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Autore: Master Chopper    17/01/2020    1 recensioni
Un'altra misteriosa Hope's Peak Academy sembra essere apparsa, a qualche anno dalla morte di Junko Enoshima e dalla vendetta della Future Foundation. I suoi studenti sembrano aver vissuto una vita normale, fino a quando circostanze misteriose li trascinano in una prigione nel cielo dove sembra non esserci via d'uscita.
L'unica strada è verso l'alto, non si può più toccare terra. Cosa li attende sopra le nuvole: la speranza o solo un'immensa disperazione?
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto Naegi, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Danganronpa FF Project'
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Danganronpa  FanFiction

Limbo of Despair

Chapter 6: I Had A Dream Of Us In A Perfect World

(Part 1)  Daily Life

 

Questa volta niente sogni o ricordi accompagnarono l’inizio di un nuovo capitolo della vita di Nashi.

Una porta si era aperta nella parete di quella maledetta stanza, così assieme agli altri era potuto fuoriuscire nel vero e proprio Quinto Piano.

Quinto Piano: quelle due parole avevano perseguito il loro viaggio causando solo sventure e pene.

In realtà però, si rivelò essere incredibilmente insoddisfacente.

 

“ Tutto qui !” Sbraitò Amari quando ebbe provato ad aprire inutilmente l’ennesima porta.

“ Ci sono sei porte in questo corridoio: due sono dei bagni, da una siamo appena usciti, e ben tre sono bloccate! Che senso aveva arrivare fino al Quinto Piano, allora ?!”

In uno scatto d’ira sferrò un calcio alla parete, per poi voltarsi ed accasciarsi tristemente alla porta. Priva di forze come tutti, si arrese a contemplare il soffitto. Persino quello era banale.

Ebisawa e Nishizaka riprovarono ad aprire le famigerate tre porte bloccate, mentre Kirigiri cercava qualche passaggio segreto o magari anche un display sul quale inserire un codice. Tutto fu vano, così Zetsu e Takejiro poterono solo osservare abbattuti quel vano risultato.

Nashi intanto era seduto per terra, con la testa di Zayasu sulle gambe.

Tremava dal nervosismo, ma almeno una soddisfazione era stata donata loro contro ogni aspettativa: degli antidolorifici ed una pomata per le ustioni.

Probabilmente il silenzioso mastermind aveva deciso di essere generoso nei confronti di qualcuno che non si sarebbe dovuto rimaner coinvolto nell’esecuzione di Lilith.

- Lilith… Akagi…- Pensò che non avrebbe mai voluto tornare nell’ultima sala del processo, dove ancora si respirava un orrendo olezzo di sangue e morte.

Ovviamente si aspettava che non appena avrebbero preso l’ascensore, i corpi in quel piano sarebbero scomparsi, e con loro la testimonianza di un’intera giornata passata a discutere per salvarsi la vita.

Riguardò l’e-Handbook: doveva esser da poco sorto il sole, là fuori.

 

Arresi tutti all’evidenza, si riunirono di fronte alle porte del bagno.

“ Cosa facciamo con lui? Non ha ancora ripreso i sensi.” L’Ultimate Liar aveva scortato il corpo inerme di Zayasu fin lì.

“ P-Però respira, è questo l’importante.” Notò Nishizaka, la quale aveva aiutato Nashi a controllare regolarmente che le funzioni vitali del ragazzo non fossero mai cessate. “ Devono aver attivato una specie di salvavita per evitare di uccidere anche lui involontariamente.”

“ Wow, che gentili …” Zetsu fece sentire tutto il suo riconoscimento con un sospiro stizzito.

“ Comunque sia, portiamolo in camera e continuiamo ad usare questa pomata fin quando la ferita guarisce.”

“ E se non si dovesse risvegliare più ?” Lo interruppe il corvino, con una nota di preoccupazione nella voce.

“ Se fosse… che ne so, caduto in coma ?”

Kirigiri gli posò una mano sulla spalla, spingendo lui assieme all’albino in bagno: “ Non dire sciocchezze. Si riprenderà, dobbiamo solo attendere… ho visto diversi casi di folgorazione, ed è normale che rimanga svenuto per un po’. Se si svegliasse, sarebbe solo peggio per lui in fondo.”

E con quelle ultime parole, la detective riportò alla mente dei presenti  quale tragedia fosse avvenuta negli ultimi istanti prima che l’Ultimate Fanfiction Writer perdesse i sensi.

La morte di Lilith, strappata dalle sue braccia quando niente sembrava poterli separare, e per di più per colpa di un capriccio degli orchestratori di quel gioco: chiunque, se si fosse trovato nei suoi panni, avrebbe sicuramente preferito un sonno eterno a quella atroce realtà.

“ Spero stia sognando proprio Lilith, adesso… di essere ancora insieme a lei.” Una lacrima addolorata e solitaria percorse la guancia di Nishizaka, ma la ragazza badò presto ad asciugarsela.

Di comune accordo, i quattro ragazzi rimasti accompagnarono Zayasu in camera sua, al Primo Piano.

 

Dopo averlo adagiato nel letto con gli antidolorifici e la pomata affianco nel caso si svegliasse, si riunirono alle restanti sopravvissute nel Salone.

“ Avete notato che adesso ci è possibile esplorare il Sesto Piano ?” Chiese Kirigiri, sorprendendo i ragazzi.

“ Mi chiedo cosa ci troveremo lì. D’altronde, è l’ultimo piano secondo quel maledetto ascensore.” Borbottò Ebisawa, per nulla entusiasta come le prime volte di visitare una nuova sezione della torre.

Volenti o nolenti, era ovvio che comunque ne sarebbe valsa la pena.

“ Ehi… perché prima non facciamo colazione ?” Rivolgendo ai suoi amici un sorriso stanco, ma ugualmente carico di gentilezza, Amari indicò i tavoli.

Con tempismo perfetto, la pancia di Nashi brontolò. Forse era stato il semplice richiamo del cibo, ma i due giorni di digiuno si erano ormai fatti sentire.

“ Mi sembrava un sì !” Ridacchiò Zetsu, prima che anche il suo stomaco mandasse lo stesso segnale.

 

Si sedettero tutti e sette ad un tavolo, con davanti la più abbondante colazione che avessero mai fatto.

Dopo essersi rifocillati a sazietà, qualsiasi cosa sembrava possibile. I loro visi smunti ed affaticati erano improvvisamente diventati più luminosi, irriconoscibili.

Il bruno pensò con orrore a cosa sarebbe successo se fossero rimasti prigionieri lì su ancora per qualche altro giorno.

- Inevitabilmente qualcuno di noi sarebbe morto… ma Akagi ci ha risparmiato da questo dolore.- Dedicò un triste sorriso al suo amico, ripensando a quanto fosse stato importante quel suo gesto disperato.

Quando la sazietà lasciò posto ad un silenzio di riposo, Nishizaka fu la prima a prendere parola per rompere il silenzio.

La sua voce tremava appena: “ Ragazzi… ora che siamo rimasti solo noi… non succederà più niente di male, vero ?”

Gli sguardi di tutti rimasero proiettati nel vuoto, come se quella semplice domanda, quasi retorica, avesse messo in difficoltà le menti così stanche dei presenti.

“ No !” Sorprendentemente, Ebisawa rispose con vigore, accompagnando il suo sguardo di grinta sbattendo il pugno sul tavolo.

“ Masuku lo voleva, Umezawa lo voleva, Kumagai lo voleva, Lilith lo voleva ed anche Akagi lo voleva… volevano tutti loro che smettessimo di dare corda a questi maledetti Ultimate Despair! Non ha senso fare il loro gioco: dobbiamo pensare solo a salvarci ed uscire di qui, ma insieme.”

Il radio host era più determinato che mai, e quando ebbe finito di parlare spalancò un sorriso così sicuro e gioioso da riempire il cuore di tutti con solo speranza. Amari gli saltò al collo, abbracciandolo e riempiendolo di baci entusiasti.

“ Che bello! Che bello! Che bello !”

Persino a Takejiro venne strappata una sincera risata.

