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Autore: Harley Sparrow    21/02/2020    1 recensioni
Sequel di This is Us – Youth e di This is Us – Bond
Anno 1995/1996
Per Edmund, Frannie e Margaret inizia l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’ombra del ritorno di Voldemort si allunga silenziosa, e i ragazzi ne subiranno le conseguenze. Scopriranno presto che il mondo magico non è più quello di una volta.
Con la professoressa Umbridge più odiosa che mai, segreti da tenere nascosti, i rapporti fra le Case che si fanno più freddi, la fine di qualche amicizia e un’alleanza inaspettata, riusciranno i nostri eroi a superare i MAGO e a prepararsi alla vita fuori da Hogwarts?
*
[Dal capitolo IV]
«Usare incantesimi di Difesa?! Non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa. Lei si aspetta forse di essere aggredita durante la mia lezione, signorina…?»
«Oaks» rispose Laetitia.
Frannie fissò l’insegnante incredula. Non aveva mai sentito una castroneria simile, nemmeno dal professor Allock, e comunque a quei tempi sarebbe stato divertente. Ora non lo era, non lo era per niente.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Fred Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XXIII
 
LA RIVINCITA 


Non devo contraddire l'inquisitore supremo
Non devo contraddire l'inquisitore supremo
Non devo contr..
 
Mag gemette chiuse gli occhi più forte che poteva. Il dorso della sua mano era arrossato e iniziava a intravedersi qualche goccia di sangue. Odiava tutto questo, odiava la Umbridge e odiava sé stessa che si era ficcata in questa situazione.
 
...addire l'inq...
 
Tenne gli occhi serrati con un'espressione sofferente. Doveva farcela. Questa era la sua battaglia.
-Qualcosa non va?
Chiese Argus Gazza con un sorriso sadico, i piedi gonfi posati sulla cattedra avevano sporcato i fogli sottostanti.
-Tutto benissimo.
Rispose la ragazza, ma la voce non uscì potente e ferma come avrebbe voluto, fu più un bisbiglio sommesso e impaurito. L'inserviente sorrise, gli occhietti fissi su di lei, gli angoli delle labbra girati all’insù.
La punizione era iniziata da dieci minuti ed era già diventata quasi insostenibile. Questo avrebbe dovuto riconoscerlo alla Umbridge, i suoi metodi di tortura erano formidabili.
"Perché mi caccio sempre in queste situazioni assurde?"
Pensò, mordendosi il labbro per non pensare al dolore.
Sapeva di aver fatto bene a rispondere in quel modo, sapeva che il veto della donna sulla storia del novecento era censura bella e buona, sapeva di avere avuto tutto il diritto di ribellarsi, ma in quel momento la cosa le sembrava terribilmente stupida.
Mentre scriveva e la penna le solcava una grossa cicatrice, si ritrovò a fantasticare. A forzarsi di fantasticare. Se si fosse arresa, se avesse detto subito a Gazza che aveva capito, la fine del supplizio sarebbe arrivata subito, ma lei non aveva intenzione di cedere. Quello che la Umbridge cercava di fare aveva un nome, revisionismo storico, e ce n'era abbastanza nel mondo babbano perché lei potesse rischiare di lasciarlo insinuarsi nel mondo magico.
"Maledetta la mia testa dura.
Pensò, per poi rivolelgere la sua mente a Edmund per distrarsi. Immaginò il suo ragazzo che irrompeva nell’aula e la portava via in groppa a un ippogrifo. Magari, perché no, proprio l'ippogrifo che a suo tempo avevano aiutato a salvare.
Ma Edmund non sarebbe venuto a salvarla. Non sarebbe venuto nessuno. Aver risposto male alla Umbridge era una sua responsabilità, e lei doveva pagarne le conseguenze.
 
Non devo contraddire l’inquisitore supremo.
Non devo contraddire l’inquisitore supremo
 
Una lacrima le scivolò finalmente lungo la guancia, accompagnata da un gemito soffocato, e lei la asciugò svelta con la manica. Sarebbe stata una lunga, lunghissima serata. Guardò verso la sua cartella con espressione rassegnata. Quanto avrebbe voluto sentirsi chiamare allo specchio...
 
*
 
Quella giornata per Edmund era stata un vero inferno. Aveva cercato di non farlo capire a Margaret, ma le parole che Fred e George avevano usato a Natale per descrivere le punizioni della megera gli avevano reso la mattina insostenibile. Nell’istante in cui Margaret era sparita dietro la porta della Sala Comune per recarsi dalla strega, lui e Frannie avevano immediatamente deciso di dover fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Per una volta, fu Frannie a tenere la testa sulle spalle e pensare a come organizzarsi, prendendo il controllo notando quanto lui era andato fuori di testa. Edmund gliene fu grato e le si affidò ciecamente, mentre non riusciva a pensare ad altro che a Mag e a quello che probabilmente le stava accadendo.
Quando il ragazzo aprì circospetto la porta della vecchia aula di babbanologia, si ritrovò a ricordare a quando era stato lì dentro l’ultima volta. Allora l'unico pensiero che lo preoccupava era quello di fare tornare Lee Jordan a camminare su due gambe. Sorrise amaramente al ricordo. Sentì Frannie che lo spingeva leggermente sulla schiena per esortarlo a entrare, e lui lo fece. Non erano soli. Loro li stavano già aspettando. Due braccia dinoccolate lo strinsero e si sentì sollevare da terra.
-Ragazzi!
Sentì, e con la coda dell'occhio vide Frannie subire lo stesso trattamento, da due braccia identiche a quelle che avevano avviluppato lui.
-Quanto tempo!
Fred Weasley lo lasciò andare e fece qualche passo indietro, guardandolo.
-Avete davvero un'aria da schifo.
Commentò.
-Per fortuna ci pensiamo noi a risolvere la situazione!
Esclamò il gemello, accanto a lui.
-Grazie davvero, non avete idea di quanto sia importante per noi...
Sussurrò Frannie, dall'aria agitata.
Edmund annuì. Tirare fuori Mag da quella stanza era la priorità, al momento. Pensò che se le fosse rimasta la cicatrice come quella che Fred e George stessi gli avevano mostrato a Natale avrebbe dato di matto.
-Dobbiamo fare in fretta.
Sibilò Edmund, in tono mortalmente serio. I gemelli annuirono.
-Abbiamo pensato a tutto.
Lo rassicurò Fred.
-Hai fatto bene a chiamarci, Firwood.
Continuò George.
-Ne siamo molto onorati.
Risposero insieme, con una voce argentina. Frannie sorrise. Le erano mancati. Edmund aggrottò la fronte. Era grato per il loro aiuto, ma era troppo occupato a preoccuparsi per aver voglia di scherzare. Loro lo notarono, ma non fecero una piega, quello che fecero invece fu qualche passo di lato col loro solito fare teatrale, rivelando un baule di legno posato su un banco che sino a quel momento si era trovato alle loro spalle.
-Ta daaaa!
Esclamarono in coro.
-Cos'è?
Chiese Frannie, senza trattenere la curiosità. Anche Edmund aveva lo sguardo rapito, ed era la prima volta che aveva un'espressione diversa da quella di fidanzato in pensiero da quando Mag era andata in punizione. Si avvicinò lentamente e lo aprì. Al suo interno si rivelarono esserci quelli che sembravano due petardi di Filibuster e una bustina trasparente in cui si trovava un singolo, sospetto, cioccolatino al latte.
-Sappiamo tutto di queste punizioni.
Era impossibile ora che si erano spostati riconoscere chi aveva parlato. Chiunque fosse, guardò con amarezza la sua cicatrice sul dorso della mano. Edmund si irrigidì e Frannie trattenne il respiro. L'altro gemello prese parola.
-Si svolgono nell'aula di Difesa, alla fine delle lezioni. A supervisionare all'interno c'è Gazza, e davanti alla porta solitamente uno studente leccapiedi.
Fred, o George, disse le ultime parole con del disprezzo nella voce. Edmund e Frannie annuirono, e i due Grifondoro si guardarono facendo un cenno silenzioso. Il primo che aveva parlato sollevò il cioccolatino, stando attento a non stringerlo per non farlo squagliare.
-Uno di voi dovrà entrare nella stanza dicendo di dover fare una consegna a Gazza da parte della Umbridge. È un idiota, ci cascherà di sicuro. Poi gli consegnerà questo, è importante che lo mangi davanti ai suoi occhi.
L'altro indicò i petardi, gli si poteva leggere la convinzione in volto.
-Quello rimasto fuori dovrà contare cinque minuti esatti da quando il primo sarà nella stanza. Per questo è vitale che Gazza mangi il cioccolatino il prima possibile. Allo scadere dei cinque minuti, se l'infiltrato sarà stato bravo, l’incantesimo avrà fatto effetto.
-É un Sognosveglio Brevettato, corretto con un incantesimo confundus. Inizierà a fantasticare senza accorgersene. Il sogno dura trenta minuti. Allo scadere dei primi cinque, quello rimasto fuori dovrà fare partire questi, distraendo lo studente di guardia alla porta. Allora e solo allora Rosander potrà defilarsi.
-Quando Gazza si sveglierà, sarà confuso dall'incantesimo. Se lo abbiamo dosato bene, e credetemi, lo abbiamo fatto, penserà di essersi distratto e aver sognato a occhi aperti. Lo studente alla porta non avrà visto nulla, e così si convincerà che Rosander si è scusata, e di averla fatta uscire mentre era sovrappensiero.
-É importante che Rosander non esca prima dello scoppio dei petardi o incapperà nello studente di guardia. Bisogna comunicarglielo in qualche modo.
-A questo pensiamo noi.
Rispose Frannie, annuendo decisa. Edmund afferrò la bustina dalle mani di quello che sembrava George.
-Okay. Alla porta c'è la Parkinson, l'ho vista. La supererò in qualità di caposcuola. Solitamente fa quello che dico senza porsi troppe domande.
-Io mi terrò pronta con i petardi.
Confermò l'amica.
-In verità...
Sì intromise quello che aveva più l'aria di essere Fred,
-Sarebbe meglio che fosse Firwood a entrare nell’aula.
I due Serpeverde aggrottarono la fronte, confusi.
-E perché?
Chiese lei, cercando di fare mente locale e trovare un motivo plausibile per giustificare questa affermazione.
-Per Pevensie sarebbe più difficile spingere Gazza a mangiare il cioccolatino. Se le cose si mettessero male, Firwood potrebbe confonderlo senza dare nell'occhio.
Frannie alzò le spalle. Effettivamente Edmund avrebbe avuto bisogno di una bacchetta, sarebbe stato rischioso. L'altro gemello continuò.
-E poi Gazza è più suscettibile alle richieste delle studentesse, l’abbiamo testato con Angelina. E Firwood in questo sa essere, come dire, persuasiva.
Edmund fece una smorfia di disgusto.
-Ma che dici? Che schifo! Non insinuare mai più una cosa del genere! Merlino…
Esclamò in tono acuto, afferrandole un braccio senza neanche pensarci. Lei scoppiò a ridere.
-Stai calmo, papà! Da quel che ho capito dovrò solo limitarmi a sbattere un po' le ciglia.
Disse, scuotendo la chioma e sorridendo.
-Taci Frannie, non voglio nemmeno pensarci!
Protestò, chiudendo gli occhi. Immaginare l'amica flirtare con Gazza era come immaginare una delle sue sorelle. Improvvisamente sentì di avere la nausea.
-Vuoi aiutare Rosander oppure no?
Lo provocò Fred.
-Sì ma...
-Allora è deciso! È più sicuro così!
Concluse teatralmente George, alzando le mani al cielo. Edmund alzò gli occhi ma non replicò. Aiutare Margaret aveva la priorità al momento, ma evitò di figurarsi la scena alla mente con tutta l’energia che aveva.
-Vi dobbiamo un favore, ragazzi.
Disse invece Frannie, schioccando in bacio a George sulla guancia.
-Tutto per le nostre serpi preferite.
Rispose lui, facendo l'occhiolino.
-E per sabotare quella vecchia scopa della Umbridge.
Aggiunse Fred, con una punta di stizza. I due si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-Ora andate, noi abbiamo un impegno improrogabile.
Dissero all'unisono, con un tono più neutro e meno allegro del solito. Qualunque cosa fosse, sembrava importante.
I due Serpeverde si accomiatarono senza approfondire, del resto anche loro andavano di fretta, e si diressero verso l'aula di Difesa. Incontrarono pochi studenti, c'era come un'aria elettrica per i corridoi, come prima di un terremoto, quando i cani si mettono ad abbaiare e le persone avvertono un viscerale istinto a darsela a gambe e correre il più lontano possibile. Un brivido corse lungo le loro schiene, e si guardarono senza sapere cosa dire.
-Meglio aspettare un quarto d'ora. La punizione è iniziata da qualche minuto, se uno dei suoi migliori amici entrasse subito dopo sarebbe oltremodo sospetto.
Sussurrò Frannie, non appena furono dietro l'angolo che portava al corridoio incriminato. Edmund si affacciò per un attimo e sbirciò verso la porta. Pansy Parkinson aveva la schiena appoggiata al legno e un'aria annoiata. La spilla da prefetto brillava alla luce flebile che entrava dalle lunghe finestre. Fuori era nuvoloso, doveva fare freddo.
-Non mi piace.
Sussurrò il ragazzo, tanto piano che la compagna quasi non lo udì.
-Che cosa non ti piace?
-Tutto. Non mi piace che dobbiamo aspettare ancora. Non mi piace che Mag sia in punizione. Non mi piace che sia tu a dover entrare al posto mio. Non mi piace cosa hanno detto Fred e George prima che andassimo via. Non mi piace questo clima, e non mi riferisco solo al temporale in arrivo.
Frannie sospirò.
-Stiamo per liberarla, tranquillo. Anche io sono preoccupata per lei. La Umbridge ha metodi davvero barbarici. Ma è caparbia e forte, può farcela. E anche io posso farcela, Gazza è uno stupido, non è pericoloso.  Fred e George sono solo Fred e George, avranno in mente qualche marachella...
-Non sembrava alludessero a una marachella.
Commentò Edmund, serio.
-Ma anche io ho una brutta sensazione. Come se... come se...
Un tuono forte la interruppe. Le nuvole sembravano più nere di qualche attimo prima.
-Come se stesse per succedere qualcosa di brutto.
Conclusero entrambi, nello stesso istante.
Frannie scosse la testa, per scacciare la sensazione. Qualunque cosa fosse, doveva per forza essere una suggestione, niente di allarmante. Decisero di cambiare argomento.
-Dopo un minuto da quando sono entrata, contatta Mag allo specchio. Starò ancora parlando con Gazza e non sentirà. Dille di aspettare l'esplosione.
Suggerì la ragazza, lui annuì.
-Ce la facciamo.
Disse, cercando di autoconvincersi.
-Certo che ce la facciamo.
Lo confortò Frannie.
 
