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Autore: ___Page    21/02/2020    1 recensioni
"So che vive al quinto piano con i suoi fratelli, che fa sempre le scale e che ha una faccia da schiaffi da premio Oscar. Lo so anche se non partecipo alle riunioni di condominio, perché comunque non è che ci vuole tanto a capirlo. Ha quel sorriso targato dentifricio sbiancante che potrebbe anche essere piacevole, se non si accompagnasse a quel modo di fare un po’ arrogante di chi sa di piacere e si crede irresistibile."
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*Questa fanfiction partecipa al Crack&Sfiga's Day 2020, indetto dal forum FairyPiece - Fanfiction&Images*
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ATTENZIONE: Fanfiction contenete coppie strane. Il Forum consiglia la lettura a un pubblico con un alto tasso di sospensione dell'incredulità. Può presentare tracce di latte e frutta a guscio.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Sabo, Yonji Vinsmoke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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SIX DEGREES
*I GRADO - YONJI*



 
Positività.
La positività è la chiave di tutto.
Sii positiva e le cose belle arriveranno.
Mi guardo allo specchio, ripetendomi queste parole in testa ma forse dovrei farlo ad alta voce, perché non sembrano funzionare molto bene. Un sospiro sancisce la fine del mio training motivazionale mattutino, mentre mi ravvivo i capelli prima di darmi un paio di schiaffetti sulle guance per ravvivare anche il resto.
Non che serva a molto ma in verità non sembro neppure così malmostosa come mi sento, complici le mie lentiggini che tirano del rosso nonostante io sia mora, e comunque è solo l'effetto della colazione ritardata. Non sono il tipo di persona che si abbatte oltre un normale dispiacere per un rifiuto ma dalla colazione possono dipendere le sorti della mia giornata e, conseguentemente, dell’umanità che mi circonda. E oggi ho in programma di godermi una bella giornata, con il sole, il tepore di fine inverno e i saccottini alla ciliegia con crema di Pur, che Yonji ha promesso di portare. E per i saccottini alla ciliegia con crema di Pur, vale la pena aspettare a mettere qualsiasi cosa nello stomaco.
Prendo un bel respiro e proprio in quella il cellulare bippa dalla mensolina del bagno e non mi serve neppure guardare per sapere che è arrivato, anche se poi controllo lo stesso perché non ha molto senso scendere e rischiare di rimanere giù ad aspettare come una scema solo per non guardare un messaggio. Abbasso la tendina, striscio il messaggio di Yon in modo che risulti letto e mi lancio un’ultima occhiata.
«Forza Ishley» mi sorrido con un cenno del capo.  
Infilo la giacca mentre già scendo le scale a passo svelto, la piccola tracolla che vibra di messaggi, sicuramente le ragazze che sul gruppo si saranno lanciate in una filippica a mia difesa. Cosa che apprezzo ma, onestamente, preferisco non stare a pensarci ora.
Salto via l’ultimo gradino con un piccolo balzo, ritrovandomi nell’atrio decorato di piante finte. È un bel palazzo, il nostro, ci si vive bene, tranquilli, senza grandi pretese. Tutti conoscono più o meno tutti ma senza stress o strane alleanze interne da scatenare alle riunioni di condominio, a cui comunque io ho la fortuna di non partecipare, essendo in affitto.
Ed è silenzioso.
Così silenzioso che il mio lieve salto rimbomba sulle pareti, neanche avessi rovinato a terra, prima che io possa farci niente quando mi accorgo, per altro, che l’atrio non è vuoto. E di tutti quelli che potevo incrociare, figuriamoci se oggi più di qualsiasi altro giorno non beccavo lui.
Non dovrei stupirmi, abbiamo a quanto pare orari più o meno simili, più sul mattino che sulla sera, e comunque per la legge dei grandi numeri sarebbe impossibile non incrociarlo mai, solo che in realtà, statisticamente, io lo incrocio abbastanza spesso.
So che vive al quinto piano con i suoi fratelli, che fa sempre le scale e che ha una faccia da schiaffi da premio Oscar. Lo so anche se non partecipo alle riunioni di condominio, perché comunque non è che ci vuole tanto a capirlo. Ha quel sorriso targato dentifricio sbiancante che potrebbe anche essere piacevole, se non si accompagnasse a quel modo di fare un po’ arrogante di chi sa di piacere e si crede irresistibile.
