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Autore: Journey    21/02/2020    1 recensioni
Che cosa succederebbe se Lucifer e Chloe si fossero incontrati quand'erano ragazzi per poi perdersi di vista e ritrovarsi solo da adulti? E che cosa succederebbe se nei loro giorni di gioventù avessero avuto una figlia che hanno rincontrato solo dopo diciotto anni? In questa FF un po' AU, un po' OCC, e sicuramente What If? i nostri protagonisti si troveranno a fare i conti con questa nuova nuova situazione.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22


Il giorno dell’appuntamento con Matthew McMiller era arrivato. Lui la informò con un messaggio che era fuori che l’aspettava in macchina. Lei si guardò allo specchio. Indossava pantalone a vita alta a fiori che metteva in risalto le sue lunghe gambe snelle e un maglioncino azzurro che le finiva dentro il pantalone. Sulle spalle uno zainetto di cuoio. Non un filo di trucco sul viso e i capelli sciolti, ma ben pettinati, le ricadevano morbidi sulle spalle. Si guardò per un altro secondo prima di uscire dalla stanza. Chloe le diede un bacio e le premurò di non tornare troppo tardi. Lucifer, seduto sul divano cercò di aspettare che uscisse di casa per esprimere il suo disappunto. Faceva ancora fatica ad accettare il fatto che sua figlia potesse frequentare dei ragazzi e avere una vita sentimentale. Aveva chiesto alla detective e ad Abbi di non riferirgli il nome del suo accompagnatore per quella sera, altrimenti avrebbe avuto voglia di cercarlo e poi andare a prenderlo a calci o peggio. Quell’affermazione aveva fatto ridere le due. Quando la porta si chiuse, Lucifer scattò verso la finestra per andare a controllare la situazione, ma Chloe lo richiamò. Lui si arrese e, con la faccia da cane bastonato, tornò al suo posto. La detective lo raggiunse e si sedette accanto a lui, una gamba piegata sotto il sedere e l’altra penzolava fuori dal divano. Poggiò il gomito sulla spalla dell’uomo e con la mano gli accarezzava dolcemente i capelli guardandolo negli occhi. Sul suo viso l’espressione più soddisfatta e compiaciuta che Lucifer avesse mai visto. Quegli occhi, quei dannatissimi occhi verdi lo stavano guardando in un modo nuovo, come non l’avevano mai guardato prima. C’era qualcosa di magico in quello sguardo. Lo rapì completamente. Rimasero a guardarsi senza dirsi una parola per un bel po’ di tempo, fino a quando Trixie non gli distrasse.
“Lucifer! Lucifer!” lo chiamò la piccola.
“Che c’è, che c’è, piccola umana?” domandò lui distogliendo svogliatamente lo sguardo dalla donna che aveva davanti e alzandosi.
“Giochiamo a Monopoly?” gli chiese lei tirandogli la giacca.
“Ah”, esclamò lui a quel contatto. Le mani appiccicose di quella bambina gli stavano sporcando la giacca.
“Ti prego Lucifer!” continuò quella.
Chloe rise di gusto vedendolo scappare da Trixie che lo rincorreva attorno al tavolo.
“Va bene, va bene! Giochiamo a Monopoly ma tieni quelle mani appiccicose e i tuoi lecca-lecca lontani da me” esclamò fermandosi.
La bambina gli sorrise fiera del suo lavoro e corse a recuperare la scatola del gioco da tavola. Lo portò da loro e, dopo averlo posizionato sul divano, gli porse dei lecca-lecca. Lucifer la guardò scettico per un attimo, ma dopo l’ennesimo sorriso della piccola, prese una di quelle caramelle.
“Prima di cominciare dovremmo farci dei tatuaggi con i miei nuovi trasferelli. Sono bellissimi!” esclamò la piccola. Nonostante l’età, Trixie era una bambina molto sveglia e riuscì a convincere entrambi gli adulti a sottostare alle sue volontà.
