Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    07/02/2020    4 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Va  bene. Ma prima devo chiederti una cosa e voglio che tu sia sincero!”
“Lo sarò!” rispose senza esitare Jensen.
“Quella sera hai preso qualcosa? Hai fatto uso di droghe o una qualsiasi sostanza stupefacente?”
“No, te lo assicuro. Non ho mai usato quello schifo. Perchè  me lo chiedi?!” fece perplesso.
“Voglio dare una spiegazione alla tua mancanza di ricordi , diciamo, lucidi , riguardo quella sera!” spiegò Jared mentre sistemava un blocco appunti davanti a lui.
“Sarò sincero Jared. Ogni tanto bevo qualche birra, mi piace lo scotch, un po’ di whisky, mi è capitato di alzare un po’ il gomito durante qualche festa, ma niente di che!”
“E allora cosa..”
Ma Jensen non lo fece finire. “Quella sera avevo avuto l’ennesima batosta dopo una settimana di merda e ho esagerato. Credo di aver davvero esagerato e credimi, ti prego credimi, so che quest’affermazione gioca tutta a mio sfavore.” azzardò e deglutì ansia quando vide Jared quasi dargli ragione con un lieve movimento di spalle. “Ma ti ho giurato che sarei stato sincero e lo sono, Jared. Lo sono!” disse con convinzione. 
“D’accordo! Andiamo avanti allora!” convenne sorridente.
Jensen si rilassò , lieto per quella fiducia accordata.
“Jensen ora voglio che ti rilassi. Chiudi gli occhi e anche se ti sembra difficile, cerca di ritornare a quella sera.”
“Ok!” e Jensen fece come gli venne chiesto.
“Respira…..piano!” e Jensen rallentò il suo respiro come gli veniva chiesto. “Bene. Dove sei Jensen?”
Jensen respirò a fondo. “Sono a casa. Sono a  casa mia!” rispose come, se anche ad occhi chiuse, stesse vedendo il suo appartamento.
“Cosa stai facendo?!” domandò quando vide che il ragazzo di fronte a lui si stava rilassando e provava a fare mente locale a quella dannata sera.
Jensen strizzò gli occhi, come se stesse ricordando. “Sono appena rientrato da lavoro. Non ho voglia di stare in casa. Mi sembra ancora troppo vuota da quando Micheal è andato via.”
“Chi è Micheal?!”
“Viveva con me!” rispose. “Ora vive a Miami!”
“Ok!, cosa hai deciso di fare?!”
“Voglio uscire. Non mi piace stare da solo. Voglio passare almeno qualche ora senza pensare. Mi faccio una doccia e decido di uscire. Volevo affittarmi un film da vedere quando sarei rientrato ma poi vedo quel locale e la musica che si sente mi piace, così decido di entrarci.”
“Che musica c’è nel locale in cui sei entrato?”
“Non è musica dal vivo. Proviene da un impianto stereo. Sta suonando Free Bird dei Lynyrd  Skynyrd.”
“Come mai ti ha attirato quel posto?!” chiese per vedere se Jensen avrebbe confermato la sua prima risposta. Era una sorta di test. Domande di controllo.
“Mi piace il rock classico!”
“D’accordo.” fece soddisfatto, Jared. “Guardati intorno. Chi c’è nel locale?!”
“Io...ehm…..il barista, due uomini al bancone che commentano il baseball alla tv accesa...”
“Chi sta giocando?!”
“Io non...”
“Guarda la tv, Jensen. Dimmi chi gioca, chi è in vantaggio?” chiese ancora. Quella partita l’aveva vista anche lui ed era stato un match al cardiopalma, in continuo cambiamento punti. Sapere il punteggio avrebbe indicato a che ora Jensen era ancora nel locale.
“Houston Astros contro i Kansas City Royal. Houston ha aveva appena conquistato un home run ed era in vantaggio!”
“Perfetto.” asserì soddisfatto Jared. L’home run era stato battuto circa alle 21.00 ed era stato l’unico della serata. E secondo il medico legale, la morte della Bradbury risaliva alle 23.00, quindi doveva capire in quelle due ore cosa era successo. “Chi altro c’è nel locale?”
“Due ragazze ad un tavolo sulla destra...no, no….sulla sinistra. Sulla destra c’è un gruppo di ragazze e ragazzi...forse...”
“Cosa, Jensen? ...forse, cosa?!” cercò di spronarlo a ricordare senza mettergli però ansia.
