studio e non ho tempo di tornare nell'appartamento per mangiare." 
"io la trovo una cosa davvero assurda" stabilì il riccio, scegliendone finalmente una scatola a riponendola di fianco alla pasta nel cestino. "Come fa a non esserci nemmeno il sale, nella tua cucina?"

"L'avevo finito prima di trasferirmi per un po' di tempo a Los Angeles, e quando sono tornato non avevo necessità di utilizzarlo, quindi di comprarlo." Sentì un rumore profondo provenire dalla pancia di Harry. "Per velocizzare la nostra spesa, proporrei, pur non sapendo ciò che la tua testolina ha architettato, che io vada a cercare ciò che tu mi dici che devo prendere."

"Okay" acconsentì l'ideatore, mugugnando "dunque..." altra pausa di riflessione "avrei bisogno di una confezione di uova e un po' di pepe nero." 
Louis fece scivolare via il suo palmo, seppur a malincuore e dopo avergli lasciato una veloce carezza lungo il braccio. "Vado, ci vediamo alla cassa" enunciò, dirigendosi verso il reparto giusto.

Harry guardò in giro, dimenticandosi per un momento della cena, assaporando quella serata pazza ma che gli aveva davvero riscaldato il cuore. Ciondolò tra le varie corsie, arraffando velocemente tutti gli ingredienti che gli mancavano, e, in poco tempo, stava passando gli oggetti a Louis, che, uno alla volta, li registrava sul nastro della cassa automatica, il quale leggeva i loro codici. L'intero processo avvenne in silenzio, fino a quando stavano camminando verso la macchina, ed il riccio si accorse che aveva pagato l'altro.

"Comunque potevi lasciare il conto a me, dopotutto sono stato io ad avere questa idea, tu mi stai portando a casa tua e addirittura ospitando." Commentò Harry, sentendosi leggermente in colpa, non per il costo in sé, ma per non averci neanche pensato. Si ritrovò a pensare che Louis era davvero una bellissima persona, sempre gentile con tutti. Stava benissimo con lui, per il suo comportamento nei suoi confronti, e voleva che quella sera non sarebbe mai finita.

"Ho proposto io la maggior parte delle cose, sono del parere che un giorno sarà il tuo turno." La stretta si fece più ferrea, mentre i loro sorrisi si allargarono ancor di più. 
"Bene, ora andiamo a casa perché ho proprio fame!" esclamò poi, dopo che entrambi avevano preso posto sui sedili davanti, la spesa era perfetta in quelli posteriori, e le loro mani erano ancora allacciate.
 

   
 
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