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Autore: Lien    05/08/2009    28 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 26/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash




Capitolo 26. Sconosciuto




Harry uscì dal bagno strofinandosi i capelli bagnati con un asciugamano, lasciandosi sfuggire un sospiro soddisfatto alla sensazione del pigiama pulito sulla pelle. Il sangue appiccicava i vestiti addosso come nient’altro al mondo.


Appena messo piede in camera sollevò lo sguardo e, vedendo il letto di Tom vuoto, si guardò intorno alla ricerca del Prefetto. Lo trovò davanti al terrario di Nagini che sibilava qualcosa in serpentese, mentre faceva dondolare per la coda quello che sembrava essere un grosso topo morto. Il serpente, però, se ne stava raggomitolato dalla parte opposta della teca di vetro e rispondeva in brevi sibili stizziti.


Incuriosito dalla nota esasperata nella voce di Tom, Harry si avvicinò per sentire meglio.


Non la mangio quella roba Tom, è cosssì… morta.” sibilò Nagini girando la testa dal lato opposto.


Il Prefetto si lasciò andare ad un lungo sospiro sofferto. “Nagini, ‘quella cosa’ è un topo, un topo. I serpenti mangiano i topi.


I ssserpenti cacciano i topi.


Tom lasciò cadere il topo nel terrario e incrociò le braccia al petto. “Lo sai benissimo che non ti posso lasciare libera di andare a caccia, e sai anche di chi è la colpa.


Non sso di cosssa tu sstia parlando.” rispose lei con tono indifferente.


Nagini, ti sei intrufolata nella Sala Comune di Tassorosso.


Mi ero persssa.


Per tre volte?


Harry si lasciò scappare una risata, non riuscendo più a trattenersi. Gli altri due girarono entrambi la testa verso di lui e, sebbene Nagini non avesse sopracciglia da sollevare, Harry era sicuro che le espressioni di serpente e padrone combaciassero alla perfezione.


Oh, no, non badate a me. Continuate pure.” disse loro cercando di ricacciare indietro il sorriso divertito.


Il volto di Tom si dipinse per un attimo di un’espressione sorpresa, ma subito dopo scosse la testa e si voltò di nuovo verso il terrario.


Che c’è?” chiese Harry, istintivamente mantenendo il Serpentese.


Niente, niente. Solo, non sono abituato ad avere qualcun altro che mi capisce quando parlo con Nagini.” rispose il Prefetto con un sorrisetto.


Il serpente in questione aveva sollevato la testa oltre il bordo del vetro – abbastanza da far dedurre che, essendo il terrario senza coperchio, non c’era davvero niente se non ubbidienza al suo proprietario a fermarla nel caso volesse uscire – e si stava allungando verso Tom.


Allora lo hai ssscoperto, finalmente.” disse in un sibilo divertito.


Tom le rivolse un’occhiataccia. “E questa è un’altra cosa di cui dobbiamo parlare, perché non mi hai mai detto niente anche se sapevi che Harry era un rettilofono.


Nagini ritornò alla sua posizione raggomitolata. “Sse quello Verde voleva tenere il sssegreto, perchè sssarebbero dovuti esssere affari miei?


Il ragazzo borbottò qualcosa che somigliava molto a “Ti vizio troppo…”, mentre Harry guardava il serpente con sguardo interrogativo. “Quello Verde…?” sussurrò perplesso.


Tom si girò del tutto verso Harry, appoggiandosi al tavolo che sosteneva il terrario e incrociando le braccia con disinvoltura. “È da quando te l’ho presentata che ti chiama così. Le piacciono i tuoi occhi.” rispose. Poi un angolo della bocca gli si sollevò in un ghigno accattivante. “E non la biasimo.” aggiunse, staccandosi dal tavolo con una piccola spinta e avvicinandosi passo dopo passo a lui.


Harry lo guardò avvicinarsi, maledicendo quanto quel sorriso seducente gli stesse dirottando i pensieri in un'unica direzione. Ancora non riusciva a capacitarsi di essere autorizzato a toccarlo, a baciarlo... non riusciva a capacitarsi che Tom volesse toccare lui, che tra tutti si accontentasse di sprecare baci sulla sua bocca, di far passare il tocco delle sue mani sul suo corpo...


Si accorse di aver inconsciamente fatto un paio di passi in direzione del Serpeverde, ma prima che, impacciato, potesse tornare indietro, Tom lo aveva già afferrato e tirato a sé, facendolo capitolare in avanti tra le sue braccia.


Il Prefetto gli circondò la vita con un braccio per sorreggere il suo peso, mentre l’altra mano andava a giocare con i capelli della sua nuca. Abbassando lentamente il viso, gli sussurrò piano ad un orecchio: “Dì qualcos’altro in Serpentese.”


Il respiro del ragazzo sul suo collo fece scendere un brivido lungo la schiena di Harry, mentre si ritrovava a socchiudere gli occhi sotto l’effetto rilassante di quelle dita tra i capelli. Lottando contro le palpebre pesanti, tornò a guardare fisso nelle iridi nere di Tom e, mentre un suo braccio andava ad allacciarsi dietro al collo del Prefetto, un solo pensiero gli attraversò la mente.


Baciami.


E Tom lo fece, catturandogli le labbra con movimenti lenti e sensuali, accarezzandole con la lingua finché Harry non aprì la bocca e lo lasciò entrare. Rispose al bacio entusiasta, spingendosi in avanti contro il Serpeverde, cercando quanto più contatto poteva col corpo dell’altro.


Indietreggiarono senza mai separarsi, e sarebbero sicuramente caduti sul letto di Tom se Harry, sentendo il bordo del materasso battergli contro il retro delle ginocchia, non si fosse aggrappato con una mano ad uno dei pali in legno che sostenevano il baldacchino. A quel gesto Tom fece un passo indietro, lasciandogli le labbra con un ultimo piccolo morso, e sorridendo fece scorrere una mano lungo il braccio di Harry fino a staccargli dolcemente le dita dalla presa che avevano sul legno, per intrecciarle con le proprie in un gesto inaspettatamente dolce.


Un po’ troppo dolce.


