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Autore: DARKOS    06/02/2020    1 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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20) Separati

In camera sua Mizumi osservava una serie di oggetti che aveva ammassato sul suo letto, decidendo cosa portare: non avendo ricevuto alcuna direttiva precisa sul quando recarsi in missione, aveva pensato bene di prendersi tutto il tempo necessario e tornare direttamente a casa a prepararsi. Inoltre sentiva di avere bisogno di una pausa preparatoria prima di andare in missione con degli sconosciuti, in particolar modo Zane.
“Mizu, amore? Cerca di non fare troppo tardi.” La voce di Kairi si fece sentire attraverso la porta aperta.
“Sì, mamma. Sto decidendo.”
Gli oggetti erano una componente che la preoccupava un po’. All’Accademia aveva imparato che normalmente un Custode in missione non riceveva granché dall’Ordine per la partenza, ma doveva rimediare gran parte delle risorse sul campo. Anche per questo ogni Cavaliere finiva per ammassare la propria riserva personale dopo molti viaggi, ma la sua era parecchio scarna. Afferrò giusto un paio di pozioni da tenere nelle tasche, per un utilizzo tempestivo.
“Peccato tu non sia potuta andare con Wanda, iniziavate ad avere un’intesa.”
“Penso che Kaze sia anche più triste di me, su questo versante perlomeno.”
Per gli accessori la decisione era più semplice: ne aveva solo due, regalo di compleanno e di diploma. Gli accessori costavano, e farli elaborare ai Moguri richiedeva materiali che lo stesso Custode doveva fornire. La ragazza sospirò, riflettendo che tra un apprendista e un Cavaliere alle prime armi la differenza era giusto nel titolo.
“A proposito, dove hai detto che hanno mandato tuo fratello?”
L’ultima scelta ricadeva sulla piccola zucca intagliata che le aveva dato proprio Kazeshi dopo la loro precedente missione. Un regalo di Jack Skeletron, il Re delle Zucche. Mizumi l’aveva accettata senza mai utilizzarla, volendo aspettare un’occasione speciale. Si succhiò l’interno della guancia, incerta.
“Solo a fare la migliore missione di sempre.”
Mizumi prese il piccolo ciondolo e se lo mise in tasca. Era pur sempre una missione. Avrebbe dato il meglio di sé. Abbracciò la madre ed uscì di corsa.

Comprensibilmente arrivò alle piazzole che gli altri la stavano già aspettando. Zane era ritto in piedi e la degnò giusto di un’occhiata, Cyde appoggiava la gamba su una panchina. La vide anche lui, ma le fece semplicemente cenno di avvicinarsi senza mostrarsi irritato. Quando sia lei che Zane gli si misero di fronte rivolse il palmo della mano verso di loro e li toccò lievemente con la punta delle dita sugli abiti. Zane si irrigidì, ma Mizumi conosceva la magia, rimanendo giusto sorpresa che Cyde fosse in grado di usarla senza evocare il Keyblade.
Quando ebbe finito entrambi i ragazzi vestivano abiti di stoffa e cuoio, adornati di merletti e legacci. La tenuta ordinaria di Zane era stata cambiata in un elegante soprabito al quale mancavano alcuni bottoni, con sotto una maglietta bianca e pesanti stivali. Mizumi aveva una camicia bianca anch’essa sotto alla quale sentiva l’abbraccio di un corpetto e pantaloni semplici. Anche Cyde nel frattempo aveva cambiato guardaroba con vestiti simili, e tra quelli e la benda all’occhio sembrava un vero pirata. Li squadrò brevemente e commentò: “Purtroppo non è possibile farti passare per un semplice sgherro col portamento che hai, ragazzo. Dovremmo accontentarci di renderti uno dei talaltri, e sperare tutto vada liscio.”
“Un che?” fece Mizumi.
“I talaltri sono quei pirati che si vestono in maniera ricercata, quasi da nobile… alcuni lo erano davvero, prima di dover cambiare vita.”
“E sono malvisti dal resto della… società pirata?”
“Come per quasi tutto concernente i pirati: se hai fama, potere e fortuna nessuno ti dirà niente, se invece pensano tu sia una facile preda aspettati un po’ di rogne. È utile in alcuni ambienti, meno in altri… ma vedremo sul momento.
“Se tutto è in ordine e possiamo procedere, prima di aprire il portale vorrei fissare un paio di punti. La nostra missione consiste nel raccogliere informazioni su qualunque cosa accada nei Caraibi che possa interessare l’Ordine: stato della popolazione, affari delle città, influenze esterne, cose così. Una volta fatto il quadro della situazione si torna a riferire tutto. Io comando questa operazione, e mi preme che capiate che non ho molta pazienza per l’insubordinazione. Niente iniziative o colpi di testa, e nel momento in cui vi dico ‘salta’ voi eseguite, senza nemmeno chiedermi quanto in alto. Se farete questo, andremo d’amore e d’accordo. Tutto chiaro?”
Entrambi annuirono: a Mizumi Cyde stava già simpatico. Esibiva un atteggiamento che non ammetteva repliche, ma senza sembrare sprezzante e anzi non aveva neanche liquidato le domande che gli erano state poste, riuscendo a far sembrare anche una discussione sui vestiti intrigante e pericolosa. Forse la missione sarebbe stata più fruttuosa del previsto.
Non avendo altro da aggiungere l’uomo evocò finalmente la sua arma: un Keyblade incredibilmente corto e dai denti smussati, tonalità grigie sia per l’elsa che per la lama. La chiave emise il familiare raggio di luce ed il portale si aprì, irradiando energia nell’area circostante.
“Andiamo.”

Giù nell’hangar Kazeshi vide Wanda e Axius volare via con Deisa in una piccola nave che doveva essere di proprietà della Cavaliera, interamente a forma di Moguri. Sbuffò divertito, pensando alle battute di spirito che Axius si stava probabilmente subendo al posto suo in quel momento.
“Maestro Ventus, trasformerai il tuo Keyblade?”
