Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Redferne    28/01/2020    6 recensioni
Tre fratelli.
E una tecnica segreta che rappresenta la summa, lo stadio ultimo di una disciplina millenaria dall'incomparabile potere distruttivo.
Ed il modo in cui essa coinvolgerà le loro vite, ed i loro rispettivi destini.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kenshiro, Raul, Ryuken, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sole si stava accingendo a sorgere, all'orizzonte.

Ancora non lo si riusciva a vedere. Per lo meno dall'interno della spessa, alta e solida cinta muraria che racchiudeva e proteggeva il gigantesco castello.

Ma ben presto, là dove un'altra notte in procinto di terminare stava già iniziando a cedere il passo alle rosee striature delle dita dell'ormai incombente aurora...proprio là una sottile linea composta dal bianco più puro, luminoso ed accecante avrebbe fatto la sua comparsa tra poco.

Là, proprio là, in fondo.

Là dove cielo e terra sembravano unirsi in perpetua comunione, fondendosi ed abbracciandosi per diventare tutt'uno come due amanti nel bel mezzo dell'atto più intimo.

Proprio là il sole avrebbe segnato l'inizio del nuovo giorno. E delle consuete attività per chi aveva il privilegio di risiedere e vivere dentro a quel posto.

Allenamenti, allenamenti ed ancora allenamenti.

Battaglie su battaglie, in vista delle battaglie future.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calmo, leggero ed immutabile come il cielo.

Saldo, solido e stabile come la terra.

Cielo e terra, in un unico essere.

Il tutto.

Stava immobile nell'ampio piazzale, il cui pavimento era composto da una serie di piastrelle rettangolari di marmo perfettamente e finemente lavorate e cesellate.

Si trovava in posizione eretta, con le gambe leggermente divaricate e le braccia stese lungo i fianchi snelli. I pugni ben chiusi e lievemente contratti.

Stava compiendo dei lunghi e profondi respiri, dal ritmo uniforme e regolare. Il suo torace stava seguendo l'andatura ad onda del diaframma, alzandosi ed abbassandosi ad ogni esalazione.

Quello costituiva l'unico segnale di vita proveniente dal suo corpo, in quel momento. Senza di esso lo si sarebbe potuto tranquillamente scambiare per una delle tante statue in atteggiamento marziale e guerresco che adornavano l'ampio cortile in cui si trovava. E con cui condivideva l'armoniosità delle forme e della struttura fisica.

Era a torso nudo. E la muscolatura in evidenza era perfettamente tonica e scolpita.

I pettorali, l'addome, i dorsali, le spalle ed infine le braccia, passando per la coppia di muscoli antagonisti fino a quelli interossei della mano...erano tutti quanti ben definiti e delineati.

Il suo era proprio il corpo virile e vigoroso di un giovane nel fiore dei suoi anni. All'apice e nel pieno del suo sviluppo.

Aveva gli occhi bene aperti, e l'espressione serena e distaccata. Tuttavia...vi si poteva notare un non so che di grave e di severo, nel suo sguardo. Un'impressione che veniva notevolmente accentuata dalla profonda ruga che gli solcava la fronte, proprio nel mezzo.

La pelle rosea era appena imperlata di sudore. Doveva aver fatto alcuni brevi esercizi preparatori e di riscaldamento. Un brivido la percorse, causato dal contatto con l'aria fresca e frizzante.

Sembrava fosse in attesa di qualcosa.

D'un tratto, all'improvviso, una linea dorata apparve sul bordo superiore della cinta muraria. Da essa si irradiò un tenue filo di luce che lo raggiunse e lo colpì in pieno volto.

Socchiuse leggermente gli occhi. Era il segnale che attendeva.

Divaricò ulteriormente le gambe, fino a portare i piedi all'altezza delle proprie spalle. Poi piegò entrambe le braccia ad angolo retto, con i gomiti piazzati a protezione delle ultime file di costole ed i pugni tenuti sempre ben chiusi e stretti, le palme rivolte verso l'alto. Erano talmente serrati che la pelle delle dita era diventata color dell'avorio.

Emise un suono gutturale e cavernoso, dal fondo della gola.

“Hhmmmm....”

