Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: eveline7    22/01/2020    3 recensioni
Questa storia inizia dalla fine dell'ottava stagione del Trono di Spade e segue principalmente le vicende di Daenerys. Non voglio anticiparvi troppo, anche perché sto ancora lavorando sulla trama. Sarà un viaggio di dolore, di pentimento e di rinascita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Nuovo personaggio, Sansa Stark
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avanzava lentamente, quel trono la chiamava come fa il canto delle sirene con i marinai. In quella stanza troppo più buia e più fredda di come l’aveva sempre immaginata, decine di immagini passavano davanti ai suoi occhi: fuoco, persone ridotte in fin di vita, abitazioni in fiamme. Niente di tutto quello poteva essere vero, si ripeteva nella testa. Quando Jon arrivò e iniziò a parlarle, così distaccato e disperato allo stesso tempo, Dany continuò a dirsi che niente di tutto quello che diceva poteva essere accaduto.
“Sei stata laggiù? Hai visto?! Bambini! Piccoli bambini dati alle fiamme!”
No, non ne aveva idea. Qualsiasi cosa fosse successa prima di quel momento sembrava essere stata rimossa dai suoi ricordi, nascosta in un cassetto così remoto da essere irrecuperabile. Eppure sentiva un peso che la trascinava a terra, come un fardello che era evidentemente troppo grande da poter essere nascosto del tutto. Si sentiva disperata, persa e le parole che uscivano dalla sua bocca erano le battute di un copione che era ormai troppo stanca per continuare a recitare.
“Puoi perdonarli tutti. Ti prego, Dany.”
No, non posso. Da questo punto si può solo andare avanti, pensò. Cercò di improvvisare, anche se le mani le tremavano e vedeva riflessa negli occhi di Jon la stessa paura che stava paralizzando il suo corpo e i suoi pensieri.
“Stai con me” lo supplicò, “costruisci questo nuovo mondo insieme a me. E’ sempre stato questo il nostro destino…”
Non te ne andare, non ancora. Non questa volta. Teneva forte la mano di Jon sul suo viso perché era l’unica cosa in quel momento che la rendeva presente, ancorata al pavimento.
Vide la bocca di Jon muoversi ma non riuscì a sentire quello che stava dicendo, persa nella matassa dei suoi pensieri. Percepì solo le loro labbra toccarsi in un bacio violento, disperato e poi all’improvviso una fitta straziante alla bocca dello stomaco.
In un attimo, tutti i suoi pensieri furono scacciati da quel dolore che le impediva persino di respirare. Vide negli occhi di Jon terrore, disperazione, senso di colpa. Avrebbe voluto chiedergli perché, avrebbe voluto domandargli se allora tutti quei ricordi confusi fossero veri, avrebbe voluto dirgli che tra tutte le persone del mondo, non avrebbe mai immaginato che ad ucciderla sarebbe stata l’unica a cui aveva affidato il suo cuore. Sentì salire in gola una rabbia accecante e voleva colpirlo, scansarlo, impedirgli di prendersi anche quei suoi ultimi momenti. Non era giusto.
La vista le si annebbiò del tutto, la testa diventò pesante e sentiva freddo, sempre più freddo. Sentì le sue gambe cedere, il suo corpo venir meno e il braccio di Jon afferrarla per impedirle di cadere a terra. Aveva bisogno di aria, aveva paura. L’ultima cosa che sentì furono le parole che Jon le sussurrò all’orecchio
“Sii forte, ti troverò”
E poi il buio.

