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Autore: AllenGyo    16/02/2020    0 recensioni
!Per chi non avesse visto o finito la terza stagione, vi avverto che all'interno della storia ci saranno vari spoiler.!
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Il 4 luglio 1985, Billy Hargrove sopravvive.
Ricorda poco.
Niente è più come prima.
Non lui, né la sua vita.
Con l'aiuto di due persone e non solo, proverà a lottare.
Max Mayfield lo sosterrà.
Steve Harrington lo aiuterà.
Scoprite la nuova vita di Billy Hargrove dopo la scampata morte.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Maxine Mayfield, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Billy non aveva mai passato così tanto tempo in camera sua prima d'ora. Era un adolescente con un peso sulle spalle, ne era consapevole, e proprio per questo tendeva ad infiltrarsi ad ogni festa (estiva o no che fosse) per poter dimenticare almeno per un paio d'ore il suo stato familiare burrascoso. Lasciava che le catene si sciogliessero in quei momenti di libertà: con una grossa quantità di alcol a ridurlo in uno stato pietoso, con svariate sigarette consumate in un tempo decisamente sbalorditivo e una giovane ragazza da poter corteggiare, magari. 
Per cui si ritrovò come perseguitato dalla sua stanza, ma prima di ogni cosa, la sua casa, dopo che fu dimesso dall'ospedale. Ma per Billy non sembrò essere cambiato molto, per via dei minimi spostamenti che era costretto a fare. 
Il giovane fu sorpreso dalla quantità di pensieri che molestavano il suo cervello fino a sfinirlo, nel tempo in cui restava da solo. Come miliardi di spine intente a perforargli il cranio. 
Era snervante.
Possessione, quindi? Possessione... sembra surreale, fuori dal mondo. Dal suo di mondo. Innegabilmente il suo mondo non era costruito per essere una favola vera e propria, ogni filo della sua vita l'avrebbe portato comunque a soffrire. Dunque, malgrado la sorpresa, parve capire già il suo destino. Fatto più di bassi che di alti, stentava a credere a come la fatalità gli volesse così tanto male.
Dopo aver salutato Max e Undici per lasciarle alla loro giornata tra donne, Billy avrebbe voluto conversare con Steve durante il viaggio che lo riportava a casa, ma gli fu impossibile. Era palesemente sconvolto: l'ex gelataio beccò il suo amico fissare il vuoto svariate volte, durante le pause per il semaforo rosso. Steve fu tentato nel parlargli, ma fu incapace di aprir bocca.
Non sapeva cosa dire o fare, poteva soltanto compatirlo.
Billy, steso sul suo letto, ripensò all'unica frase che il ragazzo gli rivolse:
"Voglio che tu sappia che non sei solo."  e la sua espressione non gli comunicò altro che comprensione. 
Il biondo non rispose, si limitò a stringere le spalle e uscire dall'auto: il passaggio era giunto a termine e Steve ripartì, lasciando che Billy sentisse alle sue spalle i rumori delle ruote diminuire fino a diventare silenzio.
Billy sospirò.
Aveva bisogno di consumare nicotina in quel preciso istante: assumere più veleno possibile e rilassarsi. Ma aveva consumato la sua scorta, lasciandolo a corto dal suo passatempo preferito.
Billy sospirò nuovamente, portandosi una mano tra i capelli ricci con fare irritato. 
Ripensò alle parole di quelle due ragazzine.
Posseduto, sono stato posseduto. 
Ho ucciso per mano di un essere a me sconosciuto.
Un demo-qualcosa mi ha inflitto queste dannate ferite, lasciandomi immobile per giorni.