Circa un quarto d'ora dopo, quando ritennero fosse passato un tempo ragionevole dall’inizio della punizione, Edmund si acquattò dietro un'armatura vicina, pronto ad accendere i petardi e dileguarsi in un lampo. Guardò l'orologio, segnava le quattro e cinquantatré minuti. Frannie si sarebbe introdotta alle cinque meno cinque, e alle cinque in punto lui avrebbe dovuto attuare il piano. Attese con ansia crescente, lo specchio in una mano e i Filibuster nell'altra.
"Tranquilla Mag, stiamo arrivando."
Pensò, cercando di concentrarsi.
Non appena nell'orologio di Frannie la lancetta dei minuti si spostò sull'undici, svoltò l'angolo pronta a fronteggiare il prefetto che sorvegliava l'entrata. Sperò di riuscire a passare, Edmund contava su di lei, e anche Mag, anche se non lo sapeva. Non poteva rischiare di fare esplodere i petardi prima del suo ingresso.
-Ciao Pansy!
Disse, con tutta la naturalezza di cui era capace. In quel quarto d'ora aveva fatto in tempo a pensare alla scusa perfetta.
-Che vuoi Frannie?
Chiese l’altra annoiata, guardandola con sufficienza.
-Sei venuta a pregare per la tua amichetta?
La ragazza si morse l'interno della guancia ma non lo diede a vedere. Sorrise affettata.
-Ma figurati. Scrivere una tesina su Grindelwald è un'idea assurda, l'ho detto anche io a Margaret. Un po' di meditazione le farà bene. Sono venuta per conto di Draco.
Pansy sbatté le palpebre e Frannie esultò internamente, sapendo di avere la sua attenzione. Aveva colpito nel segno. Aveva sempre sospettato una cotta non corrisposta da parte della ragazza, che tra l'altro era sempre stata un po' gelosa della loro amicizia. Frannie sorrise. Aveva anche un altro asso nella manica, ma lo avrebbe tenuto per dopo.
-E cosa vuole Draco, di grazia?
Chiese, senza riuscire a nascondere una certa frenesia nello sguardo.
-La Umbridge gli ha detto di consegnare un pacchetto a Gazza, e mi ha chiesto di farlo per lui.
-Perché? Tu ora sei la sua galoppina?
Sibilò, un po' infastidita. Il sorriso di Frannie si allargò. Era ora di dare il colpo finale.
-Aveva da fare con Astoria, le sta dando delle ripetizioni. Sembrava molto importante per lui, e io da buona amica mi son fatta questa passeggiata.
Pansy aggrottò la fronte. Frannie sapeva che ci avrebbe creduto. Come tutti i ragazzini con una cotta, Pansy avrebbe pensato al peggio. Soprattutto considerando il fatto che i sospetti erano assolutamente legittimi. Era palese che Draco aveva qualche mira sulla Greengrass e che Pansy ci stava malissimo.
-Non metterci molto.
Borbottò sottovoce, e si scansò.
-Grazie mille!
Cinguettò la ragazza, ed entrò saltellando nella stanza.
 