“Lutum, che maniere sono queste? Siamo in missione, io sono il tuo caposquadra nonché tuo superiore, e tua madre… non è qui, quindi chiamami pure Zio Ven come tuo solito.” Il Maestro rise alla sua stessa battuta, e anche Lutum abbozzò un sorriso. Era chiaro che si conoscevano molto bene.
“Penso Kaze apprezzerebbe almeno un po’ di professionalità. Ma dimmi, userai il tuo Keyblade per viaggiare?”
“E lasciare voi ragazzi sprovvisti di armature in balìa dell’Oscurità del cosmo? Ho come il presentimento che non sia una buona idea. No, sarà una Gummiship a portarci ad Agrabah.”
“Peccato. Oh beh, sarà comunque un bel modo di viaggiare.”
Pronta a riceverli era una nave anch’essa di modeste dimensioni, dal colore viola adornata di numerose alette e vari propulsori. Aveva solo un piccolo abitacolo con tre sedili, mentre il resto dello spazio era stato sacrificato per far posto a numerosi Gummi per le armi.
“Sarà un bel modo sì,” fece Ventus. “Vi abbiamo detto che ad Agrabah le cose non sono esattamente tranquille, no? Prima andiamo meglio è, e con la Falcon si viaggia veloci.”
Lutum, patito di astronavi, era fuori di sé, ma trovò comunque la forza di distogliere lo sguardo e rivolgersi a Kazeshi.
“Kaze, amico mio. Tua sorella…”
“…ci ucciderà se lo verrà a sapere, sì.” Concluse lui. “Vediamo di lasciare almeno questa parte fuori dai resoconti.”
Salirono a bordo e partirono, sfrecciando come saette. Nemmeno il tempo di mettersi seduti e già i Cancelli di Bronzo scorrevano di fianco a loro: la Falcon non aveva la fama di nave più veloce del cosmo per niente. Lutum osservava quasi rapito il quadro comandi, ma era scontato la guida spettasse a Ventus.
“Mi perdoni Maestro, ma se la situazione richiede celerità, perché non abbiamo usato un portale?” chiese Kazeshi.
“Ah sì, questa è una parte che non viene sempre spiegata… so che i portali vi affascinano e sembrano il mezzo più comodo del mondo, ma appunto per la loro efficienza devono essere soggetti a costanti controlli e regolamentazioni. È stato deciso di comune accordo che quando dei Custodi si devono recare in un Mondo utilizzino le Gummiship per annunciare la loro presenza. Creare un portale significherebbe dare l’impressione che non vogliamo che si sappia del nostro arrivo, e questo non gioverebbe molto alla nostra immagine… anche se si possono usare liberamente nei casi di assoluta necessità.”
Lutum si riebbe, interessato alla conversazione. Nel mentre erano già nello spazio profondo e GranCastello rimpiccioliva sempre più.
“Ma non vi era una situazione pericolosa ad Agrabah? Forse non venire individuati sarebbe meglio.”
“Non in questo caso, Lu. Il che mi ricorda, non vi ho ancora informato a dovere sulla missione! Scusate. Dunque, si tratta proprio dei nostri compagni di stanza ad Agrabah: la maggior parte di loro risulta scomparsa, incluso il capitano. Il Sultano Jasmine è venuta fino a GranCastello ad informarci, ma è risultato essere un inganno di chiunque vi è dietro a tutto. Un trucco subdolo, ma l’averlo scoperto va a nostro favore: dobbiamo sfruttare il nostro vantaggio continuando in apparenza a fingere di non sapere e allo stesso tempo andando ad esaminare l’ovvia trappola che ci stanno preparando. Per questo motivo annunciamo la nostra presenza, come se non sospettassimo nulla e si trattasse solo di una normale visita.”
“Aaaah!” esclamò Kazeshi.
“Sì, so che suona incredibilmente pericoloso Kaze, ma è proprio per questo che ci sono anche io-“
“No! Lì davanti! Guardi fuori!”
Davanti a loro sostava nello spazio aperto una gigantesca figura a croce, con le quattro estremità provviste di artigli e armi e due occhi gialli e malevoli che spuntavano dal centro. Le pulsazioni che emetteva di tanto in tanto non davano dubbi sul fatto che fosse viva, e l’emblema la identificava come Heartless.
Ventus era l’unico che non sembrava impensierito. “Oh, un Cacciatore. Ne è passato di tempo da quando ne ho visto uno.”
“Un Cacciatore? E cosa caccia, nello spazio?”
Kazeshi sbatté gli occhi, pensando che quelli della creatura erano fissi proprio su di lui. “Noi, mi pare ovvio. Attacchiamo con la Falcon? Con l’arsenale che ha penso possiamo farcela.”
“Potremmo, ma si scatenerebbe un putiferio. Ho in mente un approccio diverso.” Ventus arrestò la nave e si alzò, procedendo verso il pannello di trasferimento al centro. “Sarai contento, Lu. Potrai infine vedere la trasformazione che chiedevi.”
I due ragazzi non ebbero nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni che subito videro il Maestro avvampare di luce mentre un’armatura iniziava a formarsi tutta attorno a lui. Ventus venne ricoperto da una corazza verde smeraldo con placche dorate sulle spalle ed un elmo con corna che uscivano verso l’esterno, mentre al posto del volto vi era un visore scuro che riproduceva l’ambiente esterno ad una visuale anche maggiore del normale occhio umano. Un mantello violaceo comparve e si gonfiò all’improvviso completando la trasformazione: così protetto, Ventus uscì all’esterno della nave per andare ad incontrare la creatura. Dall’oblò Lutum e Kazeshi lo videro cavalcare una sorta di aliante improvvisato che sapevano essere il suo Keyblade.
“Lo vuole affrontare personalmente? Non che io sia preoccupato, ma cavolo! Quel mostro emetterà raggi laser grossi due volte lui… e non si era detto che le armature fatte di Gummi erano fragili?”
“Le armature del passato senza dubbio, ma mio padre ha detto che col tempo è possibile temprare i materiali abbastanza a lungo da renderli una protezione davvero efficace. È questo uno dei tanti poteri garantiti ai Maestri del Consiglio.” Kazeshi ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva appena visto. “Ed è stata creata così anche l’armatura Odino, di proprietà del Maestro Ventus.”
