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Autore: Kuro Iri    10/02/2020    0 recensioni
Cosa succede se uno spirito maligno continua a mietere vittime, senza che nessuno riesca a fermarlo? Cosa succede se a uno spirito guardiano viene distrutto il tempio? Cosa succede se a farne le spese sono dei ragazzi senza colpe? O forse, tutti hanno le proprie
Genere: Fantasy, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sollevò il ramo calpestato da terra. Poco più avanti, i ragazzi che avevano distrutto l’alberello appena nato girarono l‘angolo e sparirono dalla sua vista. Lanciando verso di loro occhiate di fuoco, si diresse verso casa. In quel momento, le nubi scure che avevano coperto il cielo per tutto il giorno decisero di aprire i rubinetti. Maledicendo tutto e tutti, si lanciò in una corsa mozzafiato. La polvere che si era accumulata sulla strada in un mese di siccità si era trasformata in fango, che ora le si infilava infidamente nei sandali. Finalmente, arrivò al cancello: il cane fiutò il suo odore e abbaiò, contento. Dopo avergli concesso una veloce carezza, entrò nell’edificio.
“Come mai così in anticipo?”
Abbassò il capo sotto lo sguardo della donna.
“Mi dispiace. Io… ho perso la cognizione del tempo…”
“Non è la prima volta. Ti avevo avvisata. Vai in camera. Niente cena”
Dopo essersi pulita per bene i piedi da ogni residuo di fango, la ragazza salì la stretta scala a pioli fino alla stanza nel sottotetto. Si trascinò verso il letto di paglia e si raggomitolò tremante sotto la coperta, mentre le gocce d’acqua le scivolavano lungo il volto dai capelli bagnati. Dopo circa un’ora, sentì la scala scricchiolare. Un volto aggraziato, circondato da un’aureola di morbidi capelli argentei, nel quale brillavano due occhi dello stesso colore del metallo, sbucò dalla scala.
“Lux”
“Stai bene? Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?”
“Non ho fame”
Vero.
“Perché sei arrivata così tardi? Sai che a mia madre non piace
“Ho perso la cognizione del tempo”
Bugia. Ma, in un certo senso, anche vero. Lux catturò il suo sguardo.
“è successo di nuovo, vero? Il vuoto”
Annuì.
“Perché la zia mi ha accolta in casa sua? Non mi sopporta”
“Sai che non è così, è solo…”
Arrossì e distolse lo sguardo. Gli occhi della ragazza si indurirono.
“Non sopporta che mia madre, nonostante abbia avuto me, non sia mai sposata. E per di più mi ha avuta da un umano”
Lux, infatti, non era completamente umano: era per metà elfo. Sua madre, un’umana, l’aveva avuto da un elfo, una delle Guardie Scelte del Signore del loro territorio. Il risultato era stato un ragazzo bellissimo, ma oltre ai capelli argentei e alla pelle pallida, aveva le forme del corpo più simili a quelle di un essere umano che a quelle del padre. Nyx, invece, nonostante fosse umana al 100%, ma alcune sue caratteristiche sembravano doni del sangue elfico: i suoi capelli, neri come l’inchiostro, sembravano quasi blu, la pelle sembrava di porcellana, gli occhi erano chiarissimi e dallo sguardo incredibilmente affiato, uno azzurro e l’altro viola, ed era molto alta. Finché era ancora una bambina, non c’erano stati dubbi sulla sua umanità, ma una volta entrata nell’adolescenza, le cose erano cambiate. Radicalmente. Da quel momento, la zia aveva cominciato a perseguitarla. Lux aprì la bocca per risponderle, ma vennero interrotti dalla porta che veniva spalancata con violenza.
“Donna Shu! Presto!”
“Cosa succede?”
“Un altro attacco!”
Mentre l’uomo si affrettava ad avvertire anche i loro vicini, i tre abitanti della casa si gettarono i mantelli sulle spalle e uscirono. La pioggia si era fermata. Seguendo la gente che si riversava nelle strade, si diresero verso la piazza della fontana. Quando arrivarono, come ogni altra volta, lo sguardo della ragazza venne catturato dalla fontana: la vasca era una gigantesca conchiglia, dalla quale si ergeva la statua di uno spirito che nascava da un dettagliatissimo albero. La sua figura era eterea, con i veli che gli circondavano il corpo leggeri come ali di farfalla. Il volto era dominato dalla pace, lo sguardo direzionato verso il fiore che gli sbocciava dalla mano e dal quale sgorgava una cascata d’acqua cristallina. Chiunque entrasse nella piazza, si sentiva stregato dalla sua figura, che calmava il cuore e la mente. Ore, però, l’acqua brillava come un rubino, e nella vasca galleggiavano i corpi smembrati e calpestai di quattro ragazzi. Nyx sentì lo stomaco rivoltarsi, si chinò e vomitò. Lux le cinse le spalle col braccio, facendole coraggio.
“Fate largo, arrivano le Guardie!”
La folla si aprì in due ali, facendo passare i nuovi arrivati. Le loro armature scintillavano come neve appena caduta, in perfetto contrasto con i crini rosso sangue dell’elmo, che si muovevano al ritmo dei passi dei cavalli. Sul pettorale, brillava il simbolo del Signore. Subito, rimandarono tutti a casa. Seduti attorno al tavolo della cucina, Lux, Nyx e Donna Shu attendevano in silenzio. La porta cigolò, facendoli sobbalzare. La Guardia che era appena entrata sorrise, poi si tolse l’elmo, rivelando il volto del padre del ragazzo.
“è bello essere di nuovo a casa”
Lux corse ad abbracciarlo, mentre la moglie esibiva un sorriso tirato. Nyx parlò prima di rendersene conto.
“Avete trovato qualcosa?”
Ignorò lo sguardo della donna che le bruciava la nuca mentre l’elfo sospirava.
“Sto seriamente iniziando a pensare che si tratti di uno spirito maligno. Non ha mai lasciato tracce”
“Ma, padre, è impossibile! Lo Spirito Guardiano serve per allontanare quelli maligni!”
Un’ombra passò davanti agli occhi dell’elfo, che si fece silenzioso. Lentamente, i due ragazzi uscirono dalla stanza e andarono a dormire. Verso la metà della notte, Nyx si alzò per prendere un bicchiere d’acqua. Fu solo per caso che notò o zio uscire silenziosamente dalla porta sul retro. Lo seguì di nascosto. L’elfo si diresse verso il bosco dietro alla casa e vi si inoltrò, imitato poco dopo dalla ragazza, che lo seguì finché non lo vide inginocchiarsi di fronte ad un alberello di circa vent’anni. Cerò di vedere meglio, ma calpestò un rametto e lo ruppe con un suono secco. L’elfo si girò, sorpreso.
“Nyx! Cosa ci fai qui?”
“Io… volevo solo vedere dove stesse andando…”
Lui le sorrise, poi le fece cenno di avvicinarsi.
“Quest’albero è l’unico rimasto. Circa diciassette, diciotto anni fa, poco prima che Lux nascesse, è stata presa una decisione molto importante: hanno deciso di spostare il Tempio dello Spirito Guardiano più vicino alla residenza del Signore per trasformare la sua foresta in un accampamento per l’esercito. La foresta è stata distrutta”
“E lui si è spostato?”
L’elfo tremò.
“Io credo di no”
Sfiorò il tronco dell’alberello.
“Il nuovo Tempio non è minimamente rigoglioso quanto quello originale. Questo è l’ultimo albero rimasto. Ritengo che sia qui che abiti ora lo spirito, ma temo la sua ira. Per questo vengo qui ogni vota che sono nei dintorni”
Nyx guardò le morbide foglie, ancora decorate dalle gocce della pioggia.
“Verrò anch’io”
Lo zio la ringraziò con un sorriso. Rimasero fino alle prime luci dell’alba, poi tornarono a casa.
 