Francamente, Harry avrebbe dovuto saperlo da tempo che dolce e Tom erano due parole che non si sarebbero mai trovate naturalmente in una stessa frase.


Vide infatti, in pochi istanti, il sorriso dell’altro trasformarsi in un piccolo ghigno, ma quando capì quali fossero le sue intenzioni era già stato spinto all'indietro e in due erano ruzzolati sul letto. Quando ebbero finito di rotolare, Harry si lasciò scappare una risata soffocata per metà dai cuscini e per metà dal corpo del Serpeverde.


Tom, non per distruggere tutte le tue illusioni, ma non sei esattamente un peso piuma...” riuscì a borbottare oltre la spalla dell’altro, che gli si era spalmato addosso a pelle d'orso.


Il Prefetto si issò sui gomiti dando un po’ di respiro al ragazzo sdraiato sotto di lui. “C’è per caso qualcosa ti cui ti vuoi lamentare?” chiese con una finta nota d’offesa, smascherata dal ghigno divertito che gli si allargava sul volto.


Harry avrebbe continuato a ribattere assecondando la vena giocosa dell'altro ragazzo, ma con il viso di Tom così vicino non c’era nulla che lo distraesse dai suoi lineamenti scolpiti, dagli occhi di un nero quasi innaturale, che rimanevano impenetrabili anche quando la sua bocca – dalle labbra fini, di un rosa pallido – era piegata all’insù in un sorrisetto provocatorio.


Scosse la testa in risposta, trattenendo un sorriso, sconsolatamente rassegnato al fatto che qualunque altra replica sarebbe stata poco meno che un’eresia.


Tom assunse un’espressione leggermente sorpresa, quasi non si fosse aspettato una resa tanto veloce, ma la risposta doveva averlo comunque soddisfatto, perché in una frazione di secondo era tornato a ghignare e, intrecciando le dita di una mano tra le ciocche nere di Harry, si abbassò fino a posare le proprie labbra di nuovo sulle sue.


Non approfondì il bacio, gli prese invece il labbro inferiore tra i denti, mordicchiando appena, prima di passarvi sopra la lingua come una carezza. Harry si chiese come faceva a trasformare un bacio a labbra appena socchiuse in uno dei più sensuali che avesse mai sperimentato.


Harry...” lo sentì sospirare mentre si separava dalle sue labbra per lasciargli una scia di baci bollenti dalla mascella alla spalla, “Ti voglio.”


Harry si lasciò sfuggire un gemito, e sapeva che avrebbe dovuto fermarlo, che erano entrambi distrutti, che lui aveva ancora troppi dubbi, ma c’era da chiedersi se prima di lui qualcuno era mai riuscito a dire di no a Tom Riddle dopo aver sentito una frase del genere. O se qualcuno era mai riuscito a dire di no a Tom Riddle punto.


Lo lasciò slacciare i primi due bottoni del suo pigiama per poter avere migliore accesso al suo collo, dove cominciò a mordere e succhiare la pelle sottile, obbligando Harry a serrare la mascella per non gemere, mentre sollevava il mento suo malgrado per incitarlo a continuare.


In pochi secondi però, un altro tipo di gemito rischiò di scivolargli tra le labbra, perché le mani di Tom stavano scendendo lungo il suo corpo e una delle due si faceva pericolosamente vicina alla sua spalla. Trattenne il respiro quando gli sfiorò la ferita, restando il più fermo possibile per non tradire alcun segno di dolore. Tom, però, doveva essersi accorto della sua postura improvvisamente rigida, perché con un ultimo bacio sotto la mascella, sollevò il viso per guardarlo negli occhi.


Che c’è?” chiese il Serpeverde.


La vista del suo viso arrossato, dei capelli arruffati e delle sue labbra bagnate fecero momentaneamente dimenticare ad Harry qualunque dolore, tanto che per un attimo si trovò a chiedersi la stessa cosa.


Ma, forse solo per incitarlo a rispondere, Tom scelse quel momento per stringergli la spalla una seconda volta, scegliendo il posto peggiore dove afferrarlo.


Niente.” si affrettò Harry a rispondere, maledicendosi da solo sentendo quanto affannata la sua voce gli era uscita.


Lo sguardo che Tom gli rivolse, infatti, gli fece capire che non se l’era bevuta nemmeno per un secondo.


Harry...” ribatté, con una nota d’avvertimento nella voce.


E strinse di nuovo.


Non aspettandoselo, questa volta Harry non riuscì a trattenere un sussulto alla fitta di dolore che gli percorse il braccio. Non c’era verso che Tom non se ne fosse accorto e, sentendosi quasi in colpa, come un bambino colto con le mani nel barattolo della marmellata, alzò gli occhi per incontrare quelli del Prefetto.


Per un attimo i lineamenti del viso dell’altro si erano contratti in un’espressione perplessa, poi ogni emozione sembrò scomparirgli dal volto in un lampo e si affrettò a staccare la mano che poggiava sulla sua spalla, come se si fosse scottato.


Due secondi dopo si era precipitato fuori dal letto.


Tom, aspetta!” cercò di chiamarlo Harry, sollevandosi sui gomiti, “Davvero, non fa così male. Per chi mi hai preso, una ragazzina? Mi hai semplicemente preso alla sprovvis– woah!” esclamò quando, inaspettatamente, il Serpeverde lo strattonò per un braccio facendolo capitolare giù dal letto e contro il suo petto.


Harry gli avrebbe chiesto, anche piuttosto irritato, che diavolo stava pensando di fare, se lo sguardo furioso del Prefetto non gli avesse fatto morire qualsiasi parola in gola.


Tu – infermeria – adesso!” gli sibilò ad una manciata di centimetri dal volto.


Ma Harry si strattonò fuori dalla presa, ponendo qualche passo di distanza tra lui e il Serpeverde. “Sto bene, non è niente.” rispose con voce decisa, “Non ho bisogno di andare in Infermeria.”


Non so per quale idiota tu mi abbia preso, Evans,” ribatté Tom sibilando ogni parola nonostante stesse parlando in inglese, “ma sussultare ogni volta che qualcuno ti sfiora la spalla, dalle mie parti non significa ‘niente’.”


