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Autore: dreamlikeview    14/02/2020    3 recensioni
Harry vive nel mondo babbano, lavora in una fioreria e non ha un buon rapporto con la festa di San Valentino, anche se lui aspetta solo la persona giusta a cui donare amore e da cui riceverne. Tuttavia, il giorno di San Valentino inizia ad avere una nuova valenza per lui, quando Draco Malfoy ricompare nella sua vita con un messaggio.
Cinque anni, cinque giorni di San Valentino, cinque situazioni particolari durante le quali scopriranno di essere perfetti l'uno per l'altro, nonostante tutto.
[Drarry, Valentine's Day edition, amore, fluff e romanticismo]
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono in alcun modo. Niente è scritto con fini di lucro e niente è finalizzato ad offendere qualcuno (parlo d’amore!) i personaggi sono leggermente OOC (l'ho segnalato) e la storia è frutto di una nottata insonne sulle note di Perfect di Ed Sheeran. (ringraziate che non sia stata Before you go di Lewis Capaldi, che il pericolo lì era dietro l'angolo).
L’autrice avvisa che il pericolo di carie è imminente.

 

Enjoy the show!


_______________________________

 

Perfect Valentine's Day(s).


 

First.

I found a love for me
Darling just dive right in, and follow my lead […]
I never knew you were the someone waiting for me.