RABBIA. DISTRUZIONE. DOLORE. TRADIMENTO.
 
“Nyx! Svegliati, siamo in ritardo!”
Alzandosi di scatto, la ragazza batté la testa contro una trave sporgente.
“Sbrigati, ci aspettano al lavoro!”
In ritardo, e col pane imburrato stretto fra i denti, i due cugini si scapicollarono per le strade del villaggio.
“Scusi!”
“Attenzione!”
“Dannati mocciosi!”
“Guardate dove mettete i piedi!”
“Ehi!”
Nyx giunse a destinazione.
“A dopo, lux!”
“Mi raccomando, non tornare a casa senza di me”
La ragazza entrò nella locanda e in fretta si mise la divisa delle cameriere. Appena in tempo per l’apertura del locale. Mentre serviva dei boccali di birra, sentì qualcuno sussultare: un gruppetto di Guardie, di quelle di stanza al villaggio, si era appena seduta al centro della sala. Rapidamente, Nyx si fece loro incontro per prendere i loro ordini. Mentre si allontanava lo sguardo le cadde sull’ascia da guerra di uno di loro. Una fitta di dolore le trafisse bruciando le tempie. Rapida com’era arrivata, la sensazione svanì. Dopo un profondo sospiro, rindossò il suo miglior sorriso e riprese a servire.
 