“ Tutto bene, Nashi ?” Domandò ad un certo punto Nishizaka, accorta di come l’Ultimate Memory fosse stranamente troppo serio.

Lui, sentendosi chiamare, quasi si risvegliò da uno stato di trance.

“ Eh ?!” Arrossì all’istante per il modo in cui aveva sussultato davanti a tutti i suoi amici.

“ Ehm, e-ecco… sì, certo che lo credo anch’io.”

“ … però? C’è un “però” nella tua prossima frase, vero ?” Zetsu lo incitò a proseguire dandogli un colpetto con il gomito.

“ Eh? Un pero ?” Domandò stupita Amari.

 

Piuttosto che rispondere, il bruno sollevò semplicemente lo sguardo verso la sua compagna dai capelli lilla, seduta per coincidenza proprio di fronte a sé.

“ Però credo che sia arrivato il momento che tu ci dica tutto ciò che sai, Kirigiri. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo basarci su di un rapporto di fiducia, e non c’è fiducia se non ci diciamo tutto quello che possiamo.”

L’Ultimate Detective annuì senza aspettare nemmeno un secondo: probabilmente aspettava da tempo che proprio Nashi gli dicesse quelle parole.

“ Cosa volete sapere ?”

Era come se davanti ai ragazzi si fosse aperto un libro su di un argomento di cui avevano disperato bisogno di sapere, così tutti si sporsero verso di lei in fermento.

Incominciò Takejiro: “ Ripeto la domanda di Akagi, sperando che adesso tu sia pronta a rispondere… cosa ci facevi infiltrata alla Second  Hope’s Peak Academy ?”

Durante il Processo di Classe la ragazza aveva rivelato solo un’informazione rapida: il motivo della sua infiltrazione coincideva con il motivo per cui erano stati tutti rapiti.

“ Immagino voi non sappiate cosa sia il Progetto Izuru Kamukura… d’altronde è qualcosa che anche io ho scoperto abbastanza di recente …”

Proprio quando la ragazza ebbe iniziato a parlare, Nashi la interruppe: “ Io lo so.”

“ Izuru Kamukura, dal nome del fondatore dell’Accademia, è un progetto atto a trasformare un normale studente in un essere umano perfetto: l’Ultimate Hope. In base a quanto mi ha detto Lilith, Junko Enoshima ha sfruttato proprio questo studente per scatenare La Tragedia.”

“ Ah, così Lilith lo sapeva ...” La ragazza si dimostrò parecchio sorpresa da quella informazione, tuttavia riprese subito il filo del discorso.

“ Ebbene, ciò che ho scoperto è che mentre nella Sede Centrale mettevano in atto questo esperimento… nella Sede Secondaria stavano già da anni realizzando un simile progetto.”

 

“ Cosa, la Sede Secondaria?! Quella dove siamo stati trasferiti noi durante La Tragedia ?” Sussultò Zetsu, e per poco non cadde dalla sedia.

“ Sì: la Sede Secondaria venne fatta creare dal primo Izuru Kamukura e fu assegnata alla famiglia Tabata, la quale si è passata il ruolo di preside da ormai quattro generazioni. A quanto pare, per tutto questo tempo i Tabata non hanno fatto altro che cercare di generare anch’essi un Ultimate Student capace di rappresentare da solo la speranza per il mondo. Tutto questo però non comportava esperimenti, ma una semplice quanto complessa selezione naturale: i membri della famiglia dovevano allenare il corpo e la mente per sviluppare e coltivare quanti più talenti possibili, in modo che da loro potesse nascere lo studente capace di compiere qualsiasi cosa, un vero e proprio miracolo.”

“ Sembra il background di un protagonista di un manga shonen …” Commentò Nishizaka, non proprio convinta di quella storia: “ Ma è davvero possibile tutto ciò ?”

La risposta non tardò ad arrivare: “ Parlando proprio di miracolo, durante la quarta ed ultima generazione di Tabata sono nati addirittura… tre fratelli, degni del titolo di Ultimate Hope. Questa informazione era stata tenuta nascosta durante La Tragedia, per questo sono riuscita a recuperarla solo da dei documenti criptati di mio padre, e consegnati ad un suo amico fidato nella Future Foundation. Secondo un antico accordo tra Kamukura ed i Tabata, il preside della Hope’s Peak avrebbe dovuto monitorare lo sviluppo dell’Ultimate Hope. Purtroppo, a causa della distruzione del mondo, i cosiddetti Ultimate Hope Brothers erano rimasti nascosti nella Sede Secondaria, nascosti tra gli altri Ultimate Students per preservare la loro identità.”

“ Ultimate Hope Brothers.” Ripeté Nashi con lo sguardo perso all’orizzonte, memore di un suo vecchio sogno, o incubo.

“ Quindi tu dovevi scoprire chi erano questi fratelli? Non potevi semplicemente chiederlo al padre, ovvero il preside Tabata Hideyoshi ?” Fu la domanda di Takejiro.

“ Nessuno è autorizzato a sapere la loro identità, nemmeno noi della Future Foundation: probabilmente non volevano che si ripetesse l’incidente del Progetto Kamukura. Semplicemente il mio compito era di monitorare che tutto andasse bene… certo, ovviamente entro la fine dell’anno scolastico mi ero posta come obbiettivo quello di scoprire chi fossero. Ma …”

“ È successo quello che sappiamo.” Zetsu finì la frase per lei, non biasimandola. “ Un attacco alla Sede Secondaria. A quanto pare gli Ultimate Despair non erano stati fermati come credevate.”

L’Ultimate Detective scosse il capo con rassegnazione.

“ Il seguito non lo conosco, però posso ipotizzare cosa sia successo. Ricorderete bene il momento in cui, al termine del terzo Class Trial, Lilith è stata costretta a rivelare delle informazioni sul mastermind …”

Gli altri annuirono, interessati a dove volesse andare a parare riesumando quell’enigmatico evento, tanto discusso nei giorni passati.

“ A Lilith è stato somministrato un siero, e se la capsula è affidabile al cento percento… si tratta di un prodotto creato dalla Future Foundation, il Chesire C. !”

“ Creato dalla Future Foundation ?!” Sussultò Nashi, sconvolto da quella rivelazione. “ E perché mai dovrebbe essere in possesso di Monokuma ?”

“ La faccenda puzza… e non poco.” Nishizaka arricciò il naso, improvvisamente fin troppo diffidente e timorosa per guardare in faccia i suoi compagni.

“ Fammi indovinare.” Si intromise Takejiro, evitando altri battibecchi: “ Tu non sai come sia possibile ?”

“ So che è difficile credermi… ma la risposta è proprio questa.” Era evidente come l’Ultimate Detective stesse compiendo un grande sforzo a rivelare tutte quelle informazioni ed allo stesso tempo rimediare ad i sensi di colpa.

Un pensiero la assillava: se solo avesse detto quelle cose prima, sicuramente tutti quei morti sarebbero stati evitati.

 

“ Per guadagnarmi la vostra fiducia, vi spiegherò le proprietà di questo prodotto: il siero Chesire C. ha il potere di ringiovanire l’aspetto fisico di una persona, bloccando anche tutti i ricordi successivi al periodo nella quale la si vuole riportare. Essenzialmente si tratta di un personale viaggio indietro nel tempo.”

“ A-Assurdo !” Squittì Amari, per poi sbarrare gli occhi con molto entusiasmo e bava alla bocca. “ Un plot twist così sci-fi era davvero unexpected, ma necessario !”

“ Viaggio nel tempo ?” Ripeté intanto Ebisawa, grattandosi il capo confusamente. “ Avete creato il siero dell’immortalità e nessuno lo sapeva ?”

“ Non è proprio un siero dell’immortalità.” Spiegò zelante Kirigiri: “ Il Chesire C. riporta il corpo e la mente indietro nel tempo, ma non può reggere questo sforzo a lungo. Il suo effetto si indebolisce dopo una decina di giorni, ed entro un mese è del tutto svanito. Addirittura più un essere umano fa uso del Chesire C. e meno questo sarà efficace …”

L’Ultimate Memory stava intanto rimuginando su di un dettaglio, forse il più importante in quella spiegazione, così non si trattenne dall’esprimere il suo dubbio:

“ Kirigiri, ci stai forse facendo capire che il mastermind deve aver utilizzato questo siero su di noi, per rimuoverci qualsiasi ricordo fino all’ingresso nella Sede Secondaria, o nel mio caso fino all’attentato dopo il primo semestre ?”

