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Autore: Journey    02/02/2020    1 recensioni
Che cosa succederebbe se Lucifer e Chloe si fossero incontrati quand'erano ragazzi per poi perdersi di vista e ritrovarsi solo da adulti? E che cosa succederebbe se nei loro giorni di gioventù avessero avuto una figlia che hanno rincontrato solo dopo diciotto anni? In questa FF un po' AU, un po' OCC, e sicuramente What If? i nostri protagonisti si troveranno a fare i conti con questa nuova nuova situazione.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21


Abigail aveva ottenuto finalmente la tanta agognata libertà. Dopo giorni interminabili passati in casa ad addestrarsi con suo padre e suo zio, finalmente le fu concesso di tornare alle sue normali attività. Entrò in centrale, aveva promesso ai suoi genitori che sarebbe passata da loro prima di andare a lezione. Chloe era seduta alla sua scrivania intenta ad esaminare concentrata un caso mentre Lucifer giocherellava con la palla di elastici seduto sulla sedia di Dan e con i piedi sulla scrivania.
Abbi entrò nel loro ufficio e li andò a salutare con un bacio. Poco dopo arrivò anche Lucas Fletcher. I due si scambiarono un’occhiata glaciale e lui, dopo essersi sistemato nervosamente la cravatta, si andò a sedere alla sua postazione. Chloe approfittò di quel momento per indagare la sua teoria.
“Lucas ho sentito che abiti vicino al Market Million, non è una bellissima zona di questi tempi, sei d’accordo?” domandò lei.
“Sì, detective”
“Ho sentito che proprio qualche tempo fa, in quel negozietto ci sono stati dei problemi” continuò lei.
Lucas e Abigail si guardarono per un secondo e la detective se ne accorse.
“Ah si?” disse lui facendo il vago.
“Sì, strano che tu non lo sappia” continuò quella.
Il ragazzo allora si alzò e, con una scusa, uscì dalla stanza chiaramente nervoso, come un bambino scoperto con le mani nella marmellata.
“Ora devo proprio andare” si affrettò a dire Abbi e uscì subito dopo di lui.
Chloe guardò Lucifer soddisfatta.
 
Nel frattempo, mentre Abigail stava percorrendo il corridoio della centrale per recarsi all’uscita, fu acchiappata dal braccio e trascinata in un ripostiglio. Provò a gridare, ma una mano sulla bocca glielo impedì. Riconobbe subito quell’odore, quel profumo di dopobarba inconfondibile. L’aveva sentito per tutta una notte, era indelebilmente impresso nella sua memoria ormai. Era il profumo di Lucas Fletcher. Si voltò, gli occhi bianchi, spalancati per la paura.
“Sei fuori di testa? Toglimi le mani di dosso!” esclamò lei.
“Non sembra ti dispiacessero qualche settimana fa” scherzò lui.
I suoi occhi intensi le penetrarono l’anima, ancora una volta, come quella sera, esattamente come quella sera, Abigail sentì le sue guance andare in fiamme. Era arrabbiata con lui, furiosa, ma non poteva più nascondere che Lucas non le era indifferente. Non più. Avevano condiviso un momento, c'era stata una connessione, una connessione profonda, qualcosa che non aveva mai provato prima. E quel giorno, a distanza di un po’ di tempo, la stava provando ancora.
“Sei un porco” disse sperando non si fosse accorto del rossore sulle sue guance.
Lui le sorrise e per un secondo Abigail si trovò a dimenticarsi anche di chiedergli per quale motivo fosse lì. Come poteva essere così affascinante anche quando faceva l’idiota. Era insopportabile! Lo detestava per questo.
“Che diavolo vuoi da me?” riuscì a dire solo dopo poco.
“Hai detto a tua madre di noi?” domandò lui tornando serio.
“Sei fuori di testa? Non ricordi? È stato solo un errore, il piano non era quello di fare finta che non fosse successo nulla tra noi?” chiese di nuovo lei con un pizzico di provocazione e fastidio nella voce.
“Penso lo sappia” disse lui subito dopo.