La cosa non mi infastidisce particolarmente ma è un tipo di carattere con cui non mi trovo e ammetto che mi ha sempre frenata dal provare ad approfondire la conoscenza, anche solo in termini di buon vicinato, e non per la motivazione, su cui si è fissata Perona, che in realtà lui mi attrae. Solo perché mi piacciono i biondi non significa che cado ai piedi di qualunque biondo, men che meno di questo biondo.
«Buongiorno Ishley»
«Sabo» lo saluto per educazione, mentre mi allungo a sbirciare oltre la vetrata, alla ricerca della green winch di Yonji che però ancora non si vede. E credetemi, quella macchina si noterebbe ovunque.
Sabo, dal canto proprio, controlla la posta e mi sono sempre domandata perché mai lo faccia al mattino. È un’abitudine peculiare e, forse, se fossimo in confidenza e io avessi il minimo interesse a intrattenere un rapporto di qualsivoglia natura con lui, glielo chiederei. Ma così non è, per cui…
«Bella giornata in programma?» domanda e io mi acciglio ancora rivolta alla vetrata prima di voltarmi e scoprire che mi sta osservando dalla testa ai piedi, dagli stivaletti con un filo di tacco al maglioncino nero sottile ma caldo, passando per la gonna lunga a righe. È un look che reputo tutto sommato casual ma so di averci messo più cura del solito, un po’ perché insomma, andiamo pur sempre al Mokomo Dukedom, un po’ perché volevo volermi bene e ci sono riuscita. Sabo però sembra colpito e a giudicare dalla sua domanda, sta forse pensando che sia un’occasione speciale.
«Lo spero» decido di rispondergli con sincerità, stringendomi appena nelle spalle. In fin dei conti mica mi ha detto niente di male, anzi forse voleva addirittura essere un complimento.
Lo stomaco mi si contrae e ondeggio appena sui piedi. Dov’è Yon? Ho fame!
«Ascolta Ishley…» torno a focalizzarmi su di lui e con mia sorpresa lo trovo appoggiato di gomito alla fila di cassette della posta, un’operazione per lui semplice essendo alto a occhio uno e novanta, gli occhi bassi. Solo il sorriso non schioda ma c’è qualcosa di fuori posto nella sua espressione. Sembra quasi in imbarazzo. «Mio fratello Ace, hai presente?»
«Ahm, lentiggini e narcolessia o fame pantagruelica?» chiedo per sicurezza. I loro nomi me li confondo a volte ma le facce le ho ben presenti, anche perché “lentiggini e narcolessia” secondo me ha un’oscena cotta per Perona.
Sabo rialza gli occhi, per un attimo sorpreso, e poi dal niente sbuffa una risata che mi suona così sincera da spiazzarmi. È piena, profonda, di petto, di quelle che vibrano dal cuore e io ondeggio di nuovo sui piedi, impaziente. Si sta facendo tardi, forse dovrei provare a chiamarlo anche solo per assicurarmi che sia vivo. 
«Lentiggini e narcolessia» risponde intanto Sabo, passandosi una mano tra le ciocche mosse e tornando a sorridermi. «Ha ricevuto da poco una promozione al lavoro e gli stiamo organizzando una festa a sorpresa e mi chiedevo se, sai, magari…»
Uno strombazzare dalla strada mi fa fare un salto alto così, nonostante venga filtrato dai finestroni ben fissati e so prima ancora di verificare di chi si tratta. Lancio un’occhiata alle mie spalle e trattengo a stento un sospiro quando lo vedo mezzo fuori dal finestrino della green winch, il gomito penzolante, un ghigno da schiaffi in faccia, gli occhiali da sole.
Il ritratto dell’arroganza in apparenza, al secolo Yonji Geronimo Vinsmoke, per me praticamente un fratello, dopo cinque anni di liceo in banco insieme e un inizio non esattamente amichevole. Ma tant’è che a un decennio dalla maturità siamo ancora come Bonnie e Clyde, rigorosamente senza la parte carnale della relazione, e non posso fare a meno di sorridere. Sì, sarà una bella giornata.
«Devo andare, Sabo, scusami» mi rigiro verso di lui e ondeggio per l’ultima volta sui piedi. Qualcosa nella sua espressione cambia di nuovo e di nuovo mi spiazza.
Shandia, oggi è proprio strano, chissà che gli prende.
«Allora buona splendida giornata, Ishley» si piega appena in avanti a sussurrarmi e, dopo un momento, mi accorgo che non ho ancora risposto e così mi sbrigo a fargli un cenno con il capo che significa sia “grazie” che “anche a te”.
Percorro l’ultima rampa quasi di volata ed esco nell’aria croccante e pungente delle nove, senza fermarmi finché non raggiungo la macchina e salgo.