 
Era una fredda mattina di febbraio, le nuvole scure presagivano una nevicata con i fiocchi, l’ideale che ci si potesse aspettare a San Valentino. A Harry non importava più di tanto, quella festa non aveva significato mai nulla di particolare per lui, neanche nel periodo in cui era stato con Ginny. Non aveva mai sentito la necessità di festeggiarlo in maniera vera e propria, aveva sempre trovato una scusa per non festeggiarlo, secondo la sua petulante ex fidanzata. Sempre che scusa fosse il termine adatto per indicare il suo continuo rischiare la vita, anno dopo anno, fino alla fine della guerra. Poi quando era finita, si era semplicemente ritrovato senza provare niente per la sua ragazza e a litigare con lei per quell'unico anno trascorso insieme, prima di capire che, forse, era meglio lasciar perdere. L’aveva lasciata, era scoppiata una lite furiosa con lei che lo accusava di averla tradita, la sua famiglia si era messa tra di loro e Harry aveva davvero rischiato la pazzia (quasi aveva preferito essere un horcrux ed essere collegato a Voldemort piuttosto che vivere tutto quello) ma adesso stava bene. Era rilassato e libero di ignorare la festività degli innamorati. Era sicuro che i suoi genitori amassero quella festa, aveva sentito storie su di loro, che a volte gli facevano desiderare di trovare una persona con cui vivere una storia d’amore così, ma sapeva anche quanto per lui fosse impossibile.
Tutte le persone che aveva frequentato dopo Ginny (se non anche lei stessa), erano state con lui solo perché era il famoso Harry Potter, il bambino sopravvissuto, l’eroe del mondo magico, colui che aveva sconfitto Voldemort eccetera, eccetera, eccetera. Era stanco di quello, per questo aveva deciso che lui non avrebbe mai più aperto il suo cuore all’amore, gli andavano bene le uscite solitarie nei pub babbani, dove rimorchiava facilmente e si concedeva delle belle nottate a luci rosse, senza alcun coinvolgimento sentimentale.
L’unico problema, per lui, era il fatto di essere di fondo una persona romantica. Fin da bambino, aveva sempre desiderato trovare una persona da corteggiare, da amare, una persona con la quale dimenticare il suo passato, qualcuno che un po’ lo amasse e gli facesse capire cosa fosse davvero l’amore. Quelli, però, erano i desideri di un ragazzino, a vent’anni Harry era certo che l’amore – o qualunque cosa fosse – non esistesse. Adorava il suo lavoro, uscire la sera e divertirsi all’insegna della spensieratezza. Aveva vissuto per così tanti anni, imprigionato nel sottoscala dei Dursley, nei giochi di potere di Silente e di Voldemort che voleva solo… godersi la sua età senza pressioni, senza badare troppo alle cose giuste o sbagliate, voleva solo godersi la vita con tutti i benefici che ne conseguivano, oltre all’anonimato di cui poteva godere nel mondo babbano, lì aveva iniziato a lavorare in una fioreria e detestava lavorare il giorno degli innamorati, perché doveva affrontare uomini disperati che non sapevano se regalare rose rosse o gerani (davvero, chi pensava di prendere dei gerani, per una persona amata?) ma nonostante tutto amava il suo lavoro, gli piaceva dare consigli e aiutare le persone a scegliere i fiori giusti per ogni occasione. Era stata una liberazione per lui andare via dal mondo magico, aveva trovato una sua dimensione in quel paesino della periferia inglese, dove nessuno lo conosceva se non come il fioraio che creava delle bellissime composizioni floreali.
La sua sveglia trillò presto quella mattina, come sua routine si alzò dal letto, si trascinò fino al bagno, dove si lavò la faccia e poi, ancora assonnato, si trascinò fino alla cucina, dove si preparò una tazza di caffè (anzi, due). Contemplò il vuoto della stanza per una buona mezz’ora, prima di decidere di alzarsi dalla sedia ed andare a vestirsi. Afferrò il suo cellulare e controllò i messaggi di testo appena arrivati. Di solito, a quell’ora, ce n’era uno di Hermione che gli augurava una buona giornata – lei praticava il tirocinio presso il Ministero della Magia per diventare un’avvocatessa magica, o come diavolo si chiamasse quella professione; Harry non era mai stato molto ferrato in materia – ma quella mattina ce ne erano due:
Herm: Buongiorno Harry, ti auguro una felice giornata. Spero che per te, quest’anno sia diverso. Ho un buon presentimento.
Sconosciuto: Potter. – diceva solamente. Harry si grattò la nuca confuso. Non sapeva chi fosse, ma doveva conoscerlo, per chiamarlo con il cognome. Era qualcuno che aveva incontrato al pub? No, di solito non scambiava il numero con nessuno. Forse era qualche cliente particolarmente… maleducato, un piantagrane, ecco.
Harry rispose subito con uno sterile: Buongiorno, ci conosciamo? Come ha avuto il mio numero? Posso esserle utile? – la risposta non tardò ad arrivare.
Sconosciuto: Sono profondamente offeso. Non mi hai riconosciuto? Eppure pensavo che questi aggeggi babbani rivelassero anche le identità
Sconosciuto: Sono Draco
Sconosciuto: Malfoy. Questo aggeggio funziona male, dovrò fare un reclamo al venditore babbano.
Harry spalancò gli occhi, incredulo. Malfoy gli aveva appena mandato un messaggio? Con un cellulare? Lui? Il purosangue che non si abbassava neanche a studiare con i mezzosangue o con i nati babbani? Che non aveva mai toccato un libro di Babbanologia neanche per sbaglio? Che diavolo voleva da lui? Non lo vedeva, forse, dai processi. Perché diavolo lo stava contattando quel giorno? Si affrettò a registrare il numero di Draco e gli rispose immediatamente. Non si aspettava di risentire Malfoy dopo così tanto tempo, un sorriso involontario sfiorò le sue labbra. Si era sempre chiesto che fine avesse fatto, che cosa avesse fatto in quegli anni, dopo essere stato assolto da tutte le accuse – non senza il suo intervento. Era incuriosito, mentre sentiva qualcosa di assopito dentro di sé per anni riprendere vita.
Harry: Malfoy, ciao! Non avevo idea che tu avessi un cellulare. Come hai avuto il mio numero?
Draco Malfoy: Ho le mie fonti. Ti ho visto in un locale babbano qualche sera fa. Volevo chiederti una cosa.
Harry: Certo, dimmi, ti ascolto.
Draco Malfoy: Possiamo incontrarci? Non sono bravo con questi aggeggi babbani. Non ho ancora imparato.
Harry guardò lo schermo del suo cellulare con lo sguardo allibito. Malfoy voleva incontrarlo? Beh, chi era lui per dire di no? Aveva sempre voluto incontrare l’ex Serpeverde e chiedergli un sacco di cose. Sorrise, prima di digitare la risposta, perché non punzecchiarlo un po’, prima di rispondere definitivamente?
Harry: Non hai nessuna splendida purosangue con cui passare il 14 febbraio?
Draco Malfoy: No, non sono cose per me. Possiamo vederci? Ho bisogno di parlarti.
Harry: Hai bisogno di aiuto?
Draco Malfoy: Diciamo di sì.
Harry: Va bene, ho la pausa pranzo dalle due alle quattro. Dove ci vogliamo incontrare?
Draco Malfoy: Verrò io da te a quell’ora, so dove lavori.
Harry: Sei uno stalker o cosa? Come fai a saperlo?
Draco Malfoy: Te l’ho detto. Ho le mie fonti. Ci vediamo dopo, Potter.
Harry: Okay, a dopo.
L’ex Grifondoro si grattò di nuovo la nuca, cercando di capire cosa fosse appena accaduto. Draco Malfoy, l’odioso Serpeverde che era stato il suo rivale per tutti gli anni di Hogwarts, gli aveva appena scritto dei messaggi con i quali gli aveva chiesto di vedersi? Quella giornata iniziava a migliorare. E il sorriso non abbandonò il suo viso per tutta la giornata. Preparò delle composizioni floreali per i compagni/compagne, fidanzate/fidanzati, mogli/mariti dei suoi clienti; la padrona del negozio fu molto contenta del suo lavoro, tanto che divenne sospettosa sul suo buon umore, non lo aveva mai visto così felice il giorno di San Valentino.
«È successo qualcosa che dovrei sapere?» chiese lei, guardandolo con circospezione. Harry arrossì leggermente e scosse la testa «Ah, ah. E io sono nata ieri, vero, Harry?»
«Ma non è niente» si difese lui, mentre componeva un bouquet di fiori colorati «Solo un vecchio conoscente che si è fatto vivo» spiegò con una scrollata di spalle «Niente di importante».
«Beh, sono felice che questa cosa da niente, ti renda così allegro» disse lei sorridendo «Stai facendo un ottimo lavoro».
«Grazie, Margareth!»
