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Autore: Eltoro    31/01/2020    0 recensioni
"Terra 3024.
-Come siamo arrivati al 3024? Oh, è una lunga storia, ma credo dovrò raccontarvela nella maniera più spicciola possibile. Non immaginereste mai il calvario dietro tutta questa pace, se così la possiamo chiamare. Facciamo un passo indietro, anzi, un enorme passo indietro. Adesso siamo nel 2020, forse ricorderete bene quest'anno, fu un anno di cambiamenti, quello che gli storici nominarono “Anno Corona”. Possiamo dire che quel 2020 fu un punto di svolta per la vita terrestre e non solo. Era Gennaio 2020 quando una strana epidemia si diffuse lungo il fianco orientale del mondo così come lo conoscevano i terrestri, gli scienziati diedero un nome a quest'epidemia, ed era “Corona Virus”. Tutt'ora gli scienziati non sono riusciti ad identificare la fonte di tale epidemia, ma una cosa è sicura, che chiunque abbia dato vita a tutto questo, ha fatto un miracolo. Era Febbraio 2020 quando l'epidemia decise di invadere tutto il fianco occidentale del mondo così come lo conoscevano i terrestri e non ci mise mesi ad arrivare lungo le Americhe, eh no! Insomma, era già Marzo 2020 quando i tre quarti della popolazione terrestre venne presa di mira da questa epidemia."
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eliza si fece coraggio e decise che la sua natura curiosa avrebbe avuto la meglio sulla sua codardia, poggiando il piede sul primo scalino e scendendo con il Maestro Azeluth verso il suo ufficio locato nei sotterranei della biblioteca. Durante la discesa, Eliza vedeva i muri fatti con un materiale grezzo, puntiglioso e quasi decadente, rendendosi conto del buio che iniziava a diventare sempre più imponente nella stanza. Se fosse stato buio, la fanciulla avrebbe dovuto preoccuparsi, ma il Maestro, con un veloce battito di mani, che riecheggiò in tutta la stanza creando l'eco, si assicurò che le torce ai lati della discesa si accendessero, illuminando il cammino dei due. L'odore che le narici sentivano era quello di muffa, in effetti l'umidità non aveva giovato quel posto, rendendolo ricco di muffa agli angoli delle pareti e non rendendo la vista e l'olfatto gratificati. Camminando ci si poteva anche imbattere in alcune ragnatele, ben tessute dai ragni che risiedevano in quel sottopassaggio. Dopo un minuto di discesa, le due figure arrivarono dinanzi ad una scrivania in legno massiccio, adornata da piccoli ghirigori di bronzo, lasciando che quell'unica scrivania e due sedie mal costruite decorassero il suo ufficio. “Accomodati pure. Le nostre labbra avranno tanto da faticare oggi.” pronunziò Azeluth, avvicinandosi ad una delle due sedie e accomodandosi con estrema cautela, avrebbero potuto rompersi se gestite in modo brusco. “Quel che le tue orecchie udiranno oggi, non dovranno sentirlo orecchie di figure non presenti in questa stanza. Spero sia ben chiaro il messaggio, Eliza.” predicò l'anziano, guardando Eliza negli occhi e lasciando che il suo racconto iniziasse. Al dì fuori di quelle mura antiche, la vita continuava e quel messaggio dettato dal re venne udito da tutta la popolazione del pianeta Corona, persino nel “Giga Corona”. Dovete sapere che il pianeta venne diviso in due parti dopo che le varie razze viventi si unirono, creando un unico ambiente dove vivere. Ci fu una metà che divenne “Vecchia Corona” nella quale vivevano coloro che ripudiavano le modernità, lasciando che il tempo rimanesse invariato nel 2020. La Vecchia Corona era differenziata dall'essere priva di nuovi materiali, priva di conoscenze ricercate nel campo tecnologico e dedicandosi ancora all'artigianato, conoscendo ancora l'arte dell'agricoltura, ottenendo