 
Nel frattempo, Abigail e Matthew erano davanti al botteghino del cinema Starlight. Da quando era salita in macchina, la ragazza continuava a chiedersi perché avesse accettato di uscire con lui. Senza ombra di dubbio il suo cavaliere per quella sera era un bravo ragazzo, ma non le trasmetteva nulla, nulla che potesse anche solo lontanamente avvicinarsi a quello che le faceva provare Lucas. Lui, anche nel male, riusciva a farle provare qualcosa. Forse non stava dando a Matthew la possibilità di farsi conoscere. Quando lui si allontanò per andare ad acquistare i biglietti, lei prese un sospiro di sollievo. Per tutto il viaggio in macchina non avevano fatto altro che cercare di comunicare e di trovarsi d’accordo su qualcosa, finendo per essere in disaccordo praticamente su tutto.
“Ok, ecco i biglietti, il film comincia tra dieci minuti, entriamo a prendere qualcosa da mangiare?” domandò lui porgendole un biglietto.
“Va bene” rispose lei sorridendogli cordiale.
Proprio in quel momento, guardando di fronte, Abigail vide Lucas Fletcher e Karen Moore attraversare la strada. Immediatamente si girò e prese il telefono dalla tasca del pantalone. Cercò il numero della sua amica, per assicurarsi che fosse lei, e la chiamò. Ruotò giusto un po’ la testa per poter guardare se la ragazza che camminava a fianco a Lucas rispondesse al telefono. E lo fece.
“Dove sei?” domandò lei.
“In giro con un amico” rispose l’altra.
“In giro con un amico eh?” domandò “Che amico?”
“Eh... un amico. Ok, Lucas, sono con Lucas” confessò quella.
“E che ci fai con lui?” chiese fingendo curiosità, ma le stava ribollendo il sangue.
“Ehi Abbi, vieni?” domandò Matthew affacciandosi dalla porta del cinema.
La ragazza allontanò il telefono dal viso e coprì il microfono con la mano. Guardò il ragazzo che era già all’interno.
“Ti raggiungo tra un secondo” rispose mostrandogli il telefono.
“Va bene” disse l’altro sorridendole ed entrando.
“Allora, Karen? Che ci fai con lui?” domandò ancora Abbi riprendendo a parlare al telefono.
“Potremmo aver deciso di andare al cinema insieme” rispose l’amica.
“Al cinema? Per caso allo Starlight?” domandò lei irritata.
“Sì, come lo sai?” domandò l’amica.
“Perché è dove sono anche io! Sono all’appuntamento con Matthew e voi lo sapevate” esclamò a gran voce l’altra.
“Sì, è probabile che lo sapessimo” continuò l’amica.
“È probabile? È probabile? È esattamente così Karen!” esclamò lei con lo stesso tono.
Qualcuno le toccò la spalla e quando si girò Lucas e Karen le stavano davanti.
“Che diavolo ci fate qui?” domandò lei irritata.
“Lucas voleva” cominciò a dire l’amica.
“Lucas volava cosa? Lucas può parlare da solo” chiese lei incrociando le braccia al petto.
“Ok, è probabile che io fossi infastidito all’idea di questo appuntamento” disse lui timidamente mettendosi le mani in tasca.
Indossava dei jeans e una camicia bianca, le maniche alzate fino ai gomiti. Era tremendamente attraente. E, anche in quel momento, quel ragazzo le stava trasmettendo qualcosa, un’emozione. Rabbia, confusione e tanta, tanta curiosità. Perché l’idea di quell’appuntamento lo infastidiva? Era stato chiaro, non ci sarebbe mai potuto essere nulla tra loro. E, soprattutto, perché Karen si era lasciata trascinare in quella storia? Ok, forse quella domanda aveva già una risposta. Karen non riusciva davvero a restare fuori da questioni che trovava intriganti. Sentiva un irrefrenabile bisogno di immischiarsi nella vita degli altri, soprattutto quando quelle esperienze di vita erano interessanti abbastanza da poter diventare materiale per le sue storie. Storie che sapeva come raccontare, nessuno raccontava storie come lei.
“E perché mai?” domandò curiosa Abbi guardandolo intensamente.
Lui la guardò un attimo senza dire niente. Poi infilò le mani ancora più in profondità in quelle tasche strette dei jeans e si limitò ad alzare le spalle e a sorriderle.
