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Autore: Crudelia 2_0    15/01/2020    3 recensioni
Bussa alla tua porta dopo quelli che ti sono sembrati secondi troppo, troppo brevi.
Vi scambiate saluti e formalità privi di importanza, inudibili sotto il rombo nelle tue orecchie. Poi un’affermazione infrange quel vetro, l’ultima tua protezione.
“Dovreste togliervi la veste.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
 



"La conosci la leggenda del cavaliere errante e della sua stella?"
"No."
"C'era un cavaliere a cui apparteneva una stella, e lui apparteneva solo a lei. Ma un giorno la perse."
"Perché?"
"Perché spuntò il sole, che è più luminoso."
"Te lo stai inventando."
"Certo che no."
"E invece sì!"
"Che diffidente, non mi credi mai."
"E va bene, va bene. Continua."
"Dunque, il cavaliere perse la stella e fu condannato a viaggiare finché non l'avrebbe ritrovata."
"Se davvero gli apparteneva come faceva a non trovarla?"
"Dimentichi il sole. Lui impediva al cavaliere e alla stella di trovarsi."
"E perché?"
"Era geloso del loro amore. Il cavaliere la cercava di giorno, la stella lo cercava di notte."
"Non si trovarono mai, allora?"
"Fu la luna ad aiutarli. Dopo molti anni fece scendere la stella sulla terra per incontrare il cavaliere a metà strada."
"Si riunirono?"
"No."
"No?"
"Era passato troppo tempo, il cavaliere era ormai troppo vecchio. Spirò prima che la stella riuscisse a trovarlo."
"Ma è una storia tristissima! Antonio, perché me l'hai raccontata?"
"Perché c'è una morale."
"Ovvero?"
"Si dice che la stella non abbia mai smesso di cercare il suo cavaliere, ad ogni uomo e donna chiede sue notizie, spingendo tutti a cercarlo."
"E allora?"
"E allora io penso di esserci riuscito."
"Ad aiutare la stella?"
"No, a trovare la mia."
"Lo vedi, te l'avevo detto che te lo stavi inventando."
 
 
 
La musica galleggia nell'aria mentre il sole si spande tra il profumo di fiori e riflette sugli abiti chiari facendoti socchiudere gli occhi.

L'emozione che ti stringe da questa mattina sta iniziando a diradarsi lasciando lo stomaco più leggero e i polmoni liberi di dilatarsi.

"Sei stanca?" La voce arriva dietro di te e sorridi non appena la senti.

Reclini il capo all'indietro, certa della sua posizione, appoggiandoti alla sua spalla.

"No." È bello potersi permettere gesti così liberi. Forse qualcuno darà la colpa al troppo vino bevuto, ma avresti fatto la stessa cosa in ogni situazione.

Ora che hai imparato a lasciarti andare, ora che hai imparato a non sopprime le emozioni, ora che hai imparato che l'amore non è solo agonia.

Ti volti fra le sue braccia scontrandoti con i suoi occhi color del cielo.

"Un tempo mi avresti invitata a ballare." Sorridi con un velo di malizia.

"Un tempo ti avrei baciata davanti a tutti rubando la scena a tuo fratello." È la pronta risposta mentre le sue mani si fanno strada sulla tua vita e iniziano a guidarti in mezzo al circolo di nobili e piroette.

Ti scappa una risata mentre ti riporta con lieve prepotenza vicino al suo petto. Un po' troppo vicino.

"Antonio ci stanno tutti guardando." Ma il sorriso resta lì, fisso, sulle tue labbra.

"Dovremmo dargliene una ragione, allora." Ti soffia sulla bocca.

Tanto, troppo vicino.

Troppo, troppo desiderabile.

"Non è il caso." Sussurri, i brividi nonostante il sole.

Chiude gli occhi e appoggia la fronte alla tua, sospirando come se trattenersi gli costasse tutto l'autocontrollo che si è da sempre imposto.

"Se mi guardi così."

Sorridi, perché non sai come lo stai guardando. Ma se nel tuo sguardo c'è anche solo una piccola parte dell'amore con cui i suoi occhi ti seguono non puoi che esserne felice.
 
 
 
"Signora Marchesa, non so se va bene, il dottore ha detto-"

"Ma lui non c'è." Ti provoca una leggera ebbrezza non obbedire ai suoi ordini.

"Ma uscire." Amelia si torce le mani. "Insomma, non fa mica ancora caldo."

"Se non lo verrà a sapere non dirà nulla." Ti sistemi lo scialle ed esci nei giardini con il passo leggermente meno sicuro di quanto vorresti.

Sei stata chiusa nella tua camera per una settimana e finalmente ti senti meglio. Non ne puoi più delle attenzioni che tutti continuano a rivolgerti.

O meglio, di tutte le attenzioni che non siano le sue.

I primi giorni ti è rimasto così vicino che quando è ritornato alla normalità, ricordandoti che ha altri pazienti e, soprattutto, un'altra casa, la sua assenza ti è sembrata all'improvviso irragionevole.