La giornata volò così in fretta che non si accorse neanche che fossero le due del pomeriggio. Aveva un po’ di fame, certo, ma lui era sempre affamato, quindi non credeva che fosse già così tardi. Ma poi la porta del negozio si aprì, la campanella suonò per l’ennesima volta e Harry si ritrovò a spalancare gli occhi sorpreso. Un ragazzo sorprendentemente biondo, alto almeno dieci centimetri in più rispetto a lui – terribilmente sexy – con le mani affondate nelle tasche del cappotto verde scuro che indossava, avanzò nel negozio, fino a che non individuò lui. I suoi capelli ricadevano morbidi attorno al viso, non erano molto corti, ma neanche troppo lunghi e gli stavano divinamente. Aveva sempre pensato che Malfoy fosse un bel ragazzo – aveva sempre saputo di essere attratto anche dai ragazzi, fin dalla sua imbarazzante cotta per Oliver Baston, ai tempi di Hogwarts – e che se il suo carattere fosse stato leggermente meno irritante, forse un pensierino su di lui l’avrebbe fatto (anche più di uno in realtà, ma questo era un segreto che sarebbe morto con lui).
«Ciao Potter» lo salutò amichevolmente, come se fossero stati due amici di vecchia data che si rivedevano dopo tempo. Beh, si erano salvati la vita a vicenda durante la guerra, avevano superato abbondantemente la fase dell’essere rivali (potevano passare liberamente alla fase facciamo sesso anche qui).
«Malfoy» fece lui, facendogli un cenno col capo «Ti trovo bene».
«Anche tu non sei male, se escludiamo il nido per gufi che hai al posto dei capelli» osservò, pungente come al solito. Harry si ritrovò a sorridere davanti alla sua affermazione e lo ringraziò «Hai finito o passo dopo?»
«Ho finito, finisco solo questo bouquet e andiamo via». Draco annuì e iniziò a curiosare in giro per il negozio, osservando con occhio critico le composizioni dell’ex compagno di scuola. Harry arrossì pensando che Malfoy potesse giudicare il suo lavoro. Un momento, perché gli interessava la sua opinione a riguardo?
Si morse le labbra dandosi dell’idiota e poi concluse la sua ultima composizione della giornata, allegando il biglietto lasciato dall’uomo che voleva fare una sorpresa al marito. Un tenero sorriso gli comparve sulle labbra, aveva sbirciato il bigliettino e si era intenerito così tanto che gli era sembrato doveroso rendere giustizia a tanto amore. Gli capitava spesso di prendere spunto per le composizioni dai messaggi che i vari partner scrivevano per i propri amati.
«Avviso Margareth che ho finito e ti raggiungo» si ritrovò a dire a Malfoy, per spezzare il silenzio imbarazzante che era calato tra di loro. Il biondo annuì e Harry, sentendosi a disagio, raggiunse la proprietaria del negozio nel giardino sul retro. La donna aveva un vasto giardino dove curava i fiori che loro usavano nelle composizioni – Harry aveva fatto giusto qualche magia per renderle il lavoro più facile, visto che l’età per lei iniziava a farsi sentire.
«Margareth, io ho finito» disse velocemente «Andrei via per pranzare con... il mio amico, ci vediamo dopo, okay?».
«Il tuo vecchio amico è il bel biondino che è entrato poco fa?» chiese lei, Harry si ritrovò ad annuire. La donna si voltò verso di lui e gli sorrise maternamente «Niente capita per caso, ragazzo, non lasciartelo scappare».
«Ehm, no, credo che tu abbia frainteso» mormorò Harry, grattandosi la nuca, imbarazzato. La donna alzò lo sguardo verso di lui, come se lei avesse già capito cosa sarebbe successo da quel giorno in poi, come se fosse ovvio a tutti, tranne che a lui. Il ragazzo scosse la testa e salutò la donna, dicendole che mancava solo una consegna e che il corriere sarebbe arrivato intorno alle tre, lui aveva già provveduto a segnare indirizzo e destinatario. Poi finalmente raggiunse Draco che guardava una delle sue composizioni migliori: un cuore fatto di rose con al centro un giglio bianco. L’aveva dedicato ai suoi genitori e, dato che Margareth non aveva voluto venderlo a nessuno, era diventato parte dell’arredamento del negozio. Aveva fatto un piccolo incantesimo, in modo che i fiori non appassissero con l’andare avanti del tempo, come se fossero stati cristallizzati.
«Lo hai fatto tu?» chiese il biondo con curiosità.
«Sì» rispose con fierezza il moro «Margareth l’ha adorato così tanto che non ha voluto venderlo» spiegò raccogliendo le sue cose, indossò il cappotto e un cappellino grigio di lana, poi si avviò all’uscita del negozio. Draco lo seguì immediatamente, pensando che Potter fosse adorabile con quel cappellino in testa. Doveva soffrire parecchio il freddo.
«Muoio di fame» fece Harry sfregandosi le mani l’una con l’altra, alla ricerca di calore, maledicendo il fatto di non aver indossato i guanti quella mattina. Era stato distratto dal pensiero di Malfoy e come sarebbe andato l’incontro. Il biondo aveva parlato tre volte in croce da quando era arrivato e ancora se ne stava sulle sue.
«Vero, è ora di pranzo. Potremmo andare da qualche parte a mangiare qualcosa» fece Draco, a disagio «Ti va?»
«Sì» rispose Harry, sentendo che c’era qualcosa che non andava. Decisamente non andava. Da quel che ricordava, Malfoy non era mai stato così taciturno, se non quando al sesto anno si era chiuso in se stesso a causa del… scosse la testa, cacciando il pensiero dalla mente. Erano passati tre anni dalla guerra, loro due non erano più le stesse persone. Ma ancora si chiedeva perché Malfoy avesse il suo numero e come lo avesse trovato così in fretta, come se non aspettasse nient’altro che lui. Harry lo condusse verso la tavola calda in cui era solito pranzare e si sedettero ad un tavolino appartato, Harry con il suo panino iper-farcito e Draco con la sua tristissima insalata al pollo – la linea, Potter, anche tu dovresti mangiare più salutare, lo aveva rimproverato quando avevano ordinato e Harry lo aveva guardato male per la tristezza della sua scelta.
Mangiarono in completo silenzio, fino a che Draco non lo spezzò «Grazie per aver accettato di vedermi» disse con sincerità «Non mi aspettavo che dicessi sì».
«Abbiamo dei trascorsi burrascosi, è vero. Ma non avrei negato l’aiuto a nessuno».
«Non ho bisogno di aiuto» ammise immediatamente il biondo «La verità è che ti ho visto due mesi fa al pub» disse; le sue gote pallide erano di un dolce rosa a causa dell’imbarazzo «Non ho avuto il coraggio di avvicinarmi a te, insomma, sono famoso per essere un codardo» smozzicò, Harry avrebbe voluto dirgli che non doveva giustificarsi in nessun modo «E… non lo so. Ho pensato che forse, stavolta, potevamo…» deglutì «Essere, insomma, amici». Esitante, gli porse la mano, come la prima volta, al primo anno; erano solo due ragazzini all’epoca, adesso erano quasi due uomini e avevano sulle spalle una guerra «Sono cambiato, non sono…» si morse le labbra e respirò piano «Sono diverso adesso, ho capito che ho fatto degli sbagli e… ecco, sono venuto nel mondo babbano per ricominciare. Non credevo di rivederti, ho pensato fosse un segno delle stelle, o qualcosa del genere… così…» Harry non gli fece finire la frase, gli afferrò saldamente la mano nella sua e sorrise; lui era famoso per le seconde chances: aveva avuto una seconda chance a un anno, quando Voldemort aveva cercato di ucciderlo e diciassette anni dopo, aveva avuto un’altra chance ancora, quando era tornato dal mondo dei morti per uccidere quel mostro. Poteva concedere una seconda chance a Draco.
«Sono d’accordo, lasciamoci tutto alle spalle» rispose immediatamente, vedendo i suoi occhi allargarsi per lo stupore e un bellissimo sorriso comparire sulle sue labbra. Il suo cuore sussultò a quella vista e lui non ne capì il motivo.
Restarono lì per le successive due ore a parlare di tutto, di come avessero affrontato il periodo dopo la guerra, come avessero rimesso insieme le loro vite; Harry scoprì che Draco era stato costretto ad allontanarsi dall’Inghilterra per un anno, a causa dei gufi minatori che gli arrivavano, nonostante tutte le accuse contro di lui fossero cadute, era tornato perché amava l’Inghilterra e non poteva pensare la sua vita lontano da lì, ma aveva deciso di non ritornare nel mondo magico per ovvi motivi. Nella periferia dei quartieri babbani era difficile che lo trovassero, lavorava in una biblioteca da due anni e frequentava gli stessi locali di Harry – strano che non si fossero mai incrociati. Poi uscirono dalla tavola calda e Draco accompagnò Harry al negozio, continuando a parlare con lui del più e del meno, poi si diedero appuntamento per quella sera nel pub in cui andavano entrambi. Si prospettava una bella serata per entrambi.
Ed era solo la prima di tante.
 