E poi chissà cos'altro è successo, cos'altro ho fatto. La sua mente fluttuavacol capo appoggiato al muro, dirigendosi in qualsiasi direzione a lui scelta.
Ripensò ad Heather.
Al suo malessere.
Ad ogni -fottuto- secondo passato nella sua stanza.
Allo sguardo afflitto di Max, che fu come un saluto per il ragazzo, prima di uscire dalla casa di Hopper. Il suo sguardo lo seguì, prima che la porta potesse dividerli: Billy quasi si pentì di averla in qualche modo costretta a parlare. Quasi si pentì di aver forzato tutto all'ultimo minuto, in preda ad una crisi imminente. 
Ma quando gli occhi azzurri di Max scrutarono i suoi attimi prima, in cerca di un benessere in tutte quelle informazioni ricevute, allora capì che lo doveva a se stesso. Nel capirsi di più, nel comprendere chi fosse diventato per una settimana o di più. 
Si rinchiuse nel suo silenzio, nelle sue domande senza risposta, dimenticando il senso di colpa.
Lui ne aveva bisogno.
Nell'udire colpi alla porta, il flusso di pensieri di Billy si interruppe. 
Si accorse del crepuscolo all'esterno da i colori cangianti nella sua stanza, che diventarono sempre più scuri, avvertendolo delle sue ore trascorse a pensare, da quando si rinchiuse in camera sua. Non fece altro che ascoltare il suo di silenzio, non facendo altro che restare fermo disteso sul letto.
Arrestò la musica prima che un altro nastro si riavvolgesse, dando modo all'interlocutore dietro la porta di parlare e farsi sentire. 
"Sono Susan."
Hopper avrebbe riportato Max a fine turno come stabilito, mentre suo padre finiva le sue ore di lavoro. 
"Entra pure, Susan." acconsentì il ragazzo. 
La porta si aprì, lasciando che la figura della donna entrasse nella stanza. Lo sguardo di Billy la seguì, in attesa di sapere il motivo della sua visita.
Il loro rapporto non era nient'altro che un distacco naturale tra due persone estranee costrette ad abitare insieme. Un distacco realizzato da Billy stesso, incapace di considerare Susan più di un'estranea.
Aveva avuto una madre e non gli era andata bene. E per quanto si fosse forzato a dialogare più delle volte con lei, capì che il distacco tra i due era difficile da riparare, da oltrepassare. 
Non era facile notare quei piccoli particolari di colei che, seppur con un solo sguardo e svariati cenni, l'aveva visto crescere dopo i nove anni di età. Una donna che tollerava l'atteggiamento di un uomo violento nei confronti del figlio, una donna che proteggeva soltanto sua figlia, una donna che ha avuto il coraggio di sposare Neil Hargrove. 
Non provava rabbia nei suoi confronti, la capiva soltanto. 
"Spero di non aver disturbato." 
Billy negò con la testa, dandole così modo di proseguire il suo discorso. 
"Tuo padre è al telefono." informò la donna, mentre il ragazzo inarcò le sopracciglia perplesso. "Ha bisogno urgentemente di parlare con te, sembra turbato... non so.."
"Ha detto qualcosa?"
"No, nulla.." Susan sembrava confusa quanto lui. Detto quello, la donna si dileguò tornandosene in cucina, in attesa che il figliastro la seguisse e parlasse con suo marito.
Per Billy ci vollero due minuti per assimilare il tutto: suo padre era un uomo imprevedibile e preoccupante, capace di terrorizzare qualcuno col suo tono autoritario e duro. Quel qualcuno era suo figlio.
Si alzò dal letto, raggiungendo presto la cucina. Susan porse la cornetta al giovane, prima di sistemarsi nei paraggi e udire la conversazione. 
<< Pronto? >> 
<< Billy... >> la voce apparve titubante, come se non fosse sicuro al cento per cento di esprimersi. Il ragazzo avrebbe giurato che non era un atteggiamento simile di suo padre.
<< Dimmi, signore. >>
<< Nulla, volevo solo sapere com'è andata la visita medica. >> il ragazzo scacciò una risata, dandosi dello stupido per aver pensato al peggio. Susan lo scrutava con curiosità.
<< I medici hanno detto che potrò presto guidare. >> andò subito al dunque Billy, non aggiungendo sulle cicatrici: sapeva che a suo padre non importava ciò che non gli riguardava.
<< Bene. >> disse soddisfatto l'uomo, rimanendo poco dopo in silenzio. 
Perché chiamare per una simile sciocchezza? C'era modo e tempo per discuterne, e Billy fu costretto così a chiedersi quale fosse l'intenzione del padre.
<< Allora... >>  titubò nuovamente, << Sarò presto di ritorno. >> disse invece, chiudendo la linea.
La chiamata si interruppe, lasciando un Billy decisamente dubbioso.
Susan altrettanto, non capendo l'espressione del figliastro: "Dunque?" il ragazzo la guardò sbattendo le palpebre più volte, prima di esclamare: 
"Ha semplicemente chiesto come fosse andata la visita medica." chiarì. 
La donna annuì comprendendo, seppur non capendo perché mai suo marito fosse così preoccupato in chiamata per una visita medica, che in fin de conti sarebbe andata bene. Certo, si trattava sempre di suo figlio... ma Susan ebbe ugualmente dei dubbi.
"Be', nulla di grave quindi." 
La donna lo sperava. Neil non gliela stava raccontando giusta, ma perché mentirle così? E perché mentire addirittura a Billy?
"A quanto pare..." 
Il ragazzo posò la cornetta al suo posto, dirigendosi nella sua stanza con più dubbi di prima. Come facesse suo padre a sorprenderlo sempre non ne era a conoscenza.
Decise di mettere da parte quella strana conversazione, per non complicare ancor di più la situazione.
Ma una cosa la capì: c'era qualcosa che non andava.
Ma non capiva cosa.
Forse era davvero preoccupato per la visita... rise per i suoi stessi pensieri. Era impossibile.
Riavviò il registratore e alzò il volume.
Non gli importava cosa avesse per la testa quell'uomo.

