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Autore: Mispon_    27/02/2020    1 recensioni
I pokémon sono creature misteriose che vivono negli habitat più disparati: dalle impervie montagne innevate ai bui fondali oceanici, dalle foreste più selvagge alle grandi metropoli industrializzate. Questi esseri vivono in perfetta armonia con gli esseri umani e il loro legame viene a concretizzarsi nel fenomeno delle lotte tra pokémon.
In questo contesto uno scienziato, il Prof. Y. Okido, crea il Pokédex, un'enciclopedia multimediale che raccoglie i dati di tutti i pokémon della regione di Kanto. Il suo desiderio è quello di affidare il Pokédex a due giovani allenatori per testarne il funzionamento. Ma qualcosa va drammaticamente storto...
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blue, Red
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 9 - Il lottatore, lo scienziato e la strega [1/2]


Gli sguardi di allievo e maestro si incrociarono un istante prima della battaglia.
“Anche se questo è un allenamento non ci andrò leggero. Stiamo per simulare uno scontro all’ultimo sangue, quindi non cadere nell’errore di credere che segua le regole delle lotte ufficiali.” A Nobuhiko non servì pronunciare queste parole. Okido ne era ben consapevole: anche se non gli aveva mai rivelato il motivo della sua visita il padrone del Dojo aveva da subito afferrato che era coinvolto in qualcosa di molto pericoloso, o almeno così gli era sembrato. Quello sguardo non fece che confermare la sua supposizione.
Le Pokéball si aprirono all’unisono. Ai lati opposti dell’arena si ersero Exeggutor e Machoke.
Okido processò in pochi secondi: “Come mi aspettavo è un Tipo Lotta. Quasi tutti i capipalestra sono specializzati in un singolo Tipo. A giudicare dai Mankey e dai Machop che ho visto durante l’allenamento il maestro un tempo presidiava una Palestra Lotta. In questo caso Exeggutor è un’ottima scelta per iniziare.”
A un comando di Nobuhiko Machoke scattò verso il nemico e tese i muscoli del braccio puntando al tronco del pokémon palma. Quest’ultimo indietreggiò accusando solo parzialmente il colpo.
Capisco: ha utilizzato Colpokarate.” Okido fissò il suo avversario in lontananza. “Mi prendi in giro vecchio? Hai detto che avresti fatto sul serio! Come la maggior parte dei pokémon Lotta Machoke ha un buon Attacco, ma Speciali piuttosto bassi. Utilizzando Exeggutor mi sono garantito due vantaggi reali e uno fittizio. Per prima cosa, le statistiche sono a mio favore: Exeggutor è un attaccante speciale e dispone di una Difesa solida.”
In contemporanea al flusso di coscienza dell’allenatore la battaglia reale proseguiva. Machoke provava ripetutamente a sfondare con Colpokarate mentre Exeggutor si limitava a schivare. Nonostante fossero entrambi pokémon piuttosto lenti il primo si ritrovava in leggero svantaggio e questo dava a Okido una maggiore finestra temporale per riflettere.
In secondo luogo sono avvantaggiato difensivamente nella compatibilità tra Tipi: le mosse Lotta sono poco efficaci sul Tipo Psico. Per questo hai pensato bene di iniziare con Colpokarate, che è una mossa di Tipo Normale (anche se sembra aver avuto anche meno effetto di quanto avessi previsto). E poi c’è il vantaggio apparente… ora devo solo…
Proprio mentre cercava di concludere quest’ultimo calcolo osservò concretizzarsi l’occasione propizia. Avendo fallito nel mettere a segno un attacco Machoke indietreggiò. Il suo piede sinistro atterrò ad alcuni metri dal nemico. Di colpo sentì stringersi la caviglia: un rovo di piccole piante gli si arrampicò lungo la gamba in un battito di ciglia. Il bestione che fino a poco prima attaccava senza sosta adesso sembrò svuotarsi di ogni forza.
“Parassiseme. Me lo hai fatto ripetere così tante volte che non potevo non usarlo! Mi donerai un po’ di energia ogni secondo che passa, così da recuperare tutti i danni subiti finora. Ma se non dovesse essere abbastanza: Megassorbimento!”
Le foglie di Exeggutor si rivolsero verso Machoke e iniziarono a drenare energia vitale a distanza dal corpo del pokémon sottraendone un numero considerevole di Punti Salute. Il pokémon Lotta provò arrabbiato a scagliarsi contro l’avversario. Ogni colpo subito era però compensato dal Parassiseme: non passò neanche un minuto che Machoke crollò a terra.
Nobuhiko sembrò divertito. “Molto bravo! La strategia che hai utilizzato è stata interessante!”
“Ma allora l’avevi capito? Non ha senso se non fai sul serio!”
“Ti sbagli. Ci sono arrivato troppo tardi, quando ho visto il Megassorbimento. Hai bluffato, non è così?”