Harry distolse lo sguardo sapendo che non c’era modo di negare, ma una cosa era certa: non si sarebbe fatto vedere la ferita e Tom non poteva fare nulla per costringerlo.


Non andrò in Infermeria.” ripeté con voce calma, ma abbastanza ferma da far capire che non ammetteva repliche.


Tom serrò la mascella, stringendo i pugni ai lati del corpo come se stesse trattenendo l’impulso di lanciarsi addosso ad Harry, e non nel senso che gli sarebbe piaciuto.


Ti stai comportando in maniera totalmente sconsiderata,” disse con un tono basso che urlava pericolo, “Non c’è bisogno di fare lo stoico. Che orgoglio c’è nel non farsi curare? Sei un Serpeverde, per Salazar! Dov’è il tuo spirito di conservazione?”


Non ho detto che non voglio farmi curare, non sono masochista, grazie tante.” ribatté Harry irritato, “Ma non posso andare in Infermeria, davvero non posso.”


Per un attimo Tom lo guardò con un espressione che diceva chiaramente che, se proprio Harry voleva dire cose che non avevano alcun senso, poteva risparmiarsele in sua presenza e non fargli perdere tempo. Poi però gli occhi gli si sgranarono mentre un altro pensiero gli attraversava la mente, e si ritrovò a rivolgere al compagno uno sguardo indeciso tra l’incredulo e l’esasperato.


Non ci credo, è un altro dei tuoi segreti.” sussurrò, guardandolo fisso negli occhi mentre scuoteva leggermente la testa, come se fosse stato troppo attonito per fare altro. Immediatamente dopo però lo sguardo gli si indurì, e si fece di nuovo vicino a Harry in pochi passi, assottigliando gli occhi.


Sta diventando un po’ troppo comoda questa scusa, non trovi anche tu? C’è qualcosa che non vuoi dire e puf!, basta accennare al fatto che ha a che fare con la tua missione super top secret e nessuno è più autorizzato a fare domande. Dimmi, con quante balle l’hai già fatta franca usando questo simpatico stratagemma?”


Harry lo fissò indignato. “Questa è bella, tu che mi fai una predica sul mentire!” replicò infiammandosi, spintonandolo via di qualche passo, “E questo ignorando che gran cazzata è quella che hai appena sparato! Dio, non posso credere che sei tu a dirmi una cosa del genere, quando lo sai benissimo quanto mi pesa dover sempre stare attento a quello che dico.” ribatté stringendosi i capelli in una mano, guardando con rabbia la posa arrogante dell’altro. “Ma vogliamo davvero parlare di sincerità, Tom? Vogliamo parlare di tutte le cose che tu mi stai nascondendo?”


Il Serpeverde gli rivolse uno sguardo di sufficienza, sollevando appena le spalle. “Come se tu non sapessi già praticamente tutto su di me, qualcos’altro a cui non hai mai dato una spiegazione. Esattamente come stai facendo adesso, con questa tua nuova, irrazionale intolleranza alle più semplici cure.” Il volto gli si distorse in una smorfia di scherno, “Di cosa si tratta questa volta? È il tuo nuovo allenamento su campo, sopportare ogni danno subìto in silenzio?”


No, ho una terribile paura degli aghi.” gli rispose sarcastico Harry.


Ogni traccia di sorriso derisorio sparì dal volto del Prefetto, rimpiazzata da rabbia. “Non fare il furbo con me, adesso, non ci provare neanche.” gli sibilò, “Sono stufo marcio di doverti correre dietro senza mai sapere nulla. Non so nemmeno il tuo vero nome, per Dio! Ma l’ho sempre fatto e continuo a farlo, quindi mi fai il favore di tenerti per te almeno il sarcasmo!”


Harry serrò la mascella, “Beh, se ti irritiamo tanto, allora abbandona me e i miei segreti a soffrire in silenzio! Perché mai te ne dovrebbe fregare qualcosa?”


Sai cosa ti dico? Bene! Forse hai ragione! Forse questo è tutto tempo perso, e tu non ne vali la–” Ma si fermò, anche se entrambi sapevano benissimo come avrebbe finito la frase, ed Harry si stava già promettendo nella mente che se l’avesse terminata avrebbe dovuto sudare per farsi perdonare.


Si fissarono con il respiro affannato, entrambi tesi di rabbia come due corde di violino, e Harry si chiese come avevano fatto a passare dallo stringersi tra le braccia allo sputarsi contro veleno. Qualcosa gli diceva che, con molta probabilità, quella sarebbe diventata la loro routine quotidiana.


Ma poi Tom fece un gesto frustrato con la mano, espirando tutta l’aria che aveva nei polmoni.


Farà una cicatrice.” disse a denti stretti, guardando da qualche parte alla sua sinistra, “Avrai una nuova cicatrice sul tuo corpo e sarò stato io a procurartela.”


Per un attimo Harry rimase quasi confuso. ‘Ce l’ho già una cicatrice che mi hai procurato tu,' pensò, ‘ed è la più importante.’ Ma quello Tom non poteva saperlo, e non stava proprio lì l’origine di tutti i loro problemi?


Prima che potesse fermarlo, uno sbuffo gli uscì dalle labbra, facendo voltare di scatto anche Tom. “Era solo quello di cui ti preoccupavi?” chiese Harry, mentre si arrotolava la manica del braccio incriminato fino al gomito.


Quando ebbe finito distese e mostrò l'avambraccio a Tom, sul quale faceva bella mostra il segno biancastro e contorto che gli aveva lasciato la zanna di Basilisco giù nella Camera dei Segreti. “Questa me la sono fatta quando avevo dodici anni. Questa,” continuò, tirando giù la camicia del pigiama dall'altra spalla per scoprire la cicatrice procuratagli da Codaliscia nel cimitero, “quando ne avevo quattordici. Questa è di meno di un anno fa invece.” disse, abbassando il colletto e voltando il collo per mostrare una linea che gli andava da sotto il mento alla clavicola, un regalino lasciatogli da Bellatrix quando aveva tentato di tagliargli la gola di netto.