Margaret aveva gli occhi rossi e scriveva sempre più lentamente. Non sapeva quanto ancora avrebbe resistito, e capì che stava per avere un crollo. Ogni lettera faceva più male della precedente, e il taglio era piuttosto profondo. Scriveva un lettera alla volta, evitando di calcare, e i gemiti si erano fatti più frequenti. Avrebbe voluto resistere, ma era impossibile. Desiderò con ogni fibra del suo corpo che qualcosa, qualcuno entrasse ad aiutarla. Aveva appena finito di pensare che sarebbe stato impossibile, che la porta si aprì.
-Buona sera, signor Gazza!
Squillò Frannie. Margaret sussultò. La sua amica la guardò in faccia. Doveva avere un aspetto orribile, gli occhi gonfi, l'espressione sofferente, il volto pallido e il sangue che colava dalla mano sulla pergamena. Lei non fece una piega.
-Ehi Mag!
Disse invece, con disinvoltura. Si avvicinò alla cattedra, e si aggiustò una ciocca di capelli. Gazza rimise i piedi sul pavimento e si sistemò un po’ più composto.
-Cosa vuoi?
Gracchiò. La ragazza si sporse in avanti e sbatté le ciglia. Margaret era molto confusa. L’amica si morse il labbro guardando verso l'inserviente.
"Che cosa vuole fare? Provarci per farmi uscire?"
Pensò, ma l'idea era semplicemente ridicola. Eppure tutto lasciava pensare proprio a quello.
-Mi manda la professoressa Umbridge, mi ha chiesto di portarle un piccolo incentivo per il suo ottimo lavoro di questa settimana!
Rise come se anziché con Gazza stesse parlando con Esmeralda. Le rughe sulla fronte di Mag aumentarono.
-Margaret. Margaret mi ricevi?
La voce di Edmund arrivata dalla cartella all’improvviso fu come una doccia di acqua gelata.
-Margaret mi ricevi? Passo.
Lei guardò verso Gazza che non staccava gli occhi da Frannie, anche se aveva un grugno indecifrabile e non sembrava troppo colpito. Lo vide ingurgitare qualcosa, ma non era riuscita a capire cosa.
-Sì. Ti ricevo. Passo.
Sussurrò. Udì un sospiro di sollievo. Non poteva vederlo perché lo specchio era al sicuro nella borsa a tracolla, ma amò sentire la sua voce.
-Aspetta il segnale. Ripeto aspetta il segnale e poi esci dalla stanza, passo.
-Ricevuto. Passo e chiudo.
Mormorò, sperando che Gazza non sentisse. Frannie lo stava salutando. Si accorse che le lacrime che stava trattenendo ora erano diventate lacrime di sollievo. Allontanandosi Frannie le fece l'occhiolino.
-Che stai facendo impalata tu? Continua!
Grugnì l'uomo, e Margaret si riscosse e ricominciò lentamente a scrivere, stringendo i denti. Dopo poco più di trenta secondi, lo sguardo di Gazza si fece assorto e assente. Sembrava non facesse il minimo caso a lei. La ragazza provò ad alzare la mano e non vide la minima reazione. Sorrise.
"Ora devo solo aspettare il segnale... ma come farò a capire qual è?"
Si chiese, felice di poter mettere via la malefica piuma. Si trattenne a fatica dallo spezzarla in due. Si sarebbe potuta mettere nei guai.
Un minuto dopo essersi chiesta cosa fare, sentì distintamente due esplosioni non troppo lontane da dove si trovava, e si alzò di scatto. Quello doveva essere il segnale. Si avvicinò alla porta a passi veloci, con la borsa a tracolla. Aprendola, vide che la Parkinson era svanita.
-Mag! Andiamo!
Le fece cenno Frannie, da un lato del corridoio. Avvicinandosi, notò che c'era anche Edmund. Sorrise e corse verso di loro. Aveva il fidanzato e l'amica migliore del mondo, ne era certa.
Edmund la abbracciò.
-Andiamo in un luogo appartato, meglio se ti nascondi per qualche minuto. Vederti in giro troppo in fretta potrebbe essere sospetto.
Sussurrò invece Frannie. La ragazza annuì.
Si diressero nuovamente verso l'aula di babbanologia, Edmund le afferrò la mano e lei si ritrasse con una smorfia dolorante. Il ragazzo aveva l’aria mortificata.
-Scusa!
Disse, desolato. Lei gli rivolse un debole sorriso.
-Non fa niente, non è colpa tua, è colpa della Umbridge.
Quando furono arrivati, Frannie fece un incantesimo di protezione alla porta, mentre Edmund curava le ferite di Mag con del dittamo e un incantesimo di Vulnera Sanentur imparato nelle lezioni serali di Piton.
-Quella stronza laida di una strega infame, io l'ammazzo.
Ringhiava, mentre Margaret lo guardava con occhi colmi di gratitudine.
-Cavolo Mag, hai resistito tanto! Sapevo che avessi la testa dura, ma accidenti... non so se io sarei durata tanto a lungo!
Commentò Frannie guardandola con ammirazione, raggiungendoli e sporgendosi per guardare le ferite che miglioravano sotto i suoi occhi.
-Mi sono rifiutata di scusarmi. Sarebbe stato ingiusto. Anche se non so quanto avrei resistito ancora se non foste arrivati voi...
Sospirò.
-Scusa se ti abbiamo fatto aspettare.
Sussurrò Edmund, che iniziava a calmarsi ora che vedeva la ragazza che stava bene di fronte a lui.
-Siete stati grandi. Non pensavo sareste venuti.
-Ma certo che siamo venuti, Mag. Sempre insieme, ricordi?
La rassicurò Frannie.
-Ora dobbiamo solo farla pagare a quella stronza!
Borbottò Edmund, con rabbia. Raramente lo avevano visto così. A Mag si scaldò il cuore.
-Ho l'impressione che ci penseranno Fred e George a breve. Oggi mi sembrava avessero un'aria strana...
Commentò Frannie sovrappensiero.
-Avete visto Fred e George? Come stanno?
-Sì, sono stati loro ad aiutarci a farti uscire. Ci hanno fornito la roba e dato le informazioni.
Spiegò Edmund.
-Dovrò ricordarmi di ringraziarli!
Esclamò Mag. Il dolore alla mano era quasi sparito.
-Stavano bene, anche se erano un po' distratti. Sicuramente ne stanno preparando una delle loro.
Commentò Frannie, poco convinta.
-Ma quando passerà l'effetto di quella pozione Gazza non verrà a cercarmi?
Chiese Margaret preoccupata, avendoci pensato solo in quel momento.
-Il cioccolatino aveva anche un incantesimo confundus. Penserà di averti mandata via distrattamente. È una mente semplice. Almeno, così hanno detto i gemelli!
Disse Edmund alzando le spalle.
-Una mente semplice. Mi piace. Bel modo di dire a qualcuno che è un idiota.
Ridacchiò Frannie.
 
*
 
Circa un'ora dopo, decisero che uscire allo scoperto sarebbe stato ormai abbastanza sicuro. Videro dalle finestre che era iniziato un temporale. Non incontrarono nessuno per i corridoi, ma sentirono un vociare concitato dai piani inferiori.
Un quadro alla loro sinistra che raffigurava una strega del seicento dal nome che solo Margaret avrebbe potuto ricordare ospitava ora anche un mago con la bombetta e uno dei numerosi ritratti di Merlino presenti a Hogwarts. Fu proprio Merlino a parlare con aria concitata ai due compagni di cornice.
-Non si era mai vista una cosa simile, in tutti gli anni che sono affisso qui dentro!
-Cosa succederà adesso?
Gracchiò la strega seicentesca, sistemandosi il vestito con nervosismo.
Quelle parole li colpirono come un pugno allo stomaco.
-Qui è in corso qualcosa di grosso!
Esclamò Edmund, iniziando a camminare di fretta.
-Non mi piace per niente...
Sussurrò Margaret, seguendolo a ruota. Accelerarono gradualmente sino a mettersi a correre senza neanche rendersene conto. Erano appena arrivati alle scale quando videro un ragazzo Serpeverde che le imboccava, diretto verso di loro. Nel vederli si fermò di scatto. Aveva gli occhi sgranati, si era allentato la cravatta verdargento e si stringeva la milza, col fiato mozzo, sicuramente per aver corso su per le scale. La sua somiglianza con Tony faceva quasi paura.
-Silver...?
Sussurrò Frannie. Le gambe le tremarono.
-Hai saputo?
Disse soltanto, guardandola negli occhi. Lei non aveva idea di cosa stesse parlando il ragazzo, ma una cosa era certa. C'era una sola ragione per cui Silver sarebbe dovuto andare a cercarla con quella fretta. Era successo qualcosa a Tony. Qualcosa di brutto.
-Cosa... cosa c'è?
Chiese, con voce tremante. Margaret strinse la mano sana a Edmund, per farsi forza.
-Tony, lui... lo hanno beccato in un gruppo segreto di ribelli, o qualcosa del genere. Caramell è entrato a scuola insieme a degli auror, li ha visti mezza scuola, per espellere Harry Potter a quanto si dice. Poi invece hanno finito per cercare di arrestare Silente. A quanto pare il gruppo segreto era organizzato da lui. Sembra sia scappato, ma nessuno lo sa con certezza. Gli unici che sanno qualcosa sono i quadri, ma sono solo voci, loro non parlano molto con gli studenti  Questo gruppo... c'era tantissima gente delle altre tre case. Non so cosa facessero di preciso, ne hanno presi una dozzina.
I tre rimasero un attimo congelati sul posto, tentando di metabolizzare tutte le informazioni. Margaret era senza parole. L'idea di Caramell che entrava a scuola per arrestare il professor Silente... portarlo ad Azkaban... un gruppo di ribelli di cui loro non sapevano nulla...
Frannie non fece fatica invece a credere a quelle parole. Aveva capito da tempo che Tony le nascondeva qualcosa, solo che non credeva fosse così grave, così importante. Le aveva promesso, quando gli aveva chiesto la verità dopo la loro uscita a Hogsmeade, di tenersi pure il suo segreto a patto di non cacciarsi nei guai. Non aveva mantenuto la promessa.
-Dove... dove sono?
Chiese Edmund, spiazzato anche lui da quella storia assurda. Erano rimasti isolati per poco più di un'ora e mezza e nella scuola era scoppiato il finimondo. Un tuono fece tremare le finestre.
-In Sala Grande. Penso che li stiano interrogando, o forse punendo, non lo so. Non vi ho visti e sono venuto qui per avvisare Frannie. C'è tutta la scuola che si accalca per entrare.
I quattro Serpeverde si misero a correre per le scale il più velocemente possibile. Sorprendentemente, i gradini di marmo anziché ostacolarli si spostarono solo quando serviva per aiutarli ad arrivare più in fretta. Quando furono all'ingresso, tutta la casa Serpeverde e i rimanenti membri delle altre case si accalcavano sulla porta socchiusa della Sala Grande per sbirciare i compagni all'interno che subivano l'interrogatorio. Erano tutti in fibrillazione, parlavano tra loro a voce alta e la confusione era stordente.
Lucy Pevensie, dall'aria sconvolta e arrabbiata, lanciò un'occhiata preoccupata a Colin accanto a lei, e adocchiati i nuovi arrivati si separò dal ragazzo per andar loro intorno.
-Edmund! Edmund!
Esclamò, alzando il braccio per farsi vedere.
-Lu, si può sapere cosa è successo?
-Bisogna tirarli fuori da lì! È una follia! Avevano quasi preso anche me e Colin, ma quelli degli ultimi anni si sono lasciati acchiappare per permetterci di scappare via!
Margaret socchiuse la bocca con stupore.
"Anche Lucy? Ma lo sapevano tutti tranne noi?"
-Cosa c'entri tu? Eri in mezzo a tutto questo?
Chiese lui con una punta di severità nella voce che veniva facilmente coperta dalla preoccupazione.
-Scusa se non te l'ho detto! Harry è stato chiaro, niente Serpeverde! Io gliel'ho detto che era una cosa stupida...
-Non c'è tempo di chiarire tutto Ed, dobbiamo fare qualcosa!
Lo pregò Frannie. Margaret intanto si era fermata con Aurora e la interrogava sugli ultimi avvenimenti.
-Chi c'è che conosciamo là dentro?
La ragazza aveva il volto pallido e gli occhi lucidi, ma riuscì lo stesso a rispondere prontamente alla domanda.
-Tony, Fred e George... Laetitia, quella Irons, dovrebbe essere amica tua, no?
Apparve Jasmine alle loro spalle che si inserì nel discorso, gli occhi fiammeggianti.
-Se non mi fanno entrare immediatamente mando subito un gufo a mio padre e gli dirò come ci trattano. Dovesse conquistare la scuola con l'esercito, giuro su Merlino che mi metto ad uccidere tutti quelli che mi trovo davanti!
-E Aladdin.
Concluse Aurora, anche se ormai era un'aggiunta inutile.
-Okay, okay, basta, questo è troppo. Fatemi passare. Fatemi passare per la barba di Merlino, sono caposcuola!
Gridò Edmund cercando di farsi largo tra la folla. Molti si spostarono e quelli che non lo fecero furono spinti via senza tante cerimonie.
Quando fu vicino all'apertura mise un occhio sull'uscio, che era socchiuso di qualche centimetro.
La Sala Grande non aveva più i tavoli delle quattro case, ma era allestita come per gli scritti degli esami di stato. In ogni banchetto stava uno studente che scribacchiava con quella penna infernale. L’enorme Sala sembrava enorme anche più del solito, vuota com’era a parte quei pochi banchi. Gazza, che si doveva essere svegliato ormai da più di mezz'ora dal Sognosveglio, osservava gli studenti seduto sul gradino che solitamente portava al tavolo dei docenti.
-Aiutami a entrare.
Ringhiò Edmund a Silver, spingendo sulla pesante porta di legno, che però non si mosse di un millimetro. Doveva essere stregata.
 