Okido sorrise: “Esatto. Chiunque in una battaglia come questa penserebbe che Exeggutor sia avvantaggiato non solo dal punto di vista difensivo ma anche offensivo: le mosse Psico sono superefficaci contro i Tipi Lotta. Ne eri consapevole ed è per questo che Machoke non è mai riuscito a infierire. Dopo ogni attacco che mettevi a segno indietreggiavi invece che colpire in serie perché sapevi fin troppo bene che una mossa Psico a distanza ravvicinata sarebbe risultata fatale. Quando hai visto l’ultimo attacco hai capito: le mosse del mio Exeggutor sono Attacco Pioggia, Ipnosi, Parassiseme e Megassorbimento. In questi giorni ho provato in tutti i modi a insegnargli una mossa Psico offensiva ma a quanto pare il mio pokémon non ne vuole proprio sapere.”
“E quindi hai deciso di utilizzare la cosa a tuo favore: la mia titubanza causata dallo svantaggio di Tipo mi ha portato alla sconfitta. Mentre Machoke batteva in ritirata Exeggutor si muoveva per l’arena lasciando cadere dei Parassiseme. Hai semplicemente aspettato che il mio pokémon ne calpestasse uno perché si attivasse e consumasse le sue energie. Davvero ben fatto…” Prese una seconda Pokéball: “Ma non credere che il resto sarà così semplice!” Così dicendo mise in campo un Primeape.

Mentre Okido e Nobuhiko proseguivano la loro sfida una pattuglia di poliziotti giunse di fronte all’imponente torre sul lato occidentale della città di Shion.
“Che diamine si fa ora?”
“E che cosa vorresti fare, aspettare che arrivino quelli da Yamabuki?”
“B-beh…”
L’altro lo guardò seccato: “Ascolta, bello. Quel tipo lì è stato rapito. È un ostaggio dell’organizzazione criminale più imprevedibile e probabilmente più potente dell’intera regione. Per quando arriveranno quelli del dipartimento centrale il nostro uomo è bello che morto. Intesi?”
“Credo di sì… Ma a dirla tutta, questo posto mi mette i brividi!”
“Per l’amor di tutto ciò che è sacro, ma sei serio? Senti, non ho la più pallida idea del perché portare un ostaggio in un postaccio del genere. Ma è soltanto un cimitero, intesi? La gente viene qui tutti i giorni, non c’è nulla da temere! Preoccupati delle pallottole che potrebbero arrivarti in faccia piuttosto.”
“Ora sì che sono a mio agio. La ringrazio, signor Handsome.”
“Oh, Shinichi, quando si tratta di rassicurare la gente sono sempre il migliore!”
Handsome si voltò verso una delle due automobili di pattuglia, ignorando l’espressione seccata del ragazzo.
“Noi andiamo dentro. Saremo in due come ci hanno chiesto. Se vogliono davvero soltanto uno scambio di informazioni non sarà così pericoloso. Nel caso succeda qualcosa ti avviseremo. Non fare nulla di avventato, agente Junsar.”
La donna al volante annuì con un’espressione preoccupata. “Speriamo bene...”
I due poliziotti erano già entrati da alcuni minuti quando un ometto mingherlino si avvicinò a Junsar ansimando: “È… inc…redibile! È davvero incredibile!” La donna ebbe un attimo di sbigottimento. Si sollevò solo una volta riconosciuto il ragazzo.

Primeape continuava a muoversi morbosamente per l’arena senza distogliere lo sguardo dal nemico, in attesa del comando del suo allenatore.
“Adesso le cose inizieranno a farsi serie, non montarti la testa soltanto perché sei riuscito a sconfiggere Machoke!” Nobuhiko ordinò al suo pokémon di usare Stridio.
Il grosso primate emise un grido acuto e stridulo che colse di sorpresa Exeggutor. Anche a Okido, nonostante fosse a debita distanza, iniziarono a fischiare leggermente le orecchie. Dapprima ebbe l’impulso di chiudersele con le mani ma fu attento a non estrarre il polso destro dalla tasca dei pantaloni.
Con questa mossa la concentrazione di Exeggutor è calata, la sua Difesa non reggerà. C’è anche da considerare che Primeape è forte fisicamente e molto veloce. Il maestro non cascherà di nuovo nella trappola del Parassiseme, probabilmente non indietreggerà e utilizzerà una mossa in grado di colpire a ripetizione. Non posso rischiare di utilizzare Ipnosi a distanza, mancando l’obiettivo scoprirei troppo il fianco. Devo aspettare che si avvicini. Questo scontro si concluderà alla prima mossa.
Primeape assunse una posizione offensiva. Nobuhiko gli ordinò di utilizzare Colpo Basso.
Okido sobbalzò: “C-che cosa? Una mossa Lotta? Che senso ha adesso? Con Machoke ha adottato una strategia totalmente diversa! È così sicuro della nostra differenza di forza?
