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Autore: Il Moro    20/02/2020    1 recensioni
Zagor viaggia verso sud, diretto al grande raduno dei capi Cherokee. Tex sale al nord, all'inseguimento di un malvivente. Si ritrovano a passare nello stesso luogo, separati dall'abisso del tempo.
La fitta foresta sul fondo della valle appare antica, e silenziosa. Persino gli animali tacciono. Come per non disturbare. Eppure a volte, la notte, si possono udire dei sussurri sinistri...
Riusciranno Tex e Zagor a svelare il mistero de "La valle nascosta"?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Io dico che ci siamo persi.»
«D'accordo, pancione, forse questa scorciatoia non è stata una buona idea.»
«Ah! Allora lo ammetti!»
Zagor si ferma e gli fa cenno di tacere. Osserva la fitta foresta sopra e sotto di loro, attento, cercando qualcosa. Non sa cosa. Qualcosa fuori posto.
«Zagor, cosa c'è ade...»
«Ssh!»
Lo sguardo si perde tra le fronde degli alberi e le lontane cime degli Appalachi, offuscate dalla distanza. La foresta si estende a perdita d'occhio, sia verso valle che verso la cima della montagna. Si odono versi di decine di animali diversi, ma nessun segno di vita umana. Si ha l'impressione di essere soli al mondo.
Zagor chiude gli occhi, e sente la foresta. I suoni, gli odori, il vento sulla pelle: la foresta gli parla.
Rimane in ascolto per qualche minuto, finché Cico non si spazientisce.
«Embè?»
Zagor sbatte gli occhi, come riavendosi da un sogno. «Sì... scusa. È che...»
«Non dirmi che hai un brutto presentimento!»
«Ehm...»
Cico si copre gli occhi con la mano. «Oh, no! Di nuovo! Non è che potresti sbagliarti, una volta ogni tanto, con questi presentimenti?»
Zagor ride. «Non sarà niente, dai. Andiamo avanti, sento odore di fuoco.»
«Fuoco? Ma non vedo fumo.»
«Chi l'ha acceso non deve tenerci molto a rivelare la sua presenza.»
«Incoraggiante... Non è che senti anche l'odore di un arrosto sopra quel fuoco?»
«Ah ah, sei sempre il solito... andiamo a vedere, tanto è lungo il sentiero.»
I due camminano fino ad arrivare in vista dell'ingresso di una caverna. «L'odore viene da lì.»
«Sì, ora lo sento anch'io.»
«Cerchiamo di non farci sparare addosso.» Zagor mette le mani a coppa intorno alla bocca e chiama, a gran voce: «Ehi! C'è nessuno? Tranquilli, siamo amici!»
Deve ripetere l'appello altre due volte prima che una voce roca si degni di rispondere.
«Chi c'é?»
«I popoli del nord mi conoscono come Za-Gor-Te-Nay, Lo Spirito Con La Scure! Io e il Piccolo Uomo Dal Grande Ventre, che è con me, veniamo in pace!»
«Za-Gor-Te-Nay. Sì, si, ho sentito parlare molto di te.» Un indiano ormai anziano, probabilmente uno Shawnee a giudicare dai grandi anelli alle orecchie e al naso, esce dalla caverna per accogliere i nuovi venuti. È terribilmente magro, e ha l'aria stanca di chi ha avuto una vita difficile.
«Venite pure avanti. Venite, venite dentro. Condividerò volentieri il mio fuoco con voi.»
Lo Shawnee rientra nella caverna e Zagor e Cico lo seguono.
«Non è che avresti anche qualcosa da metterci sopra, a quel fuoco?»
«Ma, Cico! Un po' di rispetto!»
«Oh, Piccolo Uomo dal Grande Ventre, la tua fama è giunta anche fino a questa valle sperduta!» dichiara il vecchio. «Purtroppo, la mia età non mi consente più di cacciare. Vivo di frutta che mi viene regalata dalla foresta, di pesci pescati al torrente poco più a valle e del poco che le mie trappole riescono a catturare. Ma sarò comunque lieto di condividere con voi il pesce che ho preso ieri l'altro.»