 
Second.

'Cause we were just kids when we fell in love
Not knowing what it was
I will not give you up this time
But darling, just kiss me slow, your heart is all I own
And in your eyes, you're holding mine

 
Avrebbe dovuto capirlo fin da subito, in fondo, c’era sempre stato un motivo per il quale lui e Draco erano sempre stati ossessionati l’uno dall’altro. Erano ragazzini quando si erano innamorati, ma non se ne erano accorti fino ai ventun anni. La loro amicizia era cresciuta con il tempo, si era evoluta in qualcosa di puro e di profondo. Hermione all’inizio aveva storto il naso, ma poi aveva visto anche lei quanto fosse cambiato Draco in tutti quegli anni.
Harry e Draco uscivano insieme spesso, andavano al pub la sera, rimorchiavano insieme, a volte uno dei due fingeva che l’altro fosse il fidanzato fedifrago, così da liberare l’altro da persone potenzialmente noiose che rovinassero loro la serata. Si incontravano a casa di Harry per cenare insieme e guardare dei film o a casa di Draco per le serate pizza e serie tv, spesso e volentieri Draco, che finiva di lavorare all’una e mezza, andava a prendere Harry alla fioreria e insieme andavano alla tavola calda e passavano la sua pausa pranzo insieme, prima che lui tornasse al lavoro. Spesso uscivano in comitiva con gli amici di entrambi. Qualche volta, di notte, salivano sulle loro scope e, nascosti da un incantesimo di disillusione, volavano sopra i tetti del paese, divertendosi come se avessero ancora quindici anni. Avevano parlato altre volte di Hogwarts, del Quidditch, della guerra, ma poi avevano deciso che erano solo argomenti dolorosi e che fosse meglio non parlarne. Draco aveva accennato un paio di volte ai suoi genitori, che vivevano in Francia, ma che non gli parlavano fin dalla scarcerazione di Lucius. Draco aveva rifiutato di sposare una nobile purosangue, perché era gay e i suoi lo avevano tagliato fuori dalle loro vite. Il suo periodo più oscuro era iniziato lì, perché aveva dovuto provvedere da solo a se stesso e nel mondo magico semplicemente non c’era posto per lui, Harry non lo forzava a parlare di quegli argomenti, sapeva essere paziente, sapeva aspettare sempre il momento giusto, non voleva fargli pressioni o altro, voleva solo aiutarlo a stare bene. Era stato in Bulgaria e in Svizzera per sfuggire alle continue minacce di morte, aveva sofferto parecchio, arrivando quasi all’autodistruzione. Poi si era ripreso ed aveva deciso di riprendere la sua vita in mano. Per puro caso, era andato a vivere nella stessa cittadina in cui viveva anche Harry; si erano rivisti e da quel punto in poi, era stato normale per Harry, perdere la testa per il bel Serpeverde, pur avendo giurato a se stesso che non avrebbe mai perso la testa per nessuno. Non sapeva cosa gli fosse accaduto, sapeva solo che un momento prima era insensibile ai sentimenti e l’attimo dopo, con Malfoy tra i piedi, si sentiva un ragazzino di sedici anni in preda agli ormoni (quante volte si era toccato da solo pensando a lui? Troppe).
La mattina del 14 febbraio, Harry si svegliò presto come al solito, prese il cellulare, mandò un messaggio del buongiorno a Hermione e uno a Draco, si alzò dal letto, si trascinò fino al bagno, si lavò la faccia e quando raggiunse la camera da letto per prendere la vestaglia – faceva particolarmente freddo quella mattina – vide il suo telefono lampeggiare. Strano, Hermione non rispondeva mai presto in quel periodo, dato che era in maternità, era incinta di cinque mesi, aspettava una bambina. Harry era rimasto scioccato quando l’amica gliel’aveva detto, non si vedevano molto, non come un tempo, Hermione viveva nel mondo magico ed era socialmente attiva, tra le varie campagne per il CREPA e per tutte le sue fondazioni per aiutare le creature magiche sfruttate. Harry era troppo preso dalla sua vita babbana, ma aveva sempre tempo per parlare con lei. Non si aspettava di trovare già un messaggio di Draco, lo lesse con una strana curiosità sul viso.
Draco: Apri la porta, mi sto congelando, sei sordo, oltre ad essere irrimediabilmente cieco come una talpa? – diceva il messaggio. Harry si grattò la nuca distrattamente e indossò la sua vestaglia rossa e raggiunse la porta d’ingresso, si passò una mano tra i capelli per renderli presentabili, ma peggiorò solo la situazione. Il cuore gli batteva forsennatamente nel petto, non si aspettava di vederlo quella mattina, forse doveva aver fatto lo stesso pensiero: era l’anniversario del loro incontro, l’anniversario della loro amicizia. Sarebbe stato carino passare la mattinata insieme prima di andare al lavoro, ma Harry non aveva avuto il coraggio di chiederglielo.
Aprì la porta e si ritrovò davanti un Draco imbacuccato fino alla testa, immerso nella sciarpa verde-argento, un ricordo di quando andavano a Hogwarts (anche Harry aveva la sua rosso-oro), egli entrò in casa in fretta, cercando un po’ di calore.
«Sono le otto del mattino» si lamentò Harry, chiudendo la porta e raggiungendo il biondo «Che ci fai qui a quest’ora?» chiese «È domenica, tu non lavori la domenica».
«Ed è il 14 febbraio e tu lavori fino al pomeriggio» osservò Draco con ovvietà. Harry si stupì che avesse imparato i suoi orari lavorativi così bene «E poi oggi è passato un anno» gli disse sorridendo calorosamente e gli mostrò le confezioni di caffè e di brioches del bar che adoravano entrambi «Ho portato la colazione, festeggiamo!» esclamò facendo levitare gli acquisti verso la cucina, essi si posarono sul tavolo e Draco si sbrigò a togliersi di dosso sciarpa, cappello e cappotto. «Beh, ti sei imbambolato?» chiese il biondo, alzando un sopracciglio. Harry scosse la testa e arrossì, cercando di smettere di guardarlo, ma con scarsi risultati. Non sapeva come affrontare la situazione, Draco gli piaceva e anche tanto. Forse doveva provare ad invitarlo ad uscire? E se Draco non avesse provato lo stesso per lui? Dopotutto, avevano costruito un bel rapporto, sarebbe stato un peccato distruggerlo perché lui voleva fare il coraggioso ed invitare il biondo fuori… però, poi rifletteva. Margareth gli aveva detto che lei aveva occhio per queste cose e a lei sembrava che tra loro due ci fosse del tenero. Eppure, Harry non lo sapeva. A volte, Draco ergeva un muro impenetrabile tra sé e il mondo e in quest’ultimo rientrava anche lui, la maggior parte delle volte. Avrebbe voluto essere la sua eccezione. Avrebbe voluto abbattere quella corazza dura come l’acciaio, insinuarsi un pochino e farlo felice, solo questo. Non chiedeva altro.
Lo stava ancora fissando, quando Draco scrollò le spalle come per dire questo è un idiota e raggiunse la cucina, sedendosi e iniziando a scartare la colazione che aveva portato. Harry si sbloccò e lo raggiunse, raccogliendo tutto il coraggio Grifondoro che lo aveva caratterizzato durante la guerra (e che quando serviva per questioni personali svaniva nel nulla). Si fermò esattamente di fronte a lui e «Stasera usciamo» disse con decisione. Il biondo scrollò le spalle e prese il bicchiere con il suo nome scritto sopra, non lo guardò nemmeno e cercò anche la sua brioche.
«Che novità, io e te usciamo sempre» ribatté infatti, bevendo il suo caffè macchiato e con un po’ di cannella. Harry poteva sempre distinguere un po’ di profumo di cannella, quando era vicino al biondo, ed era certo che se ci fosse stato un calderone pieno di Amortentia davanti a lui, avrebbe sentito solo quell’aroma.
«Intendo, usciamo. Un appuntamento» fece Harry, le mani gli tremavano e anche la voce, inoltre Draco non gli rendeva le cose semplici, continuando a bere e ignorandolo bellamente «Draco, qualcuno è in difficoltà qui».
«Se qualcuno si decidesse a fare le cose per bene, non sarebbe a disagio e tutto sarebbe più semplice» fece Draco, invitandolo a sedersi «Sei un fioraio, per Salazar».
«Oh» fece Harry, sedendosi accanto a lui, comprendendo. Sorrise, capendo che il biondo non avesse detto no, ma che gli avesse suggerito di corteggiarlo. Harry non aspettava altro, aveva sempre desiderato corteggiare qualcuno, farlo sentire importante, vezzeggiarlo e forse anche viziarlo. «Aspettami alle sei, vengo a prenderti io».
«Adesso fai colazione, che a momenti svieni» ribatté Draco, con le gote rosse. Tra di loro c’erano molti sottintesi impliciti, che Harry avrebbe voluto rendere espliciti, ma… avrebbe fatto le cose per bene. Erano soliti capirsi al volo, poche frasi, poche parole, molti sguardi e sorrisetti. Avevano flirtato per un anno.  I preliminari peggiori di sempre. C’era sempre qualche piccola attenzione che facevano l’uno verso l’altro. Il caffè la mattina, la colazione insieme, la pausa pranzo insieme… San Valentino insieme. Harry avrebbe voluto baciarlo, sul serio. Ma doveva fare le cose per bene, altrimenti il biondo non l’avrebbe mai perdonato.
Fecero colazione insieme, quasi in silenzio, esso era interrotto dalla voce in sottofondo del televisore, c’era un palpabile imbarazzo, ma Harry era pronto a disfarlo completamente quella sera. Avrebbe regalato al Serpeverde il miglior San Valentino di tutta la sua vita.
Era incoerente che l’anno precedente non avesse alcuna voglia di festeggiarlo, invece da quando era comparso Draco nella sua vita, non vedeva l’ora di festeggiarlo con lui?
«Ci vediamo stasera?» chiese speranzoso il biondo prima di andare via.
«Sì» promise Harry «Passo a prenderti io».
 