Nella confusione dei suoi pensieri urlò al suo pokémon di colpire con Attacco Pioggia. Ma Primeape, lanciatosi in avanti, deviò traiettoria ad alcuni metri dal pokémon palma. Scattò sulla destra e poi di nuovo avanti, lasciandosi l’avversario alle spalle. Stava puntando a Okido: Il suo colpo si fermò a pochi centimetri da quello dell’allenatore.
Attonito, con le mani in tasca, Okido cercò di capire quello che stava succedendo: “Che cosa… cosa stai facendo?”
“Non era chiaro fin dall’inizio?” Rispose severo Nobuhiko: “Questa non è una lotta ufficiale. Nel mondo reale la cosa più logica da fare è mettere fuori gioco l’allenatore. Non puoi basarti soltanto su calcoli e statistiche! La prima cosa da tenere in considerazione è la propria incolumità!”
“M-ma…”
“Niente “ma”! Non discutere gli ordini del tuo maestro! Adesso ascoltami. In un contesto reale avresti già perso. Posso suggerire a Primeape di utilizzare Energy Conc. in qualsiasi momento. Quella mossa aumenta enormemente il suo potenziale offensivo ma lo fa andare su tutte le furie. I Primeape sono tipi irascibili: ti farebbe a pezzi prima che riusciresti a proferir parola. A quel punto neanche io potrei fermalo.”
Okido abbassò lo sguardo dalla vergogna: “Capisco… questa non è una lotta normale. Posso fare fare quello che voglio.” Sogghignò, e con la mano sinistra frappose una Pokéball tra lui e Primeape.
Cloyster si materializzò e in una frazione di secondo chiuse la sua conchiglia intrappolando l’arto superiore della scimmia. Questa andò su tutte le furie e, senza neanche aspettare l’indicazione dell’allenatore, sferrò un Colpo Basso sul pokémon bivalve. Questi allentò la presa e perse i sensi. Il solo svantaggio del Tipo Ghiaccio era bastato per metterlo al tappeto.
In contemporanea però Okido si era allontanato dirigendosi verso Exeggutor. Adesso Primeape non poteva che attaccare direttamente. Tese i muscoli delle gambe per effettuare un gran balzo in avanti e estrasse gli artigli. Come previsto aveva intenzione di utilizzare Sfuriate, una mossa in grado di colpire rapidamente in serie. Era il momento di provare Ipnosi.
Primeape avanzava. Sempre più vicino. Oramai era a pochi metri. Se Ipnosi mancava il bersaglio era finita. Sempre più vicino. ”Soltanto un altro po’.” Eccolo! Il momento giusto! All’ordine di Okido gli occhi di Exeggutor incontrarono quelli di Primeape. Il contatto visivo era stato effettuato: la mossa era andata a segno!
Eppure Primeape non si fermò. Non apparve neanche minimamente assonnato quando affondò gli artigli nel fusto di Exeggutor più e più volte senza che questi potesse far nulla per contrattaccare. La furia del pokémon si ripercosse tutta in quella serie di violenti attacchi. Exeggutor cadde sconfitto.
“C-cosa diavolo è successo?” Okido rimase impalato con la mano destra in tasca di fronte a Primeape, che però essendosi sfogato non sembrava intenzionato ad attaccarlo di sua iniziativa.
Nobuhiko sbuffò: “Te la sei cavata prima, con Cloyster, ma hai sbagliato nel puntare tutto su una sola strategia. Questo non c’è scritto sui libri: il mio Primeape quando si arrabbia non riesce ad addormentarsi. Per questo Ipnosi non ha avuto alcun effetto.”
Okido era ancora sbigottito, parlava lentamente: “Oh, capisco. Che disastro, ho perso due pokémon in un due mosse. Ma come mi sarei dovuto comportare in questa situazione?”
“Credo che quella dell’insonnia sia una caratteristica comune anche ad altri esemplari. Ovviamente questo non potevi saperlo dal momento che non hai esperienza. Ed è per questo che devi sempre avere un piano di riserva: non puntare mai su una singola strada o non sarai in grado di fronteggiare gli imprevisti. Su, ora torna alla tua postazione e continuiamo. Io ho ancora cinque pokémon mentre a te ne restano quattro: sono in vantaggio!”

Junsar andava avanti e indietro per la strada vicino l’ingresso della Torre Pokémon, mordendosi nervosamente le labbra e arrovellando le dita nei suoi capelli turchese.
“Trenta minuti” Pensava. “Sono già passati trenta minuti e quei due non sono ancora tornati. Neanche un messaggio.” Asciugò una goccia di sudore che gli era arrivata sulla guancia. “Ma appena tornano li arresto. Non possono farmi preoccupare così tanto.”
Si rivolse al ragazzo che l’aveva raggiunta prima, il quale era seduto a gambe incrociate intento a digitare caratteri davanti un computer portatile: “Ehi, come sta andando?”