*
 
"Quell'idiota di Silente pensava di farmi fessa e invece ha consegnato la scuola a me!"
Pensò la strega, camminando più veloce che poteva con le sue gambette corte. Il ministro se n'era appena andato e Potter era sistemato, per il momento. Ora doveva solo tranquillizzare i suoi cari studenti e far tornare tutto alla normalità. Aveva vinto.
Arrivata all'ingresso, nessuno la notò. Tutti i marmocchi erano impegnati a spingere sulla porta e tentare di raggiungere i compagni. Provò una fitta di rabbia.
"Quell'idiota di un magonó! Non mi sarei mai dovuta affidare a feccia del genere! Prima ho fatto una fatica a trovarlo perché si era addormentato in un'aula"
Pensò, spingendo un ragazzino del primo anno prendendolo per la collottola.
"Poi gli avevo precisamente richiesto di fare un cosa discreta. Dis cre ta. Essere inutile"
Diede una scossa con La bacchetta a un altro, facendolo saltare via dalla sua strada. Con Silente fuori dai piedi, Potter inoffensivo, e Caramell che le avrebbe consegnato la scuola a breve, non c'era nessuna ragione per inimicarsi gli studenti... per il momento. Se avessero tenuto le cose sotto controllo avrebbe anche potuto punire i responsabili, ma con tutti i ragazzini ad assistere sarebbe stato troppo rischioso. Non voleva iniziare il mandato da preside con una rivolta, avrebbe dovuto rilasciare tutti subito. Tutto per colpa di quell'inconpetente che non riusciva a tenere un maledetto segreto.
Quando si accorse che non avrebbe potuto schiantare i bambocci uno per uno, sarebbe stato sconveniente, pigolò
-Sonorus.
E parlò.
-Ora basta!
Tutti i presenti sussultarono.
-Fatemi passare! Subito!
La folla si aprì come il Mar Rosso.
-Finite.
Mormorò, e i pochi studenti che ancora spingevano contro la porta, tra cui Edmund e Silver, caddero nella Sala Grande con un tonfo. L'incantesimo che la fissava si era appena dissolto.
-Signor Gazza, lasci subito andare questi studenti.
"Schifoso inutile omuncolo, ti avevo chiesto una cosa, una! Ora mi tocca anche accontentarli!"
Continuò col pensiero.
-Ma lei mi ha detto...
Balbettò l'uomo, con espressione inebetita.
-La persona che era dietro tutto questo, che ha plagiato queste innocenti giovani menti è stata allontanata con successo. Non c'è bisogno di prendere ulteriori provvedimenti.
Gazza sembrò riprendersi e sfoggiò il suo grugno più infastidito.
-Avete sentito, no? Uscite da qui!
Gracchiò con rabbia, e gli studenti si alzarono dai loro posti in maniera disordinata.
La strega a quella vista sbatté nervosamente il piede sul pavimento di pietra.
"Ordine! Ordine!!!!"
Pensò, ma le sembrò più saggio non calcare la mano.
 
Quando la porta si aprì, Mag Aurora e Jasmine sussultarono.
"Chissà se Ed ha ancora un po' di dittamo."
Pensò Margaret, ma per quella punizione a tutta quella gente sarebbe servito un camion intero di essenza curativa.
Sentì Jasmine che spingeva per andare avanti come una furia, e si concentrò sulle figure che conosceva per andare a dare sostegno.
-Laets! Come stai?
Esclamò, cercando di raggiungere l'amica Corvonero che si teneva il dorso della mano con quella libera. Aveva gli occhi rossi e i capelli scompigliati.
-Male! Malissimo! Quella megera ora ha la scuola tutta per sé!
Ruggì, facendo segno a Belle di raggiungerla.
-Tu ti saresti trovata benissimo alle riunioni, Mag.
Le disse poi.
-Ma Potter ha voluto escludere i Serpeverde. E poi considerando con chi vai in giro...
Aggiunse a bassa voce, alludendo a Frannie.
-Avete fatto la cosa giusta, ne sono convinta. Almeno ora sa che la scuola non è dalla sua parte.
La consolò lei. Fu poi distratta da Arianne che camminava con Parker, entrambi avevano l'aria confusa. Si accomiatò velocemente e li raggiunse.
-Arianne, sapevo ci saresti stata anche tu!
La ragazza, senza dire nulla, la abbracciò. Margaret sbatté le palpebre leggermente a confusa, ma non provò ad allontanarla.
-Quella donna... io la... io la... Silente non ne sapeva nulla! Non ne sapeva nulla te lo giuro Margaret! Era un nome nato così, per gioco!
Si separò dall'abbraccio e le due ragazze si guardarono negli occhi.
-Me l'ero immaginato. È tutto un piano di quella megera per prendere possesso della scuola! Non possiamo continuare così.
-E noi che gliela abbiamo servita su un piatto d'argento... ma se becco chi ci ha traditi... farà bene a non farsi vedere in giro per un po'!
Ringhiò.
 
Intanto Frannie era saltata tra le braccia di Tony, che gemette piano a causa della ferita.
-Stai bene?
Sussurrò, poi si schiarì la voce, notando che qualche Serpeverde perplesso li stava fissando.
-Cosa ti è saltato in mente nell'andare contro il Ministero in questo modo, Tony? È stato Silente a obbligarti, vero? Quel criminale, almeno se n'è andato ora!
Disse chiaramente per farlo sentire a tutti, ma la sua voce non era neanche lontanamente ferma come avrebbe voluto, anzi, tremava.
-Scusa. Non ti nasconderò più una cosa del genere. La pergamena di iscrizione è incantata, non potevo parlartene, ma giuro che volevo farlo.
Rispose lui invece, volutamente ignorando la frase dell'altra. Era sincero. Quando si lasciarono andare, il ragazzo si voltò e chiese con un sorriso tirato
-Scriverai a mamma che sono finito in punizione?
Silver, accanto a loro, ci mise pochi secondi a metabolizzare la frase, poi alzò gli occhi al cielo e gli diede uno scappellotto.
-Ma finiscila! Sei insopportabile. Vado a prenderti del dittamo, aspetta qui.
Come il ragazzo si fu allontanato, Frannie ridacchiò.
-Non ascoltarlo, in realtà era preoccupatissimo. Avresti dovuto vederlo!
Tony scosse la testa.
-Sai, al suo primo anno una volta aveva fatto esplodere un libro a lezione di Difesa, e Perrin mi aveva fatto chiamare dalla mia classe. Voleva obbligarmi a mandare un gufo ai miei genitori per avvisarli che aveva preso un richiamo.
-E tu l'hai fatto?
Chiese Frannie, incuriosita.
-Ma quando mai. Appena ho visto la sua faccia umiliata avrei voluto strozzare quella lì! Le ho detto che stavo facendo lezione e di non disturbarmi più, che se avesse voluto avrebbe potuto scriverglielo lei.
-Hai fatto benissimo!
Rispose, con un sorriso.
 