Come temeva, la ragazza rispose positivamente, tuttavia nei suoi occhi brillava il lampo di un’intuizione.

“ Il tuo stesso corpo ne è una prova: sulla tua schiena sta apparendo una cicatrice di cui tu non hai memoria, proprio perché il ringiovanimento del Chesire C. è quasi terminato.”

“ Cicatrice ?!” Il più sconvolto da questa informazione fu Zetsu, il quale immediatamente cercò di abbassare la camicia di Nashi dal colletto. “ Di cosa parla? Tu non hai mai avuto una cicatrice sulla schiena !”

Il bruno non oppose resistenza, ed anzi si sfilò appena il vestito per lasciarla vedere a tutti gli altri.

Gli studenti mostrarono espressioni più e meno stupite, perché qualcuno ammise di averla notata durante la gara di nuoto in piscina, mentre altri semplicemente non ci avevano mai fatto caso.

 

Nashi, assorto nei suoi pensieri, si rivestì guardando in faccia la detective.

“ E anche tutti gli altri, che lentamente stanno recuperando ricordi del semestre alla Sede Secondaria… è segno che il Chesire C. sta per lasciare il vostro corpo.” Disse lei.

“ Quanto durerà ancora ?” Domandò l’Ultimate Liar.

“ Meno di dieci giorni, di questo passo. Questo ci fa capire che probabilmente lo abbiamo assunto circa venti giorni fa.”

“ Ho capito allora… coincide con l’ultimatum di Tabata Bussho.”

La dichiarazione del corvino, accompagnata da un mezzo sorriso colmo di agitazione, svelò quello che la ragazza cercava di dire loro da tempo.

Al tramonto del vostro venticinquesimo giorno di prigionia …” Amari citò il messaggio del mastermind risalente a qualche giorno prima.

“ Insomma, vuole ucciderci prima che recuperiamo tutti i nostri ricordi! Ma perché ?!”

“ Dev’essere successo qualcosa, durante La Tragedia… in un periodo di tempo tra l’attacco alla Sede Secondaria ed il nostro risveglio dopo esser stati privati dei ricordi.” Nashi tentò la risposta alla domanda cruciale, il suo tormento da più e più giorni.

“ Se ci ricordassimo di cosa sia successo, sicuramente sapremmo riconoscere il mastermind e porre fine al gioco !”

Nelle sue parole risuonava la speranza che tutto ciò potesse avverarsi, eppure una triste e avvilente realtà era in agguato dietro l’angolo.

“ Quindi… i mastermind hanno creato un gioco dove siamo destinati a perdere ?” Takejiro sospirò con sconforto. “ Proprio quando qualcuno di noi potrà avere la possibilità di vincere… verrà ucciso.”

Non fermandosi alla triste verità di quelle parole, a Nashi si illuminò il volto quando colse un messaggio che gli altri ancora non avevano compreso.

“ Come Lilith al termine dello scorso Class Trial, quando è stata giustiziata pur non essendo la colpevole …”

“ Già, come Lilith.” Ripeté distrattamente il corvino, per poi guardarlo incuriosito.

L’Ultimate Memory proseguì: “ Lei è riuscita a recuperare quanti più ricordi possibili prima di noi altri, eppure non sembra aver fatto nulla per fermare il mastermind. Forse non sapeva la sua identità …”

Nishizaka arricciò il naso, incerta: “ Perché mai lei non dovrebbe conoscerla? A questo punto era inutile sin dal principio cancellarle la memoria.”

“ Infatti.” Le diede ragione Zetsu: “ Dopotutto Lilith ci stava proprio per rivelare la vera identità del mastermind, alla fine del terzo Processo di Classe… altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di cancellarle la memoria di nuovo.”

A quel punto il bruno scosse la testa con vigore, contrario alle ultime parole del suo migliore amico.

 

“ Come avrete capito, La Tragedia si stava facendo sentire già da molto tempo… quindi ho pensato di levare le tende e fuggire prima di rischiare la vita con la mia insulsa classe.”

 

“ Non “di nuovo”. Lilith inizialmente aveva tutti i suoi ricordi, per questo serviva da pedina dei mastermind fin quando non hanno usato davvero il Chesire C. su di lei.”

Per quanto il suo discorso fosse acceso e carico di energia, Nashi venne prontamente interrotto da Kirigiri.

“ C’è un’altra cosa che devo dirvi di quel siero… ne esiste un’altra versione chiamata Jabberwocky, capace di riportare indietro solo il corpo ma lasciando intatta la memoria.”

Ebisawa si imbronciò: “ E quindi ?”

“ E quindi non abbiamo le prove se possa esser stato usato o no… però forse è stato assunto da Lilith, per farle riottenere l’aspetto di una liceale senza però eliminare la sua conoscenza del La Tragedia. In questo modo avrebbe svolto perfettamente il suo compito di pedina.”

Dopo aver detto ciò, si bloccò per qualche secondo in una posa riflessiva.

Mormorò qualcosa tra sé e sé, facendosi sempre più cupa, fin quando con mezza voce disse: “ Non solo. Anche il mastermind deve aver sicuramente assunto quel siero, e non il Chesire C. come noi.”

I presenti annuirono all’evidenza.

“ D’altronde è ovvio che il mastermind sappia tutto.” Aggiunse Amari, e di fronte a quella constatazione non ci fu più nulla da dire.

In quel gioco impari dov’erano finiti tutto sembrava remare contro la loro sopravvivenza, o meglio, l’esito finale pareva proprio esser destinato sin dalla partenza. Nessuno avrebbe saputo dire quale realtà fosse la meno deprimente.

Chesire C. e Jabberwocky erano solo due tasselli aggiunti in quel puzzle di follia nel quale si erano persi da tempo.

 

“ Eheh- ” Un sorriso, seppur forzato, si animò sulle labbra di Zetsu proprio nel momento più impensabile, quando nessuno sapeva come andare avanti.

“ Un colpo di fortuna può sempre capitare, non credete? La capacità del nostro cervello di recuperare i ricordi è qualcosa che non comprendiamo bene… quindi non dovremmo nemmeno escluder la possibilità che una circostanza fortuita che ci porti a ricordare tutto prima dello scadere del tempo !”

Dicendo quelle parole con naturalezza, come se fosse la prima e l’unica cosa che riuscisse a pensare, il verde era riuscito a fare ciò in cui si sentiva da sempre più adatto: dare fiducia.

Nashi lo sapeva bene, però fu ugualmente sorpreso dal sentire il suo amico così ottimista, quanto razionale, in quella situazione.

- Zetsu non eccelle in niente, non ha alcun talento e qualsiasi azione compia cerca sempre di non strafare o dare il massimo, e penso che nemmeno se fosse in palio la sua vita cambierebbe qualcosa: prende voti nella media, parla di argomenti nella media, si veste nella media e per quanto cerchi di cambiare personalità, finisce sempre per comportarsi nella media… però non è quel tipo di “personale normale” di cui ci si dimentica, come un personaggio per nulla approfondito e carismatico di un manga …-

Come constatò semplicemente guardandosi attorno, i suoi compagni, come lui, avevano inavvertitamente rilassato i loro corpi tesi e colmi d’ansia. L’obbiettivo delle parole di Zetsu era stato di rilassarli, rendendoli consapevoli che, esattamente come qualsiasi cosa brutta sarebbe potuta accadere, lo stesso sarebbe valso per un qualcosa di bello. Vivevano nell’imprevedibilità, dopotutto.

Al momento gli sfuggiva la parola ideale per descrivere quel comportamento, e allo stesso modo non sapeva cosa provare  davvero.

 

“ Andiamo avanti come meglio crediamo, e dimostriamo a Tabata Bussho che non abbiamo più intenzione di giocare alle sue regole.” Terminò l’occhialuto, incrociando le braccia al petto in una posa solenne.