Tom guardava tutti i punti indicatigli da Harry con un'espressione combattuta, in cui si riconosceva però una morbosa curiosità. Quasi che, nonostante non gli piacesse per niente quello che Harry gli stava raccontando, non poteva fare a meno di ascoltare, disperato per qualunque dettaglio sulla vita dell'altro.


Se anche questa ferita mi lasciasse un segno,” continuò Harry imperterrito, “come vedi ne ho tanti altri, non sarebbe il primo e non c'è verso che sarà l'ultimo.” Sospirò poi, rimettendosi a posto il pigiama. “Uno in più o uno in meno, che differenza vuoi che faccia?”


Tom percorse la distanza che li separava in un lampo, e prima che Harry potesse rendersene conto era stretto di nuovo contro il suo petto. “Ma perché devi dire cose così platealmente stupide?” gli mormorò tra i capelli, mentre lui soffocava sul suo collo uno sbuffo per il movimento improvviso. “Odio sentirti parlare così. Quante volte sei stato ferito? Quante battaglie hai combattuto?” Tom abbassò la voce fino a quasi sussurrare, “Dove hai imparato a combattere così?”


Harry sapeva che l’altro non si aspettava una risposta, ma il fatto di sapere che non avrebbe potuto rispondergli in ogni caso non faceva nulla per smorzare la frustrazione che provava. Aveva il desiderio quasi irrefrenabile di mandare al diavolo tutto e tutti e potersi godere due mesi di una felicità che gli era stata negata da sempre. Aveva ragione Tom, quante battaglie aveva combattuto oramai? Quante ancora ne avrebbe dovute combattere per poter riposare in pace? Non si era forse meritato una pausa?


E nonostante tutto quello, udì la sua voce rispondere con un finto tono ingenuo, “Beh, non è un bene che sappia difendermi?”


Sentì Tom stringergli un braccio per fargli capire che non ci era cascato. “Non mi piace pensare che ti sia trovato in una situazione in cui sei stato costretto ad usare tanta abilità.” ribatté.


Harry sospirò e non rispose, non c’era nulla che avrebbe potuto dire. Aveva ancora la testa poggiata sul petto del Serpeverde, e sebbene cominciava a rendersi conto di quanto possessivo il ragazzo fosse, doveva ammettere che sentire il calore dell’altro avvolgerlo... poter chiudere gli occhi e affondare la testa nell'incavo del suo collo... in quel momento non gli dispiaceva affatto...


Ehi, non ti addormentare addosso a me.” lo scrollò d’improvviso Tom.


Uhm?” rispose Harry sollevando la testa, sbattendo lentamente le palpebre.


Il Prefetto roteò gli occhi al cielo. “Vai a dormire Harry, ti stai reggendo a mala pena in piedi.” gli disse, sciogliendolo dalla presa delle sue braccia.


L’altro scosse la testa per liberarsi dal sonno, “Mmh, ma non è nemmeno ora di cena...” protestò debolmente, trascinandosi comunque verso il proprio letto.


Una volta sedutosi sul copriletto, gli bastò un’occhiata all’espressione di Tom per capire che non aveva per niente gettato la spugna a proposito della sua spalla.


Se domani mattina quella ferita dà anche il minimo segno d’infezione,” lo avvertì quello mortalmente serio, “ti schianto e ti ci porto di peso in Infermeria.”


Harry annuì, perché tanto non sarebbe mai successo, sia che si fosse infettata che no. Non l’avrebbe mai permesso. Con un ultimo cenno al Serpeverde, improvvisamente troppo stanco per fare altro ora che sentiva il materasso morbido sotto di sé, si distese sotto le coperte e chiuse le tende.


Si ricordò appena di mormorare un incantesimo silenziatore prima di cadere in un sonno profondo che sapeva più di esaurimento che di voglia di dormire.



**** **** ****


Orion soffiò sulla superficie del suo tè bollente per raffreddarlo, mentre con la coda dell'occhio vedeva Meredith aggiungere due cucchiaini di zucchero al proprio. Erano tornati nella Stanza delle Necessità una volta finita la cena, sentendo che c'erano ancora tantissime cose di cui parlare e da chiarire. Avrebbero trascinato con loro anche Harry e Tom, ma i due non si erano fatti vedere per nessuna delle lezioni successive alla loro chiacchierata.


Secondo te stanno bene? ” disse Meredith, piegando le gambe sulla poltrona e sistemandosi in ginocchio, “Intendo Tom e Harry... Voglio dire, hanno saltato anche la cena, chissà cos'hanno fatto tutto questo tempo...”


Orion, che aveva appena fatto il primo cauto sorso di tè, rischiò di risputarlo fuori in modo molto poco dignitoso.


Uhm, Meredith, sono sicuro di non volerlo sapere. E che tu sia troppo giovane per saperlo.” rispose, vedendola colorarsi come un papavero non appena ebbe capito a cosa stesse alludendo. Sghignazzando alla reazione della ragazza, tra sé e sé dovette però rimangiarsi quelle parole: se era onesto, doveva ammettere che avrebbe pagato per essere presente. Ma quello a Meredith era meglio non dirlo.


La Corvonero bevve un lungo sorso di tè per darsi il tempo di tornare al suo colorito normale, poi riprese “Intendevo dire, sai, dopo la litigata che hanno fatto... spero solo che tra di loro vada tutto bene, ecco.” Giocherellò per qualche secondo con il cucchiaino, “Non posso ancora credere che Harry se ne andrà...” sospirò infine tenendo gli occhi bassi, lo sguardo sconsolato posato sulla tazzina.


Orion annuì mestamente, pensieroso. Anche lui, appena Harry aveva comunicato loro la notizia, era rimasto completamente spiazzato. Poi però, diversamente da Meredith, aveva lasciato che fosse la rabbia, e non la tristezza, a prendere il posto dello sgomento: come poteva fare una cosa simile a tutti loro? Come poteva fare una cosa simile a Tom?


Era su quest'ultimo infatti che si era sfogato: vederlo così calmo e indifferente, mentre Harry comunicava loro tranquillamente che sarebbe sparito dalle loro vite da lì a due mesi, lo aveva irritato in maniera insopportabile. Possibile che si fosse sbagliato sui sentimenti che Tom provava per l'altro ragazzo?