«Hai così caldo?» è la prima domanda che mi accoglie, posta con sopracciglia aggrottate e annessa perplessità, da me subito imitata come uno specchio.
«No perché?»
«Sei rossa in faccia» mi avvisa richiude il finestrino e io porto una mano alle guance che sono effettivamente calde ma non c’è velo di sudore sulla mia pelle.
No, non è il caldo.
«Sarà stato lo sbalzo dentro fuori» decido di liquidare la faccenda e focalizzarmi su di lui. «Buongiorno sposino»
Adesso è lui quello rosso in faccia e, anche se mette su il suo cipiglio truce, so che è l’uomo più felice del mondo e mi fa tanto piacere che la prima persona a cui ha pensato per accompagnarlo a scegliere il completo, dopo che Reiju ha dovuto disdire causa imprevisto lavorativo irrimandabile, sia proprio io.
«Come stai?» domanda, ignorando di proposito il mio saluto, e da come lo chiede capisco che sa e, d’altronde, non mi aspettavo niente di meno. Non era come se volessi tenerglielo nascosto, ho solo scritto sul gruppo il mio sconforto e sapevo che comunque Pur glielo avrebbe detto.
Che poi, mica è morto nessuno,  
«Beh ecco…» faccio per rispondere con una profonda disamina del mio stato emotivo, reduce  dall’umiliante esperienza di ricevere delle picche lavorative dal mio ex, ma un sacchettino di carta mi viene sventolato in faccia, dirottando totalmente la mia attenzione.
«Saccottini?» domando speranzosa e Yon mi flasha con un ghigno prima di tornare a occhiare lo specchietto retrovisore mentre esce di sedere dalla strada.
Afferro il sacchettino e lo apro come se non mangiassi da settimane. Il profumo di confettura alle ciliegie mi pervade le narici ma è un anticipato sapore di crema pasticcera a solleticarmi le papille, cariche di aspettative.
Pudding è una dea della pasticceria. Questi saccottini rimetterebbero al mondo anche un morto.
«Ish?»
«Mh?» domando distratta dalla visione della sfoglia perfettamente dorata, che so essere fragrante senza neanche bisogno di saggiarla.
«Ma chi era quel tizio con cui parlavi?»
«Mh?» ripeto, ma stavolta riesco a risvegliarmi dalla trance culinaria, alzando lo sguardo verso di lui. «Oh, sì! È Sabo, un tipo del condominio. Conosco di vista, civilmente ci tolleriamo» gli spiego ma non ha l’aria convintissima.
«Davvero?»
«Sì» confermo un po’ sorpresa. Non è da lui interessarsi di uno sconosciuto. «Perché?»
«No niente. È per come ti sorrideva»
Sbatto le palpebre, un po’ interdetta. Per come mi sorrideva. Non mi sorrideva in nessun modo.
«Oh quello. Lo fa con tutti, non ci faccio più neanche caso» scrollo le spalle, prima di decidermi a infilare una mano nel sacchetto per estrarre una di queste piccole gioie. «Quindi, ricordarmi un momento, al Mokomo…?»
«Ci lavora un’amica di Sanji, una certa Nami. Ho chiesto espressamente appuntamento con lei. San giura che è bravissima ma sai com’è Sanji, quando si tratta di donne. A sentir lui sono tutte bravissime, bellissime, puntualissime…»
«Perché a sentire te no, vero?» gli rigiro la critica, sollevando scettica un sopracciglio.
Si irrigidisce al posto di guida, segno che è inorridito alla mia insinuazione, ma non può pretendere che dimentichi i suoi anni delle stronzate e di quanto saltava dall’una all’altra, finendo sempre col farsi spezzare il cuore, prima di riuscire a mettere la testa a posto. Si gira verso di me, pronto a protestare, salvo ritrovarsi un saccottino tra le labbra.
«Sì, sì, lo so che ora nel tuo cuore e nella tua mente e nei tuoi occhi c’è solo Pur. Lo sappiamo io, Pur, la tua famiglia, la sua famiglia, la mia famiglia, il portiere del tuo condominio, il cane del signor Woopslap, il signor Woopslap e forse anche quel tizio che ci incrocia camminando sul marciapiede» cantileno conciliante per poi lanciargli un sorriso di fronte a cui ormai so che mi perdonerebbe qualsiasi cosa. «Dai andiamo» lo incito accomodandomi con il mio saccottino finalmente tra le dita.
Diamo il via a questa splendida giornata.
     
  
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