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Autore: Napee    23/02/2020    0 recensioni
Azraphel x Crowley
***
Anche gli angeli possono essere tentati.
***
“Azraphel? Davvero?”
“Non ne vado fiero ok?” Sbottò infine deglutendo il malloppo di biscotti che si era spinto in gola senza contare che il corpo che aveva in dotazione non poteva morire, ma poteva benissimo soffocare.
“Non ne dubito, ma adesso voglio sapere ogni cosa…” rispose mellifluo il demone, sorridendo con malizia e leccandosi le labbra come se stesse per gustarsi un piatto succulento.
Azraphel sospirò alzando le braccia in segno di resa. Sapeva già che la conversazione in cui Crowley lo stava per trascinare sarebbe stata ridicolmente imbarazzante.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3.       Bollori.



Azraphel leggeva in modo davvero strano. A tratti la sua lettura era così chiara e pulita, quasi limpida, talmente tanto bella e scorrevole che le parole sembravano essere carezzate dalle sue labbra prima di uscire fuori. Erano belli quei momenti e Crowly riusciva a dipingere nella sua mente scenari suggestivi e maestosi che le frasi dell’angelo descrivevano.
I momenti intimi, quelli hot fra i personaggi erano un problema però. La lettura dell’angelo si faceva timida e insicura, pudica e vergognosa. Le parole gli si incastravano fra i denti e uscivano macchinose e a basso volume tanto che il demone dovette farsi più vicino e drizzare le orecchie per riuscire a capirlo.
E proprio su quelle parti piccanti doveva inciampare con la voce?! Proprio su quelle parti peccaminose che avevano smosso la curiosità del demone convincendolo a farsi leggere quei tomi di fanfiction che il suo amico aveva scritto.
Dopo l’ennesimo balbettio sconclusionato e l’ennesima parola mangiata, Crowley ebbe finalmente pietà di lui.
Si alzò dalla poltrona e gli sfilò il libro dalle mani. Esaminò le parole scritte sulla carta un po’ ingiallita ed un ghigno malizioso gli si dipinse sulle labbra sottili.
 
I loro corpi sin unirono in uno soltanto e le loro anime iniziarono quella danza vecchia come il mondo. Le loro mani si cercarono fameliche, le loro bocche inseguirono i loro sospiri densi di un piacere sempre più coinvolgente finché l’estasi non sopraggiunse in quei corpi stremati e soddisfatti.
 
Era questo ciò che cercava di leggere con tanta pudicizia nella voce?
Non valeva nemmeno la metà dei filmini mentali che il demone si era fatto su quelle fanfiction!
Se quelle era la visione del sesso secondo l’angelo, allora mancavano un bel po’ di cosucce. A partire dall’atto pratico nemmeno vagamente accennato.
Gli venne il dubbio che forse Azraphel nemmeno sapeva come si facesse sesso. E chissà se lo aveva mai fatto prima!
La sua visione oscena dei rapporti carnali era quanto di più pudico avesse mai sentito. Non che si aspettasse un rapporto sadomaso con frustini, corde e collari di cuoio! Quello era più nelle sue idee di preliminare e si rendeva ampiamente conto che per l’angelo fossero assurdità troppo libidinose anche per la sua vergine mente.
Però il dubbio restava…
“Angelo, ma tu hai mai scopato?” La domanda gli sorse spontanea dalle labbra senza che il suo cervello potesse aggiustare quelle parole poco caste.
Azraphel infatti avvampò divenendo dello stesso colore dei capelli coperti di gelatina del demone.
Iniziò a balbettare una serie sconclusionata e infinita di frasi sconnesse intervallate ogni volta da un “che il ciel non me ne voglia!” talmente accorati che spezzarono l’entusiasmo al demone.
“Lo prendo comunque per un no, va bene?”
“Certo che no!” Sbottò l’angelo alzando le braccia al cielo con fare esasperato.
“Noi angeli siamo creature pure, non possiamo contaminarci con un gesto così rozzo e dettato dalla pura lussuria!” Aggiunse poi togliendogli di mano il pesante libro e riponendolo sullo scaffale polveroso al suo posto.
Crowley lo studiò in quel momento, posando particolare attenzione ai suoi gesti lesti e sbrigativi. Sembrava avere un sacco di fretta di uscire da quella stanza r fuggire dalla conversazione.
Il demone si sedette alla scrivania comodamente, con le gambe spalancate che penzolavano nel vuoto e il peso del suo corpo poggiato sui palmi delle mani depositate sull’altro lato della scrivania. Sarebbe dovuta essere una posa davvero sexy se solo non avesse avuto indosso i vestiti.