LI VEDEVA MUOVERSI. DIVERTIRSI. BRIVIDI DI ODIO SI MOSSERO NELLA SUA ESSENZA. COSì SICURI DI Sé… AVEVANO DIMNETICATO TROPPO FACILMENTE. DOVEVANO SPARIRE.
 
Nyx si sfregò gli occhi e sbadigliò. La notte insonne iniziava a farsi sentire.
“Nyx! Dove sei finita, dannata ragazzina?!”
La padrona della locanda infilò la testa nella cucina.
“Lava i piatti, svelta! Tra poco sarà ora di cena”
Di malavoglia, la ragazza riprese a strofinare. Mentre prendeva un altro piatto dalla pila di quelli sporchi, le parve di notare una macchia rossastra, che sparì a una seconda occhiata. Un urlo la fece sobbalzare, facendole perdere la presa sul piatto, che si frantumò al suolo. Non ci fece quasi caso. Seguì gli altri avventori e le cameriere fino a un giardinetto sul retro della locanda. Nel quale giaceva il corpo di una guardia. Aveva arti e orecchie strappate, gli occhi erano stati asportati e il corpo era percorso da innumerevoli tagli. Sentendo il sapore della bile sulla lingua, Nyx chiuse gli occhi e pregò lo Spirito Guardiano di darle coraggio. La locanda e ogni altro luogo pubblico nelle vicinanze venne chiuso, così la ragazza tornò a casa. Non avendo nessuna voglia di trovarsi preda dell’odio della zia, si diresse verso l’Ultimo Albero. Notò un rametto spezzato, così lo avvolse con un fazzoletto. Poi, si sedette e lo guardò. Sorrise.
“Ciao, Spirito Guardiano. Sono Nyx. Ma tu già lo sai vero?”
Le risposero solo i suoni della foresta.
“Non importa se non vuoi parlare. Io però credo che tu sia un po’ solo. Posso venire qui tutti i giorni, vero? Ti racconterò la mia giornata, così non sarai più solo, va bene?”
Quando finì di parlare, aveva la gola secca. Guardò il cielo: era il tramonto. Salutando in fretta e furia lo Spirito, si alzò e corse a casa. Arrivò appena in tempo per la cena.
 
L’elfo sospirò.
Un altro fallimento.
Da quando il tempio dello Spirito era stato spostato, lui e gli altri elfi cercavano di rendere rigoglioso il terreno attorno al nuovo tempio. Tutto inutile. Da circa due anni, il Signore aveva mandato anche degli umani ad aiutarli. Ripensò all’alberello al suo villaggio.
“Allora, Shyia? Ancora niente di niente?”
Scosse il capo. Il vento notturno soffiò gelido, facendo rabbrividire le due Guardie.
“Non mi piace. Tira una brutta aria”
Shyia annuì. Il loro sospetto venne confermato da un urlo. Si precipitarono in quella direzione.
E lo videro.
Una figura dura, irriconoscibile nel buio. Aveva una forma antropomorfa. Ai suoi piedi si agitavano agonizzanti i resti dei membri del gruppo che in quel momento si occupavano del tempio. Mosse il capo, ruotando il volto nella loro direzione. Sentirono un lieve rumore, come un ringhio soffocato. La figura scomparve, mentre l’altro elfo ululò di dolore e cadde a terra, il corpo pieno di profondi tagli, alcuni dei quali mostravano i suoi organi. Shyia si chinò per aiutarlo, senza staccare lo sguardo dalla figura che ora era alle sue spalle, ma il compagno morì in pochi secondi.
“Perché fai questo?”
L’essere mosse il volto nella sua direzione, come se lo stesse osservando, poi sparì.
 
“Buongiorno, Spirito Guardiano. Come stai oggi?”
Mentre si avviava verso l’albero, aveva notato che ai piedi di alcuni alberi, dello stesso tipo di quello che aveva davanti, erano sbocciati alcuni fiori azzurri e viola.
“Ho visto che hai fatto sbocciare dei fiori nuovi. Mi sarebbe piaciuto portartene un po’ ma non sarebbe stato giusto”
Sorrise. Poi si fece seria.
“So che vengo qui solo da un giorno, ma vorrei chiederti un favore”
Deglutì, muovendo nervosamente lo sguardo.
“è da un po’ che faccio degli incubi. Se sono causati da uno spirito maligno, potresti proteggermi?”
Nessuna risposta. Sospirò. Dopo essersi alzata, lo ringraziò e corse al lavoro.
   
 
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