“Spero che Mizu faccia una buona missione, altrimenti questa volta mi ammazza sul serio.”

Superato il portale, la prima cosa che colpì Mizumi fu il miscuglio di suoni e odori: non diversi e ignoti come di consueto, ma incredibilmente familiari e nostalgici. Frutta esotica, il vociare di persone al mercato, l’odore di brezza marina… essendo nata e cresciuta su un’isola, per la ragazza queste sensazioni furono l’equivalente di una rimpatriata. La vista non offriva altrettanti spunti, essendo che poco di fronte a lei ci fosse l’alto muro di un edificio. Erano probabilmente in una piccola via secondaria, al riparo da sguardi indiscreti.
Cyde spuntò dopo Zane, soddisfatto. “Lieto che il vecchio pertugio serva ancora allo scopo. Sarebbe stato un problema, materializzarsi davanti ad una massa di popolani atterriti.”
“Usare un portale costituisce qualche pericolo?” chiese Mizumi.
“È un sistema che ispira diffidenza e sotterfugio, ed è proprio per questo che l’abbiamo usato. Siamo qui per vedere se avviene qualcosa in questo Mondo che non si vuole far sapere all’Ordine… e che l’Ordine dovrebbe invece sapere. Ah, e sebbene mi paia scontato non adoperate le vostre armi, non chiamatele nemmeno per nome -eviterei anche la semplice menzione di chiavi- e ovviamente non usate i vostri nomi. Dubito che siate già riusciti a diventare famosi, ma meglio prevenire ed evitare che qualche parola di troppo arrivi dove non dovrebbe. Vi stupireste di chi riuscirebbe a fare quali collegamenti.”
A queste parole Zane rimase interdetto. “E come dovremmo difenderci in caso di attacco?”
Fu il turno di Cyde di guardarlo di traverso. “In primo luogo, non entrare in conflitto è una buona idea. E se proprio ti attaccano fuggi, o rifila loro un pugno. Usa la magia, se sei già in grado di evitare di renderla palese. Sei un Cavaliere ragazzo, usa un po’ di inventiva.”
Zane bofonchiò qualcosa, ma Mizumi era carica. “Ho calci e pugni per tutti.”
“Tienili dove sono allora, come ho detto cercare lo scontro è l’ultimo dei nostri pensieri.” Cyde si sporse oltre l’angolo della strada, scrutando i dintorni. “Non noto nulla di insolito per il momento.”
“Dubito avverrebbe qualcosa fuori dall’ordinario in pieno giorno, con così tanta gente.”
“Ne rimarresti sorpresa. Andiamo a lavorare ora, ho giusto un paio di piste promettenti.”
Mizumi e Zane seguirono Cyde per tutto il giorno lungo le strade affollate, evitando di dare nell’occhio. Lui intanto cercava di istruirli a cogliere ogni possibile indizio: lo sguardo furtivo di una persona al loro passaggio, scambi sospetti di monete, eventuali pedinatori. Mizumi capì che dovesse essere abituato a lavori del genere, ma lei dovette riconoscere di non riuscire a notare nulla, e di doversi continuamente fidare delle parole di Cyde per ogni cosa.
“L’ideale sarebbe se qualcuno mostrasse di riconoscerci comunque,” ripeteva. “Capiremmo allora che ci aspettavano e che qualcosa bolle in pentola. Altrimenti, dovremo continuare a scavare per conto nostro.”
“E se non c’è nulla?” chiese Zane.
“Allora potrai tornare a GranCastello a riferirlo, e prenderti elogi e ricompense. E vederteli sottratti e rimpiazzati con punizioni e ammonimenti nel caso tu ti sia sbagliato.”
Dopo quella seconda rimbeccata il ragazzo tacque. Mizumi se l’era immaginato diverso: si era figurata che Zane sarebbe stato molto più insopportabile, pronto a trattarli con sufficienza, e invece aveva fatto al massimo qualche domanda di tanto in tanto.
“O è più taciturno del previsto, oppure Cyde lo intimorisce troppo per fargli alzare la cresta.”
Si chiese se non fosse stata messa anche lei in quella squadra per assicurarsi che seguisse gli ordini. Sospirò, pensando al fatto che mentre lei scrutava mendicanti sdentati suo fratello e Lutum erano assieme al Maestro Ventus a combinare chissà cosa.
Al calar del sole Cyde li fece fermare e si riunirono vicino ad uno dei moli del porto. Zane rimase in piedi, ma il modo in cui si appoggiava alle casse lì presenti tradiva la sua stanchezza: Mizumi non badò nemmeno a nasconderla e si sedette sul bordo del pontile, con gli stivali che sfioravano la superficie dell’acqua. Osservò pigramente un paio di pesci nuotare vicino ai suoi piedi, e poi si rivolse a Cyde: “Non abbiamo ricavato nulla di importante.”
“Vero. Ma non riuscire ad ottenere nulla è comunque un’informazione: sappiamo che se c’è qualcosa in ballo non è giunta alle orecchie di questo genere di persone, il che riduce il terreno che dobbiamo controllare.”
“Che si fa ora?”
L’uomo incrociò le braccia, meditabondo. “Potrei fare un altro giro tra poco per conto mio, si possono imparare altre cose di notte… ma l’istinto mi dice che sarebbe inutile. Stasera ci riposiamo, e domani proveremo al forte. È uno di quei posti dove dovremo usare altri nomi però.”
“Ma perché tutta questa segretezza?” sbottò Zane all’improvviso. “Perché non possiamo semplicemente esigere di eseguire un controllo? Dubito che si potrebbero opporre alla decisione del Consiglio stesso. E comunque perché mai dovrebbero avere qualcosa da nascondere?”
