Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    15/02/2020    5 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spinse il carrello verso Simmons, che aveva di fronte a lui e con un gesto veloce, colpì con un pugno, l’altro detenuto che , nel frattempo gli si era avvicinato abbastanza per essere colpito in quel modo.
Il più magro, cadde a terra, preso alla sprovvista dal pugno di Jensen, mentre Simmons, decisamente più imponente, spinse via da lui il carrello pieno di libri e si avventò su Jensen.
Tra i due nacque una colluttazione violenta fatta di calci e pugni. Ma quando Jensen, più piccolo ma decisamente più abile, sembrò avere la meglio, il compare di Simmons si ridestò e corse a dar man forte al complice sciagurato e insieme, riuscirono a sottomettere il povero Jensen.
Ma , ormai, era la tanta la rabbia di essere stati presi a pugni da uno solo mentre loro erano in due, che gli altri propositi osceni, vennero messi da parte, per una più semplice e crudele vendetta.
Si accanirono su Jensen, che cercava di proteggersi come meglio poteva, il viso e lo stomaco e quando Simmons , in un impeto di rabbia , fece cadere un piccolo scaffale di alluminio, il rumore richiamò alcune guardie, che fortunatamente accorsero in aiuto di Jensen.
“State giù!!” gridarono ai due aggressori, puntando loro le pistole e ammansendoli con i manganelli d’ordinanza.
Il più magro cercò di giustificarsi: “Questo figlio di puttana mi ha dato un pugno. Guardate...guardate….mi ha spaccato il muso!!!” disse indicandosi il taglio sanguinante al labbro inferiore.
A dargli appoggio, Simmons: “Già e quando mi sono avvicinato per dividerli, Ackles ha iniziato a colpire anche me!!” asserì ancora furioso e affannato, mostrando i segni più che evidenti dei colpi ricevuti da Jensen.
“Ma davvero??!!” esclamò una delle due guardie.
“Sì, Capo Beaver. E’ andata così!!”
“Quindi Ackles è impazzito e ha deciso di mettersi contro uno grande il doppio di lui e con il suo compare, convinto di spuntarla. E ha deciso di farlo tra due scaffali dove non poteva nemmeno muoversi??!!” asserì ironico l’ufficiale, facendo capire che non se l’era bevuta.
I due tentennarono ma non negarono né confermarono nulla.
“Ok!” fece quello di grado superiore. “Choen, porta questi due in cella di isolamento e chiama il dott. Collins all’infermeria. Digli di venire qui e di fare in fretta.”
“Agli ordini, signore!” obbedì il giovane agente. “Voi due, con me!” disse sicuro, mentre veniva raggiunto da un suo collega.

Il Capo Beaver, si accovacciò accanto a Jensen che ancora fermo a terra, si lamentava appena, tenendosi il torace. Era palesemente dolorante. Il viso segnato dai colpi. Il labbro sanguinante, un taglio sul sopracciglio destro, un occhio decisamente pesto.
“Tranquillo, ragazzo. Ora ti portiamo in infermeria. Collins ti rimetterà in sesto!”
Jensen parve annuire appena e poi: “Dovevo….dovevo stare in...isolamento!”
“Tu? In isolamento? Non ne so niente!!!” rispose perplesso e sorpreso , l’agente.
“Jared...Jared….lo ha chiesto...Jared!” fece , sofferente, mentre sentiva il tocco della mano dell’uomo sulla sua spalla, che cercava di sostenerlo e incoraggiarlo.
“Jared? Padalecki? l’investigatore del Procuratore Morgan?” e Jensen annuì e poi, cedette, e perse i sensi.
Pochi minuti dopo, il dott. Collins raggiunse Beaver e iniziò a prendersi cura di Jensen. Ordinò che venisse portata una barella e che facessero in fretta.