*

Neil Hargrove, sempre nel suo ufficio, chiuse la chiamata dandosi del codardo.
Avrebbe dovuto dire a suo figlio del ritorno di sua madre.
Doveva metterlo in guardia, ma non sapeva come. Beatrice aveva trovato il numero del suo ufficio, chissà come, avvertendolo che si trovava ad Hawkins.
Non sapeva come gestirla, a distanza di anni..
Ma una cosa la sapeva: non avrebbe mai permesso a suo figlio di rivedere Beatrice.

*

Lo sceriffo Hopper suonò il campanello di casa Hargrove, con Max a lato, dopo aver concesso alle ragazze di parlare incessantemente per un quarto d'ora durante il tragitto. L'uomo si chiese come potessero avere ancora argomenti dopo un pomeriggio passato insieme, ma d'altronde erano pur sempre ragazzine in piena adolescenza, un qualcosa su cui parlare la trovavano sempre.
La signora Hargrove aprì la porta, sorridendo all'uomo al fianco di sua figlia, non prima di ringraziarlo di aver riportato quest'ultima a casa come concordato.
"E' sicuro di non voler entrare, sceriffo?" chiese la donna, portando sotto braccio Max. 
"Sì, ma grazie per la richiesta, facciamo una prossima volta." 
Jim sorrise alla ragazzina e alla madre prima voltarsi e dirigersi verso l'auto. Fu interrotto però dalla stessa voce delicata:
"Può restare a cena, se vuole, vostra figlia ne sarebbe contenta." offrì Susan, sempre con un sorriso smagliante sul volto. 
Hopper sembrò titubare un attimo, confuso sul da farsi, quando prese la palla al balzo e accettò l'offerta: stanco dal turno avrebbe dovuto cucinare per due persone, e gli doleva ammetterlo che non aveva assolutamente voglia. "La ringrazio." 
Ritornò ugualmente indietro per informare sua figlia e parcheggiare in un posto più sicuro che sul ciglio del marciapiede. Undici fu entusiasta di cenare e passare altro tempo con la sua amica Max, difatti non ci pensò due volte di scendere dall'auto e correre subito all'interno di casa Hargrove.
"La ringrazio, signora Hargrove." disse la ragazzina timidamente. Le era stato insegnato da suo padre Hopper, ricordandole che le buone maniere erano importanti per la vita quotidiana. 
Non si erano mai frequentati prima d'ora, per via delle regole ferree di Jim che tenevano lontana Jane da qualsiasi altro essere umano ignoto, per paura che potesse rivelare i suoi poteri per un'imprudenza dettata dalla sua età. Ma Undici non era più una bambina. E ad Hopper non passò inosservato ciò.
Jane, come tutto il resto del gruppo d'altronde, ne aveva viste tante. Con un potere da tenere a bada, esserne responsabile su ogni movimento, non era facile per una ragazzina che stava avendo una vita come si deve da poco.   