terreni fertili con sacrifici e dolori. Conservando tutte le vecchie conoscenze apprese dai loro avi secoli or sono, la popolazione della Vecchia Corona poteva vantarsi di vivere senza richiedere troppi fondi al Re, a differenza della “Giga Corona”, dove la vita era l'esatto opposto della Vecchia Corona. Nella Giga Corona sembrava di essere avanti nel futuro, tutto era automatizzato, non vi era nulla che non funzionasse senza una fonte elettrica, la vita era molto più spedita ed espressa, non vi era tempo di fermarsi per pensare, i pensieri venivano elaborati dalle macchine. Gli abitanti di Giga Corona erano molto viziati,ma anche essi avevano faticato per ottenere quel che adesso possono godere, anche se ora possono avere tutto con un semplice schiocco delle dita. Una delle famiglie più agiate e più grate di vivere in quella parte di pianeta era proprio la famiglia 908. La famiglia 908 era una famiglia che abitava in una maestosa abitazione composta da stanze che sarebbero state inutili persino al Re e riuscendo a permettersi uno stile di vita pressoché simile a quello di un funzionario di quest'ultimo. I 908 erano composti da una figura paterna, Phino, terrestre dall'altezza mancante, di altezza medio-bassa, capelli brizzolati di un nero ai lati, rimanendo senza nessuna forma di pelo al centro della testa,grande imprenditore di una delle più rinomate aziende che produceva accessori tecnologici per i combattimenti. Non era addetto alla costruzioni delle armi, ma a qualcosa che implementasse le armi, come dei visori che riuscivano a captare la forza dei nemici, un raggio luminoso che avrebbe penetrato persino il ferro più impenetrabile e, l'invenzione più famosa era l' “Oro-Scudo”, una sorta di orologio che bastava mettere attorno al braccio e creare degli scudi in tutte le forme, usandoli sia come difesa che come attacco. Vi era anche la figura materna, Habia, donna terrestre dall'altezza simile a quella del marito, anch'essa con i capelli color nero tenebra e dalla pelle molto scolorita, che si dedicava alla famiglia, non ritenendo necessario un lavoro grazie alla fortuna del marito. Habia era accompagnata da un'altra figura femminile, rappresentata dalla figlia minore Aurel, anch'essa obbligatoriamente terrestre, dai capelli color neri anch'essa, dalla pelle olivastra e ambrata, dal naso “a forma di patata” come amava prenderla in giro sua madre, e dall'altezza superiore a quella dei suoi genitori. Infine vi era Farx, fratello maggiore di Aurel, molto più basso di lei, dagli occhiali scuri con una montatura abbastanza spessa, i suoi capelli a malapena venivano percepiti dall'occhio terrestre, dato il suo taglio che lasciava a malapena un centimetro di pelo, a compensare vi erano i suoi baffi scuri e rifiniti, rendendo omaggio al suo viso tondeggiante. I quattro membri della famiglia erano appena rincasati quando il re diede lo spiacevole annuncio alla popolazione. Habia era dedita al taglio delle verdure, usando il coltello per creare dei piccoli cubetti di due coste di sedano, due carote e due cipolle, preparando la base del soffritto per il suo spezzatino di carne, subito dopo Aurel raggiunge la cucina, avvicinandosi alla madre e rubando, sotto i suoi occhi attenti, una carota, portandola alla bocca e tirandone subito un morso. “Hey, quella mi serve per lo spezzatino!” rimproverò Habia alla figlia. “Tranquilla mamma, una carota in meno non farà di certo male.” ribatté la figlia, dirigendosi verso la tavola, coperta soltanto da una tovaglia in tessuto rosso, poggiandoci sopra forchette e coltelli, preparandosi per il pranzo imminente. Farx entrò in cucina, guardando la sorella apparecchiare la tavola e prendendola in