Cico fa per ringraziare, ma Zagor lo sgomita, prima di sedersi accanto al fuoco. La caverna è ampia e alle pareti ci sono gli attrezzi e le decorazioni tipiche delle capanne shawnee, ma è anche molto umida.
«Assolutamente no, non abbiamo bisogno di cibo. Non dare retta al mio grasso amico, se i suoi denti fossero abbastanza duri mangerebbe anche le pietre.»
L'indiano ride di gusto. «Oh, quelle non mancano, in questa caverna!»
Cico si siede brontolando, accontentandosi di pescare l'ultimo pezzo di carne secca dal fondo della sua borsa e masticarlo lentamente.
«Il mio nome è Mongaela. Ho scelto di vivere quassù, isolato, dopo la morte della mia donna, ormai molte lune or sono. »
«Non capisco...» chiede Zagor.
Lo sguardo di Mongaela si fa sognante, malinconicamente perso in un passato che non tornerà. «Lei non era Shawnee, ma Seneca. Antichi odi ci dividevano, a quei tempi. Non venne mai accettata, finché decidemmo di vivere la nostra vita per conto nostro. Avevamo occupato una piccola valle, più giù, lungo le pendici di questa montagna... mi è dispiaciuto abbandonare la nostra capanna, dopo la sua morte.»
«E non potevi rimanere là?» interviene Cico.
«Eh... no. I wendigo sono stati più forti dei ricordi.»
Cico sbarra gli occhi. «Wendigo?!»
«Da quando sono rimasto solo le notti si sono fatte lunghe. Il respiro di una persona sola non è sufficiente a riempirle. Allora ho iniziato a sentirli.»
«Sentire... chi?»
«Sussurravano, tenendosi lontani, ma io li sentivo. Non sono mai riuscito a capire la loro lingua. Ma si facevano sempre più vicini, ogni notte. Molte volte mi sono alzato e ho imbracciato il mio tomahawk, pronto a combattere seppur tremante di paura. Qualche volta, li ho visti.»
Cico sente rizzarsi i capelli sulla nuca. «Oh, mamma... e com'erano?»
«Erano tanti, ma silenziosi. Non disturbavano gli animali notturni. Ma non potevano evitare di spostare i rami e le foglie. E le ho viste spostarsi, molte volte, anche quando non c'era un alito di vento. Li sentivo sussurrare nella foresta. Vedevo brillare i loro occhi e i loro artigli. A volte intravedevo la loro forma, di sfuggita, quando si spostavano da una zona d'ombra all'altra. Piccoli e su due zampe, ma veloci come gazzelle. Sono arrivato al punto di dormire di giorno, per poter vegliare di notte. Poi, una notte senza luna, ho sentito i loro artigli raschiare l'esterno della capanna.»
«Gulp!» Cico trasalisce, e cerca di fermare il battito dei denti infilandoci in mezzo le dita.
«Ho gridato, sfidandoli, anche se ero paralizzato dal terrore. Ma è stato sufficiente, e se ne sono andati. Non appena è sorto il sole ho raccolto le mie cose e ho lasciato la mia casa.»
«E perché non sei tornato dalla tua tribù?» chiede Zagor.
«Eh... questo vecchio è troppo orgoglioso e ostinato per tornare con la coda tra le gambe da coloro che aveva rinnegato. E poi, non dispero di riuscire a tornare là dove ho vissuto giorni felici, prima o poi. Se i wendigo sceglieranno di preferire un altro territorio di caccia. Ma temo che dovrò spostarmi ancora. Già da due notti ho ripreso a sentire i loro sussurri...»
Zagor appoggia una mano sulla spalla del terrorizzato Cico, per tranquillizzarlo, con il solo risultato di farlo scattare come una molla. «MAMMAIUT... Zagor, accidenti!»
«Ah, ah, stai calmo, pancione mio. È ancora giorno, e i wendigo non possono nuocerci.»
   
 
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