“Non lo sa” continuò lei.
“Mi sta facendo domande strane ultimamente e poco fa quella storia del negozio. Si riferiva chiaramente a ciò che è successo lì dentro. C’eravamo io, te e le tue amiche. Non può essere una coincidenza, Abigail” disse lui.
Abigail pensò a quanto fosse bello il suo nome pronunciato da lui. La sua voce calda e sexy, quelle labbra che aveva assaggiato e che l’avevano rapita, quelle labbra che avevano indagato ogni singolo centimetro della sua pelle, del suo corpo, della sua intimità.
“Sei fuori, lo sai? Perché voi poliziotti avete la costante paura che tutto sia connesso? Siete paranoici, lo sapete?” disse lei per poi poggiare la mano alla maniglia della porta pronta ad uscire.
Lui mise la mano sulla sua per fermarla.
“Abigail” la chiamò.
Lei si fermò e girò la testa, inconsapevole di ritrovarlo così vicino. Poteva sentire il peso e la prepotenza di quegli occhi chiari che cercavano il suo sguardo.
“Che vuoi?” domandò lei evitando di guardarlo.
“Mi dispiace per quello che è successo tra noi. Mi dispiace di averti illusa, ma voglio che sia chiara una cosa, ciò che è successo quella notte è stato un errore. Non potrà mai esserci nulla tra noi e questa storia non può assolutamente uscire allo scoperto. Io lavoro con i tuoi genitori, anzi, con tutta la tua famiglia. Sarebbe incredibilmente imbarazzante, capisci?” disse lui.
“Non sono una cretina, Lucas. Per come lo dici sembra che io ti muoia dietro, ma non è così. Ti ripeto, ho creduto avessimo avuto un momento, ma ho chiaramente sbagliato. Non voglio niente da te e soprattutto non sono attratta da te, non più. Non voglio nemmeno io che questa storia venga fuori con la mia famiglia. Non mi va che sappiano della mia vita privata e soprattutto di questa insignificante parentesi che ho avuto con te. Rovinerei la mia reputazione” disse lei cercando di ferirlo e allo stesso tempo di sembrare il più credibile possibile. In realtà sapeva bene che non era così. Quel ragazzo non le era indifferente e lo trovava ancora attraente, tanto attraente che se avesse potuto gli sarebbe saltata addosso in quel preciso momento e in quello stesso sgabuzzino buio e maleodorante.
“Abigail, ne sei sicura?” domandò lui non convinto.
Lei serrò la macella infastidita e uscì dalla stanza in fretta. Si fermò nel corridoio e cercò con lo sguardo qualcuno. Lucas la osservava a qualche metro di distanza.
“Che stai facendo?” le chiese cercando di non attirare l’attenzione di chi passava.
Lei non gli rispose, ma continuò a guardarsi intorno. Individuata la preda, cominciò a salutare qualcuno. Era Matthew McMiller. Lui le sorrise con quello che Lucas avrebbe definito un sorriso ebete e le andò in contro. Fletcher restò a guardare in silenzio, appoggiato alla porta dalla quale era uscito solo qualche minuto prima. In mano una cartella, per fingere di essere lì a leggersela in santa pace. McMiller si avvicinò ad Abigail e cominciarono a parlare. Lei gli toccava il braccio e gli sorrideva come una stupida, cosa che lo fece innervosire. Rideva a tutto ciò che le diceva e giocherellava con i suoi bellissimi capelli lunghi. Matthew la invitò ad andare al cinema a vedere un film insieme e lei ne fu entusiasta. Quando lui si allontanò per tornare in servizio, Abbi si girò verso Lucas, alzò le spalle con un’espressione di sfida e andò via.
 
“Lucifer io devo andare a fondo a questa faccenda” disse Chloe seduta su uno sgabello al Lux.
Il locale era ancora chiuso, in giro non c’era nessuno, neppure Maze. Lucifer, alle spalle della donna, le stava massaggiando la nuca. Si chinò su di lei per lasciarle un bacio lungo il collo. Quella sorrise e piegò la testa di lato.