Quando Jensen riaprì gli occhi, si rese conto di essere in infermeria. Al di là del vetro che sostituiva una mezza parete, vedeva chiaramente Jared discutere animatamente con Beaver e altri due agenti, compreso il direttore del Penitenziario. Sembrava davvero ne stesse dicendo di ogni colore e da come reagivano passivamente  i suoi interlocutori, pareva non ammettere alcuna giustificazione per quello che era successo.

“Ben tornato!!” fece la voce amichevole del medico.
“Ehi!! dottore!” sussurrò Jensen.
“Come ti senti?!” fece avvicinandosi e visitandolo. Controllando poi i suoi parametri.
“Come se un bestione di 200 chili mi avesse usato come punchingball!” scherzò perfino.
“Beh! In effetti è quello che ti è successo, ma credimi ...anche Simmons ha avuto il suo. Devi avere un bel destro!!!”
“Anche il sinistro non scherza!!”
“Ottimo!...vedo che l’umore è buono.”
“E sono ancora vivo.” e poi: “Almeno per il momento!!” fece cinico riferendosi alla sua data dell’esecuzione lontana solo di pochi giorni.
Misha, annuì amaramente e quando vide un lampo di angoscia negli occhi del giovane detenuto, cercò di cambiare discorso.

Per quanto il suo fosse un lavoro in un luogo non proprio facile, Jensen, nei giorni che era stato assegnato ai turni in infermeria, si era dimostrato sempre gentile, disponibile, educato. Atteggiamenti ben lontani da quelli di un assassino stupratore. 

E così, un giorno, Misha si era fatto avanti e aveva fatto la fatidica domanda: “Perchè sei qui dentro con una condanna del genere? A meno che tu non sia un attore da Oscar, non mi sembri uno che...”
“Ero l’uomo sbagliato nel posto sbagliato al momento sbagliato e non c’era niente che potesse provare il contrario!” fu la risposta rassegnata che ebbe in cambio.

Da allora, i due , non che fossero diventati amici, ma di certo , avevano instaurato un rapporto civile e amichevole e il medico, di tanto in tanto, si fermava a parlare con Jensen, convincendosi che forse, solo forse, quel ragazzo era davvero nel posto sbagliato.
Senza dirlo a Jensen, aveva perfino provato a contattare qualcuno all’ufficio del Governatore, per far presente la situazione di Jensen, ma non aveva mai avuto alcuna risposta. In fondo, pensò, era solo un semplice medico che accumulava punti graduatoria , lavorando in un carcere. Poi….
Poi era arrivato Jared e a quanto pareva, sembrava aver smosso le pietre giuste.

“Senti, Jensen. Che ne dici se avviso il tuo amico che sei sveglio, prima che azzanni alla gola quei poveretti??!”
“Credo che sia davvero una buona idea. Lo vedo alquanto furioso!!” e così dicendo, vide Misha andare verso la porta dell’infermeria e richiamare l’investigatore.
Jared si voltò di scatto verso il vetro finestra e fissò lo sguardo su Jensen. Il biondo gli fece un cenno leggero con la mano e questo bastò al giovane per farlo entrare nella stanza medica.
“Jensen….Dio!! ...la richiesta di isolamento è stata consegnata al direttore che oggi non c’era. Era sulla sua scrivania e …”
“Jared, ascolta...”
“Mi dispiace così tanto…. E poi non riuscivo a trovare un giudice che….”
“Jared...”
“...e quando l’ho trovato , ha voluto che gli presentassi prima richiesta formale e per iscritto, data la tua situazione e allora...”
“Jared...”
“...sono dovuto andare di nuovo al mio ufficio e preparare la richiesta, farla firmare da Morgan e poi…..”
“Jared!!!” quasi gridò a quel punto.
“Sì!?” si fermò finalmente l’altro.
Jensen respirò piano e poi disse : “Ciao!”
Jared sorrise e capì che Jensen voleva che si calmasse e quel Ciao era a quello che doveva servire. Quindi respirò anche lui e rispose un più tranquillo “Ciao!”
“Ok!” e Jensen lo disse come a dire “Finalmente sei calmo! Così va bene!
“Come stai? Come ti senti?!” chiese con tono pacato Jared sedendosi alla sedia accanto al letto di Jensen.
“Il dottore...” fece indicando Misha , poco distante da loro. “...dice che ho solo un paio di costole ammaccate, ma per il resto mi rimetterò presto. A cosa serva poi, dato che tra qualche giorno….”
“Jensen ...no….”
“Tranquillo, so che ci stai provando. Ma andiamo, quante possibilità ci sono che in questi pochi giorni….un giudice si metta la mano sulla coscienza e riveda il mio fascicolo prima che il boia venga a stringermi la mano!?” fece cinicamente ironico.
“Non parlare così, Jensen!” sussurrò mortificato , Jared, anche se in cuor suo sapeva che le ore stavano praticamente volando via e nessun giudice ancora si era espresso in merito al caso di Jensen.
“Jens, vedrai che...” provò perfino ad intervenire Misha, ma lo sguardo ormai sconfitto di Jensen, gli fermò ogni incoraggiamento.