Billy fece la sua comparsa dieci minuti dopo; Max aveva ripetutamente colpito la porta per informarlo che avevano ospiti a cena e che aveva bisogno d'aiuto per apparecchiare la tavola. Billy inizialmente non capì chi fossero gli invitati, ma dalla felicità evidente della ragazzina capì che erano suoi conoscenti. 
Nel vedere lo sceriffo Hopper in soggiorno, il ragazzo trasalì. Si fermò di colpo, sperando che il suo atteggiamento da pagliaccio potesse passare inosservato. Jim era un uomo grassoccio quasi da far paura, -o senza il quasi-. Questo genere di persona intimoriva Billy a tal punto da rendersi ridicolo, come se non sapesse minimamente cosa fare e come comportarsi. Ma Jim non era tutto aspetto, poiché possedeva un cuore grande e buono. Era solo una copertina da duro, e pure le sue cicatrici sul viso accentuavano la sua apparenza, ma il suo carattere dolce lo donava ai più fidati.
"Buonasera, sceriffo Hopper." salutò Billy, schiarendosi la voce. Undici gli stava accanto e lo guardava con i suoi occhi da cerbiatta: il flashback della conversazione avvenuta ore prima sembrò comparire per entrambi. Il biondo ricambiò il suo sguardo, notando come la ragazzina fosse silenziosa vicino al padre. I suoi occhi esprimevano un sentimento, un qualcosa che Billy non riusciva a capire fino in fondo.
Che fosse dispiacere? 
La ragazzina evidenziava segni di dispiacere nei suoi confronti. Avrebbe voluto dire: "Tranquilla, sto bene." ma lasciò semplicemente perdere. Si limitò ad un cenno, un saluto, e si rivolse a Max.
"Tu prendi le posate, io mi occupo dei piatti."
Max annuì, dirigendosi in cucina per fare ciò che aveva richiesto il fratellastro.
Seppur avessero passato del tempo insieme alla serata film, Billy non trovò modo di riuscire a comunicare con gli ospiti. Non era facile iniziare una conversazione, soprattutto con un uomo di potere. 
"Aspetta, Billy-" prima di lasciar da soli gli ospitanti seduti sul divano, in attesa di cenare, Hopper frenò i passi del ragazzo, facendolo voltare nella loro direzione. L'uomo apparve leggermente timido, ma il suo sguardo trasmetteva gratitudine.
"Undici mi ha parlato del 4 luglio," cominciò alzandosi, avvicinandosi a Billy con passo non intimidatorio. "Mi ha detto che l'hai salvata... non ho avuto modo di ringraziarti personalmente. Grazie per aver salvato mia figlia." 
Billy gli si strinse il cuore al suon di quelle parole ricolme di riconoscimento. 
Aveva già ricevuto i ringraziamenti di Max e Undici, ma le parole di Hopper fecero un altro effetto al giovane. Sembrava fiero di lui, e nessun uomo lo era mai stato, neppure suo padre.
Proprio per questo non seppe cosa dire, si lasciò cullare dagli occhi dello sceriffo che si erano tinti di una dolcezza paterna che non aveva mai ricevuto. 
Jim non era un tipo sdolcinato, tutti ne erano a conoscenza, perciò quando le sue mani si poggiarono sulle spalle di Billy, quest'ultimo si sorprese. Billy percepì la delicatezza in quel gesto, un gesto che in fin de conti non aveva mai percepito, un gesto inaspettato che riscaldò il cuore del ragazzo in men che non si dica.
"Ti sono debitore." 
"Non mi deve nulla, signore, davver-"
"Chiamami Jim." l'uomo gli sorrise, interrompendo il contatto subito dopo. Billy sentì ancora la sensazione delle sue mani, malgrado Hopper si fosse già allontanato.
Non sarebbe stato facile chiamare per nome uno sceriffo, ne era consapevole, ma ci avrebbe provato in qualche modo. Non si sentiva ancora all'altezza di prendere quella confidenza, nonostante gli fosse stata concessa.
"Vai, adesso aiuta tua sorella." lo spinse scherzosamente verso la cucina, Billy ridacchiò divertito, annuendo subito dopo. Undici non aveva mai staccato gli occhi da lui, all'opposto: guardò la scena silenziosamente, sentendosi allo stesso tempo colpita da essa.
Suo padre era un uomo buono.
Ed era felice che donava bontà a colui che ne aveva più bisogno.