Mizumi trovò strano il suo sfogo ma Cyde non batté ciglio, come se non aspettasse altro. Parlò in maniera più conciliante e misurata delle altre volte: “Quello che dici si può fare Zane, ma ogni azione comporta dei costi. Prendere tutto con la forza dopo esserci presentati come protettori del cosmo sarebbe un gran brutto colpo alla nostra immagine e renderebbe i Caraibi la vittima agli occhi di tutti gli altri. Se non stessero combinando nulla di male avremmo fatto una figuraccia, e se ci fosse qualcosa in ballo diventerebbe una reazione motivata di fronte ai nostri metodi. Purtroppo più o meno chiunque ha la sua scorta di segreti e lo sanno grossomodo tutti, ma bisogna mantenere un’illusione di reciproca fiducia.
“Quanto alle motivazioni, la situazione qui ai Caraibi è particolare. Per varie ragioni le autorità non ci hanno mai visto troppo di buon’occhio, e quando abbiamo spiegato alle poche persone fidate il quadro generale, beh… sappiate che dover accettare che esistono creature e poteri arcani al di là della comprensione umana può destabilizzare una persona. Si sentono continuamente insicuri, e l’insicurezza porta alla paranoia.”
Zane aprì la bocca come per voler aggiungere qualcosa, ma poi ci ripensò e si allontanò in fretta, a passi agitati. Mizumi lo guardò stranita. “Che problemi ha?“
Se Cyde l’aveva sentita scelse di non rispondere e lei, colta da un’improvvisa ispirazione per cavare informazioni, cambiò approccio.
“Cyde,” disse. “Zane non sa dello stato attuale delle cose, vero?”
Lui la guardò accigliato. “Tu invece sì? Non ricordo di averti visto all’assemblea. Mi chiedo che ne direbbe tuo padre.”
La ragazza arrossì, ma Cyde continuò: “Tranquilla, non dirò nulla. Hai i tuoi modi di reperire informazioni. Sarebbe ipocrita da parte mia giudicarti per questo. Sì comunque, si è pensato di tenere giovani come Zane fuori dalle questioni riguardanti la Rivolta e questi nuovi confabulatori. Si sentirà un po’ confuso, certo, ma almeno può ancora dormire sonni tranquilli la notte. È un lusso sempre più raro per chi fa il nostro mestiere.”
“L’illusione della fiducia reciproca?”
“Un paragone tagliente il tuo. Le alte sfere hanno fiducia che voi facciate del vostro meglio, e le nuove leve si fidano della guida dei loro superiori. Non ci vedo nulla di illusorio in questo.”
Era un modo di vederla, pensò Mizumi. Le venne in mente come Wanda e gli altri l’avevano trattata quando aveva espresso i suoi dubbi sui traditori, e si chiese se anche quello facesse parte del rapporto di fiducia sconfinata verso l’Ordine. Continuava a considerarla una visione un po’ miope e semplicista delle cose.
“E tu, dove ti collochi? Di certo non sei una nuova leva, e sembri sapere il fatto tuo. Ho conosciuto altri Cavalieri, ma tu parli come un Maestro.”
Cyde rise: “O sono più saggio del previsto, oppure hanno fatto Maestro qualche bellimbusto di troppo. No, sono solo-“ fece per continuare, ma venne allertato da qualcosa. Il Cavaliere rivolse lo sguardo verso la città sopita, e Mizumi alzandosi lo imitò.
Videro Zane correre verso di loro, seguito da alcuni sottili fili bianchi. Man mano che si avvicinava, Mizumi poté constatare che i fili sembravano muoversi per volontà propria, e diventavano sempre più spessi: capì che non erano fili, ma corpi dalla forma affusolata. Guardò Cyde per chiedere spiegazioni, ma l’uomo era sbiancato in volto.
“Per lo scrigno di Davy Jones.” Ad inquietare Mizumi non fu tanto l’esclamazione quanto il vederlo estrarre il Keyblade.
“Sfodera anche il tuo e preparati allo scontro. Dobbiamo soccorrere Zane.”
“Ma non avevi detto-“
“Ragazza, fai come ordinato e non discutere! Il tempo dei giochi è finito.
“Questi sono Nessuno. Se ti deconcentri, sei spacciata.”

“Eccoci arrivati. Entriamo nello spazio aereo di Agrabah.”
Le parole di Ventus servirono a riscuotere i ragazzi dai loro sogni ad occhi aperti, e la prospettiva di visitare il nuovo Mondo fece dimenticare a Kazeshi la visione che gli occupava la mente: l’immagine del Maestro Ventus mentre evitava laser e proiettili e trafiggeva il Cacciatore, spezzandogli gli arti prima di finirlo. Il ragazzo pensò che tutto sommato era una fortuna che gli Heartless svanissero appena sconfitti, in modo da risparmiarsi ulteriori sofferenze. Si chiese poi se gli Heartless erano capaci di provare dolore.
“Ormeggiamo qui, capo?” chiese Lutum.
“Normalmente ti direi di sì, ma… eviterei di lasciare la nave incustodita, per ogni evenienza. La prudenza non è mai troppa in questi casi.”
“E allora che si fa? Mica la possiamo portare con noi.”
Ventus sorrise. “Ah, appena atterrati vi mostrerò un altro piccolo trucchetto.”
Arrivarono fino a terra e posarono la nave in mezzo a delle dune non troppo distanti dalla capitale. Kazeshi scese, avvertendo la familiare sensazione della sabbia sotto i piedi -ma un eccesso di temperatura decisamente tutto nuovo- e ammirò Agrabah, altro luogo storico e citato di frequente negli archivi dell’Ordine. Per un motivo o per l’altro la città era stata così spesso minacciata dalle forze dell’Oscurità che un’alleanza con i Custodi era stata praticamente inevitabile: in più a regnare vi era l’ex-Principessa del Cuore Jasmine che era in ottimi rapporti con Sora e gli altri membri del Consiglio. E poi il deserto, un luogo duro e inospitale ma anche incredibilmente intrigante e pittoresco.
Kazeshi era così assorto nel rimirare i dintorni da farsi quasi sfuggire che la Falcon era scomparsa: guardando meglio notò che il Maestro Ventus era appoggiato al nulla e se la rideva davanti all’espressione sua e di Lutum.