Proprio perché gli era impossibile accettare una conclusione simile lo aveva provocato, ma da quello a cui aveva assistito poco dopo nel corridoio, non era della validità dei sentimenti che legavano i due che doveva preoccuparsi.


Ma allora perché Harry voleva partire?


Meredith,” indirizzò Orion la ragazza, “tu a quanto credi di tutta questa faccenda?”


La Corvonero lo guardò e poggiò lentamente la tazza di tè sul tavolino. “Pensi che Harry ci stia mentendo?” una nota sorpresa nella voce, ma non incredula.


Non dico mentire di per sé,” rispose lui cauto, “ma ha evitato accuratamente di spiegare molte cose. L'ha ammesso lui stesso che ci sono cose che non può dirci, no? Ma comunque non mi riferivo a quello.” continuò rapido vedendo Meredith pronta a ribattere, “Intendevo tutta questa storia della missione segreta, della pazza ricerca per un libro... Voglio dire, parliamoci seriamente, un libro? Tutto questo polverone per un semplicissimo libro? E la partenza improvvisa, tra solo due mesi?” Si rigirò la tazzina tra le mani pensieroso, “Forse è solo che non ne sappiamo abbastanza, ma ci sono una marea di cose che non hanno senso in questa storia.”


Meredith fissava il tavolino, soppesando quelle parole. “Harry ci ha detto che non dipende da lui, che è costretto ad andarsene.”


Già, ma costretto da chi?”


Sei stato tu il primo a dargli del soldato,” ribatté a quello la ragazza, “se è davvero così riceverà degli ordini da qualcuno, chiunque sia il suo... superiore... lo obbligherà ad andare via.” ipotizzò, “Certo che deve essere una questione terribilmente importante, o Harry una persona estremamente leale, perché arrivi a -”


- lasciare qui Tom.” le finì la frase Orion, “Già, è quello che ho pensato anch'io. Capisci perché dico che non ha senso? Può un libro essere così importante?” Finì in un sorso il resto del suo tè e poggiò la tazza vuota sul tavolo. “In ogni caso lo dicevo più per provocarlo che per altro, 'soldato'.”


Meredith restò qualche secondo in silenzio. “Si, in effetti non c'è alcun modo che lo sia davvero.”


L'altro aggrottò la fronte. “Che intendi dire?”


Beh,” iniziò la ragazza, “Harry ha ammesso di non essere nemmeno mai stato in Australia, e visto il suo accento inglese non può che essere nato in Inghilterra. Le uniche forze armate della Gran Bretagna sono gli Auror e gli Indicibili: è vero che il Dipartimento Misteri ha il lasciapassare del Ministero su molte cose, ma Harry ha solo sedici anni, è comunque troppo giovane per essere arruolato come soldato.” spiegò, finendo anche lei la sua tazza di tè. “E non penso che lavorerebbe mai per un gruppo terroristico, non è proprio il tipo.”


Orion sbatté le palpebre un paio di volte, guardandola sorpreso. “Hai ragione, non ci avevo pensato. Cavolo, è davvero vero che sei sveglia.” Allo sguardo quasi ferito che la ragazza gli lanciò si affrettò a spiegare, “No, intendevo, lo sapevo che sei intelligente e – voglio dire, so di tutte le voci che corrono sul tuo conto, che hai slittato di due anni solo perché sei figlia di... si, insomma, lo sai...” Si schiarì la gola, “Ovvio che non ci credevo, però sai... uno resta sempre un po' sorpreso... no?”


Meredith abbassò lo sguardo sul lembo della gonna che si stava rigirando tra le dita. “Capisco.” disse dopo qualche secondo, con un sorriso un po' triste. “No, sul serio,” continuò vedendo che Orion aveva aperto la bocca per ribattere, “è normale che il dubbio ci sia, un caso come il mio sarà capitato quante volte prima d'ora, tre? Quattro?” poi abbassò la voce in un sussurro, tanto che Orion fu sicuro che la ragazza non intendeva farsi sentire. “Alcune volte il dubbio l'ho avuto anch'io...”


Orion si schiarì la gola a disagio: come per ogni Serpeverde, anche per lui consolare non era un punto forte, soprattutto se ad insultare era stato lui stesso.


Si, insomma... non volevo offenderti...” Aspettò che la ragazza annuisse per accettare le sue scuse, prima di andare avanti. “Hai perfettamente ragione, comunque.” continuò quindi, facendo un po' finta che gli ultimi due minuti non fossero mai esistiti, “Ma allora chi c'è dietro a Harry? Perché anche se stesse... 'agendo'... da solo, ci sono altre cose che non quadrano.”


Tipo?”


Beh,” rispose subito lui, grato che Meredith si fosse riconcentrata su Harry e non sulla sua gaffe, “per prima cosa, se come hai detto tu è inglese, com'è riuscito ad evitare di venire ad Hogwarts prima di quest'anno? È vero che non ha smentito di essere stato seguito da insegnanti privati, e infondo non è poi così raro, ma ci sono molti controlli su queste cose da parte del Ministero: i tutori certificati sono pochi, e solo famiglie purosangue particolarmente ricche possono permetterseli.”


Meredith lo ascoltava attenta, con aria pensierosa. “Ma potrebbe essersi anche iscritto ad un'altra scuola, Durmstrang o qualunque altra.”


Il ragazzo ci pensò su un attimo, ma poi scosse la testa “Sarebbe stato molto più facile per lui fare una richiesta di trasferimento, invece di inventarsi tutto di sana pianta.”


E non potrebbe provenire da una famiglia babbana ed essere comunque ricco?” continuò lei.


Se fosse così, i soldi potrebbero anche non essergli mancati, ma i contatti giusti si.” ribatté Orion, “Li hai mai visti dei babbani a Diagon Alley? Una volta ne ho incontrata una famiglia da Bolidi e Boccini e cavolo, stavano cercando di spazzare il pavimento con una Stellasfreccia.” disse roteando gli occhi al cielo, “Come vuoi che li possano trovare degli insegnanti privati? E poi perché mai dei babbani non vorrebbero mandare i figli a Hogwarts?”