Matthew McMiller uscì dal cinema con in mano due confezioni di popcorn, ma si fermò non appena vide Abigail impegnata in una conversazione con Lucas Fletcher e una ragazza che indossava una salopette di jeans e una maglia rossa della stessa sfumatura di rosso dei suoi calzini. Ma ciò che lo colpì di più fu il suo zaino a forma di gameboy. Si avvicinò a loro silenziosamente. La tensione si poteva tagliare con un coltello.
“Che succede?” domandò.
“Niente a quanto pare” rispose fredda Abigail per poi guardarlo e scusarsi per il tono.
“Detective Fletcher” disse Matthew salutando il suo superiore.
“McMiller” gli rispose lui facendogli un cenno col capo.
“Piacere Karen, Karen Moore” disse lei porgendogli la mano.
“Io sono Matthew McMiller” rispose lui stringendogliela e guardandola con curiosità.
“Sei molto carino” commentò la ragazza guardandolo negli occhi.
“Grazie, anche tu, molto. Cioè grazie” disse guardando velocemente Abigail, ma quella era impegnata a guardare Lucas.
“Forse dovremmo andare, a breve comincerà il film” disse la ragazza guardando Matthew.
“Ok” rispose Matthew sorridendo a Karen cordialmente in forma di saluto.
“No”, esordì Lucas.
“Come?” domandò confuso l’altro ragazzo.
“Questo appuntamento finisce qui” continuò Lucas.
“Che sta succedendo?” domandò Matthew.
“Niente, il detective Fletcher ha chiaramente battuto la testa da qualche parte” rispose Abbi.
“Ok, mi da fastidio che tu vada ad un appuntamento con un'altra persona” intervenne il detective.
“Ma per quale motivo? Sei stato chiarissimo, tra di noi non ci potrà mai essere nulla” domandò la ragazza.
“Dico che forse mi sbagliavo. Che non voglio che tu esca con lui o con chiunque altro, voglio che tu esca con me” confessò lui.
“Non penserai che io faccia quello che vuoi? Non sta a te decidere con chi debba uscire e non sta a te decidere quando e se dare una possibilità a qualunque cosa ci sia tra noi” disse Abigail infastidita.
“Quindi stai dicendo c’è ancora qualcosa?” la stuzzicò lui.
“Giuro che vorrei prenderti a schiaffi” disse lei stringendo i pugni e cercando di tenere a bada la sua forma oscura.
“Se ti fa sentire meglio, fa pure” disse lui porgendole la guancia.
“Ok, mi sento terribilmente a disagio” commentò Matthew allontanandosi da loro. “Forse è meglio che io vada” disse.
“Scusa McMiller, ma penso sia la cosa migliore” disse Lucas.
“Nessun problema, detective” rispose quello e si allontanò.
“Congratulazioni! Hai rovinato il mio appuntamento” sbottò Abigail.
“Dai, ti ho fatto un piacere. Così almeno adesso andrai ad un appuntamento con qualcuno che vuoi davvero frequentare. Me” rispose lui prendendole la mano.
“Ok, questo è il mio segnale. Ehi Matthew!” esclamò lei. “Aspettami, vengo con te” disse lei allontanandosi e lasciando Abigail e Lucas da soli.
 
“Perché non è ancora tornata?” domandò Lucifer scostando di nuovo le tendine e guardando fuori.
Chloe sorrise e lo affiancò. Prese il braccio del suo partner e lo poggio sulle sue spalle. Lui la tirò a sé per poterla stringere meglio.
“Dai, vedrai che rientrerà a breve” cercò di tranquillizzarlo lei guardando fuori dalla finestra.
Mentre cercava di calmare il suo partner, cercava di calmare anche se stessa. Si stava facendo davvero tardi e di Abigail neppure l’ombra. Le aveva chiesto espressamente di avvisarla quando usciva e, dopo quella notte in cui credeva stesse dormendo da Karen quando invece aveva passato la notte con un ragazzo, sua figlia non aveva più sbagliato. L’avvisava se faceva tardi, l’avvisava quando stava arrivando, le diceva dove andava e con chi. Era forte, per Chloe, la voglia di rintracciare il telefono della ragazza o di Matthew McMiller.