“Lucifer...” disse con un tono di voce misto di frustrazione e bisogno.
“Detective devi rilassarti un po’, sei tesa” continuò lui facendo girare lo sgabello per poterla guardare dritta negli occhi.
Chloe si ritrovò ad arrossire davanti alla sua figura imponente. La scrutava dall’alto verso il basso con desiderio, con passione. Per un attimo intravide una scintilla rossa nei suoi occhi e quello bastò per far crescere il bisogno di lasciarsi possedere da quell’uomo. Senza accorgersene, si inumidì il labbro inferiore stringendolo tra i denti.
“Detective, stai giocando col fuoco” disse lui fissandole le labbra.
“Pensavo di stare giocando col diavolo” lo prese in giro lei facendo un’espressione buffa.
“Detective ce l’avevi quasi fatta ad essere incredibilmente sexy e solo sexy. Adesso sei adorabile il che quasi mi fa venire voglia di abbracciarti. E abbracciarti soltanto”
“Soltanto?” domandò lei fingendosi offesa e incrociando le braccia al petto.
“Ah, ma chi voglio prendere in giro!” esclamò lui piegandosi su di lei e baciandola con passione.
Lei sorrise contro le sue labbra. Si aggrappò ai lembi della sua giacca e lo tirò più vicino a sé per approfondire il contatto il più possibile.
“Detective...” sussurrò lui contro le sue labbra.
La sua voce era roca, profonda, piena di desiderio ed era tremendamente sexy. Lo desiderava, lo desiderava così tanto, proprio come quando era ragazzina. Come ci riusciva? Come riusciva a farle provare delle emozioni così intense, così profonde? Come era possibile che dopo tutti quegli anni lei fosse ancora tremendamente e irrimediabilmente innamorata di lui, stregata da lui? Gli passò le mani sul collo, portò il viso vicino al suo per poter imprimere ogni dettaglio di quell’uomo nella sua mente. Era di nuovo suo, anche se non ufficialmente. Ma lo sapeva, lo sentiva nel profondo, lo sentiva nelle viscere. Gli apparteneva, si appartenevano.
Le mani ancora sul viso di Lucifer. Gli baciò la fronte, lentamente, poi scese lungo il naso e arrivò alle guance, poi la mandibola, il mento, il collo e risalì fino alle labbra. Lo baciò con dolcezza, un bacio casto, ma pieno di significato. Un bacio che nella sua innocenza, sprigionava tutto il suo amore per quell’uomo.
“Lucifer, dovremmo andare di sopra” gli disse a pochi centimetri dalle sue labbra.
Lui, ancora rapito da quei contatti, si limitò ad annuire. Quando lei si mise in piedi, la prese in braccio. Le gambe di Chloe avvinghiate alla sua vita, le braccia gli circondavano il collo. Non riuscivano ad interrompere il contatto visivo, volevano imprimere quanto più possibile di quei momenti insieme. Avevano aspettato quasi vent’anni perché potessero viversi di nuovo in quel modo. Si erano ritrovati e nessuno dei due aveva intenzione di lasciare l’altro.
 
Abigail, dopo le lezioni, tornò alla Penthouse assieme a Karen. Sarebbe tornata a stare da Chloe, perciò doveva raccogliere tutte le sue cose. L’ascensore si aprì e le due ragazze si addentrarono nell'appartamento. Poi, all’improvviso, Abbi si fermò. Karen fece lo stesso andandole a finire addosso.
“Che diavolo succede?” domandò alla sua amica.
“Ci sono vestiti sparsi ovunque, penso che mio padre abbia compagnia. Andiamo via prima che sia troppo tardi” disse la ragazza coprendosi gli occhi e girando i tacchi.
“Ma no, non sei curiosa di sapere con chi è?” domandò l’amica.
“No, Karen, non voglio aggiungere anche questo alla lunga lista di traumi che ho subito nella vita” scherzò Abbi.
“Posso andare a dare una sbirciata?” domandò l’amica insistendo.