A quel punto partì.

Iniziò con una manovra di blocco, alzando l'avambraccio sinistro mentre quello opposto se ne rimase dov'era, tenendo la posizione e rimanendo più che pronto a colpire. Era come se avesse intercettato e stroncato un attacco sferrato alla sua testa. Ad una delle tempie.

Rispose quindi con un diretto destro ad altezza petto, roteando il polso in senso antiorario. Il pugno tagliò e fendette l'aria con un suono secco. Bloccò l'arto giusto un istante prima di fargli raggiungere la massima estensione di cui potesse disporre. Per effetto dell'arresto un paio di gocce di sudore, perfettamente sferiche, gli schizzarono via dalle nocche delle prime due dita come proiettili.

Riportò quindi l'arto alla postazione originaria, ripiegandolo su sé stesso, mentre con l'altro braccio sferrava un un attacco con il bordo esterno della mano, posizionata a taglio, e mirando al pomo di Adamo di un avversario che solo lui riusciva a vedere.

E' il fondamento base, il cardine portante su cui poggiano tutte le tecniche di offesa che si basano sui colpi.

Funziona tutto tramite il principio scientifico delle leve contrapposte.

Il braccio tenuto in guardia deve muoversi nella direzione contraria di quello che viene impiegato per attaccare. E quando si sferra un calcio, il braccio che corrisponde alla gamba deve leggermente allontanarsi verso l'esterno e verso il basso a seconda di quanto in alto la si debba portare, effettuando al contempo il tragitto opposto.

In ogni attacco vi é, vi deve essere una difesa implicita, e viceversa.

Il piede avanzato pigia all'ingiù e in avanti, mentre quello dietro va sollevato fin sulle punte.

Il busto rotea in senso antiorario seguendo e accompagnando la mossa che si vuole eseguire, come il frantoio di un gigantesco mulino le cui pale vengono azionate ed alimentate dal soffiare del vento. O dallo scorrere dell'acqua di un torrente adiacente, nel caso formassero una ruota costruita su uno dei muri laterali.

Si concentra tutto il peso, sommato allo slancio, dell'intero corpo e dell'intero colpo in un punto piccolissimo. Quasi microscopico. Paragonabile ad una capocchia di spillo, o poco più. E non mancando di mirare due metri ed oltre il bersaglio, come a volerlo sfondare da parte a parte.

Come a volerci passare attraverso.

In questo modo si ottimizzano sia la velocità che la forza. E quando si riesce a realizzare la loro perfetta fusione e sintesi...si può ottenere la massima potenza distruttiva.

KIME.

La sensazione che trasmette una corretta esecuzione é quella di un'energia che sale dal terreno, dal cuore del pianeta e che avvolge, come una spirale che sale e sale lentamente. Dal suo e dal nostro centro e poi più su, sempre più su, sempre di più...e che ci attraversa da capo a piedi fino a propagarsi oltre noi, oltre il nostro pugno, oltre il punto d'impatto e persino oltre lo sfidante, estendendosi per miglia e miglia in avanti. Fino a i confini della Terra. Fino ai confini estremi dell'universo.

Si ha come l'impressione di poter percepire qualcosa di ENORME, a dir poco. Se si riesce a provarla, fosse anche solo per pochi istanti...é indice di un buon lavoro.

Ma bisogna provare a farlo aumentare, quell'intervallo. Fino a farlo diventare qualcosa di PERMANENTE. Tramite la pratica continua ed assidua.

Ed era proprio quel che stava cercando di fare.

Colpo di gomito circolare, a traiettoria discendente ed obliqua.

E successivamente un affondo all'indietro, sempre con lo stesso gomito. Con il palmo dell'altra mano a spingere contro il pugno chiuso, come a voler affondare la punta di una lama o di uno stiletto acuminati.

Poi una serie di diretti di destro e di sinistro, ad angolazione ed altezza variabili. Ripetuti e concatenati.

Colpo di taglio verso l'interno e verso il basso.

Ginocchiata verso l'alto.

Calcio frontale di sinistro, dopo aver piegato e raccolto la gamba all'altezza del busto. E quindi calcio circolare alto con l'arto opposto, dopo aver poggiato il piede a terra ed effettuato un mezzo passo in avanti ed in diagonale.