*
 
Harry Potter quel giorno non si fece trovare da nessuna parte. Margaret lo capì, doveva essere molto spaventato e sicuramente gli altri studenti lo avrebbero assaltato per sapere informazioni riguardo l'arresto del preside.
Edmund si fece raccontare tutto da Lucy, Frannie da Tony e Mag da Laetitia, e le tre versioni combiaciavano perfettamente. Si ritrovarono dopo cena in Sala Comune a parlare di tutto quello che era successo. Fortunatamente Jasmine era ancora a confrontarsi con Aladdin, o Frannie non avrebbe potuto parlare liberamente.
-Assurdo che Silente si sia preso la colpa!
Esclamò Edmund, incredulo.
-L'ha fatto per proteggere gli studenti, è stato davvero un grande.
Sospirò Margaret, che aveva sempre nutrito un profondo rispetto per il mago più potente d'Inghilterra e forse del mondo.
-Anche se ora ha lasciato la scuola in balia di quella megera e del Ministero! Forse sarebbe stato meglio far espellere Potter.
Ragionò Frannie, che non aveva nessuna intenzione di reggere la Umbridge più di quanto già non facesse.
-Adrian mi ha detto che Miles dice che un fantasma ha riferito a Zabini che Silente ha messo fuorigioco Caramell e due auror senza nemmeno toccare la bacchetta!
Disse Edmund, ammirato.
-Una fonte certa insomma!
Ridacchiò Mag, e lui la guardò offeso.
-Beh, per quanto mi riguarda è assolutamente plausibile!
Intervenne Frannie.
-Tu invece non sei neanche un po' arrabbiata con Tony? Ti ha mentito, dopotutto.
Chiese Margaret, senza usare un tono accusatorio ma genuinamente incuriosita.
-No. Ne abbiamo parlato il giorno della prima gita a Hogsmeade, avevo capito che mi nascondeva qualcosa. Quel giorno in cui tutti uscivano con la gente più impensabile, ricordate?
Edmund si drizzò sulla poltrona, realizzando quello che l'amica stava raccontando in quel momento.
-Mary Sue aveva detto di aver visto Tony con Luna Lovegood!
Frannie annuì.
-Penso che quella sia stata la loro prima riunione. Non mi aveva detto cosa stava combinando, ma mi ero fatta promettere che non si sarebbe messo nei guai.
La ragazza sospirò.
-Si sono fatti prendere per proteggere i più piccoli. Non è colpa sua.
Commentò Margaret, in sua difesa.
-Lo so, lo so. Te l'ho detto, non sono arrabbiata. Ora come ora mi dispiace solo averlo dovuto sgridare in pubblico per questa stupida copertura! Spero che non ce l'abbia con me...
-Ma figurati,
Disse Edmund,
-Sa benissimo perché l'hai fatto e come la pensi. Non se la prenderebbe mai per una cosa del genere.
Margaret si guardò intorno sospetta.
-Secondo voi la Umbridge diventerà la preside? Cosa succederà adesso?
-Merlino, mi auguro di no!
Esclamò Edmund a voce alta.
-Io lo temo. Ma spero nella McGranitt.
Sospirò Frannie, senza crederci neanche lei.
-Quest'anno sta diventando un vero incubo!
Disse sconsolata Margaret. Edmund le passò un braccio intorno alle spalle, cercando di tirarla su.
-Già, quasi peggio di quando c'era in giro un basilisco a pietrificare la gente.
Sbuffò Frannie. Edmund scosse la testa.
-Vi ricordate le teorie sull'erede che giravano al tempo?
-Io a un certo punto ho pensato fosse Piton!
Ammise Margaret imbarazzata.
-C'è chi aveva sospettato persino di Edmund!
Lo stuzzicò Fran dandogli una gomitata.
-E di Draco!
Aggiunse lui.
-Già, praticamente tutti i purosangue Serpeverde erano sospettati! Tranne me, credo. O almeno, nessuno mi ha mai detto qualcosa a riguardo. Sicuramente colpa del sessismo, nessuna donna poteva essere l’erede di Serpeverde, figuriamoci!
Rifletté Frannie.
-Tutti i purosangue erano sospettati e tutti i babbani terrorizzati. Preferisco decisamente la Umbridge.
Rispose Mag. Non ricordava di aver provato tanta angoscia come nei mesi in cui gli studenti come lei venivano pietrificati.
-Solo perché non è ancora preside. Ho la sensazione che queste punizioni siano appena un assaggio.
Sibilò Edmund, aveva un'espressione seria ma non arresa o disperata.
-A proposito di punizioni, come va la mano, Mag?
Chiese Frannie, osservando l'amica.
-Meglio. Mi fa male solo se la tocco, e la ferita quasi non si vede. Credo non se ne andrà mai del tutto, però.
-Questa cosa non deve più ripetersi.
Disse il ragazzo, determinato.
-È davvero barbarico.
Mormorò l'amica, sovrappensiero.
-Sì, beh, sarà meglio andare a dormire. È stata una giornata molto pesante.
Concluse Mag, alzandosi.
-Ti accompagno, aspetta. Sono stanca anche io.
La raggiunse Frannie. Dopo averci pensato un attimo, anche Edmund le seguì.
-Meglio che vada a dormire. Montague sarà tutto gongolante e voglio almeno poter fare finta di essere addormentato quando entrerà in dormitorio.
Margaret annuì sorridendo.
-Siamo ad Aprile ed è l’ultimo anno. Manca poco e te ne sarai liberato per sempre.
-Non vedo l'ora!
Il ragazzo rispose al sorriso e le diede un breve bacio sulle labbra.
-Buona notte.
-Buona notte, e cerca di non schiantare nessuno.
Rispose Mag, guardandolo complice.
-Ci provo. A domani, Fran.
-Buona notte Ed, a domani.
Le ragazze entrarono in dormitorio sperando che Miles fosse ancora in giro, invece era seduta sul letto in pigiama. Fortunatamente sembrava non aver molta voglia di parlare, e quando la ragazza entrò in bagno prima di dormire, Margaret guardò Frannie con espressione contrita.
-Sai cosa odio più di tutto?
L'amica alzò le spalle.
-Che Tu Sai Chi trarrà la situazione a suo vantaggio?
Lei rimase qualche attimo in silenzio, pensierosa.
-No. Perché Tu Sai Chi dovrebbe essere avvantaggiato dalla situazione di Hogwarts?
-Perché un Silente fuggitivo e fuorilegge non è una minaccia per lui, non tanto quanto lo è normalmente. Credo.
-Sì, beh, forse hai ragione. Ma non intendevo questo.
Frannie si lanciò sul letto e si sfilò le scarpe.
-E cosa intendevi allora?
Chiese, guardando pigramente il soffitto.
-Il primo Settembre, sul treno, sognavo che questo anno scolastico non finisse mai. Avevo paura di diplomarmi, paura che ci separassimo, paura che non sarebbe stato più niente come prima. Ora invece non vedo l'ora che sia Luglio, non vedo l'ora di andarmene. Volevo godermi questo ultimo anno qui, e me lo hanno portato via. Questa ora è anche casa mia, non so se riuscirò davvero ad arrivare al posto che vorrei, quindi potrei non vederla più. E poi comunque sarebbe diverso. Questo è l'ultimo anno che passo qui in camera con te, l'ultimo anno che posso prendermi il tè con Aurora all’ora buca del martedì. L'ultimo anno che seguo storia con Edmund, che posso sgridarvi perché copiate i compiti. Io avrei voluto fosse bellissimo. Io davvero credevo che lo sarebbe stato, perché non avrebbe dovuto? E invece è stato un incubo.
Quando finì il monologo aveva la voce rotta, ma non pianse. Era stanca, e frustrata, ma non ne valeva la pena.
-Io non sono una persona nostalgica, lo sai.
Commentò Frannie, senza staccare gli occhi dal soffitto.
-Però anche io avrei voluto passare un bell'ultimo anno. Penso che sarei stata comunque contenta di andar via, mi annoio a fare sempre le stesse cose, e poi non vedo l'ora di guadagnare e di poter stare con Tony quanto voglio. Solo che un anno come si deve... me lo meritavo, penso. Ce lo meritavamo tutti.
In quel momento Miles uscì dal bagno e le due tacquero. Era arrivata l'ora di dormire.
 
Edmund intanto aveva sperato di poter fare finta di dormire nel momento in cui Montague fosse tornato, ma non fu così fortunato. Quando il capitano della squadra di Quidditch entrò fischiettando nel dormitorio, lui e Adrian stavano parlando del futuro della scuola e facevano supposizioni su chi sarebbe stato il nuovo incaricato alla presidenza. Sinora la candidata più sensata (e temibile) sembrava essere proprio la Umbridge.
-Credo che preferirei che il nuovo preside fosse Piton. Merlino, non ci credo che ho detto questa frase.
Aveva appena finito di dire Adrian, quando la porta si spalancò.
-Buona sera!
Esordì Cain, e Edmund strinse i denti cercando di non mostrarsi infastidito. Quando Montague era di buon umore era sempre una cosa negativa.
-Scommetto che domani saremo saltati in cima alla classifica delle Case! Quei fessi si sono fatti beccare al momento giusto, eh Ad?
Pucey annuì soddisfatto. Era un bravo ragazzo, ma piuttosto influenzabile. Le cattive compagnie lo rendevano spesso un tipo maligno.
-Giá, non c'era neanche un Serpeverde ho visto. Ovviamente, aggiungerei. Un Serpeverde non avrebbe mai fatto una cosa così stupida.
-Allenamenti clandestini di gruppo. Come potevano pensare di non essere scoperti? Solo uno come Potter e quelli che gli vanno dietro come cagnolini avrebbero potuto concepire una cosa simile.
Rise di gusto, poi fece saettare il suo sguardo su Edmund.
-Nel gruppo non c'era la tua sorellina e quella mammola del suo fidanzato?
Adrian smise immediatamente di sorridere e guardò Edmund, spaventato da una sua eventuale reazione.
-Non è giornata Montague, finiscila.
Rispose, dopo un lungo sospiro.
"Mag ti direbbe di lasciar correre. Che fai il suo gioco."
-Non è colpa sua poverina, è Grifondoro. Sono tutti stupidi. E poi la mela non cade mai tanto lontano dall'albero, non è così?
Edmund non rispose. Adrian era rimasto seduto a gambe incrociate sul letto esattamente nella stessa posizione, paralizzato. Cain si allentò la cravatta e per un attimo sembrò che avesse finito, poi proseguì.
-Peccato non la abbiano presa, un po' di punizione magari la avrebbe raddrizzata. A proposito, come sta Ro...
Edmund aveva preso la bacchetta dal suo comodino e in un lampo si era avvicinato, appoggiandogliela con forza sotto il mento.
-Non dire un'alta parola.
Sibilò, infilando la bacchetta come se dovesse trapassarlo. L'altro aveva perso ogni ombra di strafottenza e boccheggiava, guardandolo terrorizzato.
-Calma, calma, non c'è bisogno di agitarsi!
Rantolò Pucey, alzandosi goffamente ma frettolosamente dal letto e avvicinandosi, afferrando il braccio di Edmund per intimargli di abbassarlo. Dopo qualche secondo lui lo fece.
-Io non sono agitato, sono calmissimo.
Disse Edmund, senza staccare gli occhi dal compagno di stanza. Abbassò la bacchetta lentamente.
-Ti consiglio di scegliere attentamente con chi prendertela la prossima volta, Montague. Se sinora non ho ancora reagito non è certo per paura che tu possa farmi male, semmai il contrario. E sono stanco di essere magnanimo. Spero di essere stato chiaro.
Concluse, senza alcun tremolio nella voce, più serio che mai. Mentre si voltava per coricarsi finalmente, sentì un "Permaloso" che scelse di ignorare.
"Siamo ad Aprile. Manca poco. Poi non dovrai più vederlo."
Pensò, e si forzò ad addormentarsi.
 