“Perché tanta fretta?” Chiese sorridendogli mellifluo.
“Non abbiamo niente da fare…”
Azraphel sospirò annoiato poco prima di voltarsi e avvampare nuovamente di vergogna.
Distolse lo sguardo pudico e vergine e rispose al demone mentre osservava i tomi dei libri.
“Oh Signore!” Ansimò senza aria nei polmoni. Si schiarì la voce in modo chiaro e fermo, cercando tutta la sua solita rigida compostezza che pareva sublimata via dal suo essere.
“Crowley caro, potresti metterti in una posizione più… casta?”
“Perché mai? Io mica sono casto.” Asserì il demone sorridendo e attendendo pazientemente che l’angelo acchiappasse al volo il senso delle sue parole.
Ci fu un attimo di esitazione sul viso di Azraphel. Per un secondo una domanda attraversò il suo sguardo e le sue labbra presero la forma per esplicitare il suo dubbio.
Poi però qualcosa lo aveva fatto cambiare idea e aveva negato forte con la testa prima di fare un sospiro profondo.
Crowley non poté negare di star godendo come un riccio in quel momento. Aveva scoperto da poco che provocare l’angelo deviando la conversazione in argomenti peccaminosi era davvero uno spasso e se ne rammaricava di aver fatto una scoperta di quella portata solo da pochissime ore.
Aveva passato secoli interi ad annoiarsi e proprio adesso aveva scoperto il suo hobby preferito. Ancora meglio che tentare la gente ignara!
Vedere quelle colorazioni scarlatte infiammare le guance pallide dell’angelo, sentire la sua balbuzie prendere il sopravvento e sentirlo invocare un perdono non necessario era quanto di più esilarante avesse mai visto in tutta la sia eterna vita sulla terra.
“Dovremmo uscire perché questa stanza è ubicata in un’altra dimensione e non vorrei proprio che Gabriele intercettasse la mia presenza in un luogo che non fosse la Terra.” Spiegò Azraphel invece, lasciando da parte quella domanda che era sorta poco prima.
Ma Crowley non poteva impedire che una tale disgrazia si abbattesse proprio in quel momento, quando aveva trovato un’ombra scura nella luminosa eternità dell’angelo.
“E tu digli che ti ci ho portato io.”
“Gli angeli non mentono.”
“Forse un tempo…” lo schernì il demone guadagnandosi un’occhiataccia di biasimo da quelle splendide iridi azzurre.
“Ti ricordo che per scampare all’apocalisse hai detto un mare di cazzate invece.”
“Linguaggio, Crowley caro.” Lo riprese l’angelo tornando con lo sguardo su di lui.
Stavolta mantenne gli occhi in quelli del demone con un ritrovato vigore. Crowley vide affacciarsi di nuovo nel suo sguardo quella domanda che profumava di peccato e stavolta gli offrì un terreno fertile in cui germogliare.
“Vuoi dirmi qualcosa per caso?” Chiese senza importanza, portando una mano fra le sue cosce e carezzandone l’interno di una con disinteresse.
Le dita smaltate di nero pece seguirono una linea curva immaginaria che lo solleticò dal ginocchio fino all’inguine. Gli occhi dell’angelo furono calamitati da quel gesto, ma quando la mano sfiorò quel posto un po’ troppo intimo per i suoi occhi, l’angelo deviò lo sguardo con le guance in fiamme.
“Sembri a tuo agio con queste… pratiche” Constatò non negando un filo di disappunto nella voce.
Crowley lo percepì lontano un miglio, vide arrivare la sua occasione d’oro come si aspetta il treno per il primo viaggio. E non aveva nessuna intenzione di perderlo! Per niente al mondo avrebbe rinunciato a quell’opportunità magica.
“Vuoi che ti insegni?” La domanda gli solleticò la gola e gli uscì melliflua dalle labbra come le fusa di un micio.
Ammiccò sorridente leccandosi il labbro superiore con la lingua biforcuta e si abbassò gli occhi sul naso quel tanto che bastava per guardare l’angelo negli occhi senza avere il filtro scuro delle lenti in mezzo.
Azraphel s’irrigidì ulteriormente e spostò il peso da un piede all’altro in evidente difficoltà.
Crowley non riuscì a credere ai suoi stessi occhi.
Davvero era riuscito a tentare l’immacolato angelo Azraphel? Non gli sembrava vera un’impresa tanto audace quanto ambiziosa.
Gli tese una mano allora in segno di aiuto. La sua offerta restava valida, ma non aveva intenzione di torturarlo troppo.