“Trasgummi, molto utili per modificare l’aspetto o la forma di una nave.” Spiegò. “Anche se questo non fa altro che renderla invisibile. Ricordatevi dove abbiamo parcheggiato!”
Percorsero la breve distanza che li separava dalla capitale e arrivarono ai cancelli. Le guardie notarono il loro abbigliamento bizzarro, ma li fecero passare senza degnarli di una seconda occhiata. Anche i cittadini all’interno della città non sembravano fare troppo caso a loro.
“Certo che i luoghi dove abbiamo avamposti sono tutta un’altra cosa, eh?” fece Lutum. “Sembrerebbe quasi di essere ancora a casa… se escludiamo il caldo torrido.”
“Era un po’ difficile mantenere la segretezza visto il ruolo giocato sia da Jasmine che da Jafar in passato” ammise Ventus. “Non c’è stata altra scelta che far abituare le persone alla vista di stranieri con misteriose chiavi come arma. Ma quando tappeti volanti e lampade magiche non sono così fuori dall’ordinario, una cosa del genere diventa solo l’ennesima stranezza di cui tener conto.”
I tre Custodi marciarono fino al palazzo reale che malgrado non potesse reggere il confronto con GranCastello rimaneva una struttura impressionante, e all’apparenza anche molto più sfarzosa: le enormi cupole rivestite d’oro e lo scintillio delle gemme incastonate nelle mura trasmettevano una sensazione di opulenza che rendeva subito credibili tutte le storie che circolavano sui formidabili tesori che venivano spesso rinvenuti in quel Mondo. Proprio quando Kazeshi pensò che avrebbero varcato la soglia principale Ventus deviò a destra verso un’apertura nei giardini del sultanato, che portava ad un quadrato lambito da cespuglietti curati. Il ragazzo poteva già sentire il cozzare di metallo ed un vociare concitato: qualcuno si stava allenando.
In mezzo al quadrato vi erano due Custodi impegnati in un duello di pratica sotto lo sguardo vigile di un terzo. Al loro incedere cessarono immediatamente l’esercizio e salutarono pomposamente i nuovi arrivati.
“Maestro Ventus! Lei ci onora.”
Ven agitò la mano in un modo non dissimile da Sora: Kazeshi pensò che vi erano un sacco di cerimonie e gesti formali nonostante il fatto che parecchi Maestri sembravano non gradirli affatto.
“Purtroppo è più il senso del dovere a portarmi qui, ma non devo certo spiegarlo a voi. Com’è la situazione, qui? Sei tu in carica?”
Il Custode che precedentemente stava osservando l’allenamento degli altri due annuì. “Sono stato nominato da Maestro Gerey in persona, prima che partisse. Siamo rimasti in pochi: oltre a noi vi sono solo altri due membri della spedizione miracolosamente tornati a riferirci l’accaduto. Stanno riposando all’interno della caserma.”
Ventus assunse un’espressione sorpresa. “Ci sono superstiti della spedizione? Non lo sapevo.”
“Nessuno vi ha avvisati? Credevamo che il Sultano Jasmine…” I tre Custodi sembravano altrettanto spaesati. Kazeshi notò che erano tutti e tre relativamente giovani.
“Ci sono state alcune complicazioni riguardo il Sultano. Per il momento evitate contatti diretti col palazzo, risponderete solo a me. Portatemi dentro a parlare con gli altri.”
Prima di avviarsi, Ventus si voltò verso Lutum e Kazeshi. “Voi aspettate pure qui e riposatevi: potremmo dover partire molto presto.”

I ragazzi si appoggiarono a dei cespugli vicini. Non avendo molta voglia di parlare, Kazeshi considerò la situazione attuale. Malgrado tutto, non si sentiva troppo emozionato dell’essere in un nuovo Mondo: si trovava comunque a svolgere le mansioni consuete, presenziare a degli eventi ed attendere ordini. Sentendo le storie sulle avventure del padre aveva sempre sognato di vedere nuovi luoghi, per poter esplorare aree impressionanti e paesaggi mozzafiato, ma fino a quel momento tutto era stato così… protocollare.
“L’Ordine ha davvero catalogato tutto. Non ho dubbi che esistano altri Mondi da esplorare nello spazio infinito, ma sono rimasti inesplorati per un motivo e difficilmente sarò io a raggiungerli per primo.” Lo sconfortava anche notare come nonostante tutti gli sforzi dei suoi genitori e dell’intero sistema di cui faceva parte la maggioranza delle sue mansioni era comunque dedicata al combattimento e ad affinare tali capacità. Kazeshi comprendeva l’utilità del sapersi difendere, ma aveva sempre reputato la componente bellica la parte meno affascinante del Keyblade. Che gusto c’era a combattere quando si disponeva di vantaggi ingiusti contro pressappoco chiunque altro? Il ragazzo pensava che se le “armi” erano a forma di chiave e non di spada il motivo era perché servissero a scopi ben più nobili. Una chiave poteva aprire molte porte.
“Kaze? Hai mai sentito parlare del Maestro Gerey prima d’ora?” Lutum lo riscosse dalle sue riflessioni.
“Naturalmente. La Spada Scarlatta, titolo non troppo originale che si è guadagnato partecipando alla Guerra dei Dirupi per via del fatto che adorasse far prendere fuoco al suo Keyblade durante la battaglia. Un guerriero formidabile.”
Lutum annuì distrattamente, senza guardarlo. “Io l’ho visto una volta.”
“Davvero?”
“I Giochi del ’24, all’Olimpo. Ve l’ho detto che il mio vecchio adorava portarmi in giro. Avrò avuto nemmeno otto anni.”
Kazeshi ricordava che nell’anno ventiquattro si svolsero numerosi Tornei che compresero diversi giorni di feste e competizioni. I Giochi del ’24, come venivano ricordati, erano diventati un’annata che i patiti di combattimento non si scordavano facilmente, e parecchi Custodi si fecero un nome durante essi. Mizumi li venerava in modo quasi religioso -rara occasione in cui teneva a mente nomi e date quasi meglio di suo fratello- e per parecchio tempo si era rosa il fegato di non averli potuti vedere di persona.
