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Autore: Nymeria87    25/02/2020    4 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Ormai tutti i Lord erano giunti dopo il richiamo dei vessilli: Grande Inverno quella mattina era in visibile fermento; Sansa non la ricordava così affollata neanche per l’arrivo di Rè Robert, in un tempo che ormai le sembrava appartenere ad una vita fà, legato ad una dimensione totalmente distorta rispetto quella che stava vivendo ora.
Ovunque voltasse l’angolo c’era qualcuno che si inchinava a lei in segno di rispetto, di tanto in tanto si fermava a scambiare brevi convenevoli, ma c’era così tanto da fare...
Jon si trovava lungo il parapetto del cortile, a discutere con Ser Davos alcuni pensieri che gli passavano per la mente: aveva bisogno dei suoi consigli, necessitava di un punto di vista più distaccato e da parte di un uomo che si intendesse di strategie di azione.
Si fermarono a sostare lungo la balaustra che si affacciava sul cortile interno principale, quando in quell’istante, i suoi occhi furono catturati dalla fulgida chioma color rame della sorella, che incedeva prodigando lavoretti da ultimare, alle ancelle che la seguivano obbedienti.
Era incredibile la velocità con cui Sansa aveva ripreso possesso di quelle mura: sembrava non le avesse mai abbandonate veramente, sembrava lei il cuore pulsante che donava calore alle correnti calde che si diramavano da sotto Grande Inverno, era lei che la animava con la sua sola presenza.
La ragazza scomparve nelle cucine, probabilmente per assicurarsi che tutto fosse pronto per il banchetto che quella sera avrebbe dovuto rifocillare un numero ancora maggiore di uomini; Jon decise a quel punto di rintanarsi a sua volta nel solarium, per cercare di mettere ordine al discorso che avrebbe affrontato di lì a poco con l’intera sala gremita di Lord del Nord; lo avevano eletto Rè per acclamazione, ora tutto dipendeva da lui.
 
 
 
Sansa Stark si trovava nelle sue stanze, le camere padronali che un tempo erano state dei suoi genitori.
Era ferma davanti al grande specchio di sua madre, immobile a rimirare il suo nuovo abito, nato da un suo specifico disegno: una cintura alta e stretta le andava a delineare la vita sottile; dai fianchi si diramava in due bretelle di pelle, che proseguivano passando a chiudersi in un intreccio sul petto, all’altezza del colletto, fino a congiungersi sulla nuca. Era un abito dai toni scuri, adornato da ciuffi di piume nere sul bustino, meno vezzoso di quelli che aveva portato nella Capitale e sicuramente molto più castigato. L’intento era infatti quello di creare un capo che le restituisse il potere sul suo corpo, difficilissimo da togliere e che fungesse da avvertimento per chiunque osasse ancora avanzare pretese su di lei.
Un bussare alla porta fece voltare il suo sguardo verso l’ingresso delle sue stanze: “avanti” disse a gran voce.
Una ragazza di circa 12 anni fece il suo ingresso portando una cesta a due mani, fermandosi in attesa di direttive.
“Vieni avanti Elin, fammi vedere” la accolse Sansa con un sorriso.
La giovane fanciulla avanzò verso di lei poggiando la cesta sulla cassapanca, svelando da sotto il panno il contenuto.
Sansa si avvicinò a sua volta andando a recuperare, dall’interno del paniere, una lunga catena con ai due estremi un grande anello e quello che sembrava un ago di metallo; un sorriso mesto andò a dipingersi sul viso d’alabastro della Lady che tornata allo specchio, si apprestò ad indossare quello che sarebbe stato il suo principale gioiello.
“Lady Sansa ci penso io” scattò l’ancella, in soccorso alla sua signora, ma questa la fermò a parole: “faccio da me Elin, tu prendi le due spille da sistemare sul colletto”.
L’immagine riflessa di Sansa sapeva esattamente come andava sistemata quella collana, avrebbe voluto togliersi presto di dosso la catena di cui era costituita ma non era ancora giunto il momento; ne assicurò la parte lunga alla cintura e carezzò lievemente l’ago che lasciò penzolare al suo fianco.
Arya...
In quel momento, Elin le si parò davanti andando a fermare due spille alle estremità del colletto di Sansa.
La giovane aveva mani delicate per essere una popolana e la curiosità che traspariva dai suoi grandi occhi, ridestavano in Sansa antichi ricordi legati a sua sorella: quelle emozioni le erano mancate talmente tanto che aveva deciso di fare di lei la sua principale ancella.
Quando Elin si scostò, Sansa potè rimirare la fattura degli emblemi di metalupo che erano le spille: due esemplari dello stesso branco che andavano feroci a proteggersi l’un l’altro.
Sansa sorrise a quella visone quando la voce di Elin la richiamò a voltarsi.
“Mia Lady, e questo?” chiese la ragazza, indicando un oggetto di metallo alquanto ingombrante.
“Oh, non preoccuparti, a quello penso io” sorrise la Lady, “vai pure Elin, sicuramente nelle cucine avranno bisogno del tuo aiuto” la congedò Sansa coprendo con un drappo il contenuto del paniere.
 