Già sapere che provasse un certo interesse per l’arte amatoria era più che sufficiente.
Azraphel allungò la propria titubante dopo averci riflettuto per qualche minuto. Le loro dita si sfiorarono con la stessa delicatezza e leggiadria di una piuma che cade lentamente al suolo.
Lasciarono  che le loro mani scivolassero l’una sull’altra piano, saggiando la morbidezza del palmo altrui e infondendo in quel contatto ogni dubbio, ogni incertezza e ogni paura.
Azraphel infine incrociò le dita con quelle del demone e si lanciò fra le sue braccia dando un bel calcio alle sue insicurezze e lasciando che la profonda e radicata fiducia che provava nei confronti del suo amico lo guidasse.
Crowley gli sorrise  dolcemente, spalancando le bracci per accoglierlo completamente. Con le sue insicurezze e con la sua pudicizia, con la sua curiosità ed il suo timore.
Abbracciò Azraphel metaforicamente e fisicamente, come a volergli trasmettere che sì, era pronto per farsi carico di tutta quell’emotività che l’angelo si portava dietro.
“Crowley caro… i-io…” balbettò con le guance in fiamme e con gli occhioni blu puntati sullo scollo della maglia del demone.
Crowley lo trovò assolutamente adorabile e quasi avrebbe ringraziato il cielo per avergli concesso una tale visione.
Gli mise una mano sotto al mento e lo costrinse ad alzare lo sguardo.
Finalmente i loro occhi s’incontrarono in un tripudio di scintille e fuochi d’artificio.
Riuscivano quasi a sentirli rimbombare… o forse era soltanto l’eco dei loro cuori impazziti.
“Non dobbiamo fare tutto adesso, possiamo andare per gradi.”
“Cosa suggerisci?”
Il demone ci pensò su senza staccare lo sguardo dal bel viso rotondo dell’angelo.
Da cosa iniziare però?
Le sue labbra erano davvero invitanti, così gonfie e rosee, piene ma piccole e teneramente imbronciate.
“Magari con un bacio?” Azzardò e Azraphel arrossì ancora impunemente, ma chiuse gli occhi nonostante la vergogna e si fidò completamente del demone.
Le labbra piccole e ruvide di Crowley si posarono sulle sue piano, con una gentilezza ed un garbo di cui non lo avrebbe mai pensato capace.
Si assaporarono piano, studiando la consistenza delle labbra altrui senza fretta e cercando di riconoscerne il sapore invitante.
Azraphel si allontanò piano lasciando che la separazione producesse un piccolo schiocco.
“Sai di mela…”
“Evidentemente sono il tuo frutto proibito.”
Azraphel leggeva in modo davvero strano. A tratti la sua lettura era così chiara e pulita, quasi limpida, talmente tanto bella e scorrevole che le parole sembravano essere carezzate dalle sue labbra prima di uscire fuori. Erano belli quei momenti e Crowly riusciva a dipingere nella sua mente scenari suggestivi e maestosi che le frasi dell’angelo descrivevano.
I momenti intimi, quelli hot fra i personaggi erano un problema però. La lettura dell’angelo si faceva timida e insicura, pudica e vergognosa. Le parole gli si incastravano fra i denti e uscivano macchinose e a basso volume tanto che il demone dovette farsi più vicino e drizzare le orecchie per riuscire a capirlo.
E proprio su quelle parti piccanti doveva inciampare con la voce?! Proprio su quelle parti peccaminose che avevano smosso la curiosità del demone convincendolo a farsi leggere quei tomi di fanfiction che il suo amico aveva scritto.
Dopo l’ennesimo balbettio sconclusionato e l’ennesima parola mangiata, Crowley ebbe finalmente pietà di lui.
Si alzò dalla poltrona e gli sfilò il libro dalle mani. Esaminò le parole scritte sulla carta un po’ ingiallita ed un ghigno malizioso gli si dipinse sulle labbra sottili.
 
I loro corpi sin unirono in uno soltanto e le loro anime iniziarono quella danza vecchia come il mondo. Le loro mani si cercarono fameliche, le loro bocche inseguirono i loro sospiri densi di un piacere sempre più coinvolgente finché l’estasi non sopraggiunse in quei corpi stremati e soddisfatti.
 
Era questo ciò che cercava di leggere con tanta pudicizia nella voce?
Non valeva nemmeno la metà dei filmini mentali che il demone si era fatto su quelle fanfiction!
Se quelle era la visione del sesso secondo l’angelo, allora mancavano un bel po’ di cosucce. A partire dall’atto pratico nemmeno vagamente accennato.