giro, battibeccandosi come facevano sempre:“Mh, penso che ai difensori serva una che sappia apparecchiare la tavola.”disse provocando la sorella, la quale rispose:“Io so che hanno bisogno anche di un cervellone come te”. Dopo quella risposta, Farx prese la carota, soffiandogliela di mano proprio come lei aveva fatto a sua madre, tirandone subito un morso e guardando la sorella negli occhi con aria di sfida: “Io non ci scherzerei troppo se fossi in te” ribadì Farx, venendo poi interrotti dalla madre: “Smettetela voi due! Tra poco vostro padre sarà qua e secondo me sarà molto affamato”. Habia non ebbe tempo di scandire le ultime parole che dinanzi all'ingresso dell'abitazione si materializzò Phino, il quale si diresse poi in cucina con una grande velocità e avendo già l'acquolina in bocca. “Allora, come siamo messi qua?” disse preparandosi a gustare il suo solito pranzo. “Chiedilo ai tuoi figli” la madre disse scherzando e divertendosi con una risata leggera. “Penso che qualcuno non mangerà oggi.” rispose il padre, indirizzando il suo sguardo ai propri figli, per poi raggiungere la tavola e sedersi proprio a capo di essa. “Avete sentito l'annuncio del Re?” chiese curioso il padre, essendo sempre lui ad avviare l'argomento principale che avrebbe unito la famiglia durante il pasto. I due fratelli si guardarono negli occhi e con aria sincera, ma anche abbastanza quieta fecero un cenno per indicare una risposta positiva al padre. Il padre vide che i due erano a conoscenza della notizia, invitandoli a sedersi accanto a lui a tavola “Mettetevi qui vicino. Forse è l'ultima volta che pranziamo tutti insieme.” ammise guardando negli occhi due, assumendo un tono più che paterno e poggiando le sue mani sulla spalla destra di Farx e sulla spalla sinistra di Aurel, venendo subito seguito da un momento di silenzio. Habia lasciò il coltello, facendolo prontamente ricadere sul tagliere della cucina. La donna si voltò guardando il marito con uno sguardo misto tra il confuso e l'interdetto, come se quel che avesse detto non avrebbe dovuto esistere né in cielo né in terra. I figli osservarono i gesti del loro padre, impensieriti da come si fosse rivolto nei loro confronti, non era solito riversare i loro argomenti su qualcosa di triste, lui era sempre un uomo positivo e con la mente rimasta all'età di cinque anni, non poteva intraprendere un discorso così serio e con fare agognato. Secondi di silenzio riempirono quello strano momento, lasciando che i figli guardassero i genitori negli occhi per la prima volta, mai vi era stato momento più crudele di quello, fin quando il padre non alzò lo sguardo e scoppiò in una fragorosa e sbellicata risata divertita. “Credete veramente che potrei lasciarvi andare incontro alla morte così facilmente?!” sbellicò mentre cercava di trattenere la sua risata, poggiando una mano sulla sua pancia e l'altra sulla sua bocca, anche se questo suo tentativo fu infecondo. “Se venissero a toccare i figli di colui che gli produce il materiale necessario per scontrarsi contro gli altri pianeti, dubito avrebbero poi così tanto successo.” continuò ridendo ancora con una spiccata voglia di scherzare, coinvolgendo i figli e portandoli a ridere sulla situazione. Habia si tranquillizzò, riprendendo a cucinare il piatto che suo marito adorava così tanto, lasciando che il trito di verdure cucinasse all'interno della pentola insieme all'olio e venendo contagiata da quella beffarda risata. “Ci hai fatto spaventare.”ammise Aurel mentre cessava la sua risata, seguita subito dopo dal fratello che continuò:“Oggi sei in vena di scherzi”. “Ah, ragazzi! Comunque, domani devi venire prima in laboratorio, a quanto pare alcuni dei miei dipendenti sono a