“No, Karen. Ti prego andiamo via” continuò quella premendo ripetutamente il pulsante dell’ascensore.
E mentre dava le spalle all’amica, quella sgattaiolò per andare a vedere con chi si stesse divertendo il signor Morningstar. Quello che vide, però, un po’ la deluse. Non era esattamente il tipo di scenario che aveva immaginato. Innanzitutto, se c’era stata dell’azione, adesso era finita. E, accoccolata sul petto di quell’uomo sexy non c’era una bella sconosciuta, ma qualcuno che lei conosceva, c’era Chloe Decker. Si ritrovò a pensare che, nonostante la delusione iniziale, quella che le si presentò davanti fu un’immagine davvero dolce con un nonsoché di romantico. Mamma Decker aveva la testa sul petto muscoloso di Papà Morningstar. Il lenzuolo la copriva appena sopra il seno. Lui aveva il braccio attorno a lei, la teneva stretta a sé.
“Aww!” esclamò quella con aria sognante.
“Karen!” l’ammonì Abigail. “Vieni immediatamente qui” le disse facendole segno con la mano di raggiungerla.
“Abbi non hai idea di chi c’è di là con tuo padre” disse l'amica divertita tornando verso di lei.
“Non voglio” cominciò a dire l'altra, ma fu interrotta.
“C’è tua madre, Mamma Decker e Papà Morningstar si sono dati da fare” disse strizzandole l’occhio.
“Mia madre? Che dici?” domandò incredula.
“Oh, ma dai, non fare quella faccia. Quei due si mangiano costantemente con gli occhi, non far finta di non essertene mai accorta. Lo si capisce lontano un miglio che non vedono l’ora di saltarsi addosso in ogni istante” continuò Karen.
“Ti prego, basta” disse Abbi coprendosi le orecchie.
“Guarda che sono davvero carini, secondo me dovresti andare a guardare. Stanno dormendo tutti accoccolati” disse sognante l’altra.
“Effettivamente li ho beccati addormentati sul divano una sera tutti abbracciati...” pensò lei ad alta voce. “Comunque no, non ho intenzione di andare a vederli”
Il rumore di quelle voci doveva per forza aver infastidito il sonno di Chloe che, indossata una camicia di Lucifer, si affacciò alla stanza per poter capire da dove provenissero. Quando vide sua figlia, cercò di fare marcia indietro, ma retrocedendo andò a sbattere contro qualcosa: il petto possente di Lucifer. Le stava dietro e osservava nella sua stessa direzione.
“Che stiamo guardando?” domandò.
Lei si girò e sorridendo lo spinse indietro.
“Shh” disse portando il dito davanti alla bocca. “C’è Abigail in soggiorno con Karen” sussurrò.
“Andiamo a salutarle, no?” propose lui.
“Ma Lucifer non posso presentarmi da Abbi con addosso nient’altro che la tua camicia”
“Perché no? Sei dannatamente sexy” disse lui sorridendole malizioso.
“Smettila!” disse lei sorridendo imbarazzata. “Non vogliamo traumatizzarla” continuò gettandogli le braccia al collo.
Lui si chinò su di lei e la baciò.
Mentre loro continuavano a sbaciucchiarsi come ragazzini, Abigail spinta da Karen si lasciò trascinare in quella pazzia e andò in camera di suo padre. Solo per fermarsi all’ingresso non appena vide quei due in atteggiamenti decisamente intimi. Tossì per attirare la loro attenzione. Quella situazione era estremamente imbarazzante. Come aveva fatto a lasciarsi convincere ad andare a sbirciare? Tra l’altro non avrebbero dovuto essere nemmeno svegli. Ok, quel pensiero era tanto inquietante quanto quella scena.
“Abbi!” disse Chloe tirandosi giù il più possibile la camicia nel tentativo di coprire le gambe, era imbarazzata.
“Ok, questo è imbarazzante”
“Non dovresti essere all’università?” domandò Lucifer tentando di sviare l’attenzione su altro.