Kirigiri, per nulla contraria a quella visione, si limitò ad annuire: “ Ci resta da visitare il Sesto Piano. D’ora in avanti cercate di girare sempre in coppia, e… prendiamoci cura di Zayasu fino a che non si riprende.”

L’adesione generale a quel compromesso sancì la fine della discussione.

Non tutti avevano voglia di dirigersi al Sesto Piano tuttavia, così furono solo Nashi, Nishizaka ed Ebisawa a prendere l’ascensore.

Una volta percorso un tragitto ancora più lungo dei precedenti, sorprendentemente sbucarono in un bagno simile a quello appena lasciato. Ancor più bizzarro fu rincontrarsi in quello che sembrava a tutti gli effetti una copia perfetta del Salone al Primo Piano.

L’unica differenza era l’assenza dei tavoli piccoli al centro della stanza: infatti questi erano sparpagliati attorno ad una lunga tavolata con diciassette sedie. Infine le colonne erano spoglie, evidenziando così ancor di più qualcosa che gli studenti compresero subito.

“ È uguale al Salone che abbiamo trovato quando siamo arrivati qui.” Disse l’Ultimate Web Personality, sentendosi proprio per questo molto a disagio.

Anche se era difficile da credere, per come proseguì l’investigazione di quel misterioso e nuovo piano, esso si rivelò tutt’altro che nuovo e misterioso: a livello di planimetria rispecchiava perfettamente il Primo Piano.

La Cucina, il Salone e persino i dormitori erano uguali. Questi potevano essere aperti con le stesse chiavi, e all’interno si presentavano come delle stanze di hotel ancora non utilizzate.

Le uniche stanze differenti erano la Sala Computer e la Sala Giochi, siccome all’interno erano completamente spoglie.

“ Mah! Avranno finito le idee …” Borbottò Ebisawa mentre si grattava la testa, per poi voltare le spalle ai ragazzi e dirigersi verso l’ascensore.

“ Te ne vai di già ?” Gli chiese il bruno, sorpreso da quell’atteggiamento tanto schivo.

“ Sì. Voglio impiegare al meglio il tempo che ci rimane, ovvero forse l’ultima settimana della nostra vita… e questo piano sinceramente mi sembra solo una presa in giro.”

“ Impiegare al meglio il tempo ?” Domandò incuriosita Nishizaka, ma il ragazzo riprese il suo cammino senza degnarla nemmeno di uno sguardo.

“ Tutti i miei sforzi saranno indirizzati verso… la ricerca di un modo per fuggire di qui.”

Lasciando i due con quelle enigmatiche ma determinate parole, l’Ultimate Radio Host sparì.

 

I ragazzi rimasti soli si guardarono in faccia, interrogandosi su cosa fosse successo al loro amico.

“ Si vede… che gli manca Umezawa.” Disse d’un tratto la rosa, ed il suo tono di voce si appesantì con una nota di tristezza. “ Amari cerca di stargli vicino il più possibile per alleviargli questo dolore, ma certe sofferenze ci mettono fin troppo a svanire …”

L’Ultimate Memory non poté fare a meno di annuire: Ebisawa ed Umezawa avevano legato molto, specialmente durante gli ultimi giorni di vita dello stuntman.

Nel momento in cui Umezawa aveva rivelato a tutti la scelta di terminare la sua vita, forse l’Ultimate Radio Host era caduto in pezzi come mai prima: fino a quel momento aveva voluto essere una spalla per l’amico, eppure in nessuna occasione era riuscito a salvarlo dalla morte.

 

“ Siamo proprio anime tristi e dannate.” Sussurrò tra le labbra socchiuse la ragazza, catturando l’attenzione dell’altro a causa del trasporto emotivo con il quale aveva pronunciato tali parole.

“ È una poesia delle tue ?” Domandò allora lui, anche se un po’ imbarazzato a causa della sua ignoranza.

Lei scosse la testa, regalandogli poi un sorriso per farlo sentire più a suo agio.

 “ A volte non riesco a trattenere certe parole nella mia mente, così devo dire tutto ciò che penso. Non posso fare a meno di esprimermi, insomma… forse è stato questo ad avvantaggiarmi nella mia passione per la comunicazione e le interazioni online.”

Ci fu un sussulto nella sua voce, al che si interruppe per un secondo.

“ P-Però a volte… dal vivo sono davvero una frana.” Sollevò con aria mesta il capo verso il ragazzo, guardandolo finalmente negli occhi.

“ Nashi, io non ti ho ancora chiesto scusa per l- ”

Il ragazzo, mostrando il più dolce sorriso che avesse mai regalato a qualcuno, la interruppe semplicemente con lo sguardo. Questo aveva anticipato le parole che seguirono dopo qualche secondo:

“ Non ti preoccupare, è tutto ok, Nishizaka. In quel momento mi stavo lasciando sopraffare dalle emozioni, così tanto da non riuscire più a ricercare la verità a mente lucida… se non fosse stato per te, anzi, credo che sarei rimasto bloccato per sempre in quel limbo di disperazione.”

La ragazza rimase così stupita da quanto aveva detto Nashi, da dimenticarsi per un attimo persino come si facesse a respirare. Dopo poco, sussultò improvvisamente, e venne scossa da altri singhiozzi:

“ M-Ma io non volevo davvero dire quelle cose… !” Le lacrime eruppero con forza dai suoi grandi occhi spalancati, e come note vibranti la sua voce si fece forza per comunicare ciò che il suo cuore aveva da dire.

“ Io penso tutt’altro di te! O-Ogni volta che mi rendo conto quanto tu abbia sofferto per noi, e quanto tu ci abbia aiutato a costo di perdere degli amici… io vorrei solo stringerti forte e non lasciarti più andare !”

Ormai in preda ad un pianto liberatorio, Nishizaka stava aprendo le porte della sua anima per rivelarsi solo a Nashi.

Il bruno, rispettando a pieno quel momento, non la interruppe neppure per un secondo.

“ Però le mie emozioni ti hanno fatto del male! La… La mia fiducia, la mia speranza in te… non volevo ferirti in quel modo… avrei voluto solo abbracciarti.”

“ Lo so che non volevi ferirmi. Fidati ancor più di me, proprio ora che ti dico di lasciar perdere.”

Inevitabilmente, come attratte da una sconosciuta forza di gravità, le loro mani si incontrarono in una delicata accoglienza fatta di dita intrecciate e carezze soffuse. Le lacrime di lei piovevano proprio su quell’unione di mani.

“ Forse però succederà ancora, quindi non posso proprio abbracciarti.” Dopo un rapido sussulto, Nishizaka riprese abbastanza controllo di sé da placare il suo pianto.

“ Non voglio rischiare di farti ancor più male, abbracciandoti e stringendoti forte solo perché ho paura e non mi fido di quel che è attorno a me… io voglio abbracciarti spinta da motivi del tutto diversi.”

Un sorriso ritornato a splendere a fatica sul volto dell’Ultimate Web Personality sancì la fine di quel travagliato waltzer di emozioni, come quando il sole torna a splendere dopo una burrascosa tempesta.

“ Quando usciremo di qui! Già, quello sarà il momento migliore per abbracciarti con tutta me stessa… quindi preparati !”

Nashi, prossimo anch’egli alle lacrime, annuì con un sorriso sulle labbra.

Proprio come Nishizaka, non sapeva quando quel giorno sarebbe arrivato, ma l’idea di accoglierlo in quel modo non poteva far altro che rendere la sua attesa ancor più emozionante.

Elettrizzati dalla testa ai piedi, i due conclusero in quel modo il loro accordo segreto e sacrosanto: chi l’avrebbe mai detto che un abbraccio alla fine della loro prigionia sarebbe stata la cosa che più avrebbero aspettato da quel momento in poi?

 

Non trovando più nulla di interessante in quel piano, i ragazzi scesero e si unirono a chi era radunato nell’altro Salone.

Dopo aver riposato per qualche ora, sentirono tutti l’esigenza di rincontrarsi ancora una volta per pranzare: non c’era alcuna necessità legata alla fame, piuttosto un bisogno di passare insieme quel vuoto tempo per farsi compagnia.