“Non sapevo tu fossi stato lì.”
“Davvero? Tua sorella invece non ha fatto altro che tempestarmi di domande quando l’ha saputo. Purtroppo per me e per lei, ho potuto assistere solo ad una giornata di combattimenti… ed è appunto lì che vidi Gerey, che non era ancora Maestro. Ti assicuro però che la sua abilità era di prim’ordine già allora, e si batteva in modo incredibile. Perse contro il Maestro Riku, ma fu un duello splendido.”
Lutum era esattamente l’opposto di Kazeshi in quello, ed un grande alleato di Mizumi: adorava lo scontro e l’arte della lotta in ogni sua forma. Kaze non lo disprezzava per ciò, anche se dopo aver passato una vita con Mizumi trovava difficile interessarsi ai soliti argomenti.
“A proposito, conobbi anche Wanda lì, ora che ci penso.”
Il ragazzo quasi ebbe un colpo a quelle parole. “Che co- tu e Wanda… vi conoscevate già?”
“Forse conoscerci è esagerato. Sapevamo a vicenda chi fosse l’altro, e ci siamo incrociati un paio di volte negli anni prima di fare gruppo assieme a voi. Nel caso te lo stessi chiedendo, era ugualmente vivace da bambina. Forse pure peggio.”
Kazeshi riuscì a fatica a mantenere un contegno, e al non pensare troppo intensamente al fatto che Lutum conosceva Wanda da molti anni e aveva ricordi di come fosse da piccola, cose che lui non avrebbe mai avuto. Ma il pensiero era già divenuto insostenibile.
“Ti piace, eh?“
“Come?”
“Beh, Wanda no? Avevo sentito qualche voce, ma la tua reazione lo conferma. Hai un debole per la rossa.” Fece Lutum sornione.
“Cos- Io- …sì.” Ammise infine Kazeshi, per la prima volta ad alta voce. “È un problema?” disse poi, quasi volendo sfidare Lutum a riconoscerlo come tale.
“Principi di un complesso di Edipo permettendo, direi di no. Ok, a parte gli scherzi, se sono io a preoccuparti tranquillizzati. Wanda è molto carina, ma decisamente non il mio tipo. E poi ha… rimaniamo sul fatto che non è il mio tipo. E Ax penso si ucciderebbe se dovesse stare a sentire i suoi sproloqui anche all’infuori dell’orario lavorativo. L’unica cosa a doverti preoccupare è se ha un qualche fidanzato nella sua casa natale: potresti ritrovarti a dover fare a botte con un ammasso di muscoli della Galassia Orientale.”
Lutum sembrava divertirsi molto a punzecchiarlo, tanto che Kazeshi decise di rispondere per le rime.
“Sembri molto esperto in materia di relazioni.”
“Beh, non mi vanto, ma ho conosciuto un paio di ragazze negli anni.”
“Ma sei single ora, dico bene? Immagino sia per il meglio, l’ultima cosa che vorresti è che mia sorella si facesse l’idea sbagliata.”
Le sue parole sortirono l’effetto sperato e fu Lutum ad iniziare a balbettare. “Eh? Co-Cosa c’entra Mizumi ora con tutto questo?”
“Mh, chissà. Perché non me lo dici tu, Guru dell’Amore?”
I loro battibecchi vennero interrotti dal ritorno di Ventus: aveva abbandonato l’espressione gioviale e affabile, ed esibiva un cipiglio corrucciato.
Anticipò le loro domande: “Non qui. Seguitemi.”
Li scortò fino ad un corridoio lì vicino, mettendosi tra le colonne e la parete. “Ecco, così non siamo completamente allo scoperto. Non pare ci stessero aspettando, ma la prudenza non è mai troppa.
“È ovvio che vogliate sapere cosa mi hanno detto e vi accontento subito. I due superstiti mi hanno raccontato di aver marciato assieme agli altri verso la Caverna delle Meraviglie, poiché Gerey aveva ricevuto notizie riguardo attività sospette nei paraggi. Una volta arrivati, sono stati immediatamente attaccati da un folto numero di Heartless: pare che sia solo grazie all’eroismo del capitano se loro due sono riusciti a tornare, anche se hanno riportato ferite gravi nello scontro.”
L’umore di Kazeshi migliorò nettamente al sentir menzionare la Caverna delle Meraviglie, luogo pregno di magia e mistero.
“Quindi il Maestro Gerey è ancora lì a combattere?” fece Lutum.
“O comunque qualcosa lo mantiene lì, dubito stiano lottando ininterrottamente da giorni. Anche Aladdin era con loro, come guida: si tratta di un altro valente guerriero, come forse saprete.”
“Allora dobbiamo assolutamente andare a salvarli!”
“Sì… e no.” Ventus sembrava d’improvviso riluttante. “La situazione è un po’ più complicata di così.”
“In che senso?”
Il Maestro fece per rispondere, poi si bloccò e squadrò meglio i due ragazzi. “Perché non me lo dite voi? Credo che siamo arrivati ad un punto dove avete tutte le informazioni per ricavare la risposta senza che ve la dica io.”
Lutum rimase interdetto, e iniziò a rimuginare. Conscio che non era una delle sue più grandi doti, Kazeshi cercò di dargli una mano.
“Vediamo… sappiamo che questa è una trappola, quindi conviene partire da lì. E lo sappiamo perché il Sultano è stato manipolato.”
“Giusto fin qui” assentì Ventus.
“Quindi non salviamo ancora la squadra perché li porteremmo qui, in una città controllata dal nemico?” Tentò Lutum, ma le sue parole diedero una spinta ai ragionamenti di Kazeshi.
“Un momento! Il Sultano Jasmine era controllata dal nemico, quindi è impossibile che l’abbiate già fatta tornare… significa che noi siamo qui prima di lei, e non credo fosse previsto. Dovevamo venire spinti dalla sua richiesta senza sospettare nulla.” Il ragazzo guardò Ventus, che esibiva un guizzo di soddisfazione negli occhi. “Non andiamo a salvarli perché abbiamo un vantaggio inaspettato sul piano nemico.”