Gli venne il dubbio che forse Azraphel nemmeno sapeva come si facesse sesso. E chissà se lo aveva mai fatto prima!
La sua visione oscena dei rapporti carnali era quanto di più pudico avesse mai sentito. Non che si aspettasse un rapporto sadomaso con frustini, corde e collari di cuoio! Quello era più nelle sue idee di preliminare e si rendeva ampiamente conto che per l’angelo fossero assurdità troppo libidinose anche per la sua vergine mente.
Però il dubbio restava…
“Angelo, ma tu hai mai scopato?” La domanda gli sorse spontanea dalle labbra senza che il suo cervello potesse aggiustare quelle parole poco caste.
Azraphel infatti avvampò divenendo dello stesso colore dei capelli coperti di gelatina del demone.
Iniziò a balbettare una serie sconclusionata e infinita di frasi sconnesse intervallate ogni volta da un “che il ciel non me ne voglia!” talmente accorati che spezzarono l’entusiasmo al demone.
“Lo prendo comunque per un no, va bene?”
“Certo che no!” Sbottò l’angelo alzando le braccia al cielo con fare esasperato.
“Noi angeli siamo creature pure, non possiamo contaminarci con un gesto così rozzo e dettato dalla pura lussuria!” Aggiunse poi togliendogli di mano il pesante libro e riponendolo sullo scaffale polveroso al suo posto.
Crowley lo studiò in quel momento, posando particolare attenzione ai suoi gesti lesti e sbrigativi. Sembrava avere un sacco di fretta di uscire da quella stanza r fuggire dalla conversazione.
Il demone si sedette alla scrivania comodamente, con le gambe spalancate che penzolavano nel vuoto e il peso del suo corpo poggiato sui palmi delle mani depositate sull’altro lato della scrivania. Sarebbe dovuta essere una posa davvero sexy se solo non avesse avuto indosso i vestiti.
“Perché tanta fretta?” Chiese sorridendogli mellifluo.
“Non abbiamo niente da fare…”
Azraphel sospirò annoiato poco prima di voltarsi e avvampare nuovamente di vergogna.
Distolse lo sguardo pudico e vergine e rispose al demone mentre osservava i tomi dei libri.
“Oh Signore!” Ansimò senza aria nei polmoni. Si schiarì la voce in modo chiaro e fermo, cercando tutta la sua solita rigida compostezza che pareva sublimata via dal suo essere.
“Crowley caro, potresti metterti in una posizione più… casta?”
“Perché mai? Io mica sono casto.” Asserì il demone sorridendo e attendendo pazientemente che l’angelo acchiappasse al volo il senso delle sue parole.
Ci fu un attimo di esitazione sul viso di Azraphel. Per un secondo una domanda attraversò il suo sguardo e le sue labbra presero la forma per esplicitare il suo dubbio.
Poi però qualcosa lo aveva fatto cambiare idea e aveva negato forte con la testa prima di fare un sospiro profondo.
Crowley non poté negare di star godendo come un riccio in quel momento. Aveva scoperto da poco che provocare l’angelo deviando la conversazione in argomenti peccaminosi era davvero uno spasso e se ne rammaricava di aver fatto una scoperta di quella portata solo da pochissime ore.
Aveva passato secoli interi ad annoiarsi e proprio adesso aveva scoperto il suo hobby preferito. Ancora meglio che tentare la gente ignara!
Vedere quelle colorazioni scarlatte infiammare le guance pallide dell’angelo, sentire la sua balbuzie prendere il sopravvento e sentirlo invocare un perdono non necessario era quanto di più esilarante avesse mai visto in tutta la sia eterna vita sulla terra.
“Dovremmo uscire perché questa stanza è ubicata in un’altra dimensione e non vorrei proprio che Gabriele intercettasse la mia presenza in un luogo che non fosse la Terra.” Spiegò Azraphel invece, lasciando da parte quella domanda che era sorta poco prima.
Ma Crowley non poteva impedire che una tale disgrazia si abbattesse proprio in quel momento, quando aveva trovato un’ombra scura nella luminosa eternità dell’angelo.
“E tu digli che ti ci ho portato io.”
“Gli angeli non mentono.”
“Forse un tempo…” lo schernì il demone guadagnandosi un’occhiataccia di biasimo da quelle splendide iridi azzurre.
“Ti ricordo che per scampare all’apocalisse hai detto un mare di cazzate invece.”
“Linguaggio, Crowley caro.” Lo riprese l’angelo tornando con lo sguardo su di lui.