La ragazza, però, aggrottò le sopracciglia. “Se venisse davvero da una famiglia purosangue, non avrebbe avuto bisogno di Tom per farsi fare dei documenti falsi.”


Beh, non tutti i purosangue sono così influenti. Guarda i Dalton, per esempio.”


Ci ha detto che Evans è il cognome di sua madre, giusto?” continuò non convinta Meredith. “Però non è un cognome purosangue...”


Orion si passò una mano tra i capelli, sbuffando. “No, non penso proprio. Però anche quello è strano: un purosangue che sposa una babbana? Sarebbe uno scandalo troppo succulento per passare inosservato e io li conosco tutti i circoli purosangue inglesi – sono imparentato con metà di loro – ma di una cosa del genere, o di Harry, non ho mai nemmeno sentito parlare.”


Quindi non è né di origini babbane, né purosangue, né metà e metà?” riassumé lei con aria scettica, “Inglese ma che non ha mai frequentato Hogwarts?”


E se invece l'avesse frequentata Hogwarts?” domandò improvvisamente Orion. Allo sguardo perplesso che gli venne rivolto elaborò “Voglio dire, magari è arrivato qui come tutti noi e poi ha cambiato scuola, chessò, l'anno scorso, o due anni fa. Non è che conosciamo tutti gli studenti della scuola personalmente. E se avesse vissuto tutta la sua vita qui, anche se poi si fosse trasferito a Beauxbatons l'accento inglese gli sarebbe rimasto.” Si grattò la punta del naso con aria pensierosa. “Certo, perché sarebbe tornato, in incognito, non si spiega...”


Meredith sembrava tutto tranne che convinta. “Mi sembra una teoria un po' azzardata. È vero che non conosciamo tutti gli studenti, ma tu e Tom almeno tutti i Serpeverde si. Dovrebbe essere stato a Grifondoro o a Tassorosso, ma non credo che sia possibile farsi smistare in due case diverse.” ribatté. “Eppure qualche connessione con Hogwarts ce l'ha...” aggiunse pensierosa.


Orion aggrottò la fronte, “Che intendi dire?”


Si, per forza, se no perché nascondersi sotto mentite spoglie?” rispose la ragazza “Se è costretto a camuffarsi vuol dire che qualcuno, qui a Hogwarts, è in grado di riconoscerlo. Però sia io, che te, che Tom abbiamo visto il suo vero aspetto e – almeno io – posso dire di non averlo mai visto prima.” Poi aggiunse, quasi in un sussurro “Anche se ora che ci penso ha un ché di familiare...”


Rimasero in silenzio qualche secondo, tutti e due presi nelle loro congetture.


Mhpf, tutto questo mi sta facendo venire il mal di testa.” disse infine Orion posando i gomiti sulle ginocchia e massaggiandosi le tempie con le dita.


Anche Meredith sospirò, comandando alla stanza di far sparire le tazze vuote. “È come se fosse comparso dal nulla.” disse infine, mentre si risistemava sulla poltrona. “Però non voglio che sparisca così com'è venuto...” sussurrò poi con una smorfia addolorata.


Io di quello non mi preoccuperei tanto.” rispose Orion dopo un paio di secondi di silenzio, “Se c'è una cosa di cui sono certo, è che Tom non lo lascerà mai andare via.”


La ragazza gli lanciò un'occhiata. “Non stai sottovalutando un po' Harry?” ribatté, “Capisco che Tom non voglia lasciar partire Harry, probabilmente molto più noi. Ma se Harry è deciso ad andarsene non sono così sicura che Riddle possa riuscire a fermarlo.”


Orion, però, si passò una mano tra i capelli, “Non è questione di sottovalutarlo o no, so bene che non abbiamo ancora visto tutto quello di cui Harry è capace. Voglio solo dire che conosco Tom, e che lui se ne renda conto o no... lui...” sospirò, cercando le parole “Hai visto quanto è possessivo, giusto?”


Quando vide Meredith annuire, continuò “Questo è il suo modo di relazionarsi con le persone, come con gli oggetti: quelli che gli servono, usa, quelli che vuole, tiene. Vuole Harry” sottolineò, “e per come la vede lui, adesso Harry è suo. Per tenerselo per sé farà di tutto, e quando dico di tutto, intendo cose che a noi non verrebbero mai in mente.”


Meredith lo fissò con occhi un po' sgranati, “Ma di certo nulla che potrebbe fare del male ad Harry, vero?”


Per impedirgli di andarsene?” chiese retoricamente l'altro, “Non ne sarei così sicuro.”


La Corvonero non disse altro, cercando di assorbire e forse razionalizzare quelle parole, ma Orion scosse la testa. Ogni tanto, aveva l'impressione che ci fossero cose che solo un Serpeverde avrebbe potuto capire.


Abbiamo ancora due mesi.” ruppe lui il silenzio, “Non è molto, ma ora che possiamo aiutare Harry con la sua ricerca abbiamo moltissime possibilità in più di scoprire chi sia, che cosa debba davvero fare e, se Merlino vuole, impedirgli di partire.”


Meredith lo guardò sorpresa “Ma non ti eri offerto di aiutarlo... beh, per aiutarlo? Adesso lo vuoi ostacolare?”


E perché mai avrei voluto aiutarlo ad andarsene?” le rispose il ragazzo lanciandole uno sguardo incredulo, “Passa un'enormità del suo tempo in biblioteca, era l'occasione ideale per scoprirne di più. Senza contare che se dobbiamo aiutarlo a cercare quel libro, ci dovrà dare qualche informazione anche su che tipo di libro sia, o l'argomento generale come minimo. Il che ci farà capire meglio cosa comporta la sua 'missione'.” si lasciò appoggiare all'indietro sullo schienale della poltrona, un'espressione compiaciuta in volto, “Due piccioni con una fava.”


All'espressione incredula, indignata, ma un po' divertita che la Corvonero aveva in volto, Orion roteò gli occhi al cielo “Ehi, vedi per caso un tasso sul mio stemma? Ti sembra che il mio cravattino sia rosso-oro?” le ribatté indicando le varie parti della sua divisa, “Davvero, non vedo cos'hai da stupirti tanto, solo Tom può avere il patentino da stronzo?”