“Ah, non mi piace questa sensazione. È fastidiosa!” esclamò Lucifer lasciando la sua partner davanti alla finestra e cominciando a fare avanti e dietro nervosamente. La donna sorrise un attimo davanti a quella scena che trovava così dolce. E poi, si andò a sedere sul divano.
“Lucifer vieni a sederti. Abbi non arriverà prima se farai avanti e dietro”
“Sono nervoso, detective” rispose lui.
“L’ho capito questo, ma mi stai facendo venire il mal di mare. Ti prego, siediti” disse lei.
“Il mal di mare. Pff... il mal di mare! Siamo a terra detective” disse lui andando a sedersi.
La sua gamba, però, continuava a muoversi freneticamente aumentando l’ansia di Chloe che la fissava rapita da quel movimento costante e fastidiosamente ipnotico.
Il rumore delle chiavi nella serratura gli fece capire che la ragazza era rientrata. Si guardarono negli occhi allarmati e si mossero spinti dall’adrenalina. Non volevano far vedere alla ragazza che erano ancora in piedi ad aspettarla. Non volevano sembrarle degli sfigati, volevano che lei li trovasse interessanti, fighi.
“Shh” disse Abbi ridendo sull’uscio della porta.
“Shh” la prese in giro Lucas facendola ridere ancora di più.
“Sei un idiota!” esclamò lei a bassa voce ridacchiando.
“Tu sei bellissima” rispose lui.
Lucifer guardò Chloe inorridito. I suoi occhi stavano cambiando colore. La donna gli prese le mani e gliele strinse tra le sue guardandolo profondamente per cercare di calmarlo.
“Ok, basta, ora devi andartene” disse Abbi.
“Dai, ancora cinque minuti” continuò lui.
“Se i miei ti vedono, è la fine” disse la ragazza.
“Se tuo padre mi vedesse mi farebbe fuori” commentò quello.
“Non hai idea di quanto questo sia vero” commentò Abigail.
“Basta parlare dei tuoi. Dammi un bacio” disse Lucas avvicinandosi ad Abbi.
“Ma dopo vai via” si premurò di precisare lei.
“Se è questo che vuoi...” rispose il detective fingendo di offendersi.
“Non è quello che voglio, ma è la cosa giusta da fare. Abbiamo già sbagliato una volta, no?” disse un po’ sfregiante la ragazza.
“Per quanto ancora me la farai pagare per questa storia?”
“Oh non ne hai idea” rise lei.
“Scherzi a parte, Abbi. Voglio che tu sappia che ho detto una stupidaggine. Quella notte è stata importante per me e non posso proprio fare finta che non sia successo nulla. Penso tu lo abbia capito” disse Lucas.
“Sì, forse l’ho capito nel momento in cui ti sei presentato al mio appuntamento con Matthew per rovinarmelo” commentò lei.
“Se vuoi posso richiamarlo e farlo tornare qui. Nessun problema” disse l’altro.
“Sei un idiota” scherzò lei.
Lucas non le permise di aggiungere altro. La baciò delicatamente approfondendo a poco a poco quel bacio.
“Lucas, adesso vattene” disse lei conclusosi il bacio, allontanandolo delicatamente.
“Ok, un ultimo bacio e poi vado via. Questa volta per davvero” disse lui alzando le mani in segno di resa. La ragazza sorrise e lo baciò.
Nel frattempo, in soggiorno, Lucifer e Chloe si guardavano con occhi sbarrati. La loro bambina e il detective Fletcher? Finalmente la detective aveva la prova che cercava. La sua ipotesi era esatta o almeno, una parte della sua ipotesi era corretta. Quando sentirono il rumore della porta che si chiudeva, si sedettero velocemente sul divano, fingendo di dormire. La ragazza passò davanti alla stanza in cui c’erano i suoi genitori. Si fermò quando li vide e sorrise. Gli lasciò un bacio sulla guancia e andò a dormire.
 
Quando Abbi salì in camera, i suoi genitori aprirono gli occhi. Lucifer era furioso, i suoi erano rossi. Chloe gli prese le mani.
“Lucifer! Lucifer guardami” gli disse.
Lui la guardò, ma sta volta i suoi occhi non subirono alcun cambiamento, non tornarono al loro color nocciola.
“Fletcher! Io lo uccido quello!” esclamò irritato alzandosi.