Quei due giorni in infermeria passarono velocemente e la data dell’esecuzione di Jensen, purtroppo arrivò implacabile e feroce.
Due agenti, accompagnati da un sacerdote, dopo che Jensen ebbe finito il suo “ultimo pasto”, gli consegnarono una tuta pulita e il prete chiese se volesse confessarsi. Jensen acconsentì e chiese solo perdono per i peccati commessi e per quelli che nemmeno aveva fatto.
Ma in tutto quello che stava succedendo in quei momenti, nonostante la paura della morte imminente, lo stomaco chiuso dal terrore, la pesantezza nelle gambe che, volevano istintivamente rifiutarsi di camminare con un passo regolare, la mente del biondo era fissa su un solo viso.
Quello del ragazzo che stava provando di tutto e stava bussando ad ogni porta pur di salvargli la vita. E sapeva che anche in quel momento, Jared, lo stava facendo, benchè avrebbe preferito averlo lì con lui. 

E in effetti, anche se in un posto diverso, Jared era con lui, ma solo in un’altra ala del penitenziario a cercare in tutti i modi di fermare l’esecuzione, di mettersi in contatto, usando la linea del direttore, con il governatore del Texas, l’unico che poteva fermare tutto. L’unico che poteva dare una chance a Jensen.
“Che ore sono?!” fece ansioso mentre aspettava che gli venisse passata la linea dell’ufficio governativo.
“Cinque minuti a mezzanotte. Sig. Padalecki, so quello che sta facendo per Ackles, ma mi creda, se vuole dirgli addio, questo è il momento o non farà in tempo. Resterò io al telefono e se avrò la risposta che lei cerca, posso interrompere tutto da qui. Altrimenti….”
“...lo vedrò morire!” sussurrò Jared, mentre ascoltava quel pacato suggerimento.
“Ma almeno non morirà da solo.” e a quell’affermazione, Jared, sgranò gli occhi, come se ne avesse appena preso coscienza. Non poteva permettere che Jensen morisse da solo, sapendo perfino di essere innocente.
“Se la risposta è…...”
“Certo!” convenne il direttore.
“Sia veloce!!” fece ancora.
“Mi basterà un pulsante, un secondo!” lo rassicurò l’ufficiale.
Jared allora, corse via dall’ufficio e corse ancora più veloce verso la sala dove Jensen era stato già sistemato sul lettino. 