Quella sera, Harry si presentò fuori dalla casa di Draco con un enorme mazzo di rose rosse e una scatola di cioccolatini, vestito di tutto punto con uno smoking abbastanza elegante, conscio di voler fare colpo su di lui. Quando Draco aprì la porta, sorrise dolcemente notando l’impegno del moro.
«Draco Malfoy» fece Harry guardandolo attraverso le rose «Vuoi uscire con me e festeggiare insieme San Valentino?»
Draco si appoggiò allo stipite della porta con fare sexy e guardò verso di lui con un morbido sorriso sulle labbra «Ci devo pensare» fece vago, Harry sbiancò per un momento e deglutì. Poi Draco scoppiò a ridere, prese le rose dalle mani di Harry per farle levitare fino al tavolino dell’ingresso e «Sì» rispose «Per Merlino, ci hai messo solo un anno a chiedermi di uscire come si deve?» domandò retoricamente «I peggiori preliminari di sempre, Potter».
Harry arrossì guardandolo e in quel momento decise, aveva aspettato troppo. Salì lo scalino che lo divideva da Draco e gli prese il viso tra le mani, il suo cuore sussultò insieme a quello di Draco e si specchiò nei suoi occhi pieni di domande, prima di alzarsi sulle punte, protendendosi verso di lui e baciarlo con delicatezza, cercando di scacciare con esso tutti i suoi dubbi. Il biondo abbracciò il collo dell’altro e lo tirò di più a sé, ricambiando quel bacio che stava aspettando da un lungo anno, ridacchiando poi sulla sua bocca.
«Che hai da ridere?» chiese Harry, temendo che il biondo ridesse per il suo bacio. Era un gran baciatore, ma non quando era così emozionato. Aveva il cuore in gola e sapeva di essere arrossito all’impazzata. Ma ne valeva la pena, le labbra di Draco erano il paradiso e avrebbe fatto di tutto per baciarlo per sempre.
«Niente, sono felice» rispose Draco, dandogli un bacio a stampo «Aspettavo questo da così tanto, Harry…»
«Hai una cotta per me da secoli, vero?» chiese l’altro, Draco annuì imbarazzato.
«Ho scalato un dannatissimo albero, Potter, per farmi notare da te» fece contrariato, quasi ferito nel profondo.
«E hai creato quelle spille di pessimo gusto» osservò il moro.
«Chi disprezza vuol comprare, dicono i babbani» ribatté lui e il Grifondoro scoppiò a ridere, non avendo nulla da ridire, Draco riusciva sempre ad avere l’ultima parola, dannazione. Lo abbracciò, prendendolo per i fianchi, prima di rubargli un altro bacio. Si baciarono piano, lentamente, scoprendosi man mano e cercando di assaporarsi a vicenda. Harry sentiva lo stomaco affollato di farfalle e nella sua testa scoppiavano numerosi fuochi d’artificio. Era questo che si provava ad essere davvero innamorati? Harry non aveva mai provato nulla del genere, nessuno gli aveva mai fatto l’effetto devastante che gli faceva Draco.
«Prendo il cappotto e andiamo?» chiese il biondo.
«Sì. Ho organizzato una serata perfetta per noi due» rispose Harry che si concluderà a casa mia, nel mio letto. E non ti lascerò scappare, non rinuncerò a te facilmente «Te lo prometto» disse infine, conscio che le parole che aveva pensato, gliele avrebbe rivelate nel corso della serata, forse in maniera più dolce. Quando Draco lo raggiunse avvolto nel suo cappotto, Harry non ci pensò due volte, gli prese la mano intrecciando le loro dita e sentì l’altro ricambiare la presa. Non avrebbe mai lasciato la sua mano, gliel’avrebbe stretta, finché avesse voluto, l’avrebbe sostenuto in ogni occasione e non lo avrebbe lasciato andare.
Lo amava.
 

 
Third.

Baby, I'm dancing in the dark with you between my arms
Barefoot on the grass, listening to our favourite song
When you said you looked a mess, I whispered underneath my breath
But you heard it, darling, you look perfect tonight

