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Tu
sei uno che corre troppo per me, Crowley.
Una frase che può
significare tutto… e non voler dire
niente. Le luci rosate di Greek Street non riescono a rasserenare
l’abitacolo
della Bentley, come se l’auto comprendesse la
serietà del momento, lasciando i
suoi passeggeri nella semioscurità. Non
c’è spazio per la gioia in questo
momento. Un angelo e un demone, due amici, due compagni di vita, si
guardano
negli occhi per qualche secondo. Azraphel è il primo a
distogliere lo sguardo,
come se le sue iridi cerulee fossero incapaci di sostenere il peso
della
propria affermazione, come se volesse nascondere l’ansia e il
rimpianto sul suo
viso. Anche Crowley abbassa lo sguardo, gli occhi nascosti dalle lenti
scure.
Eppure il suo stato d’animo è chiaro: i suoi
pensieri si leggono sulle sue
sopracciglia aggrottate, sulla bocca sghemba, sulle mani contratte sul
thermos.
TAC
Le parole che gli si attorcigliano in
testa gridano nel suo
silenzio. Il demone Crowley ha sempre la risposta pronta: che sia una
battuta
sarcastica, una rassicurazione o un’altra domanda, Crowley ha sempre qualcosa
da dire. Eppure…
silenzio.
TAC TAC TAC
Dove ha sbagliato stavolta?
È per qualcosa che ha detto? …
Perché gli ha chiesto quel benedetto favore?
-
Ahem…
Crowley?
Un sussulto. Un lieve movimento di
spalle, come di chi si
aspetta una bastonata. Fisica o verbale.
-
…
Sì, angelo? Hai altro da dire, o…
-
No!
Cioè, sì, ma non… ah, se potessi, ma
io… il
momento non è giusto, la… oh, disdetta, non
riesco a uscire!
Azraphel cerca di lisciare il tessuto
dei pantaloni, se non
altro per tenere a bada il tremore della mano, mentre
l’altra… qualcuno direbbe
sia quasi artigliata alla maniglia della portiera. Ma quel qualcuno
evidentemente non sa nulla di angeli, o di questo angelo in
particolare, perché
altrimenti saprebbe che Azraphel non avrebbe mai un contegno
così poco angelico
e dignitoso, nossignore. Crowley finalmente
volta la testa per guardarlo, confuso.
-
In
che senso non-
-
Dannazione
Crowley, ho per caso balbettato? Non
si apre la portiera!
-
Ok,
angelo, calmati, respira, uno, du-
-
Sai
benissimo che non abbiamo bisogno di
ossigeno, Crowley, quindi chiudi il becco e fammi uscire di QUI!
Il tono quasi – un quasi
che aggiungiamo solo per lasciare
un minimo di dignità al Principato – isterico di
Azraphel comincia a
preoccupare anche Crowley che, spalancata la portiera con violenza
– evitando
per miracolo un passante – si scapicolla dall’altra
parte dell’auto, rischiando
di inciampare nei suoi stessi piedi.
-
Allora?
Mi fai uscire?
Crowley deglutisce a fatica. Gli
trema la mano.
-
Azraphel…
quando sei entrato in macchina… come
hai chiuso la portiera?
-
Come
chiunque altro, che domande! … forse ho
impiegato più forza del solito, devi capire, il thermos
e…
-
Più
forz- angelo, la portiera è bloccata! L’hai
completamente ammaccata, per forza non si apre! Qui ci vuole un fabbro,
o
almeno un piede di porco…
Dall’esterno, sembra che
qualcosa di orribile abbia
praticamente risucchiato la portiera verso l’interno
dell’abitacolo… o che il
guardiano dell’Eden abbia calcato un po’ troppo la
mano. Il metallo si è
addirittura fuso, le varie parti della portiera unite in un unico
pezzo…
qualcuno potrebbe dire arte, anche se ancora forse è un
po’ presto. Insomma, un
lavoro da saldatore professionista. Ubriaco, ma pur sempre
professionista.
-
È
BLOCCATA?!?
Azraphel batte le mani sul
finestrino, come un cane in un
trasportino; Crowley non ha cuore di dirgli che li aveva fatti lavare
la
mattina.
-
Oh
santo cielo, Crowley, non respiro non… sto
discorporando!
Ora. Il povero angelo ha passato una
giornata tremenda. È
più che plausibile che la sua reazione sia un po’
sopra le righe… a chi non
prenderebbe un attacco di panico se bloccato in auto con una persona
appena
fastzonata? Del resto, Crowley potrebbe perfettamente riportare con un
miracolo
l’auto allo stato originale… problema risolto,
giusto? E le cose sarebbero
anche andate così, se solo Azraphel, in preda
all’ansia, non avesse pronunciato
le paroline magiche.
-
CROWLEY,
AIUTAMI!
Se già
l’apprensione aveva cominciato a farsi strada nel
cuore del demone dal momento in cui l’amico aveva iniziato ad
alzare la voce,
quelle due parole, sei sillabe e quattordici lettere instillano puro
panico nel
Primo Tentatore.
-
ANGELO
CAZZO ORA TI TIRO FUORI DI LÌ, STAI- NON-
FOTTUTA PORTIERA DI-
Dopo qualche imbarazzante tentativo
da parte di Crowley di
aprire l’auto – apparentemente puntare i piedi
sulla portiera mentre la si
cerca di aprire non dà i risultati sperati –
mentre Azraphel cerca di
sventolarsi con una mano, la soluzione arriva di furia, come
un’anatra di
fronte a una baguetteria.
-
ANGELO,
SO COSA FARE! ALLONTANATI DAL
FINESTRINO!
-
Crowley,
cos-
BAM!
I riflessi da combattimento di
Azraphel gli permettono di
coprirsi il viso in tempo per evitare la pioggia di vetri esplosa dal
finestrino.
-
…
ACK! PORCA PUTT-
Nei film, spaccare finestrini a
cazzotti sembra sempre così
figo e semplice. Nessuno ti dice quanto diamine faccia male, anche se
sei
un’entità occulta. Crowley si morde il labbro per
trattenere un guaito di
dolore: la missione di salvataggio non è ancora terminata.
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OK,
FORZA ANGELO, AGGRAPPATI A ME!
-
Aspetta
che- COSA STAI FACENDO IDIOTA LASCIAMI
ANDARE!
-.-
Dalle ombre di Soho, il caporale
Shadwell fuma una
sigaretta. Davanti a lui, il figlio illegittimo di Al Capone e John
Lennon sta
cercando di trascinare una recalcitrante vittima fuori dal finestrino
di una
Bentley nera come la pece. Le urla dei due non attirano
l’attenzione di nessuno
– siamo a Soho, cosa vi aspettate? Solo il caporale,
spegnendo il mozzicone col
piede, quasi si dispiace per il povero pezzente caduto tra le grinfie
della
mafia…
-
ANGELO
NON TEMERE, CI SONO IO QUI! ORMAI SEI-
però smettila di contorcerti, sto cercando di tirarti fuori!
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Crowley
ti giuro non metterò più piede in questa
trappola infernale! CASCASSE IL MONDO!”
Lo vedremo, Azraphel, lo
vedremo…