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Autore: Koa__    15/02/2020    5 recensioni
Raccolta di brevi storie incentrate sulle figure di Aziraphale e Crowley, l'angelo e il demone, rimasti sulla terra dopo la scampata apocalisse.
-Hold my hand
-Picnic a Dulwich Park
-Our Side
-When a Nightingale Sang
-Bentlety
-Goodbye, angel!
"La storia Goodbye, angel! è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Picnic a Dulwich Park
 




 
A Nao, per il suo compleanno.
 
 
 


 
 
 
Tenere conto dello scorrere del tempo non era un qualcosa a cui l’angelo Aziraphale badava poi molto, a meno d’imminenti catastrofi planetarie, ovviamente. A quel punto si fermava a riflettere sul fatto che erano appena seimila anni che stava sulla terra e ancora non aveva fatto, mangiato o bevuto tutto ciò che desiderava. Nei casi eccezionali in cui si ritrovava a ragionarci, Aziraphale considerava che in fin dei conti sei millenni non erano poi molti, figurarsi quale impatto avrebbero avuto sette mesi appena. Si poteva dire che più o meno corrispondeva a quello di una singola goccia d’acqua che pretende, da sé, di scavare una montagna. L’angelo Aziraphale non era pienamente conscio dell’incedere dei giorni, possedeva infatti quella certa pigrizia tipica degli immortali. Di coloro che, insomma, non devono preoccuparsi dell’invecchiamento così come della morte. Tutt’al più d’essere discorporato, ma l’ultima volta che era successo era andata a finire relativamente bene. Per questo motivo non sapeva dire con esattezza quanto tempo fosse effettivamente trascorso dalla quasi apocalisse. Potevano essere un paio di giorni, come sette mesi. Era sicuro però che uno come Crowley, che a queste cose era particolarmente attento, avrebbe saputo riferirlo con esattezza, calcolando persino i minuti e i secondi dalla volta in cui avevano imbrogliato Paradiso e Inferno e l’avevano fatta franca. Aziraphale era invece quel genere di angelo, una specie piuttosto rara considerata l’avversione che la sua parte aveva per l’umanità, che preferiva trascorrere le giornate facendo ben altro che contare i minuti. La prima cosa che aveva fatto, dopo la mancata apocalisse, era stato l’esaminare a fondo la libreria, dedicandosi alle divertenti aggiunte che Adam aveva gentilmente fatto apparire. Era stato così che aveva trascorso i primi due mesi della sua nuova vita da angelo libero, leggendo con particolare attenzione rare prime edizioni di capolavori come: 101 passatempi per ragazzi, Biggle vola su Marte o, il preferito di Aziraphale, Jack Cade, eroe della frontiera. * Ma naturalmente non aveva soltanto sfogliato vecchie pagine impolverate, aveva passeggiato al chiaro di luna, bevuto cioccolata calda e cenato in ristoranti di lusso. Al Ritz preferibilmente, o ancora in quel ristorante giapponese che avevano da poco aperto lì a Soho. E poi aveva ascoltato Haydn come se non lo ascoltasse da secoli, il che probabilmente era anche vero. Anzi era possibile che l’ultima volta che aveva sentito il concerto per violoncello in do maggiore era stato seduto proprio accanto ad Haydn in persona. ** Ciò che non aveva ancora fatto, si era ritrovato a riflettere un pomeriggio, era un picnic con Crowley. Quel che in effetti gli avrebbe dato molta più gioia che trovare un biscotto della fortuna con, al suo interno, una frase sensata.
 