A tavola Takejiro riportò le condizioni del loro compagno ferito:

“ Zayasu non si è ancora risvegliato, tuttavia continua a respirare.” Un sospiro di sollievo si levò tra i ragazzi.

“ Con tutto quello che ha passato, poverino …” Commentò Ebisawa, affranto. “ Ha perso Lilith proprio nel momento in cui sembrava a tutti che fosse salva. Non meritava di soffrire anche in questo modo.”

“ Forse lo hanno salvato le regole …” Ipotizzò Zetsu, ma la sua idea fu più chiara quando la esplicò in seguito.

“ Secondo il Regolamento, solo il colpevole deve esser punito al termine di un Class Trial.”

Nashi si sentì ammontare in petto un vortice di rabbia e sdegno, tuttavia riuscì ad esprimersi con tono pacato: “ Purtroppo, Zetsu… Lilith non era la colpevole, eppure è morta. Lo stesso è valso per Akagi.”

Il verde esitò a rispondere, per poi rendersi conto che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe risultata soltanto sbagliata.

Tutto era sbagliato, lì dentro.

“ Ehi !” Sorprendentemente fu l’Ultimate Radio Host a raddrizzare la schiena, richiamando l’attenzione di tutti con un sorriso.

“ Vediamo il lato positivo: se nemmeno i mastermind giocano secondo le regole, perché dovremmo farlo noi ?”

Kirigiri si sentì lievemente sorpresa, per non dire inquietata, da quell’aria così entusiasta del ragazzo: “ Intendi dire… ?”

Il ragazzo barbuto scrollò le spalle, per poi alzarsi da tavola. Voltando la schiena ai presenti, si fermò soltanto per pronunciare con tono rigido queste parole:

“ Sto andando a ricostruire il deltaplano di Umezawa.” 

Inevitabilmente bastò a causare stupore in tutti gli Ultimate Students, men che in Amari, la quale mostrò una reazione più controllata.

“ Sul serio ?” Domandò la ragazza, ed una nota di preoccupazione si poté udire nella sua voce.

Era evidente che l’improvvisa freddezza di Ebisawa avesse spaventato anche lei.

Lui annuì: “ Non ha senso rimanere qui senza far nulla. Certo, possiamo aspettare che i ricordi ci ritornino… ma che male c’è nel non abbandonare la speranza ?”

Lasciandoli con questa frase alquanto emblematica del loro trascorso in prigionia, Ebisawa si diresse verso l’ascensore.

 

“ Lo disse anche Umezawa, me lo ricordo.” Riprese il discorso Nishizaka, disegnando distrattamente sul tavolo dei cerchi con l’indice.

“ Cosa c’è di male nella speranza? Cosa c’è di male nell’amare… una bugia ?!”

 

“ Ed in un certo senso riprende anche la filosofia di Kumagai: lottare fino alla fine, anche con la morte ed oltre.”

“ Senza dubbio ci hanno lasciato degli insospettabili grandi pensatori …” Aggiunse Takejiro, senza alcuna ironia, ma solo rispetto.

Fu allora Amari a prender parola, con la bocca piegata all’ingiù da tristi pensieri.

“ Tutti voi avete dimostrato di essere qualcuno, ed anche chi se n’è andato è stato per me una delle persone più segnanti nella mia intera vita… io invece, senza il mio talento, non sono nessuno.”

L’Ultimate Memory, colpito da quell’improvvisa autocommiserazione, provò ad obbiettare:

“ Amari! Ma che dici… ?”

Lei tuttavia non si lasciò interrompere: “ Ho passato tutta la mia vita dietro uno schermo… prima guardando film, e poi producendoli. Non è mai cambiato granché… mi annoiavo alla grande e basta. Finché un giorno non è capitato tutto questo, e per la prima volta mi sono sentita partecipe di quelle trame fantastiche che ho sempre adorato.”

La sua voce si incrinò appena, così distolse lo sguardo in preda all’imbarazzo.

“ P-Però… ho capito presto che l’arricchimento della mia vita che cercavo non poteva consistere in un’esperienza come questa. È dura stare qui, perdere delle persone con cui puoi parlare, scherzare… tuttavia non mi scambierei di posto con nessun’altro al mondo.”

Trovando finalmente il coraggio di sollevare il capo e gonfiare il petto dall’orgoglio, la piccola video maker sembrò esser diventata di colpo il doppio più grande ed imponente.

“ Voglio stare qui con voi, friends until the end! Assisteremo al finale di questa storia insieme !”

 

Nashi si stava dirigendo verso la camera di Takejiro, accompagnato da Kirigiri.

Non aveva davvero idea del perché loro due fossero stati richiesti poco dopo pranzo, tuttavia non aveva di certo di meglio da fare.

Dopo aver bussato, vennero accolti dall’Ultimate Liar, il quale li fece accomodare sul letto. Lui si era semplicemente sdraiato, con le braccia raccolte sotto la testa e sembrava davvero la persona più rilassata del mondo.

“ Volevo rivelarvi anch’io una cosa, visto che ultimamente voi due vi siete fatti avanti per primi in questo “obbligo o verità” ma senza obbligo.” Disse subito, rivolgendo così pigramente il suo sguardo verso i due.

“ Si tratta di Lilith ?” Provò ad indovinare Lilith, e dall’espressione del corvino capì di aver fatto centro.

Nashi non si stupì, perché del resto era ciò di cui voleva parlare con Takejiro ormai da tempo.

- Durante le investigazioni mi era sembrato di vedere Takejiro parlare in privato con Lilith… e poi, durante il Processo di Classe, era evidente come stessero nascondendo qualcosa.-

Il corvino iniziò a parlare dopo un profondo, sentito e liberatorio sospiro:

“ È iniziato tutto durante il ballo nel Prato al Secondo Piano. Volevo parlare in privato con Lilith, ma allo stesso tempo davanti a tutti… in quel momento le ho domandato se si fosse ricordata qualcosa del mastermind. Una parte di me si aspettava che si tirasse indietro, spaventata da quel che le avevamo raccontato dell’ultima volta che aveva provato a fare qualcosa del genere, ma… non è andata così.”

Kirigiri inarcò un sopracciglio, sorpresa: “ Ti ha rivelato l’indizio ?”

“ Se l’avesse fatto forse sarebbe morta quel giorno, e lei in un certo senso lo aveva intuito. Ciò nonostante, mi disse: “ Tutto ciò che posso dirti è 5514M… e ad oggi non ho mai davvero capito cosa significasse.”

- 5514M – L’Ultimate Memory si appuntò mentalmente quello strano codice, non volendo interrompere l’amico.

“ Lilith voleva comunque aiutarmi, e per fortuna non ho mai più avuto dubbi su di lei. Per questo motivo abbiamo messo su il Progetto 5514M… ovvero una gigantesca bugia per svelare l’identità del mastermind !”

I due presenti rimasero sbalorditi e senza parola a causa di quella rivelazione, tanto che persino la glaciale Kirigiri aveva gli occhi completamente sbarrati.

Le sorprese non sembravano essere finiti lì:

“ Il piano era semplice: essendo Lilith la persona più sospetta tra di noi a causa dei suoi ricordi e del suo legame con il mastermind, nel caso anche arrivati al Quinto Piano si fosse presentato un Class Trial, lei avrebbe dovuto rendersi la candidata perfetta per una votazione. In poche parole, Junko Enoshima.”

In quel momento per il bruno tutto iniziò a quadrare. Effettivamente ancora non si era riuscito a spiegare la messa in scena di Lilith, quando in realtà lei stessa doveva aver intuito che non ci fosse alcun colpevole.

“ Perché ?” Gli venne spontaneo da dire.

“ Lascia che ti risponda con una domanda: quando avete scoperto che lei era Junko Enoshima, che cosa avete fatto subito ?”

“ Loro l’hanno votata subito …” Rispose Kirigiri, per poi aggiungere accigliandosi: “ Però io sapevo sin dal principio che Junko Enoshima era morta: l’ho vista morire davanti ai miei occhi.”

“ Per questo non l’hai votata ?” La voce di Takejiro divenne un po’ più cupa, confondendo la ragazza.

“ Come facevi a saperlo ?”