*****

Aprì gli occhi, non aveva idea in che livello del suo delirio si trovasse e la prima cosa che fece fu scoprirsi e portarsi una mano al petto. Sollevò le bende ed era lì. La ferita che aveva visto nel suo sogno era tra i suoi seni. Era di un colore rosso vivo e lunga quasi quanto la sua mano. Mentre la toccava, Dany iniziò a rendersi conto che non era stata una visione ed in un baleno la matassa dei suoi ricordi si districò, mostrandole una realtà che avrebbe voluto non fosse mai esistita: il rifiuto di Jon, la morte di Jorah e di Missandei, il tradimento di Varys e di Tyrion. Poi il suono di campane lontane, una rabbia accecante che si impossessava di lei e poi fuoco. Fuoco e distruzione.
Tutto si fece chiaro davanti ai suoi occhi e non poté fare altro che cedere ad un pianto incontrollabile: non sapeva dove si trovasse, perché fosse ancora viva, ma quello che prevaleva era un immenso senso di colpa che non riusciva a mettere a tacere. Non riusciva a spiegarsi in che modo quella furia cieca l’avesse condotta ad un tale sterminio, sentiva solo la vergogna di essere ancora viva dopo tutte le vite a cui aveva messo fine. Tutto questo era troppo, iniziò a singhiozzare, a gemere, a piegarsi in avanti e fu il forte dolore che sentì alla ferita a dirottare i suoi pensieri.
Jon l’aveva colpita a morte. Era stato lui a mettere fine a quel gioco intricato in cui Dany aveva conosciuto solo diffidenza, rancore ed ogni genere di tradimento. Forse era d’accordo con tutti, forse tutto era stato pianificato fin dall’inizio e per quanto Dany si ripeteva che non meritasse di essere viva per quello che aveva fatto ad Approdo del Re, non riusciva a pensare che quello che Jon aveva fatto fosse giusto. L’aveva tradita anche lui, come tutti, o forse peggio. Perché lo aveva fatto nel modo peggiore, l’aveva colpita nel momento in cui le aveva fatto credere di aver scelto lei.
Sentì dei rumori che si facevano sempre più vicini e il suo primo istinto fu la paura visto che non aveva la minima idea di dove si trovasse. Ma in quel momento non aveva forza per avere paura, non le importava più di nulla. Continuò ad abbandonarsi al suo pianto finché la porta non si aprì ed entrò una donna bassa e tonda che corse verso di lei. Prese Dany tra le sue braccia come se fosse la cosa più naturale del mondo ed iniziò a cullarla, senza dire una parola.
Dopo quella che parve un’eternità, il pianto iniziò a calmarsi e l’attenzione di Dany fu catturata dal profumo delicato di quella donna: sapeva di lavanda, di pulito, di una casa in cui è sempre pronto da mangiare. Allora allentò l’abbraccio e la guardò in viso. Aveva folti capelli grigi raccolti dietro la testa con un semplice fermaglio; il volto piccolo e tondo, guance rosa, labbra sottili. Non riuscì a vedere il colore dei suoi occhi perché nel sorridere diventavano così sottili che si nascondevano dietro le guance.
“Chi sei?” chiese allora Dany tra i singhiozzi, “Dove mi trovo? Perché sono viva?”
“Mi chiamo Eileen, tesoro, e ci troviamo in un piccolo villaggio vicino la libera città di Mantarys. So che hai mille domande che ti passano per la testa e ti prometto che risponderò a tutte quelle che potrò, ma prima devi stenderti e bere dell’acqua.”
Non sapeva come fosse possibile, ma Dany era sicura di aver già sentito quella voce. Si lasciò guidare dalle mani di quella donna, piccole e delicate ma forti allo stesso tempo, e appena si distese sentì un certo senso di nausea arrivarle in gola. Eileen le mise subito un secondo cuscino sotto la testa e, dopo aver fatto bere Dany, iniziò a prendersi cura della ferita.
“Io e mio marito siamo guaritori. Abbiamo viaggiato molto durante la nostra vita, ma ora che siamo arrivati al tramonto ci prediamo cura solo delle persone del nostro villaggio, per lo più poveri.”
Parlava, Eileen e Dany era attratta dalla sua voce.
“Era una luna fa quando all’improvviso il cielo si fece scuro e si abbatté sul nostro villaggio una tempesta così forte da allagare alcune case e far cadere parecchi alberi. Io e Edd stavamo tornando a casa dopo aver passato la mattinata a liberare le strade dai tronchi insieme ai nostri vicini, quando ti abbiamo trovata esanime sul ciglio della nostra porta. Ti abbiamo portata immediatamente dentro e, osservando la tua ferita e la quantità di sangue che avevi perso, abbiamo pensato che eri fortunata ad avere un cuore che batteva ancora.”
Come se sentisse che quello che stava per dire sarebbe stato duro da ascoltare, Eileen prese le mani di Dany, le strinse forte e continuò
“Edd ha iniziato subito a prendersi cura della tua ferita, sfilando pian piano la lama che aveva attraversato il tuo polmone e parte del tuo stomaco. Furono ore lunghe, ricordo ancora che consumammo 24 candele quella notte”, disse sorridendo. “Mentre ti asciugavo e sistemavo i tuoi capelli, vedevo il tuo viso pallido e sentivo che tutto quello che stavamo facendo sarebbe stato inutile. Ma Edd no. Edd continuava a respirare piano e a ripetermi che eri forte. Era così fiducioso che ti saresti ripresa che quando alle prime luci dell’alba mi chiese del filo per ricucirti la ferita, si assicurò, nonostante gli occhi pesanti per il sonno, di farlo nel modo più delicato e invisibile possibile.”
Dany istintivamente le strinse la mano e nuove lacrime iniziarono a rigarle il volto. Si perse in quel racconto, non credeva possibile che due persone che neanche conosceva avessero potuto salvarle la vita.
“Da quel giorno abbiamo continuato a prenderci cura della tua ferita, a far scendere la febbre e a starti vicino nei tuoi momenti di delirio. Ti abbiamo nutrito e…”
“Perché avete fatto tutto questo?” la interruppe incredula e malinconica Dany. Non era stata magia, pensò, nessun dio sconosciuto, nessuna profezia. Erano stati l’impegno, l’attenzione e l’amore di due persone a salvarla e questo la faceva sentire ancora di più in colpa perché sapeva di non meritarlo.
“Perché è quello che sappiamo fare meglio e non devi pensare a nient’altro. Come puoi ben vedere” lasciò la mano di Dany e fece un gesto come per indicare la stanza, “la nostra casa è piccola e neanche troppo calda. Ma siamo felicissimi di averti qui e potrai restare finché vorrai.”
Dany scoppiò di nuovo a piangere. Anche se ne aveva disperatamente bisogno, sentiva di non meritare tutto quell’amore e sapeva che non appena quelle persone avessero scoperto chi fosse e cosa avesse fatto ad Approdo del Re tutto sarebbe scomparso. “Non dovrei essere ancora qui, non è giusto. Non merito tutto questo…”
“Chi è che stabilisce cosa meritiamo, Daenerys?” rispose Eileen mentre metteva un unguento sulle labbra secche di Dany. “Non fare quella faccia, ammetterai che il colore dei tuoi capelli non è poi così comune. Ma è stata un’altra cosa a farci capire chi fossi: è da circa un mese che il tuo drago viene a farci visita ogni giorno al calar della sera.”
“Drogon” sussurrò Daenerys e il suo volto si illuminò per un breve momento.
“Crediamo sia stato lui a portarti fin qui e non abbiamo proprio idea del perché abbia scelto noi. Comunque stai tranquilla, tutti ti credono morta e per un bel po’ non avrai problemi, soprattutto se resterai con noi.”
“Quindi sapete tutto quello che è successo?”
“Non ci interessano molto storie di corti e di troni e mi perdonerai se abbrevierò il tuo nome; le formalità, come vedi, non sono il mio forte. Però sì, sappiamo quello che è successo ad Approdo del Re” a quel punto il volto di Eileen divenne serio e Dany sentì un’angoscia salirle fino in gola “ma sarò qui se vorrai raccontarmi la tua versione”.
“Se sapete tutto” rispose Dany che sentì un’improvvisa ondata di sonno appesantirle gli occhi “Perché? Perché mi avete salvato? Perché avete continuato a curarmi e proteggermi?”
Eileen sorrise, chiuse il barattolo dell’unguento e riprese le mani di Dany nelle sue stringendole ancora più forte. “Perché siamo due vecchi che il tempo ha ammorbidito e intenerito. E soprattutto perché il tempo ci ha insegnato che ogni persona vale più della sua peggior azione.”
Dany formò un sorriso malinconico e si addormentò.