Quando entrò, le tende alla grande vetrata erano ancora tirate e lui rimase fermo accanto alla porta, come impietrito e terrorizzato alla sola idea di quello che stava per vedere e solo quando, un paio di minuti prima della mezzanotte, il telo grigio lasciò spazio alla visuale dell’altra stanza, Jared vide Jensen steso sulla lettiga.
I polsi legati al lettino, così come le caviglie. Due cinte nere strette una al torace e una sulle gambe. Completamente immobilizzato.
Le flebo già inserite nel braccio.
In un angolo, con sul volto la palese incapacità di accettare quel compito, Misha. Ma come medico del penitenziario era costretto ad assistere.
Accanto all’apparecchio con le siringhe già pronte, l’agente incaricato. La procedura prevedeva che qualche secondo prima , al condannato a morte venisse somministrato il contenuto della prima siringa, un sedativo. L’ultima forma di compassione.
La siringa si svuotò e Jensen, per istinto, la mente vuota ormai , si ritrovò a guardare verso la vetrata e lo vide.
Vide Jared.
Vide la sua disperazione, la sua frustrazione e cercò di addolcire lo sguardo. Solo per lui, così, da fargli capire che lo ringraziava comunque e che non era colpa sua se erano comunque arrivati a quel punto.
Poi il sedativo iniziò a fare affetto e tutto divenne annebbiato e la paura prese il sopravvento, ma tanto era l’effetto medico che non poteva mostrarlo.
Dall’altro lato della stanza Jared si passò, disperato, le mani tra i capelli e continuava a sussurrare un rabbioso: “State commettendo uno sbaglio...state commettendo uno sbaglio...lui è innocente...innocente!!” e poi esplose. “State per uccidere un uomo innocente!!!” gridò rabbioso avanzando verso la vetrata, mentre le poche persone presenti solo come testimoni si stupivano di una tale reazione improvvisa prima che la luce rossa avvisasse tutti che l’esecuzione vera e propria era in atto e  in quel momento….

In quel momento quella luce rossa lampeggiante si accese nella stanza dove Jensen era pronto a morire.
L’agente incaricato guardò la luce.
La sua mano ormai pronta a dare seguito all’esecuzione.
Un secondo dopo, un trillo al telefono.
Misha scattò immediatamente: “Fermate tutto!!” esclamò con decisione. “Leva la mano da quell’interruttore!” gridò poi all’agente per andare sul sicuro, dato che le prossime somministrazioni sarebbero state il curaro per indebolire i muscoli e il cloruro di potassio che avrebbe bloccato cuore e polmoni.

L’ufficiale presente, andò al telefono e dopo un attimo riferì il contenuto della comunicazione.
“L’esecuzione è stata sospesa. Si richiedono ulteriori indagini!” e immediatamente tutto venne spento.
Jared corse verso la vetrata, battendo le mani sul vetro, ma Jensen era ormai senza conoscenza. Il sedativo che gli era stato iniettato era forte e potente..
Misha corse subito accanto a Jensen, gli staccò le flebo e gli controllò il battito e il respiro e ordinò che venisse portato immediatamente in infermeria, poi fece segno a Jared di raggiungerlo nell’ala medica.
Jared non se lo fece ripetere due volte e raggiunse il luogo indicato.

Quando vi arrivò, c’era già il direttore.
“L’ufficio del governatore ha richiesto nuove indagini, ma vuole andarci con i piedi di piombo, dato quello che è stato portato a sua conoscenza!”
“Il governatore avrà tutte le indagini che vuole. L’importante è che nessun innocente oggi sia stato ucciso!!” asserì Jared, mentre cercava di spiare all’interno della stanza dove Misha si stava prendendo cura di Jensen.
Quando il medico uscì riferì che il pentothal, il potente sedativo, era entrato in circolo e che quindi Jensen aveva avuto bisogno di una lavanda gastrica e poi , avrebbero dovuto fare qualcosa per fegato e reni. Ma tutto sommato, era andata bene.

Servì tutta la notte e parte del giorno successivo per ristabilire i paramatri vitali di Jensen e Jared non lo aveva mollato un attimo. Certo non poteva stare con lui, per assicurarsi che tutto andasse bene, ma Misha, lo teneva costantemente aggiornato.