 
La prima volta che ci aveva pensato, al picnic s’intende, sia Crowley che Aziraphale indossavano ancora le toghe e si spostavano da una parte all’altra dell’Impero romano. Aveva immediatamente allontanato l’assurda idea anche con un certo divertimento. Anche volendolo, e non lo voleva, aveva altro da fare, doveva far ritorno in Grecia e magari spingere un qualche filosofo ateniese a raccontargli i segreti del creato. Poi doveva averci riflettuto attorno al quattordicesimo secolo, ma per tutto quel periodo Crowley era stato introvabile e di conseguenza aveva finito col dimenticarsene. *** E comunque sarebbe stato ridicolo pensare di proporglielo davvero. Lui era un angelo e Crowley un demone malvagio, beh, più o meno malvagio. Crowley aveva più quella malvagità da bimbo dispettoso, che comunque Aziraphale disapprovava. Crowley era più un ragazzaccio che fa cose cattive, che cattivo non lo è affatto. Ad ogni modo non poteva minimamente pensare di chiedergli di fare un picnic insieme, peggio ancora se romantico e magari in riva a un fiumiciattolo, coperto dalle fronde di un albero con la luce del sole che filtra tra le foglie e profumo di cibo e vino. Era ridicolo, assolutamente ridicolo. E poi i suoi superiori non avrebbero mai approvato una cosa simile. Lui e Crowley non erano nulla in effetti, non si frequentavano e di sicuro non fraternizzavano. Neanche si conoscevano a dire il vero! Crowley era solo un tizio che incontrava più o meno spesso da circa seimila anni e che, guarda caso, era anche un demone. Il che non era un aspetto secondario della vicenda. Ciò comunque non toglieva il fatto che ci aveva pensato sopra spesso. Dovevano esser stati gli anni ’60 quando gli aveva addirittura detto che in un futuro avrebbero potuto anche cenare al Ritz, perché si sa che ogni angelo che si rispetti cena al Ritz, oppure avrebbero potuto fare un picnic all’aria aperta. Per qualche sciocca ragione avevano cenato spesso al Ritz, ma non avevano mai fatto un picnic. Fino a quel giorno.
 
 
Era già primavera e il clima in quel giorno di marzo era miracolosamente mite. Nonostante avesse piovuto per settimane tra Londra e dintorni, la terra in riva al fiumiciattolo che scorreva in Dulwich Park era perfettamente asciutta, e le fronde di quell’albero sufficientemente rigogliose da permettere al sole di giocare attraverso di esse. Erano soltanto i primi del mese e il piacevole tepore della prima estate avrebbe dovuto essere ancora molto lontano. Eppure, e per una qualche strana ragione, il sole era ben caldo e tanto da farla sembrare una giornata di mezza estate.
«Bizzarro questo tempo… Non trovi anche tu, caro?» aveva pigolato l’angelo Aziraphale intanto che, col solito fare pacato che lo contraddistingueva, si versava dell’altro vino nel calice di cristallo miracolosamente non finito in mille pezzi, dopo un urto con un’irruenta signora di mezza età dall’aria distratta. Crowley se ne stava invece steso su un fianco, lui non aveva bisogno di bicchieri di cristallo (mai avuto bisogno di bicchieri in effetti), ma tracannava direttamente dalla bottiglia e di tanto in tanto mangiucchiava brioches alla crema. I sufflè e l’arrosto di maiale in crosta evidentemente non gli erano bastati a riempirgli lo stomaco.
«Bah, non saprei» borbottò con fare quasi distratto. Crowley non s’interessava mai troppo al clima in effetti, fatta eccezione per le volte in cui pioveva e si ritrovava senza alcun riparo. Crowley detestava che i suoi abiti si bagnassero o che i capelli s’infradiciassero, perdendo quella loro piega spettinata. E purtroppo per lui non sempre Aziraphale era pronto a intervenire con un ombrello o l’ombreggiatura di un’ala, allungata in sua direzione.
«Ha piovuto per settimane e la terra è asciutta» osservò l’angelo, con fare sagace. Era preparato sull’argomento: “Attente osservazioni”. Aveva letto i racconti del signor Doyle e per qualche tempo aveva creduto d’aver imparato un mestiere dopo aver letto quei romanzi di Agatha Christie, in cui Hercule Poirot era solito lanciarsi in sagaci considerazioni. Aziraphale ancora ricordava quando, dopo aver terminato l’appassionante lettura di Assassinio sull’Orient Express, aveva fatto le valigie ed era partito alla volta di Parigi, così da prendere quel treno scovare pericolosi criminali. Purtroppo per lui il viaggio, invece che eccitante, era stato alquanto noioso e non aveva trovato alcun pazzo omicida, ma solo disgustose cimici. Anzi, di assassini non ne aveva mai trovati in tutta la vita, però all’occorrenza sapeva snocciolare una qualche osservazione brillante. Quella era proprio la sua occasione di dimostrare quanto fosse intelligente.