*
 
PER ORDINE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
 
Dolores Jane Umbridge (Inquisitore Supremo) sostituirà Albus Silente in qualità di Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico Numero Ventotto.
 
Firmato: Cornelius Oswald Caramell, Ministro della Magia
 
Quegli annunci erano apparsi ovunque durante la notte, scatenando tanti dissapori, confermando quello che gli studenti già immaginavano. Harry Potter, come previsto, era sommerso dai curiosi che lo riempivano di domande  a cui prevedibilmente non accennava a rispondere. Uscendo dalle prime due ore di pozioni i ragazzi avevano un'ora buca e si diressero verso la Sala Grande.
Tony si avvicinò al gruppo ghignando.
-E tu che hai da ridere, si può sapere?
Chiese Frannie, confusa e un po' divertita. Lui fece segno di avvicinare la testa e loro obbedirono. Il ragazzo si guardò circospetto intorno per poi sussurrare
-Il Frate Grasso ha detto una cosa divertente questa mattina in Sala Comune. Ha detto che ieri sera, dopo aver cercato Silente in lungo e in largo nel castello e tutt’attorno, la Umbridge ha tentato di rientrare nel suo ufficio, però non è riuscita a superare il gargoyle. L’ufficio del Preside è sigillato, per lei. Sembra sia parecchio indispettita.
Tutti ridacchiarono al pensiero.
-Almeno ci pensano le statue a difendere la scuola da quella ranocchia infiocchettata!
Sibilò Margaret, alzando gli occhi al cielo.
Frannie invece frugava nella borsa in cerca di una cioccorana che si era conservata per la merenda, e improvvisamente aggrottò la fronte e tirò fuori, sorpresa, un foglio di pergamena appallottolato.
-Cos'è quello?
Chiese Edmund curioso.
-Non ne ho idea.
Rispose confusa. Lo aprì. Gli altri tre ragazzi si sporse ti per sbirciare il contenuto.
 
Non abbiamo dimenticato la nostra promessa.
 
-Non è firmato.
Esclamò Mag.
-Ma la scrittura sembra quella di...
-Shhhhhh!
La zittì Frannie.
-Sì, sono sicuramente loro.
-Cosa ti hanno promesso? La cosa un po' mi preoccupa.
Commentò Edmund. Tony, che sapeva, fece finta di nulla.
-Non mi ricordo più.
Rispose lei con naturalezza, sapendo che era assolutamente plausibile.
-Dovrò rispondere e chiedere di che parlano.
"Sicuramente si riferiscono a quando ho commissionato una vendetta contro Montague. È stato Halloween, me n'ero dimenticata dopo tutto questo tempo. Evidentemente loro no! Non mi sorprende. Mi avevano detto che ci sarebbe voluto un po', ma non pensavo così tanto. Sicuramente vogliono approfittare dei disordini."
Pensò, ed effettivamente disordini era proprio la parola giusta.
L'incidente dello studio del preside non era l'unico che aveva ostacolato la grandiosa ascesa della professoressa Umbridge. Qualcuno aveva incantato un'armatura al terzo piano perché facesse inciampare all'incirca ogni tre studenti che le passavano di fronte, erano esplosi già circa quattro petardi nel corso delle due ore della mattinata, e tutto lasciava pensare che quello fosse solo l'inizio.
Mentre entravano in Sala Grande, evitarono per un pelo una cascata di farina lanciata da Pix.
-Non so se essere infastidita o deliziata.
Commentò Margaret, cercando di arrivare al tavolo. Tony, dato che non era ancora ora di pranzo, decise di seguirli sin lì.
-Io nel dubbio rido!
Rispose all'affermazione della ragazza.
-Ma sì, forse la giornata non sarà brutta come sembrava dal nuovo decreto!
Disse Edmund, cercando di essere ottimista. Era in piedi accanto a Mag, che invece si riposava sulla panca, le accarezzava distrattamente i capelli.
Improvvisamente, nella stanza entrò una civetta che sfrecciando, senza neanche fermarsi, fece cadere dei bigliettini nella sua mano e sul grembo di Frannie. Sospirò.
-Ho parlato troppo presto, vero?
-Sì.
Rispose lei, secca. Si guardarono per un attimo per poi alzare gli occhi al cielo con un sonoro gemito. Margaret e Tony invece si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Scritto in calligrafia dorata, su un foglio di carta velina color pesca, un invito dalla provenienza eloquente.
 
Sei personalmente invitato a un tè formale nel mio ufficio del quarto piano alle ore 10.30. Si raccomanda la massima puntualità.
La preside.
 
-Questa cosa mi preoccupa. Perché proprio voi due?
Chiese Margaret, incerta.
-Capisco Edmund che è caposcuola, ma io...
Mormorò Frannie, preoccupata.
-Forse ha scoperto che abbiamo fatto scappare Mag ieri e ci mette in punizione?
Chiese Edmund, irrigidendosi di colpo.
-Non credo che avrebbe scritto che vi invita per un tè, per quello. E se anche fosse, saremmo noi a fare scappare voi in quel caso.
Ammise Tony, fiero. Frannie gli sorrise debolmente. Margaret annuì. Edmund non sembrava al cento per cento convinto, ma parve tranquillizzarsi.
-Sono proprio curioso di sapere che cavolo vuole da noi, allora!
-Peró quello che ha detto il Frate Grasso è vero.
Commentò Margaret.
-Ha specificato "nel mio ufficio al quarto piano", quindi l'ufficio di sempre. Non è riuscita a entrare in quello di Silente, per fortuna.
 