*****

Quando si risvegliò non aveva idea di quanto tempo fosse passato. Osservò per la prima volta la stanza in cui si trovava. Era piccola e spartana, ma la finestra era grande e permetteva l’ingresso di molta luce. C’era un armadio e un baule e sulle pareti c’erano attaccate stoffe di tutti i colori, oggetti particolari che sembravano doni provenire dalle parti più svariate del mondo. Sentì presto la porta aprirsi e il suo istinto fu quello di richiudere gli occhi e fingersi addormentata: non era pronta a parlare di nuovo. Nonostante la conversazione con Eileen l’avesse tranquillizzata, Dany provava un groviglio complicatissimo di emozioni, non aveva idea da dove sarebbe ripartita ora che aveva perso ogni cosa.
“Le ho dato qualcosa per addormentarsi, era sconvolta e ho avuto paura che tutti quei singhiozzi potessero provocarle dolore alla ferita” era Eileen che parlava. Intanto sentì una mano che scoprì le bende della ferita e posò sulla zona dolorante una crema fredda. “Come pensavamo, è all’oscuro di tutto.”
All’oscuro di cosa? La mente di Dany iniziò a viaggiare quando sentì le stesse mani che avevano spalmato la crema farsi strada verso la pancia e fare dei movimenti strani, come a controllare che le cose fossero al loro posto.
“Tutto questo ha dell’incredibile” fu una voce maschile questa volta a parlare, la voce della persona che la stava visitando.
“Non pensi che dovremmo dirglielo, Edd? So che hai paura della sua reazione, ma ormai Daenerys inizia ad essere sempre più presente e questa condizione inizia ad essere piuttosto evidente. Forse questo l’aiuterà a trovare una ragione per ricominciare.”
Dany all’improvviso capì. Capì che la sua non era l'unica vita ad essere stata salvata dalle mani di quelle persone.
   
 
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