 
La felicità poteva essere toccata con una mano, osservò Harry, perché la felicità dormiva placidamente accanto a sé; pensava cose sdolcinate, mentre guardava il suo ragazzo nudo, nel suo letto, accanto a sé. Era il loro primo anniversario. Avevano preso la giornata libera dal lavoro, fingendo un malore, Margareth per telefono non gli aveva creduto, ma gli aveva augurato di guarire presto e si era assicurata che Draco fosse con lui. Aveva sempre tifato per loro due e quando le aveva detto che stavano insieme, la donna lo aveva abbracciato con affetto, come se fosse stata una nonna fiera del nipote, dicendogli di godersi la felicità e l’amore, perché lui aveva solo ventidue anni e meritava di essere felice. Non era mai stato tanto felice di aver seguito il suo istinto. Draco era bellissimo, la sua pelle diafana faceva contrasto con le coperte blu notte del letto, le zone del suo corpo che lui aveva esplorato spiccavano su quella pelle pallida e morbida, che sembrava fatta esattamente per quello: essere baciata e morsa da lui. Il suo petto s’alzava e s’abbassava, scandendo il suo respiro, i capelli biondissimi erano disordinati e sparsi sul cuscino. Harry era girato su un fianco, aveva un gomito piegato sul letto e con la mano sorreggeva la propria testa, mentre fissava il suo ragazzo. Allungò una mano verso di lui e lo sfiorò con delicatezza, sentendolo tremare appena. Passò i polpastrelli sull’ombra di quelle cicatrici che lui stesso, anni prima, gli aveva lasciato in quel maledetto bagno e un groppo si formò nella sua gola (Non pensare a quelle – aveva detto Draco, quando avevano fatto l’amore per la prima volta – Io ho cercato di ucciderti, ti sei difeso e non conoscevi le conseguenze di quell’incantesimo – lo aveva rassicurato, quando si era dato del mostro per ciò che gli aveva fatto). Lo accarezzò piano fino al viso, da cui scostò un ciuffo di capelli ribelle che gli aveva coperto la guancia. Avevano fatto l’amore già tre volte quel giorno. Ma Harry non era stanco, avrebbe guardato, baciato, vezzeggiato Draco per tutto il tempo. Non sapeva cosa fare quel giorno, in realtà, il terzo San Valentino insieme e gli sembrava di aver avuto Draco al suo fianco da tutta la vita.
Draco lo faceva sentire nel modo esatto in cui aveva sempre desiderato sentirsi con un’altra persona. Per lui non era il famoso Harry Potter, era solo San Potter, Sfregiato e altri epiteti che era solito dargli, Draco lo prendeva in giro chiamandolo salvatore o dicendogli che, in realtà, aveva avuto solo un pregio in quegli anni, cioè essere stato incredibilmente fortunato, E con fortuna, intendo la Granger, aveva detto una volta divertito. Harry si era ritrovato ad ammettere che senza di lei, beh, non sarebbe sopravvissuto al primo anno. Ho sempre ragione aveva ribattuto il Serpeverde, prima di baciarlo quella sera e Harry si era sentito incredibilmente fortunato ad averlo incontrato. Fortunato e suo. Non gli piaceva parlare d’amore in termini di possesso, non gli sembrava corretto, ma quando Draco lo baciava o quando facevano l’amore, non riusciva a pensare ad altro, era suo e si appartenevano l’un l’altro.
Era felice con lui al suo fianco. Aveva brancolato nel buio, fino a che lui non era arrivato nella sua vita e si era insinuato sotto la sua pelle, fino a che i loro cuori non avevano ballato insieme e si erano avvicinati. E quello che stavano costruendo era bello come la più bella canzone d’amore esistente in tutto il mondo. Tutto ciò che avevano fatto era stato amarsi, fin dal primo momento in cui si erano rivisti ed era parso naturale ad entrambi, coltivare quell’amore che cresceva, giorno dopo giorno, come una rosa. Harry pensava che ci fossero alcuni fiori che rappresentavano idealmente l’amore: le rose, per esempio, erano fragili come tutti i fiori, sapevano difendersi grazie alle loro spine ed erano delicate così come l’amore avrebbe dovuto essere; l’amore poteva essere come una ginestra, un fiore così piccolo e delicato, ma in grado di crescere in ambienti ostili, come le vallate dei vulcani. Harry ne capiva abbastanza di fiori da poter paragonare l’amore ad ogni singolo fiore. E Draco era il fiore più bello fiorito in un mare di avversità e di negatività. Era forte come una ginestra, delicato e fragile come una rosa; lui sapeva difendersi dalle avversità, ma finalmente si era fidato di lui abbastanza da lasciarlo entrare nella sua dura corazza, aveva condiviso con lui segreti, paure e speranze, aveva pianto stretto a lui e Harry si era preso cura di lui, lo avrebbe fatto fino a che Draco lo avesse voluto al proprio fianco.
A parole, ancora non gliel’aveva detto, ma l’aveva dimostrato ogni volta, durante quell’anno. L’aveva dimostrato presentandosi ad orari improbabili nella biblioteca dove lavorava, portandogli dei fiori, del cibo, dei cioccolatini o dei regali. L’aveva dimostrato quando aveva raccolto le sue lacrime e lo aveva stretto a sé, quando era arrivata una strillettera dei suoi genitori con un ultimatum. Lo aveva dimostrato quando aveva fatto l’amore con lui e si era preso cura di lui e del suo cuore spezzato.
«Ti amo» soffiò piano, facendosi più vicino, le palpebre di Draco tremarono «Ti amo ogni volta che fai il broncio, ogni volta che sorridi felice. Ti amo quando pensi di essere un disastro e devo ricordarti quanto tu sia perfetto. Ti amo quando ti atteggi come se fossi il migliore della situazione. Ti amo quando mi permetti di prendermi cura di te» si fece più vicino a lui «Ti amo così tanto, Draco, quest’anno con te la mia vita è migliorata, senza di te ero solo, vuoto e senza speranza» vide le sue labbra tendersi in un morbido sorriso e una piccola lacrima scappare dai suoi occhi, in quel momento Harry capì che fosse sveglio e che avesse sentito tutto, ma ne era contento, probabilmente non sarebbe riuscito ad aprire di nuovo il suo cuore così «Ti amo anche quando fingi di dormire e eviti di dirmi che sono troppo sdolcinato» concluse, eliminando la distanza tra di loro, baciandolo delicatamente, le labbra di Draco si mossero in sincrono con le sue e si scambiarono un lungo, lento, desiderato bacio, che fece sussultare i cuori di entrambi.
«Ti amo anche io» sussurrò il biondo, quando si separarono, avevano ancora gli occhi chiusi. Nessuno dei due voleva interrompere quel momento magico che si era creato tra di loro e ci pensò Draco a prolungarlo, baciando delicatamente Harry di nuovo, ringraziandolo delle dolcissime parole che gli aveva detto, così in pochi istanti, lo spinse sul letto, facendolo sdraiare sotto di sé e approfondì il bacio e il moro non poté fare altro se non subire quella piacevole e dolcissima tortura. La bellezza di essere maghi era il poter riscaldare la stanza con la magia e poter stare nudi comodamente nel letto anche in inverno, senza l’impiccio di coperte o vestiti di troppo. Scese a baciargli il collo, gli lasciò un piccolo morso come segno del suo passaggio e raggiunse il petto. Harry rabbrividiva al contatto, adorava quando Draco lo baciava in quel modo e poi lo plasmava come voleva. Quei baci erano incandescenti e dolci allo stesso tempo, lo facevano sentire eccitato da un lato, ma coccolato dall’altro.
«Qualcuno ha bisogno di attenzioni» soffiò il biondo, scendendo pericolosamente verso il suo inguine.
«Dopo la mia perfetta dichiarazione, come minimo dovresti ringraziarmi così» osservò Harry, alzandosi sui gomiti per guardare Draco che ghignava nella sua direzione «Non mi piace quello sguardo».
«L’hai voluto tu» pronunciò il biondo solennemente, prima di iniziare una lenta tortura che portò Harry ad implorarlo di muoversi, perché altrimenti sarebbe esploso. Draco lo accontentò solo dopo la seconda supplica e lui si ritrovò ad amarlo anche in quel momento, glielo disse ad un certo punto, tra un gemito e un urlo di piacere. Poco prima che Harry raggiungesse l’orgasmo, Draco si fermò e iniziò lentamente a prepararlo, iniziando la seconda parte della lenta tortura che spettava al moro come ringraziamento della sua dichiarazione. E quando Draco entrò in lui, Harry si sentì finalmente completo. Mentre faceva l’amore con Draco e insieme a lui raggiungeva l’apice del piacere, si rese conto che Draco era fatto apposta per lui, nessun altro sarebbe stato all’altezza, in niente. Draco Malfoy era perfetto per Harry Potter, lo completava come nessuno aveva mai fatto prima e, soprattutto, lo rendeva felice.
Quando quella sera, finirono sul divano del salotto a guardare di nuovo Notting Hill, avvolti in una coperta, accoccolati l’uno addosso all’altro con due fumanti pizze davanti a loro, Harry fu certo che, sì, un giorno lo avrebbe sposato.
Quando fecero nuovamente l’amore, quella sera, non lo dissero a parole, ma sottovoce, in silenzio, se lo promisero. Non si sarebbero mai lasciati, nessuno avrebbe mai fatto soffrire l’altro, entrambi avevano già sofferto troppo in passato, ed era stato sufficiente per una vita. Meritavano la felicità e l’avevano trovata lì, l’uno tra le braccia dell’altro.
 

 
Fourth.

We are still kids, but we're so in love
Fighting against all odds
I know we'll be alright this time
Darling, just hold my hand […]
I see my future in your eyes