E infatti, mezz'ora dopo, i due si ritrovarono davanti all'ufficio che l'anno prima era stato di Alastor Moody, o almeno di quello che si spacciava per lui. Ebbero subito modo di constatare di non essere i soli a essere stati convocati, e alla prima occhiata capirono entrambi qual era stato il criterio di convocazione.
Si ritrovarono infatti in compagnia di tutti i purosangue della loro casa. Pochi, come ad esempio Millicent Bulstrode, erano mezzosangue ma figli di dipendenti del ministero. Nessun altro.
"Non promette nulla di buono"
Pensò Frannie, quando Draco aprì la porta dell'ufficio alle dieci e trenta in punto.
-Buon giorno, ragazzi.
La donna sorrideva come una persona che ha vinto una fortuna alla lotteria ma ha appena iniziato a realizzare che il percorso burocratico per ottenere i soldi è più arduo del previsto e che le tasse le tolgono dalla vincita molto di più di quello che si era aspettata.
Quel so - che - dovrei - essere - contenta - ma - qualcosa - non - mi quadra - e - sono - vicina - all - uccidere - qualcuno che provocò un viscerale senso di soddisfazione misto a preoccupazione in Frannie tanto quanto in Edmund. Aveva anche quello che sembrava un accenno di fuliggine sui vestiti e non aveva l'aria di aver dormito a lungo quella notte.
-Buon giorno professoressa Umbridge.
Risposero tutti i ragazzi in coro. Il suo sorriso si allargò.
-Prego miei cari, accomodatevi.
Davanti alla scrivania infiocchettata, era apparso un lungo divano dall'aspetto sin troppo morbido, color lilla tenue, coperto di cuscini enormi e soffici in pizzo su cui erano ricamati dei gattini. Daphne e Astoria Greengrass si guardarono senza riuscire a nascondere la loro perplessità. Draco forzò un sorriso e così fece Montague. Tiger e Goyle sembravano non registrare niente di quello che vedevano e si guardavano intorno con aria instupidita. Infine  Millicent Bulstrode sembrava l'unica che genuinamente apprezzasse l'arredamento della stanza e il penetrante profumo di rosa canina. I ragazzi obbedirono e affondarono nei merletti del divano enorme, che occupava buona parte della stanza.
Millicent alzò la mano, titubante.
-Dimmi pure mia cara...?
-Bulstrode, professoressa. In realtà io avrei lezioni di pozioni a quest'ora, mi chiedevo se potesse firmarmi un permesso. Ho paura che il professor Piton mi metterà in punizione, se manco alla sua ora.
La strega ridacchiò come se avesse detto una barzelletta su un golfista giapponese.
-Ragazza mia, io sono la preside. Nessun professore può metterti in punizione per aver risposto a una mia convocazione. E poi, sono solo io che ho il potere di decidere a chi impartire punizioni al momento. Se ti comporterai bene come sono sicura che farai, non ti succederà niente. Tazza di tè?
Chiese, e dal mobiletto accanto si alzarono in volo una teiera laccata in oro e  nove tazzine di porcellana candida con rifiniture rosa confetto e qualche primula viola dipinta sul manico.
I ragazzi ringraziarono e bevvero qualche sorso in silenzio.
-Hemhem.
La Umbridge si schiarì la voce nel suo solito modo fastidioso. Molti degli studenti alzarono gli occhi verso di lei. Alcuni, come Pansy e Edmund, continuarono a stare col naso nella tazza da tè.
-Vi ho convocati qui perché siete degli studenti di cui mi posso fidare. Ragazzi intelligenti, diligenti, e soprattutto educati. Vedervi qui nel mio vecchio ufficio a prendere un tè insieme come se fossimo vecchi a amici mi riempie di gioia.
-A proposito,
si inserì Draco affettato,
-Come vanno i lavori nello studio del preside? Immagino che non si sia ancora trasferita solo perché sta apportando migliorie alla stanza.
Frannie sorrise sotto i baffi. Ovviamente il ragazzo aveva voluto mandarle una frecciatina per prenderla in giro, e il suo tono era sottilmente sarcastico. Com'era calcolato, la donna non capì e rispose entusiasta, convinta che il ragazzo le avesse fornito una perfetta scusa per quel disguido. Ignorava che ormai tutti gli studenti la prendevano in giro alle sue spalle, già sapendo la verità.
-Esattamente Draco. Vedo che sei un ragazzo molto sveglio. Sto precisamente apportando delle modifiche allo studio, ecco perché sono ancora qui. Il vostro vecchio preside si è seppellito in mezzo a inutili cianfrusaglie che devono essere epurate.
Edmund a quelle parole strinse i denti. Il pensiero che la Umbridge potesse in qualche modo distruggere la proprietà di Silente lo faceva imbestialire.
La strega si riscosse.
-Stavo dicendo... come ormai ben saprete, nella giornata di ieri abbiamo scoperto che un gruppo di studenti aveva infranto più di un decreto e si era riunito per tutto l'anno sotto il nome di Esercito di Silente. Grazie ad alcuni di voi il loro tentativo di terrorismo è stato sventato.
"Terrorismo? Terrorismo sarà quello che fa lei!"
Pensò Frannie, arricciando il naso impercettibilmente. Anche Edmund alzò un sopracciglio. Nessuno in condizioni normali si sarebbe potuto permettere di dare a Lucy della terrorista e uscire camminando dalla stanza sulle sue gambe. Ma quella non era una situazione normale, quindi ingoiò il boccone amaro e continuò a sorridere.
-Non vi chiederò di prendervela con i compagni che hanno commesso il misfatto.
Un coro di sbuffi di disappunto si levò dalla zona di Montague, Tiger e Goyle. Frannie desiderò strozzarli con tutte le forze.
-Pur tuttavia,
Continuò la donna,
-In questa organizzazione a delinquere erano presenti non solo studenti anche maturi, ma addirittura prefetti e tre dei nostri quattro caposcuola. Capirete bene che la situazione è intollerabile. Non posso lasciare la mia scuola in mano a persone di cui non posso fidarmi. Ed è qui che entrate in gioco voi!
Squittì, in tono acuto. Tirò fuori da un cassetto della scrivania un sacchetto di tela rosa a fiori e lo rovesciò sul centrino ricamato, rivelando delle spille dorate con la lettera i.
-Che cosa sono, professoressa?
Chiese Pansy, incuriosita.
-Queste, cara ragazza, sono la porta verso il futuro!
Esclamò la donna, entusiasta.
-Non posso fidarmi dei ragazzini a cui hanno incautamente dato le redini di questa scuola allo sbando. È chiaro che è stata loro affidata una responsabilità che non erano assolutamente in grado di sopportare.
Frannie per calmarsi si immaginò di percuoterla ripetutamente con un paiolo di puro ottone sulla nuca.
-Ed è per questo che nomino voi, miei fidati pupilli, membri della Squadra di Inquisizione. Un gruppo compatto, affiatato, di giovani talenti che vigilino sul rispetto delle regole in questo castello. Avrete il permesso di assegnare e togliere punti e, occasionalmente, di spedire gli studenti irrispettosi in punizione.
Fu Draco in quel momento che, colpito da quelle parole, alzò la mano. Dopo un cenno di assenso da parte della donna, domandò
-I prefetti non possono togliere punti ad altri prefetti o ai caposcuola. Se accetto potrò farlo?
La strega gli sorrise affettuosa.
-Mio caro ragazzo, certamente. Potrete togliere punti a chiunque non rispetti le regole, senza eccezioni. Siete una squadra scelta, dopotutto.
A quelle parole il ragazzo, seguito a ruota dai suoi due tirapiedi, afferrò ghignando una delle spille. La Umbridge batté le mani.
-Su ragazzi, prendete pure, sono vostre. Fate come il vostro compagno.
Li esortò lei. Dopo un attimo di titubanza, anche Millicent Bulstrode e Montague afferrarono una spilla e se la appuntarono al petto.
Edmund alzò la mano diligente.
-Mi scusi professoressa,
Disse, senza aspettare autorizzazione,
-Ma i MAGO saranno tra pochi mesi e non credo di avere abbastanza tempo da dedicare alla causa.
La strega, che evidentemente non si aspettava rifiuti da parte di nessuno, boccheggiò sorpresa. Sembrava davvero una rana, una rana che aspettava che le mosche le si posassero in bocca per poi inghiottirle intere.
-Ma... ma come, Pevensie! Proprio tu! L'unico caposcuola competente che abbiamo!
Frannie tossì convulsamente per non saltarle addosso. I continui riferimenti all'incompetenza di Tony le stavano facendo salire il sangue al cervello.
-Uno dei nostri studenti migliori! Gradisci un mentina, cara?
-No, grazie professoressa. È tutto a posto!
Sibiló lei, cercando di darsi un contegno.
"Incompetente sarai tu, pezzo d'asina!"
Pensò in silenzio.
-É proprio per questo che a malincuore sono costretto a rinunciare, signora preside.
A quell'appellativo la donna sembrò andare in brodo di giuggiole.
-Devo mantenere una media alta se voglio guadagnarmi un posto al Ministero. Vorrei diventare auror e se continuo a studiare come sto facendo ora dovrei essere in grado di farcela. È una causa importante quella che ci sta proponendo e quindi non sarebbe corretto da parte mia accettare e poi trascurarla per studiare. In più trovo che sia importante per il Ministero poter contare su dei nuovi volti giovani che possono credere nella filosofia portata avanti dal nostro Ministro. Odierei me stesso se mi impegnassi poco in questi mesi e finissi per perdere il posto, e magari lasciarlo a persone meno, come dire... adatte.
La donna sbatté le palpebre confusa. Il discorso del ragazzo non faceva una piega. Si lasciò andare a un sorriso deliziato.
-É così bello vedere giovani così appassionati e così entusiasti di entrare a fare parte della nostra bellissima comunità. Mi dispiace che rifiuti il mio invito, ma hai ragione, lo studio e il tuo futuro sono troppo importanti. Tuttavia non ti toglierò il ruolo di caposcuola, quindi sentiti libero di togliere ancora punti, se questo ti sembrerà opportuno.
-Grazie, signora preside. Non mancherò.
Rispose lui, sollevato. Frannie però intervenne prima che lei potesse rispondere alcunché.
-Professoressa Umbridge, temo che anche io dovrò declinare questa offerta generosa. Come sicuramente mia madre le avrà detto, anche io ho intenzione di entrare nelle fila del Ministero il prossimo anno, e ho gli esami da affrontare a breve.
Il volto della Umbridge si fece deluso.
-Francine, ti prego di ripensarci! Sarebbe così utile una personalità come la tua nella nostra squadra!
Frannie sospirò, esibendo la sua faccia contrita di repertorio. Se c'era una cosa che odiava, era sentirsi chiamare Francine.
“O Frannie, o Francine Marie, col nome intero. Uno solo dei due è ridicolo!” diceva sempre ai compagni.
-Mi dispiace, ma davvero non vorrei che mi costasse il futuro. Per me il Ministero è importante. E mia madre ci tiene così tanto! Che direbbe se sapesse che rinuncio allo studio a così pochi mesi dal diploma?
Chiese, con aria afflitta.
-Se vuole però ogni tanto potrò passare a loro qualche informazione, se vedrò qualche scorrettezza in atto. Sarà anche meglio, in effetti. Gli studenti se non vedranno la spilla si sentiranno più liberi di compiere qualche marachella, e allora io correrò a raccontarlo ai miei colleghi. E se succedesse qualcosa di particolarmente grave, allora potrà chiamarmi e fare affidamento su di me. Io ci sarò.
Disse, sorridendo in modo convincente. L'altra rifletté per un attimo, per poi rispondere al sorriso.
-Hai preso proprio da Jane, la stessa furbizia! Certo, l'idea è buona. Alcuni studenti si tratterranno davanti ai tuoi compagni vedendo le spille, avere due occhi in più meno ufficiali fa sempre comodo. E mi riservo il diritto di chiamarti ad aiutare se succederà qualcosa di straordinario come ieri sera.
Frannie annuì.
-Ma certo, sono al suo servizio.
Anche Daphne Greengrass rifiutò cordialmente con la scusa dei GUFO, e Astoria mormorò che quel tipo di cose non facevano per lei. Vedendo che era una ragazza molto timida e introversa, Dolores non insistette. Una persona del genere probabilmente sarebbe stata solo di peso all'iniziativa.
Quando finirono il tè e uscirono dalla porta, il gruppo di inquisizione si era formato. Le spille a brillare nella luce velata che passava tenue dalle finestre erano sei.
-Draco, appena te li danno, potresti passarmi i tuoi orari delle ronde?
Chiese Frannie, distrattamente.
-Certo, perché?
-Andrò in giro con Tony ogni tanto, e c'è la regola dei cinque centimetri. Non vorrei che qualcuno mi togliesse punti inavvertitamente. Quando sei in giro tu a controllare posso starmene un po' tranquilla.
Lui alzò le spalle.
-Sì, okay. A dire la verità, pensavo che dopo ieri tu e lui aveste... discusso.
Lei si schiarì la voce, imbarazzata. Le due Greengrass chiacchieravano animatamente, Edmund e Montague erano impegnati a ignorarsi, mentre Millicent e Pansy ascoltavano in silenzio da vere pettegole.
-Ma no, ma no. Alla fine lo capisco. Silente è un mago potente, posso capire perché qualcuno voglia ingraziarselo. Io non ce la farei mai ovviamente, ma diciamo che ci sono cose peggiori.
-Peggiori di stare con Albus Silente?
Chiese Pansy, oltraggiata.
-Peggiori di stare con chi conta, per quanto repellente sia.
Continuò lei, guardando Draco di sottecchi.
"Come la Umbridge. Come Caramell. Come…"
-Ma ora ha capito che quel vecchio rimbambito non l'avrebbe portato da nessuna parte. L'ho fatto rinsavire, credetemi. Silente è anche un ottimo specchietto per le allodole. È bastato farlo ragionare un po' ed è tornato sulla buona strada.
-Che schifo. Io non so se potrei stare con qualcuno che ama Silente.
Commentò Pansy, freddamente.
-Tony non ama Silente. Te l’ho già detto. È intelligente e sta con chi conta, tutto qui. Fai meglio a chiudere la tua boccaccia, Parkinson. E poi tu non sei amica di Mary Sue? Sei l'ultima che può dare lezioni agli altri sulla compagnia.
-Non è mia amica! È la mia compagna di stanza!
Replicò offesa. Draco ghignò divertito, e questo almeno permise di cambiare argomento.
 
