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Autore: RuWeasley    11/02/2020    0 recensioni
"lo spezzacorde fa cadere il microfono ed ha una certa sensazione di vuoto - la cosa non è nuova.
carlotta e il vecchio alex sono nella stessa stanza, ma alex non capisce cosa c'è nell'aria. alex non sa mai quando è il momento di smettere di suonare, carlotta lo fulmina e lo spezzacorde esce dalla stanza. nessuno dei tre ha capito che cos'è successo, ma va bene così, non è necessario."
un po' di parole sul burrone gigantesco degli ultimi anni di liceo, sui caffè le sigarette i corridoi le urla le emozioni e i dischi, su sto fatto che nessuno sa come gestirsi il futuro e su un paio di altre cose
Genere: Introspettivo, Satirico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carlotta ha appena diciassette anni. In questo momento preciso si compiace, bene o male, dell’inizio dell’autunno.

I "cumulo di rifiuti" provano da appena tre mesi invece:
lo spezzacorde porta un paio di cuffie e utilizza in maniera impropria un midi controller pagato decisamente più di quanto vale.
Il vecchio alex sa già del suo futuro. Non prende il basso in mano dall’ultima volta che hanno provato, ed ancora una volta lo spezzacorde insegna al vecchio alex una linea di basso.

C’erano ancora pochi CD, tutti dello spezzacorde, gli mp3 sono passati di moda ma gli anni 90 suscitano fascino su tutti e tre, nati almeno un anno dopo la loro fine.

Chi dei tre ascolta l’officina della camomilla nel tragitto da casa a scuola in bicicletta è l’unico che potrebbe vantare una dignità dal punto di vista di gusti musicali, ma è poco importante. La chitarra di un De Leo pochi anni più grande dello spezzacorde in quel momento - diciassettenne ma la cosa si avvicina alla fine - gli ricorda che il liceo sta per finire, e nel disprezzo per una scuola non così aperta, c’ha il terrore di essersi perso la sua intera adolescenza. Ci pensa spesso ma non adesso almeno. Non approfonditamente. Non in maniera analitica. La cosa peggiora di attimo in attimo ma il non voler schematizzare il suo terrore forse un po’ infondato - o forse no - rende la sensazione ancora più come pioggia autunnale e d’atmosfera: ti circonda, ti entra nei vestiti, ma non ci puoi fare molto. Carlotta tirerebbe fuori la storia di come possiamo descrivere i moti dei pianeti ma non possiamo prevedere che tempo ci sarà domani. Inevitabilmente, risulterebbe tremendamente fuori luogo, ma riscuoterebbe comunque il suo fascino. O almeno, così sosterrebbe Carlotta.

Lo spezzacorde arriva a scuola e affoga la sua assenza di ricordi e il panico conseguente solo dopo aver legato la bicicletta, poco prima di fermare la musica. L’ingombro delle cuffie sembrava non infastidire i professori, ma a lungo andare nel silenzio dell’aula si sente un brusio che costringe lo spezzacorde a staccare il cavo sgualcito delle cuffie dal suo mp3. Se fosse una questione di dettagli userebbe un mangiacassette. Lo spezzacorde la rende una questione d’estetica, ma fine a se stessa. E’ così che si salva da etichette troppo severe o orrori kitsch del terzo millennio, un po’ come sta cazzo di streetwear degli ultimi anni.

Due aule accanto il banco vuoto del vecchio alex è osservato con titubanza dai professori. Approfondirei la questione, ma la realtà è che nessuno sa cosa ci sia da dire sulla sua assenza, è solo una cosa frequente. Ma non dimentichiamoci: il vecchio alex sa cosa fare della sua vita.

Attraversando la porta dell’aula, scendendo le scale, salutando i due bidelli simpatici ed evitando invece quello che va a sgamare gli studenti che fumano le sigarette nel bagno, c’è la porta principale. Subito fuori i portici e poco più avanti il baretto.

Sul baretto non c’è molto da dire. Ha i tavolini fuori, il caffè fa schifo e la proprietaria è simpaticamente distaccata - da tutto, se ve lo steste chiedendo. Precisamente tutto il necessario. Carlotta siede su uno dei tavolini e fuma una sigaretta. Ripete a se stessa che il quarto giorno di scuola non è troppo presto per iniziare ad entrare alla seconda ora.

Lo spezzacorde sostiene fermamente che fumare “non ci sta”. Ed ha ragione in linea di massima. Carlotta fuma questa sigaretta con gli adeguati sensi di colpa della cosa, la soddisfazione della nicotina, il pensiero di quando si dovrà lavare le mani e la faccia per non farne sentire l’odore e la presa di coscienza del valore estetico del suo fumare una sigaretta al bar.

Ovviamente svalutato dal suo sguardo un po’ assente che scrolla sul cellulare e dal contesto un po’ blando, ma questo non scalfisce il denso significato di quella singola sigaretta - più o meno.

Sul quarto giorno di scuola non c’è mai nulla da dire: le sole quattro ore delle prime settimane passano in fretta, Carlotta ascolta l’inaspettatissima predica da parte della professoressa della seconda ora, Lo spezzacorde vegeta e la campanella, dopo ore di preghiere e sigarette fumate nei cessi, finalmente suona.

Il fascino della scuola risiede proprio nell’enorme intreccio di storie che avviene nella stessa. Ci sono letteralmente milleeottocento studenti - ovviamente troppi per la struttura ma il preside non è un tipo molto loquace al riguardo - che incrociano costantemente le loro vite, ed ogni singolo giorno brulica di storie, fatti, gossip, conversazioni su gruppi musicali mediocri, conversazioni su gruppi musicali un po’ meno mediocri, e tante tante tante altre parole più o meno dimenticabili pronunciate costantemente. La cosa accentua vagamente il senso di inadeguatezza dello spezzacorde nei confronti della sua scuola di merda, ma la cosa non lo mette a disagio. Non lo fa mai, ma è sempre qualcosa di più complesso. Lo spezzacorde e Carlotta slegano le loro biciclette e si avviano verso casa, entrambi con le cuffie alle orecchie, dal lato opposto dell’isolato. Non si sono ancora riconosciuti. Il giorno in cui si parleranno, legano entrambe le bici allo stesso palo, e uno dei due lascia le chiavi della catena nel cestino della bicicletta.

   
 
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