Vederlo è una boccata d'aria fresca, ma oggi hai deciso di contravvenire alle regole: sai che è impegnato per buona parte del pomeriggio, se sei fortunata lo vedrai verso sera.

Hai un libro con te, ma non hai veramente intenzione di leggere. Cammini finché la luce del sole non si fa obliqua e decidi di sederti ad ammirare il cielo che diventa sempre più rosso.

L'aria inizia a raffreddarsi, ma ancora non decidi di rientrare.

"Non saresti dovuta uscire."

Non ti eri accorta ci fosse qualcuno, e sì che aspettavi il suo arrivo con la trepidazione di una bambina.

Sorridi davanti alla sua smorfia di rimprovero, che non regge.

"Pensavo di averti lasciata in buone mani."

"È stata una mia idea." Ammetti a discolpa di Amelia che ha davvero provato a non farti uscire.

Prende la mano che gli stai porgendo e, invece che baciarla, ti tira in piedi contro il suo petto.

"Non avevo dubbi." Sussurra con il volto immerso nell'incavo del tuo collo.

Gli circondi i fianchi con le braccia, stringendolo a te.

"Sto bene." Dici strofinando la guancia sulla sua camicia profumata di bucato.

Si discosta quel tanto che basta per guardarti negli occhi, attentamente e a lungo.

"Siete così apprensivo con tutti i vostri pazienti, dottore?" Sbuffi esasperata.

"Solo con quelli a cui tengo di più."

Ti senti sempre disarmata davanti alla sua capacità di esporre i sentimenti più imbarazzanti con quella semplicità d'animo che tanto lo contraddistingue.

Affondi di nuovo il viso nel suo petto per nascondere le tue guance rosse, ma dalla risata che senti vibrare sotto le orecchie sai che se n'è accorto.

Rimanete immobili e abbracciati a respirare il fiato dell'altro finché nel cielo non iniziano a comparire le prime stelle, consapevoli che ciò che state vivendo è l'unica cosa di cui avete bisogno e che vi basta.

"Antonio." Rompi il silenzio muovendo le mani, ora fredde, sulla sua schiena. "Vorrei che tu venissi al matrimonio di Fabrizio con me."

Non hai il coraggio di guardarlo. Ancora mascheri le richieste con gli ordini, anche con lui, che non è mai stato in grado di rifiutarti nemmeno un sorriso.

Fa un passo indietro e tu alzi gli occhi. Le sue mani ti percorrono spalle e braccia fino ad arrivare alle dita, che intreccia con le sue.

"Hai le mani fredde." Dice mentre inizia a baciarti i polpastrelli.

"Antonio?" Sei leggermente allarmata, adesso. Non ti piace quando prende tempo prima di rispondere alle tue domande.

Sospira. "Non posso."

"Scusa?" Alzi le sopracciglia.

"Io non-"

"E perché?" Lo interrompi, consapevole del tuo tono altero.

Si passa una mano fra i capelli e fai un passo indietro tu, questa volta, sciogliendo le vostre mani.

Prenderesti il libro e torneresti indietro se non fosse che le sue mani si riappropriano svelte delle tue.

Lo guardi stringendo le labbra e cercando di sopprimere la voce del tuo cuore che urla di gettargli le braccia al collo e supplicarlo.

Se non fosse per quell'orgoglio che, testardo, continua a frapporsi tra di voi.

"Anna, sai che è tutto ciò che vorrei, ma-"

"Se è tutto ciò che vuoi allora fallo."

Non ti piace la condiscendenza che c'è nel suo sguardo.

"Non sono nobile, non sono tuo marito e no-"

"E non mi interessa." Lo guardi risoluta, decisa a chiarire una volta ancora e per l'ultima volta che le barrire che incontrerete d'ora in poi dovrete superarle insieme e non farvene dividere.

"Se tutto ciò che è successo..." Prendi fiato, ingoiando il groppo in gola che rischia di soffocarti. "Se ciò che è successo per te non ha significato nulla, io..." Ti guardi attorno cercando parole che non trovi.

Parole che non troverai mai perché le sue labbra sono all'improvviso sulle tue, baciandoti fino a toglierti l'aria.

"Qualsiasi cosa." Ti soffia sulle labbra. "Ma non andartene."
 
 

 
"Madre, vi siete sposata per amore?"
"Mi sono sposata perché era mio dovere."
"Io mi sposerò solo per amore."
"Sei ancora una bambina, Anna. Ora torna a ricamare."
"Si dice che ci si accorge di amare una persona solo quando si rischia di perderla."
"E chi ti dice queste sciocchezze?"
"Nessuno..."
"Spero che tu non abbia preso di nuovo libri che non ti competono."
"No, madre."
"Bene."
"Io comunque non aspetterò che sia troppo tardi-"
"Anna."
"E se dovesse succedere farò in modo di rimediare!"
"Smettila di parlare di argomenti che non ti riguardano! E ora continua."
 
 
 

 
Elisa e Fabrizio non smettono di ballare, gli occhi che brillano di riflesso alle mille candele.