“Ho finito il modeling del campione raccolto. Ancora qualche minuto e sarò in grado di leggere l’intera sorgente. A quel punto, tolto di mezzo l’encryption e lo shuffling, scriverò un software che permetterà di leggere l’anomalia e lo configurerò sull’apposita interfaccia grafica che ho progettato. Il supporto me lo ha prestato un mio amico della Silph. Probabilmente serviranno un po’ di correzioni perché sia operativa ma in un quarto d’ora dovrei aver finito.”
La donna lo guardò interdetta. Dopo alcuni secondi replicò: “Non ho capito una sola parola. E i termini in inglese a caso sono l’ultimo dei problemi.”
L’altro sbuffò. “Sto costruendo una maschera che mi permetterà interpretare quelle onde strane.”
“E non potevi dirlo subito?!” Tuonò con voce isterica.
“Ma l’ho fatto!”
“Sì, come vuoi…” Junsar incrociò le dita nervosamente. “Senti Sonezaki, tu ti sei fatto qualche idea?”
“Per prima cosa chiamami Masaki, detesto queste formalità da vecchi matusalemme giapponesi.” Inserì ed estrasse alla velocità della luce una dozzina di chiavette USB. “A tal proposito, posso chiamarti Jenny?”
“Neanche tra un milione di anni.” Disse concisa con fare sarcastico.
“Uff. Secondo: sono spaesato tanto quanto te. Le onde che ho registrato sono così forti che per alcuni istanti hanno mandato in tilt alcuni apparecchi che stavo utilizzando alla Centrale Elettrica (e pensare che ero lì proprio per la manutenzione di quei macchinari…). E la centrale è a una ventina di chilometri da Shion, sul Percorso 10! Non mi sorprenderebbe se l’interferenza fosse stata avvertita fino a Hanada.”
“E queste onde che cosa potrebbero essere?”
“Beh, è quello che sto cercando di scoprire. Non sembrano aver creato danni permanenti ai dispositivi elettronici quindi non credo si tratti di un qualche tipo di attacco informatico. Ora il campo sembra essersi stabilizzato ma dalla torre sto registrando ancora un segnale piuttosto debole. Ma la cosa strana è che non sembrano onde di natura elettromagnetica. Vedi, approssimando molto il campo generato ha linee che entrano ed escono nello stesso punto, in prossimità dell’ultimo piano dell’edificio. Quindi si tratta di un monopolo. Eppure se provo a inviare un segnale in quella direzione questo subisce una lievissima induzione elettromagnetica. Se ne deduce che si tratta di un qualcosa di analogo a un campo magnetico. Ma se è vero quello che abbiamo detto prima allora siamo di fronte a un monopolo magnetico, il che non ha senso. Questo vuol dire che se andassi a sezionare quel punto da cui si origina il campo potrei ottenere due calamite che si attraggono da entrambi i poli. Fisicamente non dovrebbe esistere nulla del genere, è quasi come se si trattasse di un fenomeno paranormale!”
Aveva detto tutto d’un fiato, scordandosi addirittura di quello a cui stava lavorando. Junsar si era fermata a “attacco informatico”. Cercò con tutte le sue forze di non essere scortese: “Senti Masaki, sono sicura che tutto questo per te è molto interessante. Ma io volevo sapere qualcosa di molto più semplice. I miei colleghi sono lì dentro da quaranta minuti ormai e mi chiedevo se queste onde potessero avere a che fare con il Team Rocket e se fossero potenzialmente pericolose.” Sorrise sperando che il ragazzo non si gettasse in un altro spiegone di fisica teorica.
“Il Team Rocket, dici?” Tornò a concentrarsi sullo schermo, come se quell’argomento non gli interessasse. “Sinceramente non credo. So che sono stati visti fare irruzione qua dentro con il vecchio Fuji imbavagliato e che vi hanno contattato per trattare, non metto in dubbio che abbiano commesso un atto criminale. Ma faccio sempre più fatica a credere che siano un problema così serio.”
“Che intendi dire?” Fece Junsar interrogativa.
“Sai, circa una settimana fa a Hanada abbiamo preso un tizio che diceva di far parte del Team Rocket. In effetti aveva una divisa simile a quelle che si sono viste in tv, di ottima fattura. Si era posizionato sul Ponte Pepita, sul Percorso 24 a nord di Hanada, a due passi da casa mia. Stava combinando un gran baccano cercando di reclutare nuovi membri in cambio di oggetti di valore. L’hanno sbattuto in cella.”
“Non capisco bene dove vuoi arrivare.”
“Non ti sembra strano? Di volta in volta la portata delle loro azioni cambia, quasi come se ci trovassimo di fronte a due organismi diversi. Da un lato dei tizi che contrabbandano fossili, svendono un po’ d’oro in cambio di personale e rapiscono i vecchi. Dall’altro persone capaci di riscrivere la storia in una notte e di generare una cosa a metà tra un monopolo magnetico a stringhe di Dirac e un Ghost di Faddeev-Popov.”