“Loro...loro stanno festeggiando il compleanno di una delle ragazze...c’è...c’è un cup cake con una candelina sul tavolo. Una...una candelina rosa!!”
“Sei grande , Jensen!!” lo incoraggiò, Jared, poiché l’altro gli stava riuscendo a dare molti particolari su cui avrebbe potuto lavorare. “Dove ti siedi Jensen?”
“Mi metto al bancone…. non mi va di sembrare uno che ha avuto buca  e resta da solo al tavolo!” rispose cercando di nascondere una certa vergogna.
“Chi c’è al bancone?!” chiese ancora come test.
“Due uomini che guardano il baseball!”
“E chi c’è alla tua destra!” testò ancora.
“Due...due ragazze.” confermò Jensen.
“D’accordo. Prendi da bere?!”
“Sì, ordino una tequila e un paio di birre….tre a dire il vero! E poi ancora uno scotch e ...e altre due birre.”
“Va bene, va bene. Poi cosa succede?!”
“Sento il tintinnio della porta del locale. Mi giro e vedo lei!”
“Lei chi?!”
“La ragazza...la Bradbury!”
“Cosa fa?!”
“Io….io non ...io...”
“Resta concentrato su di lei, Jensen. Seguila con lo sguardo. Dove va la ragazza? Dove si siede?!”
“Lei...lei si siede..anche lei si siede al bancone...a circa….forse a quattro...cinque posti da me.  È poco distante dai due che sono già seduti al bar.”
“Cosa fa la ragazza?”
“Lei...mette il cellulare sul bancone...e ordina….anche lei ordina tequila. Mi sembra…..mi sembra...”
“Ti sembra cosa?!”
“Triste. No….pensierosa, non triste.”
“Ok! Cosa succede ora?!”
“Il gruppo dietro di me è rumoroso, festeggiano , sembra che si punzecchino...e uno di loro….”
“Un attimo...un attimo. Che significa che si stanno punzecchiando? Riesci a sentire?”
“Sembra...” e stringe gli occhi come se si stesse concentrando per sentire meglio. “...non sono sicuro, ma sembra che stiano incoraggiando uno dei maschi a provarci con la ragazza al bancone.”
“E uno dei due accetta?!”
“Sì, uno di loro si alza e si avvicina a lei. Ci prova ma lei non vuole. Lui insiste..fin troppo, e lei alza la voce così sento che gli dice “lasciami in pace , non è serata!!”, ma lui...lui non si arrende e allora….”
“Allora che succede?!”
“Lo richiamo...mi intrometto... e gli dico di lasciarla stare, che è meglio se se ne torna dal suo gruppo di amici!”
“E lui? Ti dà  ascolto?!”
“Lui….lui….cazzo...” esclama stringendo ancora gli occhi come a voler mantenersi concentrato su quel ricordo.
“Calmati, Jensen. Respira. Stai andando alla grande. Torna a fissare il ragazzo, ora. Cosa sta facendo?!”
Jensen fa un paio di respiri profondi, senza mai aprire gli occhi per “non uscire da quel bar”, poi ritorna a raccontare.
“Lui non dice niente, sorride sprezzante. Si alza e invece di tornare dai suoi amici lui...lui...”
“Lui.. cosa?!”
“Lui viene a sedersi vicino a me e io penso voglia , come dire...rimettermi in riga!” fece ironico.
“Invece cosa fa?!”
“Ci prova….cazzo , ci prova con me! Quel moccioso ci sta provando!” esclama come se un ricordo sfocato fosse finalmente chiaro e nitido.
“Ci….ci prova con te, in che senso?!”
“Vuole rimorchiarmi...e anche se lo fa sottovoce è decisamente esplicito su quello che vorrebbe farmi  e farsi fare!!” commenta alzando le sopracciglia.
“Cazzo...” si trova ad esclamare Jared, istintivamente.
“Sì….anche io l’ho pensato.”
“Ok! Ok!!! che cosa è successo ? Che cosa gli hai detto?!”
“Che non era aria. Che doveva decisamente andarsi a farsi un giro per schiarirsi le idee e lui per tutta risposta mi ha afferrato per un polso e ha tentato di mettere la mia mano sul suo…sì, insomma...cioè...”
“Ho capito ...ho capito...c’è riuscito?!”