prepararsi per l'imminente selezione per diventare difensori. Se solo sapessero a quel che vanno incontro.” disse riferendosi al suo primogenito. “Non pensi che il Re si stia muovendo in modo strano?” chiese curioso Farx, aspettandosi una risposta abbastanza adulta da parte della figura paterna. “Cosa?! Il Re?! Quello non sa neanche cosa siano i difensori.” rispose il padre prendendo la forchetta poggiata sulla tavola e iniziando a giocarci, poggiando il palmo della sua mano sul tavolo e aprendola per bene, lasciando che ci fosse spazio tra le dita. Il suo gioco era quello di pungere con la forchetta gli spazi vuoti tra le dita, colpendo il nulla ed evitando le due dita. “Vedi le mie dita?” chiese al ragazzo, continuando a giocare con la forchetta. “Se solo fossi difensore, non potrei neanche avere il lusso di averle ancora attaccate alle mie mani.” continuò guardando il figlio con un pizzico di saccenteria e di strafottenza innocua. “Aspetta, cosa vorresti dire?” chiese un ingenuo Farx quando vide che suo padre iniziava a divenire criptico, non voleva dire troppo al figlio. Non appena il padre fu un procinto di rispondere al figlio, ecco che i sensori all'estero della loro abitazione, individuarono una presenza, scannerizzandola e avvisando i coniugi che si trattava di Taunus, il fidanzato di Aurel e migliore amico di Farx. “Oh, è Taunus!” esclamò Aurel, contenta di vederlo e volendo subito correre ad accoglierlo all'ingresso come avrebbe fatto ogni ragazza alla vista del proprio partner. “Mh...” mugolò il padre, senza proferire alcuna parola e rimanendo in silenzio, abbassando lo sguardo e mettendosi subito a braccia conserte. Taunus si materializzò subito dinanzi all'ingresso di casa 908, entrando subito in cucina. Taunus era un ragazzo terrestre abbastanza alto, con i capelli color nero lucente, quel lucente che riusciva a fare riflessi dinanzi agli specchi, gli occhi molto più piccoli rispetto al resto degli altri terrestri, i suoi denti erano particolari, erano di un colore giallastro, dovuto alla sua tendenza nel fumare sigarette almeno due volte al giorno ed erano parecchio appuntiti, mostrando un'irregolarità nella sua bocca che non aveva eguali, alcuni Godariani possedevano denti migliori dei suoi, anche se il resto del corpo era opposto alla descrizione dei suoi denti, un fisico marmoreo aiutato da una pelle bronzina, molto scura. Era, da sempre, il miglior amico di Farx, avendo passato tutta la sua vita insieme a lui, anche se poi riuscì a fare breccia nel cuore di Aurel, divenendone il fidanzato e formando un trio insolito quanto inaspettato. “Amore!” disse Aurel quando lo vide, correndo da lui e saltandogli addosso come scimmia quando vede la sua banana, venendo ben accolta da lui, il quale la tenne stretta, per poi mollare la presa. “Buongiorno” proferì educatamente Taunus, salutando la famiglia della sua ragazza, caratterizzato da una tipica “R moscia”, ormai riconosciuta da tutti coloro che avevano a che fare con lui. “Ragazzo...”chiamò a voce alta Phino, rimanendo con lo sguardo abbassato e le braccia conserte, ancora seduto a quella sedia dalla quale non si era spostato.”....uno come te, non se lo lascerebbero mai scappare, vero?” continuò l'uomo, conoscendo bene i requisiti che chiedevano per divenire difensore e sapendo bene che il ragazzo li aveva tutti. “Ecco...!Aurel, sono qui perchè devo parlarti.” confessò il giovane ragazzo, prendendo le mani della sua amata e guardandola negli occhi con uno sguardo tutt'altro che tranquillo, attirando l'attenzione di tutti i membri della famiglia, che ormai avevano ben capito che fine avrebbe fatto il ragazzo.

   
 
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