“Sì, ma finite le lezioni sono tornata a casa. Pensavo di riprendere le mie cose per riportarle da mamma” continuò a dire cercando di guardare altrove. “Ok, seriamente, dovete vestirvi è imbarazzante”
“La maggior parte dei vestiti di tua madre sono di là” commentò Lucifer tranquillo.
Chloe si coprì il viso imbarazzata.
“Ok, glieli porto subito” rispose Abbi girando i tacchi il più veloce possibile.
 
“Non erano carinissimi?” domandò Karen mentre camminavano per raggiungere la solita caffetteria.
“Oddio, sicuramente lo saranno. Peccato che non avrei mai voluto vederli così, insomma sono i miei genitori, pensare che abbiano una vita sessuale mi turba a livello molecolare” commentò Abigail.
“Sì, hai ragione. Mi sono messa nei tuoi panni un secondo, immaginando di trovare così i miei e ora ho voglia di chiudermi in un obitorio a guardare un’autopsia per sostituire questo terribile scenario con qualcosa di altrettanto disgustoso” disse come rapita Karen.
Abbi rise e spinse la porta della caffetteria. Si andarono a sedere al loro solito tavolo e ordinarono il solito caffè. Cominciarono a parlare del più e del meno aggiornandosi su tutto quello che era successo mentre non si erano viste.
Così, mentre Karen si dilungava in racconti al limite del credibile e in storie tanto esilaranti quanto improbabili, Lucas Fletcher fece il suo ingresso nel locale. Ordinò il suo solito caffè pensando di consumarlo per strada, proprio come era solito fare. Ma, quando gli occhi di Karen si posarono su di lui, non poté fare a meno di chiamarlo. Abigail cominciò a maledire il giorno in cui aveva conosciuto quella ragazza chiacchierona e terribilmente invadente.
“Detective Fletcher, come stai?” domandò quella contenta di vederlo.
“Bene, Karen, grazie per avermelo chiesto. Tu, come stai?” chiese lui lanciando un’occhiata ad Abigail che spostò lo sguardo sul suo bicchiere, quasi come fosse l’oggetto più interessante del mondo.
“Accomodati, posso chiamarti Lucas?” domandò lei indicandogli il posto accanto ad Abigail su uno di quei tipici divanetti caratteristici dei Diner anni ’50.
Abigail pensò almeno a venti modi in cui avrebbe voluto schiaffeggiare la sua amica in quel momento, ma l’odore inebriante del dopobarba di Lucas la distrasse dai suoi piani. Gli fece spazio senza neppure rivolgergli uno sguardo e riprese ad osservare il suo bicchiere cercando di sopportare i suoi frequenti sguardi. Sentiva i suoi occhi su di sé ed era super intenzionata ad ignorarli. Nel frattempo, Karen prese a chiacchierare con lui quasi come fossero amici di vecchia data. Di solito questa era una delle caratteristiche della sua amica che preferiva. Riusciva ad arrivare ad ogni persona, riusciva a fare amicizia con chiunque e aveva sempre qualcosa da raccontare. Avrebbe voluto tanto essere come lei alle volte, vivere l’attimo, in qualche modo.
“Dovresti venire con noi qualche volta” disse Karen e immediatamente Abigail riemerse dal profondo dei suoi pensieri. La sua amica aveva appena fatto un invito a Lucas Fletcher e lei non aveva sentito dove lo avesse invitato.
“Cosa?” domandò cercando di non sembrare allarmata.
“Sei ancora sotto shock per i tuoi?” domandò l’amica.
“No, no. Forse un po’” disse cogliendo la palla al balzo.
“Ok, ho detto a Lucas che potrebbe venire qualche volta con noi al bowling” disse. “Magari venerdì sera, che ne dici?” continuò guardando, sta volta, il ragazzo.
“No. E poi venderdì non ci sono” disse Abbi.
“Come non ci sei? Perché?” domandò l’amica.
“Ho un appuntamento” disse lei piano.
“Hai un appuntamento?” domandò entusiasta a voce altra la sua amica, facendo girare diversi clienti della caffetteria a guardarle. “E con chi?” domandò curiosa.