“No, sono fisicamente il doppio di lui, mi è bastato poco per liberarmi e fargli capire che doveva andare al diavolo. Lui m’è sembrato furioso e quando stava per andarsene ha spinto via il mio bicchiere di tequila facendolo andare in mille pezzi contro un angolo del bancone.”
“Gli altri, nel locale, si sono accorti del gesto?!”
“Sì, il barista lo ha ripreso. Gli ..gli ha detto che lo sbatteva fuori se non si dava una calmata.”
“Ok. Ora voglio che tu torni a fissare la ragazza al bancone.”
Jensen sembrò obbedire e Jared gli vide quasi girare lo sguardo come a cercare la ragazza.
“Lei….lei non c’è. Non c’è più!”
“Come non c’è più? Dov’è? Jensen dov’è la ragazza?!”
“Io...io….aspetta...ora ricordo….mentre il ragazzino ci provava con me, ho sentito il tintinnio della porta. Deve essere andata via. Lei...lei è uscita dal bar mentre io...io mandavo al diavolo quel moccioso!”
“Non sei uscito con lei?!” esclamò.
Allora perché diavolo sui rapporti c’era scritto che Jensen aveva seguito la ragazza?
“No, no…..io sono rimasto dentro. Sono uscito dopo che anche quei ragazzini sono andati via.”
“Dove sei andato, Jensen? Sei tornato a casa? Sei andato subito a casa?”
“Volevo farlo….volevo andare a casa. Quelle birre, la tequila e il resto avevano fatto effetto. Ma vedo… “
“Ma cosa?! Cosa vedi??” chiese ansioso.
“Sono davanti ad un vicolo...vedo qualcosa che si muove...sento dei rumori e...”
“Guarda bene nel vicolo, Jensen. Entra nel vicolo. Chi c’è? Cosa c’è?!”
E a quel punto Jared vede Jensen iniziare ad agitarsi, a sudare. Vede le sue mani che tremano e si aprono e si chiudono nervosamente.
“Jensen che cosa sta succedendo nel vicolo?! Chi c’è nel vicolo?”
“Ho la vista appannata, ma...ma vedo un corpo per terra e uno ...uno che lo sovrasta….cerco di mettere a fuoco la faccia ma non riesco, l’alcool...il buio. Allora gli grido “Cosa stai facendo??!”, lui...lui mi guarda...ma non riesco a vederlo in faccia. Ha la luce di un lampione alle spalle e non ...non lo vedo, ma il corpo a terra….quello … è quello  di una donna...sì, è una donna...vedo le scarpe con i tacchi.”
“Cosa succede, Jensen? Cosa fa quel tipo quando ti vede e si accorge che anche tu lo hai visto?”
“Lui si alza di scatto...sembra nervoso...e ….e sembra che si riassetti i pantaloni. Allora….allora capisco quello che stava facendo!”
“E cosa fai , Jensen?!”
“Quando vedo che il corpo a terra non si muove, gli grido che è un figlio di puttana e faccio per raggiungerlo..ma lui...lui scappa. Cerco di raggiungerlo...ma quando passo davanti al corpo a terra io….io….O Dio!!...”
“Che cosa c’è, Jensen? Cosa vedi?”
“Guardo la ragazza e vedo...vedo che è la ragazza del bar, quella che poi è andata via...lei è a terra. L’ha picchiata, il suo viso è sporco di sangue...ha la camicetta aperta, il suo….il suo reggiseno è spostato ...la gonna...ha la gonna sollevata e le sue ….dio!!...”
“Jensen, resta concentrato….”
“No...è orribile….Dio!!…. Come si può essere capaci di fare…..di fare una cosa simile...come...”
“Jensen dimmi cos’altro vedi??!”
“Le sue….mutandine sono strappate. Gettate poco distanti da lei…. E poi c’è sangue...c’è….Credo che sia stata….lei è stata...” cerca di dire, ma si mette una mano sulla bocca come se avesse la nausea.
“Ok! Ok!...Jensen abbiamo quasi finito. Voglio che tu resista. Voglio che tu mi dica cosa è successo dopo che hai trovato la ragazza??!”
“No...no….basta….”
“No!!” lo richiamò Jared mettendogli una mano sull’avambraccio in tensione stringendo forte, quasi come a volergli far sapere che in quel vicolo non era da solo. “Voglio che tu mi risponda. Dimmi cos’altro è successo dopo che hai trovato la ragazza nel vicolo??!”
“Ti prego….no...”