Continui a sentirti in colpa per aver cercato di ostacolare il loro amore in ogni modo, ma provi a relegare il pensiero in un angolo della mente. In una serata così lieta non vuoi adombrarti, ma continua a venire a galla un dubbio: se Fabrizio non avesse salvato la vita al re e ottenuto il suo consenso stareste ora festeggiando o saresti sola a rimpiangere il fratello che come unico difetto aveva quello di farsi guidare dall'irruenza?

Antonio ti distrae dai tuoi pensieri avvicinandosi con l'ombra di un sorriso sulle labbra.

"È stata una bellissima festa." Ha il cappello tra le mani, che rigira.

"Lo è." Scegli volutamente il presente.

"Devo andare..." Stringe le labbra, tentennando.

"Ti accompagno." Ti infili svelta in quel silenzio, iniziando a camminare al suo fianco.

Camminate in silenzio fino al cortile: tu in attesa che le parole lascino la sua bocca, lui alla ricerca del coraggio per farle uscire.

Che poi lo sai te lo dirà comunque, le dinamiche fra voi sono consumate come vecchie pantofole in cui ci si immerge con sollievo.

Siete arrivati alla tenuta insieme, tornerà alla casa al lago cavalcando.

"Anna." Inizia mentre prende tra le mani le briglie.

"Sì?"

"Perché ridi?" Corruga la fronte davanti al tuo sorriso.

"Aspetto la tua audace confessione, dottore." Ora ridi davvero, perché adori metterlo in imbarazzo e il sorriso di dolce rimprovero che ne consegue.

"Pensavo che voi Ristori foste nobili d'animo, invece sono qui a sentirmi sbeffeggiare." Non c’è cattiveria nel suo tono.

"Suvvia, non esagerare." Ma continui a sorridere mentre accarezzi il suo braccio fino ad arrivare alle dita calde che intrecci con le tue.

"Anna."

"Dimmi, Antonio."

La sua mano ti accarezza il mento fino a far incontrare i vostri occhi. Così azzurri, così profondi. Passeresti la vita ad annegarci dentro.

"Ho sbagliato molte cose-"

"Non c'è bisogno di parlarne. Non più." Lo interrompi poggiando delicatamente le dita sulle sue labbra.

"Lasciami finire." Ti soffia sul palmo sul quale appoggia un bacio.

Apri la bocca per ribattere, ma questa volta è lui ad interromperti. Non con i gesti, ma con parole che ti svuotano i polmoni.

"Voglio sposarti."

Lo guardi con gli occhi sgranati cercando di ricordare come muoverti per far entrare l'aria dalle narici.

Continui a sentire le sue parole.

Voglio sposarti.

Sposarti. Sposarti. Sposarti.

Ad ogni eco un battito furioso del tuo cuore.

Non pensavi sarebbe mai successo.

Hai già pensato che sia possibile morire dalla troppa felicità, ma adesso sai che sta succedendo.

È solo quando lui si sporge verso di te che capisci che sta aspettando una risposta.

"Va bene!" Forse lo dici, forse l'hai solo pensato, forse le parole sono ingoiate dal rumore delle tue braccia che circondano il suo collo con un impeto che una donna del tuo lignaggio non dovrebbe mai mostrare.

Lo baci sulle labbra, che hanno il sapore del sollievo.

Sposti le mani sulla sua schiena mentre le sue ti circondano la vita portandoti più vicina, fino a far combaciare i ritmi dei vostri cuori che scalpitano.
 
Non torna a casa quella notte.

La tua stanza accoglie i sospiri del vostro amore, ancora clandestino, ma libero dalle ombre del passato.

Il tuo cuscino ospita i tuoi capelli disordinati, muto testimone delle notti che hai passato in lacrime.

Il tappeto si ricopre silenzioso dei vostri abiti troppo pesanti e troppo d'ostacolo per la vostra pelle che non chiede altro che non sia il contatto con le vostre mani .

La luna vi lascia stanchi e assopiti, il sole vi saluta con i suoi raggi dispettosi insinuandosi tra le lenzuola stropicciate e la pelle macchiata di morsi.

Ti svegli perdendoti nei suoi occhi che sono il tuo cielo personale e, questa volta, sai che sarà per sempre.
 
 
 
"Antonio?"
"Sì?"
"Ho ritrovato la mia stella."
 



 
 
 
Ed eccoci arrivati alla fine, ed è con tristezza che lascio questo capitolo.
Ho faticato non poco a scrivere questo capitolo e già so che mi mancherà scrivere su di loro. Comunque, è così che mi piace pensarli: felici e fiduciosi nel futuro, prima degli eventi della seconda stagione che ha snaturato i loro personaggi e il loro rapporto.
Per finire, ringrazio chiunque abbia inserito la storia fra le preferite, ricordate e seguite e, in particolar modo, a chi ha recensito. Se sono arrivata a questo punto è soprattutto grazie a voi.
Un grande abbraccio,
Crudelia
 
 
   
 
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