“Con Matthew McMiller” rispose lei e prese a sorseggiare il suo caffè.
Lucas emise un verso di disapprovazione che non passò inosservato dalle due che lo guardarono contemporaneamente. Lui, accortosi dell’errore, si schiarì la voce e bevve un sorso di caffè.
“Chi è Matthew McMiller e come lo conosciamo?” domandò immediatamente Karen.
“È un ragazzo davvero carino e dolce. Lavora in centrale” rispose Abbi.
“Un poliziotto eh? Il fascino della divisa...” commentò con aria sognante l’altra ragazza. “E dove andate, dove ti porta?” domandò curiosa.
“Andremo al cinema, allo Starlight danno la versione restaurata di un vecchio film che amo e lui è stato così gentile, ha detto che non gli piacciono i vecchi film, ma che con me verrebbe ovunque” rispose lei genuinamente affascinata da quella affermazione.
“Aww! Ma è una cosa dolcissima!” constatò l’altra.
Lucas nel frattempo più ascoltava quella conversazione e più sentiva il sangue ribollirgli nelle vene. Sapere che Abigail avesse un appuntamento gli dava stranamente fastidio. Non era mai stato un tipo geloso, soprattutto non era mai stato geloso di un errore da una notte sola. Eppure, ecco lì ad ascoltare i piani di quella ragazza mentre il suo fegato cominciava a corrodersi lentamente. La guardò. Era così bella. I suoi lunghi capelli biondo cenere che le arrivavano quasi al sedere. I suoi occhi di ghiaccio così intensi e allo stesso tempo penetranti, quegli occhi che quasi riuscivano a metterlo in imbarazzo. Quelle labbra rosee soffici che lui aveva già assaggiato e che, in quel preciso istante, stava bramando. Sapeva di aver fatto la scelta giusta a voler interrompere qualunque cosa fosse accaduta quella notte. Ma allora perché non si sentiva a posto con se stesso? Che Abigail Morningstar fosse una delle ragazze più belle che avesse mai visto in vita sua, lo sapeva bene. Forse era la più bella in assoluto, ma c’era altro. C’era qualcos’altro in lei che non gli permetteva di archiviare definitivamente la questione, proprio come un comune caso irrisolto. Forse avrebbe potuto esserle vicino come amico magari e così capire come mai non riusciva a mettere da parte quella persona. Non aveva molto senso il suo piano, lo capì immediatamente, ma che altre possibilità c’erano? Era chiaro che non avesse intenzione di starle lontano, quasi come era chiaro che non avrebbe potuto starle vicino come qualcosa di più di un amico o di un conoscente. Karen doveva aver intuito che fosse perso nei suoi pensieri perché ogni tanto sentiva il suo sguardo inquisitore pesare su di lui. Quando lo incontrò ne fu certo. Karen aveva capito ciò che lui non era in grado di esprimere a parole: il suo disagio con quell’argomento. Non aveva nessunissima voglia di ascoltare i dettagli della vita amorosa di Abigail e non aveva nessuna voglia di sapere cosa pensasse di quell’idiota di Matthew McMiller. Che poi, quel ragazzo, non era nemmeno un idiota. Era un bravo ragazzo e un bravo poliziotto, ma. Avrebbe potuto scegliere qualunque altra ragazza sulla faccia del pianeta da invitare fuori e aveva scelto proprio lei. Anzi, Abbi con fare ammaliante, l’aveva portato a chiederle di uscire.
“Ok, ma. Parliamo d’altro. Hai sentito cosa ha combinato Pete il fattone?” domandò Karen cambiando argomento per aiutare il nuovo amico a disagio.

Journey's Corner:
Vi chiedo umilmente scusa per il ritrardo nella pubblicazione, purtroppo è tempo di sessione per tutti e si perde la cognizione del tempo (o almeno, si vorrebbe). Ad ogni modo spero che il capitolo vi piaccia. Le prossime due settimane non pubblicherò sempre a causa degli esami perciò The Long-Lost Daughter of Hell tornerà Venerdì 21 Febbraio.
-Journey
   
 
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