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Autore: Journey    27/02/2020    1 recensioni
Che cosa succederebbe se Lucifer e Chloe si fossero incontrati quand'erano ragazzi per poi perdersi di vista e ritrovarsi solo da adulti? E che cosa succederebbe se nei loro giorni di gioventù avessero avuto una figlia che hanno rincontrato solo dopo diciotto anni? In questa FF un po' AU, un po' OCC, e sicuramente What If? i nostri protagonisti si troveranno a fare i conti con questa nuova nuova situazione.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloe Decker, Lucifer Morningstar, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23


Lucifer si svegliò nel cuore della notte. Aveva il respiro affannoso. Era tutto sudato. Guardò accanto a sé e vide Chloe dormire seminuda al suo fianco. Sembrava così rilassata. Si alzò dal letto, infilò in fretta i pantaloni e uscì dalla stanza. Scese le scale e andò in cucina. Aveva bisogno di bere qualcosa. Aveva avuto uno strano incubo. Sua figlia, Abigail, si sarebbe ribellata a lui e a suo padre e perciò sarebbe stata confinata all’inferno proprio dal creatore. Esattamente com’era successo a lui, Abbi sarebbe caduta. Nel sogno, per qualche assurdo motivo c’era anche Uriel.
Quando fu in cucina notò che qualcuno l’aveva preceduto.
La ragazza notò la figura di suo padre alla luce sterile del frigorifero, lui accese la luce e la guardò negli occhi, aveva un’espressione tanto spaventata quanto la sua.
“Brutto sogno?” domandò lui.
“Brutto sogno” rispose lei sedendosi davanti al bancone.
“Anche io” ammise lui prendendo un bicchiere e andandosi a sedere di fronte a lei.
Rimasero a bere nel silenzio che pian piano diventava sempre più opprimente e imbarazzante. Lucifer non aveva alcuna intenzione di condividere il contenuto del suo sogno con sua figlia, sapeva che così l’avrebbe terrorizzata. E, Abbi, dal canto suo sapeva che quello che aveva sognato non avrebbe fatto altro che far capire a suo padre della sua relazione con Lucas.
Aveva sognato la morte del detective Fletcher e lei che in preda alla rabbia e al dolore diventava un mostro. Un vero e proprio mostro, nulla a che vedere con la sua forma. Aveva sognato suo zio Uriel, il perché non le era chiaro.
 
