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Autore: Evola Who    20/01/2020    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25
Think Of H.G. Wells.
 
 
Denny puntò la torcia tutt'attorno, notando che la stanza era enorme e piena di tubi, schermi e cavi che penzolavano dal soffitto e ingombravano per il pavimento.

Indy seguì quel fascio luminoso senza riuscire a credere ai propri occhi.

“Dove siamo?”

La ragazza non rispose, anche se credeva di capito dove fossero capitati. Fece ruotare ancora la torcia e, vicino alla porta, individuò una specie di interruttore.

Vi si avvicinò e, dopo averlo osservato guardinga per qualche istante, lo premette, facendo accendere una luce che illuminò per intero il luogo in cui si trovavano. E, quello spettacolo, lasciò entrambi a bocca aperta.

Era una stanza con tre schermi giganti accesi, una console, due sedie rosse e, tutto intorno, vari altri macchinari rovinati, sovrastati da cumuli di cavi pendenti, mentre il pavimento era quasi interamente ricoperto di tubi polverosi e sporchi.

Indy rimase quasi sconvolto e completamente confuso da ciò che stava vedendo. Non si era mai imbattuto in nulla di simile in tutta la sua vita.

“Ma che cavolo è tutta questa roba?”

Un'astronave” rispose Denny, tranquilla ma con aria preoccupata, mentre rimetteva a posto la torcia elettrica dentro la sua tracolla. “E, a giudicare dalle condizioni in cui si trova, ha avuto un atterraggio molto brusco.”

“Aspetta, ‘astronave’? ‘atterraggio’? Di che cosa diavolo stai parlando?!” urlò Jones “Ma, soprattutto... tu! Come sai tutte queste cose?!”

Si appoggiò le braccia sui fianchi, in attesa di risposte che voleva conoscere subito.

Denny capì che doveva spiegare qualcosa, almeno che cosa fosse questa stanza, pur sapendo che sarebbe stato strano e molto complesso per lui da accettare, quindi sospirò e iniziò a dire: “Okay, ascoltami attentamente. So che sarà molto, molto ma molto difficile da credere, ma noi siamo già stati dentro ad una nave speziale. Più di preciso, nella sala di pilotaggio.”

Nave spaziale?" ripeté Indy, sempre più irritato. "In che senso, una ‘nave spaziale’?!”

La ragazza pensò a qualche riferimento che potesse aiutarla a farsi capire meglio ma, tutto quello che le venne in mente, non esisteva ancora, in quel decennio. Alla fine, però, le venne un'idea ed esclamò: “Come in ‘La guerra dei mondi’!”

La guerra dei mondi?” ripeté Indy, confuso.

“Sì. Il romanzo di H.G. Wells! Quello in cui degli extraterrestri invadono la Terra con le loro astronavi!”

“Aspetta, stai parlando di quel racconto che, pochi giorni fa, Orson Welles ha narrato alla radio, facendo credere che stesse accadendo realmente un'invasione aliena, gettando nel panico mezza popolazione?” 

“Sì! Proprio quello! Ho pensato anche ad altri romanzi del genere, tipo ‘La macchina del tempo’ o il romanzo francese ‘Viaggio sulla luna’, ma quello mi è sembrato il più appropriato e calzante, come esempio!”

Indy ci rifletté per qualche istante, per poi dire: “Quindi, mi stai dicendo che... siamo dentro ad una navicella… aliena?”

“Esatto. Ma, più di preciso, siamo nella cabina di pilotaggio.”

“Quindi, secondo te, l’intero tempio…” iniziò l’archeologo, comprendendo la situazione ma non riuscendo a trovare le parole esatte per poterla descrivere.

“È un'astronave” finì Denny per lui.

Jones rimase a bocca aperta, con gli occhi spalcanti e la testa bassa. Tutto questo andava ben oltre la sua conoscenza, perché, se questo tempio non era possibile, questa nuova scoperta andava addirittura a toccare i confini dell'impossibile.

“Ti sei incantato? Perfetto. Così, almeno, non dirai di nuovo ‘non è possibile’!” sbottò Denny, sarcastica, andando adagio in direzione dei monitor.

Erano tre, uno a fianco all'altro. Ma solo uno era accesso.

Filtro di precessione: stabile” vi era scritto, in caratteri cubitali.

“Dunque, abbiamo ragione. Stanno davvero usando un filtro di precessione!” disse la giovane viaggiatrice fra sé a sé.

“Allora, se tutta questa… cosa è reale, significa che anche quello che state cercando è alieno” continuò Indy, con tono più calmo, avvicinandosi a lei.

“Già” rispose secca, guardando in basso e pensando a quella situazione.

“In fondo se è così antica, di certo è aliena e… non toccare!” con la coda dell’occhio, vide che l’archeologo era stato quasi sul punto di premere qualche pulsante. Ma, per fortuna, riuscì a fermalo in tempo.

Il professore abbassò il braccio dalla console, mentre Denny continuò: “Non. Toccare. Niente! Non sappiamo che cosa siano quei comandi o a che cosa servano. Potresti premere il pulsante per far partire la nave, oppure quello dell'autodistruzione! Perciò, frena la curiosità e mani in tasca!”

Mani in tasca?” ripeté Indy, divertito dallo sfoggio di “autorità” della ragazza.

Si lasciò andare in una breve risata, mentre Denny alzò gli occhi al cielo sospirando e facendo finta di non averlo sentito.