Neil Hargrove tornò a casa decisamente agitato, con l'intenzione di parlare col proprio figlio sulla donna che anni fa chiamava madre. Non sapeva, però, come cominciare. 
"Dobbiamo parlare di tua madre."

"C'è qualcosa che devo dirti."
"Voglio che mi ascolti attentamente, perché sto per dirti una cosa importante..." 

Niente da fare.
Non aveva coraggio.
Susan gli si parò davanti, dopo che si accorse del suo arrivo, salutandolo con un grazioso bacio prima di avvertirlo che avevano ospiti.
"Ospiti? Quali ospiti?" chiese sorpreso l'uomo, fissando la moglie con altrettanta sorpresa.
"Lo sceriffo Hopper e sua figlia Jane." chiarì la donna. 
"Perché? E perché non ne sono stato informato?" scattò.
Susan restò in silenzio per il tono infastidito usato del marito, non sapendo come rispondere. Indietreggiò di due passi, sperando che Neil non si accorgesse del suo viso intimidito. 
"Pensavo non ce ne fosse bisogno."
Risposta sbagliata.
"Sai che devo essere avvertito, sempre." disse con tono minatorio, avvicinandosi alla donna. Susan distolse lo sguardo, "Me ne ricorderò." per poi dirigersi in cucina.
Susan deglutì scacciando le lacrime. 

 

La cena fu naturalmente ottima, grazie alla dote culinaria di Susan acquisita col tempo. Rimasero a parlare al termine dell'ultimo piatto, coinvolgendo gli ospiti con un dialogo creato da Susan stessa. 
Si interessò del lavoro arduo dello sceriffo, sostenendo di non aver mai parlato con un uomo in divisa prima d'ora e di quanto fosse difficile dover cercare di tenere a bada la città. 
Neil, al contrario, rimase in silenzio, fissando svariate volte il proprio figlio.
I suoi piani avevano cambiato rotta. Aveva deciso: non gli avrebbe detto assolutamente nulla. Non ne aveva bisogno. Si sarebbe occupato lui stesso di Beatrice, a tutti i costi.
Billy si sentì sorvegliato da quello sguardo autoritario (e perso) del padre. Gli bruciava la pelle, lo costringeva a fissare altri che non fosse lui.
Ripensò alla chiamata avvenuta, a come si fosse comportato in modo decisamente strano, e come stesse continuando a casa... suo padre aveva qualcosa in sospeso con lui, e ne aveva paura.
Ma Neil non fu l'unico a guardare: Hopper scrutò l'uomo e Billy con varie occhiate, cercando di scovare qualcosa di strano. Ma era già piuttosto tardi, l'orologio segnava le nove, e domani gli toccava un altro turno da sopportare. Jim disse alla propria figlia di andare.
"Grazie per la cena, signora Hargrove, e per l'ospitalità." ringraziò Undici alzandosi, in contemporanea con suo padre. Jim fece lo stesso.
"Ma di nulla, figuratevi." disse la donna.
Neil parlò: "Accompagnali alla porta, Billy." 
Hopper inarcò le sopracciglia. Billy si alzò, "Certo, padre."
L'uomo in divisa rimase interdetto sul posto, turbato da tutta quella formalità da parte del ragazzo. Neil Hargrove lo fissò soddisfatto. Max ringhiò.
Undici, spettatrice della scena, trattenne l'impulso di usare i suoi poteri contro quell'uomo. Lo aveva visto nei ricordi di Billy il tipo di padre che era Hargrove. Un uomo maligno. Sperò che un giorno pagasse tutto il dolore che aveva inflitto a Billy e non solo a lui.
Lo sperò di vero cuore. 
Si avviarono all'entrata, Billy sospirò.
Jim mise una sigaretta sulle labbra, sotto lo sguardo attento del ragazzo che aveva assolutamente bisogno di fumarne una.
"Mi ci vorrebbe proprio una sigaretta al momento." aprì la porta nel mentre, "Arrivederci, sceriffo Hopper, è stata una piacevole serata."
"Tu fumi, ragazzo?" gli chiese, sempre con la sigaretta che tentava di accendere con l'accendino.
"Sì." 
Gli porse una sigaretta dal pacchetto dopo la risposta, "Tieni." il giovane lo ringraziò. "Qualsiasi cosa succeda, Billy, chiamami." 
A Billy mancò un battito, quasi non si accorse di un biglietto che gli stava porgendo Hopper. Era il suo numero.
"Non succede nulla, signore." 
Gli amici non mentono, Billy. pensò Undici.
L'uomo lo guardò, scrollando le spalle, "Andiamo Undici. Ciao Billy, mi ha fatto piacere rivedere te e Max." 
Il ragazzo chiuse la porta poco dopo, nascondendo il biglietto nelle tasche dei suoi jeans.