“Sorvolando sull’ultima cosa che hai detto devo ammettere che non hai tutti i torti.” Junsar si morse di nuovo le labbra, ma stavolta per riflettere più che per il nervosismo. “Perché mai un’organizzazione così potente si cimenta in questi crimini da quattro soldi? Masaki, tu per caso ti sei fatto un’idea della faccenda dell’Attentato di Tokyo?”
“Puoi scommetterci.” Accennò un sorriso. “Ma prima vorrei parlarne con i miei colleghi del Database Centrale. Mi chiedo che stia facendo Shigeru adesso.” Alcune luci si accesero sull’apparecchio che aveva in mano. “Oh, ho finito: agente Junsar, ti presento il prodigio che ci permetterà di risolvere questo mistero. In onore di Faddeev e Popov credo che la chiamerò Spettrosonda!”

Primeape infine cadde a terra. Anche se non aveva subito molti danni contro Cloyster e Exeggutor era molto stanco a causa della sfuriata. Il Ninetales di Okido aveva gestito la situazione confondendo l’avversario con Stordiraggio per poi inferire con Lanciafiamme. La Confusione, a differenza del Sonno, si era rivelata un’ottima strategia contro un avversario irruento come Primeape.
“Bene, vedo che siamo di nuovo pari!” Rise Nobuhiko. “E vedo anche che hai iniziato a partecipare attivamente allo scontro. Ti sposti sempre alle spalle di Ninetales per evitare di essere un bersaglio facile. Ottimo davvero. Ora vediamo come ti comporti con questo.”
Dalla Pokéball dell’uomo fuoriuscì un Poliwrath.
Accidenti. Tipo Acqua/Lotta. Per Ninetales e Sandslash è pessimo. Volevo utilizzarlo come asso nella manica ma qui mi vedo costretto…” Con la mano sinistra Okido prese una Pokéball e ritirò Ninetales sostituendolo in fretta con Alakazam, mentre la mano destra rimaneva in tasca.
Bene. Questo è il pokémon più forte che ho da usare contro di te. Nonostante abbia una Difesa molto bassa ha Speciali e Velocità così alte che posso chiudere lo scontro senza neanche subire danni!
“Un cambio, eh? Beh, credo farò lo stesso!” Nobuhiko ritirò Poliwrath e schierò Machamp.
Okido si mise in guardia. “Che senso ha questo cambio? Non ha guadagnato nessun reale vantaggio. Machamp è anche un pokémon piuttosto lento. Mi ha soltanto mostrato una carta in più nella sua mano. Ma non può certo essere così ingenuo.
Il flusso di pensieri di Okido fu interrotto: “So a cosa stai pensando, ma no.” Il ragazzo ora era ancora più confuso. “Non c’è nessuna strategia sofisticata stavolta. Sono solo sicuro al 100% di sconfiggerti.”
Quelle parole risuonarono nella testa del giovane come un insensato sfoggio di sicurezza. Lo fecero andare nel pallone per un istante. Era forse una provocazione? Un bluff non era così impensabile dopo tutto, anche lui aveva fatto una cosa del genere con Exeggutor.
Sul volto di Nobuhiko apparve una smorfia di sincero divertimento: “Tu pensi davvero tanto. Machamp, è tutto tuo!”
Il colosso dalle quattro braccia ruggì. Batté tre pugni al suolo. Di colpo le tegole di legno dell’arena vennero ridotte in polvere e così le fondamenta in cemento. Il terriccio che si nascondeva al di sotto dell’edificio venne sparato verso l’alto a gran velocità e Alakazam venne colpito in pieno. La mossa Terremoto, di Tipo Terra, aveva una potenza devastante.
Il pokémon Psico resistette a malapena. Okido nella foga del momento gli ordinò di utilizzare Ripresa. Con quella mossa poteva utilizzare i suoi poteri psichici per recuperare energia, ma questo procedimento richiedeva molto tempo. Machamp avrebbe potuto colpire di nuovo con Terremoto e si sarebbe create una situazione di stallo fino a quando i PP di una delle due mosse non sarebbero esauriti.
Sì, riflettendoci meglio è una cosa sensata da fare. Ripresa ha 16 PP. Nel peggiore dei casi anche Terremoto ha lo stesso numero. E visto che Machamp è riuscito ad attaccare per primo sarà anche il primo a rimanere a secco. Sarà costretto ad avvicinarsi e allora userò Psichico a colpo sicuro. È una questione di Punti Potenza proprio come quella volta durante l’allenamento. Devo soltanto non sperare in un Brutto colpo. È rischioso ma non posso fare altro adesso.