“E, poi, che cosa ne sapete voi, di tutta questa roba? Tu, il Dottore e quell’altra siete forse degli studiosi di ‘ufologia’?”
Denny si mise a braccia conserte e fece un ghigno divertito.

“Okay, per prima cosa, questa è una nave spaziale e non un ‘ufo’. In secondo luogo, non si chiama ‘quell’altra’, bensì River. E, come archeologo, è decisamente molto più simpatica di te. E, terzo: sì, noi ‘studiamo’ queste cose. So che potrà sembrare una cosa da pazzi, per uno come te, ma, in fondo, ci sei dentro anche tu e puoi rendertene conto di persona. Quindi…”

“Perciò, tu e il Dottore... voglio dire... siete anche voi degli alieni? Come tutta la tribù?” domandò Jones.

Questa volta non c'era traccia di sarcasmo, nel tono della sua voce, e non c'era più alcun cenno dei suoi soliti mezzi sorrisi. Anzi, in questo momento, Jones appariva proprio come una persona seria e dal tono piatto.

Il volto di Denny cambiò improvvisamente: da uno sguardo divertito, si tramutò in una faccia inespressiva e dagli occhi bassi, quasi temesse che lui potesse leggervi dentro la verità.

“Beh, a questo punto, è ora di digli la verità” pensò.

“No. Solo il Dottore.”

Indy rimase incredulo nell'udire quelle parole.

“Ascolta, noi…” iniziò a spiegare la ragazza, ma due voci la interruppero, urlando “FERMI!” 

Entrambi si voltarono di scatto verso l'entrata: c'erano due guardie, le stesse che li avevano scortati fino all'entrata del tempio. Ma, questa volta, mostravano un'aria truce e tenevano le lance puntate minacciosamente in avanti, nella loro direzione.

Entrambi, inizialmente, si spaventarono, ma poi furono pronti a reagire: Indy, per istinto, prese il sua revolver dalla fondina e con il braccio sinistro bloccò Denny dietro di sé, in segno di protezione. Ma nemmeno lei si fece perdere dal panico. Guardò per terra e, notando una lunga asta di metallo, la raccolse e assunse una posizione di difesa.

“Voi non siete autorizzati a restare qui” disse uno dei guardiani, con tono piatto e monotono, mentre si avvicinavano ai due viaggatori.

“Io vi consiglio di non avvicinarvi” ordinò Indy, con tono secco e sicuro.

“E perché mai?”

L’archeologo, senza aspettare altro, iniziò a sparare sui due Maya. Denny chiuse gli occhi sia per il suono assordante degli spari sia per non vedere quella scena, a cui avrebbe preferito non assistere.

Non appena non sentì più niente, riaprì gli occhi e rimase sconvolta da ciò che vide.

Le due guardie erano ancora in piedi, senza né una striscia di sangue né segni visibili di spari. Tutti i bossoli dei proiettili erano a terra, inutili.

I due rimasero a bocca aperta per quella scena, soprattutto Indy, che non sapeva che cosa pensare e che, per un istante, abbassò lo sguardo meravigliato a scrutare il suo revolver, incredulo.

Le due guardie fecero un ghigno cattivo e si avvicinarono ancora di più, con le lance sempre puntate contro di loro.

“Okay, piano B!” disse Jones sicuro.

Si allontanò di qualche passo da Denny, srotolò la frusta e, con un colpo secco e deciso, la saettò in direzione dei due Maya, avvolgendola perfettamente attorno alle lance e, poi, dando un forte colpo all'indietro per cercare di strappargliele dalle mani, ma non ci riuscì. Anzi, più tirava e più faticava come non mai, rimanendo quasi spaventato.

Le guardie si scambiarono altri due sorrisi cattivi, agitarono all'indietro le lance e sia la frusta che Indy furono trascinati verso di loro. E, non appena l’archeologo fu in mezzo a loro, il primo con la lancia lo bastonò sotto la schiena, costringendolo ad abbassarsi, mentre il secondo gli conficcò la freccia sotto le spalle.

Tuttavia, anziché aprirgli una ferita, la punta della lancia gli diede delle scosse elettriche, molto forti e dolorose.

Indy urlò di dolore, mentre Denny rimase immobile, terrorizzata, gridando il suo nome. Così, riuscì a raccogliere sufficiente coraggio per correre verso di loro, con l'asta alzata e pronta a colpire.

Ma uno di loro, sollevato un braccio, riuscì ad afferrare l'asta e a bloccarla quasi a mezz’aria, prima ancora che lei avesse avuto modo di colpire.

Lo fece senza neppure bisogno di girarsi e di vedere, adoperando soltanto i suoi riflessi. Piegò in due parti il robusto metallo e, quando Denny si piegò a causa dell'urto, il secondo Maya puntò la sua lancia contro la sua schiena, dandole una forte scossa.

Denny urlò di dolore, crollando sulle ginocchia, dolorante, e subito dopo il primo le diede una fortissima bastonata sulla schiena, facendola cadere a terra accanto a Jones.

I due eroi sconfitti alzarono lo sguardo verso i loro aguzzini, che avevano ancora un ghigno perfido sulla faccia e che continuavano a tenergli puntate addosso le loro strane lance.

“Questi non sono umani. Vero?” domandò Indy, con un tono a metà tra il sarcasmo e lo spavento.

“No! Per niente!” rispose lei con la voce che tremava per il dolore e per il dolore.

Ora, oltre che temere per la propria vita, ebbero paura anche per quello che sarebbe potuto essere di River e del Dottore.
   
 
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