Margaret e Tony intanto avevano deciso di camminare per i corridoi per passare il tempo. La convocazione improvvisa che gli altri avevano ricevuto li preoccupava, e avevano deciso di comune accordo di non parlarne per non agitarsi.
-La scuola è proprio in delirio.
Commentò il Tassorosso, osservando una sedia incantata che svolazzava a circa un metro e mezzo da terra spintonando qualche sfortunato distratto.
-Credo che Fred e George smetteranno di trattenersi presto, se non l'hanno già fatto.
Disse semplicemente Margaret, come una sentenza.
-Perché, si sono mai trattenuti?
Chiese il ragazzo, trattenendo una risata di scherno.
-Certo! Hanno sempre saputo qual era il limite. Non sono mai stati espulsi del resto, anche per rispetto a Silente, e per i genitori credo. Invece ho paura che daranno un po' di matto ora...
Mentre parlavano, girando l'angolo quasi si scontrano in Aurora. Era bellissima e perfetta come sempre, ma le sue sopracciglia chiare increspavano leggermente la fronte lattea, e le labbra rosa e sottili erano piegate in una smorfia perplessa.
I due restarono qualche secondo a guardarla. Un'apparizione improvvisa di Aurora poteva risultare fatale per i cuori deboli. Era come se la luce del sole la seguisse ovunque andasse, anche in piena notte, per il puro piacere di illuminare i suoi capelli dorati e il suo accenno di lentiggini.
-É tutto ok?
Chiese Tony, che fu il primo a riscuotersi dalla visione improvvisa.
-Oh, ciao ragazzi.
Disse lei, cambiando la sua espressione in un sorriso.
-Sì, sto bene caro, grazie. È solo che Hannah mi ha appena detto che oggi a Trasfigurazione alla prima ora è esploso un fuoco d'artificio in aula, e la McGranitt non è riuscita in alcun modo a liberarsene. L'ho trovato strano. Dice che ha dovuto chiamare la Umbridge.
-Effettivamente è molto strano. Ma credo che ci saranno molte altre cose strane in questi giorni.
Commentò Margaret, e proprio in quel momento videro uno straccio per pulire per terra volare a tutta velocità per il corridoio e superarli sfrecciando.
-Fermatelo! Fermatelo!
Sentirono urlare da poco lontano.
-Questa non me la voglio perdere...
Ghignò Tony, e infatti in qualche secondo spuntò Gazza, che correva zoppicando nella loro direzione.
-Povero caro...
Sussurrò Aurora, ed effettivamente la scena era abbastanza patetica. Questo non impedì a Margaret di ridacchiare. Sentì affacciarsi in lei un brandello di senso di colpa, che svanì quasi subito quando si ricordò quello che il giorno precedente la aveva costretta a fare dopo le lezioni. Sì sfiorò il dorso della mano e sentì al tatto una cicatrice.
Come se ci avesse appena pensato anche lei, Aurora esclamò
-Merlino, che amica orribile! Non vi ho chiesto come vi sentite entrambi dopo ieri. Quello che vi ha fatto quella donna...
Scosse la testa con disappunto, che considerando il carattere della ragazza equivaleva più o meno a una catena di insulti e magari anche un ceffone.
-Su, fatemi vedere le mani!
Chiese, e i ragazzi obbedirono.
-Stiamo bene, stai tranquilla. Ci abbiamo messo del dittamo.
La rassicurò Margaret, ma lei aveva di nuovo un'espressione turbata.
-Non va bene così. Non va affatto bene. Ho dovuto consolare due ragazzine del primo anno che piangevano, questo mercoledì. Ho dato loro un po' di camomilla. Voi ne volete per caso?
Chiese gentilmente, osservando le cicatrici sbiadite con attenzione. Effettivamente Aurora era un asso in erbologia e se la cavava nel curare le ferite.
-Se volete poi vi posso dare qualche pomata, anche se non credo che si possa fare meglio di così.
-Non preoccuparti, davvero, non c'è bisogno...
Replicò Tony, ma la ragazza, ormai partita per la tangente, li guardò speranzosa.
-Ho anche i pasticcini...
Non poterono dire di no.
 
*
 
-Una squadra di inquisizione? Davvero?
Chiese Margaret incredula, quando i ragazzi furono tornati. Dato che Tony era dovuto andare con Aurora a lezione di erbologia, i restanti tre erano potuti andare a isolarsi in camera di Edmund. Lei era coricata sul suo letto, con la testa sulle sue gambe, mentre lui le accarezzava i capelli. Frannie invece era su quello di Montague, perché ci si sarebbe potuta sdraiare senza preoccuparsi di togliersi le scarpe.
-Sì, quella là è tutta matta. E loro sono gasatissimi, a briglia sciolta. Pericolosi.
Sussurrò il ragazzo con aria cupa.
-Già, e quell'oca giuliva di Pansy si è permessa di insultare Tony in mia presenza! E io ho dovuto criticare Silente per difenderlo.
Sbuffò Frannie.
-Intanto qui regna il caos. Non c'eravate prima, ma sembra che stiano tutti dando di matto. Oggetti che volano dappertutto, fuochi d'artificio, e sembra che nessun professore sappia risolvere il minimo dei problemi. Stanno chiamando tutti la Umbridge.
-Se vogliono farla impazzire ci stanno riuscendo. Oggi si vedeva che aveva l'aria sbattuta.
Commentò Frannie.
-Già, e anche della cenere sui vestiti. Qualcuno deve averle fatto un brutto scherzo.
Confermò Edmund.
-Chiunque sia, ha la mia stima.
Disse Mag, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi al tocco del ragazzo.
-Credo siano un po' tutti, in realtà. In primis Fred e George.
Disse Edmund, e le due non poterono che appoggiare la sua teoria.
-Non so cosa succederà nei prossimi mesi, fatto sta che siamo in guerra anche qui, a quanto pare.
Sospirò amaramente Frannie.
-Già, abbiamo fatto bene a non entrare nella squadra, o ci saremmo passati anche noi.
Disse Edmund, per poi aggiungere
-A proposito, pensavo che tu avresti detto di sì. Mi hai sorpreso. Non avrebbe avuto più senso accettare?
-Ora che ci penso Ed ha ragione. E la copertura?
Contribuì Margaret. L'altra scosse la testa.
-Forse ho sbagliato, ma non me la sono proprio sentita, sarò sincera con voi. Accettare una cosa del genere sarebbe stato mettere Tony in una cattiva posizione... senza parlare del fatto che sul serio dovrò mettermi a studiare, non era solo una scusa. E poi non ce la faccio a vedere la ranocchia anche fuori dall'aula, soprattutto se devo fare finta che lei mi piaccia.
-Hai ragione, sarebbe stato molto pesante.
Convenne l'amico.
-Beh, se avete rinunciato dicendo di dover studiare sarà il caso di farci vedere un po' in biblioteca, non trovate?
Chiese invece Mag, che almeno avrebbe potuto volgere la situazione a suo vantaggio. Gli altri due sbuffarono sonoramente all'unisono e lei sorrise soddisfatta.
Quando fu ora di pranzo, erano ancora incerti su come stesse andando la giornata. La Umbridge come preside e la squadra di inquisizione li preoccupavano, ma erano riusciti a tirarsi fuori da tutto, e Tony, Lucy e gli altri dell'ES non sembravano aver subito ripercussioni. In più l'aria stava cambiando, e in meglio. A quanto pareva la preside dopo la riunione aveva continuato a correre da un'aula all'altra a sistemare guai che sembravano apparire a ogni angolo.
Quando arrivarono in Sala Grande per mangiare, li investì l'ultima notizia della giornata. Montague non era venuto a pranzo, e i suoi amici lo stavano cercando da mezz'ora. Era scomparso, e non si trovava da nessuna parte. Edmund si mostrò blandamente preoccupato per salvare le apparenze, mentre Margaret era solo curiosa e un po'divertita.
Frannie, dal canto suo, diede un rapido sguardo al tavolo Grifondoro. George Weasley la stava guardando, e le fece l'occhiolino. Lei capì e annuì leggermente.
Sospirò serenamente, e passò un braccio sulle spalle di Margaret e uno sulle spalle di Edmund.
-Che c'è, Fran?
Chiese lui, alzando un sopracciglio
Frannie alzò le spalle e sorrise.
-Niente, solo... ci siamo davvero presi un po’ di rivincita questa volta. Non è bellissimo?

 
 
 
NOTE AUTRICE 

I nodi stanno venendo al pettine e tra un po' ne vedremo delle belle! Ormai manca poco alla fine dell'anno e come tutti sappiamo a Hogwarts e all'Ordine ci sarà il finimondo! Speriamo che i nostri non se la passino troppo male nel trambusto che verrà... Ne approfitto per informarvi che da ora in poi la pubblicazione settimanale potrebbe slittare perché non abbiamo altri capitoli pronti, scriveremo e pubblicheremo man mano, quindi potrebbe volerci un po' di più tra un capitolo e l'altro. Tranquilli, non vi abbiamo abbandonati e continueremo a scrivere, non c'è nulla da temere! A presto ~
   
 
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