L’indomani Chloe, a casa sua, aspettava il rientro di Abigail dalle lezioni. La ragazza arrivò puntuale come al solito. Entrò a casa e dopo essersi liberata dello zaino raggiunse sua madre. La detective aveva un’aria seria e immediatamente sua figlia capì che avrebbero affrontato un importante discorso. Non sapeva di cosa potesse trattarsi. Si mise seduta e sperò che non fosse accaduto nulla di grave. Il suo pensiero subito andò al sogno fatto la notte prima e cominciarono a sudarle le mani.
“Tesoro c’è una cosa di cui devo parlarti” disse la donna.
“Dimmi pure” rispose la ragazza.
“Si tratta di Lucas Fletcher”
Immediatamente Abbi diventò pallida e cominciò a girarle la testa. Che il suo fosse stato un sogno premonitore? Cos’era successo a Lucas?
“Ok...”  disse lei cercando di nascondere le sue vere emozioni.
“Tesoro, credo che Lucas abbia a che fare con la tua altra forma” disse Chloe.
Abigail tornò a respirare.
“Che intendi?” domandò curiosa.
“Tesoro so che tra voi c’è qualcosa” disse l’altra.
“Tra noi c’è qualcosa? Ma è assurdo!” esclamò lei poco credibile.
“Abbi non devi mentirmi. E poi sono una detective, l’ho capito. Anche perché sei uscita con McMiller e sei rientrata con lui”
“E tu come lo sai?” domandò la ragazza.
“Ok io e tuo padre potremmo aver finto di dormire ieri sera e abbiamo sentito tutto ciò che vi siete detti” confessò quella.
“Mamma!” esclamò irritata la ragazza
“Ok è stato davvero scortese da parte nostra, lo so. Ma ho bisogno che tu mi dica una cosa. Era lui il ragazzo di quella notte, quella in cui non tornasti a casa?” domandò la donna.
“Sì, mamma era lui, ok?” sbottò lei infastidita.
“Ascolta Abbi, non voglio in nessun modo ficcare troppo il naso nella tua vita sentimentale e di certo non sta a me decidere con chi devi uscire e cosa fare. Sto solo cercando di capire cosa ha scatenato la tua forma demoniaca e sono più che sicura che abbia a che fare con Lucas Fletcher”
“Perché ne sei così sicura?” domandò la figlia.
“Perché quando ti è successo la prima volta stavi discutendo con lui, ti ho vista. E quando eri da tuo padre ad allenarti lui ti ha fatto innervosire al punto da costringerti a dargli le spalle per non trasformarti. Abbi, lui c’entra per forza” esclamò sicura la detective.
“Lui mi fa imbestialire, mi fa diventare matta e mi piace, mi piace un sacco” ammise la ragazza.
“Conosco il tipo” rispose Chloe accarezzandole il braccio e alludendo chiaramente a Lucifer.
“Senza scendere troppo nei dettagli, ti va di raccontarmi cosa è successo tra voi che avrebbe potuto scatenare la tua figura oscura?” domandò la donna.
“Ok, ma promettimi che non dirai nulla a papà” disse la ragazza guardando sua madre e puntandole il dito contro. Chloe la guardò con un sorriso non convinto. “E va bene diglielo, ma se dà di matto, è colpa tua”
“Mi va bene” disse Chloe.
“Ok. Ero con Karen e una sua amica al Market vicino casa sua per comprare un po’ di schifezze per la nostra serata tra ragazze, quando ad un certo punto arrivano due tizi con delle strane intenzioni. Non sapevo nemmeno che Lucas fosse lì, fatto sta che è intervenuto ed è scoppiata una rissa. Ma siamo riusciti a mettere in fuga i due tizi senza farci troppo male. Lui era conciato maluccio perciò ho insistito per andare con lui cosicché non si mettesse alla guida. E una volta a casa sua, insomma, è successo quel che è successo” disse la ragazza diventando rossa come un peperone e cercando di non guardare il viso di sua madre.
“Ok...” la incitò a parlare la detective.
“Poi il giorno dopo lui ha fatto lo stronzo perché voleva far finta che tra noi non fosse successo nulla. Perché, insomma, lavora con voi e non sarebbe mai dovuto accadere nulla tra noi”
“Questo purtroppo non possiamo deciderlo. Non possiamo decidere per chi provare sentimenti, succede. Succede e basta” intervenne Chloe parlando più per convincere se stessa che per tranquillizzare sua figlia.
“Perciò quella volta che ci hai visto litigare in centrale ho perso le staffe. Credeva che vi avessi detto di noi e perciò tu, nello specifico, gli stessi facendo domande strane”
“Però, bravo il ragazzo. È davvero sveglio come dice la madre. Si è accorto subito di essere sotto indagine” constatò la detective a voce alta.
“Tornando a me” disse Abbi per attirare di nuovo l’attenzione su di sé. “Abbiamo discusso di questo anche quel giorno che venne a cercarvi da papà. Ora che ci penso ogni volta che tirava fuori l’argomento, mi faceva imbestialire e trasformare” continuò la ragazza.
“Esatto. E quel racconto del market è interessante, ti ricordi quand’è stato?” domandò Chloe.
Abbi ricordava esattamente il giorno in cui era finita a letto con Lucas Fletcher, perciò le comunicò la data, pur non capendo a cosa le servisse.
“Ora va tutto bene tra voi?” domandò ancora la detective.
“È ancora presto per dirlo, ma chissà. Ieri si è presentato al mio appuntamento con McMiller è l’ha mandato all’aria chiedendomi di uscire con lui. Non sai che figuraccia che ho fatto con il povero Matthew. Per carità era pure carino, ma non mi piaceva. Mentre lui, con lui è diverso” disse esasperata. “Sono cotta, eh?” domandò sbuffando.
“Sembra proprio di sì” Chloe sorrise e le accarezzò il viso dolcemente.
 
In quel momento entrò in casa Lucifer con Trixie che gli stringeva la mano mentre lui cercava di scrollarla.
“Ora siamo a casa, non devi più stritolarmi la mano” disse.
La bambina rise di gusto e lo abbracciò prima di correre verso Chloe, stamparle un bacio sulla guancia. Fece la stessa cosa con Abigail.
“Vado a fare i compiti” disse dirigendosi in camera.
“Tesoro non ti va di restare un altro po’ con noi?” domandò la detective.
“Mamma prima li faccio e prima posso divertirmi” esclamò lei.
“Va bene, ma dammi un altro bacio però” le disse la donna.
“Ok” rispose la piccola prima di darle il bacio e sparire nella sua stanza.
“Che avete?” domandò Lucifer guardando Abigail e Chloe.
“Cosa?” domandò Chloe.
“Come?” disse nello stesso momento Abigail.
“Voi non me la contate giusta” esclamò lui.
   
 
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