No! Certo che no, certo che anche tu puoi -” ma si bloccò, aggrottando le sopracciglia “No, aspetta un momento, lo dici come se mentire e ingannare fossero una cosa buona!” ribatté, ancora più indignata di prima.


Orion scoppiò a ridere “Ah, cara, dolce, ingenua Meredith!” cantilenò con una finta espressione accondiscendente, “Sei fortunata ad aver trovato dei valenti Serpeverde come noi, capaci di mostrarti come gira davvero questo sporco mondo. Con una mente come la tua, chissà quanta gente sarebbe pronta ad approfittarsi di te!” fece un drammatico sospiro, tagliando la protesta già pronta sulla bocca dell'altra, “Cosa faresti senza la nostra protezione?”


La ragazza incrociò le braccia al petto, ma un sorriso le stava già tirando su gli angoli della bocca “Per qualche motivo ho difficoltà a credere che Harry condivida questa tua cinica visione.”


Orion si soffiò via una ciocca dagli occhi con uno sbuffo, “Si, beh, c'è un'anomalia in ogni sistema. Il nostro Harry è semplicemente l'eccezione che conferma la regola.”


Meredith lo guardò scettica, ma non commentò altro sull'argomento. “Tornando in tema di ricerche, dobbiamo cominciare a pensare a come organizzare i rientri in dormitorio. So che non si dovrebbe, ma Tom non potrebbe usare la scusa che è un Prefetto per riaccompagnare almeno me? Non si sa mai...”


Il ragazzo non rispose, fissandola perplesso. “...eh?”


Il rientro in dormitorio.” ripeté lei, un po' più lentamente. “Quando avremo finito con le ricerche. Non vorrai certo dormire in Biblioteca.” L'espressione di lui non cambiò, e la ragazza sospirò. “Orion, ti sarai reso conto anche tu che per esplorare il Reparto Proibito senza un permesso firmato dobbiamo entrare dopo l'orario di chiusura.” spiegò infine.


Oh.” fu tutta la risposta che ricevette mentre il Serpeverde sembrava pensarci su un attimo. “Aspetta, ma allora come facciamo a...”


Superare gli allarmi di Madama Benton?” continuò Meredith, “Non lo so, ma Harry riesce a farlo da un mese ormai, credo ci basterà seguire lui.”


Orion aggrottò la fronte. “È vero, chissà come ha fatto ogni volta...” Un'espressione preoccupata gli attraversò lo sguardo, “E quanto poco dorme! Come diavolo faceva ad uscire dalla biblioteca, cambiarsi, scendere giù al Lago per allenarsi e trovare il tempo per dormire nel mezzo?”


Beh, ci doveva essere un motivo se lo vedevamo sempre così stanco, soprattutto negli ultimi giorni.” gli rispose lei, con aria pensierosa.


Il Serpeverde però non sembrava convinto, “Dici che era quello il motivo?”


Meredith aprì la bocca per rispondere, ma il tentativo di parlare si trasformò presto in un enorme sbadiglio. Orion si girò per guardare il grande orologio a pendolo appoggiato alla parete alle sue spalle e imprecò a bassa voce.


Mere, abbiamo fatto tardissimo, manca meno di mezzora al coprifuoco.” esclamò, mentre già si alzava dalla poltrona e scrollava le gambe impigrite dalla posizione seduta.


Si alzò anche Meredith, soffocando un altro sbadiglio, e si diressero insieme verso la porta. Uscirono in silenzio nel corridoio deserto, guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in giro: nonostante non fossero ancora oltre l'orario limite, la loro presenza fuori dai dormitori tardi com'era avrebbe suscitato domande a cui volevano evitare di rispondere.


Vuoi che ti accompagni fino alla torre?” chiese Orion alla ragazza, una volta che furono arrivati davanti alle scale.


Lei si lasciò sfuggire un sorriso “Posso sempre sbagliarmi ma, come hai sottolineato prima, il tuo cravattino non è rosso-oro.” scherzò, “Non preoccuparti, siamo al settimo piano, non ho molta strada da fare.”


D'accordo.” rispose lui annuendo, “Allora ci si vede domani mattina a colazione.”


Si, a domani.”


Dopo averla salutata, Orion cominciò la lunga discesa verso i sotterranei, rassegnato al fatto che non sarebbe mai arrivato a destinazione in tempo per il coprifuoco. Con tutte le volte che era sgattaiolato fuori dal letto di una qualche conquista nel mezzo della notte per ritornare al dormitorio ed era stato beccato, si stupiva che Serpeverde avesse ancora tanti punti. Fortuna che ogni volta che aveva incontrato un professore particolarmente odioso, intenzionato a non fargliela passare liscia, c'era sempre stato Tom a tirarlo fuori dai guai. Anche se ogni volta gli diceva che sarebbe stata l'ultima volta e che in futuro si sarebbe dovuto arrangiare da solo.


Si fermò un secondo in mezzo ad un corridoio del terzo piano, preso dai suoi pensieri. Dopo aver passato praticamente l'intera serata a congetturare sul conto di Harry, il pensiero di Tom gli suscitava altri interrogativi.


Cosa ne pensava Tom di tutta quella storia?


Aveva provato a capirlo, sì, quando si erano trovati a parlare tutti insieme, ma tra tutte le domande e rivelazioni non era riuscito a scucirgli un gran ché. Di una sola cosa era sicuro, quello che aveva detto anche a Meredith: Tom non avrebbe mai lasciato andare via Harry, e non sarebbe stato l'erede di Salazar Serpeverde se non avesse avuto già almeno l'idea di un piano.


Orion aveva, però, un certo timore di cosa il Prefetto sarebbe arrivato a fare per assicurarsi che Harry non gli scivolasse tra le dita. Perché la mossa sbagliata non solo non avrebbe avuto l'effetto desiderato – quello di far restare il ragazzo – ma avrebbe rischiato di alienarlo anche prima del momento della sua partenza. Era chiaro che ci fossero cose che Harry, sebbene fosse un Serpeverde, non era disposto a perdonare.