Calcio ad ascia sollevando il proprio tallone fin sopra la testa, per poi abbatterlo di slancio e di schianto su quella dell'avversario effettuando uno scatto secco.

Quando si effettuano le tecniche di gamba con traiettoria a semicerchio prima di scagliarla occorre sollevarla direttamente da terra, senza doverla caricare. In tal modo non si spezza l'esecuzione e non se ne disperde l'efficacia, rispettando la corretta catena cinetica del movimento.

Era uno spettacolo davvero impressionante, da vedere. Si girava in ogni direzione, colpendo per ogni dove. Come se stesse fronteggiando un nugolo di contendenti a dir poco sterminato, in contemporanea.

Un assassino perfettamente addestrato potrebbe tenere testa a dieci nemici tutti in una volta. Ma lui poteva, doveva essere in grado di tenere tranquillamente testa A MIGLIAIA TUTTI INSIEME.

Era in grado di sbaragliare UN INTERO ESERCITO, se occorreva.

Un sicario poteva muoversi facilmente e a dare il proprio meglio, col favore dell'ombra. Lui, con l'aiuto delle tenebre, riusciva a diventare COME IL BUIO STESSO. Totalmente IMPALPABILE ed INVISIBILE. Come un fantasma che si aggira nelle notti di pallido plenilunio tra i resti di un antico palazzo ormai in rovina. Un occupante che voleva rimembrarne i vecchi fasti con la sua insistente presenza, forse.

Diventava sempre più veloce e preciso col passare dei secondi e ad ogni esecuzione, accompagnando ogni colpo con un'espirazione decisa.

“Fuhn! Fuhn! Fuuuhhnn!!”

Rimase quindi in equilibrio su di una sola gamba, esibendosi in una sequenza di ripetuti e velocissimi calci laterali con l'altra. Talmente veloci da risultare quasi impercettibili agli occhi.

Mutò voce, eseguendo una sorta di nota dal tono acuto e squillante, simile al verso o al canto di qualche raro uccello esotico. Di quelli che esistevano prima del cataclisma.

“AATAHTAHTAHTAHTAHTAHTAHTAHTAHTAHTAHTAAAHH!!”

Il volume del suo strillo aumentava sempre più, facendosi limpido e cristallino.

Un' esibizione da manuale.

 

HOKUTO SHIN – KEN JU – HA ZAN.

 

Aveva appena eseguito il SACRO COLPO DELLO SFONDAMENTO MORBIDO DI HOKUTO.

Dello stile SHIN – KEN , ad essere precisi.

La Divina Arte di Hokuto. L'arte mortale dei sette astri che compongono la costellazione dell' Orsa Maggiore.

Una disciplina marziale che vantava ben duemila anni di storia e di tradizione alle spalle. Creata con un unico obiettivo. Tra le poche, esistenti al mondo, ideate specificatamente per quel tipo di scopo.

Quello di UCCIDERE.

Quello ne costituiva l'intento finale per cui era stata pensata, progettata e perfezionata nel corso dei secoli.

Una tecnica omicida, il cui fine era la distruzione del corpo dell'avversario. Un processo che partiva ed avveniva al suo interno, concentrando ed incanalando il proprio spirito combattivo in appositi punti vitali posti in corrispondenza ed in prossimità degli organi e dei centri nevralgici più importanti, e denominati TSUBO o PUNTI DI PRESSIONE. Per ottenerne il controllo. Oppure per liberarla da lì verso l'esterno, con conseguenze devastanti.

La tecnica che aveva eseguito, per giunta a regola d'arte, consentiva di ridurre in pezzi qualunque tipo di corazza o di protezione, in modo da lasciare chiunque la indossasse completamente esposto ed inerme. Era il colpo ideale da utilizzare contro nemici piuttosto bardati, o che disponessero di un corpo piuttosto coriaceo, con i punti di pressione situati in profondità e difficilmente raggiungibili. Tramite quella sequenza di calci micidiali si iniziava a martoriare una sua precisa zona o parte, fino a renderla estremamente molle e macilenta. Oppure la si riduceva a brandelli, nel caso di uniformi o armature particolarmente spesse e resistenti. Era possibile danneggiare e mandare in frantumi persino il cemento, la roccia o addirittura l'acciaio con quel tipo di colpo, qualora si decidesse di utilizzarlo su di un'ampia superficie inorganica per scavarsi una breccia o una via di fuga.