Machamp sbatté nuovamente i pugni a terra e colpì Alakazam, che si riprese. Una, due, tre, quattro volte. Il gioco sembrava funzionare. Dopo la sesta Ripresa però lo scenario cambiò.
“D’accordo, può bastare. Machamp, finiscilo!” A quel comando il pokémon lottatore avanzò verso il nemico con passo pesante e con le braccia sinistre tese all’indietro come a caricare un attacco.
Ha capito cosa stavo cercando di fare e ha accorciato i tempi. Beh, era prevedibile. Ma non appena sarà sufficientemente vicino lo finirò.
I due pokémon si trovavano a pochi metri di distanza quando i Machamp divennero cinque.
Okido venne colto totalmente alla sprovvista. Spalancò gli occhi per esserne sicuro. Sì, c’erano proprio cinque Machamp: era Doppioteam, una mossa che permette di creare copie illusorie di sé stessi. Nella confusione più totale l’allenatore ordinò di colpire con Psichico. Alakazam diresse i suoi poteri verso la figura più vicina ma questa si dissolse nell’aria. Fu il pokémon volpino a essere colpito al fianco da un potente attacco di Machamp. Fu scaraventato sulla parete laterale della stanza.
Mentre le tre copie rimanenti si dissolvevano e Machamp controllava le articolazioni della spalla, Alakazam si rimise in piedi a fatica. Okido provò un misto di sollievo nel vedere che non era stato sconfitto e di sconforto di fronte alla potenza di quel mostro.
Nobuhiko avvertì: “Ti sei fatto di nuovo cogliere di sorpresa da un fattore imprevisto. Sappi che non avrai tempo di utilizzare di nuovo Ripresa.”
Machamp infatti era balzato in avanti e adesso mostrava i pugni a pochi centimetri dall’avversario stremato. “Mi spiace ragazzo, non c’è più niente da fare ormai…”
Mentre Machamp preparava il colpo i pensieri di Okido scorrevano rapidissimi: “Ha già iniziato l’attacco. Non avrò tempo per utilizzare Ripresa. Che cosa posso fare? Deve esserci qualcosa! Un secondo e sarà tutto finito. Non posso perdere il mio pokémon più forte così. Ma non c’è davvero nulla! Pensa, idiota! Pensa! Forse…” Neanche il tempo di formulare correttamente l’ultima frase nella sua mente che urlò a squarciagola di usare Psichico.
Alakazam attivò i suoi poteri nel momento esatto in cui Machamp gli colpì il cranio con i quattro arti superiori. L’impatto alzò una nuvola di polvere. Attimi di incertezza. Quando la nube si diradò i due allenatori poterono constatare come entrambi i loro pokémon fossero crollati al suolo.
Okido strinse il pugno sinistro, mentre il destro rimaneva in tasca. Era una sconfitta sotto tutti i punti di vista.
“Nell’ultima fase ti sei comportato bene. Hai capito che in quella condizione il pareggio era la tua unica possibilità.” Nobuhiko ritirò il compagno sconfitto nella Pokéball. “Hai notato che Machamp si stava controllando la spalla dopo il primo attacco. Hai intuito che quella era la mossa Sottomissione: un attacco così potente che danneggia parzialmente anche l’utilizzatore. Quindi hai aspettato che anche l’ultima mossa colpisse Alakazam prima di utilizzare Psichico: in questo modo hai sommato ai danni della tua mossa anche quelli del contraccolpo di Sottomissione e Machamp ha esaurito le energie. Tuttavia…” Mise di nuovo in campo Poliwrath. “Senza Alakazam sei in netto svantaggio, non è vero?”

“… e chiarito anche questo aspetto dell’overcounting negli integrali sui cammini di Feynman possiamo iniziare a parlare di violazione della relazione spin-statistica e della successiva quantificazione della lagrangiana del campo ghost.”
“Dì la verità, lo stai facendo apposta. Vuoi farmi sentire una stupida.”
“Sai Junsar, se mi permettessi di chiamarti Jenny potrei liberarti da quest’agonia.”
“Sono spiacente, ma declino. Signor Sonezaki.” Scandì per bene ogni singola sillaba. Si-gnor So-ne-za-ki.
“Ehi, ti ho detto che non devi chiamarmi così!” Mise il broncio, incrociò le braccia e si voltò.
Junsar sogghignò. “Che bambino che sei, Signor Sonezaki!” Proprio mentre lo diceva si sentì tirare la caviglia. Guardando verso il basso notò che una piccola creaturina marrone con un teschio in testa le stava rosicchiando il pantalone.
Emise un gridolino acuto: “Che diavolo è questa cosa?!” Scosse la gamba e la creatura venne scaraventata in aria per poi atterrare di pancia. Iniziò a piangere.
“Oh no! Che cos’ho fatto?!” Gesticolò nevroticamente con le dita in preda al panico.