Ventus annuì di nuovo. “Ottime considerazioni. Esattamente, anche se siamo venuti qui per affrontare la trappola non significa dobbiamo marciarle incontro come degli sprovveduti. E visto che siamo arrivati fino a qui, credo di potervi dire anche il resto.”
Il Maestro si era portato davvero vicino a Kazeshi e Lutum, accertandosi di non farsi sentire. “Nessuna menzione è stata fatta da Jasmine sui dei sopravvissuti, segno che non dovevano esserci. Non so se sia stata solo una fortunata coincidenza o se quei poveracci se la siano data a gambe, fatto sta venendo prima abbiamo probabilmente impedito che facessero far loro una brutta fine per nasconderceli. E hanno effettivamente detto qualcosa di interessante, parlando di individui misteriosi nei rapporti di Gerey: rapporti che a noi non sono mai arrivati.”
Ormai il cervello di Kazeshi andava a pieno regime, e anticipò la prevedibile richiesta di spiegazioni da parte di Lutum. “Significa che il Maestro Gerey sapeva di persone simili. E lo ha saputo prima dell’assemblea, forse anche prima della nostra precedente missione, senza rivelarlo.”
Ennesimo cenno di assenso da parte di Ven. “State sempre all’erta. Potremmo dover combattere in luoghi e contro avversari inaspettati.”

Mizumi estrasse il Keyblade ed assunse la posizione di combattimento. Cyde, che essendo scattato subito aveva un po’ più di vantaggio su di lei, fu subito accanto a Zane e faccia a faccia coi primi aggressori, i tanto temuti Nessuno. Gli esseri bianchi iniziarono a saltellare tutto attorno, muovendosi in modo assolutamente innaturale: ma Cyde doveva avere ben chiaro il loro schema di attacco, perché non si fece impressionare e rimase in guardia. All’ultimo momento, un lieve tremito permeò uno dei Nessuno, che partì all’attacco. Cyde aspettò fino all’ultimo prima di scartare ed infilzarlo con decisione col suo corto Keyblade, eliminandolo. Un altro provò ad assalirlo alle spalle, e reagì in modo quantomeno singolare di fronte alla parata del Custode: iniziò ad accartocciarsi su se stesso, peraltro levitando sospeso in aria come se fosse privo di peso.
Quella danza assurda bastò a far comprendere a Mizumi come mai i Nessuno erano sempre descritti come nemici anche più alieni degli Heartless, e spesso più difficili da affrontare. Zane era intanto arrivato fino a lei, e aveva seguito lo scambio di colpi con lo stesso sgomento.
“Immagino ci abbia dato il via libera per sguainare le armi.” Senza attendere risposta, evocò il suo Keyblade e si mosse guardingo verso il nemico.
Mizumi pensò che se c’era un momento per sfoderare tutto l’arsenale era quello. Estrasse dalla tasca la piccola zucca intagliata. “Si dice che normalmente quasi qualsiasi Keyholder sia più forte di quello di un Custode ancora agli inizi. Fammi vedere che sai fare!”
La ragazza scambiò le catene come le era stato insegnato e trattenne il fiato, ma con suo stupore la chiave rimase Squamadoro. Frustrata, provò di nuovo, ma senza ulteriore successo.
“Oh, andiamo! Può mai andarmi bene qualcosa, negli ultimi tempi, o è chiedere troppo?”
“Ragazza! Si può sapere che stai facendo? Ti sono addosso!”
Mizumi si riebbe e notò che tre di quegli esseri erano effettivamente di fronte a lei. Uno di loro fremette in maniera simile a quello che aveva attaccato Cyde, e difatti spalancò l’enorme cerniera che aveva al posto della bocca e partì all’attacco.
“E va bene. Ho perso un po’ di punti, ultimamente.” Mizumi parò il colpo, portando Squamadoro di piatto contro il muso dell’aggressore. Fu lì che si accorse che oltre il “cappuccio” del Nessuno c’era un altro volto, più simile ad un Heartless e provvisto di denti: era quella la sua vera arma. La Cavaliera non si fece impressionare ed effettuò una rotazione con tutto il corpo, affettando il nemico con l’energia cinetica del colpo. “Vediamo di recuperarli.”
Una combinazione di fendenti e saette bastò a fare piazza pulita dei Nessuno rimanenti. Mizumi si sentiva molto meglio: non solo avvertiva il miglioramento dovuto alle lezioni speciali seguite, ma non avvertiva traccia del disagio provato contro gli Heartless. Si chiese se anche quello era dovuto all’addestramento, magari proprio alle prove del cuore sostenute da Topolino.
Un gemito attirò la sua attenzione, giusto in tempo per vedere Zane accasciarsi su un ginocchio davanti all’ultimo Nessuno. La ragazza inarcò il braccio all’indietro, ma Cyde doveva aver avuto la sua stessa idea: lanciò il proprio Keyblade, che però invece di ruotare si trasformò in una lama di energia e trafisse il bersaglio con la forza di un proiettile. Mizumi vide se Zane aveva bisogno di aiuto, ma questi si rialzò da solo senza spiccicare parola. Avendoci ormai fatto l’abitudine, raggiunse Cyde.
“Bel colpo. Come hai fatto a farlo?”
“Esistono diversi effetti che si possono applicare al lancio. I più ti riempiranno la testa con nozioni di fisica e aerodinamicità, ma la verità è che è tutta questione di polso.” Il guerriero recuperò l’arma e si guardò attorno. “Pare fossero gli ultimi, ma per sicurezza spostiamoci da qui. Parleremo una volta più al sicuro.”

Cyde li condusse lungo la via portuale, fino ad un piccolo ponticello che collegava due strade separate da un corso d’acqua. I tre si ripararono sotto l’arco di pietra, al riparo da sguardi indiscreti.
“Non vi siete comportati male, per essere la vostra prima volta contro dei Nessuno.”