«Solo questo albero» continuò poi, con furbizia. «Tra tutti gli altri che invece sono spogli, è cresciuto tanto d’avere le fronde rigogliose, e poi fa davvero caldo per essere il mese di marzo.»
«Sì, sai… il riscaldamento globale, la plastica e tutta quella roba lì» se ne uscì invece il demone, roteando una mano a mezz’aria prima d’ingollare dell’altro vino. Incredibile, notò in un frangente, che nonostante andasse avanti a tracannare da ore, la bottiglia non fosse ancora vuota.
«Hai fatto un miracolo, non è così?» replicò Aziraphale guardandolo di sottecchi. Era ovvio che lo avesse fatto, d’altra parte niente di tutto quello era possibile per i comuni mortali o per la natura.
«Potevamo anche rimandare a una stagione migliore senza far impazzire il clima. Gli umani hanno già troppi problemi con i metereologi senza che ci mettiamo di mezzo anche noi. Pare che l’ultimo che ha sbagliato una previsione sia stato maledetto da una strega, o presunta tale che sia, e adesso abbia il pene verde.» ****
«Per Satana» borbottò il demone con evidente ribrezzo in viso. «Gli umani sanno essere terrificanti. Ad ogni modo, tu ne parlavi da settimane e ho pensato che fosse la buona occasione per farti tacere, ecco. Non dico che devi ringraziarmi, ma almeno non prendertela con me.» Aziraphale addolcì lo sguardo, quel demone riusciva a essere terribilmente inopportuno e infinitamente dolce al tempo stesso. E comunque, ringraziarlo? Non ci aveva davvero pensato, ma in effetti un grazie sarebbe stato doveroso. Era pur sempre un angelo, anche se Gabriel e gli altri avrebbero avuto da ridire in proposito. Però sapeva riconoscere dei meriti quando ne vedeva nelle altre persone e Crowley, per quanto agendo alla peggio, aveva avuto buone intenzioni. Non lo aveva fatto per farlo tacere, ma per soddisfare un suo desiderio. Crowley aveva la capacità espositiva di un primate, era chiaro che avesse tutta l’intenzione fare un gesto carino. Dire grazie era dunque doveroso. Il come farlo, beh, per Aziraphale su quasi ovvio.
 
Fu con una certa timidezza che gli si avvicinò, a un certo momento di quell’assolato pomeriggio. Stranamente gli uccellini avevano deciso proprio in quel momento di smettere di cantare, così come la brezza leggera di smettere di soffiare. C’era un fringuello proprio sopra di loro che pareva aver deciso di guardare in basso per non perdersi la scena, oltre a un paio di scoiattoli che avevano smesso di litigare per una ghianda, fermandosi all’improvviso. Aziraphale si sentì un po’ il protagonista di un film di quel Walt Disney, al punto che ebbe quasi l’impressione che uccelli e scoiattoli si sarebbero messi a cantare da un momento all’altro, magari danzando un tip tap. Chissà se con un miracolo questo non sarebbe stato possibile, pensò fra sé. Bah, ma non era sicuramente il caso di pensarci, così decise di non badare a nient’altro. Baciare, lo voleva baciare. Crowley naturalmente e non quello scoiattolo, ma nemmeno il senzatetto che era passato giusto un paio di minuti prima azzardando un passo di balletto, come avrebbe fatto quello spazzacamino amico di Mary Poppins. Lo voleva baciare davvero, come aveva letto nei romanzi e visto in qualche film. Oh, Aziraphale non era un granché aggiornato riguardo cinema e televisione. Ancora si rifiutava di possederne una e tanto che secondo Crowley, in questo senso si era fermato all’epoca della Regina Vittoria. Però qualcosa l’aveva vista, c’era un cinema d’essai proprio accanto alla libreria e davano spesso film di genere romantico. Lo avevano aperto nel trentanove, sopravvissuto miracolosamente ai bombardamenti di Londra ad opera dei tedeschi, era passato di proprietario in proprietario senza mai chiudere. Aziraphale era stato a lungo sicuro di essere il solo spettatore, ma poco importava. Le mance che lasciava alle maschere, assolutamente spropositate e per le più assurde ragioni, permettevano evidentemente ai gestori di andare avanti e tenere aperto.
«Grazie per aver taciuto per l’intero film, eccole mille sterline, buon uomo!» Quello comunque era il solo contatto con una certa tecnologia che l’angelo aveva mantenuto nel tempo e là, un qualche film d’amore lo avevano dato. Casablanca, Titanic, C’è post@ per te… Baciare sapeva cosa fosse o come si facesse, a questo proposito c’era un manuale nella sua libreria che aveva fatto al caso suo. Aziraphale se l’era studiato con attenzione per mesi, e poi quanto poteva essere difficile? Gli umani lo facevano continuamente da millenni. Al punto che si era chiesto cosa ci fosse di tanto speciale in quello strofinarsi di labbra.
 