 
Un bagno caldo per distendere i nervi: si era sempre rivelata un’ottima soluzione, quella e l’assoluto silenzio dovuto alla più completa solitudine ad eccezione di Spettro, sempre buono al suo fianco quando non era a caccia.
Jon era uscito da poco dal bacile di rame, intento ad asciugarsi e a rivestirsi, quando Spettro si alzò di scattò dal suo giaciglio e un doppio bussare di porta gli preannunciò la voce di sua sorella Sansa: “Jon, sono io, sei presentabile?” chiese mestamente la ragazza da dietro la porta.
“Un momento San”, Jon si appresto ad allacciarsi i calzoni, sistemandosi meglio la maglia di lino chiaro prima di apprestarsi alla porta.
Quando la aprì, il sole sembrava essersi depositato sull’angolo destro del sorriso di sua sorella, tanto irradiava calda luce dorata.
Sansa entrò quel tanto per permettere a Jon di chiudere la porta, posò sulla cassapanca una cesta coperta e dopo aver prodigato una lieve carezza al metalupo albino, si voltò verso di lui sistemandosi l’abito: “Beh, sono arrivata giusto in tempo per aiutarti direi” lo accolse soppesandolo, mentre in un passo fu a sistemargli con dita agili la chiusura della camiciola di lino.
Jon preso in contropiede, tra l’imbarazzo e la sorpresa, andò ad arrestare i movimenti delle sue mani delicate con un tocco delle sue, decisamente più ruvide: “n..non è necessario Sansa, faccio da me” la rassicurò con un sorriso, sperando di non averla offesa.
La ragazza ritirò le mani, socchiudendo le labbra morbide, come a rendersi conto di aver forse osato troppo. Si allontanò per recuperare il farsetto trapuntato che poi allungò al fratello, aiutandolo ad infilarlo.
Jon tentò di ribattere nuovamente quando Sansa gli si parò dinnanzi, già intenta ad armeggiare col nastro di pelle per stringergli il capo sul petto: “finiscila Jon” lo fermò categorica lei, “non penserai che lo faccio solo perchè mi sento in dovere?” chiarì lei con sguardo fervido, “non mi prendo cura di qualcuno da un sacco di tempo, lo faccio perchè voglio farlo, d'accordo?” continuò Sansa con voce d’un tratto più timida ed occhi rivolti all’intreccio del farsetto.
 
Ostinata...
pensò Jon, cercando di trattenere il sorriso divertito.
Alzò le mani in segno di resa, gesto che sciolse la serietà dal viso di Sansa che ultimata la chiusura del farsetto, si mosse per recuperare la casacca armata in pelle.
Jon, dopo essersi infilato il copri-collo in cuoio, riemerse comprendendo le intenzioni della sorella e volendole rendere pan per focaccia, portò le mani ai fianchi soppesando la figura di Sansa mentre cercava trasportare la pesante casacca armata verso di lui.
“Adesso lo accetti il mio aiuto Lady Stark?” la prese in giro ridendo.
Sansa si voltò cercando di mantenere un cipiglio astioso, ma Jon in tutta risposta le fu in soccorso, apprestandosi ad infilarsi la casacca da un lato: “non vorrai rovinare il tuo vestito nuovo mia signora” le sussurrò ammiccando all’abito.
Sansa lo guardò, lusingata dal fatto che Jon si accorgesse costantemente dei suoi cambi d’abito.
Lui come a leggerle nel pensiero andò quasi a giustificarsi: “è difficile non notare un abito del genere, per quanto sottotono rispetto a quello di velluto blu, questo è decisamente più...incisivo” commentò lui mentre la ragazza si apprestava a chiudergli le fibbie della casacca, posizionate sulle spalle.
“Anche se preferisco di gran lunga il metalupo agli inserti di piume” si fece sfuggire Jon, scoccandole uno sguardo leggermente indagatore.
“Oh, lo so questo” lo accolse invece Sansa con un sorriso furbo, “per questo ho fatto preparare una cosa per te” disse mentre andò a svelare il contenuto della cesta che aveva portato con se.
Jon si avvicinò ritrovandosi a rimirare una gorgiera in metallo con due metalupi speculari lavorati in rilievo.
Si voltò incredulo ad incontrare lo sguardo fulgido della sorella, come a chiederle il permesso, poi andò delicatamente a recuperare il manufatto per rigirarselo tra le mani: “Sansa è splendido” sospirò.
La ragazza si umettò il sorriso per poi aiutarlo ad infilare il suo nuovo regalo: “comunque non farci l’abitudine” lo prese in giro lei prima che un doppio bussare interrompesse le loro risa.
“Oh, giusto, il mantello” si apprestò lei verso la porta.
“Cosa?” chiese Jon confuso.
Sansa si voltò verso di lui: “beh, ti ho fatto fare anche un mantello nuovo visto che c’ero” disse lei incurante mentre apriva il portoncino.
Jon non aveva più potere di replica, era completamente disarmato nei confronti della sorella, non sapeva se ridere o se piangere: Sansa era incontenibile, agiva per ciò che riteneva meglio senza bisogno di ascoltare altri se non se stessa. Questo in realtà sarebbe potuto risultare un problema e Jon si rese improvvisamente conto, di quanto sarebbe stato difficile per lui, raffrenare qualcuno che era tornato a respirare liberamente per la prima volta.
   
 
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