Masaki si voltò: “Accidenti Junsar, non farti venire attacchi d’ansia quando faccio finta di essere arrabbiato.” Si avvicinò al piccolo e lo accarezzò sotto il collo. Quello si calmò. “Visto, è solo un Cubone.”
“Cubone?” La donna inclinò il capo. Non sapeva praticamente nulla di pokémon.
“Sono pokémon di Tipo Terra. Quello che indossa in testa deve essere il teschio della madre defunta.”
“M-ma è terribile!” Portò le mani alla bocca.
Masaki sembrava perplesso. “Perché è terribile? Piuttosto direi che è normale. La maggior parte delle Marowak muore di parto.”
“Diamine, sei la persona più insensibile che io conosca! E comunque: che cosa voleva prima dalla mia gamba?”
“Sinceramente non lo so. Magari stava solo cercando de…”
Si fermò.
“Che ti prende, Signor Sonezaki? Il fatto di non sapere qualcosa ti ha appena sconvolto?”
Junsar lo aveva detto con leggerezza, assecondando con il tono ironico della conversazione. Si rese conto solo in un secondo momento che qualcosa non andava.
Masaki tese la mano nella direzione della donna. Indicò un punto alle sue spalle. Tremava. Tremava e aveva un’espressione allibita sul volto. Le pupille gli si dilatarono. Respirava in maniera irregolare.
Non le fu neanche necessario voltarsi che Junsar capì. Ebbe un brivido lungo la schiena. Forte stretta al petto. Come se un enorme macigno stesse per schiacciarla rompendole tutte le ossa.
Una mano sopraggiunse dall’oscurità alle sue spalle. Le accarezzò il volto. Era fredda e bianca. Ebbe come il sentore che attaccato a quella mano non ci fosse nulla. Era un’appendice sospesa nel vuoto.
Non era così. Attaccato alla mano c’era il braccio di Handsome, il quale ansimava con uno sguardo assente stampato sul volto. Quando Junsar trovò il coraggio di voltarsi osservò allibita le chiazze rosse di sangue sull’impermeabile beige dell’uomo. Con lui non c’era nessun altro.
“Shinichi è morto.”

Il pokémon pangolino conficcò gli artigli nel terreno per creare attrito e attutire il colpo. Stordito e stremato, si rialzò a fatica.
Due minuti. In due minuti quel Poliwrath ha sbaragliato Ninetales e portato allo stremo Sandslash. Ma in fondo dovevo aspettarmelo: ho faticato a sconfiggere dei Tipi Lotta con dei Tipi Psico. Ora che la compatibilità è a mio sfavore non ho nessuna speranza. Se non altro sembra aver esaurito le mosse Acqua.
Poliwrath caricò incrociando le braccia. Okido ora conosceva bene quella posizione: era Sottomissione. L’aveva già usata due volte. Tra i danni subiti in precedenza e i vari contraccolpi probabilmente sarebbe crollato di lì a poco. Eppure a Nobuhiko restavano ancora due pokémon mentre dall’altro lato c’era soltanto Pidgeot.
Effettivamente il grosso anfibio, incassato un Lacerazione, finì Sandslash con Sottomissione decretando un altro pareggio.
Nobuhiko ritirò il suo pokémon e, in tono solenne, annunciò: “È stata una lotta intensa. Tra alti e bassi ti sei comportato bene, ma devi imparare a rischiare. Ora facciamola finita.” Schierò i suoi ultimi due pokémon, Hitmonlee e Hitmonchan, in contemporanea.
Okido aveva lo sguardo rivolto verso il basso e la mano destra, infilata in tasca, aveva cominciato a tremare leggermente come succede quando accumula molto stress.
Parlò sottovoce rivolgendosi alla Pokéball che stringeva nella mano sinistra: “Ehi, bello. Che ne dici se collaboriamo per questa volta?”
Pidgeot si materializzò sul campo di battaglia. Il rapace dispiegò le ali e si rivolse contro il suo allenatore con fare aggressivo. Okido si mise sulla difensiva. Il pokémon cominciò a caricare un Aeroattacco.
Fu allora che venne violentemente colpito sul fianco. Hitmonchan aveva concentrato tutta la sua forza in quel Gelopugno, una mossa Ghiaccio devastante su un Tipo Volante come Pidgeot.
Mentre l’uccello era ancora a mezz’aria per il colpo subito Hitmonlee fece un grande balzo e le sue gambe elastiche si allungarono a dismisura. Rimbalzando contro il terreno assestarono un potente Calciosalto contro il ventre del nemico. Neanche il tempo di reagire che Hitmonchan aveva sfregato i suoi guantoni preparando un Tuonopugno.
Okido si rassegnò e prese la Pokéball come a voler ritirare Pidgeot.
Nobuhiko lo fermò urlando: “Non pensarci nemmeno, Shigeru!”
“C-che cosa?”