 
Litigare era già orribile di suo, si disse Harry quella mattina. Litigare il giorno prima di San Valentino e il giorno prima del secondo anniversario con il suo ragazzo, era peggio. Quando si svegliò, non trovò Draco al suo fianco, com’era ormai abituato a fare ogni volta che si svegliava, gli piaceva la sensazione di averlo accanto a sé, baciarlo appena sveglio e anche mentre consumava il suo quotidiano caffè. Quella mattina non c’era neanche il solito messaggio sul cellulare. Avevano avuto una stupida discussione – negli ultimi mesi ne avevano fin troppe e ogni volta fare pace diventava più difficile – stavano ricadendo nelle vecchie, orribili abitudini.
Harry non aveva compreso subito come mai il suo ragazzo fosse cambiato così repentinamente nei suoi confronti. Le aveva pensate tutte, davvero. Che si fosse annoiato di stare con lui, che non lo amasse più, che qualcuno gli avesse detto cose orribili sulla loro relazione… aveva anche pensato che potesse essere incinto! Si era detto che una cosa del genere fosse impossibile, ma erano maghi e tutto poteva accadere, ma ovviamente neanche la sua supposizione più oscura, era stata la vera causa scatenante. Aveva iniziato ad avere il sospetto che fosse lui il problema, non sarebbe stata una novità che qualcuno si fosse annoiato di stare con lui. Intanto era di nuovo San Valentino, era il loro anniversario e nonostante fossero passate molte ore, non capiva cosa avesse spinto Draco ad arrabbiarsi e lui a rispondere peggio. Non capiva, davvero.
Afferrò il cellulare e gli scrisse un messaggio prima di andare al negozio di fiori, forse Margareth avrebbe saputo come aiutarlo. In fondo, era stata la prima sostenitrice del loro rapporto. Si erano appena rivisti, quando la donna gli aveva suggerito di non lasciarsi scappare il bel biondino. Un solo giorno senza di lui e già stava impazzendo.
Harry: Buongiorno, amore. Mi dispiace per la discussione di ieri. Possiamo riparlarne senza urlarci contro?
Harry: Ti amo. Buon San Valentino e buon anniversario, amore mio.
Guardò il cellulare per qualche istante, aspettandosi una risposta, che non arrivò. Non immediatamente, almeno. Con il morale a terra, Harry si diresse al negozio di fiori, appese il cappotto al solito posto e controllò la lista delle composizioni ordinate in quei giorni per San Valentino. Beh, l’aveva sempre detto che era una pessima festa, dopotutto, no? Si era voluto illudere per i precedenti tre anni che tutto fosse migliorato, invece quel giorno di febbraio continuava ad essere orribile. La discussione con Draco bruciava dentro di sé, non sapeva perché il biondo avesse riportato a galla questioni vecchie, risalenti a Hogwarts e si fosse arrabbiato in quel modo, né sapeva perché lui avesse reagito in maniera così negativa, da urlargli contro i peggiori insulti e i peggiori epiteti che conoscesse.
«Cos’è quel muso lungo?» chiese Margareth arrivando nel negozio con una cesta piena di rose fresche, appena raccolte. Harry sbuffò, iniziando a preparare 10 rose per una coppia di neosposi che passavano insieme il primo San Valentino da sposati. Non riuscì a non sorridere, mentre selezionava le rose migliori e le disponeva in un elegante bouquet. Però era profondamente amareggiato da ciò che era accaduto con il suo ragazzo.
«Niente, incomprensioni, suppongo» rispose, senza scendere nel dettaglio, conscio che la donna capisse l’oggetto dei suoi sospiri pesanti. Davvero, non capiva. Era tutto così assurdo che avrebbe voluto urlare per la frustrazione.
«Andrà tutto bene, Harry, in una coppia succede che ci siano discussioni».
«Il giorno prima di San Valentino e dell’anniversario?»
«Sono cose che possono capitare» disse lei, mettendogli una mano sulla spalla «Risolverete tutto, ne sono sicura». Harry sospirò e annuì, continuando a lavorare. Pensò anche di preparare un bouquet particolare per Draco, pensò tutta la giornata a cosa regalargli, cosa portargli per farsi perdonare.
Quando prese il cellulare per controllare i messaggi, un piccolo sorriso gli increspò le labbra, vedendo la sua risposta.
Love: Buon San Valentino. Vieni a prendermi alla biblioteca?
Harry: Sì, pranziamo insieme allora?
Love: Sì. Dispiace anche a me, ho esagerato.
Harry: Ne parliamo dopo, ti amo.
Love: Anche io, a dopo.
Harry rilesse quei messaggi un po’ sterili, cercando di capire il reale stato d’animo di Draco. Sicuramente era triste, ma non poteva giudicarlo bene da quelli, perché Draco non era mai stato di troppe parole attraverso messaggi. Anche se non usavano più da anni la posta via gufo, lui aveva ancora problemi con la tecnologia babbana. Ma Harry adorava star lì a spiegargli ogni cosa, ogni artefatto babbano e anche se lui non reagiva con il genuino entusiasmo del signor Weasley, era comunque adorabile vederlo sorprendersi davanti agli elettrodomestici. Harry finì in fretta le ordinazioni di quel giorno, le consegnò al corriere incaricato di consegnare i vari regali e poi guardò quella composizione: il cuore di rose con il giglio al centro. Aveva sempre idealizzato l’amore con quello che i suoi genitori provavano l’uno per l’altro, poi si era ritrovato ad amare qualcuno in modo così profondo e totale, da impazzire al pensiero di perderlo.
Avvisò Margareth che sarebbe andato via prima dal negozio, poiché aveva finito e le chiese se potesse prendere il cuore di rose. Lei lo guardò sorridendo e annuì: «Sapevo che l’avevi composto per qualcuno di particolare, per questo non te l’ho mai fatto vendere» spiegò, quando Harry si stupì dell’assenza di qualunque obiezione. Avrebbe voluto abbracciarla, ma non gli sembrava professionale. Quella donna gli aveva letteralmente salvato la vita, quando gli aveva offerto quel lavoro e adesso stava salvando la sua relazione. A volte si chiedeva se fosse qualcosa di più di una semplice babbana che amava il giardinaggio e vendere fiori, ma non aveva tempo per quello. Prese la sua composizione ed uscì dal negozio in fretta, camminando verso la biblioteca. Ormai conosceva la strada a memoria, erano anni che la percorreva e non vedeva l’ora di vedere Draco e dirgli tutto ciò che pensava, di dirgli che lo amava anche se litigavano, di lasciarsi quella discussione alle spalle e trascorrere un altro, meraviglioso anniversario. In un film che era solito vedere con Draco a San Valentino, il protagonista diceva alla sua amata: Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile. E forse era stato stupido a non rendersi conto prima di ciò che desiderava davvero. Non voleva perdere tempo a rimuginare su discussioni, avrebbero chiarito e sarebbero tornati felici come prima. Era certo di poche cose nella sua vita: 1. Aveva avuto culo per circa sette anni di scuola, durante i quali aveva affrontato Voldemort e lo aveva sconfitto. 2. Amava Draco ed era certo che l’altro ricambiasse, lo sentiva sotto la pelle. Aveva avuto culo anche in quello, quanti trovavano la persona giusta e poi avevano la fortuna di essere ricambiati? Quanti avevano la fortuna di incontrare la propria anima gemella?
Quando entrò nella biblioteca, Harry aveva una nuova certezza nel cuore: Draco era suo e nessuno gliel’avrebbe portato via, neanche Draco stesso. Lo vide sulla scala, intento a prendere un libro per una giovane babbana, probabilmente una studentessa universitaria.
Quando scese dalla scala, si voltò e lo vide, il suo volto si illuminò e liquidò la studentessa in due minuti e Harry pensò che quello fosse il momento migliore per avvicinarsi a lui e agire. Lo raggiunse in un paio di falcate e lo osservò: aveva gli occhi cerchiati di rosso, l’espressione a metà tra il confuso e il felice e qualcosa che il Grifondoro non riusciva a decifrare.
«Che ci fai qui?» chiese Draco, guardandolo da vicino, con aria interrogativa.
«Sono venuto a prendere il mio ragazzo» disse porgendogli la composizione «Oggi è San Valentino ed è il nostro anniversario» affermò Harry con ovvietà «Adesso, andremo a pranzo fuori e parleremo delle nostre incomprensioni, cercheremo di risolvere i nostri problemi e poi trascorreremo il giorno del nostro anniversario insieme».
«Ho scelta?» chiese Draco, mentre un sorrisetto lusingato e divertito nasceva sulle sue labbra.
«Sì, puoi scegliere, se seguirmi spontaneamente o farti rapire» rispose Harry con finta serietà facendo scoppiare a ridere il biondo che annuì, accettando la composizione di fiori che il moro gli aveva portato, la appoggiò sulla scala accanto a lui e le sue mani tremarono. Poi lo guardò con serietà, voltandosi verso di lui, il ricordo del litigio, di ciò che si erano urlati contro si fece spazio con forza nella sua mente, il ricordo dello sguardo che Harry gli aveva rivolto il giorno prima, prima di arrabbiarsi, gli strinse il cuore. Scosse la testa, cambiando repentinamente idea. Non poteva, semplicemente non poteva rovinare la vita di Harry.
«Dovresti lasciarmi perdere, Harry» gli disse «Io non sono… adatto a te. Ci siamo divertiti, ma…»
«No, non lo accetto. Draco, noi ci amiamo» ribatté Harry interrompendolo «Non ti lascerò perdere. Anche se finiremo per litigare, so che poi faremo pace, abbiamo sempre fatto così» disse il moro, avvicinandosi a lui per mettergli le mani sui fianchi, il biondo sospirò ed evitò il suo tocco facendo un passo indietro «Eravamo ragazzini, credevamo di odiarci. Abbiamo rischiato di ucciderci un sacco di volte, ma poi alla fine ci siamo salvati la vita a vicenda, nel momento più difficile tu hai salvato me e io ho salvato te». I ricordi della guerra erano dolorosi per entrambi, Harry lo sapeva, ma voleva che Draco capisse che non sarebbe stato il loro passato ad allontanarli, non sarebbe stato per colpa dei trascorsi che lui avrebbe smesso di amare Draco. Lui scosse la testa e poi l’abbassò, fu in quel momento che il moro vide sulle sue gote delle grosse lacrime.
«Draco, parlami, ti prego» il biondo scosse la testa, cercando di ricacciare indietro le lacrime «Sono qui, per favore, lascia che ti aiuti» Harry mosse un passo verso di lui e gli prese la mano «Lascia che ti ami».
«Se lo permettessi di più, ne usciremo spezzati entrambi» singhiozzò Draco, la sua paura colpì Harry in pieno volto e in quel momento capì il suo gioco, capì il perché dei litigi di quegli ultimi mesi, capì quello del giorno precedente e anche delle parole crudeli che Draco gli aveva rivolto, erano state mirate solo a una cosa: trovare un pretesto per lasciare Harry, prima che lui potesse lasciarlo. «Non posso permetterlo, Harry…»
«Di cosa hai paura?» chiese il moro, avvicinandosi a lui per prenderlo tra le braccia, ma il biondo fece un altro passo indietro, ritrovandosi con le spalle contro lo scaffale pieno di libri e per un momento si sentì in trappola senza alcuna via di fuga, perché Harry era lì davanti a lui e lo avrebbe imprigionato tra le sue braccia e costretto a parlare e sapeva che avrebbe ceduto, cedeva sempre quando si trattava di lui. Stava per farlo anche poco prima, erano bastati uno sguardo e una battuta del moro per convincerlo quasi a ritornare sui suoi passi.
Che tu mi spezzi il cuore, che tu capisca che non valgo abbastanza da farti restare nella mia vita – pensò il biondo, mordendosi le labbra «Non ho paura, Potter, che diavolo stai dicendo?» rispose alla sua domanda con un’altra, cercando di barricarsi dietro la sua fredda, vecchia maschera di persona insensibile.
«La verità» fece un passo verso di lui e pose le braccia ai lati della sua testa, guardandolo dritto negli occhi «So cosa stai cercando di fare, ammetto di non averlo capito subito, ma adesso è chiaro» una sua mano scivolò sul volto di Draco, pronta a raccogliere le sue lacrime e quest’ultimo tremò come una foglia a quel tocco «Stai cercando di allontanarmi, di spingermi a litigare con te per poter sparire nel nulla» fece il moro «È il tipico atteggiamento da serpe, vero? Cercare un pretesto futile per lasciare qualcuno, per non essere lasciati. Magari facendolo arrabbiare il giorno prima dell’anniversario, così che lui dica cose di cui si pente un attimo dopo, ma già lo consideri uno stronzo che ti ha ferito, vero?» chiese «Così poi è più facile dirgli che è finita, quando lui torna da te con la coda tra le gambe». Draco deglutì. Aveva indovinato quasi tutto, più o meno. L’unica cosa era che non riusciva a considerare Harry uno stronzo che lo aveva ferito, quando era stato lui il primo a dirgli cose crudeli, solo per farlo arrabbiare. Aveva visto dallo sguardo di Harry il suo cuore spezzarsi. Scosse la testa e non riuscì a frenare le lacrime che ripresero a cadere copiosamente dai suoi occhi sulle sue guance. «Mi dispiace, questo giochetto con me non funziona».
«Non sono perfetto» singhiozzò Draco, cercando di darsi un contegno, ma come poteva? Harry riusciva a farlo sentire così amato, anche se avevano litigato il giorno prima e lui aveva cercato tutte le scuse per allontanarlo da sé «Non… posso prometterti che non ricadrò nelle vecchie abitudini e che non ti insulterò, lo so che litigheremo e ti pentirai di avermi voluto nella tua vita...» confessò, cercando di trattenere i singhiozzi che scuotevano il suo petto.
«Di cosa hai paura?» chiese di nuovo Harry, cercando il suo sguardo. Stava girando intorno all’argomento, lo sapeva. Non poteva lasciare che lo facesse, dovevano risolvere le cose tra di loro, prima che diventassero irreparabili.
«Di te che mi spezzi il cuore, il giorno in cui ti renderai conto che… hai sprecato solo il tuo tempo con me».
«Non ti spezzerò il cuore, Draco» promise Harry, prendendogli il viso tra le mani «Te lo giuro. Non succederà mai, non ti lascerò, tu sei tutto ciò che ho sempre desiderato. Ti amo con tutto me stesso» disse, eliminando con i polpastrelli le sue lacrime, stavolta Draco non sfuggì al suo tocco «Ti chiedo solo di non dubitare di me, di amarmi come hai fatto fino ad oggi, al resto posso pensare io».
«Perché devi essere così?» chiese Draco. Il suo cuore aveva appena fatto una capriola, perché quelle erano le parole che aveva sperato di sentirsi dire, anche se in realtà voleva allontanarlo prima di essere ferito.
«Sono un Grifondoro, amore, gettarmi nelle imprese impossibili è il mio genere di cose» disse, avvicinando i loro volti, Draco si lasciò sfuggire una breve risatina spezzata, non riusciva a capacitarsi dell’immensa fortuna che aveva avuto, aveva provato a tenerlo a distanza in quei mesi, aveva litigato con lui per le scuse più banali eppure Harry era lì, pronto a farsi in quattro per tenere in piedi il loro rapporto «Ti amo. Non ti spezzerò il cuore, ma tu non spezzare il mio».
Finalmente, il biondo incrociò il suo sguardo e in esso lesse qualcosa che fino a quel momento aveva ignorato, oltre all’amore che Harry gli stava donando, in quello sguardo profondo, brillante, lesse qualcosa di inatteso, che mai aveva letto negli occhi di qualcun altro. Vide il suo futuro accanto a lui. Non avrebbe saputo vedersi altrove se non al fianco di Harry, colui che lo aveva salvato da una stanza in fiamme quando avevano diciassette anni e che adesso lo stava salvando da se stesso. Si sporse verso di lui e lo baciò delicatamente, accettando la sua mano, il suo amore, il loro futuro.
«Mi dispiace» sussurrò Draco sulle sue labbra, Harry temette per un momento che gli dicesse che gli dispiaceva, ma non poteva continuare, che davvero non vedeva futuro per loro. «Ti amo anch’io, Harry» sussurrò «Te lo prometto».
Harry sorrise dolcemente, prima di suggellare quella promessa con un lungo e lento bacio, che sapeva d’amore, di promesse e di futuro.
 