“ Semplice: nessuno di voi stavolta ha fatto caso al risultato delle votazioni: su dodici voti, Lilith ne ha ricevuti solo nove. Mancavano tre persone all’appello, tra cui te ed ovviamente Zayasu.”

Nashi interruppe quel momento, in preda all’agitazione che lo attanagliava dal momento in cui aveva scoperto quel contorto piano: “ Sì, ma questo cosa centra? Che senso ha scoprire chi ha votato a no Lilith in quel momento ?”

Takejiro si girò a pancia in giù, stavolta incrociando le braccia sotto al mento.

“ Faceva parte del piano. Come ha detto Kirigiri, era logico che una volta scoperto che Lilith fosse Junko Enoshima, tutti l’avrebbero votata… però in realtà lei non era affatto la colpevole, quindi la votazione sarebbe stata sbagliata. Che cosa succede quando sbagliamo a votare, secondo le regole? Moriamo tutti, tranne il vero colpevole !”

“ Non è successo.” Lo fermò duramente la detective, per poi ripetersi. “ Ti ricordo che niente di tutto ciò è successo: lo avrebbe fatto se il mastermind avesse giocato secondo le regole, ma invece Lilith è stata eliminata soltanto perché lui lo voleva.”

“ Ok, ok… lo so.” Sbuffò sonoramente il ragazzo, visibilmente abbattuto. “ Il nostro obbiettivo era di scoprire chi avrebbe difeso Lilith fino alla fine, anche di fronte all’evidenza pur di salvarsi da una votazione sbagliata… forse quella persona sarebbe stata il mastermind.”

“ Ti sbagli.” Disse allora Nashi, guardandolo serio.

“ Perché mai il mastermind dovrebbe intercedere per far votare se stesso? Dopotutto, per quello che abbiamo scoperto in quel caso, era stato proprio lui ad attaccare Akagi e a voler incastrare Lilith e Kirigiri.”

L’Ultimate Detective si raccolse per un attimo nei suoi pensieri: “ E se… ad agire non fosse stato l’infiltrato in persona, ma qualcuno manovrato da lui? In quel caso il mastermind avrebbe volentieri sacrificato lui… ma visto che non è successo, piuttosto che morire a causa della votazione sbagliata, ha preferito rompere le regole ed uccidere comunque Lilith.”

Al termine di quel discorso, Takejiro lanciò un fischio di ammirazione.

“ Wow! Sono contento che in fin dei conti il piano fallito di me e Lilith vi abbia dato degli spunti di riflessione …”

I ragazzi si guardarono l’un l’altro, ripensando alla rossa che li aveva abbandonati da una dozzina di ore. Mancava proprio a tutti, e ancor più dopo il suo sacrificio il peso delle sue parole si faceva sentire.

A Nashi parve infatti di risentire la sua voce gioiosa trillare nella propria testa.

 

“ Takejiro… tu e lei avete davvero pensato a tutto questo per incastrare il mastermind ?

L’Ultimate Liar, sentendosi posta questa domanda, fece vagare il proprio sguardo altrove con circostanza. Pensò a lungo prima di aprir bocca: “ Te lo dissi già che volevo fidarmi di lei. Lilith era solo una pedina del mastermind, e ironicamente la sua vita era più in pericolo della nostra… non aveva per niente valore, serviva solo a generare sfiducia tra di noi. Bhe, io volevo dimostrare a tutti, ed in particolar modo a lei, che niente di tutto questo era vero !”

Proseguì abbassando sempre più il tono della sua voce, nonostante si potesse sentire un basso fremito tra le sue parole.

“ Per realizzare questo piano lei sarebbe dovuta morire, e prima ancora di lei qualcun altro. Ma va bene così! A volte non possiamo sottrarci dalla morte per sciocchezze come: “renderebbe triste qualcuno” o “è sbagliato”. Non ci possiamo mica portare il rancore di qualcun altro, o una pena da scontare per i nostri peccati nella tomba.”

Kirigiri intervenne, accigliata: “ Non riesco a capire se stai svalutando la vita umana o no. Piuttosto… mi sembra che tu abbia troppa paura di dire una semplice cosa: mi ero affezionato a Lilith, e ora mi manca.”

“ Ciò che ha trascorso… mi ha toccato nel profondo.” Ammise il ragazzo, sostenendo il suo sguardo mesto nel vuoto. “ Volevo aiutarla a rendere proprio la sua vita il motore per farci andare avanti, come desiderava anche lei, del resto.”

“ Una vita non ottiene per forza valore dopo che è stata persa. Se credi che solo il sacrificio possa elevare una persona, allora ti sbagli !”

“ Ma la vera speranza non nasce proprio quando riprendi in mano le redini di te stesso, magari dopo aver superato una tragedia del genere?! È quello che stiamo facendo da giorni !”

“ No.” Quando finalmente Nashi tornò a far sentire la sua voce, la conversazione tra i due si interruppe.

I ragazzi osservarono allora il bruno, trovandolo con uno sguardo contrariato.

“ La fiducia nel futuro e negli ideali di chi abbiamo attorno è importante, ma non è tutto. Però se tutto finisce sempre con dimostrarsi una bugia, allora ha ragione Nishizaka: non ha senso continuare a chiamarla speranza. Detto ciò, io voglio continuare a voler bene ad un mio compagno morto quanto ad uno vivo, perché allo stesso modo sono importanti !”

Detto ciò i tre rimasero in silenzio per qualche minuto, scegliendo di non riprendere più l’argomento.

 

- Cos’è davvero la speranza, quindi ?- Si chiese ancora una volta Nashi, appena lasciata la stanza.

Era ormai pomeriggio inoltrato quando incontrò Zetsu, appena uscito dal corridoio in fondo al Salone.

Lo vide sorridergli entusiasta.

“ Ehi. Che fai ?” Chiese allora, intenzionato a trovare un modo per impiegare il suo tempo.

“ Ti stavo giusto cercando! Ho preparato una sorpresa in Sala Giochi per dopo.”

Vedendo il bruno inarcare un sopracciglio con sorpresa ed interesse, l’amico allargò ancor di più il suo sorriso divertito.

“ Vieni su. Se ne parliamo qui e ci sentono non è più una sorpresa.”

Entrambi presero l’ascensore per il Sesto Piano, e durante l’attesa ebbero modo di parlare.

Zetsu spiegò di avere in programma il far passare a tutti un po’ di tempo in Sala Giochi, essendo quella la sala meno utilizzata sin dall’inizio della loro prigionia.

“ Solo Akagi ci andava regolarmente, e… mi sembra un bel modo di ricordarlo e allo stesso tempo distrarci un po’.” Per quanto fosse triste e malinconico al sol nominare l’amico morto, nella voce di Zetsu si percepiva tutta la sua volontà di rimanere ottimista.

Nashi non poté che apprezzare quell’idea, anche perché effettivamente il tempo trascorso in Sala Giochi era stato per lui quasi del tutto inesistente: a stento sapeva cosa vi si potesse trovare lì dentro.

Arrivati al Sesto Piano, si sedettero al primo tavolo ed attesero continuando a parlare. A quanto pare l’invito divulgato a tutti era per le 21:00.

 

“ Devo ammettere che… non ci vedo proprio qualcuno come Kirigiri che gioca ad un cabinato, o al DDR.” Disse l’Ultimate Memory, volendola buttare sul ridere.

L’amico soffocò una risata, immaginandosi la scena: “ Se per questo, anche Nishizaka non credo sia tipo !”

“ No, invece mi ha detto che passava un sacco di tempo con le sue amiche nelle sale giochi quando uscivano.”

“ Ah, ok, allora si divertirà da morire.” Dopo aver detto ciò, Zetsu posò un enigmatico sguardo sul suo amico, soffermandosi a fissarlo senza dire nulla per un po’ di secondi.

Quando l’altro lo notò, e ne rimase ovviamente confuso, gli spuntò un sorriso dolce sulle labbra.

“ Alla fine ti sei fatto un sacco di amici qui nonostante questa situazione terribile. Non l’avresti mai detto nemmeno tu, eh Nashi ?”

Il ragazzo rimase in ascolto, tuttavia chinò il capo per l’imbarazzo.