 

 

L'indomani, dopo un'altra notte insonne, bussarono alla porta della sua stanza. 
"Billy, è pronta la colazione! Mamma ha fatto pancake per colazione." 
"Sto arrivando, Max!" gli urlò di rimando, indossando pantaloncini in fretta e furia. Ma la ragazzina era già andata via, non aspettando risposta da parte del fratello.
Suo padre era andato a lavoro in anticipo quella mattina. Accadeva di rado, e il ragazzo sentiva una pressione in meno addosso. Sospirò di sollievo, dirigendosi in cucina per godersi la sua beneamata colazione.
"Buongiorno, Susan." 
"A te, Billy." gli porse il piatto di pancake con sopra sciroppo d'acero, dandone uno anche alla figlia accanto a lui. 
"Grazie." dissero sincronicamente i fratellastri. 
 

 

...
"Che cazzo ci fai tu qui?!" la donna bionda se ne stava dinanzi alla porta principale dell'edificio dove lavorava Neil Hargrove, a braccia conserte. 
L'uomo la raggiunse a passo svelto, guardandosi intorno sperando che nessuno li notasse per non spargere la voce del loro incontro. Era visibilmente incazzato, Beatrice lo vedeva attraverso gli occhi duri dell'ex-marito, ma non ne aveva più paura.
"Son qui per vedere mio figlio, Neil." 
L'uomo rise schernendola, "Credi davvero di avere ancora diritto su di lui?" 
"Lo credo eccome, sono sua madre."
"L'hai abbandonato, Beatrice." 
La donna respirò infastidita, in preda ad una crisi di nervi: "Adesso sono qui, Neil." 
"Voglio che tu te ne vada da Hawkins, Beatrice. E voglio che tu stia lontana da lui." 
"Stava morendo, per l'amor del cielo!" urlò la donna. Vari sguardi si posarono su di lei, ma le scivolarono addosso. Neil, al contrario, sentiva la pressione addosso . "Tu avevi il mio nuovo numero, lurido bastardo, potevi dirmelo!"
"Questi non sono più fatti tuoi, oramai." 
Fece per andarsene, ma la bionda lo fermò: "Che tu lo voglia o no, io vedrò mio figlio." Neil la fissò, socchiuse gli occhi provando ad intimidirla: "Non so come tu abbia fatto a trovarmi, Beatrice, ma sai anche tu che la scelta giusta è tornartene indietro." la donna indietreggiò: "Billy ti odia a morte, Beatrice." 
"Non è-" 
"Billy ti odia." ripeté, allontanandosi di scatto. Aveva già chiarito, bastava solo una singola reazione di cedimento della donna a compiacerlo adesso.
Ma non ricevette nessun indebolimento.
"Ne sono consapevole." lo sguardo della bionda provò a sfidarlo: "Ma so per certo che odia anche te. Questo mi mantiene in vita."
...