Zane si sfiorò il ginocchio e mugugnò qualcosa. Cyde dovette aver compreso, perché rispose: “Be, fidati quando dico che molti al loro primo scontro di solito collezionano ben più di qualche caduta.”
“Sono davvero così temibili?” chiese Mizumi.
Il suo superiore la guardò sorpreso. “Un Nessuno è di norma più potente della sua controparte Heartless, ma non è solo lì la differenza. I Nessuno hanno una vera e propria mente e sono molto più furbi di quanto lascino intendere sulle prime, in combattimento e non. Se per te non sono stati chissà che sfida, devi essere anche tu più in gamba di quanto lasci intendere. Oppure sei solo un po’ matta. Magari entrambe le cose.”
Mizumi decise di accettare quello che tutto sommato le sembrava un complimento e rifletté sulle creature appena affrontate. Di certo si muovevano in modo particolare, e dovevano sferrare colpi pesanti nonostante gli arti esili, ma avrebbe volentieri affrontato un’altra dozzina di quelle creature rispetto all’angoscia paralizzante che le suscitavano gli Heartless.
“Sarà veramente solo per via dell’allenamento? O forse le diverse creature suscitano diversi effetti a seconda del combattente?” Per il momento accantonò la questione, ma si ripromise di andare fino in fondo alla faccenda.
Qualcos’altro turbava Zane. “Abbiamo dovuto usare i nostri Keyblade per difenderci.”
“Già.” Fece Cyde, lapidario.
“Ma non c’era nessuno a vederci.”
“…Non si può stabilire con certezza. Di solito i Nessuno vengono mandati da soli a svolgere alcune missioni, visto che appunto sono anche capaci di ragionare, ma ‘di solito’ non è una garanzia. Una cosa è certa: qualcuno sa che siamo qui e che stiamo ficcanasando in giro. L’unico dubbio è se sanno esattamente chi siamo. Se mi conoscono, dubito che avrebbero mandato qualche Simile alla cieca senza assicurarsi dell’esito. Può darsi che questo fosse solo un ammonimento.”
“Prima dici che i Nessuno sono pericolosi, poi che contro di te sarebbero solo un ammonimento?” Mizumi sentiva riaffiorare la classica testardaggine, pur sapendo che Cyde poteva non essere così affabile come il Maestro Riku o suo padre. “Chi sei in realtà? Sembri sapere il fatto tuo su tantissime cose, dai funzionamenti dell’Ordine e dei Mondi a come gestire varie situazioni non coperte dai libri di testo. E so che i Nessuno non sono poi così frequenti, quindi una tale conoscenza sulle loro abitudini è quantomeno curiosa.”
Come previsto, Cyde esibì un cipiglio duro di fronte a quell’assalto frontale: ma prima che potesse replicare, sopraggiunse in soccorso di Mizumi un alleato inaspettato.
“Secondo il briefing, dovevamo svolgere un semplice lavoro di ricognizione senza dare troppo nell’occhio” disse Zane. “Ma se il nostro capitano è una figura tale da provocare la comparsa di Nessuno, allora la nostra incolumità così come la missione stessa sono in pericolo. Quantomeno dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro.”
Mizumi rimase impressionata da questa sua uscita e temette che per entrambi sarebbe arrivata una dura risposta di badare ai propri ordini, e invece Cyde esibì il suo solito sorriso sardonico grattandosi la corta barba ispida con la punta dell’indice.
“Vedo che mi hanno assegnato due tipi tosti, eh? Beh, in parte quello che dite è vero, quindi vedrò di darvi almeno qualche risposta. Non vorrei dovermi guardare le spalle anche da voi durante la nostra permanenza.
“Riprendendo la nostra chiacchierata sul molo, io sono effettivamente solo un Cavaliere, ma di una cerchia un po’ diversa da quella dei paladini in mantello e abito da cerimonia. Noi siamo quelli che in tempo di guerra si infilano nelle linee avversarie per operazioni di sabotaggio, e in tempo di pace monitoriamo le possibili attività nemiche. Niente lezioni di scherma per noi, a formarci ci hanno pensato le costanti situazioni di pericolo dei luoghi meno ospitali… da cui comunque molti di noi provengono.”
Mizumi iniziava ad afferrare. “Il motivo per cui sai tante cose su Port Royal…”
“Sono nato e cresciuto qui, spendendo i miei giorni in mezzo alla strada fino a quando uno strano signore non mi ha detto che avevo una sorta di dono per delle chiavi. Sulle prime pensavo mi stesse ingaggiando per scassinare qualcosa.” L’uomo ridacchiò, per poi assumere un’espressione pensosa. “Non sono passati nemmeno così tanti anni, eppure pare una vita fa. Ho partecipato alla Guerra dei Dirupi, e anche ad altre, ma dubito troverete il mio nome nei libri di storia. Un po’ un peccato, ne abbiamo fatte di cose.”
Cyde tacque, segnalando che il momento delle confessioni era finito. Mizumi pensò che aveva rivelato anche più di quanto si aspettasse, sebbene si fosse comunque mantenuto vago su molti elementi. Ma le andava bene, e nemmeno Zane sembrava avere qualche obiezione. Avevano capito che Cyde era certamente più pericoloso di tanti Cavalieri, e forse allo stesso livello di minaccia di alcuni Maestri.
“Quindi per quanto non celebrato, puoi rivelarti un osso duro e qualcuno qui lo sa. Quindi proveranno nuovamente a farci secchi. La domanda è: ora che si fa?”
“Beh, quantomeno ora è appurato che c’è effettivamente qualcosa degno di nota da riportare al Consiglio, dunque la nostra missione procede. Inutile avvertirli, però: la nostra posizione è da considerarsi compromessa. Ma so come possiamo ribaltare le carte in tavola.”
Cyde batté due volte su una pietra alle sue spalle, e nel muro del sottopassaggio si aprì un piccolo ingresso nascosto.
“Cosa, pensavate che vi avessi portato qui solo per qualche storiella strappalacrime? Abbiamo provato coi popolani e siamo stati assaliti. Per la prossima parte delle nostre indagini è arrivato il momento di affidarci alla ‘società pirata’.”
   
 
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