“Luci, ti prego”
“Luci?” lui la guardò inorridito.
“No?” gli chiese lei leggermente imbarazzata.
“No! I miei fratelli mi chiamano così, se lo fai anche tu mi fai pensare a loro e non riesco a fare pensieri impuri su di te a quel punto” disse lui con ancora quell’espressione stampata in faccia.
Chloe rise pur essendo ancora imbarazzata, soprattutto a causa di quegli occhi che la scrutavano e che la penetravano.
“Lucifer vedi, è normale” disse la detective all’improvviso.
“Cosa?” domandò lui non capendo.
“Non puoi perdere la testa per quello che hai sentito prima tra Lucas e Abigail. Si vogliono bene, come ce ne vogliamo noi”
“Ah, si? Noi ce ne vogliamo?” domandò lui malizioso avvicinandosi a lei.
Il rosso dei suoi occhi si fece ancora più intenso e luminoso. Così luminoso che Chloe credette potessero accecarla.
“Ok, io penso di sì. Tu che pensi?” domandò lei sperando che l’uomo che avesse davanti riuscisse a dirle come si sentiva.
Lui immediatamente si fece serio e tornò al discorso precedente.
“Non importa quello che penso. Comunque lei è mia figlia, capisci detective?” disse.
“Sì che lo capisco, Lucifer” rispose quella un po’ delusa.
“Che hai?” domandò lui accorgendosene.
“Niente. Comunque, avevo ragione Lucas ha a che fare con il cambiamento di Abigail. Adesso ne abbiamo la certezza”
“Ah si?” domandò lui.
“Sì, dalla loro conversazione si poteva tranquillamente evincere che fosse lui quello con cui è stata quella notte, la notte in cui non tornò a casa.”
“Io lo ammazzo!” esclamò Lucifer.
“Pensavo fosse questo il motivo per cui ti fossi innervosito” disse Chloe.
“No, perché l’ha baciata. Ok, ora lo uccido. Ti giuro che lo uccido. Oh, sì che lo uccido” disse.
“Ma sta buono! Non faresti del male nemmeno ad una mosca, non ne sei capace” disse Chloe.
“Ehi non eri tu quella che aveva paura di me?”
“Ehi, dammi tregua, avevo appena scoperto che sei il diavolo”
“Sì, lo sono” disse lui avvicinandosi a lei pericolosamente.
Chloe era ancora seduta sul divano. Lui si abbassò per poterla guardare dritto in faccia. Il suo viso a pochi centimetri da quello della donna. La guardava intensamente, così intensamente da potersi perdere nei dettagli dei suoi bellissimi occhi chiari che lo fecero annegare nella loro profondità. Lei guardava i suoi, rossi, brillanti, ipnotici. La intimorivano e allo stesso tempo la intrigavano.
“So cosa vuoi fare”
“Ah si?” domandò lui.
“Mi stai tentando”
“Sono il diavolo, è quello che faccio” rispose lui serio.
Lei si morse il labbro inferiore. Lo catturò trai i denti fino a sentire sulla punta della lingua il sapore ferroso del sangue. Liberò il labbro trattenuto. Lucifer la stava guardando con desiderio. Vide la gocciolina rossa fuoriuscire dalla piccolissima ferita e, senza neppure avere il tempo di. Pensare a quello che stava facendo, catturò il labbro della donna tra le sue e la baciò. Lo stesso sapore ferroso passò sulle sue labbra. Quando aprì gli occhi lei lo stava guardando con un misto di timore ed eccitazione.
“Portami in camera” disse la detective a voce bassa.
“È questo che desideri veramente?” domandò lui con lo stesso tono.
“Non funziona con me, lo sai” rise lei contro le sue labbra tra un bacio e l’altro.
“Lo so, purtroppo”
“Ma sì, in questo momento tu sei tutto ciò che desidero veramente” confessò Chloe senza riuscire a guardarlo negli occhi.
“Sì”, disse lui sicuro.
“Sì?” domandò lei confusa.
“Sì, anche io ti voglio bene. Forse dire bene è riduttivo e odio parlare dei miei sentimenti ma...” cominciò a dire lui. Ma fu interrotto dalle labbra di lei che tornarono ad impossessarsi delle sue.
   
 
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