 

 
Fifth.

I have faith in what I see
Now I know I have met an angel in person
I don't deserve this
You look perfect tonight.

 
Harry non era famoso per essere una persona ansiosa. Okay, forse soffriva un po’ di claustrofobia, a causa dei tanti anni trascorsi in quel sottoscala in cui lo spazio vitale era misero, era stato un po’ incline alla rabbia durante l’adolescenza, ma aveva trovato il modo di controllarla. Però quando si svegliò quella mattina e non trovò Draco al suo fianco, iniziò a temere il peggio. Era il loro quinto San Valentino insieme, il loro terzo anniversario (quarto, se si contava l’anno di amicizia) e il primo che festeggiavano nella casa nuova. Era dall’estate che vivevano insieme; dopo le promesse che si erano scambiati il San Valentino dell’anno precedente, quando Draco aveva cercato di lasciarlo per non soffrire troppo (Harry ancora non aveva capito cosa significasse una stronzata del genere) tutto era andato nel migliore dei modi tra di loro. Certo, i litigi c’erano sempre perché Draco odiava quando i babbani si avvicinavano troppo al suo fidanzato e Harry detestava quando il biondo era troppo geloso, ma niente che una nottata infuocata tra di loro non potesse risolvere. Harry si chiedeva spesso come sarebbero andate le cose, se cinque anni prima non avesse incontrato Draco. Gli sembrava di aver vissuto una vita vuota, fino a che non era arrivato lui a riempirla e a renderla migliore con la sua presenza.
Tuttavia, in quel momento era preoccupato. Avevano deciso di prendersi la giornata di riposo entrambi, per poter festeggiare quel traguardo, l’essere andati a vivere insieme era una cosa incredibile per entrambi.
Cercò di scacciare gli scenari peggiori dalla sua mente (Draco che fuggiva con un altro su una Firebolt di nuova generazione verso il tramonto) e cercò di concentrarsi sulla giornata che avrebbero trascorso insieme. Si rese conto di essersi svegliato tardi, quando vide l’orologio segnare mezzogiorno. Aveva lavorato fino a tardi, la sera precedente, per preparare le composizioni floreali dei clienti del negozio. Era rientrato tardi, circa all’una di notte, e aveva trovato il suo compagno addormentato sul divano, con un plaid addosso e l’espressione beata sul viso. Si era concesso una rapida doccia, prima di raggiungerlo e prenderlo tra le braccia per portarlo a letto, sebbene Draco fosse quello più alto, quello più muscoloso restava sempre Harry.
Raggiunse la cucina e vide che il biondo gli aveva lasciato la colazione pronta sul tavolo, una rosa rossa e un biglietto ripiegato a forma di cigno, Harry ridacchiò nel notarlo, ricordando quando al terzo anno, gli mandava dei bigliettini simili, ma per insultarlo.  Si avvicinò al tavolo e prese il biglietto tra le dita e lo aprì, quasi gli dispiacque rovinare il bellissimo origami che aveva fatto il biondo, ma ehi, doveva leggerlo.
Stavi dormendo così bene che non me la sentivo di svegliarti. Tornerò nel tardo pomeriggio, fatti trovare pronto, ti porto in un posto speciale. Ti amo.
Buon anniversario e buon San Valentino, Potty.
-Draco.
Harry si ritrovò a sorridere davanti al biglietto. Cosa aveva in mente, Draco? Non prendeva mai l’iniziativa in quel senso, era sempre lui a organizzare gli appuntamenti, ad invitarlo ad uscire e cose del genere. Si sentiva lusingato che quell’anno avesse deciso di prendere l’iniziativa. Sorrise teneramente e decise di assecondarlo. Bevve il suo caffè, anche se era freddo (Draco aveva il sorprendente dono di riuscire a zuccherarlo il giusto, mai troppo dolce né troppo amaro), mangiò la brioche al cioccolato e annusò la rosa, cercando di immaginare cosa avesse preparato il biondo. Si sentiva pieno d’aspettativa, felice senza un motivo particolare, se non quello che avrebbe passato la serata di San Valentino con l’amore della sua vita. E okay, quel pensiero era troppo sdolcinato anche per lui, ma finché restava nella sua testa non doveva ammettere apertamente di essere un caso patologico. Decise di accontentare il suo compagno e andò a farsi una lunga doccia rilassante, rubò un po’ dello shampoo di Draco (perché così avrebbe avuto il suo profumo addosso tutto il giorno) e poi scelse con cura ciò che avrebbe indossato. Il biondo non era stato specifico, gli aveva solo detto che sarebbe stato un posto speciale, come poteva vestirsi? Indossare qualcosa di casual o di più raffinato?
Alla fine optò per dei comodi jeans scuri, leggermente stretti, una camicia bianca e un maglioncino grigio che gli aveva regalato Draco a Natale. Si guardò allo specchio e si disse che se il biondo lo avesse visto, avrebbe riso come un matto, dandogli del patetico. Dannazione, era con il suo ragazzo che si apprestava ad uscire, non era mica uno sconosciuto qualsiasi, non era colpa sua, era agitato e non riusciva a capirne il motivo, ma si rese conto che non era un’agitazione cattiva, anzi aveva un buon presentimento per quella sera, tuttavia, se Draco aveva fatto dei progetti, non voleva deludere le sue aspettative, magari aveva organizzato qualcosa di bello per loro e se si fosse presentato come uno straccione – così il Serpeverde aveva definito, spesso, il modo di vestirsi di Harry – avrebbe rovinato ogni cosa. No, si disse, non avrebbe rovinato niente, doveva solo stare tranquillo e tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Quando Draco rientrò erano le sei e mezza. Harry non ci pensò due volte a raggiungerlo all’ingresso smaterializzandosi dalla stanza, per sbatterlo contro il muro e rubargli un bacio appassionato. Il biondo restò sorpreso per un secondo, poi ricambiò il bacio e quasi si divorarono a vicenda. Non si vedevano dal pomeriggio precedente – quasi ventiquattro ore senza queste labbra – pensò Harry, mentre si perdeva nelle sensazioni che quel bacio gli stava regalando.
«Woah» fece il biondo staccandosi da lui per riprendere fiato «Vacci piano, Potter, la serata non è ancora iniziata» disse con tono derisorio, ma l’enorme sorriso sulle sue labbra arrossate urlava altro. Harry gli diede un ultimo bacio più delicato e poi si separò da lui, facendo un passo indietro, per guardarlo con circospezione, il suo sguardo non faceva trapelare nulla, dannazione. Il biondo invece fece una radiografia completa al suo compagno, guardandolo con approvazione.
«Allora, dove mi porti?» chiese il moro, impaziente. Draco sorrise di fronte alla sua impazienza e si staccò dal muro, per raggiungere la camera da letto.
«Lo scoprirai tra poco» rispose con tranquillità «Vado a cambiarmi» lanciò un’altra occhiata al compagno e «Oh sì. Quei pantaloni ti fanno un culo bellissimo, Potter» schioccò la lingua contro il palato e poi si dileguò nella stanza per cambiarsi e prepararsi anche lui. Harry arrossì al complimento dell’altro, certo, era a conoscenza del fatto che Draco impazzisse per il suo sedere, ma… ecco, si imbarazzava sempre. Si passò le mani sul volto e cercò di nascondere il suo rossore, come se le mani potessero cancellarlo da esso. Era patetico, aveva ragione Draco.
Pochi minuti dopo, il biondo comparve sulla soglia della porta con un elegante completo addosso, Harry lo squadrò senza vergogna, trovandolo dannatamente affascinante e «Dobbiamo per forza uscire?» chiese.
«Certo, ho studiato tutto nei minimi particolari» fece avvicinandosi a lui «Che vorresti fare, Potter?» chiese con tono lascivo, accarezzandogli i fianchi con lentezza.
«Spogliarti e farti mio per il resto della serata» dichiarò seriamente il moro, prima di rubare un altro bacio dalle labbra del fidanzato. Draco era meraviglioso e lui era fortunato ad averlo tutto per sé.
«Tienilo nei pantaloni, amore, quando torneremo, potrai fare tutto quello che vuoi» fece, separandosi da lui e prendendogli la mano, per poi indirizzarlo verso la porta di casa, con un incantesimo fece levitare i loro cappotti e li indossarono, prima di uscire. Harry grugnì contrariato e questo strappò una risata divertita a Draco che lo trascinò fino alla strada. C’era qualcosa che non andava, il biondo era troppo allegro, troppo su di giri, non sembrava in se stesso.
Come la prima volta che si erano incontrati, cinque anni prima, quel 14 febbraio nevicava. Gli veniva da sorridere, cinque anni prima aveva ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto, credendo fosse un piantagrane. Invece aveva ritrovato una vecchia conoscenza che lentamente si era trasformata nella persona più importante per lui.
Camminarono per le stradine della cittadina sotto la neve, mentre Draco si lamentava del tempo atmosferico, fino a raggiungere la tavola calda in cui pranzavano ogni giorno, ormai li conoscevano così bene, che avevano imparato le loro abitudini culinarie durante la pausa pranzo. Solo che il locale era deserto. E il pavimento era cosparso di petali di rose, che indicavano un percorso fino al loro solito tavolino. Harry sentiva il cuore che batteva forte, sembrava una grandissima stupidaggine, sentirsi in quel modo. Sembrava una cosa da niente, ma per lui era importante che Draco avesse deciso di festeggiare il loro anniversario proprio in quel posto e non in un locale molto chic, costoso, ma poco significativo.
Era il preannuncio di qualcosa di molto importante?
Draco lo condusse fino al tavolino, dov’erano state sistemate delle candele accese. In quel momento, Harry vide il biondo iniziare a sudare freddo e la sua rinomata sicurezza vacillare. Cercò di non spezzare il momento, né di convincerlo a parlare, le parole gli sarebbero uscite smozzate, era troppo emozionato per la sorpresa.
Cenarono al lume di candela, sotto gli occhi sognanti delle persone che lavoravano lì, che erano state tutto il giorno ad ascoltare Draco; tutto sembrava studiato nei minimi dettagli, la cena compresa: il biondo aveva fatto preparare tutte le sue pietanze preferite. Poi da uno stereo poco lontano, si sentì una canzone romantica iniziare a suonare. Draco porse la mano a Harry, invitandolo a ballare con lui, una muta domanda nei suoi occhi, quasi temesse un rifiuto.
Esitante, il moro gliela prese e deglutì, poi il biondo lo prese per i fianchi, iniziando a ballare lentamente con lui. I loro cuori battevano forte, all’unisono e il silenzio sembrava avvolgerli come una calda coperta confortante.
Quando la canzone terminò, Draco guardò Harry negli occhi e sorrise.
«Potter» lo chiamò separandosi da lui, la sua voce tremava «Io non so… sai, penso che tutto questo sia sufficiente» affermò sbrigativo, mettendo una mano in tasca e tirandone fuori un piccolo anello d’argento «Non sono bravo con le parole, tu lo sei molto più di me. Ma volevo essere io a chiedertelo» fece con decisione «Sposami».
«Draco…»
«So di non meritarti, ma ti amo. E ho fatto tutto questo per te, per dimostrartelo» disse piano, porgendogli l’anello, le sue mani tremavano, così come la sua voce e Harry era commosso da tutto quello, ma non gliel’avrebbe data vinta così facilmente. «Sposami» ripeté deciso.
«Qualcuno dovrebbe fare le cose nel modo corretto» mormorò il moro. Draco spalancò gli occhi, quasi indignato e finalmente Harry rivide il suo uomo, oltre quella confusione e quell’ansia stupida che l’aveva accompagnato durante tutta la sera, non avrebbe mai potuto dire di no, comunque, come aveva potuto pensare a un ipotetico rifiuto? Desiderava trascorrere tutta la sua vita con lui.
«Non ti basta tutto questo? I fiori, la colazione, ti ho persino fatto un origami a forma di cigno e…» Harry scoppiò a ridere e lo baciò di slancio abbracciandogli il collo e stringendosi a lui con forza.
«Sì» rispose sulle sue labbra «Ti sposo».
Non c’era altro da aggiungere, non c’era altro da dire. Harry non aveva mai festeggiato San Valentino in vita sua, ma da quando aveva incontrato Draco, aveva capito quanto fosse bello poterlo festeggiare con le persone amate. E con lui, si sentiva felice, come non lo era mai stato con nessun altro. Si amavano e solo questo era l’importante.
Erano perfetti l’uno per l’altro e sicuramente da lì a un anno si sarebbero sposati proprio quel giorno, perché quale giorno migliore di San Valentino per celebrare e suggellare un amore, nato proprio durante quella ricorrenza?
 
 

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Lumos.
 
Hola people!
Did you miss me?
La vostra Tassorosso preferita è tornata con una fluffosissima storiella Drarry di San Valentino. Fate cascare fiumi di Amortentia e di rose rosse, qui si festeggia l’amore!
Buon San Valentino a tutti!
Ho scritto di volata questa One Shot, per rilassarmi da un esame particolarmente difficile e per augurarvi un buon San Valentino, io sto passando il mio mangiando merendine al cioccolato e studiando un filosofo schizzato e sto impazzendo. Perdonate eventuali sviste/errori ecc, non riesco mai ad eliminarli tutti.
Ho fatto una nottata per scriverla, ci ho messo relativamente poco, se non contiamo che sono andata a letto alle 4 per finirla e mi sono svegliata presto per correggerla e pubblicarla e non sono riuscita a pubblicarla prima a causa del lavoro e dello studio, me tapina. Non ho mai scritto e pubblicato subito, non so chi me l’ha fatto fare, sarà Cupido che vuole spargere un po’ amore e mi usa come canale, chi lo sa! Se qualcuno avesse bisogno del medico per il diabete scaturito da tutto ciò o del dentista a causa delle carie, mettete sul mio conto inesistente, sarete rimborsati in lacrime con la prossima storia :D
Come avrete notato, la storia è interamente basata sulla canzone (meravigliosa) di Ed Sheeran, Perfect (Chi non la conoscesse, cliccate sul link… ma sappiate che Draco vi sta giudicando profondamente contrariato.
Draco: Luridi babbani
Harry: Amore, non fare così
Draco: è la nostra canzone e… *Harry lo bacia per zittirlo e lo porta via* Potteeeeer!). Scusate. Deliri da poche ore di sonno ahah, dicevo che pur avendo preso la canzone interamente, nella storia ne sono riportati solo alcuni estratti perché mi sembravano più indicati ai due piccioncini. Anyway spero che questa piccola shot vi sia piaciuta. Annegate nel fluff, perché nella prossima storia che pubblicherò su questi due patatini ci sarà abbastanza angst. Btw, godetevi questa (fine di) giornata, amate e spargete amore per il mondo.
See you soon, my darlings.
I love all of you <3
 
Nox.

 

 

   
 
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