 

Nella sua testa stava rivivendo una conversazione avvenuta molto tempo fa.

 

Era l’inizio dell’anno scolastico alla Hope’s Peak Academy. Aveva da subito legato con Zetsu, forse perché era l’unica persona in tutta la scuola capace di farlo sentire non del tutto inutile ed indesiderato.

“ Nashi! Io desidererei, anzi, pretendo, anzi, ti ordino di fare amicizia con gli altri tuoi compagni di classe !” Gli aveva detto un giorno il verde, dopo esser rientrato nella loro stanza di dormitorio.

“ P-Perché questa escalation ?”

“ Nessuno ti conosce ancora, quindi cosa stai aspettando a presentarti ?”

“ Mi sono già presentato il primo giorno di scuola …”

“ Non è ciò che intendo! Parlo del vero te, fai conoscere loro il vero te: sei divertente, intelligente e anche se perdi sempre a Yu Gi Oh non te la prendi così tanto.”

“ Questo perché sono abituato al tuo modo di barare, ma… non centra adesso! T-Tu non sei me! Non capiresti mai quanto è difficile …”

“ Ti do dieci secondi per farti un nuovo amico! Diiieciii …”

“ Eh?! E come dovrei fare ?!”

 

“ Sei sempre stato un arrogante …” Ritornando al presente, il bruno non ebbe esitazione e disse esattamente cosa ne pensava del suo amico.

“ Però, anche se pensavi di comandarmi a bacchetta per aiutarmi… hai sempre e solo pensato a farmi divertire e stare bene, con te o senza di te. Anche adesso… qui dentro… non mi dirai che ti sei preoccupato di tutto questo fino ad oggi ?”

Sollevò il viso, rosso per vergogna di essere così emozionato, verso Zetsu. Lo vide annuire all’istante, sfacciato come al solito anche in un momento tanto delicato.

“ Però non hai esaudito proprio al cento percento la mia richiesta !”

 

“ Mi raccomando, fatti amiche solo ragazze carine, così poi me le presenti. Tipo… o forse… no, vabbé, basta che porti qui la prima che incontri !”

“ Mi hai scambiato per un rapitore ?!”

 

L’Ultimate Memory scoppiò a ridere, mollandogli uno schiaffo sulla spalla “ Che scemo !”

Era grato a Zetsu per avergli fatto trovare il coraggio di stringere un legame con tante meravigliose persone. Per quanto dieci studenti potessero essere morti, la loro amicizia sarebbe stata custodita preziosamente nella sua memoria per sempre.

I ragazzi rimasero per ancora svariate ore lì a parlare del più e del meno, fin quando Zetsu non esordì:

“ Andiamo, sono le 20:10. Giù ci aspettano.”

 

Quella fu l’ultima cosa che Nashi sentì, prima di sprofondare letteralmente in un baratro senza fine.

Privo di alcuna emozione o reazione, come se fosse del tutto a suo agio, venne inghiottito dal pavimento ed in un battito di ciglia attorno a sé ci fu solo buio.

Allungare una mano per raggiungere qualcosa o tastare il pavimento col piede sarebbe stato in inutile: in quella dimensione di vuoto esisteva solo il vuoto e nient’altro.

Con i suoi occhi vide però una sagoma ferma nel nulla. Fu come guardarsi allo specchio, con la sola differenza che di sé aveva la piena visuale della schiena.

Si squadrò dalla testa ai piedi, era proprio lui. Dapprima immobile, il se stesso iniziò a tremare.

Improvvisamente, come un’eruzione di ira e follia, proprio la cicatrice sulla sua schiena si squarciò per far uscire qualcosa, o meglio, qualcuno.

Una ragazza ben più grande di lui ora lasciava penzolare le braccia e la testa, con le sue lunghe code laterali bionde, emersa fino al bacino. Quell’orrendo ramo sollevò il capo, e così sbocciò in tutta la sua malvagità: un sorriso perfido e due occhi sublimemente spaventosi illuminarono lo spazio buio.

“ Upupupupu !” Rise Junko Enoshima, arrivando a carezzare Nashi con le sue unghie rosse, simili ad artigli.

“ Se non ti svegli da questo sogno, come pensi di andare avanti ed affrontare il tuo futuro? Il mondo intero è racchiuso in una singola azione… quindi agisci! Mosso dalla disperazione, scendi in campo! Quando sei sul punto di sprofondare ancor di più all’inferno…  fai la tua mossa !”

Il Nashi che dava la schiena a quel punto girò solo il viso, mettendolo in mostra. Dalla sua bocca sgorgava una cascata di sangue.

 

“ AAARGH !!” L’Ultimate Memory si svegliò lanciando quell’urlo terribile che gli lacerò le corde vocali.

Il suono della sua stessa voce rimbombò nella sua testa provocando solo e soltanto dolore e terrore. Una dicotomia perfetta per rappresentare il suo stato d’animo.

Si mosse a fatica, ma spinto dalla paura, e rotolò giù dal suo stesso letto. Si portò immediatamente le mani alla pancia, accusando la causa di tutto quel suo strazio. Prima ancora di formulare un pensiero, era corso davanti al lavandino.

Il riflesso nello specchio lo spaventò ancor di più, nonostante stesse singhiozzando con il volto paonazzo.

- Perché c’è… sangue nella mia bocca ?- Esalò un gemito, osservando così i suoi denti divenuti di un rosso scuro.

In quel momento, quando la sua mente iniziò a divenire meno oppressa dalla paura, poté accorgersi del rumore incessante alla sua porta: qualcuno stava bussando.

Era spaventato, ma non sapeva esattamente cosa fare. La puzza di sangue in quella stanza lo avrebbe fatto vomitare, prima o poi.

“ Nashi !” Si sentì chiamare quando ebbe aperto la porta.

Kirigiri lo guardava con sguardo preoccupato: “ Perché non hai aperto la porta?! È circa un’ora che busso e… m-ma! La tua bocca- ”

Il ragazzo automaticamente si coprì il viso, ma lei gli trattenne le mani per poterlo osservare meglio.

“ Ti sei di nuovo sentito male come quella volta in Piscina ?”

“ N-Non lo so …” Non lo sapeva e non voleva saperne niente, perché in cuor suo si sentiva che qualsiasi fosse stata la verità, inconsciamente era diventata la causa di tutto quell’inspiegabile terrore.

Allontanò la detective, barcollando all’indietro in camera sua.

Lei lo seguì: “ Non vuoi venire in Salone con noi? Sono le 23, però c’è ancora la tua cena a tavola. Te la senti di mangiare qualcosa ...?”

Il ragazzo sussultò come una molla, rendendosi conto mentre lei parlava che la puzza di sangue non era affatto svanita. Proveniva da dentro la sua stanza.

“ Come le 23 ?!” Chiese sbigottito, avvicinandosi intanto alla porta per impedire all’altra di entrare. “ Ricordavo di essere con Zetsu in Salone al Sesto Piano per le 20:10 …”

“ Forse sei svenuto e… eccolo !” Kirigiri si interruppe quando sopraggiunse proprio Zetsu.

L’occhialuto sospirò sollevato non appena vide il suo amico.

“ Quindi si è ripreso! Menomale, dai …”

“ Era per caso svenuto ?”

“ Sì, ma per fortuna stavamo giusto tornando qui al Primo Piano.”

Improvvisamente si accese una lampadina nella mente di Nashi, facendo luce tra tutta la confusione che stava vivendo.

“ Ma… la Sala Giochi ?” Domandò, con voce tremante.

L’Ultimate Detective fece una smorfia interrogativa, presa alla sprovvista con quella domanda.

“ Non dovevamo vederci tutti in Sala Giochi ?” Insistette però Nashi, sentendo l’agitazione crescere nel suo cuore.

“ Non… ne sapevo niente.” Kirigiri si rivolse allora al verde, venendolo scrollare le spalle.

“ Quando ti ho portato qui ero troppo stanco e sono anch’io andato in camera. Mi sono svegliato adesso solo per vedere come stessi e mangiare un po’.”