“Non discutere gli ordini del tuo maestro! Dopo ti beccherai una sberla!” Nonostante il siparietto Nobuhiko sembrava molto serio. “Un pokémon che attacca in questo modo il suo allenatore senza motivo merita senza dubbio una lezione. Lo colpirò finché non sputerà sangue. Ma non preoccuparti, non morirà. Quando subirà troppi danni la Pokéball lo richiamerà a sé automaticamente.”
Il Tuonopugno colpì Pidgeot diritto sul cranio. Le scosse elettriche lo portarono a emettere un verso stridulo. Hitmonlee si avvicinò e cominciò a calciarlo più volte sul dorso. Pochi millesimi di secondo più tardi una raffica di pugni gli metteva fuori gioco le ali e gli fracassava il becco.
Okido non poteva far altro che restare a guardare mentre il suo pokémon veniva pestato a destra e a manca, già gravemente ferito e senza la forza di contrattaccare. Gli andava davvero bene? Non era una lezione troppo crudele quella? In fondo Pidgeot non aveva motivo di andare d’accordo con lui, era un pokémon della polizia. Se c’era qualcuno che si comportava in maniera strana quello era il resto della sua squadra che combatteva al suo fianco come fosse una cosa naturale.
Ma che cosa posso fare?” Si domandava assistendo a quel massacro. “No, in realtà so esattamente cosa fare. Ma ho paura di farlo. È come ha detto il maestro: non riesco ad assumermi alcun rischio. Eppure… eppure non posso percorrere la strada che ho scelto restando fermo. Dovrei camminare. Dovrei iniziare a correre. Correre più veloce che posso…
Senza neanche rendersene conto aveva cominciato a muoversi sul serio. Puntava a gran velocità verso i due pokémon avversari. Nobuhiko sorrise soddisfatto.
Hitmonlee era troppo concentrato su Pidgeot per badare a Okido. Per questo non notò che aveva tirato fuori la mano destra dalla tasca. Non udì neanche l’urlo del giovane a metà tra un grido di battaglia e uno di panico puro. E per questo non riuscì a parare il suo pugno diretto verso il fianco. Un pugno scagliato con tutta la forza che consegue dall’avere un bracciale da trenta chili agganciato al polso.
Hitmonlee, un po’ per la sorpresa dell’attacco e un po’ perché un pugno sul fianco arreca molti danni anche a un pokémon forte come lui, fu proiettato parecchi metri all’indietro. Ciò diede a Pidgeot una finestra temporale sufficiente per caricare un Aeroattacco verso Hitmonchan. Il pugile, colpito in un punto nevralgico, cadde al tappeto.
Mentre Hitmonlee si era ripreso e preparava un altro attacco in salto Okido e Pidgeot si guardarono. Non fu neanche dato un ordine verbale. Anche se solo per un flebile istante i loro cuori avevano risonato in sintonia. Il rapace rizzò tutte le piume del corpo. Hitmonlee fu abbattuto alla prima raffica di vento.
Con un sorriso da ebete stampato in volto, incredulo del fatto che quella mossa suicida avesse funzionato, Okido cadde a terra supino e iniziò a ridere.
Pidgeot gli si avvicinò e gli beccò la testa. Poi si avvicinò alla Pokéball ed esigette di rientrare. “Se non altro è un passo avanti” mormorò.
Nobuhiko si accovacciò vicino al ragazzo. “Ecco perché hai tenuto la mano in tasca per tutto il tempo. Pensavo che non stessi indossando i pesi!”
“Volevo allenarmi, l’ho tenuto per tutta la notte. Non mi aspettavo certo di usarla in questo modo! Ne ho anche uno alla caviglia sinistra.”
“Capisco. Sei molto volenteroso e ciò e positivo. Ma ti avevo detto di posarli, quindi ti meriti una sberla.”
L’enorme mano dell’uomo colpì sorda. Okido lamentò qualcosa del tipo: “Perché ce l’avete così tanto con la mia testa? Accidenti!”
Il maestro continuò: “In ogni caso devo ammettere che mi hai sconfitto. Il tuo allenamento è ufficialmente finito. Ora che cosa farai?”
In quel momento Okido ricevette una telefonata. Gli occhi gli si impregnarono di un sentimento tra la speranza e la preoccupazione.
Non riattaccò neppure che urlò: “Devo andare immediatamente a Shion! Grazie davvero per l’ospitalità, non potrò mai ripagarla abbastanza! Ma ora devo andare! La verrò a trovare al più presto!” E così, nell’euforia del momento, corse via senza neanche far caso ai sessanta chili che stava trasportando.
Nobuhiko si grattò il capo: “Quel maledetto. Mi ha rubato i pesi.”
Fu allora che Hitmonlee, ancora a terra nell’arena, si alzò. L’allenatore lo fece tornare nella sua sfera. “Gran bella recitazione, vecchio mio. Quei due ne avevano proprio bisogno. Chissà se lo hai sentito sul serio quel pugno!” E iniziò a ridere fragorosamente.
   
 
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