“Jensen, rispondimi. Che cosa hai fatto nel vicolo?!” ed ora era estremamente deciso e autoritario.
“Io...io….ho cercato di ripulirle il viso, ma non ...non avevo niente e ho usato le dita, le mani...i polsini della camicia….le ho chiuso la camicetta. Ho chiamato aiuto….ho cercato di tirarle giù la gonna e….e poi...non so...non so perché l’ho fatto….le ho messo vicino le mutandine...io….” e in quel momento tutto quadrava: il sangue sulle mani di Jensen, sui suoi vestiti, le sue impronte sulla camicetta e sulla gonna e anche sulle mutandine.
“Poi, cosa?”
“Poi ho sentito gridare. Qualcuno gridava verso di me , pensavo che mi avessero sentito e poi….poi mi sono ritrovato in una cella della prigione. La testa che mi faceva male, con addosso una tuta arancione e un avvocato che mi diceva quello che sarebbe successo. Che la polizia aveva le mie impronte sul corpo della vittima, che i miei vestiti erano prove d’accusa , che non avevo un alibi e che quindi ero messo male.”

Jared dopo che Jensen fece silenzio alla fine del suo racconto, non ebbe altro da dire. Era decisamente sconvolto. Altro che due soli testimoni, altro che essere uscito con la vittima.
Ce n’erano di cose per ribaltare quella storia assurda.

“Ok!” sussurrò e poi tornò a fissare Jensen che era ancora ad occhi chiusi. “Jensen, ora, respira e quando te la senti...riapri pure gli occhi. Abbiamo finito.”
Jensen respirò piano, un paio di volte e poi lentamente riaprì gli occhi, stringendoli appena come se fosse appena uscito da quel vicolo e la luce della stanza lo stesse abbagliando.
“Oddio…..non credevo di riuscire a ricordare tutto di quella sera. Come….come ci sei riuscito?!” chiese stranito.
“Trucchetti del mestiere!!” scherzò Jared. “Ma la questione è un’altra, Jensen.”
“Sarebbe?!”
“Che ti farò uscire da qui. Da uomo libero e innocente. Lo giuro!”
“Jared, non combinare casini. Non che io non apprezzi quello che stai provando a fare per me, ma se potessi non dire che io...” e tacque indeciso sul dire o meno quello che aveva in mente. “Senti...già all’epoca , il mio avvocato mi disse di tacere su alcune mie situazioni personali per non peggiorare la mia permanenza qui. Ormai ero finito, ero colpevole e allora….”
“Ma di che “situazioni personali” stai parlando? Che cosa ti hanno impedito di dire?” chiese stranito.
“Jared...io...io..”
“Cazzo, Jensen!!” sbottò irato il giovane. “Non è il momento di tenersi i segreti. Sputa il rospo!!”
“Sono gay, Jared.”
Jared per un po’ restò basito.
Quindi...
“Quindi quando hai nominato quel Michael che viveva con te...non intendevi che era un tuo coinquilino?”
“Magari!!” rispose sarcastico Jensen. “Io e Michael stavamo insieme da oltre due anni, ma poi ho scoperto che da mesi mi tradiva e allora l’ho mandato al diavolo!”
“E quel ragazzo nel bar poteva sapere che tu eri...”
“No..no...” lo fermò Jensen. “Non lo avevo mai visto in vita mia e credo che anche lui mi avesse visto per la prima volta, quella sera.” riflettè.
“E perché il tuo avvocato ti ha consigliato di tacere la tua situazione, chiamiamola così!?”
“Mi aveva detto che non me la sarei cavata date le prove contro di me. Io sapevo ormai che sarei finito in carcere e il mio avvocato mi suggerì di tenere la bocca chiusa su questo: “Non renderti peggio, quello che sarà già un inferno!”, questo mi disse e io, in quel momento, ero talmente sconvolto, che feci come mi disse!”
“Che figlio di puttana incapace!”esclamò furioso, Jared.
“Ma cosa...”
“Tra le tue accuse c’è la violenza sessuale. Quell’inetto di avvocato non ha pensato di dire alla giuria che eri gay?, che venivi fuori di una storia di anni e non da un semplice flirt?; sarebbe bastato questo a dare adito ad un ragionevole dubbio! Ad investigare meglio e a prendere strade diverse!!”
“Io...io...” e mentre Jensen cercava una qualche spiegazione a ciò che era stato fatto o meglio non fatto, vide Jared strabuzzare gli occhi e fissare interdetto qualcuno alle sue spalle.