 
Beh era piacevole. Era indubbio che lo fosse. Questo fu il primo pensiero che concretizzò non appena ebbe baciato Crowley. Fu un tocco rapido e superficiale, che lasciò il demone del tutto impreparato. Lo aveva visto sbattere le palpebre e sgranare lo sguardo e quindi boccheggiare. La bottiglia di vino era rotolata da un lato, svuotandosi del proprio contenuto, che si era rovesciato sulla coperta dov’erano ancora stesi. Baciare era bello, pensò intrufolando la lingua nella bocca di Crowley. Anche questo lo sapeva fare, lo aveva letto sul manuale! E Crowley doveva essere aggiornato quanto lui perché aveva subito preso il sopravvento, ribaltando le posizioni e prendendo a baciarlo con foga. Chissà se anche lui lo aveva letto su un libro, o magari lo aveva visto in un qualche film.
«Erano seimila anni che lo volevo fare» sussurrò il demone, slacciandogli il papillon e sbottonandogli di poco la camicia. Evitando di assecondare le proteste dell’angelo, secondo il quale era sconveniente lasciarsi andare a tanto, il demone gli divorò il collo gettandosi al pari di un affamato su un buffet. Erano alla luce del sole, in un parco. Non era il caso di esagerare in quel modo.
«Hai iniziato tu, angelo e che io sia dannato se adesso smetto.»
«Dannato lo sei già» si lamentò Aziraphale, pur dandogli ragione. La verità era che non aveva proprio la voglia né la forza di opporsi a tanta impetuosa passione. Quindi decise di tacere, tacere e basta e lasciarsi andare a quei baci lussuriosi.
 
 
Non fecero nulla di davvero sconveniente comunque, si baciarono a lungo e poi bevettero ancora da quella bottiglia di vino, non svuotata del tutto. Baciandosi e basta, intervallando a chiacchiere sul cibo ad altre su bene e male. A un certo momento, appena dopo le due, Crowley insistette riguardo la faccenda della televisione e poi anche sull’altra del cellulare, ormai fondamentale per chiunque. L’angelo invece aveva un vecchio telefono a disco, acquistato nel cinquantadue che non gli aveva mai dato alcun problema e quello avrebbe avuto ancora per altri cento anni o più. Aziraphale aveva invece proposto al demone di tornare con lui in quel cinema d’essai, perché davano Via col vento quella settimana e non potevano perderselo. Crowley aveva detto che avrebbe preferito la morte per assideramento che riguardarlo per la ventesima volta, ma alla fine aveva accettato a patto che l’angelo gli trovasse altre brioches e che stappasse la sua riserva speciale di vini francesi. Per festeggiare quei baci ci voleva dello champagne! Su quello discussero a lungo in effetti, non era un tantinello esagerato? Così come discussero per un’ora abbondante su dove sarebbe finita una signora sulla trentina, passata di lì a un certo momento. Crowley era naturalmente convinto che sarebbe andata all’inferno e tante grazie, l’angelo invece aveva visto del buono in lei sostenendo che in effetti, del buono, c’è in chiunque e persino in un demone come lui. Litigarono davvero, poi, dopo che Crowley ebbe quasi ucciso uno dei due scoiattoli; strozzarsi con una ghianda non è una bella morte per nessuno e tanto meno per un esserino così minuscolo. E infine fecero la pace, scambiandosi altre mille baci. Alla fine comunque, quel grazie glielo aveva detto davvero. Certo che erano molto diversi e sarebbero stati una pessima coppia, sempre se di coppia si poteva parlare. Non avevano mai affrontato l’argomento “intimità” e sicuramente non l’avrebbero fatto tanto preso. Magari fra cento o duecento anni. Quella sera comunque andarono davvero al cinema d’essai e in quell’angolo del Dulwich Park ci tornarono spesso.
 
 
 
 

Fine
 
 
 
 
 
 
*Questi titoli vengono citati nel libro, quando Aziraphale menziona i libri nuovi che Adam ha aggiunto alla sua collezione di libri dopo aver messo tutto quanto a posto.
**Concerto per violoncello n.1 in do maggiore.    
***Secondo il libro, Crowley ha dormito per tutto il XIV secolo, alzandosi solo per andare in bagno.
****Citazione da Friends.
 
Note: Avevo questa storia nel mio computer da qualche settimana, l’avevo scritta dopo aver letto il libro, ma non avevo mai avuto modo di completarla e pubblicarla. Ma oggi che è il compleanno di Nao Yoshikawa ho creduto che fosse l’occasione migliore per condividerla. Come al solito non è granché, ma spero che possa piacere.
Koa
   
 
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