Stavolta mantenne gli occhi in quelli del demone con un ritrovato vigore. Crowley vide affacciarsi di nuovo nel suo sguardo quella domanda che profumava di peccato e stavolta gli offrì un terreno fertile in cui germogliare.
“Vuoi dirmi qualcosa per caso?” Chiese senza importanza, portando una mano fra le sue cosce e carezzandone l’interno di una con disinteresse.
Le dita smaltate di nero pece seguirono una linea curva immaginaria che lo solleticò dal ginocchio fino all’inguine. Gli occhi dell’angelo furono calamitati da quel gesto, ma quando la mano sfiorò quel posto un po’ troppo intimo per i suoi occhi, l’angelo deviò lo sguardo con le guance in fiamme.
“Sembri a tuo agio con queste… pratiche” Constatò non negando un filo di disappunto nella voce.
Crowley lo percepì lontano un miglio, vide arrivare la sua occasione d’oro come si aspetta il treno per il primo viaggio. E non aveva nessuna intenzione di perderlo! Per niente al mondo avrebbe rinunciato a quell’opportunità magica.
“Vuoi che ti insegni?” La domanda gli solleticò la gola e gli uscì melliflua dalle labbra come le fusa di un micio.
Ammiccò sorridente leccandosi il labbro superiore con la lingua biforcuta e si abbassò gli occhi sul naso quel tanto che bastava per guardare l’angelo negli occhi senza avere il filtro scuro delle lenti in mezzo.
Azraphel s’irrigidì ulteriormente e spostò il peso da un piede all’altro in evidente difficoltà.
Crowley non riuscì a credere ai suoi stessi occhi.
Davvero era riuscito a tentare l’immacolato angelo Azraphel? Non gli sembrava vera un’impresa tanto audace quanto ambiziosa.
Gli tese una mano allora in segno di aiuto. La sua offerta restava valida, ma non aveva intenzione di torturarlo troppo.
Già sapere che provasse un certo interesse per l’arte amatoria era più che sufficiente.
Azraphel allungò la propria titubante dopo averci riflettuto per qualche minuto. Le loro dita si sfiorarono con la stessa delicatezza e leggiadria di una piuma che cade lentamente al suolo.
Lasciarono  che le loro mani scivolassero l’una sull’altra piano, saggiando la morbidezza del palmo altrui e infondendo in quel contatto ogni dubbio, ogni incertezza e ogni paura.
Azraphel infine incrociò le dita con quelle del demone e si lanciò fra le sue braccia dando un bel calcio alle sue insicurezze e lasciando che la profonda e radicata fiducia che provava nei confronti del suo amico lo guidasse.
Crowley gli sorrise  dolcemente, spalancando le bracci per accoglierlo completamente. Con le sue insicurezze e con la sua pudicizia, con la sua curiosità ed il suo timore.
Abbracciò Azraphel metaforicamente e fisicamente, come a volergli trasmettere che sì, era pronto per farsi carico di tutta quell’emotività che l’angelo si portava dietro.
“Crowley caro… i-io…” balbettò con le guance in fiamme e con gli occhioni blu puntati sullo scollo della maglia del demone.
Crowley lo trovò assolutamente adorabile e quasi avrebbe ringraziato il cielo per avergli concesso una tale visione.
Gli mise una mano sotto al mento e lo costrinse ad alzare lo sguardo.
Finalmente i loro occhi s’incontrarono in un tripudio di scintille e fuochi d’artificio.
Riuscivano quasi a sentirli rimbombare… o forse era soltanto l’eco dei loro cuori impazziti.
“Non dobbiamo fare tutto adesso, possiamo andare per gradi.”
“Cosa suggerisci?”
Il demone ci pensò su senza staccare lo sguardo dal bel viso rotondo dell’angelo.
Da cosa iniziare però?
Le sue labbra erano davvero invitanti, così gonfie e rosee, piene ma piccole e teneramente imbronciate.
“Magari con un bacio?” Azzardò e Azraphel arrossì ancora impunemente, ma chiuse gli occhi nonostante la vergogna e si fidò completamente del demone.
Le labbra piccole e ruvide di Crowley si posarono sulle sue piano, con una gentilezza ed un garbo di cui non lo avrebbe mai pensato capace.
Si assaporarono piano, studiando la consistenza delle labbra altrui senza fretta e cercando di riconoscerne il sapore invitante.
Azraphel si allontanò piano lasciando che la separazione producesse un piccolo schiocco.
“Sai di mela…”
“Evidentemente sono il tuo frutto proibito.”
  
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