La sera successiva, finalmente, Jensen riprese i sensi. Si sentiva ancora stordito e riuscì appena a schiudere le labbra, nel vano tentativo di richiamare Misha che stava accanto alla scrivania.
Così decise di provare a richiamarlo , schiarendosi la gola. Ci riuscì e il medico si girò di scatto verso di lui.
“Ma guarda un po’ chi è tornato tra noi!!” scherzò il medico mentre controllava i vari parametri.
“Io...” ma non riuscì a dire altro. Strinse forte gli occhi come uno che aveva appena avuto una stilettata di dolore al centro della testa. E di certo era così, dato il quantitativo di barbiturico che gli era stato somministrato.
“So che ti senti come se ti avessero dato una botta in testa, ma credimi, amico mio….poteva andare peggio!!” fece Misha mettendogli una mano sulla spalla.
“Ma cosa...”
“Il governatore ha chiamato. È tutto sospeso fino a conclusione delle nuove indagini richieste!” lo informò in breve.
“Jared?!” azzardò, solo.
“Decisamente ...Jared!!” convenne, l’altro.

Poco dopo, il medico permise proprio all’investigatore di entrare.
I due si sorrisero.
“Credo di doverti ringraziare!” iniziò Jensen che diventava sempre più lucido. “Io non so cosa…..”
“Uscirai di qui!” finì per lui, Jared, con una luce vittoriosa negli occhi.
“Cosa?!” si intromise d’istinto Misha.
“Cosa hai detto?!” quasi sussurrò Jensen, certo di aver capito male.
“In accordo con il procuratore, giorni fa, ho consegnato il tuo fascicolo ad un giudice della Corte Suprema, che l’ha mostrato ad un suo collega. Lo hanno studiato per qualche giorno e poi mi hanno richiamato dicendomi di aver avvisato il Governatore che la tua non era un’esecuzione di giustizia. Per adesso l’esecuzione è sospesa, fin quando ulteriori accertamenti di indagine non confermino o invalidino il tuo procedimento giudiziario.”
“Ma tu non mi hai mai detto del giudice della….”
“No, hai ragione. Non ho detto niente, perché volevo evitarti delusioni, ma quel giudice, ha deciso  di portare il tuo caso in riesame. Tra qualche giorno ci sarà l’udienza , naturalmente con un giudice esterno che esaminerà tutto: fascicoli, testimonianze, prove e tutto il resto.” riferì entusiasta.
“E se non dovesse….”
“Jensen, se due giudici hanno acconsentito a portare il tuo caso al riesame e il governatore ha fermato tutto, non può esserci che un motivo: sono certi della tua innocenza o non rischierebbero con il loro nome!”
“Oddio!! Jared stai dicendo...”
“Che non appena starai meglio uscirai da questa stanza e poi da questa sezione!” fece Jared.
“Dovrò stare ancora….”
“Non nel braccio della morte. Tanto meno qui dentro. Verrai trasferito nelle celle della centrale di polizia più vicina al tribunale del riesame di Dallas!” precisò il giovane investigatore.
“Io….”
“Uscirai da qui e poi tornerai ad essere un uomo libero. Come giusto che sia! Devi solo avere un altro po’ di pazienza!”

E a quella constatazione, Jensen, non seppe che dire. Non riusciva a dire niente. O forse era talmente tanto quello che aveva da dire che non sapeva da dove iniziare.

Jared e Misha si guardarono stupiti.
“Jensen dì qualcosa?!” provò Jared , toccandogli il braccio come a scuoterlo.
“Jens, ti senti bene?!” si accodò il medico.
Niente!
“Jensen??!”
“E’ così bello pensare che potrei essere di nuovo un uomo libero dopo più di un anno in cui non speravo in più niente!!” fu l’unica cosa che Jensen riuscì a dire in quel momento.

I due che si ritrovarono ad ascoltare quelle parole, se da un lato ne furono felici, dall’altro se ne amareggiavano perché comunque Jensen sembrava ancora non essere certo di ciò che gli aspettava.
Quel “poter pensare” invece che “poter sapere”, faceva una gran bella differenza.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75