 

Billy, con l'incarico di sorvegliare i ragazzi, sgranocchiava varie patatine per ingerire qualcosa prima di pranzo. Steve aveva lo stesso compito, essendo un baby-sitter a tempo pieno da ormai qualche anno. Era esilarante vederlo impazzire appresso ragazzini ormai adolescenti, per Billy era una visione grandiosa. Rendeva la giornata più divertente.
"Ancora devo capire come tu abbia fatto a convincermi a fare il baby-sitter." esclamò il biondo, ingerendo il resto della patatina rumorosamente. L'amico sbuffò, rubando una patatina dal pacchetto di Billy.
"Perché ami i bambini, no?" il tono ironico fece ridere il ragazzo. Cominciava ad adorarli davvero, ma non pensava di dover passare un'ora a vederli giocare a D&D (per felicità di Will). La cosa era ancora nuova per un ragazzo vissuto in pieno isolamento. 
Era così diverso.
Niente alcol, solo patatine e popcorn nella cantina di Mike.
Nessuna massa di giovani ubriachi marci o drogati si aggirava per caso. 
Non c'era nessuna festa.
Solo due adulti e sei adolescenti.
"Devo proprio trovarmi un lavoro." si lamentò Billy, lasciando fuoriuscire un sospiro pieno di esasperazione. Almeno non sono a casa... pensò.
"Io e Robin andremo a cercare lavoro questo pomeriggio. Vuoi unirti a noi?" propose Steve. Sotto sotto Harrington non vedeva l'ora che i due suoi amici (coetanei, diciamolo) si conoscessero. 
"Robin, eh?" domandò malizioso Billy, ignorando le sue stesse sensazioni. Tra gelosia e nausea, Billy sperava, in cuor suo, che alla fine tra i due non ci fosse nessun interesse amoroso. Sembrava patetico nel fingere, ma a quanto pare Steve non si accorgeva della recita.
Il ragazzo in risposta rise debolmente, lasciando Billy smarrito da quell'atteggiamento.
"Non sono il suo tipo, e lei non è il mio." 
Fu più confuso di prima.
"Cosa c'è?" 
"Nulla nulla." tagliò corto, rubandogli tra le mani il pacchetto di patatine. Billy se lo lasciò rubare, sentendo il suo stomaco alleggerirsi istantaneamente. 
"Mh... comunque," riprese il discorso precedente, "Ti va o no?" mise in bocca una patatina, guardandolo in attesa di risposta.
"Perché no." disse Billy alzando le spalle, accettando la proposta. 
Doveva trovare lavoro al più presto. 
E avrebbe accettato qualsiasi aiuto.
"Bene, allora, ti passo a prendere oggi pomeriggio alle tre." mise al corrente Steve.
Non erano poco lontani dal gruppo, ma abbastanza da essere tranquillamente ignorati come se non esistessero. Impegnati nella gara, Billy e Steve erano solo spettatori, col compito di restare in silenzio e non disturbare l'importante torneo tra amici. 
In conclusione... in quel momento esistevano solo loro due. 
Si guardarono in silenzio, lasciando che la conversazione passasse in secondo piano.
Si sorrisero a vicenda.
Gli occhi di Billy parvero come una giornata piovosa per Steve. 
Gli occhi di Steve parvero come una giornata autunnale per Billy. 
La pioggia si adagiava sulle foglie secche marroni, scivolando sempre più giù... fino a toccare il suolo.
Strano come l'autunno imminente tra un mese e l'altro fosse presente tra loro.
"Accettate la sconfittaa!!" urlò qualcuno del gruppo, ma Billy non capì chi.
Il momento si spense, l'autunno era scomparso, lasciando l'estate tra quelle mura.
Billy ne sentì la mancanza.
... Anche Steve.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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