“ Effettivamente quando un’ora fa io, Amari e Takejiro abbiamo preparato la cena, di voi due non si è vista traccia. Lo stesso vale per Nishizaka… e poi, prima di sederci a tavola, Takejiro ha detto che voleva controllare come stesse Zayasu, ma non è più tornato. Però della Sala Giochi non ho sentito parlare nessuno …”

Zetsu annuì in silenzio per tutta la spiegazione, per poi guardare Nashi.

“ Faremo domani la serata che avevo programmato, non è un problema. Allora adesso io e Nashi andiamo a prenderci un boccone prima che scocchi la mezzanotte.”

Liquidando così Kirigiri, i due ragazzi rimasero soli.

 

Passarono svariati secondi di silenzio, che sembrarono ore e poi giorni. Nashi fissava ormai solo e soltanto il pavimento con gli occhi larghi per il nervosismo.

Quando le mani di Zetsu si posarono sulle sue spalle, era così teso che per poco non gridò.

“ Nashi. Va tutto bene, mantieni la calma.”

La voce dell’amico era piatta, più tranquilla che mai. Quando il bruno provò a sollevare il capo per incrociarne lo sguardo, però, questo si mosse con uno scatto verso il suo armadio.

Seguendolo, un brivido gli percorse la schiena: l’odore nauseabondo proveniva proprio da lì.

Nel momento in cui il verde spalancò le ante, il fetore aumentò a dismisura. Lì, tra i capi di abbigliamento tutti uguali, spuntavano una giacca e dei pantaloni appesi ad una gruccia, completamenti zuppi di sangue.

Le stille rosse gocciolavano sul fondo dell’armadio con un rumore viscido, e lo stesso Nashi vedendo i suoi vestiti bagnati di quella sostanza si sentì di riflesso sporco e appiccicoso come un mostro.

Voleva urlare, voleva piangere, ma nuovamente la mano dell’amico lo tenne saldo alla realtà.

“ Prendi la chiave nella tasca della giacca. Dobbiamo sbrigarci !” Un minimo di emozione era trapelato, sembrava preoccupazione.

In preda al panico com’era, Nashi non volle nemmeno fermarsi a comprendere cosa gli fosse stato detto e infilò la mano nella tasca. Immediatamente il viscoso e caldo contatto con il sangue generò l’istinto di ritrarre il braccio e piangere, ma qualcosa stavolta pietrificò i suoi muscoli.

Aveva trovato una chiave. La prese in mano, giusto in tempo affinché Zetsu lo trascinasse fuori di lì con molta fretta.

 

I loro respiri affannosi risuonarono nel corridoio.

Un tempo molto più affollato, ora quel luogo aveva da offrire ben pochi occhi indiscreti, ed infatti nessuno assistette alla scena fino a quando non spalancarono le porte del Salone.

Lì, Kirigiri ed Amari, colte di sorpresa, mostrarono delle espressioni preoccupate non appena li videro.

Zetsu non si fermò ad ascoltare le loro parole, e continuò imperterrito a trascinare Nashi sempre più in fondo alla sala. Raggiunsero il corridoio a destra.

Dopo due porte erano arrivati davanti alla Sala Giochi.

“ La chiave !” Disse finalmente il ragazzo, e le sue parole risuonarono come un ordine.

Nashi in quel momento si era bloccato. I pensieri assalivano la sua mente, cercando di romperla e di farlo impazzire.

Il suono dei passi alle sue spalle, la puzza del sangue che gli si era appiccicata addosso, l’inspiegabile pazzia di quel momento. Con la coda nell’occhio si accorse che la chiave della Sala Giochi non era al suo posto.

- È quella che ho in mano. – Realizzò, ma non fidandosi nemmeno di se stesso la infilò con esitazione nella serratura.

“ Nashi! Sbrigati !” D’improvviso, quando ormai le due ragazze erano sopraggiunte, Zetsu provò ad abbassare la maniglia. La porta non si aprì.

Il ragazzo allora fece scattare la serratura, liberando l’accesso.

 

Senza sapere il perché, i quattro entrarono nella stanza mentre altri passi, attirati dalle urla, si avvicinavano.

 

La campana funebre risuonò per la sesta volta, e con essa le porte per il regno dei morti si spalancarono.

Al centro della stanza, e perfettamente al di sotto della grande luce sul soffitto, un corpo risplendeva di riflessi argentati. Anche la pozza di sangue su cui era disteso pareva quasi un letto etereo, così illuminato.

Una mano era distesa, aperta e con le dita verso l’alto. Il volto era corrucciato in un’espressione stanca, e con le palpebre chiuse sembrava proprio catturato da un sonno profondo.

Lo squarcio sanguinante sul collo però sporcava quell’immagine, distruggendo la dimensione onirica e trasformandola piuttosto in un reale incubo.

Nishizaka Iki non stava affatto dormendo: era l’ennesima vittima di un gioco spietato.

 

In quel momento tutto ciò che non aveva senso per Nashi converse nella singola immagine, impressa per sempre nel suo cervello, del sorriso triste di Nishizaka.

Non ce la fece più.

Il secondo urlo che lanciò al cielo fu tremendamente più disperato. Il suo corpo intero tremava, come se non potesse reggere la potenza generata dalla sua voce, la quale andava di secondo in secondo sempre più vicina ad uno stridio soffocato.

Dagli occhi sgorgarono senza controllo lacrime, riempiendogli il naso e la bocca, scivolando lungo il suo volto rosso dove le vene decoravano la pelle come un diorama.

Infine, quando ebbe esaurito tutto il fiato, la forza della stanchezza lo schiacciò in ginocchio. Ormai ogni suo singhiozzo era solo un rantolio trascinato via dal silenzio.

 

“ Cosa ?!” Takejiro trattenne un’imprecazione quando entrò nella stanza e realizzò cosa fosse successo.

Con i denti digrignati per la rabbia, si lasciò scivolare addosso i sussulti terrorizzati del resto dei suoi compagni quando si furono tutti riuniti nella Sala Giochi.

“ Non… ancora… basta …” Supplicò Amari tra le lacrime, ma quando anche provò ad abbracciare Ebisawa per avere un sostegno, trovò il ragazzo gelido come un blocco di ghiaccio.

La paura si era impossessata anche di lui.

“ Noi …” Kirigiri emise un lungo sospiro, cercando di trattenere il tremore delle sue braccia. “ … dobbiamo cercare di capire chi sia stato. Stavolta sono sicura che si sia trattato del masterm- ”

“ Non ce n’è bisogno.”

 

Un paio di occhiali vennero sfilati, e nel momento in cui le lenti vennero a contatto con la luce della lampada lanciarono un bagliore accecante verso i volti stupefatti dei presenti.

“ Questa volta il colpevole è davanti a voi.”

Zetsu Jitsuke spalancò i suoi occhi, finalmente senza più veli, e chiunque lì dentro pregò che non l’avesse mai fatto. Sembrava possedere due pozzi di catrame, o qualcosa di ben più putrido che si mescolava e rimescolava in un vortice raccapricciante.

Poi, il sorriso immondo che mostrò tolse ogni dubbio sulla sua presunta identità di essere umano.

Nemmeno Lilith aveva mai presentato un ghigno del genere in una situazione tanto tragica, mentre invece il ragazzo pareva esser un tutt’uno con la puzza di sangue che riempiva l’aria, quell’atmosfera di terrore e disperazione.

“ Sto parlando proprio di Nashi Jonetsu, l’assassino di Nishizaka Iki. Quindi perché non passare subito al Class Trial? Upupupupu~puuu !

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Perdonate l’attesa, ma eccoci finalmente al Chapter 6! Manca circa un mese ai 2 anni di questa fanfiction, ed esattamente come dalla mia previsione, non raggiungerà la fine entro allora.

Tuttavia mi sento carico, e non vedo l’ora di trasformare tutte le idee raccolte in questi 2 anni in un finale degno di darmi soddisfazioni.

E… Zetsu. Mi piacerebbe molto sentirvi discutere nelle recensioni di questo personaggio, sono curioso di sapere chi ha sorpreso il reveal di questo capitolo.

Alla prossima!

P.S: Vi ricordo di seguire la mia talentuosissima amica disegnatrice beriberi su instagram, e se volete anche il mio account da autore.

   
 
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