Nonostante la serietà di quelle elucubrazioni, Orion non poté non lasciarsi sfuggire un ghigno: era strano pensare che in tutta la scuola, inclusi il Preside e professori nazionalmente riconosciuti, a mettere finalmente un qualche guinzaglio a Tom Riddle era stato un ragazzo della loro età. L'unica altra persona che aveva mai avuto una qualche influenza sul Serpeverde era stata Albus Silente.


Arrivato nella Sala d'Ingresso, Orion prese l'entrata ai sotterranei, mentre i suoi pensieri si rivolgevano al professore di Trasfigurazione. Aveva sempre avuto delle difficoltà a comprendere il rapporto tra Tom e il professor Silente. Di sicuro quell'ultimo non pensava al Serpeverde come lo studente modello che tutti gli altri vedevano in Tom, ma la totale mancanza di fiducia che Silente gli dimostrava aveva sempre lasciato Orion piuttosto spiazzato.


Era vero che il modo in cui Tom si presentava ai professori, l'immagine carismatica del ragazzo affidabile e volenteroso, era solo una maschera che il Prefetto sapeva ben manipolare per i propri scopi ma, beh, era un po' ingiusto non dargli il riconoscimento dovuto: se un professore gli chiedeva di fare qualcosa, Tom era capace di rigirarla perché accomodasse i suoi bisogni, dando suggerimenti o apportando un paio di modifiche, ma la portava sempre a termine. Infondo, quale miglior metodo di manipolare, se non far fare agli altri quello che si vuole, facendo loro credere di fare quello che loro vogliono?


Non era certo, inoltre, l'unico studente a far buon viso a cattivo gioco. Che ci fosse qualcosa che Silente sapeva, sul conto di Tom, che Orion ignorava?


Gli balzò alla mente l'immagine di Baltus Avery, il fratello maggiore di Madeleine, un Serpeverde dell'ultimo anno. Era uno dei più affiatati della corte di Tom. Come lo erano Abraham Davies, Cloelia Sommer, Joshua Fisher, Nero Eldridge, Valerie Cowden...


Non poté trattenere la smorfia disgustata che gli comparve sul volto: si, ok, c'erano delle cose che lui volutamente faceva finta di non vedere. Tra quelle, sicuramente, c'erano le inquietanti riunioni che Tom ogni tanto teneva alla fine di un qualche Lumaclub con tutti quelli che Orion, alle volte, non poteva impedirsi di classificare come seguaci. Che fossero quelli i motivi dell'antipatia del professor Silente?


E chissà cos'avrebbe detto, quando sarebbe venuto a sapere di Tom e Harry.


Arrivato alla fine del buio corridoio che portava al dormitorio, Orion si accorse di essersi perso così tanto nei propri pensieri da non essersi accorto di aver superato da un bel po' l'entrata alla Sala Comune. Ridendo te sé e sé della sua distrazione, si voltò e fece marcia indietro, scuotendo la testa lentamente.


Aveva appena fatto un paio di passi, però, quando dall'angolo opposto sbucò fuori una figura, correndo a tutta velocità.


Sorpreso, Orion fece appena in tempo ad esclamare un “Ehi! Dove stai andando?” che l'altro ragazzo lo aveva già superato senza nemmeno voltarsi, e il Serpeverde non poté fare altro che rimanere fermo ad osservarne la testa bionda scomparire dietro un altro angolo.


Perplesso, Orion rimase qualche secondo nel mezzo del corridoio, grattandosi la testa.


Lo sapeva, quel ragazzo, che da quella parte ci si addentrava sempre di più nei sotterranei? E che diavolo ci faceva a quell'ora laggiù? Già durante il giorno i sotterranei venivano evitati da tutti meno che i Serpeverde, figuriamoci di notte.


'No, aspetta, io l'ho già visto quel ragazzo.' pensò Orion sforzandosi di ricordare. Certo, veloce come stava correndo quello, non aveva avuto il tempo di guardarlo nemmeno in faccia, ma qualcuno gli stava venendo in mente.


Non era forse quel ragazzo nuovo, quello di cui Malfoy si lamentava sempre? Com'è che si chiamava... Boldock? Baddock? Il nome proprio non riusciva a ricordarlo.


Forse non sapeva davvero dove stava andando: l'anno scolastico era iniziato da soli tre mesi e ad imparare la planimetria di Hogwarts non bastavano nemmeno sette anni. Che si fosse perso?


Per un attimo prese in considerazione l'idea di andarlo a cercare, ma poi scrollò le spalle e continuò in direzione del dormitorio: non erano affari suoi, e il peggio che poteva capitare a quel ragazzo era farsi prendere da un Prefetto o da Lumacorno, entrambi i quali gli avrebbero fatto al massimo una ramanzina.


Tornando sui suoi passi, arrivò finalmente al muro che celava l'entrata alla Sala Comune e, con ormai in mente solo il suo letto morbido e caldo, sussurrò la parola d'ordine ed entrò.










A.N.: i motivi della mia assenza (con scuse incorporate) sono tutti spiegati qui: http://lien-cinnamon.livejournal.com/


Qui, com'è la funzione della Author's Note, devo fare un paio di precisazioni a proposito della storia. Per prima cosa, non so se qualcuno se lo ricorda, ma Harry non ha sedici anni, ne ha diciassette e ha deciso di ripetere il 6° anno per non doversi preoccupare troppo di studiare e per tenere d'occhio Tom. Questo però lo sa soltanto Tom ed è per quello che Meredith e Orion continuano a dire che Harry ne ha sedici.

Seconda cosa, molti di voi si sono chiesti perché Harry non ha ancora incontrato Lumacorno, Silente e Hagrid. Ci sono motivi per tutti e tre (piuttosto banali, non aspettatevi cose sensazionali) e verranno accennati più avanti nella storia. So che la parte in cui Orion sta pensando a Silente crea un po' di confusione ma Orion (essendo un personaggio) su alcune cose ne sa più del lettore, e mentre parla con sé stesso non spiega per filo e per segno cose che già sa.


Con questo, se mi verranno in mente altre cose da far notare, le metterò sul mio LJ

Ora vado a rispondere alla recensioni, che troverete nel solito posto.


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