Nessuno dei due, presi dal discorso in atto, si era accorto che la guardia carceraria ave aperto la porta poiché il tempo a loro disposizione era finito.
Jensen si voltò e con apprensione , vide che era un detenuto che aveva appena concluso il suo colloquio.
L’uomo, sorrise mellifluo e con aria soddisfatta e minacciosa al tempo stesso, sussurrò un poco raccomandabile : “Ma senti senti!! avevamo una principessa tra noi e non ne sapevamo niente. Ci sarà da divertirsi ora!!” e poi, venne spinto via dall’agente carcerario che lo scortava.
“Cazzo!!” esalò Jensen, tornando a fissare Jared.

Il giovane investigatore, dopo un attimo di smarrimento, tornò lucido. Ma prima…
“Chi diavolo le ha dato l’ordine di aprire quella cazzo di porta!” ringhiò verso la guardia.
“Il tempo era scaduto. Ho bussato per avvertire ma non avete interrotto il colloquio. Sono obbligato ad entrare al secondo avviso!” si giustificò il poliziotto.
“Si, ma non di certo a far assistere!!” replicò sarcastico indicando l’altro detenuto.
Poi, tornò a concentrarsi su Jensen.
“Ok!, ascoltami. Devi resistere per poche ore. Io corro via da qui, torno al mio ufficio e dal primo giudice che trovo mi faccio firmare una richiesta di isolamento urgente!”
“Jared, so badare a me stesso. Tu fa’ quello che devi, ma cerca di non...”
“Smettila di fare Gandhi con me. Se questa cosa spaventa me, non può non spaventare te!!” lo ammonì Jared. “Dammi solo un paio di ore! Chiaro!!!”
“Ok! Ok!” lo rassicurò grato, Jensen. 
Poi lo vide richiamare una guardia e intimargli che avrebbero dovuto metterlo in isolamento e che l’ordine scritto sarebbe arrivato a breve dall’ufficio stesso del Procuratore. La guardia gli aveva fatto cenno di assenso e poi per un attimo si ritrovò a pensare: “Dio!! se un anno e mezzo fa, ci fosse stato qualcuno a lottare per me, come lo sta facendo Jared ora!” e in quel pensiero si rese conto che Jared era già corso via.

Ma purtroppo le due ore non furono sufficienti e Jensen si ritrovò costretto al momento di socializzazione, cioè quando i detenuti vengono portati nella sala comune per “svagarsi”.
Una guardia richiamò Jensen dalla sua cella.
“Ackles, oggi ti tocca la libreria.”
“Ma non dovrei essere in isolamento?!” azzardò , alla guardia.
Questi lo squadrò e con aria indifferente, rispose: “Io non ho ricevuto ancora nessun ordine, quindi per quello che ne so, voi tutti gentili ospiti, siete tenuti a questo momento. Quindi….c’è un carrello pieno di libri che devono essere rimessi in ordine sugli scaffali.” ordinò indicandogli la strada da prendere. Jensen annuì soltanto e si avviò verso la sala di lettura.
Raggiunse il carrello e iniziò a sistemarli in ordine in base ai numeri. Dopo averne sistemati circa 5 o 6 , si ritrovò tra due scaffali. Fece per andare e la strada gli fu chiusa da un detenuto che dopo avergli sorriso mellifluamente, prese un libro e iniziò a sfogliarlo.
Jensen non gli si avvicinò ma decise di fare dietro front e uscire dall’altro lato , ma come fece per girarsi, un altro detenuto – quello della sala colloqui – gli chiuse l’altra uscita.
“Ciao , Principessa!!” ghignò questi.
“Non voglio guai, Simmons!” provò Jensen, sapendo che sarebbe stato comunque inutile.
“Guai?” ripetè ironico l’altro. “Noi vogliamo solo divertirci. Chi ha parlato di guai!?” rispose con tono innocente.
“Beh!! Non sono in vena di divertimenti in questo momento, quindi...” cercò di restare pacato , Jensen.
“..quindi, non ti offenderai se ci divertiamo solo noi!” e avanzando verso il biondo, proferì un  ben poco rassicurante: “Con te!!” e in quel momento , Jensen, lanciò uno sguardo all’altro detenuto che aveva alle spalle e che aveva visto aveva lasciato il libro e allora capì che doveva agire e anche in fretta. 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75