Ben fatto. Davvero ben fatto. Ma non era il caso di farsi troppi complimenti per conto proprio. Inoltre...la tecnica non era ancora conclusa. Mancava ancora un passaggio.

Abbassò la gamba tenuta sospesa fino a quel momento a mezz'aria e, non appena il piede toccò terra, scivolo lievemente in avanti e sferrò un diretto basso con il braccio arretrato, mentre l'altro correva immediatamente a proteggere il corpo ed il viso.

“ATAH!!”

La corretta esecuzione di quel colpo, specialmente se eseguita su di un avversario umano e vivente, prevedeva che una volta terminata la sequela di calci si sferrasse un colpo di pugno risolutore. Mirando agli tsubo ormai completamente scoperti e resi vulnerabili.

Rimase fermo in quella posizione, assumendo una posa plastica. E intanto, ne immaginò mentalmente gli effetti.

Aveva appena affondato il suo braccio nell'addome del contendente, passando attraverso le pareti del suo intestino tenue e raggiungendo in pieno uno dei punti di pressione segreti che vi si trovavano annidati lì nel mezzo.

Era piuttosto facile intuire cosa sarebbe accaduto di lì a poco, se l'avversario fosse stato reale.

Gli tsubo del torso era quelli più devastanti, e dal maggior impatto distruttivo.

Nel giro di una manciata di secondi il suo ventre sarebbe esploso, schizzando e riversando i visceri sul pavimento ed in ogni direzione, e riducendo il resto ad un ammasso di carne sanguinolenta.

Rimise entrambe le braccia lungo i fianchi e si ricompose, rimettendo entrambi i piedi all'altezza delle spalle.

Si rilassò, compiendo una lunga espirazione.

“Fuuuhhh...”

L'esercitazione era finita. Almeno per quel momento.

Poteva concedersi una breve pausa.

D'un tratto sentì chiamare il proprio nome. Si voltò in direzione della voce.

Eseguì un nuovo sospiro, ma questa volta di evidente sollievo.

Aveva terminato giusto in tempo.

Meno male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!!

E' la mia prima volta, da queste parti.

Solitamente opero in un altro fandom. Ma alle volte, come é già accaduto in passato...non disdegno qualche escursione in altre sezioni. Specie se riesco a buttare giù una storia che ritengo degna di venire pubblicata e raccontata.

Questa la tenevo nel cassetto da mesi. E, a dirla tutta...sono molto curioso di vedere cosa ne verrà fuori.

Perché qui stiamo parlando di un'opera che ha letteralmente MARCHIATO A FUOCO LA MIA INFANZIA.

Per il sottoscritto Ken, ai temi della sua prima messa in onda, ha rappresentato un 'autentica RIVOLUZIONE.

Non esagero nell'affermare che prima del suo arrivo sui teleschermi...NON SI ERA MAI VISTO ASSOLUTAMENTE NULLA DEL GENERE.

Noi piccoli telespettatori eravamo già abituati alla violenza, per carità.

Ci eravmo fatti le ossa con L' UOMO TIGRE e i cartoni a base di robottoni.

Ma con Ken...era DIVERSO.

Era un tipo di violenza NUOVA.

CRUDA. REALISTICA. Con gente che FINIVA UCCISA SUL SERIO.

E con il SANGUE.

Già. IL SANGUE.

Ma in Ken non c'era solo quello. C'erano anche la lealtà, lo spirito di sacrificio, l'amicizia, il coraggio e l'eroismo. E personaggi e situazioni epiche A PACCHI.

Non esagero nel dire che Ken, Raoul, Toki, Rei, Shu, Fudo e compagnai bella...MI HANNO DAVVERO INSEGNATO QUALCOSA.

Bene, per ora é tutto. Spero vi piaccia.

Se ci riesco, salvo intoppi...pubblicherò con cadenza più o meno mensile.

Alla prossima, e...

 

See ya!!

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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