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Autore: Lady_Angel    19/01/2020    0 recensioni
Ho notato di aver fatto un sacco di Fan fiction su Alisa, Robin e Kevin così ho deciso di creare una piccola raccolta che racconta piccoli sprazzi di vita passata e presente.
Non so ogni quanto aggiornerò e non so nemmeno da quanti capitoli sarà composta. Diciamo che, ogni volta, aprirò i miei libri preferiti, ne estrapolerò una frase e da lì comincerò a scrivere. Ogni storia avrà come titolo la frase presa.
Bene.. cominciamo. E buona lettura.
1. “Da me avevo un fiore e parlava sempre per primo”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kevin Mask, Robin Mask
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nella vita non esistono manuali per diventare buoni figli e nemmeno per diventare buoni genitori.
Tutti i padri, quando diventano tali, vorrebbero essere un buon esempio per il piccolo appena nato e tutti i figli vorrebbero rendere orgogliosi i propri padri, però non sempre le cose vanno per il verso giusto e si fanno degli errori al quale è difficile rimediare.
Nonostante Robin ci avesse provato, non riusciva ad essere il buon padre che sognava, un padre completamente diverso da quello che aveva avuto lui.
Kevin, di conseguenza, aveva provato ad essere un bravo figlio e c'era riuscito, ma non lo poteva sapere perché suo padre non glielo aveva mai detto.
Ogni giorno che passava, il piccolo Mask, cercava sempre di migliorarsi andando sempre meglio a scuola ed agli allenamenti, ma tutto questo sembrava non bastare mai, però la colpa non era la sua.
Soffriva di questo e stava zitto. Non comunicava a nessuno quello che lui provava e quello che gli avrebbe fatto piacere sentirsi dire: "Bravo, sono fiero di te"; una frase che nella sua ingenuità di bambino sperava che il suo papà riuscisse a pronunciare senza bisogno di richiederla. Anno dopo anno, il piccolo Kevin cresceva sempre di più con la convinzione che fosse lui a sbagliare, a non fare mai abbastanza per rendere orgoglioso il suo vecchio, ma non era lui il problema :in quella famiglia, mancava comunicazione fra padre e figlio.
Così, crescendo, stufo di non essere mai abbastanza e di tutti quegli allenamenti che era costretto a subire, decise di farsi notare a modo suo, prendendo strade e decisioni decisamente errate che lo portarono quasi ad annegare in quell'enorme buco nell'acqua che stava facendo.
Nonostante tutto era comunque riuscito a farsi notare e più cresceva e faceva scandalo, più Robin non ne capiva il motivo perché convinto che non ci fossero problemi, che avesse solo ed esclusivamente un figlio stronzo.
Giorno dopo giorno, i disastri di Kevin diventarono una routine nella famiglia Mask, tanto da portare Robin a non prendersene più cura e ad ignorare ciò che la disgrazia ambulante compiva, fino a quando non si unì alla DmP.
Quella fu la goccia, il campanello d'allarme che fece capire a Robin che la situazione stava sfuggendo di mano, ma, nonostante tutto, lasciò che furono gli altri a mettere in riga il figlio, a lui bastava soltanto che il suo cognome venisse ripulito.
Dopo quell'episodio Kevin capì di aver esagerato, che intanto era tutto inutile e che chi ci stava realmente rimettendo era lui stesso e che, suo padre, non gli avrebbe mai detto "sono fiero di te".
Da quel momento si visse un periodo di pace e di silenzi, silenzi che avevano portato un equilibrio tra quel rapporto padre-figlio marcio sin dal giorno in cui nacque: Kevin viveva la sua vita nella maniera più legalmente corretta e Robin continuava a viaggiare felice nel suo mondo fatto di vecchie glorie passate dove solo lui era il salvatore dei Mask.
Però, come in tutte le storie che si rispettino, questo periodo di calma ed abitudine apparente venne spazzato, calpestato e distrutto come una cartaccia cacciata a terra e priva di valore.
Robin si era svegliato di buon umore quella mattina, ma quella felicità andò subito a scemarsi quando ricevette una bellissima notizia: Kevin fermato per una lite conclusasi con una rissa e tutto alla vigilia di un torneo molto importante.
Non ci voleva credere, di nuovo. Di nuovo il nome dei Mask era stato messo in ridicolo per colpa di suo figlio; insomma, sperava che dopo la caduta negli abissi con il periodo DmP, Kevin avesse smesso di trovare modi per mettere in risalto il suo cognome in modi negativi, ma evidentemente il lupo perdeva il pelo, ma non il vizio e lui era l'unico dei suoi compagni ad aver avuto un erede idiota.
Così, preso più dallo sconcerto che dalla rabbia, andò a cercare la pecora nera senza sapere nemmeno perché lo stesse effettivamente facendo, ma l'istinto di padre che ogni tanto riaffiorava in lui, gli aveva dato l'impulso di fare così.
Ma cosa gli avrebbe potuto dire un padre non presente? Con quale coraggio avrebbe potuto permettersi di giudicare le azioni del figlio? Come pensava di poter parlare quando sin dalla nascita di Kevin fra i due non vi era mai stata comunicazione?
Ed infatti, quando lo trovò, disse la cosa meno indicata:
"Spiegami perché devi sempre fare scandalo, perché per una sola volta della tua vita non puoi fare la cosa giusta?"
"Ed a te, in quale fottuto momento della tua vita hai deciso di recitare la parte del buon padre che si preoccupa per il figlioletto che ha smarrito la retta via?
Sei ridicolo Robin!
Perché non hai fatto come fanno alcuni e non sei scappato quando hai messo incinta mia madre? Forse, avrei avuto una vita migliore"
A quelle parole, Robin, non ci vide più. Come si era permesso di dire una frase così terribile? La rabbia prese il sopravvento ed il vecchio Mask provò a colpire l'erede che, ormai più agile di lui, schivò il colpo dirigendosi verso l'uscita dello spogliatoio.
"Ora il Bart Simpson dei Mask deve andare a portare avanti il nome di questa fottutissima "casata" nonostante i continui scandali che crea. "
Se ne andò sbattendo la porta, senza un saluto.
Robin gonfio di rabbia, si avvicinò al tavolo sul quale vi era poggiato un libro; Alisa c'era riuscita con il suo continuo leggere in gravidanza a trasmettere questa ossessione al figlio.
Lo prese in mano, voleva strapparlo, ridurglielo a pezzetti perché non era vero quello che lei diceva sempre:
"Se imparerà ad amare i libri, diverrà giorno dopo giorno un figlio migliore"
"BUGIARDA" Gridò scagliando quel romanzo contro il muro e se ne andò anche lui sbattendo rumorosamente la porta.
Il libro rimase lì a terra, aperto su una pagina nella quale vi era una piccola parte sottolineata:


Passiamo tutti tanto tempo senza dire cosa vogliamo perché sappiamo di non poterlo avere. E perché sembrano robe rozze, o ingrate, o sleali o infantili, o stupide. O anche perché siamo talmente disperati da fingere che le cose siano come devono essere, e sembra una mossa falsa confessare a noi stessi che non lo sono. Su, forza, sputa cosa vuoi. Magari non ad alta voce, se c’è il rischio di finire in un casino.
 
 
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Ehilà! Dopo quasi cinque anni sono tornata con un altro scritto da aggiungere ad una raccolta che mi era tanto cara.
Sono un po' arrugginita perché sono anni che non scrivo più se non delle grandi mail a lavoro, ma spero che questo scritto vi sia piaciuto.
Ho deciso di tornare perché sono finita di nuovo a leggere le mie fan fiction ed ho provato un senso di nostalgia.
In questo 2020 ho deciso di fare tante cose ed una di queste è quella di cercare di pubblicare almeno una volta a settimana qualcosa.
Cooomunque parliamo della frase da me inserita. Beh, questa è tratta da un libro di Nick Hornby intitolato "Non buttiamoci giù" che consiglio veramente a tutti!!
Niente, spero che il mio ritorno sia stato gradito e spero che, seppure arrugginita, vi sia piaciuto anche questo scritto!
A presto <3
   
 
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